BastaBugie n�886 del 14 agosto 2024

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1 RIASSUNTO DELLE OLIMPIADI 2024: DECADENZA DI UN PAESE SENZA ETICA
Ideologia gay ed ecologista, impianti inadatti, atleti in fuga, la Senna inquinata e persino giornalisti cristiani arrestati... unica nota positiva è stato il segno della croce di Djokovic (VIDEO: Olimpiadi 2024)
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA VERITA' BIOLOGICA SUI DUE PUGILI MASCHI (XY) CHE HANNO VINTO LA MEDAGLIA D'ORO PICCHIANDO LE FEMMINE (XX)
Il Comitato Olimpico Internazionale ignora la scoperta del 1905 della scienziata Steven's che dimostrò che i maschi hanno il cromosoma Y
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: Sito del Timone
3 C'E' BACIO E BACIO NELL'IPERSPAZIO WOKE AL CONTRARIO
Cronache dal mondo arcobaleno: sanzionato il ciclista che ha baciato la moglie al Tour de France, premiato invece il bacio lesbo della judoka alle olimpiadi di Parigi
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IL GOVERNO MELONI DICHIARA (DI NUOVO) ILLEGALE LA CANNABIS (COSIDDETTA) LIGHT
Il Consiglio superiore di Sanità poneva seri dubbi sulla salute individuale e pubblica, ma l'allora ministro della salute Grillo non ne tenne conto
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
5 LA SCOMUNICA, UNA PENA MEDICINALE CHE AFFONDA LE RADICI NEL VANGELO
La scomunica consiste nell'esclusione dell'autore di un delitto canonico dalla comunione con la Chiesa (per stimolare il ravvedimento del colpevole)
Autore: Giuseppe Comotti - Fonte: La Bussola Mensile
6 C'E' UN ELEFANTE NELLA STANZA: LA CORRUZIONE E' IL VERO PROBLEMA DELL'AFRICA
I problemi dell'Africa non sono dovuti all'Occidente, ma alla corruzione che inquina tutto, ormai eretta a sistema e ostentata come segno di status sociale
Autore: Anna Bono - Fonte: Atlantico
7 OMELIA SOLENNITA' ASSUNZIONE - ANNO B (Lc 1,39-56)
Benedetta sei tu fra tutte le donne (VIDEO: Papa Pio XII nel 1950 proclama il dogma dell'Assunta)
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Sito del Vaticano
8 OMELIA XX DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,51-58)
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - RIASSUNTO DELLE OLIMPIADI 2024: DECADENZA DI UN PAESE SENZA ETICA
Ideologia gay ed ecologista, impianti inadatti, atleti in fuga, la Senna inquinata e persino giornalisti cristiani arrestati... unica nota positiva è stato il segno della croce di Djokovic (VIDEO: Olimpiadi 2024)
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 agosto 2024

La Francia ha aspettato cento anni per vedere di nuovo i Giochi in casa, e se non fosse stato per il passo indietro di Roma, probabilmente ne sarebbero passati altri cento. Adesso che però il sipario è calato su Parigi 2024, si può affermare con certezza che Macron ha fallito. Smanioso di impartire lezioni di grande strategia e geopolitica al mondo, non sperava, semplicemente, nella "tregua olimpica", ma nella capacità di rendere i Giochi una personale riconquista.
Olimpiadi che sono da sempre l'occasione che un Paese ha per lanciare nel mondo la sua immagine migliore e Macron vi ha investito tutto. Lo sport, si sa, ha una rilevanza geopolitica, oltre ad essere un fenomenale strumento di comprensione dei popoli. In politica estera, squadre, campioni e tornei sportivi permettono di incrementare soft power e visibilità. Macron ha voluto una Parigi 2024 a sua immagine e somiglianza, in una natura interamente woke, che è emersa in tutta la manifestazione, per mostrare al mondo la geopolitica dello sport capace di strizzare l'occhio al sentimento nazionale che il nuovo monarca francese sta forgiando depotenziando l'originaria connotazione del Paese.
Ma se immagine e consolidamento del potere erano tra i suoi obiettivi, ha finito per consegnare al mondo solo il profilo di un Paese frammentato, senza governo, senza identità, in balia di fratture sociali e culturali insondabili. Lontano dalla grandiosità promessa.
La cerimonia di apertura, studiata per quattro anni, doveva essere qualcosa d'innovativo, mai visto prima. Macron vi ha imposto fantasie e capricci personali per uno spettacolo scadente, ma costato miliardi a spese dei contribuenti di un Paese in fallimento, in sprezzo del popolo che lo ha bocciato tre volte, fragorosamente, nelle ultime tornate elettorali.
Ha inseguito una falsa percezione della realtà per fallire il tentativo dell'originalità: l'ultima cena queer oltre che blasfema, è una cosa già vista e rivista. Come se non bastasse, ha messo in scena la sanguinosa esecuzione della regina Maria Antonietta ricordando come la rivoluzione francese ha decapitato la famiglia reale cattolica. Provocazione o apologia dell'odio?
Certo è, che in un Paese, negli ultimi dieci anni, vittima privilegiata del terrorismo islamico, con marciapiedi, teatri, redazioni e chiese ancora grondanti sangue, è risultato qualcosa di tremendamente di cattivo gusto. Ecco che nella geopolitica di Macron, le Olimpiadi sono parse decisamente come il pretesto per mostrare altro che non lo sport.

TUTTO SBAGLIATO
Gli atleti non sono mai stati i protagonisti. Li abbiamo visti, già durante la cerimonia di apertura, abbandonati sui vaporetti come turisti sotto la pioggia. La delegazione di rifugiati su un barcone. E i riflettori tutti per nani, ballerine e mondo queer. Nessuno ha compreso il nesso con lo sport. Sembrava l'Eurovision, ma erano i Giochi di Parigi 2024. Difficile fare qualcosa di più brutto. Un'ipertrofia che ha visto inanellare un fallimento dietro l'altro.
Il più grande dispiegamento di forze dell'ordine non è stato capace di fermare il boicottaggio all'alta velocità francese che ha paralizzato Parigi per quattro giorni, e neanche quello dei cavi in fibra ottica tagliati per far saltare tutto. Sessantotto gli attacchi informatici che l'organizzazione dei Giochi ha subito nei quindici giorni di competizioni.
Gli immigrati irregolari che le autorità hanno provato a nascondere, come cumuli di spazzatura, per non disturbare le foto da copertina, e spediti lontano dalla Capitale, sono ritornati presto riallestendo una tendopoli enorme in Place de la Bastille. Un'autogestione anarchica surreale.
Nel frattempo, nei giorni scorsi un procuratore, su ordine di Macron, ha arrestato sei giornalisti spagnoli di CitizenGo. Tenuti in carcere per una notte, spogliati, anche le donne, perquisiti, privati di cibo e acqua e della possibilità di contattare avvocati e familiari, solo perché erano a Parigi a bordo di un autobus con su scritto, "basta attacchi contro i cristiani". Sono stati scortati per abbandonare la città insieme al loro slogan.
Parigi ha fallito pure la prova della Senna. Ha abolito le navette che vengono predisposte in tutte le Olimpiadi per gli spostamenti da un'arena all'altra. Inquinano, la motivazione ufficiale. A pagarne le spese gli atleti. Il metrò per ragioni di sicurezza ha chiuso sempre prima e prendere un taxi significava fare uno slalom costoso tra transenne, blocchi e controlli ad ogni angolo per proteggersi dalle minacce di attentati che non sono mancate.

