BastaBugie n�882 del 17 luglio 2024

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1 CRIOPRESERVAZIONE, LA NUOVA (E REDDITIZIA) FRONTIERA DEL TRANSUMANESIMO
Quando muori, una associazione a scopo di lucro si incarica di conservare il tuo corpo nell'azoto fino a quando la scienza avrà fatto passi da giganti tali da farti risorgere (costo: da 60 mila a 200mila euro)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LE 8 STRATEGIE PER IMPORRE IL CREDO LGBTQI+
Gridare alla discriminazione, lente di ingrandimento, narrazione epica, lingua, captatio benevolentiae, eliminazione del nemico, leadership, lezioni ai bambini
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 UTERO IN AFFITTO: BENE IL DDL PER VIETARLO, MA IL PROBLEMA E' LA PMA (FECONDAZIONE ARTIFICIALE)
Arriva il disegno di legge che intende contrastare più efficacemente l'utero in affitto... ma è un'arma spuntata finché non si combatterà la fecondazione artificiale
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 BARE E TULIPANI, IN OLANDA DILAGA L'EUTANASIA DI COPPIA
Il 5% degli olandesi muore per eutanasia e intanto nell'ultimo anno sono triplicate le coppie di sposi che hanno scelto di farla finita insieme: si può dire ''che carini'' oppure ''doppio omicidio/suicidio''... voi che dite?
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 GENDER FOLLIE: LA SCUOLA DELLE SUORE METTE LA GONNA AI MASCHIETTI
Siete stupiti che in una scuola cattolica si seppellisca la diversità sessuale sotto un metro cubo di inclusività, femminismo e decostruzione degli stereotipi?
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 MAMMA A 63 ANNI, LA TECNICA ASSERVITA AI CAPRICCI DEGLI ADULTI
Partorisce un bambino, figlio genetico di una coppia di giovani sportivi (in pratica una sottospecie dell'utero in affitto, ma con il bebè che resta alla gestante)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)
Venite in disparte, voi soli, e riposatevi un po'
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - CRIOPRESERVAZIONE, LA NUOVA (E REDDITIZIA) FRONTIERA DEL TRANSUMANESIMO
Quando muori, una associazione a scopo di lucro si incarica di conservare il tuo corpo nell'azoto fino a quando la scienza avrà fatto passi da giganti tali da farti risorgere (costo: da 60 mila a 200mila euro)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 giugno 2024

La vita eterna non è certo dono di Dio, bensì di Tomorrow.bio una società che, appena muori, ti congela, rectius: ti criopreserva per poi scongelarti quando la tecnologia riuscirà a resuscitare i morti, come fece Gesù con Lazzaro.
La procedura è la seguente. Prima devi diventare membro di questo circolo Frankenstein. Costo: 25 euro al mese. Poi ci sono i costi per tenerti a -196 in azoto liquido da qui fino addirittura al ritorno di Nostro Signore. Se vuoi il pacchetto all inclusive, ossia conservare tutto il corpo, occorre un'assicurazione sulla vita di 200mila euro. La fesseria di un'assicurazione sulla vita per rimanere morto per sempre. Se invece del menù completo preferisci qualcosa di più economico, ecco che fa per te la criopreservazione del solo cervello, nella speranza che un domani possa essere trapiantato nel corpo di un qualcun altro. Ma, visto che sei così stupido da volerti farti congelare come il pesce, ci auguriamo che mai nessun corpo debba ospitare il tuo cervello. In questo caso il costo dell'assicurazione sulla vita scende a 60mila euro. Infine ci sono altre variabili da tenere in considerazione per capire a quanto ammonta il prezzo per acquistarsi l'eternità come l'età in cui diventerai il de cuius e il tuo stato di salute al momento del decesso (se muori carbonizzato non sei il candidato ideale).
Il secondo step scatta quando Nostro Signore ti chiamerà a sé, evidentemente non più per sempre, ma per un tempo determinato. Il Paradiso può attendere, il titolo di un film è diventato uno slogan con accenti utopici. Se sei prossimo alla morte sei pregato di chiamare lo staff di Tomorrow anzitempo. Questi arriveranno e come avvoltoi aspetteranno di sentire il tuo ultimo respiro per poi freddarti (è un voluto paradosso linguistico il nostro). Se invece muori all'istante, i parenti o chi per essi avviseranno la Tomorrow anche usando un'app specifica. C'è anche un braccialetto ad uso dei soci utile in caso di morte improvvisa il quale può aiutare lo staff medico di qualsiasi ospedale a conservarti al meglio prima che arrivino i becchini della Tomorrow. Perché in realtà è di questo che si tratta: una sepoltura non nella terra, bensì nell'azoto liquido.
Il terzo step, dopo che i tecnici ti avranno abbattuto come un merluzzo appena pescato, sarà il ricovero sine die presso una struttura sita nel villaggio svizzero di Rafz in Svizzera (in Svizzera ormai abbiamo capito che ci si va per metterci i soldi, per sciare, per morire accompagnati da Cappato e per tornare in vita). Quarto step: la risurrezione. Leggiamo sul loro sito: «Potenziale ripristino della vita. Se e quando la tecnologia medica progredirà a sufficienza, potrete essere rianimati e ringiovaniti. [...] Una volta che il riscaldamento, la riperfusione e la riparazione sono stati [...] eseguiti, tutte le procedure si uniscono in una sorta di "rianimazione" simile alla rianimazione cardiopolmonare che è composta da diverse parti che portano al "ripristino della vita" in caso di attacco cardiaco. Prima che progetti di ricerca applicati abbiano senso, è necessario svolgere molti lavori di base concettuali e teorici». Questa apprezzabile e saggia prudenza viene poi annientata dalla seguente frasetta: «Non esiste alcuna ragione biologica fondamentale per cui la rianimazione non sarà un giorno possibile». Siamo ben oltre all'elisir di lunga vita. Qui abbiamo l'elisir dell'eterna vita.

