BastaBugie n�883 del 24 luglio 2024

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1 IL FALLITO ATTENTATO A TRUMP, IL FRUTTO AVVELENATO DI ANNI DI ODIO
I delitti politici non ci sono solo in America, con 4 presidenti assassinati in un secolo, ma fanno parte della storia europea dal Rinascimento in poi (VIDEO: Ricostruzione 3D dell'attentato a Trump)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL VICE SCELTO DA TRUMP E' CATTOLICO E CONTRO L'ABORTO, MA...
Famoso per il libro autobiografico Elegia Americana, da cui Netflix ha tratto un film nel 2020, il senatore dell'Ohio ha solo 40 anni e incarna al meglio il principio dell'America First (VIDEO: Discorso di JD Vance di accettazione dell'incarico)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
3 BIDEN SI RITIRA E LASCIA A KAMALA HARRIS LA SFIDA CONTRO TRUMP
Planned Parenthood ha immediatamente esultato e ha dichiarato il proprio sostegno alla vice di Biden per il suo appoggio convinto alla causa abortista
Autore: Vincenzina Santoro - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA FEDE NON VA IN VACANZA
Anche tra i monti o in riva al mare siamo diretti alla stessa meta: non una località turistica, ma il paradiso
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Bussola Mensile
5 A PROCESSO PER AVER ''STRESSATO'' UN CINGHIALE
I cinghiali (e i lupi) rappresentano uno dei principali problemi per il mondo agricolo, ma le leggi proteggono più gli animali che l'uomo
Autore: Massimo Balsamo - Fonte: Sito di Nicola Porro
6 L'ALLENATORE DELLA SPAGNA CAMPIONE D'EUROPA E' CATTOLICO E NON SE NE VERGOGNA
Ha affermato: ''Non esiste una, ma mille ragioni per credere in Dio. Senza Dio, nulla nella vita ha senso''
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
7 LA FREGATURA DEL SISTEMA DI VOTO FRANCESE
Marine Le Pen ha avuto solo 143 seggi (33% dei voti), al Nouveau Front Populaire ben 182 seggi (28% dei voti) e al partito di Macron ben 150 seggi (solo il 20% dei voti)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro
8 OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,1-15)
Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - IL FALLITO ATTENTATO A TRUMP, IL FRUTTO AVVELENATO DI ANNI DI ODIO
I delitti politici non ci sono solo in America, con 4 presidenti assassinati in un secolo, ma fanno parte della storia europea dal Rinascimento in poi (VIDEO: Ricostruzione 3D dell'attentato a Trump)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 luglio 2024

Con la campagna elettorale americana più polarizzante di sempre, non si può dire che un attentato non fosse nell'aria. E puntualmente si è realizzato: due giorni prima dell'inizio della Convention repubblicana (che inizia oggi, 15 luglio), il candidato ed ex presidente Donald Trump è sopravvissuto, miracolosamente, a un attentato. Sabato 13 luglio, a Butler, una cittadina rurale nella Pennsylvania occidentale, all'inizio di un comizio elettorale di Trump, un cecchino con un fucile d'assalto ha sparato almeno sette colpi, di cui uno ha colpito l'orecchio destro del candidato. Solo un centimetro più a sinistra e sarebbe morto. A sparare è stato Thomas Matthew Crooks, 20 anni, nessun precedente penale, nessun impegno in gruppi estremisti, registrato come elettore Repubblicano, anche se sui social non nascondeva il suo odio per Trump e per i Repubblicani. L'attentato lascia sul terreno un morto e due feriti gravi. L'attentatore è stato ucciso immediatamente dopo che aveva aperto il fuoco.
«Guardate cosa sta succedendo nel nostro paese - stava dicendo Trump, a dieci minuti dal suo arrivo a Butler, a una folla di migliaia di sostenitori - Se volete vedere veramente qualcosa di triste, guardate a cosa accade...». E in quel momento il suo discorso è stato troncato da un proiettile. Trump si è portato una mano all'orecchio colpito, poi si è gettato a terra, coperto dagli agenti del Servizio Segreto schierati per la protezione dei candidati. L'ex presidente che mira a tornare alla Casa Bianca ha subito una ferita leggera, è già in piedi ed oggi è atteso alla Convention Nazionale Repubblicana, a Milwaukee, che lo consacrerà candidato anche ufficialmente. Ha dimostrato da subito una grande forza d'animo, quando si è rialzato, acclamato dalla folla, ha sollevato il pugno e ha incitato i suoi a "Lottare! Lottare! Lottare!", in segno di sfida a chi lo voleva morto. La folla ha risposto scandendo "Usa! Usa!". Il rischio è stato fortissimo, una questione di uno o due centimetri appunto. «Questo è un messaggio da parte di Donald Trump: non mi arrenderò mai!» ha scritto nella mail indirizzata ai suoi sostenitori. «Solo Dio ha impedito che accadesse l'impensabile», ha poi detto Trump sul suo social Truth.

NON C'È POSTO IN AMERICA PER QUESTO TIPO DI VIOLENZA
Il presidente Biden, che in questo caso è anche suo rivale nelle elezioni, ha subito chiamato Trump, con una telefonata "breve e cordiale" in cui lo ha chiamato per nome di battesimo. In una conferenza stampa indetta immediatamente dopo il fallito attentato, Biden ha subito condannato la violenza politica. «Non c'è posto in America per questo tipo di violenza». E in una più lunga conferenza stampa, nella serata di ieri, 14 luglio, ha ribadito che proprio questo "è il momento dell'unità". Un cambio di rotta apprezzabile, considerando che finora aveva definito sempre il suo rivale come una minaccia per la democrazia americana, dal 6 gennaio 2021 in poi.
È uno dei colpi indirizzati a Trump che ha colpito alla nuca e ucciso istantaneamente Corey Comperatore, ex capo dei vigili del fuoco. Lascia moglie e figlia, che ha protetto col suo corpo: all'inizio della sparatoria le ha gettate a terra, salvandole. «L'odio per un un uomo ha preso la vita dell'uomo che noi tutti amavamo di più», ha scritto il fratello della vittima, in un post su Facebook. Due sono i feriti, ricoverati in condizioni critiche: David Dutch, 57 anni e James Copenhaver, 74.
Dell'attentatore, invece, si sa ancora molto poco. Le prime indagini rivelano che avrebbe potuto causare una strage ancora peggiore. Non solo aveva il suo fucile, ma anche degli esplosivi, trovati nella sua auto. La polizia ha ricevuto rapporti su pacchi sospetti vicino a dove è stato ucciso Crooks e ha inviato gli artificieri.

DUE GRANDI ZONE D'OMBRA
Restano, in questa vicenda, due grandi zone d'ombra. La prima è nella falla della sicurezza, su cui il governo federale ha iniziato ad indagare. Come mai un ragazzo armato di fucile è riuscito ad arrampicarsi sul tetto di fronte al palco da cui parlava Trump, a meno di 150 metri dal suo bersaglio? Perché è arrivato sin lì? Crooks era al di fuori del perimetro di sicurezza, quindi non ha dovuto attraversare metal detector, né l'ispezione di polizia. Tuttavia le forze dell'ordine locali lo avevano "avvistato fuori dall'evento" e "ritenuto sospetto", secondo fonti della CNN. In ogni caso, polizia e Servizi si sono dimostrati straordinariamente inefficienti, se è vero quel che afferma un testimone oculare, intervistato immediatamente dopo l'attentato: sia lui che altri spettatori avrebbero visto l'uomo armato sul tetto, lo avrebbero segnalato a gesti e urla alla polizia. Ma la polizia non ha fatto nulla. E anche i Servizi Segreti "che ci vedevano benissimo" non hanno reagito in tempo. Anche dal video pubblicato dal Wall Street Journal, si può udire la folla allarmata che parla di "uomo armato", prima dei primi spari.
Di questa falla nella sicurezza si parlerà per anni, anche se l'attentato è fallito. James Comer, a capo della Commissione di Controllo della Camera, ha annunciato, sabato stesso, l'inizio di un'indagine e ha convocato la direttrice del Servizio Segreto, Kimberly Cheatle, a comparire in aula il prossimo 22 luglio. Mentre i singoli agenti hanno dimostrato un coraggio incredibile, dice Comer, «Ci sono molte domande per cui gli americani attendono la risposta». Servirà un'indagine rapida e soprattutto trasparente per fugare le numerose teorie del complotto che già circolano sul Web, soprattutto negli ambienti anti-Trump. Il soggetto più rilanciato, ieri, era "staged", cioè "orchestrato", una messa in scena.
Gli eventi del 13 luglio hanno dimostrato che la protezione personale del candidato Trump fosse quantomeno trascurata. E di sicuro non ha giovato il clima arroventato delle polemiche, con alcuni deputati democratici che chiedevano addirittura di togliere la scorta all'ex presidente. Il deputato Bennie Thompson, lo scorso aprile aveva proposto la legge ad personam chiamata: "Negare la protezione infinita e le risorse governative destinate ai condannati e ai soggetti estremamente disonorevoli", acronimo inglese: Disgraced. Quasi una goliardata che, se si fosse tradotta in legge, avrebbe privato Trump anche di quel poco di protezione che gli ha salvato la vita: è la scorta che ha sparato all'attentatore, infine.

