BastaBugie n�884 del 31 luglio 2024

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1 BRUTTA, BLASFEMA, IDEOLOGICA: L'APERTURA DELLE OLIMPIADI E' UN FLOP
La cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Parigi è stata all'insegna del cattivo gusto, della propaganda abortista e blasfemie degne di un gay pride (VIDEO: La cerimonia delle Olimpiadi woke)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA TURCHIA RIFIUTA IL RIFORNIMENTO ALL'AEREO PERCHE' E' ISRAELIANO
È la prima volta nella storia che viene negata assistenza a un volo atterrato per emergenza: una donna con un attacco cardiaco, ma con il difetto di essere ebrea
Autore: Michael Sfaradi - Fonte: Sito di Nicola Porro
3 IN OCCIDENTE VIVIAMO IN UNA DEMOCRAZIA TOTALITARIA
Accade quando il popolo deve essere educato a votare secondo il volere delle élite che promettono la salvezza attraverso la politica (e, se serve, ricorrendo alla forza)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Bussola Mensile
4 ELON MUSK CHOC: LA TRANSIZIONE DI GENERE HA UCCISO MIO FIGLIO
Il miliardario seguendo gli ''esperti'' ha permesso che il figlio assumesse ormoni bloccanti la pubertà (in realtà: sterilizzanti), ma ora dichiara guerra al transessualismo (DOPPIO VIDEO: Elon Musk e i detransitioners)
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Pro Vita e Famiglia
5 UN TRIBUNALE CONDANNA DUE VESCOVI A RISARCIRE LA DONNA CHE ASPIRA AL DIACONATO
In Belgio due alti prelati sono stati condannati per aver discriminato una donna non avendogli consentito di partecipare al percorso di studi previsto per i diaconi
Autore: Samuele Pinna - Fonte: Sito del Timone
6 SE ANCHE TRUMP MOLLA SULL'ABORTO
Con un colpo di mano e senza chiedere il parere alle associazioni pro-life, il Partito Repubblicano ha quasi del tutto eliminato il suo programma contro l'aborto
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)
Io sono il pane della vita
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - BRUTTA, BLASFEMA, IDEOLOGICA: L'APERTURA DELLE OLIMPIADI E' UN FLOP
La cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Parigi è stata all'insegna del cattivo gusto, della propaganda abortista e blasfemie degne di un gay pride (VIDEO: La cerimonia delle Olimpiadi woke)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 luglio 2024

Brutta. Forse la peggiore di sempre. Questi i commenti più frequenti sui social riguardo la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Brutta non solo per il cattivo gusto. Per citare un paio di episodi: un tizio che impersonava un dio Dioniso tutto dipinto di blu stravaccato in una insalatiera; la guardia repubblicana che ha inscenato un balletto pop tra ballerine altrettanto pop.
Ma brutta anche perché nulla c'entrava con lo sport. Non solo per la location: sulla Senna e non in uno stadio. Ma perché molti spettacoli, anzi molti spettacolini visti e le performance non avevano nessuna attinenza con le discipline olimpiche. Ad esempio c'era una discoteca su una chiatta sulla Senna, una sfilata di moda con abiti orrendi e con modelli spesso in abiti femminili, un pianoforte che andava a fuoco mentre veniva suonato da un coraggioso pianista, un cavallo meccanico che solcava le acque della Senna e molto altro. E gli atleti? Relegati su dei battelli, mera cornice di questo spettacolo circense a cui la regia televisiva ha dedicato la maggior parte delle inquadrature.
Fosse però solo una questione estetica si potrebbe chiudere un occhio. Ma oltre all'estetica anche l'etica è stata vilipesa. Si accennava prima alla sfilata di moda. Su un lato della passerella e al suo centro i creativi nonché cretini della cerimonia di apertura hanno pensato bene di realizzare una parodia dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Al posto di Nostro Signore una donna obesa, con un'aureola che ricordava la Santa Ostia e che gestiva davanti a sé una consolle per mixare la musica, e ai suoi lati, disposti come gli apostoli dell'Ultima cena, alcune drag queen, trans e una bambina che si è messa pure a ballare.

PROTESTANO PERFINO I VESCOVI
La Conferenza episcopale francese ha giustamente alzato la voce e in un comunicato così si è espressa: «Questa cerimonia purtroppo prevedeva scene di derisione e di scherno del cristianesimo, che deploriamo profondamente. [...] Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che sono rimasti feriti dall'eccesso e dalla provocazione di certe scene». Sulla stessa frequenza d'onda Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontifica Accademia per la Vita, il quale, in una intervista a Il Giornale, afferma che l'ideale di libertà incarnato dai Giochi «è stato infangato da una blasfema derisione di uno dei momenti più santi del cristianesimo».
Poi sono comparse le statue d'oro - il kitsch è la cifra stilistica dell'ideologia - di donne ritenute importanti. Una sfilata di figure femminili in cui necessariamente mancava, per fare solo un esempio, Santa Giovanna d'Arco. Però al suo posto c'era una certa Simone Veil (con la V e non con la W), ex presidente del Parlamento europeo. I suoi meriti? «Donna chiave nella legalizzazione dell'aborto», si poteva leggere sui teleschermi.
Insomma l'apertura dei Giochi è stata occasione nemmeno per far propaganda al gender, all'aborto e a buona parte degli ingredienti della sottocultura woke, ma per farne la reclame. Sì, perché in fondo l'esito di questa baracconata è stato scontato, sterile, raffazzonato. Tanto sguaiato quanto triste. C'era più voglia di provocazione che arte, tanto che l'ansia di essere originali a tutti costi è sfociata nello stereotipo.