UN PROCESSO IRREVERSIBILE (TRANNE CHE PER DIO)
Qualche riflessione a caldo. Anzi, a freddo. Dal punto di vista biologico la morte è un processo irreversibile sul piano naturale (poi a Dio nulla è impossibile). Varcata quella soglia è impossibile tornare indietro. È un limite squisitamente fisico - i danni provocati dalla morte ai tessuti sono irreparabili - e come tale invalicabile anche dalla più futuribile tecnologia.
Su un piano più culturale, la conservazione in freezer dell'uomo come un petto di pollo rimanda ad una visione materialista della persona umana. Come un pc che si è spento e che per riaccenderlo occorre resettarlo, cosi da riattivare il sistema operativo. In breve, una macchina, una macchina che si è rotta. Attualmente non si hanno ancora i pezzi di ricambio necessari per farla ripartire, ma non temete: prima o poi arriveranno.
In secondo luogo la Tomorrow persegue il classico e anche lui imperituro mito della sconfitta della morte, mito proprio del transumanesimo e mito che affascina moltissimo. Infatti questa azienda conta già più di 400 abbonati - e l'abbonamento, come abbiamo visto, non costa come quello a Sky - presenti in 800 città europee e in 35 stati, anche fuori Europa. È una delle moltissime ricadute dello scientismo ottocentesco: la felicità verrà dalla scienza, un mondo senza più malattie e dolori è possibile grazie alla tecnologia. È la scienza che ci salverà, mica Cristo.

L'IMMORTALITÀ A BUON MERCATO
L'immortalità non viene più da Dio, né dalla gloria come insegna Foscolo, bensì dalla tecnica. La fiducia nella Scienza ha dunque soppiantato la fede in Dio. E abbiamo così tanta fiducia che possiamo scommettere centinaia di migliaia di euro nel sogno di risvegliarsi un giorno, dopo un così lungo sonno. Una fiducia potenziata nella speranza di eternarsi per sempre. Eh sì, perché, una volta ridestati dal sonno di morte, sorella morte o non potrà più nulla contro di noi, perché ogni malattia sarà debellata per sempre, oppure, in subordine, torneremo a morire per poi essere ripescati dagli inferi nuovamente dalla scienza e così via in eterno. Più che una risurrezione pare una reincarnazione ciclica sempre nello stesso corpo che, dato che ormai la morte sarà un mero accessorio della vita, potrà a fortiori anche ringiovanire grazie alla tecnologia. Se abbiamo sconfitto la morte, figurarsi la vecchiaia.
L'ultima frontiera da scavalcare è quella appunto della morte. Venire congelati per essere restituiti un domani al caldo abbraccio della vita. Mettere tra parentesi la morte o, a rovescio, mettere in pausa l'esistenza per poi premere play e tornare ad ascoltare la musica della vita. Morire per poi vivere: sa tanto di cristianesimo, ma in realtà è solo hybris, è volere farsi come Dio e non accettare la propria finitezza umana. È una fissazione dei tempi moderni: dare la morte con aborto ed eutanasia come se si fosse Dio (e l'eutanasia è un altro artificio per illudersi di mettere in scacco la morte) e dare la vita ad un bambino con la provetta, opponendo serie resistenze alle leggi naturali volute da Dio. «L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte» (1 Cor. 15, 26). Ma la sconfitta della Signora con la falce avverrà per opera di Cristo, non grazie alla Tomorrow. Siamo nel pieno del mito dell'onnipotenza umana, l'uomo come signore assoluto che ha potere di vita e di morte. L'eternità è quaggiù e potrà essere acquistata con un congruo finanziamento bancario. Perché - siamo onesti - la risurrezione non è cosa certa, ma il business è sicuro.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 giugno 2024

2 - LE 8 STRATEGIE PER IMPORRE IL CREDO LGBTQI+
Gridare alla discriminazione, lente di ingrandimento, narrazione epica, lingua, captatio benevolentiae, eliminazione del nemico, leadership, lezioni ai bambini
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20 maggio 2024

Lo scorso venerdì 17 maggio il mondo LGBT ha celebrato la consueta Giornata internazionale contro la omo-trans-bifobia. La diffusione del credo arcobaleno in quasi tutto il mondo è frutto di un'articolata strategia. Vediamo in sintesi quali strumenti sono stati utilizzati dalle lobby LGBT a partire dai primi anni Settanta.

1) GRIDARE ALLA DISCRIMINAZIONE
Forse è il cardine di tutta la strategia: far passare la persona omosessuale transessuale come vittima. Questo particolare status sociale permette una costante immunità dalle critiche e speciali tutele giuridiche (v. leggi sulla cd omofobia). Dal punto di vista sociale far parte di una minoranza protetta fa saltare la condizione del gay o del trans da persona "normale" a persona "speciale". Nel 2000 l'attivista Paul Varnell scriveva: «La questione fondamentale controversa sull'omosessualità non è la discriminazione, i crimini d'odio o le unioni domestiche, ma la moralità dell'omosessualità. [...] Se convincessimo le persone che l'omosessualità è pienamente morale, allora tutta la loro inclinazione a discriminare, a denigrare i gay o a opporsi al matrimonio gay scomparirebbe» (Defending Our Morality, Chicago Free Press, 16 Agosto, 2000). Dopo più di vent'anni oggi siamo ad uno step successivo: l'omosessualità come la transessualità si è ormai normalizzata dal punto di vista sociale, si è moralizzata e il gay e il trans hanno compiuto un salto evolutivo, acquisendo una condizione di privilegiati perché rifugiati sociali.