ISTIGAZIONI A UCCIDERE TRUMP
La seconda zona d'ombra è il movente. Che cosa ha spinto questo giovane appena diplomato a uscire di casa col fucile del padre per andare ad uccidere il probabile prossimo presidente degli Usa? In mancanza di dichiarazioni, rivendicazioni, video confessioni e filiazioni a gruppi politici estremisti (tutti elementi che non sono ancora emersi dalle indagini, nel momento in cui questo articolo va online), non ci resta però che constatare il clima di odio che circonda Trump. Ed è una tensione da guerra civile.
Lo storico militare Victor Davis Hanson, in un suo lungo tweet, ha messo in fila tutte le istigazioni a uccidere Trump, dalle più serie alle meno serie, dimostrando come l'idea di assassinare il comandante in capo sia stata di fatto sdoganata nella cultura popolare. «Almeno dal 2016 – scrive Hanson – c'è un gioco di società tra le celebrità e gli intrattenitori di sinistra che scherzano (si spera), sognano, immaginano e semplicemente parlano dei vari modi in cui vorrebbero assassinare o ferire gravemente Trump. A colpi di pistola (Robert De Niro), per decapitazione (Kathy Griffin, Marilyn Manson), a coltellate (Shakespeare in the Park), a bastonate (Mickey Rourke), a colpi di pistola (Snoop Dogg), per avvelenamento (Anthony Bourdain), dandogli la caccia (George Lopez), mangiando il suo cadavere (Pearl Jam), soffocandolo (Larry Whilmore), facendolo saltare in aria (Madonna, Moby), gettandolo in un dirupo (Rosie O'Donnell), semplicemente "uccidendolo" genericamente (Johnny Depp, Big Sean), o martirizzandolo (Reid Hoffman: «Sì, vorrei averlo reso un vero martire»).
Senza contare che si sprecano i paragoni fra Trump e Hitler, anche tra i commentatori delle televisioni nazionali. E prima o poi spunta quello che si crede von Stauffenberg e si sente in dovere di fermare il nuovo "fuhrer". «Voi, siete voi i colpevoli!» urlava uno spettatore repubblicano ai media che documentavano l'attentato. Al di là dell'emozione che rende tutti irrazionali, non aveva tutti i torti a individuare i grandi media come i mandanti morali, se non dell'attentato, dell'odio che lo ha alimentato. Il lavoro che deve essere affrontato, da subito, per evitare che il clima di tensione sfoci nella guerra civile, è la legittimazione dell'avversario. Come ha dichiarato, a botta calda, anche l'ex procuratore generale Bill Barr, « I democratici devono smetterla di parlare in modo grossolanamente irresponsabile del fatto che Trump è una minaccia esistenziale per la democrazia: non lo è».

Nota di BastaBugie: Roberto de Mattei nell'articolo seguente dal titolo "Dietro l'attentato a Trump: sogno e realtà" spiega le premesse storiche degli attentati in Occidente.
Ecco l'articolo pubblicato su Corrispondenza Romana il 17 luglio 2024:

I delitti politici non caratterizzano solo la storia americana, con quattro presidenti assassinati nello spazio di un secolo, ma fanno parte della storia del potere in Occidente. George Minois, uno storico francese che ha dedicato un libro a questo tema (Il pugnale e il veleno. L'assassinio politico in Europa (1400-1800), Utet, Torino 2005), afferma che l'omicidio entra a far parte della pratica politica alla fine del Medioevo, nell'età dell'umanesimo e del Rinascimento. In quell'epoca il veleno e il pugnale erano i mezzi privilegiati per sopprimere l'avversario politico, senza che ciò significasse mettere in discussione i princìpi dell'ordine stabilito. Dopo la Rivoluzione francese il delitto politico acquisisce una dimensione ideologica sconosciuta ai secoli precedenti. Le congiure e gli attentati che si succedono non nascono da congiure di palazzo o da intrighi di corte, ma sono frutto di un progetto politico e ideologico.
Tra la fine del XIX e i primi anni del XX secolo, la sinistra rivoluzionaria insanguinò tutta l'Europa organizzando centinaia di rivolte e di attentati. Sotto i colpi degli anarchici e delle società segrete caddero lo zar Alessandro II (1881), il Presidente della Repubblica francese Sadi Carnot (1894), l'Imperatrice Elisabetta d'Austria (1898), il re d'Italia Umberto I (1900), il presidente americano William McKinley (1901), il re Alessandro di Serbia (1903), il re Carlo I del Portogallo (1909), il re Giorgio I di Grecia (1913) e "finalmente" l'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando. Fu quest'ultimo assassinio politico, il 28 giugno 1914, che innescò la Prima Guerra mondiale.
Gli omicidi politici rivoluzionari non hanno niente a che fare con la teoria cattolica del tirannicidio, esposta da san Tommaso d'Aquino, nella Summa Theologiae (I-II, q. 105, a. 1 ad 2) e nel De Regimine principum (I, 6). Secondo il Dottore Angelico, il tiranno che abusa del suo governo non può essere ucciso per iniziativa privata, tuttavia se ciò è necessario al bene comune e non esiste istanza superiore alla quale ricorrere, la nazione intera può sollevarsi contro di lui. Sulla scia di san Tommaso d'Aquino si collocano, tra Cinquecento e Seicento, i Dottori della Seconda Scolastica, san Roberto Bellarmino e Francisco Suarez, che autorizzano la rivolta contro il Principe, a condizione che il bene comune la richieda e che ci siano serie e concrete possibilità di buona riuscita. Su questa linea san Pio V incoraggiò i progetti di ribellione alla regina inglese Elisabetta I, da lui scomunicata e dichiarata deposta dal trono nel 1570. A san Tommaso d'Aquino e ai congiurati tedeschi del 20 luglio 1944, si richiamò nella sua difesa il colonnello Jean-Marie Bastien-Thiry, fucilato l'11 marzo 1963, dopo il fallimento dell'attentato del Petit Clamart al presidente francese Charles De Gaulle.
Molti sono gli attentati politici del Novecento, alcuni ancora avvolti da un certo mistero, come quelli al presidente americano John Fitzgerald Kennedy (1963) e al Papa Giovanni Paolo II (1981), ma mai privi di mandanti, o complici, politici e ideologici.
Il XXI secolo apre l'era degli attentati privi di ragione politica, ma spesso frutto dell'odio viscerale, della frustrazione, del protagonismo o della follia dei singoli. Tra le cause sociali che vengono addotte per giustificare gli atti di violenza politica in America c'è il libero accesso al mercato delle armi, ma la patologia della violenza è abbondantemente diffusa anche in Europa e non ha bisogno della diffusione delle armi per esprimere il suo spirito distruttivo. La realtà è che in America, come in Europa, c'è una pandemia di malattie mentali, che costituisce il substrato della violenza di ogni genere. Lo storico britannico Niall Ferguson, citando un suo collega della New York University, afferma che «negli Stati Uniti non c'è mai stata una generazione così 'depressa, ansiosa e fragile' come la Generazione Z, gli americani nati tra il 1997 e il 2012, con 'tassi straordinariamente alti di ansia, depressione, autolesionismo, suicidio e fragilità'» ("Il Foglio", 6 marzo 2023).
Gli atti follia dei singoli non rappresentano un caso eccezionale ma esprimono la situazione di labilità psichica della società occidentale che sta perdendo l'uso della ragione perché ha perso i cardini della fede e della legge naturale. [...]

VIDEO: RICOSTRUZIONE 3D DELL'ATTENTATO A TRUMP


https://www.youtube.com/watch?v=Xy9g5TcFIPs


https://www.youtube.com/watch?v=jhC3F9vyInU

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 luglio 2024

2 - IL VICE SCELTO DA TRUMP E' CATTOLICO E CONTRO L'ABORTO, MA...
Famoso per il libro autobiografico Elegia Americana, da cui Netflix ha tratto un film nel 2020, il senatore dell'Ohio ha solo 40 anni e incarna al meglio il principio dell'America First (VIDEO: Discorso di JD Vance di accettazione dell'incarico)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 16 luglio 2024

Scampato fortuitamente all'attentato del 13 luglio in Pennsylvania, costato però la vita ad un padre di famiglia, Donald Trump ha annunciato ieri il nome del candidato vicepresidente che sarà in corsa con lui per le presidenziali del 2024: «Dopo lunghe riflessioni e riflessioni, e considerando gli straordinari talenti di molti altri, ho deciso che la persona più appropriata per assumere la carica di vicepresidente degli Stati Uniti è il senatore JD Vance del grande stato dell'Ohio", ha detto Trump in una conferenza stampa», leggiamo dalle pagine di Aciprensa.
Ha 39 anni ed è al suo primo mandato al Congresso. Divenuto noto all'opinione pubblica del bestseller Hillbilly Elegy, uscito nel 2016 e diventato in seguito un film per la regia di Ron Howard - che però sembra avere sacrificato il grande affresco sociale sulla condizione degli americani bianchi poveri, a favore del più hollywoodiano dramma familiare che si staglia su quello sfondo così impietosamente e accuratamente tratteggiato. È "pericoloso" e "inadatto" alla carica, aveva dichiarato all'epoca Vance riferendosi a Donald Trump alla vigilia del primo incarico da presidente Usa; ma in seguito ad un incontro personale con lui nel 2021 aveva cambiato radicalmente il suo giudicio, arrivando ad ottenere l'anno dopo l'endorsement dell'ex Potus per la sua candidatura al senato.
Secondo uno dei tanti ritratti che i media stanno rilanciando su questa nuova figura chiave della campagna per le presidenziali Usa, leggiamo TGcom24 i passaggi principali della sua biografia: «Nato e cresciuto a Middletown, Ohio. Con i marines prestò servizio in Iraq, e in seguito conseguì la laurea presso la Ohio State University e la Yale Law School. Ha anche lavorato come venture capitalist nella Silicon Valley. Dopo la vittoria di Trump nelle elezioni del 2016, Vance fondò un ente di beneficenza anti-oppioidi. Prese parte al circuito delle conferenze e fu anche un ospite privilegiato alle cene repubblicane del Lincoln Day, dove fecero breccia la sua storia personale, comprese le difficoltà sopportate da Vance a causa della dipendenza dalla droga della madre».

LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO
C' è un tratto decisamente degno di nota, per noi, che riguarda la sua vita di credente: JD Vance ha infatti ricevuto il battesimo entrando a far parte della Chiesa cattolica nel 2019, dopo un percorso di conversione nel quale ha avuto una parte decisiva il Santo di Ippona. Deve a sant'Agostino la consolidata certezza che la fede cattolica sia vera, durevole e certa nei suoi esiti e che questi non sono tanto misurabili nel breve termine e nei riscontri materiali più grossolani, ma sono sicuri e in mano a Dio; da questa convinzione ricava anche un sano distacco rispetto alle crisi, alle debolezze e agli scandali che anche oggi feriscono la chiesa, segno drammatico della sua natura divina e umana insieme. Dal santo vescovo dei primi secoli ha attinto anche la convinzione che la fede cattolica sia intellettualmente di valore, l'opposto di come spesso viene vista dal pensiero main stream:
«Agostino mi ha dato un modo per comprendere la fede cristiana in un modo fortemente intellettuale. Ho anche attraversato una fase di ateo arrabbiato. Come uno che ha trascorso gran parte della sua vita a credere alla bugia che dovevi essere stupido per essere un cristiano, Agostino ha davvero dimostrato in modo commovente che non è vero.» Nella stessa intervista in cui racconta della sua conversione, afferma che la lettura delle sue due opere più famose (stampate, diffuse e tradotte da secoli) ha illuminato e dato consistenza all'orizzonte del suo impegno politico: «Hai scelto Sant'Agostino come tuo santo patrono. Perché? Un paio di motivi. Uno, sono rimasto piuttosto colpito dalle Confessioni. Probabilmente l'ho letto a pezzetti due volte negli ultimi 15 anni circa. C'è un capitolo della Città di Dio che è incredibilmente rilevante ora che sto pensando alla politica. C'è semplicemente un modo in cui Agostino è un difensore incredibilmente potente delle cose in cui crede la Chiesa».

ABORTO? CONTRARIO, MA SULLE PILLOLE...
La scelta di Vance, da un lato, è bene augurante per la sua dichiarata fede cattolica e la serietà con la quale si mostra impegnato con essa e i suoi principi; dall'altro, però, preoccupano le sua posizioni morbide e possibiliste in tema di aborto. Infatti, se da un lato si era detto contrario all'aborto anche in caso di stupro e incesto – «Non credo che due torti facciano un diritto», ha dichiarato -, dall'altro è protagonista di un ammorbidimento che riguarda le stesse posizioni di Trump in corsa per il secondo mandato. Lila Rose, presidente di Live Action, ha espresso chiaramente i motivi di preoccupazione sul tema: «Sia JD Vance che il presidente Trump sostengono la legalizzazione delle pillole abortive», ha scritto su X, «questo è straziante e sbagliato. Vance un tempo era fortemente contrario all'omicidio di tutti i bambini non ancora nati. Entrambi gli uomini possono ancora cambiare posizione e noi pregheremo e lavoreremo affinché lo facciano».
Come primo presidente americano a partecipare alla Marcia per la vita aveva speso termini appassionati e inequivocabili a difesa del valore di ogni vita fin dal concepimento, fondandone la sacralità e indisponibilità proprio nella creazione di Dio. Difficile conciliare quelle parole con l'ammissibilità dell'uso della pillola abortiva. Difficile anche non notare che le stesse posizioni del candidato vicepresidente Vance, l'uomo che dovrà conquistare voti nei grandi stati del Midwest, stridano in modo drammatico con quanto la fede cattolica da lui professato lo impegni a testimoniare e tutelare, la dignità di ogni vita umana, dall'inizio alla fine.
Che si tratti solo di pragmatismo politico e di posizioni che, una volta in carica, potrebbero essere riviste, restano un male, per quanto ci auguriamo provvisorio. Se, alle elezioni del novembre prossimo, Trump dovesse vincere e insediarsi per la seconda volta alla Casa Bianca, LD Vance sarebbe il secondo vicepresidente cattolico in carica della storia degli Stati Uniti. Confidiamo nell'azione della Provvidenza e nell'intercessione del patrono che lo stesso Vance ha scelto per la sua nuova vita da battezzato: ci auguriamo che la difesa del bene della vita, sia nelle scelte di politica estera per disinnescare la polveriera internazionale, sia nelle decisioni di politica interna a tutela dei più fragili dagli indifesi, torni al centro della politica americana.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Trump sceglie il suo vice (e successore): JD Vance, l'uomo dell'Elegia Americana" spiega chi è il giovane senatore dell'Ohio emerso dall'inferno della società post-industriale, che incarna al meglio il principio America First.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 luglio 2024:

In tre giorni, la campagna elettorale americana è cambiata completamente. Il 13 luglio, Donald Trump scampa a un attentato, per un puro miracolo. Il 15 luglio viene archiviato il caso che lo riguarda in Florida, dove era accusato di aver portato con sé documenti segreti nella propria tenuta di Mar a Lago, invece che depositarli nell'Archivio nazionale. Infine, la sera stessa del 15 luglio (ieri, per chi legge), Trump ha finalmente annunciato il candidato vicepresidente: James David Vance, giovane senatore dell'Ohio. Trump è proiettato, come mai prima d'ora, verso la riconquista della Casa Bianca. E si sa anche che piega prenderà la sua nuova amministrazione, se la scelta del vice è significativa, come è sempre stata.
L'archiviazione del caso in Florida è un doppio duro colpo per i Democratici. Prima di tutto perché Trump non verrà processato, almeno durante la fase finale della campagna elettorale. Secondo, perché viene messa in discussione la base stessa dell'accusa: la nomina del procuratore speciale, Jack Smith, che ha indagato il caso, è stata considerata incostituzionale dal giudice Aileen Cannon. Una decisione che è stata considerata "clamorosa" dalla stampa, ma non del tutto imprevedibile, considerando che la giudice Cannon è una conservatrice nominata dall'amministrazione Trump. La sentenza ha pochi precedenti, ma si fonda sul principio che il procuratore speciale debba essere di nomina presidenziale, o quantomeno del Senato. Cosa che Smith non era. Ora il procuratore annuncia ricorso e il caso potrebbe finire in Corte Suprema, ma ormai non c'è più tempo per dirottare la campagna elettorale: si va a dopo novembre.
Considerando l'immunità riconosciuta dalla Corte Suprema per i suoi atti presidenziali (che praticamente azzoppa due cause: quella di Washington sui fatti del 6 gennaio e quella di Atlanta sul riconteggio dei voti) e l'archiviazione del caso Mar a Lago, a Trump resta una condanna di primo grado del tribunale di New York per aver pagato una pornostar in cambio del suo silenzio. Un po' poco, per chi vuole impostare la campagna democratica sullo slogan "Trump is a convicted felon" (Trump è un criminale condannato).
La corsa verso la Casa Bianca dell'ex presidente sta dunque procedendo a gonfie vele. Specialmente dopo che è sopravvissuto per miracolo a un attentato, cosa che ha unificato gli elettori repubblicani dietro di lui. Ed è in questo contesto che va letta anche la nomina di James David (JD) Vance, un candidato alla vicepresidenza che in un qualsiasi altro periodo storico sarebbe stato considerato quantomeno "divisivo", anche degli stessi elettori repubblicani.
Non è come l'ex vicepresidente Mike Pence, una scelta di compromesso che aveva riallacciato Trump alla base conservatrice religiosa. Vance è un uomo che è venuto dal nulla. Nato nella classe operaia, ha un passato terribile, con una madre tossicodipendente, protetto ed educato da una nonna fortissima. Si è emancipato grazie al duro lavoro, ha combattuto in Iraq, ha studiato a Yale (con borse di studio e lavorando giorno e notte) e si è fatto strada nel mondo della finanza, nel fondo del miliardario libertario Peter Thiel. Proprio Thiel lo ha introdotto nella politica e ne ha finanziato la prima campagna elettorale, nel 2022.
Nel 2016, Vance divenne celebre per il suo libro autobiografico Elegia Americana, romanzo di formazione, ma anche un ritratto dell'America della "rust belt", un mondo derelitto che vive sulle ceneri di quella che un tempo era la grande industria del Mid West. Con Elegia Americana, Vance divenne un ospite fisso dei grandi media americani, incuriositi da questo "bifolco" bianco, che guarda caso sapeva anche scrivere ed esprimersi bene. Venne visto come tramite per poter accedere ai misteri dell'America che aveva votato a destra, nel 2016, contro tutte le previsioni. Ma aveva accesso ai media, allora, anche perché diceva di detestare Trump. Pur essendo un conservatore, la sua indole era quella del "never Trump", cioè tutti meno che Trump. All'apice della notorietà, nel 2020 dal suo libro venne tratto il film omonimo diretto da Ron Howard, con una strepitosa Amy Adams nella parte della madre e Glenn Close in quella della nonna. Una pellicola prodotta e distribuita nientemeno che da Netflix, il tempio del cinema progressista. Non sarebbe successo niente di tutto questo, probabilmente, se avessero saputo che sarebbe diventato il vicepresidente di Trump. Per quanto tempo ancora Elegia Americana rimarrà in catalogo su Netflix?
Il riavvicinamento politico fra Vance e Trump è avvenuto, paradossalmente, dopo la fine dell'amministrazione repubblicana. Non solo lo scrittore e finanziere venne convinto dalle politiche di Trump nei quattro anni alla Casa Bianca, ma lo difese da tutte le accuse del suo crollo: quella di golpe, prima di tutto. Nelle elezioni di metà mandato del 2022, candidato al Senato, venne notato soprattutto dal figlio dell'ex presidente, Donald Trump jr, per la sua posizione rigorosamente isolazionista sul conflitto in Ucraina. Fu allora che il figlio lo presentò al padre e Donald sr. diede il suo endorsement alla sua campagna elettorale per il Senato, facendogliela vincere.
Ora Trump lo sceglie come vicepresidente perché incarna al meglio i suoi ideali di America First e perché è una figura rappresentativa di una certa America che finora non ha avuto voce. Vance ha solo 39 anni, ne compirà 40 il mese prossimo: sarebbe il più giovane dei vicepresidenti, se eletto. Potenzialmente è lui il successore di Trump.