LA RISPOSTA DEL CIELO
Ma le blasfemie inscenate e la promozione dell'aborto rimangono intatte nel loro turpe significato tanto che hanno gridato vendetta al Cielo e il Cielo ha risposto con un acquazzone impressionante, e nella notte successiva con un misterioso black out che ha colpito moltissime zone della città, ma non ad esempio la Basilica del Sacro Cuore che è rimasta visibilissima come una cattedrale fatta di luce mentre tutta Parigi affogava nel buio, come attesta una impressionante foto che sta girando in internet.
In questa Olimpiade non poteva infine mancare Sua Maestà l'Ambientalismo. I letti degli alloggi degli atleti sono in cartone, così si possono riciclare. I materassi sono realizzati in plastica riciclata. Quindi ecosostenibili, ma scomodi. L'aria condizionata non c'è negli alloggi. Così ha ordinato il sindaco donna di Parigi, Anne Hidalgo, decisa a dimezzare la CO2 rispetto ai giochi di Londra 2012. Le camere vengono rinfrescate grazie ad impianti di raffreddamento sotto il pavimento. Il problema sta nel fatto che a detta dei diretti interessati non sono così efficaci. E allora Australia, Canada, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Norvegia e Regno Unito pensano di acquistare in loco dei condizionatori portatili. Solo che costano e quindi alle delegazioni più povere non rimarrà altro che sudare sotto il sole dell'inclusività.
Di fronte alle critiche il sindaco ha fatto spallucce: «Molto rispetto per il comfort degli atleti», ha dichiarato, ma «la sopravvivenza dell'intera umanità» le sta più a cuore. Resta un mistero come faccia l'umanità a sopravvivere grazie alla mancanza di condizionatori negli alloggi olimpici e di come, per converso, qualche grado in meno stermini il genere umano. E poi, per essere coerenti sino in fondo, perché allora non aboliamo le Olimpiadi dato che producono non montagne, ma intere catene alpine di CO2? Pensiamo solo a tutti i voli per portare atleti, delegazioni e spettatori a Parigi. E allora questo ci pare tanto un ambientalismo di facciata da perseguire fintanto che non intacca alcuni interessi, alcuni portafogli, tra cui quelli di chi ha organizzato questa Olimpiade parigina.

LA CERIMONIA DELLE OLIMPIADI WOKE
Durata: 10 minuti



https://www.youtube.com/watch?v=Six-omqfy04

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 luglio 2024

2 - LA TURCHIA RIFIUTA IL RIFORNIMENTO ALL'AEREO PERCHE' E' ISRAELIANO
È la prima volta nella storia che viene negata assistenza a un volo atterrato per emergenza: una donna con un attacco cardiaco, ma con il difetto di essere ebrea
Autore: Michael Sfaradi - Fonte: Sito di Nicola Porro, 1 luglio 2024

Un volo della compagnia israeliana EL AL partito da Varsavia e diretto a Tel Aviv è stato costretto a un atterraggio di emergenza all'aeroporto di Antalya, in Turchia, per evacuare un passeggero bisognoso di cure mediche.
Dopo aver affidato ai medici turchi una donna che aveva probabilmente avuto un attacco cardiaco, come da prassi consolidata in questi casi il comandante ha chiesto il rifornimento del carburante sufficiente per arrivare a destinazione, ma i lavoratori dell'aeroporto turco si sono rifiutati nonostante l'atterraggio sia stato di emergenza.
C'è anche da sottolineare che ai passeggeri, anche questo contro ogni regola, era stato vietato di sbarcare e per aggiungere ulteriori difficoltà l'aereo era stato fatto parcheggiare in un punto in pieno sole.
I lavoratori turchi, sicuramente su indicazione dei dirigenti, oltre al carburante si sono rifiutati di rifornire le persone a bordo di acqua potabile e viveri, nulla di tutto ciò è stato messo a disposizione dell'equipaggio per essere poi distribuito fra le persone a bordo dell'aeromobile.
Questa situazione, comunque ignorata dalla quasi totalità della stampa internazionale nonostante il fatto di per sé sia di una gravità estrema, è venuta alla luce solo dopo la pubblicazione di una nota da parte della compagnia aerea.

RAGIONI UMANITARIE
I media israeliani hanno riferito che il Ministero degli Esteri aveva ricevuto rassicurazioni dalle autorità turche che all'aereo sarebbe stato consentito di fare rifornimento, ma le procedure andavano per lunghe e nel frattempo l'aereo stava bruciando carburante sulla pista per mantenere in funzione l'aria condizionata e altri sistemi.
A quel punto, e dopo aver preso contatto con le autorità greche, il comandante del volo ha deciso, prima che la riserva di carburante nei serbatoi non lo rendesse più possibile, di decollare per Rodi, a 40 minuti di volo di distanza, e fare rifornimento nell'aeroporto dell'isola.
Secondo una fonte diplomatica turca il carburante doveva essere fornito all'aereo per ragioni umanitarie e la procedura stava per essere completata, è stato il capitano israeliano che ha deciso di decollare di propria iniziativa.
Questa spiegazione oltre ad essere patetica è anche ridicola.
Era palese che il governo turco stava facendo di tutto per far rimanere a terra l'aereo e creare un nuovo caso diplomatico.
Non è da escludere che sia le persone a bordo sia l'equipaggio sarebbero poi stati trattenuti, con motivi pretestuosi, dalle autorità turche.
C'è anche da segnalare che secondo voci attendibili la torre di controllo non abbia dato assistenza in fase di decollo e che i piloti siano stati costretti a staccare dal suolo affidandosi ai soli dati strumentali dell'aeromobile.