2) LA LENTE DI INGRANDIMENTO
La percezione collettiva deve essere ingannata in merito ai casi di discriminazione. I singoli casi devono apparire un fenomeno. Ecco allora che i media e i social devono scovare casi veri o presunti di discriminazione ed ingigantirne la portata almeno usando due modalità: la ripetizione ossessiva nel tempo del medesimo caso, facendo quindi così apparire l'eccezionalità come la norma, e la deformazione in senso peggiorativo della sua descrizione e del giudizio che ne deriva. In tal modo apparirà a tutti evidente che la cosiddetta omofobia è un'emergenza nazionale per numero di casi e per gravità (che poi i dati OSCAD dicano altro, poco importa). Pratica necessariamente connessa all'uso della lente di ingrandimento è l'esclusione di qualsiasi altro racconto di senso opposto: alle voci dissenzienti non deve essere mai dato un microfono. Non esiste il gay che ha picchiato un altro gay e non esistono gay e trans pentiti delle loro scelte.

3) LA NARRAZIONE EPICA
È fondamentale che il cammino per l'acquisizione delle rivendicazioni LGBT venga inserito in una narrazione coerente e dai toni epici. Ecco l'analogia assai frequente con il razzismo e la misoginia e dunque con il processo di liberazione dalla schiavitù dai parte dei neri e con quello di emancipazione delle donne. Il nemico dei primi è l'uomo bianco, il nemico delle seconde è il maschio. Invece il nemico dei gay è l'eterosessuale e quello dei trans è la coppia uomo-donna, ossia il cosiddetto binarismo. Ogni processo rivoluzionario deve partire da un certo ordine costituito che deve sovvertire e in questo caso è l'eterosessualità e il sesso biologico.

4) LA LINGUA
Per costruire un mondo nuovo occorrono parole nuove. Il mondo nuovo LGBT è un forziere immenso di neologismi: omofobia, omogenitorialità, binarismo, cisgender, transgender e moltissimi altri. A volte il neologismo deve sostituire una parola nemica che rimanda alla realtà, vero avversario di ogni ideologia, compresa quella arcobaleno. Paradigmatico è il caso del termine "genere" che ha ormai sostituito "sesso". Il primo è un costrutto della mente dissociato dalla realtà - ad esempio un maschio può definirsi come appartenente al genere femminile - il secondo un dato fattuale - sesso maschile e sesso femminile.

5) CAPTATIO BENEVOLENTIAE
Meglio conquistare alla propria causa il nemico più che ucciderlo. Ecco allora squadernare una serie di tattiche per persuaderlo a lasciare a terra le armi del combattimento. Ad esempio far leva sulle sue emozioni e quindi muoverlo alla compassione per i casi veri o presunti di discriminazione; acquisire il suo favore quando viene narrato il menage domestico di una coppia gay con tanto di bambino al seguito; muoverlo all'indignazione per le leggi di alcuni stati che sanzionano le condotte omosessuali. In ambito ecclesiale la leve maggiori sono state almeno due. Il concetto di accoglienza che dalla persona si è trasferita in mondo indebito alla condizione e alla condotta. E la valorizzazione di apparenti elementi positivi nelle relazioni omosessuali e nelle scelte di "cambiare" sesso.

6) ELIMINAZIONE DEL NEMICO
Se non le hai capite con le buone, le capirai con le cattive. Anche in questo caso sono almeno due le tattiche usate: la violenza fisica perpetrata a danno di manifestanti a difesa della famiglia o di centri pro-family; la persecuzione giudiziaria tramite il reato di omofobia o, laddove non esistesse questo reato, tramite i reati di diffamazione, violenza privata, calunnia, etc. Naturalmente uno dei primi effetti sperati di questa strategia intimidatoria e poi punitiva è il noto "colpirne uno per educarne cento".

7) LA LEADERSHIP
Per conquistare la base devi conquistare il vertice. Ecco allora il tentativo, assai riuscito, di infiltrarsi nelle cabine di regia dove si amministra il potere, declinato nei suoi vari aspetti. La politica, le università, il cinema, la musica, l'intrattenimento, la finanzia, i media, i social, lo sport sono tutti compatti nel sostenere le rivendicazioni dell'agenda arcobaleno. Sottoinsieme di questa strategia è l'uso del volto noto e del brand noto: conquistare alla causa un Mattarella - leggasi il suo discorso del 17 maggio scorso - una Ferragni, Google o la Juventus fa accelerare il processo di omosessualizzazione della società in modo impressionante.