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IL DISCORSO DEL VICE DI TRUMP AL CONGRESSO REPUBBLICANO
Cliccando sulle impostazioni si possono attivare i sottotitoli in italiano.


https://www.youtube.com/watch?v=nZiCTw6EBag

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: Sito del Timone, 16 luglio 2024

3 - BIDEN SI RITIRA E LASCIA A KAMALA HARRIS LA SFIDA CONTRO TRUMP
Planned Parenthood ha immediatamente esultato e ha dichiarato il proprio sostegno alla vice di Biden per il suo appoggio convinto alla causa abortista
Autore: Vincenzina Santoro - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 luglio 2024

Nel caldo pomeriggio di domenica 21 luglio, mentre gli americani stavano finendo di pranzare, è arrivata la notizia flash che il Presidente Joe Biden non sarebbe più rimasto in corsa per un secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti. Nella sua dichiarazione, il Presidente Biden ha appoggiato il suo Vicepresidente Kamala Harris per prendere il suo posto.
Il Presidente Biden non avrebbe potuto fare altrimenti scegliendo Harris, dato che non solo condivide i risultati della squadra presidenziale, ma incarna anche le caratteristiche della cultura DEI (Diversità, uguaglianza, inclusione nell’acronimo in inglese) abbracciata dai Democratici: è una donna, una minoranza mista (nera, indiana e bianca caraibica) e di una generazione più giovane.
A poco più di 100 giorni dal giorno delle elezioni, l'arena politica sarà impegnativa per il Partito Democratico, che ha molte personalità note, piene di potere, influenza e ambizione, tutte desiderose di conquistare la Casa Bianca. La domanda è: si riuniranno tutti per sostenere Harris o cercheranno di trovare un modo per proiettarsi nella corsa? Come Harris, che ha 59 anni, anche tutti loro sono cinquantenni. Vale la pena di sottolinearlo, vista l'attenzione all'età in questa campagna presidenziale.
I nomi più citati sono quelli del governatore californiano Gavin Newsome (che ha perseguito politiche così radicali che oltre 1,5 milioni di persone si sono trasferite dallo Stato), della governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, del governatore dell'Illinois JB Pritzker e di Michelle Obama, l'ex first lady. È stato fatto anche il nome di Hillary Clinton, ma all'età di 76 anni sarebbe un’eccezione. California, Michigan e Illinois sono tutti Stati democratici potenti e popolosi.
Il Partito Democratico deve ora decidere cosa fare con i delegati che sono stati scelti nelle primarie statali con la stragrande maggioranza risultata a favore di Biden: 3.886 su 3.949. Tuttavia, si ritiene che i voti siano destinati a Biden-Harris. Ma questo è ancora da confermare, dato che ognuno dei 50 Stati ha le proprie regole elettorali. I Democratici dovrebbero risolvere la questione prima o durante la loro convention a Chicago, dal 19 al 22 agosto.

HARRIS VS TRUMP
Se Harris verrà sfidata, potrebbe esserci una "convention aperta" in cui i delegati, quasi tutti impegnati a favore di Biden, dovranno decidere per chi votare. Sarà necessaria la maggioranza dei voti.
Non vanno dimenticati i milioni di dollari raccolti appositamente per la campagna di Biden e gli ulteriori milioni messi a disposizione dal Comitato nazionale democratico. Resta da vedere come verranno utilizzati.
Se la vicepresidente Harris riuscirà a diventare la candidata, come gestirà la campagna elettorale? È un'ex procuratrice distrettuale e procuratore generale della California e potrebbe usare le sue capacità di procuratrice per perseguire il suo avversario repubblicano Donald Trump, che ha diverse cause legali in corso contro di lui. Tuttavia, nel 2016 Trump ha vinto le elezioni sconfiggendo un'altra donna, Hillary Clinton.
Donald Trump, dopo essere miracolosamente sopravvissuto a un sospetto attentato il 13 luglio, che deve essere indagato a fondo, non ha attenuato il suo fervore elettorale. Ma questa esperienza gli ha dato una prospettiva diversa sulla vita. Come ha detto in una riunione di un gruppo chiuso pochi giorni dopo l'attentato, «Dio era con me» e ha aggiunto: «Si apprezza Dio ancora di più».
Nonostante l'età, il 78enne Trump emana ancora vitalità e vigore, tanto che alla Convention ha tenuto il 18 luglio il discorso di accettazione più lungo della storia americana.
Sebbene l'età sia stata un punto focale nell'attuale corsa presidenziale, ciò che conta è la qualità dell'invecchiamento, non l'età in sé. Biden, che ha 81 anni, ha dimostrato a lungo una senescenza che la sua famiglia, i suoi colleghi, i suoi consiglieri e i suoi sostenitori si sono rifiutati di riconoscere apertamente fino a dopo il disastroso dibattito con Trump alla fine di giugno.

ABORTO
Mentre Trump continua a difendere i suoi valori e le sue politiche più tradizionali da repubblicano americano durante la campagna elettorale in tutti gli Stati Uniti, i democratici dovranno difendere il bilancio di Biden-Harris, caratterizzato da un'invasione di immigrati clandestini, da prezzi elevati soprattutto per l'energia e i generi alimentari, dal terribile ritiro dall'Afghanistan, che ha lasciato dietro di sé non solo i cittadini americani ma anche oltre 80 miliardi di dollari di equipaggiamenti militari, e dalla piena liberalizzazione dell'aborto.
L'aborto è infatti in cima alla lista dei programmi del Partito Democratico. I Democratici continuano a inveire contro la Corte Suprema per aver ribaltato gli inesistenti diritti riproduttivi della Roe v Wade. Il presidente Biden ha inviato la vicepresidente Harris, senza figli, a «combattere per la libertà riproduttiva» e a fare una campagna in diversi Stati per «difendere il diritto di scelta delle donne». A marzo ha visitato una struttura di Planned Parenthood in Minnesota, ma non per assistere a un aborto. Non appena Biden ha appoggiato Harris, Planned Parenthood ha immediatamente esultato e ha dichiarato il proprio sostegno ad Harris.
Nelle ore successive alla dichiarazione di Biden, Harris ha rilasciato una propria dichiarazione in cui non solo elogiava Biden, ma indicava di volersi «guadagnare e vincere» la candidatura. Avrà bisogno di altri consensi. In breve tempo, ha ricevuto l'appoggio dell'ex presidente Bill Clinton e anche di Hillary.
Alcuni degli altri contendenti alla presidenza, che potrebbero sfidare o meno Harris, potrebbero essere scelti per la vicepresidenza.