L'ATTERRAGGIO PER EMERGENZA MEDICA
Sapremo se queste voci rispondono al vero solamente se la compagnia israeliana farà denuncia verso gli enti di controllo della sicurezza aerea internazionale mettendo a disposizione le scatole nere dell'aereo che hanno continuato a registrare anche a terra perché, è giusto ricordarlo, i motori sono rimasti accesi durante tutto il periodo della sosta.
L'atterraggio è stato per emergenza medica, infatti tutti i voli diretti tra Israele e Turchia sono stati cancellati poco dopo lo scoppio della guerra contro il gruppo terroristico Hamas in seguito al 7 ottobre 2023, quando migliaia di terroristi invasero il sud di Israele dalla Striscia di Gaza, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo 251 ostaggi.
Fin dai primi giorni il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha sostenuto Hamas nella guerra e ha ospitato il suo leader Ismail Haniyeh a Istanbul in aprile e in maggio e ha anche affermato che più di 1.000 membri di Hamas, feriti durante i combattimenti, erano in cura negli ospedali turchi.
Dopo essere stato rifornito in Grecia l'aereo ha potuto concludere il suo avventuroso viaggio ed è arrivato in Israele nella serata del 30 giugno.
È la prima volta in assoluto nella storia dell'aeronautica civile che viene negata assistenza a terra a un volo atterrato per un'emergenza.
Ciò che è accaduto in questo caso è l'ennesima prova di quale sia il vero volto di chi fino a pochi anni fa chiedeva con insistenza di entrare a far parte dell'Unione Europea.

Fonte: Sito di Nicola Porro, 1 luglio 2024

3 - IN OCCIDENTE VIVIAMO IN UNA DEMOCRAZIA TOTALITARIA
Accade quando il popolo deve essere educato a votare secondo il volere delle élite che promettono la salvezza attraverso la politica (e, se serve, ricorrendo alla forza)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Bussola Mensile, giugno 2024

Fu lui il primo ad associare tra loro due termini apparentemente antitetici. Stiamo parlando dello storico polacco Jacob Leib Talmon (1916-1980), e dell’ormai classico saggio di filosofia politica "Le origini della democrazia totalitaria", edito per la prima volta nel 1952.
È possibile che la democrazia divenga totalitaria? È già accaduto nella storia e accade di nuovo. L’analisi di Talmon va alla Francia di fine Ottocento, e a quegli autori che prepararono concettualmente la Rivoluzione del 1789, come l’ex-allievo dei Gesuiti, Claude-Adrien Helvétius, il barone renano, Paul Henri d’Holbach, il ben più noto Jean-Jacques Rousseau, il misterioso Morelly, forse sacerdote, di cui non si saprebbe nulla se non avesse lasciato l’opera Code de la nature, e l’Abbé de Mably, dapprima gesuita e poi massone. Il libro analizza anche il pensiero di due attori fondamentali della Rivoluzione, ossia Emmanuel Joseph Sieyès, prete che abbracciò con entusiasmo la Costituzione civile del clero, e l’“Arcangelo del terrore”, Louis Antoine Léon de Saint-Just, per terminare poi con il rivoluzionario François-Noël Babeuf. Allora come oggi, con le stesse dinamiche, le stesse logiche.
Tre gli ingredienti essenziali della madre di tutte le democrazie totalitarie, e di tutte le figlie: damnatio memoriæ dell’ancien régime, ed in generale di tutto il passato dell’umanità, presentati come il regno dell’ignoranza, dei vizi e dei soprusi; instaurazione di nuovo sistema presentato come l’unico finalmente razionale e scientifico; prospettiva messianica, proiettata ad occuparsi di problemi remoti e universali, scansando quelli presenti e concreti, indegni dell’attenzione degli idéologues.
«Il pensiero democratico totalitario (...) può essere definito - spiegava Talmon - messianismo politico in quanto postula un insieme di cose preordinato, armonioso e perfetto, verso il quale gli uomini sono irresistibilmente spinti e al quale devono necessariamente giungere, e riconosce infine un solo piano di esistenza, la politica». Si tratta di un piano di salvezza sociale, una vera e propria escatologia immanente, a cui gli uomini devono essere condotti, e che, appunto in quanto escatologia, trasforma la vita politica nell’unico piano totalizzante dell’esistenza: nulla al di fuori, nulla al di sopra.

NEL REGNO DELLA LIBERTÀ DEMOCRATICA C'È SEMPRE IL TERRORE
Va da sé che, in quanto messianismo, «gli assiomi o i postulati devono rimanere un fatto di fede. Essi non possono essere né verificati né confutati», ma semplicemente accettati; e chi pone domande o obiezioni diviene eretico. L’ideologo della rivoluzione ha la profonda convinzione «che il suo abbozzo a matita sia la sola cosa reale» e tutto il resto dev’essere ricondotto dentro questo abbozzo.
È qui che si comprende perché nel regno della libertà democratica subentri sistematicamente il terrore, pensato come male transitorio, ma inevitabile, per raggiungere quel bene determinato razionalisticamente e “scientificamente”. «Il dottrinario non pensa mai all’abbozzo a matita in termini di coercizione. Esso non è destinato a interferire con la libertà; al contrario, esso è destinato ad assicurarla. Soltanto il malintenzionato, l’egoista e il perverso possono lamentarsi che la loro libertà è violata. Essi sono colpevoli di sabotaggio, rifiutando di essere liberi e inducendo in errore gli altri». Il ricorso alla forza non è il fine, ma il mezzo necessario «per accelerare il passo del progresso umano verso la perfezione e l’armonia sociale», togliendo di mezzo quelli che, di volta in volta, vengono additati come i nemici del popolo, del progresso, della società, gli ostinati che impediscono alla società di divenire felice e sicura. Obiettivo che può essere raggiunto solo «al termine di questa guerra, solo quando il nemico è stato eliminato e il popolo rieducato».