8) LEZIONI AI BAMBINI
È più facile indottrinare un bambino che un adulto. Il primo è un foglio bianco su cui scrivere ciò che si vuole, il secondo ha giù una sua forma mentis più difficile da deformare. Ecco allora la campagna massiccia di infiltrazione di associazioni LGBT nelle scuole del mondo occidentale. Con la scusa dell'educazione sessuale ed affettiva si insegna che l'omosessualità è un orientamento naturale, che le identità sessuali sono tante quante le stelle nel cielo e che si può nascere in un corpo sbagliato.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20 maggio 2024

3 - UTERO IN AFFITTO: BENE IL DDL PER VIETARLO, MA IL PROBLEMA E' LA PMA (FECONDAZIONE ARTIFICIALE)
Arriva il disegno di legge che intende contrastare più efficacemente l'utero in affitto... ma è un'arma spuntata finché non si combatterà la fecondazione artificiale
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 5 luglio 2024

Andiamo a leggere il comma 6 dell'art. 12 della legge 40/2004, norma che ha legittimato la fecondazione artificiale nel nostro Paese: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».
La deputata Carolina Varchi, di Fratelli d'Italia, ha presentato un disegno di legge, il n. 824, che così recita: «Al comma 6 dell'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Se i fatti di cui al periodo precedente, con riferimento alla surrogazione di maternità, sono commessi all'estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana"». Quindi la maternità surrogata, se questo disegno di legge sarà approvato dal Parlamento, sarà punibile se commessa non solo sul suolo italico, ma anche fuori dai nostri confini. Il Ddl era già stato approvato alla Camera e lo scorso 3 luglio è stato approvato anche dalla Commissione Giustizia del Senato. Ora si aspetta il voto in aula.

OTTIMA INTENZIONE, MA SCARSA EFFICACIA
Questo disegno di legge, nelle intenzioni di chi lo sostiene, si inserisce in un progetto più ampio teso a qualificare l'utero in affitto come reato universale. L'iniziativa è sicuramente meritoria e da appoggiare in tutti i modi, però, duole dirlo, è viziata in radice. Cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che non puoi eliminare alcune conclusioni se non elimini anche le relative premesse. L'utero in affitto è figlio della fecondazione artificiale. Alla base della fecondazione artificiale troviamo il seguente principio: è moralmente lecito e quindi giuridicamente legittimo produrre un bambino in provetta. Il fondamento su cui si regge la fecondazione extracorporea è dunque la reificazione del figlio. Legittimato questo principio, è inevitabile legittimare tutte le modalità per applicare nel concreto tale principio: fecondazione omologa, eterologa, crioconservazione degli embrioni, numero di embrioni da impiantare virtualmente illimitato come illimitati dovrebbero essere i tentativi di avere un bambino in braccio, accesso a coppie sterili e fertili e via dicendo.
La maternità surrogata è una delle possibili declinazioni del principio che è lecito fabbricarsi un bambino in laboratorio, che è giusto ricorrere a mezzi artificiali al posto di quelli naturali. In particolare, se è lecita la compravendita di gameti da parte di terzi per accedere alla fecondazione eterologa, non si capisce il motivo perché non dovrebbe essere ugualmente lecita la compravendita dell'utero di una donna per stringersi al petto il tanto agognato figlio. La maternità surrogata è una variazione o, se volete, una particolare implementazione dell'eterologa classica.

COERENTI AL 100% OPPURE SI PERDE AL 100%
Certo, qualcuno potrebbe obiettare: con l'eterologa non si sfrutta nessuno, con l'utero in affitto si sfruttano le donne. A parte il fatto che non si possono escludere casi di sfruttamento di donne e uomini anche con la compravendita dei loro gameti all'interno del processo della fecondazione eterologa, l'obiezione non sposta di un millimetro la validità dell'argomentazione prima articolata. Se il problema è lo sfruttamento, significa che il problema non è la maternità surrogata in sé stessa, ma una particolare condizione in cui è calata la stessa. Vogliamo dire che se il problema è solo lo sfruttamento delle donne, allora ciò che serviva non era una legge che vieti l'utero in affitto, ma una legge che disciplini tale pratica tutelando le donne e che permetta, a chi lo vuole, di donare il proprio utero o di farselo pagare senza per questo soggiacere a logiche schiaviste. Una legge di questa natura cancellerebbe o comprimerebbe assai il fenomeno dello sfruttamento, ma non toccherebbe la pratica dell'utero in affitto, qualora fosse scelta liberamente. In altri termini, se il quid della questione è solo impedire lo sfruttamento, ciò vuol dire che si è a favore dell'utero in affitto consensuale e dunque a favore dell'utero in affitto di per sé.
Perciò, per vietare efficacemente la maternità surrogata occorrerebbe - mera utopia oggi - vietare la fecondazione artificiale, in tutte le sue forme. È necessario agire a monte, non a valle, perché queste sono battaglie dove o si è coerenti al 100% oppure si perde nel 100% dei casi. E quindi il tentativo di vietare forme estreme di alcune pratiche ordinarie, quando queste ultime sono legittime, ha i piedi di argilla, proprio perché, accettata la ratio di una norma di base, non si possono che accettare anche tutte le sue applicazioni, anche quelle più borderline, pena l'irragionevolezza del divieto delle forme più estreme.
Detto tutto ciò, un plauso comunque a questa iniziativa perché in sé giusta e doverosa, sebbene temiamo che non potrà essere molto longeva.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 5 luglio 2024

4 - BARE E TULIPANI, IN OLANDA DILAGA L'EUTANASIA DI COPPIA
Il 5% degli olandesi muore per eutanasia e intanto nell'ultimo anno sono triplicate le coppie di sposi che hanno scelto di farla finita insieme: si può dire ''che carini'' oppure ''doppio omicidio/suicidio''... voi che dite?
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1° luglio 2024