L'IDEOLOGIA VERDE
Gli impianti sportivi scadenti, mai un secondo di silenzio che nello sport è prezioso e meraviglioso - c'era sempre un dj pronto con musichette varie -, e poi la Marsigliese infilata in ogni pausa tra una valutazione e l'altra dei giudici. Così neanche Pechino aveva fatto.
Dopo i cento anni di attesa per riavere i Giochi, Parigi s'era detta pronta a lasciare un'impronta indelebile. Con tanto di direttore per sostenibilità ambientale avrebbe dovuto fare scuola. Così è stato, ma per quello che è a tutti gli effetti il più grande boomerang che l'ecologismo potesse mai concepire. La sostenibilità non è sostenibile, è un'utopia falsa, malata e finanche pericolosa. È questo che racconta Parigi 2024 tra infezioni, malesseri vari e fughe. Mai s'è parlato così tanto, e così male, del villaggio olimpico in tutta la storia dei Giochi.
Concepito come il prototipo di città sostenibile del futuro, ha evidenziato tutti gli effetti collaterali dell'ideologia che a tanti, di ritorno a casa, è diventata più antipatica che mai. Letti di cartone, ma 300mila preservativi - di plastica - donati agli atleti. Tutto sporco, dozzinale, insopportabilmente caldo. Non si contano i condizionatori portatili che le varie squadre hanno voluto comprare per sopravvivere alle notti prima delle gare. La mensa, a basse emissioni e vegana, ha offerto cibo scadente, insufficiente, avariato. Persino manchevole di tutte le proteine, grassi e vitamine di cui un atleta ha bisogno. S'è sopperito con le consegne a domicilio dei ristoranti di zona. Ecologia, tagli e sacrifici per tutti.
Eppure non è così che Macron s'intrattiene con i suoi ospiti: le sue aragoste blu sono, da qualche giorno, nel mirino della Corte dei Conti. Il bilancio dei ricevimenti di rappresentanza della presidenza francese vede un buco di 8,3 milioni di euro. Cene luculliane per sé, sostenibilità per gli atleti che hanno preferito abbandonare il villaggio olimpico più brutto di sempre, per rifugiarsi in ritiri di squadra, o personali, in attesa che il calendario li chiamasse di gara a Parigi.

FALLIMENTO TOTALE
Il nostro Ganna, ciclista italiano su pista, si è trasferito in un rifugio alpino. La squadra di tiro con l'arco spagnola ha scelto il monastero cattolico Santa María de Bellpuig de les Avellanes. E quando l'hanno saputo, altri hanno fatto lo stesso.
Pellielo, veterano della nostra nazionale, ha organizzato un ritiro a casa sua per gli azzurri del tiro a volo. Dove ha pure una cappella, ché è importante ritirarsi in preghiera, ripete da anni. La delegazione inglese e statunitense si sono trasferite in resort di lusso in reazione all'ecologismo invivibile. Diverso, ma ugualmente di lusso, quello che hanno scelto i membri del Cio. Altri hanno, invece, ripiegato in appartamenti in affitto e più vicini agli impianti di gara.
Anche le medaglie, in metalli al 100% riciclati, sono le più scadenti di sempre: a Olimpiade non ancora finita, sono state mostrate perché rovinate come ferro vecchio di chissà quanti decenni.
Per chiudere hanno inscenato un futuro distopico immerso nell'oscurità, tra persone senza volto e una voce metallica dello speaker che arriva dal nulla: come negli incubi di Orwell. Il cavaliere che scende dal cielo è un ibrido tra uomo e animale. Il messaggio è quanto mai emblematico.
Decadenza è l'unica parola che viene fuori da Parigi 2024. Epica scarsa di un Paese senza etica. Un Paese piccolo, piccolo. Quante Olimpiadi come quelle di Parigi ci saranno ancora? E se è vero che i Giochi misurano i principi e le possibilità della contemporaneità, resta da chiedersi, dove va il Vecchio Continente?

Nota di BastaBugie: Paola Belletti nell'articolo seguente dal titolo "Il segno della croce di Novak Djokovic scuote le Olimpiadi anticristiane" sottolinea il gesto naturale del campione di tennis, noto per la carriera al top e per aver sfidato il politicamente scorretto non vaccinandosi per il covid.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 5 agosto 2024:

«Ho dato cuore e anima per questo oro, il mio primo a 37 anni", ha detto al termine Djokovic, "sono felicissimo soprattutto per la mia Serbia. È stata una battaglia incredibile: quasi tre ore per soli due set». Così riferisce, come molte altre testate, anche Libero raccontando della vittoria sulla terra rossa parigina del campione serbo. Ha vinto contro il numero 3 del mondo, lo spagnolo Carlos Alcaraz, e così - realizzando una delle più grandi imprese dello sport - ha completato il suo ricco palmares, specchio di una carriera e di un talento eccezionali.
Dopo il match point Nole si è lasciato cadere a terra e ha fatto il segno della croce, rivolgendo sguardo e braccia al cielo. Eppure lui che conosce il mondo di quelli che contano dovrebbe saperlo: non sta bene parlare o riferirsi alla religione tra la gente per bene. Deve essergli sfuggito, così come deve essergli passato di mente anche l'ultimo aggiornamento in termini di politicamente corretto, un sistema di pensieri, parole e soprattutto omissioni globalmente approvato secondo il quale certe cose si possono dire, fare e baciare, mentre altre no, assolutamente no.
E tra queste ci sono senza dubbio la fede cristiana, il nome e ogni immagine che ricordi Cristo o la Sua chiesa con devozione e rispetto, mentre se li si tira in ballo per farsene scherno allora il manuale delle giovani marmotte inclusive consente e incoraggia la pratica. Non ci siamo dimenticati le "scelte artistiche" della cerimonia inaugurale – con la abominevole parodia dell'Ultima Cena, né lo zelo con il quale il comitato olimpico si è preoccupato di garantire la assoluta neutralità vietando al surfista brasiliano di usare la figura del Cristo redentore di Rio: «Circa due settimane prima dell'inizio dei Giochi olimpici di Parigi, al surfista brasiliano João Chianca, meglio conosciuto come Chumbinho, è stato vietato l'utilizzo della famosa figura del Cristo di Rio de Janeiro sulla sua tavola da surf, pena l'esclusione dalle Olimpiadi».
Strani effetti collaterali quelli della pretesa di una laicità e neutralità assolute: si vuole circoscrivere una libertà per tutti che però abbia come condizione la cancellazione o la censura, meglio se autoimposta, di ogni identità umana integrale, identità che non può che comprendere la dimensione religiosa. Il fatto che l'esperienza della fede sia intima, spirituale e personale non significa che debba restare taciuta e deprivata della sua fondamentale dimensione culturale, pubblica e comunitaria. Ahimè, temiamo che i vari comitati e legislatori lo sappiano bene. Più che di evitare espressioni identitarie saldamente radicate nel proprio credo, ciò che intendono fare è imporre un credo comune a tutti, e più ancora portare a termine quello che la révolution ha cominciato: distruggere la fede cristiana.
Non si spiegherebbe in altro modo la scelta di sostituire, nel manifesto simbolo della manifestazione sportiva, la croce sulla cupola della cattedrale Des Invalides con una barra dritta, realizzata dall'artista francese Ugo Gattoni. Forse siamo noi a pensare male, non ce l'hanno davvero con le fedi religiose in generale, né con quelle dalla forte identità; perché sarebbero così condiscendenti con l'islam, altrimenti? Il bersaglio è il cristianesimo in quanto tale. Nel frattempo, però, un campione dall'indiscusso talento, di dichiarata fede cristiana [...] che aveva già vinto quasi tutto, si è inginocchiato sulla terra rossa, ha pianto, pregato e ringraziato Dio nel tempio itinerante della laicità attualmente di stanza a Parigi. Il politicamente corretto, alla fine della fiera di tutte le vanità, non è una barriera così impenetrabile.

VIDEO: LE OLIMPIADI 2024 di Silver Nervuti (durata: 7 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=p2Dmo2Fj7SE

VIDEO: IL SEGNO DI CROCE DI DJOKOVIC (durata: 1 minuto)


https://www.youtube.com/watch?v=_gUHFmo31kI

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 agosto 2024

2 - LA VERITA' BIOLOGICA SUI DUE PUGILI MASCHI (XY) CHE HANNO VINTO LA MEDAGLIA D'ORO PICCHIANDO LE FEMMINE (XX)
Il Comitato Olimpico Internazionale ignora la scoperta del 1905 della scienziata Steven's che dimostrò che i maschi hanno il cromosoma Y
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: Sito del Timone, 10 agosto 2024