DPCM ANTE-LITTERAM
Questo obiettivo è sempre solo un passo più in là della situazione concreta; «ripetutamente Robespierre e Saint-Just dichiararono che questo o quel decreto o epurazione era l’ultimo, proprio l’ultimo, e quello che avrebbe certamente inaugurato l’ordine naturale». DPCM ante-litteram. Ordine che diviene ancor più desiderato allorché si convince l’opinione pubblica che un grande male è all’orizzonte, come teorizzava Saint-Just nelle sue Istituzioni repubblicane (1794): «Dobbiamo aspettarci un male generale che dovrebbe essere abbastanza grande per dimostrare alla pubblica opinione la necessità di misure adatte a fare il bene». “Misure adatte” che divengono urgenti nei momenti di crisi, «in cui sono indispensabili l’unità di intento e l’azione concorde», che giustifica «l’eliminazione dell’opposizione ideologica e politica».
L’avanguardia illuminata si mostra dunque amica del popolo, perché ne conosce il bene autentico e persino le aspirazioni più profonde, così profonde da essere nascoste al popolo stesso. Essa è la vera interprete della “volontà generale”, che non è mai «la volontà degli individui spontaneamente espressa, ma qualcosa che avrebbe dovuto essere voluto e che, se necessario, (deve) essere imposto». È in virtù di questa volontà generale che l’avanguardia ha il diritto di ricorrere alla forza ed instaurare così una rivoluzione permanente, motivata ogni volta da mali che incombono e da un bene universale che è lì lì per essere raggiunto, se solo il popolo accettasse un ultimo sforzo, un’ultima restrizione, un ultimo sacrificio.
Non si deve però commettere l’errore di pensare che per la democrazia totalitaria le masse siano spettatrici: tutt’altro. Esse devono essere coinvolte, educate, così da «non lasciare al popolo la libertà di agire» come vuole, ma «fargli compiere l’azione giusta». Al popolo educando non è permesso dare una direttiva politica, almeno finché non è stato «preparato a votare come doveva».
L’analisi di Talmon non è solamente storica, ma profetica. Profezia non di un tempo che sarà, ma di un tempo che è.

Fonte: Bussola Mensile, giugno 2024

4 - ELON MUSK CHOC: LA TRANSIZIONE DI GENERE HA UCCISO MIO FIGLIO
Il miliardario seguendo gli ''esperti'' ha permesso che il figlio assumesse ormoni bloccanti la pubertà (in realtà: sterilizzanti), ma ora dichiara guerra al transessualismo (DOPPIO VIDEO: Elon Musk e i detransitioners)
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Pro Vita e Famiglia, 23 luglio 2024

C'è un virus che "uccide" i giovani. Un virus che ha "ucciso" il figlio di Elon Musk, come lo stesso miliardario ha denunciato nel corso di un'intervista rilasciata allo psicologo Jordan B. Peterson, sul portale di informazione DailyWire.
Stiamo parlando della cultura woke che, in particolare tramite la transizione di genere per i giovani, si annida nelle loro menti e di fatto li annienta, come un vero e proprio virus e come è accaduto a Xavier, uno dei figli di Elon Musk, che oggi si fa chiamare con il suo cosiddetto "nome di elezione", ovvero Jenna.
Il patron di Tesla ha raccontato il dramma del figlio - e il suo in quanto genitore -, denunciando che «vi sono adulti che manipolano i bambini che stanno attraversando una vera e propria crisi d'identità, facendogli credere di appartenere al genere sbagliato. È malvagio, si tratta di bambini che sono molto al di sotto dell'età del consenso. È davvero mutilazione e sterilizzazione di bambini». Non usa mezzi termini il proprietario di Tesla e SpaceX il quale è tornato a parlare di ideologia di genere, un tema di scottante attualità, data la recente approvazione di un disegno di legge in California per il divieto di notifica ai genitori da parte delle scuole in caso di 'transizione sociale' dei loro figli, e che lo tocca da molto vicino, dal momento che suo figlio questo passo l'ha purtroppo già compiuto.
«Sono stato sostanzialmente ingannato a firmare documenti per uno dei miei figli più grandi, Xavier. Questo è successo prima che capissi cosa stesse succedendo e durante la pandemia in corso, per cui c'era molta confusione. Mi è stato detto che Xavier avrebbe potuto suicidarsi». A tal proposito il suo intervistatore, il dottor Peterson, conferma l'infondatezza di tali timori, ribadendo infatti che «non ci sono mai state prove al riguardo e che se c'è un tasso di suicidio più alto i motivi sono la depressione e l'ansia, non la disforia di genere. Questo ogni medico lo sa, ma sono troppo codardi per dirlo apertamente».
«Sono stato ingannato - ha proseguito Musk - e non mi è stato mai spiegato che i bloccanti della pubertà sono in realtà solo farmaci sterilizzanti. Così ho perso mio figlio. Lo chiamano 'deadnaming' per un motivo, ossia perché tuo figlio è morto, quindi mio figlio Xavier è morto, ucciso dal virus della cultura woke. È incredibilmente malvagio, quanti promuovono tali trattamenti di terapie affermative di genere dovrebbero andare in prigione», ha tuonato infine Musk, manifestando nel contempo la propria ferma volontà di combattere strenuamente cancel culture e ideologia di genere che stanno continuando a mietere tante vittime, profittando subdolamente della condizione di particolare vulnerabilità che i giovani attraversano, in specie durante la fase dell'adolescenza, nel lento e faticoso processo di strutturazione e consolidamento del proprio Sé.