L'amore è forte come la morte, constata il Cantico dei Cantici. E c'è chi ne ha dato una interpretazione assai discutibile e personale. Dopo quasi cinquant'anni di matrimonio, Jan ed Els hanno deciso di morire insieme. La chiamano bi-eutanasia. Lui, 70 anni, aveva un mal di schiena cronico. Lei era affetta da demenza senile. Entrambi hanno trovato insopportabile vivere così e vivere l'uno senza l'altra. «Se prendi un sacco di medicine, vivi come uno zombie», aveva ammesso Jan, «quindi, tenuto conto del dolore che provo e della malattia di Els, penso che dobbiamo mettere la parola fine a tutto questo». Nei Paesi Bassi, dove la coppia viveva, sta al candidato alla fossa decidere quando il dolore è diventato insopportabile. Così ha deciso la legge.
Il medico di famiglia si è rifiutato di fare da sicario: secondo lui, Els mancava della necessaria capacità di intendere e volere per chiedere la morte. Ma, anche in assenza di patologie neurodegenerative, quale ragionevolezza, quale sanità mentale può albergare in una persona che vuole togliersi la vita? È atto irragionevole e chi lucidamente lo vuole degrada le proprie facoltà menali al pari di quelle di un malato di Alzheimer.

IL 5% DEGLI OLANDESI È MORTO PER EUTANASIA
In Olanda nel 2023 il 5% dei decessi è avvenuto non per morte naturale, ma tramite una forma particolare di omicidio: l'omicidio del consenziente o l'omicidio del non consenziente perpetrato per motivi pietistici. Insomma 9.068 persone sono morte per eutanasia. Tra queste, 66 se ne sono andate all'altro mondo in coppia. 33 casi di bi-eutanasia e il trend è naturalmente in crescita: 13 coppie nel 2020, poi 16 nel 2021 e infine 29 l'anno seguente. Tra questi casi anche quello dell'ex primo ministro olandese Dries van Agt e della moglie Eugenie, morti quest'anno (clicca qui).
Els van Leeningen e Jan Faber sono dunque morti il 3 giugno scorso, lui per un mal di schiena, lei perché guardava all'esistenza in modo sfuocato, con occhi troppo appannati. Vero: quando muore la persona amata, muori anche tu e, spesso, desidereresti congiungerti a lei al di là della morte. E non di rado accade che quando un coniuge esala l'ultimo respiro qui sulla terra per emetterne il primo in Cielo, anche l'altro si scopre a scrivere l'ultima pagina del suo diario e così anche lui (re)spira. Ma noi non abbiamo il dominio della nostra vita, ne siamo invece al servizio perché preziosissima, perché ci sovrasta con la sua magnificenza che si conserva intatta anche quando le sue gemme sfavillano della luce del dolore e dell'insufficienza.
Una bara per due sta dunque avendo una sinistra fortuna nei Paesi Bassi e come ogni mala pianta spargerà le sue sementi anche in altri Paesi a breve. I motivi? Potrebbero essere almeno due. Il primo è da rinvenire nel giudizio che la collettività olandese nutre nei confronti dell'eutanasia, un giudizio positivo. D'altronde è stata cresciuta a tulipani ed eutanasia sin dal 2002, anno del varo della relativa legge, e quindi la Donna con la falce è ormai diventata come un parente stretto, una di famiglia. Se dunque l'eutanasia è pratica moralmente buona, perché non bere dal suo calice anche in coppia?

EROS E THANATOS
In secondo luogo questo passo a due di una danza macabra si salda perfettamente con una certa narrativa sui legami amorosi nata già nell'antichità, ma che ha avuto accenti significativi nell'Umanesimo per poi esplodere nel Romanticismo. È il topos di eros e thanatos, un archetipo che salda l'amore alla morte per più motivi: il dolore letale per la perdita dell'amato (Tristano ed Isotta, I dolori del giovane Werther, Forte come la morte di Guy de Maupassant); la forza trascendente della morte che scioglie per sempre le relazioni è il negativo della forza parimenti trascendente dell'amore che lega in modo indissolubile gli amanti (Orfeo ed Euridice in cui Orfeo si reca nell'Oltretomba per far tornare in vita Euridice; la Divina Commedia dove Dante incontra Beatrice); la volontà di morire per amore dell'altro (Il grande Gatsby); la consunzione dell'amato per l'amante (Gustav von Aschenbach in La morte a Venezia di Thomas Mann); la morte come luogo in cui, purificato dalle scorie del contingente, l'amore potrà brillare nella sua adamantina perfezione (Il Piccolo Principe); il patto di morte stretto dagli amanti come necessario sigillo imperituro posto a fondamento del loro amore perché, se la vita finisce, la morte dura per sempre ed è dunque condizione perfettamente aderente alla natura dell'amore che è eterno (Romeo e Giulietta).
Seppur ricca di alcuni spunti suggestivi, questa retorica letteraria, in cui l'amato è la vita e la sua morte obbliga l'amore a scavalcare il tempo e lo spazio per giungere nell'Aldilà al fine di non separarsene mai, sta contribuendo non poco ad ammantare di fascinose vesti romantiche e decadenti la pratica della morte in tandem e a far scordare che sempre di omicidio o suicidio si tratta alla fine.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1° luglio 2024

5 - GENDER FOLLIE: LA SCUOLA DELLE SUORE METTE LA GONNA AI MASCHIETTI
Siete stupiti che in una scuola cattolica si seppellisca la diversità sessuale sotto un metro cubo di inclusività, femminismo e decostruzione degli stereotipi?
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 giugno 2024