Il caso dei due pugili giunti alla finale del torneo olimpico (al momento che scrivo uno dei due ha vinto la medaglia d'oro) ha suscitato un dibattito mediatico e sportivo che trova precedenti forse solo nello scandalo del doping di Stato delle atlete del blocco sovietico dopo la caduta del muro di Berlino.
Da un lato c'è il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che ha ammesso i due atleti alle competizioni femminili basandosi sul certificato anagrafico e sul livello ormonale al di sotto di un valore soglia. Si rammenti che questo standard consente anche ad atleti transgender biologicamente maschi di misurarsi in competizioni femminili.
Dall'altro c'è l'associazione Internazionale di Boxe (IBA) che nel 2023 ha squalificato i due pugili perché l'esame genetico effettuato nel 2022 e ripetuto nel 2023 in due laboratori differenti accreditati ufficialmente di due Paesi differenti, effettuato dopo le lamentele ricevute da atlete e federazioni pugilistiche nazionali, hanno appurato la presenza del genoma maschile in entrambi i casi. L'espulsione, ratificata da 16 membri su 18 della dirigenza (un voto contrario e un astenuto) è divenuta legalmente definitiva perché uno degli atleti non ha addirittura presentato ricorso, mentre l'altro ha rinunciato a dargli seguito.
Dal contrasto è nato una querelle che ha visto lo scontro aperto tra CIO e IBA. Vediamo gli elementi principali che sono emersi.
Che il CIO non fosse stato informato, è smentito dallo stesso portavoce del Comitato Olimpico che ha ammesso al giornalista del Daily Mail, Mark Keegan, di avere ricevuto l'informativa di sospensione del 5 giugno 2023 da parte dell'IBA.
Perché il CIO non ha preso in considerazione i risultati dei test? Ha risposto lo stesso portavoce: «Non riconosciamo i test IBA sul sesso perché non sono leciti. Nessuno vuole tornare ai giorni in cui si facevano il test del sesso [...] è una questione di diritti umani. Non sono test leciti».
Ora per fare comprendere ciò di cui si parla, materialmente i test in questione sono fatti attraverso un semplice prelievo del sangue, oppure sono fattibili attraverso il prelievo con una piccola spazzolina strofinata nella cavità orale per raccogliere alcune cellule. Nel caso dei due pugili, il prelievo è stato effettuato col consenso dei due e i risultati sono stati loro notificati. Dunque si afferma che indagare la natura biologica maschile o femminile di una persona che volontariamente intende partecipare a competizioni sportive, sarebbe una violazione dei diritti umani, mentre di converso, non lederebbe alcun diritto costringere atleti biologicamente femmina a misurarsi con atleti biologicamente maschi, persino in sport ad alto contatto fisico come il pugilato.

LE DICHIARAZIONI DEL CIO
La posizione del CIO è stata confermata dal suo presidente, il tedesco Thomas Bach, che ha dichiarato: «abbiamo due pugili che sono nate donne, sono cresciute come donne, hanno passaporti femminili, e hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna».
Come siano nati i due pugili, non si capisce come il presidente del CIO possa affermarlo, dal momento che il CIO ha rinunciato a ogni accertamento sulla biologia degli atleti. Riguardo al resto, i casi di Brenda/David Reimer negli USA e i casi di Joella/Joel Holliday in Inghilterra, entrambi nati biologicamente maschi e con genitali ambigui, cresciuti come femmine, con documenti femminili (Joella), ma poi tornati al genere maschile una volta appresa la propria natura di maschio, dimostra che la definizione di Bach è insostenibile.
Se già con queste dichiarazioni il presidente del CIO appariva assai confuso, con la dichiarazione resa alla stampa successivamente ha tolto ogni dubbio. Ha dichiarato infatti che non esiste un modo scientificamente certo per distinguere un uomo da una donna. Se ci fosse, ha detto, il CIO lo adotterebbe ben volentieri.
Senza volere indulgere sulla contraddittorietà di questa posizione con la precedente in cui forniva "una chiara definizione di donna", c'è da rimanere basiti: nessun uomo potrebbe essere certo che la propria moglie è una donna e viceversa e nessun essere umano potrebbe essere "scientificamente certo" di essere egli stesso uomo o donna.
Tutto ciò in barba alle conoscenze di fisiologia della riproduzione.

COSA DICE LA SCIENZA
È indicativo che un uomo posto al vertice dello sport olimpico ignori la scoperta di una donna, la scienziata americana Nettie Steven's, che nel settembre 1905 (sono trascorsi da allora 119 anni) pubblicava l'articolo scientifico "Studies in spermatogenesis with special reference to accessory chromosomy" con cui dimostrava che i maschi hanno un cromosoma che le distingue dalle femmine, il cromosoma Y.
Al momento della fecondazione viene deciso il sesso dell'essere umano. La madre fornisce la cellula uovo che ha sempre un cromosoma X. Se lo spermatozoo che si unisce alla cellula uovo (fecondazione) ha un cromosoma X, nascerà un essere umano femmina con due cromosomi X, uno del padre e uno della madre. Se invece lo spermatozoo ha un cromosoma Y, allora nascerà un maschio con un corredo cromosomico XY, in cui la X deriva dall'ovocita materno e la Y dallo spermatozoo paterno. Dalla differenza cromosomica acquisita al momento della fecondazione, si giunge alla differenziazione della gonade maschile (testicolo) da quella femminile (ovaio), alla differenziazione ormonale, alla differenziazione degli organi sessuali e ai caratteri sessuali extragenitali (mammelle, distribuzione adiposa e pilifera, solo per fare degli esempi tra una infinità). Questa è la fisiologia umana.
Tutto ciò che devia da questo processo, a qualsiasi livello (cromosomico, genetico, ormonale, recettoriale) fa parte della patologia in cui emergono uno o più difetti. Per questo si parla di sindromi: sindrome di Klinefelter, sindrome di Turner, sindrome della tripla X, sindrome di Morris completa, parziale, o lieve, sindrome di Swyer e molte altre ancora comprese nel termine omnicomprensivo di Disordini dello Sviluppo Sessuale (DSD).

GENDER THEORY
Fare apparire tali disordini, cioè patologie, come varianti intermedie di uno spettro compreso tra maschio e femmina poste alle due opposte estremità, è un'operazione ideologica introdotta dalla attivista LGBT Anne-Fausto Sterling che nel 1993 varò la teoria dei 5 sessi aggiornata nel 2000 per includere nella terra di mezzo tra maschio e femmina l'infinito e indefinibile caleidoscopio gender, come suggeritole da Suzanne J. Kessler, psicologa sociale, colonna del costruttismo sociale del genere. È una costruzione ideologica intellettualmente volta a persuadere che non esiste differenza basata sulla natura biologica e se la natura offre uno spettro che dal maschio arriva alla femmina e viceversa, passando attraverso un caleidoscopio di mutazioni, diventa più facile asserire quello che il presidente del CIO ha detto, che non esiste un metodo scientifico che distingue l'uomo dalla donna per cui diventa accettabile basarsi unicamente sulla anagrafe, su un foglio di carta che con intento inclusivo trasferisca in atto ufficiale legalmente vincolante la percezione e l'attribuzione del sesso, sulla costruzione del genere.
Stiamo descrivendo il nocciolo duro della teoria gender che però, secondo i suoi sostenitori non esiste ed è una invenzione della Chiesa. Il caso della box femminile alle olimpiadi di Parigi ha reso evidente l'approdo pratico delle premesse teoriche e ha il merito di averne rivelato l'assurdità.
Ed è triste dovere constatare quanto questo pensiero ideologizzato e reso dogma, che condiziona regolamenti e leggi attraverso una lobby che il giornalista Federico Rampini ha detto essere "potentissima e cattivissima", vada a detrimento della tutela delle donne nei bagni pubblici, così come nelle prigioni statali e sempre più nello sport.
E non è meno triste dovere constatare come certi commentatori cattolici si siano esercitati in improbabili similitudini cliniche e medico-sportive per giustificare l'operato del CIO, mancando il nocciolo di tutta questa vicenda in cui si è privilegiato la costruzione politicamente corretta alla realtà, la cosiddetta inclusione alla equità nella competizione, le richieste di una minoranza fatta di donne maschi ai diritti delle donne femmine, le donne che abbiamo conosciuto per millenni e che fino ad oggi hanno salvato l'umanità dall'estinzione.