CONSEGUENZE
Il Presidente Biden ha detto che terrà un altro discorso al pubblico americano, forse più avanti nella settimana, per offrire maggiori dettagli. Nel frattempo, il presidente della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Mike Johnson, ha chiesto che Biden si dimetta subito, data la sua ridotta capacità cognitiva e di funzionare efficacemente come presidente degli Stati Uniti. In effetti, Biden deve aver messo in imbarazzo gli Stati Uniti e sminuito l'ufficio della presidenza americana molte volte in incontri privati con leader di governi stranieri, mettendo in pericolo la sicurezza del Paese.
Il che apre un’altra questione: se dovesse riuscire davvero a diventare la candidata del Partito Democratico, potrebbe una eventuale vittoria della Harris - data la sua posizione di Vicepresidente con il forte appoggio del Presidente dimissionario - indebolire ulteriormente gli Stati Uniti come leader mondiale? Non c'è alcuna chiara indicazione che la Harris sia in grado di affrontare i principali problemi economici, sociali e strategici degli Stati Uniti.
Sebbene si sia distinta per aver girato il Paese per promuovere i diritti riproduttivi, Kamala Harris ha fallito, e addirittura ignorato, la responsabilità che le era stata affidata di proteggere il confine meridionale dai milioni di persone che entrano illegalmente. Inoltre, da quando la squadra Biden-Harris è salita al potere nel 2021, è scoppiata la guerra in Europa orientale e in Medio Oriente; l'Afghanistan ha ridotto i diritti umani, in particolare l'istruzione delle donne; la Cina ha potenziato le sue iniziative "belt and road", ha minacciato Taiwan e continua la sua ricerca della supremazia globale. Quale sia la risposta che Harris offrirebbe a queste sfide non è ancora chiaro.
Gli elettori americani si troveranno di fronte a un'elezione decisiva il 5 novembre, nella speranza di poter celebrare il 250mo anniversario dell'Indipendenza nel 2026 con il Paese ancora fedele ai valori democratici, agli ideali e alle aspirazioni dei padri fondatori.

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 luglio 2024

4 - LA FEDE NON VA IN VACANZA
Anche tra i monti o in riva al mare siamo diretti alla stessa meta: non una località turistica, ma il paradiso
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Bussola Mensile, luglio - agosto 2024

Come ogni anno eccoci alle "agognate" vacanze. Molti sembrano andare a lavorare al solo scopo di potersi poi permettere le mete estive desiderate. Eppure non è sempre stato così. I nostri bisnonni non andavano mai in vacanza. Chi lavorava nei campi non poteva certo andare via d'estate quando anzi il lavoro aumentava. In Italia fu il fascismo a inculcare l'idea che bisognava andare al mare. E indovinate! Il motivo era la salute. Quanto ci tiene lo Stato alla salute dei cittadini, oggi come ieri! I medici iniziarono a dire che per la salute dei figli occorreva portarli al mare perché l'aria che si respira cura tutte le malattie. E allora frotte di gente si precipitavano sulle spiagge con costumoni che oggi ci fanno ridere, (ma vedendo come si sono assottigliati soprattutto quelli delle donne al giorno d'oggi, viene solo da piangere per quanto il pudore è dimenticato e il corpo profanato).
Ma facciamo alcune considerazioni su come l'uomo di fede può e deve vivere questo "rito" collettivo. Il cattolico si distingue non solo nella vita ordinaria, ma anche dal modo in cui si riposa e si diverte: anche sotto l'ombrellone o in cima a un monte, lo scopo della vita non è un pacchetto turistico, ma il paradiso. Ovviamente non stiamo a valutare se sia meglio il mare o la montagna. Qui interessano alcuni punti fermi per una vacanza degna di un figlio di Dio.

PUNTI FERMI PER IL CRISTIANO
Innanzitutto il cristiano non spende cifre sproporzionate al suo tenore di vita. Chi esagera al solo scopo di ostentare uno stile di vita al di sopra delle proprie possibilità, dimostra un'esistenza triste.
Inoltre il cristiano deve ricordarsi che è tale anche in estate. Non si va mai in vacanza da Dio, dalla fede e dalla morale. Si può andare anche in capo al mondo, ma, ad esempio, non si può dimenticare il precetto della domenica e delle altre feste comandate. Andare alla Messa è sempre possibile e il precetto non si sospende perché "non c'è tempo" o "non so dov'è la chiesa". Nemmeno la distanza da una chiesa officiata da un sacerdote cattolico può valere come scusa. Quando si programma il viaggio bisogna informarsi anche su dove poter andare alla Messa. E non bisogna dimenticare che il rispetto dei luoghi sacri e delle celebrazioni liturgiche vale anche fuori casa. Non ci si presenta alla Messa in ciabatte e pantaloncini perché il sacerdote celebra la Messa sul sagrato o in pineta (oppure, Dio non voglia, direttamente in spiaggia). Non ci si può adeguare a quello che fanno gli altri se questo non rispetta Dio. E non bisogna nemmeno dimenticare che andare a Messa in vacanza è necessario, ma non sufficiente. Occorre, ad esempio, anche la preghiera quotidiana per cui difenderemo la regolarità della vita spirituale anche in vacanza senza vergognarci di appartarci dall'eventuale compagnia in alcuni momenti della giornata.
Inoltre non va dimenticato che l'ozio è il padre dei vizi. La vacanza non può trasformarsi in un "dolce far nulla". Riposare in vacanza è il primo obiettivo, mentre l'ozio va rifuggito sempre impegnandosi ad avere un programma nel quale non manchino sia il riposo che il divertimento, ma anche la preghiera e l'amore del prossimo a cominciare dai suoi familiari a cui dedicare più tempo e attenzione.

NON UNA SCUSA PER PECCARE
A proposito del divertimento bisogna ricordare che non deve essere una scusa per poter peccare. Se questo è ovvio in quanto dobbiamo fuggire e non cercare le occasioni prossime di peccato, meno evidente è che il divertimento non deve farci dimenticare il primo obiettivo, cioè il riposo. Se i posti frequentati, la folla e il rumore caratterizzano la nostra vacanza, allora ben possiamo dire che torneremo a casa più stanchi di prima e allora... perché siamo partiti? Potevamo stancarci gratis continuando con le normali attività a casa.
Non va dimenticato inoltre che in vacanza possiamo dedicare del tempo alle letture edificanti che magari non siamo riusciti a coltivare durante l'anno: gli scritti dei santi o le loro vite, i romanzi storici di Louis de Wohl oppure i libri consigliati proprio in questo numero della nostra rivista e, perché no, anche la stessa Bussola Mensile. Per chi può permetterselo sarebbe bello trascorrere un po' di tempo nel silenzio di un monastero per ritemprare lo spirito, ma per chi ha famiglia è pressoché impossibile e allora perché non visitare almeno un santuario, una cattedrale o un luogo dove è avvenuto un miracolo o un'apparizione? E perché non approfittare per la confessione e la direzione spirituale?
Parlando di vacanze e di famiglia non si può infine tacere la leggerezza con cui quasi tutti i genitori lasciano fare ai figli vacanze assolutamente immorali come quelle, ad esempio, fatte in gruppo da ragazzi e ragazze insieme o addirittura il fidanzato con la fidanzata come fossero già sposati. Incoraggiare o anche solo permettere simili vacanze di maschi con femmine è favorire situazioni prossime di peccato, mentre le vacanze dei fidanzati sono istigazione al peccato. Il genitore deve essere tassativo sul rispetto della morale cristiana e, finché il figlio abita nella sua casa, non può giustificarsi dicendo che "ormai è grande". Fino a quando il figlio non diventa autonomo, con una casa e un reddito propri, è obbligato dal quarto comandamento all'ubbidienza verso i genitori e quindi questi ultimi rispondono davanti a Dio delle occasioni di peccato da loro permesse o anche solo tollerate. San Paolo ammoniva: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). A volte si ha l'impressione che i genitori si siano perfettamente conformati alla «mentalità di questo secolo». E le conseguenze per le nuove generazioni sono sotto gli occhi di tutti.

DOSSIER "CONSIGLI PER L'ESTATE"
Vacanze, spiaggia e... bikini

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Fonte: La Bussola Mensile, luglio - agosto 2024

5 - A PROCESSO PER AVER ''STRESSATO'' UN CINGHIALE
I cinghiali (e i lupi) rappresentano uno dei principali problemi per il mondo agricolo, ma le leggi proteggono più gli animali che l'uomo
Autore: Massimo Balsamo - Fonte: Sito di Nicola Porro, 9 luglio 2024

I cinghiali rappresentano uno dei principali problemi per il mondo agricolo, è piuttosto noto. I proclami non mancano, ma la situazione non sembra destinata a migliorare. Anzi, secondo Andrea Busetto al peggio non c'è mai fine. Marchigiano, di Pesaro, il 64enne è in prima linea contro gli animali selvatici da diversi decenni, denunciando sottovalutazione, sciatteria e collusioni varie. "Non potete neanche immaginare le condizioni degli agricoltori. La mia era l'aziendina più bella delle Marche", ci racconta in una giornata particolarmente delicata. Oggi, infatti, è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia dai carabinieri forestali che lo hanno denunciato per bracconaggio. Ma andiamo per gradi.
Allevatore di vacche dal 1985 al 2010, Andrea Busetto, che recentemente si è dimesso recentemente da presidente provinciale e vice presidente regionale della Confederazione Italiana Liberi Agricoltori, è da sempre in prima fila per l'allarme cinghiali. "Si è arrivati a questo punto per sottovalutazione, sciatteria e collusione", il suo j'accuse, con tanto di disinteresse per i rischi per l'impatto ambientale e la sanità, considerando le potenzialità esiziali della peste suina africana. "Io ho le spalle molto larghe, la battaglia la faccio per chi è meno fortunato e strutturato di me: ci sono molto agricoltori in difficoltà, distrutti da lupi e da cinghiali", la sua visione, la visione di un uomo con tanti nemici ma che non ha voltato le spalle davanti alle ingiustizie.