La luce di Cristo viene sempre più scissa nei colori arcobaleno dentro le istituzioni cattoliche. Siamo a Rapallo, Scuola San Girolamo gestita dalle suore Somasche, ma con dipendenti tutti laici. Nell'istituto troviamo il nido, la scuola per l'infanzia e le elementari. Quale posto migliore per colorare di arcobaleno le pagine bianche dei cuori e delle menti dei bambini?
L'associazione femminile Soroptimist International ha realizzato per gli alunni di tutte le classi delle elementari - circa un centinaio di studenti - un progetto per la decostruzione degli stereotipi di genere, come oggi si usa dire. Insomma per inculcare nelle verdissime anime dei bambini l'idea che uomo e donna sono così uguali che si possono vestire allo stesso modo e possono usare gli stessi giochi. La presidente del Tigullio di Soroptimist, nonché ginecologa, Laura Grimaldi spiega: «Abbiamo scelto il tema della parità di genere [...] facendo confrontare i bambini con la psicologa Alice Garbarino, oltre che con le loro insegnanti».
E così ecco un disegno di un uomo con il kilt e sotto la scritta: «La gonna è per tutti». La strategia è furba: prendere ad esempio il kilt per dimostrare che anche gli uomini possono mettere la gonna. Ma l'obiezione è facilmente superabile: in Scozia quel particolare tipo di gonna - e non tutti i tipi di gonna - è un capo di abbigliamento fortemente maschile, in molti altri contesti culturali la gonna è capo di abbigliamento squisitamente femminile. È una convenzione e costrutto sociale? Sì, ma voluto per identificare la differenza uomo-donna, per marcare la loro appartenenza sessuale. Citando quindi il kilt ci si dà la zappa sui piedi, perché nel contesto culturale scozzese è un indumento esclusivamente maschile: il kilt esalta la mascolinità dell'uomo che lo indossa, non la deprime né la confuta. Un vero autogol, dunque. In Italia, di contro, la gonna è ancora indumento esclusivamente femminile. E perciò far indossare in Italia la gonna ad un uomo è un modo o per femminilizzarlo oppure per cancellare la differenza sessuale, non certo per esaltare la sua virilità.

A SCUOLA GIOCHI UNISEX
Il Secolo XIX, nell'articolo "A scuola giochi unisex", racconta che un altro disegno realizzato dai bambini è accompagnato dalla scritta «I Lego sono per tutti» e in un altro si può vedere un cowboy con tanto di tacchi. L'articolo ci informa che, nonostante questi disegni commissionati dai responsabili del progetto per dis-orientare gli alunni verso l'indifferenza sessuale, per questi bambini dalla dura cervice alcuni giochi e colori sono adatti ai maschi e altri alle femmine. Ma quando si chiede loro il motivo, non sanno rispondere. Il lettore è così incline a pensare che l'azzurro e il rosa e le pistole e la Barbie hanno una loro caratterizzazione sessuale solo perché stereotipi artificiosi calati dall'alto, costrutti patriarcali imposti per secoli, ma assolutamente arbitrari. Non ci sarebbe quindi una valida motivazione antropologica, incardinata nella natura dell'uomo, per spiegare l'attribuzione di colori e giochi a seconda del sesso, tanto è vero che i bambini, così facilmente influenzabili dagli stereotipi, non sanno spiegare perché le femmine si vestono di rosa e i maschi usano le pistole.
Rispondiamo in sintesi. In merito ai colori ripetiamo la spiegazione già fornita per il kilt: un certo portato culturale vuole giustamente assegnare ad alcuni colori una caratteristica riferita al sesso, questo per marcare l'identità sessuale maschile e femminile, perché grazie anche ai colori uomini e donne si possano identificare nel proprio sesso biologico e mostrarlo con soddisfazione agli altri. In tal modo una donna che userà il rosa si sentirà più donna ad esempio. Una convenzione maturata nei secoli, ma rispettosa della natura umana che si manifesta nella duplicità dei sessi. Un costrutto sociale, ma assolutamente in accordo all'identità sessuale delle persone. Quindi non tutte le consuetudini sono da rigettare, ma solo quelle contrarie alla dignità personale. Ed infine un distinguo importante: i colori sono una convenzione, ma il sesso non è una convenzione inventata dagli uomini, bensì una realtà che gli uomini devono riconoscere.