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Lo scientismo del Comitato olimpico" spiega perché il regolamento del CIO ha adoperato considerazioni scientifiche sbagliate, cadendo nello scientismo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 7 agosto 2024:

Alle Olimpiadi di Parigi abbiamo visto il ritorno in grande stile dello scientismo. Il regolamento del Comitato olimpico, ammettendo la possibilità di gare sportive egualitarie per maschi e femmine, ha adoperato considerazioni scientifiche sbagliate mentre la scienza, quella vera, chiarisce che la diversità cromosomica tra maschio e femmina ha obiettive conseguenze sulla diversità dello sviluppo dei soggetti coinvolti. Del resto, tutta l'ideologia gender, quando pretende di fondarsi anche sulla scienza, è una forma macroscopica di scientismo.
Lo scientismo è la morte e la trasfigurazione della scienza nell'ideologia. Per ideologia si intende la parte che vuole valere per il tutto. Per esempio, quando si pretende che la scienza dica qualcosa di vero sulla creazione del mondo dal nulla, oppure che possa stabilire che il feto umano non sia persona, o quando, tramite le neuroscienze, pretende di negare l'esistenza dell'anima... ecco, in questi casi essa pretende di non essere la parte, ma di valere per il tutto, ossia di poter dare risposte non solo a domande settoriali ma a domande che riguardano il tutto, cosa che invece compete alla filosofia e alla religione. Lungo la storia del pensiero si sono avuti moltissimi tentativi di scientismo. Pensiamo all'evoluzionismo che ha preteso di diventare da ipotesi scientifica una filosofia onnicomprensiva della realtà, oppure al meccanicismo che ha trasformato una scienza - la meccanica - in una filosofia onnicomprensiva.  
Questo è lo scientismo di cui si rende protagonista la stessa scienza quando esorbita dai propri limiti e diventa ideologia per incontinenza, potremmo dire. È però anche scientismo quando la politica utilizza strumentalmente la scienza a supporto dei propri obiettivi di interesse particolare. Un esempio macroscopico lo abbiamo sperimentato durante il Covid e, adesso, alle Olimpiadi in relazione a gare sportive tra atleti geneticamente maschi e femmine. La tesi del Cio, secondo cui basterebbe ridurre l'esposizione al testosterone prima delle gare per ridurre la diversità tra maschie femmine o annullarla, non ha sufficienti basi scientifiche, ma è stata ugualmente accolta per altri motivi. Si tratta di scientismo perché la politica fa dire alla scienza più di quanto possa dire.

BOXE: E' GIUSTO CHE UN UOMO PICCHI UNA DONNA? CHE DUE DONNE FACCIANO A BOTTE? E DUE UOMINI?
La Chiesa ha spesso condannato la boxe perché è un confronto violento, mettendo a rischio la vita (inoltre è sbagliato il clima di eccitazione violenta che ricorda i giochi dei gladiatori già condannati da sant'Agostino)
di Fabio Fuiano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7900

Fonte: Sito del Timone, 10 agosto 2024

3 - C'E' BACIO E BACIO NELL'IPERSPAZIO WOKE AL CONTRARIO
Cronache dal mondo arcobaleno: sanzionato il ciclista che ha baciato la moglie al Tour de France, premiato invece il bacio lesbo della judoka alle olimpiadi di Parigi
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 agosto 2024

C'è bacio e bacio. Il primo bacio a cui ci riferiamo è stato dato dal ciclista francese Julien Bernard alla moglie. Le quattro labbra si sono incontrate durante la cronometro Gevrey-Chambertin della settima tappa del Tour de France. Bernard si è fermato un attimo ed ha baciato la moglie che teneva in braccio il figlio, mentre intorno a lui i tifosi gli facevano gran festa. Bernard ha poi tagliato il traguardo con un distacco di 3'11" dal vincitore Remco Evenepoel.
L'Unione Ciclistica Internazionale (UCI), con sede in Svizzera, però deve essere poco incline al romanticismo dato che ha comminato una sanzione pecuniaria al ciclista di 200 franchi. Quell'effusione è stata giudicata non consona, non appropriata ai valori sportivi incarnati dall'UCI. Da campione la risposta del campione: «Scusami Uci per aver danneggiato l'immagine dello sport, ma sarei felice di pagare 200 franchi ogni giorno per vivere momenti come questi».
Secondo bacio. Giovedì scorso la judoka Alice Bellandi ha vinto la medaglia d'oro battendo l'israeliana Inbar Lanir. Terminato l'incontro è andata subito ad abbracciare la compagna Jasmine Martin, 23enne judoka sudrafricana, e poi l'ha baciata. Intervistata dalla Gazzetta dello Sport ha alzato il ditino: «Non vedo perché qualcuno continui a scandalizzarsi: se aveste vinto un oro, chi avreste baciato prima degli altri?». In questo caso la riprovazione è al rovescio: acuto biasimo verso tutti coloro che non si sdilinquiscono per l'incontro di labbra di pari sesso. La Bellandi è stata premiata sul podio e dai media. Nessuna ammenda, se non quella chiesta in danno di coloro i quali ancor indugiano in un mondo fatto di maschi e femmine che si cercano a vicenda.
Quando la Terra girava ancora intorno all'asse del buon senso, il bacio saffico suscitava moti di vergogna. Ora che il nostro pianeta è uscito fuori orbita e si sta perdendo nell'iper spazio woke dove sono presenti solo pianeti popolati da tanti omini arcobaleno, è il bacio tra portatori di cromosomi diversi a suscitare scandalo.
E non potrebbe che andare così. In spregio alle anime belle e imbelli che sono in stato dialogante permanente, la verità non può coabitare con i gusti sessuali onnivori, il giusto con i diritti civili, il ragionevole con le variopinte ambizioni LGBT. O dentro gli uni e fuori gli altri o viceversa. Il bacio della judoka esclude quello del ciclista, perché si sa: il bacio cattivo scaccia quello buono. Non ci sono due pesi e due misure, ma i pesi e le misure sono le medesime. Il pensiero unico è dunque esito inevitabile di una lotta per la sopravvivenza darwiniana. I più forti attualmente sono i diversamente maschi che si vestono con parrucche e paillettes; i transfrontalieri del sesso; i sodomizzatori delle opere di Leonardo; chi ha inteso alla lettera la locuzione "ogni simile ama il suo simile"; i medici che hanno preso i bambini per mutanti sessuali; i politici che non scrivono leggi, ma opere di fantascienza; gli influencer che macinano stereotipi; le carnascialesche associazioni che fanno incursione nelle scuole e non fanno prigionieri.
«Con un bacio tu tradisci il Figlio dell'uomo?». Oggi capiamo che queste parole di Gesù non erano rivolte solo a Giuda, ma a tutto il nostro consesso umano, ad interi popoli e nazioni che tradiscono il piano di Dio manco per trenta denari. La salvezza? O andiamo tutti in Malesia - dove ad un band inglese è stato chiesto di pagare 2,4 milioni di dollari per un bacio omo scambiato sul palco tra due componenti del gruppo - oppure insceniamo clamorose forme di protesta attiva: che i sopravvissuti e coraggiosi etero, ormai apolidi in questo mondo, inizino a baciarsi castamente in pubblico. Il decoro ringrazierà.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 agosto 2024

4 - IL GOVERNO MELONI DICHIARA (DI NUOVO) ILLEGALE LA CANNABIS (COSIDDETTA) LIGHT
Il Consiglio superiore di Sanità poneva seri dubbi sulla salute individuale e pubblica, ma l'allora ministro della salute Grillo non ne tenne conto
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 2 agosto 2024

