BastaBugie n�890 del 11 settembre 2024

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1 X SOSPESO IN BRASILE PERCHE' ELON MUSK SI RIFIUTA DI CENSURARE
24 milioni di utenti non potranno più accedere all'ex Twitter a causa di una sentenza della Corte Suprema di Lula, provvedimento degno di una dittatura
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 L'IMPORTANZA DELLA LOTTA CONTRO LA TIEPIDEZZA
La tiepidezza è una malattia spirituale che indebolisce le forze dell'anima e apre la strada al peccato, va combattuta con vigore come ha insegnato Sant'Antonio Maria Zaccaria
Autore: Veronica Rasponi - Fonte: Corrispondenza Romana
3 LA FRANCIA E' CONSACRATA A MARIA ASSUNTA
Le Olimpiadi svoltesi a Parigi sono in contrasto con ciò che la Francia rappresenta per la fede cattolica (con il titolo di ''Figlia primogenita della Chiesa'' fin dai tempi di Clodoveo, e schiere di santi da Giovanna d'Arco al curato d'Ars)
Autore: Francesco Patruno - Fonte: Sito del Timone
4 COSA PUO' INSEGNARCI UN OROLOGIO TROVATO NEL DESERTO?
Una storiella edificante ci spiega che se ci meravigliamo studiando il meccanismo di un orologio e siamo certi dell'esistenza del suo artefice anche se non lo vediamo, ne consegue che...
Autore: Padre Gnarocas - Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
5 NUOVA ONDATA DI ATTENTATI ISLAMICI IN EUROPA
In Francia si registra un picco di attacchi sacrileghi e chiese bruciate, mentre in Germania ci sono morti accoltellati (senza dimenticare che in Austria ci potevano essere migliaia di morti al concerto di Taylor Swift)
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 ABORTO, LE GRAVI CONSEGUENZE NELLA COPPIA
La relazione viene gravemente compromessa se è stato volontariamente ucciso il figlio
Autore: Theresa Karminski Burke - Fonte: Provita & Famiglia
7 OMELIA XXIV DOMENICA T. ORD - ANNO B (Mc 8,27-35)
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - X SOSPESO IN BRASILE PERCHE' ELON MUSK SI RIFIUTA DI CENSURARE
24 milioni di utenti non potranno più accedere all'ex Twitter a causa di una sentenza della Corte Suprema di Lula, provvedimento degno di una dittatura
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 settembre 2024

Non sospendi gli utenti che ti ordino di sospendere? Allora blocco tutto il social network nel mio paese. Questo è quanto è appena successo in Brasile: la Corte Suprema, venerdì 30 agosto, ha ordinato la sospensione di X, l'ex Twitter, dopo una battaglia legale durata mesi tra il proprietario del gigante dei social media, Elon Musk, e le autorità brasiliane, soprattutto il giudice supremo Alexandre de Moraes. Da domenica 1 settembre, circa 24 milioni di utenti non potranno più accedere al grande social network americano.
Venerdì, la maggioranza di un collegio di cinque giudici ha votato a favore del divieto dopo che Alexandre de Moraes ha chiesto alla Corte di rivedere la sua decisione. Elon Musk ha definito de Moraes un "dittatore". Il motivo ufficiale è che l'azienda americana non ha rispettato la scadenza fissata dal giudice de Moraes per nominare un nuovo rappresentante legale nel Paese. Perché però, non è stato nominato un rappresentante legale, in tempo? La settimana scorsa, Musk aveva chiuso gli uffici brasiliani della piattaforma, dopo che i membri del suo staff erano stati minacciati di arresto. Se avesse nominato un rappresentante legale, responsabile in Brasile di eventuali violazioni della legge, questi avrebbe rischiato l'arresto, molto probabilmente.
Una volta ordinata la sospensione completa di X nel paese, il giudice de Moraes ha anche stabilito una multa di 50mila reais (circa 8mila euro) per chiunque abbia usato "sotterfugi tecnologici" per aggirare il blocco, come una VPN, una rete privata virtuale.

LA LIBERTÀ DI PAROLA
Il contenzioso è iniziato ad aprile, quando ad X era stato ordinato di bandire oltre 140 account, tra cui alcuni dei più importanti opinionisti di destra brasiliani e membri eletti del Congresso nelle file dell'opposizione di centrodestra. X si è rifiutata di obbedire, affermando che questi ordini di rimozione sono di per sé illegali e incostituzionali. In risposta alla minaccia di sospensione, Elon Musk aveva dichiarato: «La libertà di parola è il fondamento della democrazia e uno pseudo-giudice non eletto in Brasile la sta distruggendo per scopi politici».
Mike Benz (Foundation for Freedom Online) osserva come la notizia della chiusura di X in territorio brasiliano non abbia suscitato alcuna protesta da parte delle autorità americane, sebbene vengano direttamente colpite da questo provvedimento. « Il governo brasiliano ha appena vietato X, il che significa che l'account dell'ambasciata statunitense in Brasile, @USAmbBR, è ora vietato in Brasile - scrive Benz - I brasiliani non possono nemmeno vedere l'account X dell'ambasciata, che non ha rilasciato una dichiarazione di condanna di quanto accaduto, non ha minacciato sanzioni, non ha minacciato di ridurre gli interessi commerciali degli Stati Uniti, non ha minacciato di eliminare i 200 milioni di dollari di assistenza governativa straniera al Brasile, niente di niente».
Oltre che il silenzio, Benz accusa l'amministrazione Biden di complicità: «Il governo degli Stati Uniti ha finanziato le Ong brasiliane, i think tank brasiliani, che hanno collaborato ad elaborare questi decreti di censura e che hanno fatto pressioni sul governo brasiliano affinché non facesse eccezione per i parlamentari eletti in Congresso, perché ciò sarebbe equivalso ad un lasciapassare per i parlamentari che diffondono disinformazione».