ELON MUSK: HO PERSO MIO FIGLIO A CAUSA DEL GENDER
Durata: 2 minuti e mezzo



https://www.youtube.com/watch?v=5CywMj2wXco

DETRANSITIONERS - Giovani che si pentono della transizione
Durata: 21 minuti



https://www.youtube.com/watch?v=z-jQkoYHmUQ

Fonte: Pro Vita e Famiglia, 23 luglio 2024

5 - UN TRIBUNALE CONDANNA DUE VESCOVI A RISARCIRE LA DONNA CHE ASPIRA AL DIACONATO
In Belgio due alti prelati sono stati condannati per aver discriminato una donna non avendogli consentito di partecipare al percorso di studi previsto per i diaconi
Autore: Samuele Pinna - Fonte: Sito del Timone, 11 luglio 2024

Durante la rassegna stampa di questa mattina mi sono imbattuto in una singolare notizia: una signora belga cattolica di 62 anni, tale Veer Dusachoit, impegnata attivamente in parrocchia, ha trascinato in un tribunale civile il cardinal Jozef de Kesel e l'attuale titolare della diocesi, monsignor Luc Terlinden, perché avrebbe voluto completare il percorso di studi previsto per i diaconi, ma per ben due volte non le è stato concesso. Ha vinto la causa perché discriminata in quanto donna, mentre i due alti prelati sono stati condannati con la pena a pagarle 1.500 euro ciascuno come risarcimento per i danni subiti.
Rileggo la notizia e rimango basito. Non voglio entrare qui nel merito della sentenza, che non solo odora (male) di politica ingerenza (quando si parla sempre di ingerenza della Chiesa, ma vabbè!), ma secondo cui pare buttata alle ortiche, se non calpestata, la libertà religiosa. Un'istituzione non statale, infatti, potrà darsi le regole che vuole se non sono contrarie al senso comune? Se uno, per esempio, non possiede il diploma di maturità non può accedere all'università e questo non perché sia discriminato, ma perché ci sono delle norme che valgono per tutti. Di più, la succitata signora aveva replicato al diniego diocesano impostole che voleva soltanto seguire i corsi, mica diventare diaconessa (anche perché al momento - speriamo eterno - non è possibile). Di là dalla questione in sé, che per chi è vagamente normale risulta assurda da qualsiasi lato la si prenda, lo sconcerto che mi ha afferrato è di natura spirituale.
Mi spiego. Nel pezzo giornalistico si sottolinea che la signora di cui sopra avrebbe voluto seguire le lezioni teologiche per migliorare il suo servizio alla Chiesa. Rimango esterrefatto, ma non più di tanto, soggiornando anch'io in parrocchia. Per vivere meglio il proprio servizio ecclesiale si può denunciare il proprio vescovo, ossia colui che dà il mandato perché il siffatto ministero all'interno delle mura parrocchiali si possa concretizzare? La questione è di fondamentale importanza e mi ha fatto riflettere su due parole tipicamente cristiane: la prima - inflazionata - è "servizio", la seconda - ormai nell'oblio di un cattolicesimo che fu - è "obbedienza". Nel nostro contesto, marcato da un soggettivismo sfrenato, l'"obbedienza" è cosa dimenticata, tanto è vero che i vescovi rischiano di non intervenire davanti alle storture moderne per paura di andare sui giornali, com'è successo in questo caso.

IL QUIETO VIVERE
Al contrario, sovente s'impuntano su cose assolutamente di nessuna valenza cattolica, dove riescono a tirare fuori un autoritarismo eccezionale, sebbene privo di vera autorità. Scrivevo con umorismo nel mio "Dalle lettere di don Augusto. Come rimanere cattolici nonostante tutto" che questa situazione anormale per la cattolicità l'hanno in certa misura incentivata anche i Pastori per quieto vivere, per disinteresse, per non avere noie, per una tolleranza mal compresa, o non lo so. Si può cioè sfornare qualsiasi tipo di eresia, si può dileggiare con comportamenti non corretti l'Eucaristia, si possono proporre le più strampalate iniziative pastorali senza che alcun presule abbia da dire alcunché. Se, invece, si difende la verità Rivelata, che essendo rivelata è sotto gli occhi di tutti (quella per intenderci che insegna il Catechismo), se si prende posizione verso chi nella comunità spadroneggia in modo poco consono, se ci si rifiuta a piegarsi a logiche mondane, non è detto che qualche alto prelato non vi tiri le orecchie.
Tornano a noi, il fulcro di tutta la faccenda è forse non aver spiritualmente afferrato il significato dei due termini in questione: "servizio" e "obbedienza". Mettersi a servizio vuol dire divenire - nel senso dato dal Vangelo - servi inutili che hanno fatto quello che dovevano fare. Il servizio non si riduce nell'essere a capo di qualcosa o di qualcuno, ma essere servi (non schiavi) inutili (non indispensabili), dove il vero servizio ascetico (che consente, appunto, di elevarsi) è accettare quello che ci è chiesto di buono, anche qualora non si vorrebbe svolgere (perché non congeniale o perché uno vorrebbe fare semplicemente altro). Nella mortificazione dell'io - cosa che non piace più - e in uno stile davvero cristiano, il servizio ecclesiale può permettere di migliorare e affinarsi, può portare frutti, può essere contagioso (non è strano che ci sia gente che da decenni ha lo stesso incarico perché non si trova nessuno disposto ad aiutarlo o a sostituirlo?).