«La cannabis light è fuori legge, passa l'emendamento del governo. A rischio 11.000 posti di lavoro». Per come la mette Repubblica, sembra che il Governo Meloni - peraltro lo stesso che ha portato l'occupazione al record di oltre il 62% - si sia messo in testa di creare un po' di disoccupati e, non sapendo come fare, ha pensato bene di prendersela con un settore a caso: quello che, dalla cosmesi all'erboristeria agli integratori alimentari fino al florovivaismo, ruota attorno alle sostanze derivate dalla pianta di canapa. In realtà, come spesso capita, le cose sono un po' più complesse di quelle raccontate dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Vediamo perché.
Tanto per cominciare, c'è da dire che il mercato della "cannabis light" è qualcosa di molto recente nel nostro Paese, essendo la legislazione attuale risalente a meno di dieci anni fa, precisamente alla legge 242 del 2016. Quindi non parliamo esattamente di un architrave del nostro sistema economico; soprattutto, non parliamo - altra cosa che molti fingono di non vedere - di un settore privo di rischi per il bene comune. Basti infatti vedere che cosa, quando il ministro della Salute era Giulia Grillo (non una scatenata proibizionista, ma una esponente del Movimento 5 Stelle), affermava proprio sulla "cannabis light" il Consiglio superiore di Sanità.
Il riferimento è qui al parare del 10 aprile 2018, quando appunto il Consiglio superiore di Sanità ha scritto nero su bianco di ritenere «che la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di "cannabis" o "cannabis light" o "cannabis leggera", in forza del parere sopra espresso circa la loro pericolosità, qualunque ne sia il contenuto percentuale di Thc, pone certamente motivo di preoccupazione». Nello stesso parere si raccomandava di attivare «nell'interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti».
Per pervenire a queste conclusioni, ci si è basati sulle seguenti considerazioni: nonostante la bassa concentrazione di Thc nella "cannabis light", esistono molti fattori che ne rendono variabile l'assorbimento e la quota finale circolante nel sangue; lo stesso Thc e altre sostanze contenute nella "cannabis light" possono facilmente accumularsi nei tessuti dell'organismo, specie nel grasso e nel cervello, raggiungendo concentrazioni molto superiori a quelle rilevate nel sangue; il consumo avviene al di fuori di ogni controllo, per cui non è possibile verificare quanto prodotto effettivamente sia assunto, compensando con la quantità la scarsa concentrazione di Thc.
Da quel dunque articolare parere, il ministro Grillo - serve forse dirlo? - aveva preso subito le distanze, ma il Consiglio superiore di Sanità era stato chiaro. Allo stesso modo sono chiare le evidenze di una ricerca del dottor Giovanni Serpelloni - direttore dell'Uoc Dipendenze di Verona e attivo anche presso il Dp Institute dell'Università della Florida - che ha messo in luce come dalla "cannabis light", attraverso strumenti specifici, si possa agevolmente estrarre e concentrare il Thc, ottenendo così una sostanza alterante dannosa per la salute. Dunque tutto si può dire fuorché che il mercato che ruota attorno alla "cannabis light" equivalga a qualsiasi altro.
Sempre il dottor Serpelloni aveva commentato: «Mi chiedo perché il Ministero della Salute non abbia ascoltato le indicazioni scientifiche di un Consiglio che riunisce i maggiori scienziati del Paese in termini di salute pubblica. Anche solo per coerenza la cannabis light non dovrebbe essere vendibile, dire che la si può acquistare per profumare l'ambiente significa prendere in giro le persone e la stessa legge che esplicitamente vieterebbe il proselitismo. Eppure anche gli uffici competenti tacciono». Parole che non si possono che condividere e che fanno capire come quanti, oggi, protestano contro l'emendamento del Governo che equipara la "cannabis light" alla tradizionale non lo facciano certo per salvare posti di lavoro, bensì un'ideologia.
Dicendo questo, si badi, non si vuol assolutamente negare solidarietà a chi, in ragione di questa nuova svolta, dovesse a breve affrontare delle difficoltà occupazionali o finanziarie anche serie. Tuttavia, a ben vedere, costoro più che con l'attuale Governo dovrebbero in realtà prendersela con gli esecutivi precedenti, che qualche anno fa li hanno messi nelle condizioni di poter operare su una frontiera oggettivamente delicata e complessa, che corre il rischio di esporre la collettività, in particolare i giovani, a dei seri rischi. E sì dà il caso che non esista ambito economico che valga quella salute e quel benessere che una società, ogni società, deve alle giovani generazioni.

Fonte: Sito del Timone, 2 agosto 2024

5 - LA SCOMUNICA, UNA PENA MEDICINALE CHE AFFONDA LE RADICI NEL VANGELO
La scomunica consiste nell'esclusione dell'autore di un delitto canonico dalla comunione con la Chiesa (per stimolare il ravvedimento del colpevole)
Autore: Giuseppe Comotti - Fonte: La Bussola Mensile, giugno 2024

Negli anni successivi al Concilio Vaticano II, in molti ambienti ecclesiali era stato messo in discussione il sistema penale canonico, vale a dire la previsione da parte della Chiesa di "pene" da infliggere ai fedeli colpevoli di comportamenti particolarmente gravi, non qualificabili solamente come peccati sul piano morale, bensì come delitti sul piano giuridico, per via della loro rilevanza per l'intera comunità cristiana, analogamente a quanto avviene nell'ambito del diritto penale degli Stati. Tale sistema era infatti avvertito come espressione di un modello ecclesiale sorpassato, troppo simile a quello statuale e soprattutto antitetico al messaggio evangelico.
In quegli anni era in corso la revisione del Codice di diritto canonico: nel testo alla fine promulgato da san Giovanni Paolo II nel 1983, frutto della consultazione con l'episcopato mondiale, l'intero Libro VI era dedicato alla disciplina penale della Chiesa, che vide così confermata la compatibilità ed anzi l'intima connessione con la natura e la storia della comunità cristiana; nel nuovo Codice, peraltro, il ricorso all'inflizione di pene canoniche veniva presentato come extrema ratio, rimessa in sostanza alla valutazione dei singoli vescovi diocesani o dei superiori maggiori degli istituti di vita consacrata, quando avessero potuto constatare l'inutilità di altri strumenti suggeriti dalla sollecitudine pastorale per raggiungere quelli che nella Chiesa sono i fini propri della pena: la riparazione dello scandalo suscitato tra i fedeli dal comportamento delittuoso di un membro della comunità, il ristabilimento della giustizia violata, il ravvedimento del colpevole (cfr. can. 1341).
In realtà, nonostante la conferma teorica nel Codice del 1983, l'esercizio della funzione punitiva da parte dell'autorità ecclesiastica si fece sempre più raro nella pratica, almeno fino a quando, all'inizio degli anni 2000, la drammatica emersione del terribile fenomeno degli abusi del clero sui minori e l'incalzante attenzione ad esso riservata dall'opinione pubblica hanno suscitato un rinnovato interesse per il diritto penale canonico, facendo percepire quanto dannosi fossero stati per la Chiesa l'erronea e fuorviante contrapposizione tra giustizia e carità e il sostanziale abbandono del ricorso alle pene canoniche da parte dei pastori.

LA PENA DELLA SCOMUNICA
Fu così che san Giovanni Paolo II, nel 2001, riservò alla competenza esclusiva della Congregazione (ora Dicastero) per la Dottrina della Fede la trattazione di alcuni gravi delitti (tra cui l'abuso sessuale dei chierici sui minori); Benedetto XVI avviò poi nel 2007 una revisione della disciplina penale canonica, che è stata portata a termine da Francesco con la promulgazione del nuovo Libro VI del Codice, avvenuta il 23 maggio 2021 mediante la costituzione apostolica Pascite gregem Dei.
Nel nuovo testo normativo continua ad essere prevista per alcuni gravi delitti la scomunica, la pena canonica più grave e peculiare del diritto della Chiesa, che affonda le proprie radici nell'epoca apostolica. La scomunica consiste, come dice il termine stesso, nell'esclusione dell'autore di un delitto canonico dalla comunione ecclesiastica, cioè dalla partecipazione attiva alla vita della Chiesa: lo scomunicato non può celebrare né ricevere i sacramenti, né può celebrare i sacramentali o compiere altre cerimonie del culto liturgico; gli è inoltre proibito esercitare uffici, incarichi ministeri o altre funzioni ecclesiastiche (can. 1331 §1).
La pena della scomunica riguarda ovviamente solo i cattolici e non si applica quindi ai fedeli di altre confessioni cristiane; come per ogni delitto canonico, l'applicazione della scomunica presuppone che il colpevole abbia compiuto 16 anni e che il comportamento delittuoso sia a lui gravemente imputabile per dolo, che cioè egli lo abbia commesso con piena consapevolezza e libera volontà. Attualmente non è prevista la scomunica per delitti colposi, commessi cioè per negligenza o superficialità.
Una peculiarità del sistema penale canonico è che non sempre l'applicazione della scomunica richiede una previa pronuncia di condanna da parte della competente autorità (si parla in tal caso di scomunica ferendae sententiae), ma nelle ipotesi espressamente previste dalla legge ecclesiastica vi si può incorrere automaticamente (latae sententiae), per il semplice fatto di avere commesso il delitto. In tal caso, la pronuncia di condanna da parte dell'autorità competente è solo eventuale e semplicemente dichiarativa del fatto che un fedele è già incorso nella scomunica; agli effetti pratici, peraltro, in assenza di una pronuncia espressa dell'autorità ecclesiastica, chi è incorso nella scomunica latae sententiae è chiamato in coscienza ad "autoapplicarsi" la pena, specie nel caso in cui il delitto sia occulto, cioè non conosciuto dalla comunità.
Questo aspetto della scomunica ne evidenzia la peculiare natura di pena medicinale, volta cioè principalmente non tanto a punire, bensì a "curare" il colpevole, facendogli percepire - nel suo stesso interesse - l'estrema gravità del proprio comportamento ed indurlo in tal modo a desistere dallo stesso ed a convertirsi.
In ragione di tale finalità, la pena della scomunica non è per sua natura perpetua né è mai stabilita per un periodo predeterminato, ma a tempo indefinito, venendo meno una volta raggiunto lo scopo, cioè il pentimento ed il fattivo ravvedimento del colpevole.