I PRECEDENTI ERANO DELLE DITTATURE
Altri paesi che hanno bloccato X (e precedentemente Twitter) entro i loro confini, sono: Cina, Russia, Iran, Myanmar, Corea del Nord, Turkmenistan e Uzbekistan. Il Brasile si unisce a questa breve lista, con la particolarità di essere l'unica democrazia. È l'ennesima prova della deriva autoritaria del Brasile di Lula, il presidente del Partito dei Lavoratori che, dopo la sua scarcerazione e vittoria elettorale, ora gode anche dell'appoggio di una magistratura politicizzata e schierata dalla sua parte. Un ribaltamento dei rapporti di forza rispetto al 2018, quando il presidente di destra Jair Bolsonaro aveva vinto grazie a un'inchiesta della magistratura che aveva distrutto il Partito dei Lavoratori. E anche grazie ai social, che in quegli anni, avevano contribuito a dare un'alternativa all'egemonia culturale della sinistra. Lula, insomma, si sta vendicando con gli interessi.
Fraser Myers, editorialista di Spiked!, nota come la tendenza a normalizzare il controllo sui social media e anche la censura propriamente detta stia infatti dilagando anche nelle democrazie. «La messa al bando di X in Brasile questa settimana e l'arresto del fondatore di Telegram Pavel Durov in Francia la scorsa settimana suggeriscono che la guerra globale alla libertà di parola online ha fatto un passo avanti. Mentre nuove leggi come l'Online Safety Act del Regno Unito e il Digital Services Act dell'UE minacciano le aziende tecnologiche con pesanti multe se non si piegano alla censura governativa, il divieto di X in Brasile suggerisce che potremmo iniziare a vedere un approccio ancora più aggressivo alle piattaforme di dissenso nei prossimi anni».
Anche la prossima amministrazione americana non promette bene, se dovesse vincere Kamala Harris a novembre. Il suo candidato vicepresidente, Tim Walz, ha dichiarato apertamente, in un'intervista alla Msnbc: «Non c'è alcuna garanzia di libertà di parola per quanto riguarda la disinformazione o i discorsi di odio, soprattutto per quanto riguarda la nostra democrazia». Lo diceva in mezzo a considerazioni sulla libertà di voto, sulla necessità di proteggere gli elettori dall'intimidazione online. Apparentemente è inoppugnabile. Ma il concetto, se allargato, porta a scenari brasiliani.

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Stefano Magni, nell'articolo seguente dal titolo "Brasile, la protesta della destra per ripristinare la libertà di parola" spiega che la partita in Brasile non è finita con la sospensione di X. Decine di migliaia di sostenitori di Musk e Bolsonaro in piazza a San Paolo lo dimostrano.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 settembre 2024:

La partita in Brasile non è finita con la sospensione di X, il social network di Elon Musk (ex Twitter). La battaglia politica è appena iniziata, a giudicare dalla protesta che questa sentenza della Corte Suprema sta suscitando nel paese. Con una manifestazione tanto partecipata quanto ignorata dai media internazionali, decine di migliaia di brasiliani, sabato 6 settembre, nel giorno dell'Indipendenza, sono scesi in piazza a San Paolo, guidati dall'ex presidente Jair Bolsonaro, per protestare contro questo nuovo grave atto di censura.
La mobilitazione è motivata, politicamente, dall'avvicinarsi delle prossime elezioni locali, in cui si voterà per il rinnovo dei sindaci di migliaia di città. Ma le voci dei manifestanti, raccolte dal Wall Street Journal rivelano idee abbastanza chiare sulla drammaticità della situazione: «La nostra libertà è in gioco... prima bruciavano i libri per mettere a tacere le persone, ora vietano i social media», dice un imprenditore, ad esempio. I manifestanti, più ancora che contro Lula, sono indignati contro il giudice supremo Alexandre de Moraes protagonista delle inchieste contro Bolsonaro e Musk.
De Moraes ha infatti guidato le ultime indagini penali su Bolsonaro, che è stato incriminato due volte: per aver tentato di importare diamanti senza dichiararne il valore e per aver presumibilmente falsificato il suo certificato di vaccinazione Covid-19. Secondo l'opposizione di centrodestra si tratta di accuse pretestuose, di una persecuzione politica dopo la sconfitta elettorale del 2022, quando Lula (appena uscito dal carcere) è tornato ad essere presidente del Brasile.
Ma de Moraes si è distinto soprattutto per la "caccia" agli anti-democratici o presunti tali su Internet. Ritiene che la sorveglianza su Internet sia diventata sempre più necessaria dopo che i sostenitori di Bolsonaro hanno preso d'assalto il Congresso, il palazzo presidenziale e il tribunale nel gennaio 2023, per protestare contro presunti brogli, nel giorno in cui si insediava Lula, imitando i fatti del 6 gennaio negli Usa. Come negli Usa e come nel Regno Unito, anche in Brasile la sinistra è convinta che sia soprattutto il "linguaggio di odio" a fomentare la violenza politica, la creazione di un "ecosistema violento" su Internet a tradursi in sommossa. Quindi Internet non viene monitorata solo perché è uno strumento di organizzazione delle proteste violente, ma anche perché è vista come la causa della violenza. E la soluzione è: sopprimere le voci che vengono identificate come quelle più pericolose, come sta accadendo in queste settimane nel Regno Unito, all'indomani degli scontri etnici di agosto.
Solo negli ultimi due anni, de Moraes ha ordinato l'arresto di oltre mille persone in nome della salvaguardia della democrazia, soprattutto rivoltosi antigovernativi o persone che, a suo dire, avevano diffuso online menzogne sul tribunale. Ha rimosso un governatore di uno Stato e ha chiuso temporaneamente l'app di messaggistica WhatsApp. Ha ordinato il blocco di centinaia di account di social media, compresi quelli di membri del Congresso e di uomini d'affari, spesso senza spiegarne il motivo.
Se un giudice supremo agisce con metodi così drastici, da dittatura, è perché la stessa Costituzione del Brasile democratico non è sufficientemente chiara nella difesa della libertà di espressione. L'articolo 5 garantisce "la libertà di pensiero e di espressione", ma la libertà di parola non è assoluta nel Paese, che ha anche leggi che limitano ciò che può essere detto pubblicamente. È un crimine, ad esempio, fare dichiarazioni diffamatorie contro funzionari governativi mentre esercitano funzioni pubbliche.
Ci sono opposizioni anche nello stesso ambiente giudiziario. Il 30 agosto, cinque giudici della Corte Suprema hanno votato all'unanimità per sostenere il divieto di accesso a X, ma il giudice conservatore Nunes Marques ha detto che avrebbe chiamato tutti gli 11 membri della Corte a rivedere il caso in una prossima votazione. Aílton Soares de Oliveira, un avvocato costituzionalista di San Paolo che ha detto di considerare de Moraes un amico, ha dichiarato che la giustizia ha commesso un "errore categorico" nel congelare non solo i beni di X ma anche quelli di Starlink, la società di Musk che si occupa di Internet via satellite - una decisione che «ha violato il principio di proporzionalità e ragionevolezza».
In Congresso, almeno un terzo dei deputati e dei senatori è contrario al divieto e vorrebbe una procedura di impeachment per de Moraes. «Quando un tribunale abbandona il principio di imparzialità e sceglie chi indagare, giudicandolo prima di ascoltarlo... stiamo violando i diritti fondamentali dei cittadini e mettendo a rischio il nostro sistema giudiziario», ha dichiarato Marcos Rogério, senatore del Partito Liberale (lo stesso di Bolsonaro).
L'ex presidente, in un video postato su Instagram per il Giorno dell'Indipendenza del Brasile ha detto che "indipendenza" è una parola vuota se i cittadini non sono liberi di esprimersi: «Un Paese senza libertà non ha nulla da festeggiare in questa data... abbiamo a che fare con un governo che si schiera con i dittatori e si oppone a ciò che abbiamo di più caro: la nostra libertà».
La questione è universale, non riguarda solo il Brasile. Negli Usa si vota fra due mesi: la libertà di espressione sarà ancora garantita a tutti o verrà eliminato il diritto di parola ai sostenitori di Trump, in quanto "anti-democratici"? E in Ue, dove si vuole arginare l'avanzata delle "destre", quanta libertà ci verrà ancora concessa? Il Brasile potrebbe essere solo un banco di prova per le future politiche europee e nordamericane.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 settembre 2024