MIA MOGLIE AGGREDITA DA UN CINGHIALE
Nitido il ricordo di quanto accaduto nel 1997, quando trovò un gruppo di cinghiali nella sua abitazione: "Mia moglie, incinta di 8 mesi, venne quasi aggredita da un cinghiale. All'epoca non si parlava di cinghiali, eravamo in pochi a farlo. E la politica ci disse di aggiustarci. Mia moglie decise di denunciare il presidente della Provincia, perché la fauna selvatica è di proprietà dello Stato, ma tutto venne archiviato. Se mi fosse scappata una vacca per strada e avesse ammazzato un cristiano, io sarei andato in galera, ma in Italia per i cinghiali non paga nessuno". Una tragedia sfiorata, alla quale rispose con una provocazione.
Nel 1997 andò a comprare un cinghialetto d'allevamento - non selvatico - lo portò negli uffici della Provincia, facendo finta di averlo trovato nella sua stalla: "Da quel giorno iniziò l'inferno: non ero mai stato denunciato, da quel momento in poi fu una valanga contro di me". Le autorità sequestrarono l'animale e l'uccisero. La denuncia nei suoi confronti fu per "aver indotto l'animale a comportamenti contrari alla sua natura di selvatico". Il processo fu un caso mediatico: "Mi hanno processato e denunciato per qualunque cosa. Io ho tenuto duro e ho mantenuto la mia famiglia". "Ci sono stati molti morti, molti incidenti, milioni di danni all'agricoltura", racconta Busetto, che due anni fa ha rischiato la pelle proprio per colpa dei cinghiali. Alcuni animali scavarono uno dei suoi campi: "Tornando a casa dopo aver riseminato un campo distrutto, il trattore entrò in una buca causata dai cinghiali e sono finito in un burrone: sono vivo per miracolo". Quattro mesi e mezzo a letto, ma con la pelle in salvo.

NUOVA DENUNCIA PER UNA GABBIA
Ma al peggio non c'è mai fine. A 27 anni da quell'incredibile denuncia per bracconaggio, ecco la nuova denuncia per una gabbia di cattura di cinghiali. "La gabbia è di proprietà della Provincia di Pesaro, che le aveva comprate ma non le usava. Io chiesi di darle a noi agricoltori, così da sfruttarle. La ricevo anche io con il decreto del dirigente che me la consegnava in comodato d'uso gratuito. Io feci il corso obbligatorio di tre ore e ottenni l'abilitazione. Ogni volta che ho preso i cinghiali, ho comunicato alla polizia provinciale, come previsto dalla legge", la ricostruzione di Busetto: "Un mese fa sono venuti degli ignoti dentro la mia proprietà e hanno danneggiato la gabbia. Ho fatto la denuncia ai carabinieri forestali. Dopo aver parlato con il loro comandante provinciale, sono venuti e mi hanno anche ringraziato. Ma dopo una settimana sono tornati per una denuncia contro di me. Il motivo? Io, avendo in comodato d'uso la gabbia, avrei dovuto comunicare ogni anni il possesso della gabbia secondo quanto previsto dal regolamento regionale. Io non lo sapevo ovviamente".
Seguiremo gli sviluppi della vicenda, ma Busetto è pronto a dare battaglia: "Spero che questo processo venga celebrato, perché finalmente verrebbe tutto a galla. Ci sarebbe da scrivere un libro. Muore la gente per strada, c'è la peste suina africana fuori controllo, la Coldiretti dice quello che dicevo io dieci anni fa, ma denunciano me come bracconiere con la gabbia della Provincia. Robe da pazzi. Non ci sono le parole. Ma io sono sereno, gli farò vedere i sorci verdi".

Fonte: Sito di Nicola Porro, 9 luglio 2024

6 - L'ALLENATORE DELLA SPAGNA CAMPIONE D'EUROPA E' CATTOLICO E NON SE NE VERGOGNA
Ha affermato: ''Non esiste una, ma mille ragioni per credere in Dio. Senza Dio, nulla nella vita ha senso''
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 15 luglio 2024

La notizia è già girata: la nazionale spagnola, guidata dall'allenatore Luis de la Fuente Castillo, ha vinto gli Europei 2024, salendo così per la quarta volta sul tetto d'Europa. Sopra a quel tetto e più su, oltre il cielo di Berlino, secondo il CT della squadra iberica c'è Qualcuno che dà senso a tutto, anche a una conquista sportiva tra le più prestigiose. Nella conferenza stampa che ha preceduto la finale che ha visto trionfare la Spagna sull'Inghilterra per due reti a una, un giornalista della BBC lo ha interpellato sulla sua fede, come riporta Aciprensa: «Quelli di noi che sono atei rispettano ma non comprendono appieno il rapporto di coloro che hanno fede in Dio. Dov'è Dio e la fede quando c'è una finale e ci vuole assolutamente tutto per vincere?». La risposta di de la Fuente Castillo, che ha suscitato le risate dei presenti, ha mostrato come l'esperienza del credente nei confronti di chi non crede sia esattamente la stessa, uguale e contraria: «Ti capisco perfettamente perché con gli atei mi succede la stessa cosa, esattamente la stessa cosa».
Non dice cosa c'entri la fede con il desiderio di vincere una finale, ma spiega come questa dimensione investa tutta la vita, quindi anche la professione, nel suo caso quella di allenatore: «La fede è qualcosa di personale e trasferibile, in questo caso non è incedibile, è trasferibile, ma è personale. [...] Siccome sono libero e posso scegliere quello che penso di dover fare, la mia intelligenza e le mie esperienze [...] ebbene, mi invitano a credere in Dio e mi danno molta sicurezza e molta forza». E non si tratta di superstizione, un insieme di riti o pensieri da rivolgere a un'entità misteriosa per estorcere benefici personali. La fede di cui parla è invece un atto umano integrale che si appoggia alla ragione, all'esperienza e alla volontà: come l'amore, la fede nasce anche da una decisione.
Lo spiega chiaramente in un'altra intervista a El Mundo online dove racconta di essere tornato alla fede cattolica nella quale pure era stato educato per una sua libera decisione. Le ragioni per credere erano sempre state lì, ma per un lungo tratto della sua vita erano prevalsi i dubbi. Lo chiarisce rispondendo alla domanda del giornalista: «Dammi una ragione per credere in Dio». «Altrimenti la vita non avrebbe senso. È qualcosa che devi vivere, che avrebbe dovuto esserti spiegata. Sono religioso perché ho deciso di esserlo. Vengo da una famiglia religiosa, ma per tutta la vita ho avuto molti dubbi e mi sono allontanato dalla religione. Ma a un certo punto della mia vita, ho deciso di rivolgermi di nuovo e di appoggiarmi a Dio per tutto ciò che faccio. Non esiste una, ma mille ragioni per credere in Dio. Senza Dio, nulla nella vita ha senso». Per questo, una volta che la luce della fede ha iniziato a penetrare ogni aspetto della realtà, è difficile per chi crede comprendere la visione dell'ateo. Per il sessantatreenne allenatore delle furie rosse la fede cristiana non è solo visione e comprensione intellettuale, però, è il rapporto con Qualcuno che attraversa ogni altra relazione, con il prossimo, la carriera, i successi e i fallimenti.
Da come racconta sempre nell'intervista a El Mundo, la dimensione spirituale sembra rimettere in ordine tutto il resto, permettendogli di gioire dei successi, di chiedere perdono per gli errori, di proteggersi dall'invasività dei social media e di considerare un obiettivo di prim'ordine il suo valore come persona e non la lunghezza dell'elenco di titoli conquistati: «A Del Bosque non piace molto che la gente anteponga la sua brava persona ai suoi meriti professionali. Ti succede qualcosa di simile?»
«No, no, per niente. Per me essere una brava persona è fondamentale, è un valore aggiunto. Datemi delle brave persone, innanzitutto, e poi dei bravi professionisti.»
«Ma preferisci che la gente dica: 'è una brava persona, ma un pessimo allenatore'?»
«Professionalmente, i risultati ti mettono al tuo posto. La valutazione professionale è soggettiva. Ma quello che penso sia più importante è che ti dicano che sei una brava persona. È meglio vivere facendo il bene che facendo il male, il male non riposa».
Il male tormenta e annoia, anche se in era moderna ha riscosso tanto successo nelle rappresentazioni artistiche e cinematografiche. Il peccato fa male e non è così divertente come lo staff marketing che vi si dedica - instancabile - fa di tutto per farci credere. Si potrebbe ripartire da questo e dalla considerazione che una persona che serve l'ideale del Bene non è affatto il bonario e ottuso parrocchiano (anche questo, uno stereotipo che gradiremmo abbattere) che si accontenta di esercizi devozionali e buoni sentimenti, ma un allenatore che lavora sodo, apprezza i propri giocatori innanzitutto come persone e, per inciso, ha appena sollevato il trofeo più prestigioso d'Europa. Alla fine non è poi così da "nerd" invocare l'intercessione dei santi e della Vergine, come dice di fare abitualmente il tecnico spagnolo, no?