SCOMUNICA E PENE ESPIATORIE
In questo la scomunica si distingue dalle cosiddette pene "espiatorie", nelle quali è più evidente la finalità di riparare lo scandalo provocato e ristabilire la giustizia violata, indipendentemente dal fatto che il colpevole si sia nel frattempo sinceramente pentito. Ad esempio, per il delitto di atti sessuali compiuti da un membro del clero con persone minori non è prevista la scomunica, ma - nei casi più gravi - la dimissione dallo stato clericale: è una pena espiatoria, che comporta la privazione in perpetuo dei diritti e doveri discendenti dall'ordine sacro; se anche il colpevole manifestasse un sincero pentimento, la sua esclusione definitiva dall'esercizio del ministero sacerdotale può infatti rivelarsi l'unico strumento adatto a riparare lo scandalo suscitato nella comunità cristiana e ristabilire la giustizia, soprattutto nei confronti delle vittime.
Il Codice di diritto canonico, pur lasciando spazio alla previsione di altri casi di scomunica da parte dei vescovi diocesani con proprie leggi, espressamente stabilisce la scomunica latae sententiae per i più gravi delitti contro la fede e l'unità della Chiesa (can. 1364 §1), che sono - sin dall'antichità - l'apostasia (cioè il ripudio totale della fede cristiana), l'eresia (l'ostinata negazione di una verità di fede), lo scisma (il deliberato rifiuto di riconoscere l'autorità del Romano Pontefice). Tra i delitti contro le autorità ecclesiastiche, l'unico per il quale si incorre nella scomunica latae sententiae è quello commesso da chi usa violenza fisica nei confronti della persona del Papa (can. 1370 §1).
Diversi sono invece i casi riguardanti i delitti contro i sacramenti: la profanazione delle specie eucaristiche (can. 1382 §1); l'assoluzione da parte del confessore di chi è stato suo complice in un peccato contro il sesto comandamento (can. 1384); la violazione diretta da parte del confessore del sigillo sacramentale (can. 1386 §1): la consacrazione di un vescovo senza mandato pontificio (can. 1387) nonché l'attentato conferimento dell'ordine sacro ad una donna (can. 1379 §3).
Tutti questi delitti sono riservati alla Sede Apostolica, per cui la remissione della scomunica spetta unicamente ad essa (normalmente al Dicastero per la Dottrina della Fede o alla Penitenzieria Apostolica, salvo che intervenga direttamente il Pontefice).

SCOMUNICA LATAE SENTENTIAE
Tra i delitti contro la vita, il Codice prevede la scomunica latae sententiae per chi procura volontariamente l'aborto (can. 1397 §2); nel 2016 papa Francesco, a conclusione del Giubileo della Misericordia, ha concesso a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere quanti hanno commesso questo delitto, in precedenza attribuita solo al vescovo diocesano.
Mentre in articulo mortis ogni sacerdote può rimettere qualsiasi tipo di censura, compresa la scomunica, normalmente (salvo i casi riservati alla Santa Sede) la remissione spetta all'ordinario che ha promosso il giudizio penale o all'ordinario del luogo in cui si trova lo scomunicato, qualora la scomunica sia stata pronunciata con sentenza; se si tratta invece di scomunica latae sententiae non ancora dichiarata, essa può essere rimessa dall'ordinario ai propri sudditi (cioè dal vescovo diocesano oppure dal vicario generale ai fedeli della propria diocesi) o dall'ordinario del luogo in cui si trova lo scomunicato. Qualsiasi vescovo in sede di confessione sacramentale può rimettere una scomunica non ancora dichiarata, purché non riservata alla Santa Sede.
Ovviamente, la scomunica raggiunge il suo scopo se ad essa consegue il ravvedimento del colpevole, che è dunque la condizione imprescindibile affinché tale pena possa essere rimessa ed ogni pentimento, se è sincero, non può escludere la disponibilità effettiva a fare il possibile per riparare lo scandalo provocato ed a risarcire i danni causati.
In tali finalità intrinsecamente connesse trova ragione ultima l'intero sistema penale canonico, che, come incisivamente ha sottolineato papa Francesco nella già citata costituzione apostolica Pascite gregem Dei, va considerato uno «strumento salvifico e correttivo, da impiegare tempestivamente e con carità pastorale ad evitare più gravi mali e lenire le ferite provocate dall'umana debolezza». In questa prospettiva, l'applicazione delle norme penali canoniche è per i pastori «un compito che non può essere in alcun modo disgiunto dal munus pastorale ad essi affidato, e che va portato a compimento come concreta ed irrinunciabile esigenza di carità non solo nei confronti della Chiesa, della comunità cristiana e delle eventuali vittime, ma anche nei confronti di chi ha commesso un delitto, che ha bisogno all'un tempo della misericordia che della correzione da parte della Chiesa».

LA BUSSOLA MENSILE
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Fonte: La Bussola Mensile, giugno 2024

6 - C'E' UN ELEFANTE NELLA STANZA: LA CORRUZIONE E' IL VERO PROBLEMA DELL'AFRICA
I problemi dell'Africa non sono dovuti all'Occidente, ma alla corruzione che inquina tutto, ormai eretta a sistema e ostentata come segno di status sociale
Autore: Anna Bono - Fonte: Atlantico, 3 agosto 2024

There is an elephant in the room. C'è un elefante nella stanza. Con questa espressione gli inglesi intendono l'esistenza di una realtà del tutto evidente e nota a tutti, ma che viene sistematicamente ignorata perché nessuno ha voglia di parlarne e si preferisce far finta che non esista.
Ebbene, quando si tratta di Africa, qualunque sia il contesto e quali che siano i temi affrontati, un elefante nella stanza c'è sempre. È la corruzione, un argomento che nessuno vuole toccare. Se di corruzione si parla, nelle sedi internazionali, forse è durante i colloqui privati tra capi di stato e di governo, negli incontri bilaterali, facendo attenzione a non urtare la suscettibilità dei leader africani.
Quando si arriva alle cause dei grandi problemi del continente - la povertà, i conflitti, il jihad, il debito estero, la disoccupazione... - di tutto si parla salvo che del ruolo giocato dalla corruzione che pure contamina incontrastata ogni aspetto, ogni settore della vita pubblica e privata, eretta a sistema, addirittura ostentata come segno di status sociale, responsabile di un generale approccio predatorio che autorizza chi può a usare il denaro pubblico come fosse sua proprietà e diritto.
Le cause dei problemi sono sempre altre. Il riscaldamento globale, rinominato cambiamento climatico, è la spiegazione più recente che si aggiunge alle altre addotte nel corso del tempo: le risorse naturali depredate, dall'Occidente mai da altri, il neocolonialismo, i diktat del Fondo monetario internazionale e della Banca Mondiale, fino a più remoti fattori come l'incontro iniziale con l'Europa nel XVI secolo, che avrebbe bloccato e distorto il promettente sviluppo del continente mettendovi fine, e la tratta transatlantica degli schiavi, per la quale si continuano addirittura a chiedere risarcimenti. Tipicamente, sono tutte cause attribuite a fattori esterni, che assolvono gli africani da ogni responsabilità.