2 - L'IMPORTANZA DELLA LOTTA CONTRO LA TIEPIDEZZA
La tiepidezza è una malattia spirituale che indebolisce le forze dell'anima e apre la strada al peccato, va combattuta con vigore come ha insegnato Sant'Antonio Maria Zaccaria
Autore: Veronica Rasponi - Fonte: Corrispondenza Romana, 8 maggio 2024

La tiepidezza è una malattia spirituale che indebolisce le forze dell'anima e apre la strada al peccato. Nostro Signore la denuncia con queste parole: «Conosco le opere tue e che non sei né freddo né caldo, Sarebbe meglio che tu fossi o freddo o caldo, Ora perché sei tiepido, né freddo né caldo, comincerò a vomitarti dalla mia bocca» (Apoc., 3, 15-16). Alla tiepidezza si oppone il fervore che apre a sua volta la strada alla perfezione cristiana.
Tra gli autori spirituali che più combatterono la tiepidezza fu sant'Antonio Maria Zaccaria, uno dei grandi esponenti della Riforma cattolica del XVI secolo, nato a Cremona nel 1502 e morto a soli 36 anni a Guastalla nel 1539. Cappellano della contessa Ludovica Torelli (1500-1569), attorno al 1530 fondò a Milano un sodalizio spirituale che comprendeva al suo interno tre Collegi, uno di sacerdoti (i Chierici regolari di San Paolo, noti come Barnabiti, perché presero dimora definitiva presso la chiesa di San Barnaba), uno di religiose (le Angeliche di San Paolo) e uno di laici (i Coniugati o Maritati di San Paolo).
Esce ora una nuova edizione commentata de Gli scritti di sant'Antonio Maria, a cura dei padri Antonio Gentili e Giovanni Scalese (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 1148, euro 60). L'opera, suddivisa in paragrafi e versetti, e accompagnata da abbondanti note esplicative e da utili Excursus, è di lettura impegnativa, ma ci fa conoscere più profondamente la fisionomia spirituale di questo grande santo, che affidò ai suoi figli spirituali la missione di distruggere la «maggior nemica di Cristo crocifisso», «la tiepidezza» e «annunciare la vivezza spirituale e lo spirito vivo dappertutto».
Le pagine più interessanti sono proprio quelle dedicate alla «tiepidezza» (in particolare pp. 1004-1011). Ecco alcuni degli Aforismi del fondatore dei Barnabiti: «La tiepidezza è un'eresia diffusa in tutto il mondo, non perseguitata dagli inquisitori, ma abbracciata dal demonio»; «La tiepidezza è un accecamento della mente. Perciò il tiepido è sempre distratto con la mente e privo dell'attenzione interiore»; «Il tiepido, apparentemente, sembrerebbe aver cura del culto divino, ma solo quanto alle cerimonie esteriori e in modo ripetitivo»; «La tiepidezza incomincia nella disattenzione, prosegue nell'oscurità della mente, finisce nell'accecamento dell'intelletto»; «La madre della tiepidezza è l'ingratitudine per i benefici divini; le sue compagne sono la sensualità, la curiosità e le distrazioni; la (sua) nutrice è la confidenza nella bontà divina, basata su qualche opera buona e sulla convinzione che sia sufficiente evitare i peccati gravi, come se la tiepidezza non fosse un peccato grave»; «Se non ti risollevi subito dalla tiepidezza, proverai maggiore fatica a tornare al primo fervore; perché la tiepidezza, più di tutte le infermità spirituali, è molto lontana dalla guarigione»; «Se tu hai promesso a Dio di volere sempre progredire e fuggire la tiepidezza, non tardare a metterlo in pratica: perché come dice il Sapiente, dispiace a Dio la promessa stolta e infedele».
Una delle cause profonde della crisi religiosa contemporanea è che, come già accadde nel XVI secolo, al fervore di chi serve il male non si contrappone il fervore, ma la tiepidezza, di chi dice di voler servire il bene. Le parole di sant'Antonio Maria, ci giungono dunque di sprone, in un momento in cui la Chiesa ha bisogno, come allora, di una profonda riforma interna. Zaccaria, sottolineano giustamente gli autori di questo importante volume, «non fu l'uomo della rottura, ma della continuità: un riformatore che voleva rinnovare la Chiesa traendo l'ispirazione e la spinta dalla tradizione della Chiesa stessa, e non un rivoluzionario, come gli umanisti e i "riformatori" che, avendo la pretesa di ritornare alle origini, di fatto interruppero quella tradizione e sovvertirono la vera natura della Chiesa».