Fonte: Sito del Timone, 15 luglio 2024

7 - LA FREGATURA DEL SISTEMA DI VOTO FRANCESE
Marine Le Pen ha avuto solo 143 seggi (33% dei voti), al Nouveau Front Populaire ben 182 seggi (28% dei voti) e al partito di Macron ben 150 seggi (solo il 20% dei voti)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro, 8 luglio 2024

I giacobini hanno lasciato un bel regalo al mondo occidentale: il giacobinismo. Il quale consiste in questo: una sparuta minoranza decide a tavolino cosa sia il bene e cosa il male, poi applica con la forza il suo schema al popolo col metodo del letto di Procuste. Che i troppo corti li stirava e i troppo lunghi li mutilava per fare rientrare tutti nelle misure del suo giaciglio.
La filosofia è gnostica: alcuni di autodesignano "giusti" e obbligano il popolo, massa pecorona che non sa qual sia il suo vero bene, a fare quel che dicono loro. "Faremo della Francia un cimitero se non potremo rigenerarla a modo nostro!", proclamò un autorevole esponente della cricca robespierriana. E, infatti, ghigliottina. E non bastava obbedire, ma dovevi anche dimostrare entusiasmo. Da qui la coccarda obbligatoria e il certificato di "civismo". Da qui la modifica del linguaggio, l'introduzione di nuove feste a tema, la cancel culture (decapitarono anche le statue dei Re su Notre Dame). Vi ricorda qualcosa?
La Francia non ha perso il vizio, come si vede attualmente. La democrazia è "cosa loro", perciò della volontà popolare se ne impipano. Il popolo vota la destra (che anche i nostri tiggì continuano a chiamare "estrema") e giù i suoi c.d. rappresentanti a forzare leggi e regolamenti (che loro stessi hanno inventato) ad aggirarla, a vanificarla, perché il popolo, come si è detto, è un bamboccio che non sa quel che fa.
È sempre dalla Francia che tutto è partito. Prima, il re medievale era solo un primus inter pares coi suoi baroni. E a mantenerlo nei giusti princìpi (teorici e generalissimi, cioè morali) pensava il Papa. Poi, il primo re ad arrestarlo, il Papa, fu proprio un francese, Filippo il Bello, che per prima cosa fece fuori la guardia pretoriana del Papa, i Templari. I suoi successori, poco alla volta, esautorarono la nobiltà inaugurando l'Assolutismo: L'État c'est moi, poteva finalmente dire Luigi XIV. Ma accentrando tutti i poteri nella capitale, i re assoluti non si avvidero di star segando il ramo su cui stavano seduti. E a un pugno di giacobini fu sufficiente impadronirsi di Parigi per avere in mano tutto il resto.
La Rivoluzione Francese fu in realtà una rivoluzione solo parigina, che il resto di Francia dovette subire con le cattive (si veda il genocidio vandeano) e Napoleone esportò in tutta Europa in fil di sciabola. Si pensi solo al Codice Civile (detto napoleonico, appunto): i re non si erano mai sognati di mettere bocca nel diritto privato, né - figurarsi - di legiferare sulla famiglia. Comunque, la mania di voler costruire l'"uomo nuovo" comincia nel 1789, e oggi ne vediamo le estreme conseguenze nell'ossessione regolatoria con cui veniamo asfissiati quotidianamente da quelli che comandano. Il cancro ha infettato anche gli Usa, come l'era Obama ancora in corso dimostra. Che Dio ci aiuti, perché nessun altro potrà. Nemmeno il voto, come proprio la Francia dimostra.

Nota di BastaBugie: Roberto de Mattei nell'articolo seguente dal titolo "La Francia cartesiana immersa nel caos" spiega la fregatura del sistema di voto francese che ha dato al Rassemblement National di Le Pen solo 143 seggi (33% dei voti), al Nouveau Front Populaire ben 182 seggi (con solo il 28% dei voti) e ad Ensemble, il partito del presidente Macron, ben 150 seggi (con solo il 20% dei voti).
Ecco l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 10 luglio 2024:

La Francia, madre del filosofo Cartesio (1596-1650) e della Rivoluzione del 1789, è sempre stata "cartesiana" nella sua politica come nella sua filosofia. I regimi che si sono succeduti dopo la Rivoluzione francese, costituiscono infatti differenti fasi storiche corrispondenti ad altrettanti paradigmi politici, di modello per le altre nazioni. Il bonapartismo (1796-1815), precursore del fascismo, è il paradigmatico tentativo di amalgamare l'eredità della Rivoluzione con il desiderio di autorità e di ordine degli uomini di destra; l'epoca della Restaurazione (1815-1830) costituisce l'effimera affermazione della destra legittimista; la monarchia orleanista (1830-1848) è il trionfo del liberalismo conservatore. La Seconda (1848-1849) e la Terza Repubblica (1870-1940), riprendono lo spirito della Rivoluzione, con l'intervallo della nuova esperienza bonapartista di Napoleone III, tra il 1852 e il 1870. In tutte queste fasi della sua storia, la Francia mostra sempre la sua propensione per la radicalità e la chiarezza delle posizioni. Lo testimoniano anche le fiammate della Rivoluzione di febbraio del 1848, della Comune di Parigi del 1870 e della Rivoluzione studentesca del 1968: sono state esperienze brevi, ma hanno avuto un'influenza profonda.
Le elezioni legislative del 2024, che hanno rappresentato un vero e proprio terremoto politico, vanno considerate con la massima attenzione proprio perché ciò che accade in Francia ha sempre un valore di punto di riferimento in Europa, a differenza di altri paesi, come il Regno Unito, dove la competizione elettorale ha una portata solo insulare e la recente vittoria dei laburisti si inserisce nel quadro di una fisiologica alternanza al potere tra i due principali partiti che da sempre si affrontano.
Tutto comincia con le elezioni europee dell'8 giugno in cui il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella ottiene il 31 per cento dei voti, affermandosi come il primo partito in Francia. Poche ore dopo aver conosciuto l'esito della consultazione elettorale, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron decide di sciogliere l'Assemblea nazionale e di indire elezioni anticipate.
L'iniziativa appare a tutti gli osservatori azzardata, dettata da una reazione impulsiva più che da un meditato calcolo politico. I risultati del primo turno elettorale confermano questa impressione. Il Rassemblement National, alleato con Eric Ciotti, il presidente dei Repubblicani di destra, si conferma il primo schieramento politico con il 33% dei voti, seguito dalla sinistra unita del Nouveau Front Populaire con il 28% dei consensi. Il grande sconfitto è Macron che, come osserva Alexis Brézet su "Le Figaro" perde tutto: «voleva unire il blocco centrale, dividere la sinistra, isolare il RN; tutti i suoi calcoli si sono rivelati falsi» (1° luglio 2024).
Il centro macroniano appare frantumato e si delinea la classica polarizzazione tra destra e sinistra. In un libro dedicato a L'Extrême Centre ou le poison français. 1789-2019 (Editions Champ Vallon 2019), Pierre Serna dimostra come il "centro" non è mai riuscito ad ancorarsi nel paesaggio politico francese. I "girondini" nella storia di Francia hanno sempre aperto la strada ai "giacobini". Ciò che accade lo conferma. Macron, il teorico del "supercentro" contro gli opposti estremismi, a costo di suicidarsi, lancia la "strategia della desistenza," per la quale, nella sfida triangolare del secondo turno i candidati macroniani che sono preceduti da candidati del Front Populaire si ritirano, per farli vincere, e i candidati del Front Populaire preceduti dai macroniani fanno altrettanto. In questo modo 218 candidati, 130 della sinistra, 82 nel campo presidenziale, che avevano superato il primo turno, si ritirano per impedire, la vittoria della destra. Il capovolgimento è inevitabile. Il blocco Macron-estrema Sinistra arresta la marcia trionfale della Destra. Il vincitore però non è Emmanuel Macron, che ha perso la maggioranza che aveva in Parlamento, ma Jean-Luc Mélenchon, il vecchio attivista trotzkista de La France Insoumise, che l'ha ottenuta e ora guarda alle elezioni presidenziali del 2027 come avversario di Marine Le Pen. Questo è il risultato della politica di "Muoia Sansone con tutti i Filistei".
Qual è ora la situazione? La nuova Assemblea Nazionale è ingovernabile, con tre blocchi principali, il Front Populaire con 182 seggi (lontano comunque dalla maggioranza), la coalizione Ensemble pour la République di Macron con 168 e il Rassemblement National con 143. I macronisti hanno perso 85 seggi, i lepenisti ne guadagnano 36. Il Front Populaire è il partito più rappresentato nell'Assemblea Nazionale, ma il Rassemblement resta il primo partito in Francia, con dieci milioni di voti, contro sette milioni del Front Populaire.
«La nascita del nuovo esecutivo sarà un rompicapo peggio del cubo di Rubik», scrive il "Corriere della Sera" dell'8 luglio. La nomina del primo ministro spetta al presidente, ma poi è l'Assemblea nazionale che deve votare la fiducia al premier. Nella nuova Assemblea, tra Macron e Mélenchon, non c'è niente in comune, salvo l'odio per la Destra. Macron è un liberale di sinistra, legato agli ambienti del supercapitalismo; Mélenchon appartiene alla sinistra euroscettica, anti-atlantista e antisionista. [...] È in questa torbida situazione che si svolgeranno a Parigi dal 26 luglio all'11 agosto i Giochi Olimpici.
Va ricordato infine che nella storia non esistono solo errori politici, ma anche colpe morali. Come dimenticare che Emmanuel Macron è il personaggio politico che, lo scorso 4 marzo, con l'arroganza che gli è propria, si è dichiarato fiero che la Francia sia stato il primo paese del mondo a inserire l'aborto nella sua carta costituzionale auspicando che l'omicidio di Stato fosse inserito tra i diritti fondamentali dell'Unione Europea? Ma il diritto alla vita, che fa parte della legge naturale, non è un principio effimero, che possa essere abolito da un parlamento. Gli uomini politici invece sono effimeri. Tre mesi dopo le sue roboanti dichiarazioni, il trono di Macron si è sbriciolato, proprio a causa delle elezioni europee. Il sovvertimento della legge naturale è destinato a sconvolgere gli equilibri politici e sociali perché le nazioni non hanno nell'eternità, ma nella storia, il premio o il castigo delle loro scelte. Preoccupa però il fatto che tra i 770 voti a favore dell'inserimento dell'aborto nella costituzione francese ci fossero anche 46 voti del Rassemblement National, tra cui quelli di Marine Le Pen e di Jordan Bardella. Per questo, il buon uso della ragione non fa prevedere nulla di buono nel nostro immediato futuro.