GIOCHI DIFFERENTI PER MASCHIETTI E FEMMINUCCE
In merito ai giochi invece il riferimento deve essere alla diversa psicologia femminile e maschile, quindi alle diverse attitudini, sensibilità, orientamenti. L'uomo e la donna hanno diverse inclinazioni naturali proprio perché differenti non solo fisicamente, ma anche metafisicamente e dunque psicologicamente. La diversità naturale porta a scegliere anche giochi diversi. Diversità che, ovviamente, si fonda sull'identica dignità personale.
Veniamo infine al perché i piccoli non sanno dare una spiegazione del fatto che ci siano colori differenti per maschietti e femminucce e giochi diversi a seconda del sesso del bambino. A tal proposito è sufficiente ricordare che l'incapacità di spiegare un fatto, non significa che il fatto sia necessariamente infondato. I bambini anche piccolissimi conoscono benissimo il principio di proprietà: sanno perfettamente quando una cosa è loro. E questo avviene per connaturalità. Il nome del formaggino Mio è una prova provata di questa asserzione. Però, tentate di farvi spiegare da un bambino di tre anni cosa sia la proprietà privata. Non saprà dirvi nulla. Ma la sua legittima ignoranza non cancella il fatto che esista la proprietà privata e che sin da piccolissimi riusciamo a riconoscerla.
Questo approccio femminista, che offre una splendida sponda alla teoria gender la quale predica, tra le altre cose, che l'identità sessuale deve lasciare il posto all'identità psicologica sessuale, ossia alla identità di genere - il sesso percepito è più importante del sesso biologico, tanto per intenderci - questo approccio, dicevamo, ha trovato terreno fertile laddove non avrebbe mai dovuto trovarlo, cioè in seno ad un istituto educativo retto da religiose. Ma, ahinoi, non ci stupiamo che sia accaduto. Il «Chi sono io per giudicare?» - frase pontificia volutamente ambigua perché non sappiamo se fosse riferita alla condizione omosessuale o alla responsabilità della persona omosessuale - ha figliato molte iniziative pastorali catto-gay ed infine Fiducia supplicans.
Cosa c'entra l'omosessualità con il progetto realizzato a Rapallo? C'entra eccome. Infatti l'omosessualità si poggia sull'implicito che la differenza sessuale è indifferente in tema di sentimenti e di eros. Maschio o femmina uguali sono. E dunque, viste tali premesse così autorevoli, cosa volete che sia, in una scuola cattolica, un corso per bambini ideato per seppellire la diversità sessuale sotto qualche metro cubo di inclusività e femminismo?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 giugno 2024

6 - MAMMA A 63 ANNI, LA TECNICA ASSERVITA AI CAPRICCI DEGLI ADULTI
Partorisce un bambino, figlio genetico di una coppia di giovani sportivi (in pratica una sottospecie dell'utero in affitto, ma con il bebè che resta alla gestante)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 giugno 2024

I miracoli della tecnologia oggi sono spesso degli abissi in cui si spegne il lume della ragione. Dei prodigi al contrario. Lei si chiama Flavia Alvaro, anni 63. Ad ottobre 64. Vuole essere mamma anche se l'età è più vicina a quella dei nonni. Naturalmente il concepimento per vie naturali è escluso, anche perché - così si evince dalle cronache - pare che Flavia sia single. L'età e la sua singletudine le impediscono qualsiasi percorso di fecondazione artificiale sul suolo italiano. Vola dunque in Ucraina, in guerra con la Russia e con le leggi naturali che regolano la procreazione. C'è un primo tentativo che finisce in un aborto spontaneo a tre mesi. Flavia non demorde e ritorna a Kiev mentre infuria il conflitto. Dato che non si possono usare gli ovociti della ultrasessantenne Flavia, si commissionano gli embrioni ad una coppia di giovani sportivi: lui bagnino e lei maestra di nuoto. Ergo Sebastian, questo il nome del piccolo che è nato in Versilia l'altro giorno, non è geneticamente figlio di Flavia. Lei ha messo a disposizione l'utero. La pratica richiama dunque l'utero in affitto, con la sola differenza che poi il bebè non verrà tolto alla gestante. Dunque, Flavia crede di essere la madre di Sebastian, ma non lo è, almeno geneticamente.

FIVET D'ANNATA
Questa Fivet d'annata esaspera ancor di più alcune patologie connaturate alla pratica della fecondazione artificiale. La più manifesta è la seguente: questo gol alla decenza, segnato ben oltre i tempi di recupero, mette ben in evidenza che al centro di tali pratiche non c'è il bambino, ma l'adulto. Il primo, oltre a nascere orfano di padre, può essere sacrificato innumerevoli volte, tante quante servono per avere il bambino in braccio. Ricordiamo che, almeno in Italia, più del 90% degli embrioni prodotti muore. Il bambino è invece la soddisfazione dei capricci dell'adulto, che non vuole proprio saperne di crescere anche dopo i 60 anni. Il desiderio del figlio, se ostinato, diventa pretesa: costi quel che costi, anche l'anagrafe deve flettersi alla volontà procreativa di chi ha più primavere alle spalle di quante ne ha davanti a sé.
Ma la storia della signora Flavia ha anche sue peculiarità che esulano dall'ambito della provetta procreativa. Questa vicenda è l'iperbolico paradigma della natura sociale dell'Occidente. Eduard Limonov ha scritto un libro il cui titolo già dice tutto: Grande ospizio occidentale. L'Occidente è malato di giovanilismo che sa tanto invece di senescenza. L'Occidente sta morendo. L'ambientalismo, la teoria del gender, la cancel culture, la decrescita felice, l'abortismo costituzionalizzato sono tutti figli malati di una madre vecchia e decrepita. La para-cultura contemporanea, al pari della signora Flavia, non può che concepire artificialmente alcuni suoi assiomi, perché i suoi principi non hanno nulla di naturale, di consono all'ordine naturale. La storia di Flavia diventa allora simbolo perfetto della decadenza attuale, del senso di dissoluzione imperante e pervasivo, del disfacimento di costumi, idee e aneliti: una mamma-nonna che cerca di generare vita per autogenerarsi, per scampare al tempo che segna il destino di tutti, per tentare di sottrarsi alla parabola discendente su cui in primis l'Europa sta scivolando. Più che immorale, patetico.