Fonte: Corrispondenza Romana, 8 maggio 2024

3 - LA FRANCIA E' CONSACRATA A MARIA ASSUNTA
Le Olimpiadi svoltesi a Parigi sono in contrasto con ciò che la Francia rappresenta per la fede cattolica (con il titolo di ''Figlia primogenita della Chiesa'' fin dai tempi di Clodoveo, e schiere di santi da Giovanna d'Arco al curato d'Ars)
Autore: Francesco Patruno - Fonte: Sito del Timone, 22 agosto 2024

Nei giorni scorsi, durante le Olimpiadi svoltesi a Parigi, abbiamo assistito a una derisione del Cristianesimo nella cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici, tenutasi il 26 luglio. Gli organizzatori hanno voluto scimmiottare l'Ultima Cena. [...]
Il carattere esoterico e neo-gnostico della cerimonia era evidente, perché, non a caso, la sua figura centrale era quella del dio pagano Dioniso, che per Friedrich Nietzsche e per gli esoteristi, incarnerebbe l'antitesi del Cristo e rappresenterebbe il simbolo della rottura con la morale cristiana, vista come avvilimento ed annientamento. [...]
Guardando a questi spettacoli, così in contrasto con ciò che la Francia un tempo ha rappresentato per la Chiesa e per la fede cattolica, che ha visto germogliare in terra francese schiere di santi, tanto da essere considerata “figlia primogenita della Chiesa”, mi sono chiesto se essi riflettano davvero il popolo francese e le radici di quel paese. A un'analisi superficiale, potrebbe sembrare che quella Nazione non potrà mai tornare ai suoi fasti cristiani. Eppure, c'è speranza. Non dobbiamo dimenticare Colei che tutte le generazioni chiamano beata, a cui la Francia fu affidata secoli fa; un affidamento legato proprio alla solennità dell'Assunzione. Un affidamento che potrebbe costituire, secondo i tempi imperscrutabili della Vergine, che sono i tempi di Dio, il perno su cui la terra di Francia tornerà a essere pienamente cristiana.
Cosa c'entra, dunque, quella Nazione con l'Assunta? È presto detto. Si tratta di una storia davvero affascinante, risalente al XVII sec., cioè alle vicissitudini private (e non solo) del re Luigi XIII e della regina Anna d'Austria. Sì, proprio quell'epoca e quei regno durante il quale è ambientata anche la vicenda de I tre moschettieri di Alexandre Dumas. Per farla breve, la coppia, molto pia e devota (sebbene il re non avesse mancato di intrattenere relazioni con cortigiane), non era stata benedetta dalla nascita di un figlio che potesse garantire la successione al trono. Per la verità, dal matrimonio, la regina concepì ben tre figli, che si risolsero in altrettanti aborti, di cui uno accidentale per una caduta dalle scale.
La coppia regale, quindi, non poteva godere della gioia di un erede al trono.
Fu su consiglio del monaco agostiniano scalzo Fra Fiacre di Sainte-Marguerite, personalità mistica dell'epoca, che aveva ricevuto nell'autunno 1637 alcune apparizioni della Vergine nelle quali la Madonna annunciava la prossima nascita di un erede al trono ed invitava - suo tramite - a tale scopo la regina Anna a compiere dei cicli di novene (il ciclo di novene si concluse il 5 dicembre di quell'anno, esattamente nove mesi dopo nacque il tanto desiderato bambino), e dell'ex cortigiana e confidente del re, Louise de La Fayette, divenuta nel frattempo monaca visitandina col nome di Suor Angelica, la quale aveva favorito la riconciliazione e la riunione del re con la regina, se si giunse - una volta avuta la certezza del concepimento del figlio da parte della sovrana - alla proposizione di un voto alla Madre di Dio.

IL VOTO ALLA VERGINE
Per la verità, sin dall'indomani del concepimento del figlio (avvenuto - si badi - dopo oltre un ventennio di matrimonio sostanzialmente sterile), e cioè dall'11 dicembre 1637, il re annunciava la sua intenzione di esprimere un voto alla Vergine. Il testo, più volte corretto e rifinito anche dal primo ministro del re, il celebre cardinal de Richelieu, fu sottoposto al Parlamento di Parigi. Il 10 febbraio 1638, finalmente, il re, nel suo castello di Saint-Germain-en-Laye, firmava, con proprie lettere patenti, il testo del voto in cui dichiarava solennemente che, «prendendo la santissima e gloriosissima Vergine come speciale protettrice del nostro regno, a Lei consacriamo particolarmente la nostra persona, il nostro Stato, la nostra corona e i nostri sudditi, supplicandola di ispirarci una santa condotta e difendere questo regno con tanta cura contro gli sforzi di tutti i suoi nemici [...]. E affinché i posteri non possano non seguire i nostri desideri su questo argomento, come monumento e segno immortale dell'attuale consacrazione che compiamo, faremo riedificare il grande altare della cattedrale di Parigi con un'immagine della Vergine che tenga tra le sue braccia quelle del suo prezioso Figlio deposto dalla Croce, e dove Noi saremo rappresentati ai piedi del Figlio e della Madre nell'atto di offrire loro la nostra corona e il nostro scettro.
Ammoniamo il signor arcivescovo di Parigi, e gli ordiniamo nondimeno che ogni anno, nella festa e nel giorno dell'Assunzione, faccia commemorare la nostra presente dichiarazione nella messa solenne, che sarà detta nella sua chiesa cattedrale, e che dopo i vespri di detto giorno, nella detta chiesa si farà una processione, alla quale parteciperanno tutte le compagnie sovrane e gli organi cittadini, con cerimonie simili a quelle che si osservano nelle processioni generali più solenni, che vogliamo si facciano anche in tutte le chiese; sia parrocchiali che quelle dei monasteri di detta città e sobborgo, e in tutte le città, paesi e villaggi della detta diocesi di Parigi.
Esortiamo parimenti gli arcivescovi e i vescovi del nostro regno, e nondimeno ingiungiamo loro di celebrare la stessa solennità nelle loro chiese episcopali, e delle loro diocesi, intendendo che a detta cerimonia siano presenti le corti del Parlamento e altre compagnie sovrane, e i principali ufficiali delle città, e avvertendo tutti i popoli ad avere una particolare devozione verso il Vergine, d'implorare in questo giorno la sua protezione, affinché, sotto una così potente Patrona, il nostro regno sia protetto da tutte le imprese dei nostri nemici, che goda lungamente di buona pace, che Dio vi sia servito e venerato così santamente affinché noi e i nostri sudditi arriviamo felici al fine ultimo per il quale tutti siamo stati creati, poiché tale è il nostro desiderio».
Con questo voto, Luigi XIII istituì le processioni del 15 agosto durante le quali i sudditi avrebbero dovuto pregare Dio e la Vergine per i felici successi del re. Ogni chiesa del regno era tenuta, nella misura in cui la chiesa stessa non era già sotto il patronato della Vergine, a dedicare un altare o cappella principale alla Regina del Cielo. Luigi XIII promise infine di costruire un nuovo altare maggiore nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, nonché di offrire alla cattedrale un nuovo gruppo scultoreo.