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: Sito di Nicola Porro, 8 luglio 2024

8 - OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,1-15)
Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

LA TENTAZIONE DI PREFERIRE IL PANE MATERIALE AL PANE SPIRITUALE 
Abbiamo ascoltato una bella e famosa pagina del Vangelo di Giovanni. Il Signore ci conceda di arriva re a comprendere con la nostra intelligenza illuminata dalla sua luce non solo il fatto, ma anche la sua verità. 
Il fatto è uno dei pochissimi che è testimoniato concordemente da tutte e quattro le narrazioni evangeli che. Il che ci rivela quanto il ricordo sia rimasto vivo nella coscienza dei primi discepoli, che avevano visto coi loro occhi il prodigio, e quanta importanza l’avvenimento abbia avuto nella catechesi della comunità primitiva. 
L’episodio avviene di primavera. Giovanni ci ha fatto sapere che era vicina la Pasqua, e Marco, col suo modo pittoresco e un po’ infantile di scrivere, nota nel suo racconto che la gente si siede sull’erba verde. 
Una grande folla è come affascinata da Gesù e lo segue tenacemente, fino a trovarsi lontano dall’abitato e fino a trascurare addirittura la necessità di nutrirsi. C’è solo un ragazzo con cinque pani d’orzo e due pesci; certo un ragazzo con una madre previdente, che, prima di lasciarlo partire da casa al mattino per le sue libere scorribande, gli ha preparato un piccolo canestro con un po’ del cibo dei poveri.
Dopo l’intervento di Gesù, cinquemila persone si saziano, e ancora avanzano dodici canestri di pane. Il fatto poi si conclude, un po’ malinconicamente, con una incomprensione: la gente, avendo incontrato uno capace di mantenerla tanto a buon mercato, pensa subito ad affidargli il governo della cosa pubblica e vuol prenderlo per farlo re. Gesù, che aveva avuto ben altra intenzione e voleva portarli invece alla fede nel “pane di vita”, sfugge al loro entusiasmo interessato, e si ritira sulla montagna tutto solo. Tutto solo, perché nessuno è con lui; ma più ancora e più profondamente perché nessuno lo ha saputo davvero capire. 
Vediamo adesso di saper trovare tra le pieghe del racconto un po’ di quella luce che è vitale per l’anima nostra, riflettendo con molta semplicità su alcuni particolari del testo. 

L’INAPPETENZA SPIRITUALE DELL’UOMO CONTEMPORANEO 
Una grande folla lo seguiva: una folla che avvertiva fortissimo il bisogno di lui e della sua parola. Pare quasi di veder avverato qui quanto aveva preannunciato un profeta d’Israele molti secoli prima: Ecco, verranno giorni – dice il Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane né sete di acqua, ma d’ascoltare la parola del Signore (Am 8,11). 
A noi purtroppo questa fame manca. Arricchiti di proteine e vitamine, noi siamo spesso dei sazi sul piano fisico e degli inappetenti sul piano spirituale. Se ci mettiamo ad ascoltare la parola di Dio, lo faccia mo talvolta con la sufficienza e il tedio di chi ritiene di non venire a sapere niente di nuovo e comunque niente di interessante. 
E mentre lasciamo che quotidianamente si rovesci sul nostro spirito l’alluvione delle parole vuote e delle cognizioni inutili, non sappiamo metterci seriamente in cerca della verità sull’uomo, sul mondo, sul nostro destino; cioè in cerca delle conoscenze che davvero contano per la nostra vita e per la sua significanza. 
È proprio curioso il comportamento che ci è imposto dal conformismo imperante (anche se molte volte è vestito di appariscente anticonformismo): uno può parlare due ore con gli amici dei fatti di cronaca nera, rosa, sportiva; ripetere le sempiterne idiozie che ci passiamo continuamente tra noi; non evadere mai coi suoi discorsi dalla futilità, ed è ritenuto un uomo normale e piacevole. Basterebbe che parlasse cinque minuti del senso ultimo dell’esistenza e della vita eterna, e sarebbe giudicato subito una persona strana e noiosa. 

DIO AMA COINVOLGERE L’UOMO NEL SUO OPERARE 
Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbia no da mangiare? Gesù si accorge del disagio degli altri. Egli non ha mai promesso pane e il suo compito non è quello di dar da mangiare alla gente. Egli ha sempre parlato del Padre che è nei cieli e ci aspetta, e del Regno di Dio, che ci è dato in sorte; non ha mai confuso il Vangelo, cioè l’annuncio della salvezza totale dell’uomo, con l’annuncio della giustizia terrena, della liberazione politica, del benessere sociale. Ma davanti alla fame si commuove e si preoccupa. 
Di fronte alla sua fame nel deserto, aveva risposto: Non di solo pane vive l’uomo.
Di fronte alla fame degli altri, trova il modo di dar da mangiare. Perché la fame del mio fratello non è più per me una questione puramente economica o sociale: è una questione religiosa, che interpella l’autenticità, la vivacità, la concretezza della mia fede. 
Gesù dunque interviene. Ma quando decide di inter venire, vuole che sia la gente stessa a dare prima di tutto quello che ha. 
Potrebbe fare tutto da solo; ma sceglie di associarci nelle sue grandi imprese, ed esige che abbiamo a mettere a disposizione della sua sconfinata potenza la nostra incapacità e la nostra miseria. È il suo stile: ci coinvolge sempre, perché anche noi con lui abbiamo a diventare protagonisti. 
Cinque pani e due pesci. Che cos’è questo per tanta gente?, dice Andrea. 
È certamente poco, pochissimo; ma è tutto quello che c’è. Il Signore, per operare i suoi miracoli, non ha bisogno che ciò che possiamo dargli sia molto; ha solo bisogno che sia tutto. 
Nessuno di noi deve dire: sono troppo piccolo, debole, miserabile, per servire ai disegni di Dio, perché questo a Dio non importa. Purché la donazione sia totale: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze. 
Sembra avaro il Signore, che, per incominciare a intervenire nella situazione, ha voluto quasi confisca re la merenda di quel ragazzo. Ma non è avarizia, è desiderio di farci efficacemente partecipare. Tanto è vero che poi non misura la sua generosità: dopo che tutti furono saziati, ancora avanzano dodici ceste ricolme. 

LA PREZIOSITÀ DI OGNI FRAMMENTO AGLI OCCHI DI DIO
Ma c’è ancora una sorpresa. Che cosa se ne può fare del pane avanzato, colui che ha sfamato di colpo cinquemila persone? Eppure se ne preoccupa: Raccogliete i frammenti avanzati – dice – perché nulla vada perduto. 
Con quest’ultima frase Gesù ci rivela stupendamente la sua insaziabile sete della nostra salvezza e la sua attenzione a tutto ciò che in qualche modo e per qualche aspetto contiene un valore, anche se è solo un valore parziale. 
Egli costruisce il Regno di Dio con tutti i frammenti di verità, di giustizia, di bontà, che riesce a trovare nel cuore dell’uomo. 
Nessuno di noi possiede in assoluto l’integralità della divina ricchezza. Ciascuno di noi, speriamo, è dentro di sé un frammento, piccolo o grande, di quell’ideale di uomo, che pienamente si è avverato soltanto in Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto. 
Oggi, tra le altre cose, la parola di Dio ci comunica una notizia consolante: anche i frammenti sono preziosi agli occhi del Signore, il quale vuole che nulla vada perduto. 
Se anche ci sono giorni in cui ci sentiamo soltanto dei rottami, questa verità evangelica deve rianimarci e darci fiducia. Purché naturalmente non ci compiacciamo o vantiamo della nostra condizione di rottami, ma aspiriamo ogni giorno a costruire dentro di noi l’uomo perfetto. 
Il Signore Gesù ci dà, per aiutarci in questa quotidiana fatica di inseguimento dell’ideale, il cibo della sia eucaristia, il Pan di vita, che è in grado di donare sostegno e vigore al popolo pellegrinante di Dio.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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