L'ETÀ NON È PIÙ UN DATO OGGETTIVO
Inoltre, questa vicenda applica alla perfezione la famosissima teoria di Bauman sulla liquidità della società attuale. Il confine tra uomo e donna è saltato, vedi la cosiddetta identità di genere, le religioni sono tutte uguali, un maschio può essere attratto sia da donne che da uomini. Parimenti l'età non è più un dato oggettivo, cristallizzato, definito, ma è anch'esso fluido. L'età diviene un fattore soggettivo, un percepito personalissimo. E dunque non si partorisce più solo da giovani, ma anche ad un passo dalla pensione, quasi che il figlio fosse il Tfr reclamato ad un'esistenza magra di soddisfazioni familiari. L'ha detto bene il generale Vannacci ai microfoni dell'Ansa: «Se c'è l'identità di genere, c'è anche l'identità d'età. Domani se mi sveglio e mi sento un ventenne mi devono cambiare la data di nascita sulla carta d'identità e magari vado in banca a chiedere un mutuo come se fossi un ventenne e non un cinquantacinquenne. [...] Non conta quello che siamo, ma come ci percepiamo. [...] Perché mi posso percepire di un sesso diverso, ma non di un'età diversa?».
Si mescolano le stagioni della vita, si frullano i desideri con gli anni nello shaker dell'individualismo, si scambiano le luci del tramonto per quelle dell'alba. Il tempo non solo si arresta, ma viene costretto ad ingranare la retromarcia e così le lancette dell'orologio girano in senso antiorario segnando un countdown al contrario che dura anni, decenni. Ma tutto questo è solo pirandellianamente finzione, mera illusione. Perché come un uomo che si crede donna rimane uomo, così la signora Flavia rimarrà una signora di 63 anni che ha dato alla luce un figlio non suo. Noi possiamo ingannarci, ma non possiamo ingannare la realtà.

LA MAMMA-NONNA: EGOISMO ALL'ENNESIMA POTENZA

A 68 anni diventata genitore legale di una bambina concepita con lo sperma del figlio morto e con un ovulo di una donatrice impiantato in un utero in affitto
di Tommaso Scandroglio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7380

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 giugno 2024

7 - OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)
Venite in disparte, voi soli, e riposatevi un po'
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

La sollecitudine di Cristo unico e vero buon pastore, emerge oggi dal brano del Vangelo. Dio è il pastore del suo popolo: Cristo, figlio di Dio, è il buon pastore inviato alle pecore sperdute della casa di Israele. La profezia divina della prima lettura, trova attuazione e verità con la venuta di Gesù Cristo, che si prende cura con bontà e misericordia del suo gregge, per il quale non esiterà a donare la vita. La gente – abbiamo ora ascoltato – assedia Gesù e i suoi – non hanno neppure tempo di mangiare ‒; Gesù e i Dodici non hanno da donare loro cibo e ricchezza, bensì il Vangelo, la parola di verità del Vangelo di cui l’uomo è affamato. Gli apostoli si riuniscono nuovamente attorno a Gesù: ritornano dalla missione e gli raccontano quanto hanno fatto e insegnato. Sono ricchi ora di esperienze e di notizie, forse anche di riuscite e di insuccessi. Il Signore li invita al riposo e al silenzio, a una intimità che distende il corpo e lo spirito, dove è possibile ripassare e valutare insieme le vicende apostoliche. È una pausa necessaria: “Riposatevi un po’, perché l’anima non si disorienti e perda l’equilibrio, e il corpo rinvigorito la soccorra”.
C’è un dovere evangelico di questa quiete, che rasserenando riconosce alla persona umana l’indole oggettiva di creatura, con i suoi multiformi limiti; e preserva dal rischio di un attivismo incessante, esposto a perdere facilmente la giusta gerarchia dei valori. Ma la folla preme, spinta dal bisogno invade subito quella solitudine. E Gesù né l’allontana né si spazientisce. Al contrario, si sente intimamente preso all’affetto, fino alla commozione. Di là dal movimento scomposto e inopportuno, vede le carenze e le necessità; i diritti, i desideri di quella folla. Vede il mistero e l’assoluto che ciascuno personalmente porta in sé, dietro la moltitudine anonima: perché nessuno è anonimo per Gesù Cristo, che ci conosce a uno a uno, e sa bene cosa c’è nel cuore di ognuno di noi.

GESU' CI NUTRE CON LA SUA PAROLA E CON L'EUCARISTIA
Erano come pecore senza pastore, lasciate a sé, senza orientamento e senza dottrina: Si mise a insegnare loro molte cose, annunzia cioè la parola di liberazione e di sollievo, di provvidenza e di amore. Gesù – che anche moltiplica i pani e i pesci – nutre in particolare con la parola del Vangelo, che scende nel cuore e lo illumina. Certo, quella parola non è una delle tante che quella stessa folla poteva raccogliere, o perché saliva dai pensieri di ciascuno, o perché l’andava ricevendo per vicendevole trasmissione, oppure perché impartita da quanti, ufficialmente, interpretavano la legge. È una Parola nuova, che coincide con Cristo stesso.
Anche adesso l’unico pastore del popolo di Dio è Gesù Cristo. Nessun ministero lo sostituisce, tutti lo rappresentano e lo evidenziano: ne sono al servizio. Sono il sacramento della sua permanente presenza, come strumenti e mezzi di comunione. È sempre e solo Gesù che colma il suo popolo della grazia dei santi misteri, quali sono la Parola e l’Eucaristia: Il Signore è il mio pastore. Non altri. È lui il protagonista nei vari sacramenti: quello dell’acqua, della mensa, dell’olio, per usare e trasfigurare nel loro significato pieno le immagini del salmo del pastore. Gesù Cristo, infatti, non dona al gregge qualche cosa, bensì se stesso, divenuto l’unico e perfetto sacrificio.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

ALTRA OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)
da Il settimanale di Padre Pio
Clicca qui!

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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