LA NASCITA DELL'EREDE AL TRONO (DIEUDONNÉ, CIOÈ “DATO DA DIO”)
Intanto, il 5 settembre 1638, nasceva il tanto desiderato figlio, Luigi XIV, il famoso Re Sole, soprannominato Dieudonné, cioè “dato da Dio”, proprio perché dono immeritato del Signore, ottenuto per intercessione della Vergine Maria, in un matrimonio sostanzialmente sterile, che si trascinava da oltre un ventennio.
Da quell'anno 1638, ogni 15 agosto fu dedicato al ricordo di quel voto e della consacrazione della Francia e del suo popolo alla Madonna.
Luigi XIII non fece in tempo ad adempiere al voto: vale a dire a costruire il nuovo altare maggiore a Notre Dame. Questo compito spettò al figlio, Luigi XIV, sessant'anni dopo. Dal 1708 al 1725, l'architetto Robert de Cotte rimodellò completamente il coro della cattedrale parigina, mascherando i costoloni con archi semicircolari più moderni. Ai lati dell'altare maggiore furono collocate sei statue di angeli in bronzo recanti gli strumenti della Passione di Cristo e quelle dei due re inginocchiati, Luigi XIII in atto di offrire scettro e corona di Guillaume Coustou e quella di Luigi XIV scolpita da Antoine Coysevox. Dietro l'altare maggiore, sotto l'arcata centrale dell'abside, fu collocato il gruppo scultoreo della Pietà, in marmo di Carrara, opera di Nicolas Coustou, che lo realizzò tra il 1714 e il 1715. Queste due statue dei re e quella della Pietà vennero rimosse nel 1793 e ricollocate nella cattedrale solo nel 1815, quelle dei sovrani su nuovi piedistalli completati nel 1816 con lo stemma del re di Francia.
Tutto il gruppo scultoreo, pegno del voto del pio re di Francia, sono scampati miracolosamente al terribile incendio della cattedrale del 15 aprile 2019.
La consacrazione della Francia e del re furono confermate da Luigi XIV il 25 marzo 1650 e vennero rinnovate in occasione del centenario del voto, nel 1738, dal re Luigi XV.
Le campane e le processioni si svolsero ogni anno il 15 agosto sino alla Rivoluzione francese e per l'esattezza sino al 1791 compreso: il 14 agosto 1792, infatti, l'Assemblea legislativa rivoluzionaria abolì la consacrazione della Francia ed il voto; l'anno seguente, il 10 novembre 1793, profanata la cattedrale, essa fu trasformata nel tempio della dea Ragione.
Con la caduta di Napoleone e la Restaurazione, il re Luigi XVIII ristabilì la celebrazione del voto nel 1814. Sotto la c.d. Monarchia di Luglio, nell'agosto 1831, il re Luigi Filippo I, figlio della Rivoluzione, abolì definitivamente il voto ed ogni celebrazione, nonostante la ferma e vana protesta di intellettuali cattolici come Lamennais, Lacordaire e Montalembert.
Per la verità, già dalla modifica costituzionale del 1830 allorché la religione cattolica cessò di essere religione di Stato, il voto aveva perso forza di legge ed era caduto nel dimenticatoio, lasciando sostanzialmente all'iniziativa locale, popolare o diocesana, la celebrazione della ricorrenza.

SANTA GIOVANNA D'ARCO PATRONA DI FRANCIA (DOPO L'ASSUNTA)
A quella consacrazione mariana fece cenno anche il papa Pio XI nella sua lettera apostolica del 2 marzo 1922, Galliam, Ecclesiae filiam primogenitam, firmata appena un mese dopo l'elezione al Pontificato, con la quale proclamava patrona secondaria di Francia Santa Giovanna d'Arco. Il Pontefice nella sua lettera sottolineò, tra le altre cose, la devozione del popolo francese alla Vergine Maria come elemento caratterizzante la Nazione d'Oltralpe. Richiamando poi esplicitamente il voto di Luigi XIII scriveva: «Convertito alla vera fede di Cristo, Clodoveo si affrettò, sulle rovine di un tempio druidico, a gettare le fondamenta della chiesa di Notre-Dame, che suo figlio Childeberto completò. Diversi templi sono dedicati a Maria da Carlo Magno. I duchi di Normandia proclamarono Maria Regina della nazione. Il re San Luigi recitava devotamente ogni giorno l'Ufficio della Vergine. Luigi XI, per esaudire un desiderio, fece costruire un tempio a Notre-Dame a Cléry. Infine, Luigi XIII consacrò il regno di Francia a Maria e ordinò che ogni anno, nella festa dell'Assunzione della Vergine, si celebrassero funzioni solenni in tutte le diocesi di Francia; e questi solenni fasti, non ignoriamo che continuano ad aver luogo ogni anno».
Ed ancora: «[...] dopo aver ascoltato il consiglio dei Nostri venerati Fratelli, cardinali di santa Romana Chiesa preposti ai Riti, motu proprio, di sicura conoscenza e dopo matura deliberazione, nella pienezza del Nostro potere apostolico, con la forza del presente [atto, ndr.] e in perpetuo, dichiariamo e confermiamo che la Vergine Maria Madre di Dio, sotto il titolo della sua Assunzione al cielo, è stata regolarmente scelta come patrona principale di tutta la Francia presso Dio, con tutti i privilegi e gli onori che ciò comporta. titolo nobiliare e questa dignità».
La Chiesa di Roma, dunque, a quasi tre secoli di distanza, confermava e ratificava quel voto compiuto dal pio re borbonico, dichiarando la Vergine Assunta patrona principale della Francia.
Fu merito del cardinal arcivescovo di Parigi, Lustiger, se nel corso degli anni '80 del secolo scorso venne reintrodotta la celebrazione del voto di Luigi XIII al 15 agosto nella cattedrale di Notre Dame e nel corso del pellegrinaggio nazionale a Lourdes, che riunisce i rappresentanti di vescovi e persino personalità politiche.
Giovanni Paolo II, nel suo pellegrinaggio apostolico a Lourdes nell'agosto 1983, rievocò questa consacrazione nella sua preghiera alla Vergine di Lourdes presso la Grotta di Massabielle il 14 agosto: «[...] Molti si sono onorati di consacrarsi a te, compresi anche dei re, come fece Luigi XIII in nome del suo popolo».