L'IRONIA DEL CARD. BIFFI
Per vivere il servizio è, però, necessaria l'"obbedienza", il che si può definire in soldoni: "lasciare decidere a chi ha la responsabilità (sacramentale)". Qualora la scelta dei superiori sia sbagliata si deve farlo presente, se fosse grave bisogna prenderne le distanze, ma mai contrapporsi come se la religione fosse lo scontro tra tifoserie accecate dall'amore smodato per la propria squadra. È ingenuo, poi, non tenere conto che laddove c'è l'uomo c'è un impasto di bene e male (dovuto al peccato originale): su questa terra, in nessuna persona si troverà quella perfezione di cui parla il Vangelo. Per questo, l'obbedienza ci riporta all'umiltà: ciò che mi viene domandato può essere anche solo pregare e intercedere per la parrocchia (che comunque è l'"attività" più importante di tutte, benché spesso ce ne si dimentichi!). Prima di fare, bisogna essere.
Non senza ironia Giacomo Biffi ha lasciato scritto che nel nostro contesto «ci si compiace di parlare di "comunità", quasi per nostalgia, adesso che sociologicamente prevale l'individualismo e il disimpegno. A richiamarsi assiduamente alla "povertà" e a decantarla con entusiasmo sono proprio i cristiani benestanti e gli uomini di Chiesa di estrazione borghese, che non hanno mai avuto modo di farne personalmente qualche esperienza: ai veri poveri invece di solito non viene neppure in mente di esaltare la loro condizione e di farne un ideale di vita. I parroci sanno che non hanno fatto tanta fatica a trovare qualcuno che li aiutasse a riordinare il cortile e gli ambienti della canonica dopo una festa, come da quando il popolo di Dio nei discorsi ecclesiali è posto ripetutamente in stato di servizio o, che è lo stesso, di "ministero"».
"Servire", allora, significa imitare Gesù (assomigliargli) e "obbedire" vuol dire ascoltare il suo insegnamento e quello della Chiesa (che non coincide per forza con l'esternazione - magari virgolettata - di un Papa o del proprio parroco o, ancora, del teologo del momento). Ancora il Cardinale che fu bolognese di adozione mi avvince e convince con un altro pensiero: «Non abbiamo bisogno di annunciatori della parola che cambino il Vangelo con la scusa di adattarlo al nostro tempo, ma di annunciatori che tentino ogni giorno, magari riuscendoci poco, di cambiare se stessi per essere ogni giorno più conformi al Vangelo che non cambia». Oggi - 11 luglio -si ricorda l'anniversario della morte di Giacomo Biffi (1928-2015), proprio nel giorno liturgico in cui la Chiesa festeggia san Benedetto, il quale - guarda caso - scriveva nella sua Regola: «Nessuno cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri, amino i fratelli con puro affetto, temano Dio, vogliano bene al proprio abate con sincera e umile carità. Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna». A buon intenditor poche parole.

Fonte: Sito del Timone, 11 luglio 2024

6 - SE ANCHE TRUMP MOLLA SULL'ABORTO
Con un colpo di mano e senza chiedere il parere alle associazioni pro-life, il Partito Repubblicano ha quasi del tutto eliminato il suo programma contro l'aborto
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18 luglio 2024

Con un colpo di mano e senza chiedere il parere alle associazioni pro-life conservatrici, il Partito Repubblicano ha quasi del tutto eliminato il suo programma contro l’aborto.
Segnando un cambiamento radicale rispetto a un'agenda che veniva rinnovata di volta in volta sin dal 1984, la Convention Nazionale Repubblicana ha approvato un programma che non contiene l’esplicita richiesta di vietare l’aborto su scala nazionale, introducendo un "emendamento alla Costituzione sulla vita umana e a una legge che chiarisca che le protezioni del Quattordicesimo Emendamento si applicano ai bambini prima della nascita". Il Quattordicesimo emendamento, alla sezione 1 recita: «Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono. Nessuno Stato produrrà o applicherà una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà alcuno Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l'eguale protezione delle leggi».
Ecco, i Repubblicani hanno rinunciato a estendere questi principi ai nascituri, disconoscendo di fatto che la vita umana inizia dal concepimento. La politica sull’aborto viene interamente delegata ai singoli Stati. Inoltre il programma sostiene anche il controllo delle nascite (i cui metodi sono spesso usati come abortivi) e l’accesso alla fecondazione in vitro, una pratica che inevitabilmente porta alla distruzione di embrioni umani.
Oltre che il contenuto, sono sconcertanti le modalità con cui è stato approvato un cambiamento così radicale. La scorsa settimana è stata approvata dal Comitato per il programma con 84 voti contro 14, con un iter che, secondo gli addetti ai lavori, è stato affrettato per sedare le resistenze. Gayle Ruzicka (Eagle Forum) che ha servito come delegata in ogni Convention repubblicana dal 1992 spiega alla rivista cattolica First Things che negli anni precedenti, il processo del comitato richiedeva diversi giorni, con riunioni di sotto-comitati, proposte di emendamenti e discussioni approfondite sulla piattaforma prima di votarla. Quando Ruzicka è arrivata a Milwaukee lo scorso fine settimana, si aspettava diversi giorni di deliberazioni simili. Invece, tutto è finito prima dell'ora di pranzo di lunedì.