LE PROTESTE IN KENYA
Ma adesso in Africa la parola "corruzione" finalmente viene scandita, gridata da decine di migliaia di giovani. Hanno incominciato in Kenya, dove da oltre sei settimane manifestazioni di protesta vengono organizzate nella capitale Nairobi e nelle principali città per chiedere che alla corruzione si metta fine.
A mobilitare la "generazione Z" è stata la notizia che erano in arrivo nuove tasse destinate inevitabilmente ad aumentare il costo della vita già elevato: una nuova tassa annuale di circolazione per gli automezzi, pari al 2,5 per cento del loro valore, una "tassa ecologica" sulla maggior parte dei manufatti locali e l'aumento delle imposte su generi di base come il pane (del 16 per cento) e l'olio da cucina (del 25 per cento). Le casse dello stato sono vuote, ha provato a spiegare il presidente William Ruto, quindi o si aumenta il debito estero ricorrendo ad altri prestiti, e già adesso per ogni dollaro ricavato dalle imposte 61 centesimi servono per pagare i debiti contratti, oppure si aumentano le tasse.
Inutilmente il capo dello Stato ha cercato di far leva sull'orgoglio nazionale dicendo che il provvedimento era necessario per "riscattare il nostro Paese e affermare la nostra sovranità", un appello all'orgoglio nazionale che spesso ha funzionato, ma non questa volta, non con chi ogni giorno deve fare i conti con spese alle quali non riesce a far fronte e che per "debito" intende i conti non pagati al negozio di alimentari che non concede più credito, gli arretrati dell'affitto, la bolletta della luce scaduta.
Le proteste sono continuate. La polizia il 25 giugno, quando i manifestanti hanno marciato sul Parlamento dove si discuteva la legge finanziaria, riuscendo a dar fuoco ad alcuni locali, ha sparato ad altezza d'uomo uccidendo decine di persone e ha continuato in occasione delle manifestazioni successive. Ormai i giovani uccisi sono più di 50.
Anche quando Ruto, vista la situazione, ha deciso che la legge finanziaria non sarebbe entrata in vigore, i giovani leader delle proteste, invece di dirsi soddisfatti, hanno incominciato a chiederne le dimissioni. Gli slogan scanditi e scritti sui manifesti durante le nuove proteste hanno continuato a reclamare la fine di corruzione e malgoverno, ad accusare la classe politica di essere responsabile delle difficoltà in cui versa tanta gente.
L'11 luglio il presidente ha quindi sciolto il governo lasciando in carica soltanto il ministro degli esteri, Musalia Mudavadi. Il giorno successivo il capo della polizia Japhet Koome ha rassegnato le dimissioni. Neanche questo è bastato, tanto più dopo che Ruto ha annunciato di voler formare un governo di unità nazionale, vale a dire composto anche da alcuni rappresentanti dell'opposizione, e il 24 luglio ha nominato ministri quattro membri del principale partito di opposizione, l'Orange Democratic Movement.
"Abbiamo creato una partnership visionaria, lungimirante, per una trasformazione radicale del Kenya", ha detto il capo dello Stato presentandoli e poi ha ringraziato "per il loro storico atto di patriottismo" tutti coloro che vi hanno collaborato. Il suo è stato un collaudato espediente per rabbonire l'opposizione che non ha ingannato nessuno. "Ruto ha nominato delle persone corrotte per combattere la corruzione", hanno replicato i rappresentanti dei giovani, "l'accordo con l'opposizione è corrotto".
Le proteste quindi continuano e con esse la richiesta che il presidente Ruto e il vicepresidente Rigathi Gacharua rassegnino le dimissioni. Una denuncia depositata in tribunale il 25 luglio li accusa di grave violazione della costituzione, abuso di potere, incompetenza, perdita irreversibile della fiducia popolare.

LE PROTESTE IN NIGERIA E UGANDA
Intanto altri giovani in Africa stanno pensando di seguire l'esempio di quelli kenyani e in due Paesi, la Nigeria e l'Uganda, sono già passati all'azione. Benché sia il primo produttore africano di petrolio e la prima economia del continente, la Nigeria sta affrontando la peggiore crisi economica degli ultimi decenni, ha anch'essa accumulato un debito insostenibile, lo scorso anno ha evitato di dichiarare default solo grazie a nuovi prestiti di entità enorme.
La svalutazione del naira, la valuta nazionale, e la rimozione di alcuni sussidi statali introdotti per contenere il prezzo al consumo di elettricità e benzina hanno fatto impennare il costo della vita. Molte famiglie ormai si possono permettere solo un pasto al giorno e c'è chi si procura da mangiare frugando nella spazzatura.
Il 1° agosto nella capitale Abuja e nelle altre principali città si sono svolte manifestazioni contro la corruzione. La più imponente è stata quella di Kano dove adesso è stato imposto il coprifuoco per fermare i disordini. La polizia nega di aver usato proiettili veri, ma a Kaduna, capitale dell'omonimo Stato, sono stati uccisi almeno tre manifestanti. A Lagos, il polo commerciale, i giovani gridavano "ole", che in lingua Yoruba vuol dire ladro, all'indirizzo del presidente Bola Tinubo e del suo governo. Il presidente ha reagito sprezzantemente dicendo che "pochi uomini e donne" vogliono mobilitare i giovani per loro "biechi motivi".
In Uganda, Paese che confina con il Kenya, è stata organizzata una grande manifestazione anti corruzione il 23 luglio. La polizia è intervenuta con gli idranti e ha arrestato centinaia di persone. Il presidente Yoweri Museveni, che governa dal 1986, anno in cui ha conquistato con le armi la capitale Kampala, e che per anni ha negato il passaggio alla democratica teorizzando un "no party system" come formula politica ideale per gli africani, ha minacciato gli organizzatori dicendo che "stanno giocando con il fuoco", che non consentirà a nessuno di interferire con le attività del suo governo e li ha accusati "essere al servizio di potenze straniere".
Accusare di essere manovrati, di servire potenze straniere è un altro collaudato metodo usato dai leader africani per screditare chi li contesta e per stornare la collera popolare. Ma non è detto che questa volta funzioni.

Fonte: Atlantico, 3 agosto 2024

7 - OMELIA SOLENNITA' ASSUNZIONE - ANNO B (Lc 1,39-56)
Benedetta sei tu fra tutte le donne (VIDEO: Papa Pio XII nel 1950 proclama il dogma dell'Assunta)
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Sito del Vaticano, 15 agosto 2007

Nella sua grande opera "La Città di Dio", Sant'Agostino dice una volta che tutta la storia umana, la storia del mondo, è una lotta tra due amori: l'amore di Dio fino alla perdita di se stesso, fino al dono di se stesso, e l'amore di sé fino al disprezzo di Dio, fino all'odio degli altri. Questa stessa interpretazione della storia come lotta tra due amori, tra l'amore e l'egoismo, appare anche nella lettura tratta dall'Apocalisse, che abbiamo sentito ora. Qui, questi due amori appaiono in due grandi figure. Innanzitutto vi è il dragone rosso fortissimo, con una manifestazione impressionante ed inquietante del potere senza grazia, senza amore, dell'egoismo assoluto, del terrore, della violenza.
Nel momento in cui san Giovanni scrisse l'Apocalisse, per lui questo dragone era realizzato nel potere degli imperatori romani anticristiani, da Nerone fino a Domiziano. Questo potere appariva illimitato; il potere militare, politico, propagandistico dell'impero romano era tale che davanti ad esso la fede, la Chiesa appariva come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere, tanto meno di vincere. Chi poteva opporsi a questo potere onnipresente, che sembrava in grado di fare tutto? E tuttavia, sappiamo che alla fine ha vinto la donna inerme, ha vinto non l'egoismo, non l'odio; ha vinto l'amore di Dio e l'impero romano si è aperto alla fede cristiana.
Le parole della Sacra Scrittura trascendono sempre il momento storico. E così, questo dragone indica non soltanto il potere anticristiano dei persecutori della Chiesa di quel tempo, ma le dittature materialistiche anticristiane di tutti i periodi. Vediamo di nuovo realizzato questo potere, questa forza del dragone rosso nelle grandi dittature del secolo scorso: la dittatura del nazismo e la dittatura di Stalin avevano tutto il potere, penetravano ogni angolo, l'ultimo angolo. Appariva impossibile che, a lunga scadenza, la fede potesse sopravvivere davanti a questo dragone così forte, che voleva divorare il Dio fattosi bambino e la donna, la Chiesa. Ma in realtà, anche in questo caso alla fine, l'amore fu più forte dell'odio.
Anche oggi esiste il dragone in modi nuovi, diversi. Esiste nella forma delle ideologie materialiste che ci dicono: è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa di un tempo passato. Vale soltanto vivere la vita per sé. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto ci è possibile prendere. Vale solo il consumo, l'egoismo, il divertimento. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere. E di nuovo, sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la sua forza mediatica, propagandistica. Sembra impossibile oggi ancora pensare a un Dio che ha creato l'uomo e che si è fatto bambino e che sarebbe il vero dominatore del mondo.
Anche adesso questo dragone appare invincibile, ma anche adesso resta vero che Dio è più forte del dragone, che l'amore vince e non l'egoismo. Avendo considerato così le diverse configurazioni storiche del dragone, vediamo ora l'altra immagine: la donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi, circondata da dodici stelle. Anche quest'immagine è multidimensionale. Un primo significato senza dubbio è che è la Madonna, Maria vestita di sole, cioè di Dio, totalmente; Maria che vive in Dio, totalmente, circondata e penetrata dalla luce di Dio. Circondata dalle dodici stelle, cioè dalle dodici tribù d'Israele, da tutto il Popolo di Dio, da tutta la comunione dei santi, e ai piedi la luna, immagine della morte e della mortalità. Maria ha lasciato dietro di sé la morte; è totalmente vestita di vita, è assunta con corpo e anima nella gloria di Dio e così, posta nella gloria, avendo superato la morte, ci dice: Coraggio, alla fine vince l'amore! La mia vita era dire: Sono la serva di Dio, la mia vita era dono di me, per Dio e per il prossimo. E questa vita di servizio arriva ora nella vera vita. Abbiate fiducia, abbiate il coraggio di vivere così anche voi, contro tutte le minacce del dragone.
Questo è il primo significato della donna che Maria è arrivata ad essere. La "donna vestita di sole" è il grande segno della vittoria dell'amore, della vittoria del bene, della vittoria di Dio. Grande segno di consolazione. Ma poi questa donna che soffre, che deve fuggire, che partorisce con un grido di dolore, è anche la Chiesa, la Chiesa pellegrina di tutti i tempi. In tutte le generazioni di nuovo essa deve partorire Cristo, portarlo al mondo con grande dolore in questo modo sofferto. In tutti i tempi perseguitata, vive quasi nel deserto perseguitata dal dragone. Ma in tutti i tempi la Chiesa, il Popolo di Dio vive anche della luce di Dio e viene nutrito - come dice il Vangelo - di Dio, nutrito in se stesso col pane della Santa Eucaristia. E così in tutta la tribolazione, in tutte le diverse situazioni della Chiesa nel corso dei tempi, nelle diverse parti del mondo, soffrendo vince. Ed è la presenza, la garanzia dell'amore di Dio contro tutte le ideologie dell'odio e dell'egoismo.
Vediamo certamente che anche oggi il dragone vuol divorare il Dio fattosi bambino. Non temete per questo Dio apparentemente debole. La lotta è già cosa superata. Anche oggi questo Dio debole è forte: è la vera forza. E così la festa dell'Assunta è l'invito ad avere fiducia in Dio ed è anche invito ad imitare Maria in ciò che Ella stessa ha detto: Sono la serva del Signore, mi metto a disposizione del Signore. Questa è la lezione: andare sulla sua strada; dare la nostra vita e non prendere la vita. E proprio così siamo sul cammino dell'amore che è un perdersi, ma un perdersi che in realtà è l'unico cammino per trovarsi veramente, per trovare la vera vita.
Guardiamo Maria, l'Assunta. Lasciamoci incoraggiare alla fede e alla festa della gioia: Dio vince. La fede apparentemente debole è la vera forza del mondo. L'amore è più forte dell'odio. E diciamo con Elisabetta: Benedetta sei tu fra tutte le donne. Ti preghiamo con tutta la Chiesa: Santa Maria prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