UNA STORIA FATTA DI ALTI E BASSI
La storia del voto di Francia è una storia chiusa? È un fatto da consegnare agli archivi storici? Evidentemente no.
La storia francese e della sua Chiesa è fatta di alti e bassi e di suggestive profondità: minata la fede da tempo dal razionalismo e dall'anticlericalismo, che dominarono il XIX sec. e l'inizio del XX, nella Francia non sono mancati segni di speranza, scaturiti dalla sua profonda appartenenza mariana. La Rivoluzione - è vero - falcidiò schiere di martiri, che rappresentarono nondimeno il seme di un rinnovato cristianesimo nella terra francese. L'apparizione della Medaglia miracolosa prima e poi quelle di Lourdes furono il segnale di un rinnovamento del carisma cristiano nel risorgere stupito di una Chiesa che era stata umiliata dagli sconvolgimenti rivoluzionari. La Francia, non a caso, proprio a partire dal XIX sec., divenne il paese numero uno nell'evangelizzazione, nelle missioni, nella catechesi ed in altre ammirevoli iniziative. Basti ricordare la lodevole Società per le missioni estere di Parigi, che fu la pioniera di missioni cattoliche nei Paesi dell'Estremo Oriente (Cina, Giappone, Cambogia, Corea del Sud, Malaysia, Singapore, India, Thailandia, Indonesia, Pakistan). Tutte queste iniziative prendevano vita sotto la repressione anticlericale e delle élites!
Dio e la fede si presero, peraltro, la loro rivincita anche nella letteratura: da Bloy a Psichari, da Péguy a Claudel, da Jean-Luc Marion a Denis Tillinac, e tanti altri dei nostri giorni. Basti ricordare, a tal riguardo, oggi la rivoluzione culturale - perché di questo si tratta - avviata in Francia dal voluminoso bestseller di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies su Dio, "Dio, la scienza, le prove. L'alba di una rivoluzione", tradotto e pubblicato anche in Italia ed in altri paesi.
Tutto questo non potrà farci temere che su quella terra, affidata a Maria sin dal 1638, da un pio re, la Vergine Santa possa essere “deposta” e sostituita da idoli. Ha tentato ciò la Rivoluzione francese innalzando - lo abbiamo detto - a Notre Dame la dea Ragione, ma si trattò di un dominio effimero. La vera sovrana di Francia era e continuerà ad essere la Madonna, nonostante tutte le macchinazioni dei nemici di Dio, che vorrebbero sostituirla illusoriamente con altri o col nulla. In fondo, Luigi XIII, con la sua decisione, realizzò pienamente la citazione quasi profetica di papa Urbano II pronunciata nell'XI sec.: Regnum Galliae, regnum Mariae. Una frase ripetuta costantemente durante le numerose apparizioni mariane avvenute in Francia, a Notre-Dame du Laus, La Salette, Lourdes, rue du Bac, Pontmain e perfino all'Île-Bouchard.
Per questo nonostante c'è speranza che, alla fine, Maria non mancherà di riportare quelle terre, che le appartengono, al loro antico splendore ed ai fasti della fede cristiana dopo che la generazione perversa sarà tramontata del tutto, poiché, come cantò l'umile fanciulla di Nazaret, che tutte le generazioni diranno beata, Dio abbassa ed esalta, disperde i superbi, rovescia i potenti dai troni ed innalza gli umili. Ed il pellegrinaggio Parigi-Chartres, che attrae ogni anno schiere sempre più numerosi di giovani francesi, lascia ben sperare per un domani francese radioso nella fede cristiana e quel voto costituisca il seme odierno della rinascita cattolica in Francia.

Fonte: Sito del Timone, 22 agosto 2024

4 - COSA PUO' INSEGNARCI UN OROLOGIO TROVATO NEL DESERTO?
Una storiella edificante ci spiega che se ci meravigliamo studiando il meccanismo di un orologio e siamo certi dell'esistenza del suo artefice anche se non lo vediamo, ne consegue che...
Autore: Padre Gnarocas - Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, 21 luglio 2024

Tre arabi viaggiavano nel deserto sconfinato, sotto i raggi ardenti del sole, quand'ecco sull'arida sabbia essi scorgono qualche cosa che riluce vivamente.
Si fermano, osservano attentamente, e... meraviglia, un bellissimo orologio d'oro!
Uno di essi si china e lo raccoglie e lo mostra ai compagni. Nessuno dei tre aveva mai visto un orologio; sicché, meravigliatissimi, non sapevano che cosa pensare di quel meraviglioso oggetto. L'osservarono a lungo con grande curiosità, lo girarono per ogni verso, e, quando udirono il tic-tic del movimento interno e si accorsero che le sfere si muovevano, ebbero una gran voglia di vedere che cosa vi fosse all'interno di quella misteriosa scatolina.
Dopo aver frugato per un bel pezzo, finalmente riuscirono ad aprirlo. Al vedere quell'insieme di rotelline, di spirali, di pezzetti di metallo disposti con tanto ordine e precisione, fecero mille esclamazioni di meraviglia.
Come mai un oggetto costruito con tanta perfezione si trova qui, abbandonato sull'arida sabbia del deserto?
- Certamente qualche viaggiatore, che ha attraversato il deserto prima di noi, ha perduto questo tesoro.
- Ma non potrebbe essere sta to prodotto dalla sabbia del deserto?
- No, no, impossibile, impossibilissimo; un meccanismo cosi perfetto non può essere prodotto alla sabbia arida e inerte, questo oggetto è stato fabbricato da una persona molto intelligente.
- Ma noi non abbiamo visto il bravo artista che ha fabbricato questo meccanismo, e che ha messo insieme queste rotelline.
- E che importa se non l'abbiamo visto noi? L'artista sarà in paesi lontani, lontanissimi, ma certamente egli deve esistere.
E i tre arabi continuarono il loro viaggio, portando con sé il piccolo tesoro, che avevano trovato. E più osservavano quell'orologio e più si persuadevano che doveva essere opera di una persona molto intelligente.
Infine uno di essi esclamò: "Varrebbe la pena fare un lungo viaggio per andare in cerca di colui che ha fabbricato questo oggetto, per rendere a sì grande artista l'onore che merita".
Quei tre arabi ragionavano molto rettamente; ma se noi, in una notte serena, solleviamo gli occhi verso il cielo stellato, dobbiamo restare colpiti da meraviglia infinitamente più grande di quella che ebbero i tre arabi nel trovare l'orologio.
Miliardi e miliardi di astri formano nello spazio infinito mille volte più perfetto di quello di un orologio e noi, contemplando questo meccanismo celeste, dobbiamo concludere, con più ragione dei tre arabi: "Certamente questo meraviglioso meccanismo è stato creato da un Essere sapientissimo. Certamente questo Essere sapientissimo deve esistere e, anche se non l'avesse visto mai nessuno, sarebbe ugualmente certa la sua esistenza. Vale ben la pena di fare un lungo cammino per cercare e per conoscere questo Essere supremo per rendergli l'onore che merita".

Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, 21 luglio 2024

5 - NUOVA ONDATA DI ATTENTATI ISLAMICI IN EUROPA
In Francia si registra un picco di attacchi sacrileghi e chiese bruciate, mentre in Germania ci sono morti accoltellati (senza dimenticare che in Austria ci potevano essere migliaia di morti al concerto di Taylor Swift)
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 settembre 2024

La chiesa dell'Immacolata Concezione nella cittadina di Saint-Omer, nel dipartimento del Passo di Calais nella regione dell'Alta Francia, non ha più un tetto, né un campanile. L'interno è completamente devastato, e non resta quasi nulla d'intero.
È stata data in fiamme lo scorso lunedì e per domare l'incendio sono dovuti intervenire 90 pompieri. Quando alle prime luci dell'alba, il parroco è stato informato dell'incendio in corso, s'è fiondato sul posto chiedendo ai pompieri di entrare in chiesa: «la cosa più importante, il Santissimo Sacramento, l'abbiamo recuperato», ha riferito poi. Ma la chiesa neogotica, costruita nel 1854 e che era stata restaurata nel 2018, adesso va ricostruita. Come Notre Dame a Parigi.
A compiere l'attentato anticristiano è stato un quarantenne uscito di prigione solo il 27 agosto. Il casellario giudiziario dell'uomo racconta di 26 condanne per reati gravi, tra questi decine di incendi dolosi in altrettante chiese.
Così, mentre il pubblico ministero ritiene che sono «necessari accertamenti psichiatrici e psicologici per comprendere le sue reali motivazioni in merito alla recidiva in particolare in relazione ai luoghi di culto», la Francia si conferma prima in Europa per attacchi, attentati e incendi in chiese cattoliche. L'unica costante che ha avuto, infatti, l'estate francese, sono stati gli attentati alla cristianità.
A luglio, a pochi giorni di distanza, sono stati appiccati incendi nella chiesa di Saint Simplicien a Martigné-Briand che ha visto il confessionale bruciare per intero e poi nella cattedrale di Rouen che ha distrutto "solo" la guglia più alta, il resto è stato sedato in tempo. In entrambi i casi, nessun colpevole.
E se era da qualche anno che «Allah Akbar» non compariva sul portone di una chiesa come fu per Notre Dame du Taur a Tolosa e a Saint Pierre du Martroi a Orleans dove, prima delle fiamme, il grido di battaglia islamico è stato lasciato come firma, la storia s'è ripetuta lo scorso 14 luglio. A Notre Dame du Travail, nel 14° arrondissement di Parigi, qualcuno - che non è stato ancora identificato - ha ricoperto l'interno dell'edificio sacro di pensieri come, «della chiesa qui stiamo bruciando la prima parte»; «sottomettetevi ad Allah»; «un solo dio Allah» insieme a tante altre scritte con bestemmie esplicite. L'attentatore ha provato anche a darle fuoco, ma senza successo e prima di abbandonare l'edificio, ha rubato dalla chiesa una statua lignea della Vergine Maria, ritrovata nel bagno in un bar accanto, con un coltello piantato alla gola, e il biglietto, «Maria, questo è il tuo destino. Noi musulmani non ti possiamo accettare».

OSTIE CALPESTATE
In Nuova Caledonia, ancora a luglio, incendi dolosi hanno colpito le chiese di Notre-Dame de l'Assomption, la chiesa di Tyé e di Saint Louis, di quest'ultima non resta più nulla. Atti di violenza talmente brutale da indurre un intervento sull'argomento a Macron e al ministro dell'interno, Darmanin. Ad agosto, invece, prima della messa domenicale il parroco della chiesa di Saint Pierre a Lège Cup Ferret, ha trovato il tabernacolo divelto e trafugato delle Ostie consacrate lanciate a terra e calpestate.
La cronaca francese degli attacchi alla cristianità raccoglie una lista sterminata e quanto mai creativa nella declinazione di una violenza gratuita, ciononostante non racconta mai di un colpevole. Basti pensare ai casi di Notre Dame, Saint Denis, Rennes, Saint Sulpice a Parigi, Pontoise, Nancy, Nantes, Nostra Signora delle Grazie di Revel, la chiesa di Saint-Jean-du-Bruel di Rodez, la cattedrale di Saint Alain di Lavaur: tutte chiese date alle fiamme negli ultimi anni e che sempre, stando ai pareri dei pubblici ministeri, avevano prove evidenti di incendi dolosi, eppure sono stati archiviati come incidenti. Al punto che, a lungo, c'è chi ha fatto ironia sullo strano fenomeno delle chiese francesi in autocombustione.
Quando, però, spunta un colpevole non sempre è utile. Come per l'estate del 2021, quando un sacerdote venne assassinato a Saint-Laurent-sur-Sèvre, in Vandea, nell'ovest della Francia. L'assassino si consegnò da sé alla polizia: era un clandestino del Ruanda, lo stesso che un anno prima aveva appiccato l'incendio alla cattedrale di Nantes perché esasperato dal fatto che non gli venisse rinnovato il permesso di soggiorno.
Un rapporto parlamentare sugli "atti antireligiosi", presentato al Primo Ministro nel 2022 da Isabelle Florennes, deputata dell'Hauts-de-Seine, e Ludovic Mendès, deputato della Mosella, menzionava 857 atti anticristiani commessi in Francia nel 2021, tra cui 752 attacchi a luoghi di culto e cimiteri cristiani. Quindi ogni giorno almeno due luoghi di culto in Francia sono stati oggetto di violenza. Nel 2022 gli attacchi contro la comunità cristiana sono aumentati dell'8%, secondo l'ultimo rapporto del Servizio centrale di intelligence territoriale (SCRT). Nel 2023, secondo il ministero dell'Interno, quasi 1.000 sono stati gli atti anticristiani: circa 3 attentati al giorno.