SENZA MODIFICHE E SENZA SCONTRI
Il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump ha dato il benvenuto ai delegati, la bozza della piattaforma è stata distribuita per la prima volta e i microfoni sono stati aperti. I commenti erano limitati a un minuto. La maggior parte dei delegati erano nuovi, ha detto la Ruzicka, persone che «sono venute preparate a fare quello che gli è stato detto di fare». La senatrice Marsha Blackburn «dirigeva la commissione e diceva alle persone che non potevano parlare».
Sarah Fields (Texas Freedom Coalition) spiega invece al sito cattolico online Life Site News: «Abbiamo visto persone che hanno cercato di raggiungere i microfoni per contestare il programma e i microfoni sono stati spenti. Il regolamento e il programma sono stati adottati così come sono, senza modifiche e senza scontri in aula».
Il figlio del presidente Eric Trump, marito della co-presidente della Convention, Lara Trump, ha giustificato i cambiamenti alla NBC News sostenendo che «questo riflette mio padre e ciò in cui crede». Le convinzioni dell’ex presidente sull’aborto sono di fatto imposte anche a chi accetta di collaborare con lui. Anche JD Vance, un anti-abortista convinto, adesso ha dovuto moderare la sua posizione nel momento in cui ha accettato la candidatura alla vicepresidenza. Vance, è uno dei numerosi repubblicani firmatari di una lettera in cui si dichiarava il forte "sostegno [per] l’accesso continuo a livello nazionale alla fecondazione in vitro", dopo che una sentenza del tribunale dell'Alabama aveva messo in dubbio la disponibilità della procedura. All’inizio del mese Vance ha definito Trump un "leader pragmatico", elogiando l'ex presidente a Meet The Press per la sua politica di lasciare le decisioni sull'aborto agli Stati. Nel 2022 Vance ha dichiarato di sostenere "eccezioni ragionevoli" ai divieti di aborto.

IL PARTITO DI TRUMP
Ma anche un altro vero guerriero della causa pro-life, il senatore Marco Rubio, ha dovuto ammorbidire la sua posizione, pur non avendo neppure la nomination a candidato vicepresidente, a cui ambiva. Per quattro decenni, il programma del partito ha appoggiato il divieto di aborto a livello nazionale, a domanda diretta della Cnn su cosa pensasse del cambiamento imposto da Trump ha risposto tentennando: «Beh, penso che il nostro programma debba riflettere il nostro candidato», e «Si dà il caso che la posizione del nostro candidato sia fondata sulla realtà».
La realtà è che il Partito repubblicano è ormai diventato un partito di Trump, adottando anche i suoi metodi spicci aziendali dirigisti. Può stupire molti elettori che proprio Trump, il presidente che si è maggiormente battuto per il diritto alla vita, imponga al partito di ammorbidire la posizione sull’aborto e la fecondazione in vitro. Ma questa è la realtà di tutti i partiti personalisti: le persone cambiano idee. Trump può cambiare anche drasticamente idea, anche sui principi non negoziabili. E può farlo per molti motivi: elettorali (in questo caso avrà visto che la causa pro-life è perdente), per le influenze delle persone che frequenta, o per ripicca. L’ex vicepresidente Mike Pence, campione della causa pro-vita e conservatore cristiano, è ora nella sua lista nera, perché ha voluto certificare la vittoria di Biden.
Ci sono mille motivi. E Trump non si sente neppure legato alla tradizione cristiana, come dimostra anche un altro episodio significativo di questa Convention Nazionale Repubblicana: quando l'avvocatessa ed esponente del partito Harmeet Dhillon ha recitato una preghiera Sikh nel corso del suo intervento, nel primo giorno della convention. Ha pregato "l'unico nostro Dio" Waheguru, lasciando di stucco molti conservatori cristiani, per questo episodio multi-religioso in stile Pachamama. Ma perché a Trump non interessa il cristianesimo in sé, preferisce parlare di libertà di religione, materia su cui l'avvocato Dhillon è specializzata. E sa che, pur guidando un partito in cui l'82% degli elettori è cristiano, verrebbe seguito comunque, perché per un cristiano non ci sono molte alternative.
Il punto è che se un partito si fonda su una persona e non su principi, tutto può essere messo in discussione, persino il diritto alla vita. Pur tenendo sempre presente che il Partito Repubblicano difende ancora i diritti del nascituro, meglio rispetto al Partito Democratico e al suo candidato cattolico Biden, per cui l’aborto è un diritto inalienabile della donna.

Nota di BastaBugie:
nell'articolo seguente dal titolo "Il matrimonio secondo i Repubblicani" si rende noto che dal programma elettorale dei Repubblicani è stato tolto il riferimento al matrimonio come vincolo tra un uomo e una donna.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 20 luglio 2024:

La Convention nazionale repubblicana ha partorito un programma elettorale che ha reso felice le lobby LGBT. Infatti rispetto alla precedente versione è stato depennato il seguente principio: «il matrimonio e la famiglia tradizionali, basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sono il fondamento di una società libera».
I Log Cabin Republicans, gruppo arcobaleno, ha salutato con favore questa modifica nel programma: «Ciò rende anche chiaro agli elettori che il Partito Repubblicano accoglie tutti e guarda con ottimismo al futuro invece di riproporre cinicamente vecchi dibattiti del passato». Il passaggio si riferisce alla dichiarata, fino a ieri, avversione dei Repubblicani per la sentenza Obergefell della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2015 che obbliga tutti i 50 stati a riconoscere il "matrimonio" omosessuale.
Un partito Repubblicano sempre più progressista e sempre meno conservatore.