Nota di BastaBugie: ecco il video del 1950 della proclamazione da parte di papa Pio XII del dogma dell'assunzione al cielo in corpo e anima della Beata Vergine Maria (durata: 4 minuti).


https://www.youtube.com/watch?v=33NADLqHKkg

Fonte: Sito del Vaticano, 15 agosto 2007

8 - OMELIA XX DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,51-58)
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Il lungo discorso di Gesù a Cafarnao, su cui andiamo in queste domeniche riflettendo, ha la caratteristica di diventare a mano a mano più intenso.
Più che di un discorso, anzi, si tratta di un dibattito. È l’urto di due mentalità opposte: i Giudei, che vogliono piegare Gesù a diventare operatore continuo di prodigi che, come quello della moltiplicazione dei pani, appaghino i loro immediati interessi; e Gesù che vuol elevare la loro attenzione e il loro desiderio e cerca di farli entrare nella logica più alta di Dio. Procuratevi – aveva detto loro – non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna.
Ma questo è da notare: quanto più cresce l’incomprensione degli ascoltatori e la chiusura del loro cuore alle prospettive divine, tanto più il discorso di Gesù si fa incalzante, esigente, fino a diventare, si direbbe, addirittura provocatorio.
Ai Giudei, che non riescono a cogliere il valore e il significato della sua origine dal cielo, assillati come sono dai problemi materiali della loro vita terrestre, Gesù non cerca di facilitare le cose, non attenua il suo annuncio, non cala di prezzo, ma propone un argomento ancora più sovrastante e più arduo; e parla per la prima volta del mistero eucaristico: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. I giudei si misero a discutere.
E allo sconcerto dei Giudei (che appaiono qui come pulcini ghermiti dal falco e portati ad altezze irrespirabili), al loro scandalo: Come può costui darci la sua carne da mangiare?, Gesù non addolcisce le sue dichiarazioni, ma le precisa e le rende più forti: Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non ber rete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Certamente è impossibile arrivare alla fede nell’Eucaristia a chi non crede all’origine divina di Gesù di Nazaret. Tutta la ragione dell’incredulità dei Giudei sta in quel “costui”: chi pensa a Gesù di Nazaret come a un uomo qualsiasi, uno che si può chiamare “costui”, non può accettare niente del fatto cristiano, della vita cristiana, della speranza cristiana. Gesù lo sa, ma sa anche che non si può mutilare il messaggio per farlo più facilmente accogliere, e propone subito il disegno divino nella sua totalità.
Questo è lo stile di Cristo. Contrariamente a quello che talvolta noi possiamo immaginare, Gesù non è affatto una persona accondiscendente e incline al compromesso, quando si tratta della verità.
Se si imbatte in uomini che sembrano disinteressati all’annuncio (che è l’unica strada di salvezza), non per questo cambia l’annuncio o lo riduce. Non si affanna a inseguire le ottusità e le svogliatezze del mondo o a rincorrere i capricci dei suoi contemporanei. Egli è il portatore del dono del Padre e la sua preoccupazione è quella di offrirlo integralmente, non di imporlo a ogni costo alla cattiva volontà di chi lo rifiuta. Egli sa già in partenza che molti rifiuteranno il dono; questo lo fa soffrire, ma non lo induce a formulare una proposta meno impegnativa e più conforme alle attese degli uomini. Solo dalle attese di Dio egli fa che la sua vita e la sua missione siano gui date. Volete andarvene anche voi?
E nessuno pensi che tutto questo sia mancanza di amore. Al contrario, è proprio l’amore che spinge Gesù a non cedere di fronte alle nostre esigenze, alle nostre proposte di adattare la verità di Dio ai gusti umani, ai nostri tentativi di immiserire la grandezza e la bellezza del disegno del Padre.
A Cafarnao, per esempio, resistendo con fermezza ai suoi contemporanei che gli chiedono un discorso più facile da accettare da parte degli uomini, Gesù salva per noi e per la nostra vita il segno più alto, più efficace, più commovente del suo amore che rinnova, nutre, rianima, cioè il sacramento dell’Eucaristia.
E su questo dono – incomprensibile e vitale, misterioso e inebriante, come tutti i regali di Dio – noi siamo chiamati oggi a riflettere e a esaminarci.

CON QUALI DISPOSIZIONI D’ANIMO CI ACCOSTIAMO AL BANCHETTO EUCARISTICO?
L’Eucaristia non è solo il segno dell’amore del Padre, è anche il segno della autenticità e della intensità della nostra risposta all’appello divino.
Un cristiano che lo ritiene un gesto puramente for male, e perde con facilità la messa, e non partecipa mai alla comunione, o vi partecipa senza reale con  versione interiore, non è un cristiano che abbia capito molto dell’insegnamento di Cristo.
Un cristiano che vi partecipa svogliato, distratto, magari chiacchierando, magari annoiandosi come capita quando si assiste a uno spettacolo mal riuscito, è un cristiano che ha bisogno di tanta luce e di tanta misericordia.
Come a Cafarnao, anche oggi Gesù non costringe nessuno ad andare a lui: la sua è un’offerta, che lascia intatta la nostra libertà di decisione.
Ma nessuno può andare a lui e nutrirsi delle sue parole, se insieme non si nutre – con consapevolezza, con commozione, con fede – della sua carne, data per la vita del mondo: Chi mangia questo pane, vivrà in eterno.
Sarebbe però una grave incomprensione dello spirito del Signore, se da questa fermezza di Cristo al servi zio della verità e dell’amore ricavassimo un sentimento di apprensione, di paura e quasi di angoscia, nei confronti del banchetto eucaristico.
Gesù conosce quel che c’è nell’uomo. Sa che siamo deboli, peccatori e molte volte privi di saggezza. Ma questo cibo è dato proprio per noi, perché possiamo cambiare e trovare la strada della vita. La Sapienza ci invita con le sorprendenti parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura: Chi è inesperto accorra qui! A chi è privo di senno essa dice: Venite, mangiate il mio pane.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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