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18 luglio 2024

7 - OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)
Io sono il pane della vita
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

GESÙ NON VUOLE IL NOSTRO AMORE PER FINI EGOISTICI
La pagina di Vangelo che è offerta oggi alla nostra meditazione si colloca, nella narrazione di Giovanni, tra l’episodio della moltiplicazione dei pani, che è stato letto la domenica scorsa, e il grande discorso con cui Gesù preannuncia l’istituzione dell’eucaristia, che ci occuperà nelle prossime settimane. 
Dopo essere stata prodigiosamente sfamata nel deserto, la folla non vuol più lasciare un profeta capace di dar da mangiare tanto a buon mercato: Si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. 
La ricerca di Gesù è il compito più importante e più alto che è stato assegnato all’uomo in questo mondo: solo lui dà sapore e significato a una vita che, presa per se stessa, appare troppo spesso senza “perché” e che, dopo averci un po’ affascinati, alla fine si rivela deludente. 
Tutti in fondo ricercano Gesù, anche quelli che nep pure lo sanno, anche quelli che credono di fuggire da lui; tutti cercano Gesù, perché tutti di istinto cercano la verità e il senso profondo delle cose. 
È dunque una ricerca necessaria e lodevole. Purché però sia schietta e nasca dall’amore della verità, e non sia motivata da calcoli meschini e da prospettive egoistiche. 
Nel caso dei Giudei, Gesù mostra di non gradire un inseguimento così interessato e tenta in tutti i modi di sottrarsi alla loro vista e al loro entusiasmo. 
Ma la folla – che evidentemente conosce le sue abitudini e il suo luogo solito di residenza – non fatica molto a raggiungerlo. 
A Cafarnao, dove finiscono coll’incontrarsi, comincia un dialogo tra il Signore e la gente, nel quale chiara mente vediamo come l’esaltazione di tutti a poco a poco si raffreddi e alla fine addirittura i rapporti tra il Maestro e i suoi ascoltatori irrimediabilmente si guastino, come ci diranno i brani evangelici delle prossime domeniche. 
Qual è la causa di un cambiamento di umore così radicale, tanto che all’inizio vogliono proclamarlo re e alla fine lo abbandonano e non lo vogliono più nemmeno sentire? 
La causa sta nel proposito, paziente ma fermo, di Gesù di far passare i suoi interlocutori dall’interesse per il pane materiale, cioè per la vita puramente terrestre, a quello per la vita dello spirito: Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna. 

DIO SAZIA LA FAME SPIRITUALE CHE C’È NEL CUORE DI OGNI UOMO 
Gesù non ignora che noi abbiamo prima di tutto bisogno di pane; che l’uomo affamato non può né pregare né ragionare; che a stomaco vuoto è impossibile prestare attenzione al vangelo e pensare seria mente al Regno di Dio. Lo sa benissimo: per questo nel deserto ha dato da mangiare a chi era sfinito dal digiuno; per questo ci ha insegnato a chiedere a Dio nostro Padre la sicurezza del pane quotidiano. 
La fede veramente e operosamente vissuta non si accontenta degli atti di culto, ma si adopera a venire incontro secondo le concrete possibilità alle varie necessità degli uomini, anche nel campo economico e sociale. Un cristiano autentico è uno che cerca di vivere la fraternità annunciata da Cristo sia personal mente, sia, se si dà il caso e la possibilità, suscitando opere e strutture che incarnino il messaggio evangeli co nella vita di ogni giorno. 
Ma Gesù sa altresì – e vuole insegnarcelo – che non basta il pane, la sicurezza sociale, il benessere a dare senso alla vita dell’uomo. Il mondo è pieno di ricchi che sono stanchi di vivere e disperati. 
Sa che all’uomo è necessaria anche la preghiera, la contemplazione della verità che salva, la speranza di una gioia futura senza fine, la certezza che questa vicenda penosa e spesso tragica dell’esistenza umana, ha uno scopo soprannaturale che la giustifica. 
Sa che abbiamo tutti la necessità di entrare in rapporto personale con lui, che proprio per questo si presenta a noi – lo abbiamo ascoltato – come il pane del cielo e il pane della vita. 
A essere sinceri, dobbiamo riconoscere che con noi Dio ci va sempre di mezzo: se siamo in miseria e siamo provati dalla sofferenza, ci ribelliamo a lui e ci passa la voglia di pregare; e se le cose ci vanno bene, se col pane abbiamo anche il companatico, se siamo accontentati e sazi, siamo tentati di dimenticarci del Signore e di non riconoscerlo come l’autore dei doni che riceviamo. 
Anche dalle letture di questa domenica, Dio appare come colui che, comunque vadano le cose, è sempre da noi contestato. 
Gli uomini protestano sempre. Protestano quando hanno fame, come gli Ebrei nel deserto: Tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. E protestano quando hanno appena mangia to, come le folle a Cafarnao, le quali hanno il coraggio, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, di chiedere un’ulteriore garanzia di assistenza, con qualche altro vantaggioso prodigio: Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti? 
Ma il Signore con loro non cede. Anzi approfitta del l’occasione per chiarire la grande diversità che c’è tra i suoi progetti e i nostri, tra i suoi e i nostri pensieri. 
A quanti gli dicono: “Sfamaci ancora una volta miracolosamente, e noi crederemo in te”, Gesù risponde: “Credete, cioè accoglietemi come l’inviato di Dio, e allora vi sarà tolta la vostra fame più vera, più profonda, più essenziale: la fame del vostro cuore, che è sempre inquieto finché non riposa in me”. 
È, come si vede, lo scontro di due mentalità, è la difficoltà della vera fede.
Imploriamo dal Signore Gesù la grazia di imparare un poco a ragionare secondo la sua mentalità e non secondo la nostra. Tanto più che, se ci arrenderemo alla logica della fede e apriremo davvero a Cristo le porte del nostro cuore, avremo anche quanto è necessario per la nostra vita terrena, perché il Signore non si fa mai vincere in generosità. Perciò egli ci ha detto: Cercate per prima cosa il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

ALTRA OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)
da Il settimanale di Padre Pio
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Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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