UNA VIOLENTA OFFENSIVA ANTICRISTIANA
Indagando la cronaca, vediamo che si tratta di un fenomeno sociale enorme per la Francia di Macron. Le radici sono profonde e soluzioni all'orizzonte non ci sono. L'ex figlia prediletta della Chiesa oggi conta almeno 40mila chiese, un dato che va accostato a quello della scristianizzazione che dilaga nel Paese e che è caratterizzata in particolare dal calo della pratica religiosa. Conservato, però, l'uso di tenerle aperte, ne segue che, prima di tutto, la sorveglianza nei luoghi di culto ogni anno va scemando: questo le rende luoghi molto facili da attaccare.
La vera comprensione del problema risiede, però, nella violenta offensiva anticristiana che imperversa in Francia. Un dato culturale che oscilla tra le derisioni e gli"atti intellettuali" di odio verso i cattolici e la guerriglia anche giudiziaria di associazioni e Ong varie, come la 'Libre pensée' e la 'Ligue des droits de l'homme' che, ogni qual volta si intravede un simbolo del cristianesimo nello spazio pubblico, sono pronte ad intasare i tribunali per condurre una guerra contro i cristiani. Sono anni che queste due associazioni tentano di ripulire la Francia dalle statue di san Michele e la Vergine Maria: emblematici i casi a Sables d'Olonne, in Vandea, e a Bordeaux.
Al contempo, se da decenni esiste una critica unanime, e a senso unico, contro l'istituzione cattolica, con tanto di cori della sinistra estrema che ripetono, «l'unica chiesa che illumina è quella che brucia», perché questo non può essere considerato un incitamento all'odio? E, soprattutto, come ci si può stupire dell'attuale deriva? La quale, peraltro, ha finito, inevitabilmente, per intrecciarsi con l'odio al cristianesimo insito nell'islam. Mettendo, parimenti, a repentaglio la vita e la libertà di tutti.
Quello di Macron è un Paese che vive il più importante fenomeno di scristianizzazione di massa dai tempi della Rivoluzione francese, e, in una Società dove non c'è più nulla da dissacrare, le chiese restano, nell'immaginario collettivo, l'ultima cosa di sacro rimasta in Francia. Per adesso, però, i portoni restano inagibili.

Nota di BastaBugie:
Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Germania sotto attacco jihadista: dopo Solingen, anche Monaco e Linz" mette in luce gli ultimi attentati islamici in Germania.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 settembre 2024:

La Germania è ancora in lutto per le tre vittime dell'attentato di Solingen, dove un terrorista islamico ha ucciso, a coltellate, tre persone del pubblico di un concerto in piazza. Ma quello, a quanto pare, era solo l'inizio. L'attentato di Solingen è del 23 agosto. Appena due settimane dopo, il 5 settembre, un altro terrorista dell'Isis ha cercato di fare una strage a Monaco di Baviera e il giorno dopo un altro affiliato dello stesso gruppo terrorista ha provato a uccidere, a Linz am Rhein, gli agenti della locale stazione di polizia.
Il 5 settembre non è una data casuale: è l'anniversario della strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972. I terroristi palestinesi, dell'organizzazione Settembre Nero, presero in ostaggio e assassinarono undici atleti israeliani. Il 5 settembre di 52 anni dopo, giovedì scorso, un uomo è stato avvistato dalla polizia per le vie del centro di Monaco con un fucile a tracolla. Il terrorista ha sparato, prima, al Centro di documentazione sui crimini del nazismo, dove sono raccolti i documenti sulla persecuzione degli ebrei sotto Hitler. Poi puntava a fare una strage al Consolato israeliano, che però in quel momento, proprio per commemorare le vittime del 1972, era temporaneamente chiuso. L'aggressore ha sparato sul consolato, provocando l'immediata reazione della polizia che lo ha freddato, dopo un breve scontro a fuoco. «Durante il contatto con la persona - ha scritto la polizia di Monaco, su X - c'è stato uno scontro a fuoco nel quale il sospettato è stato ferito a morte. Nessuna altra persona è rimasta ferita».
Dopo la sua morte, si è risaliti all'identità dell'uomo col fucile. Era un diciottenne, cittadino austriaco, di Salisburgo, di origine bosniaca. Musulmano, pare si fosse radicalizzato su Internet. Secondo la stampa austriaca (ma le autorità non confermano), gli inquirenti avrebbero trovato sul suo cellulare materiale di propaganda dell'Isis. Essendo cittadino austriaco, non ha avuto problemi a passare la frontiera (un confine dell'area Schengen). Però resta da capire come abbia fatto a girare in pieno centro a Monaco di Baviera, alle 9 di mattina, con un fucile a tracolla. Il fucile aveva anche una baionetta inastata, quindi era un'arma di guerra, a tutti gli effetti. Vista la scelta della data e dei bersagli, è invece chiarissimo il movente: un attentato contro gli ebrei, in odio a Israele. E infatti, Hamas, nei suoi canali Telegram, ha subito celebrato il nuovo "martire" della sua causa.
Mentre le indagini sul fallito attentato di Monaco erano ancora in corso, il giorno dopo, di mattina, un altro uomo, armato di machete, si è precipitato dentro il commissariato di polizia della cittadina di Linz am Rhein (in Renania-Palatinato) urlando "Allahu akhbar!" Per i poliziotti è stato relativamente facile difendersi, perché il commissariato era protetto da una doppia porta. Appena il terrorista ha passato la prima, l'agente di guardia ha chiuso la seconda e poi ha chiuso anche l'ingresso alle spalle del terrorista. Rimasto imprigionato nella piccola anticamera, l'uomo non si è arreso. La polizia gli ha comunicato di aver chiamato rinforzi, ma a calci e spallate ha cercato di sfondare la porta. Da Coblenza, successivamente, è arrivata una squadra delle teste di cuoio che è intervenuta in soccorso ai colleghi. L'aggressore è stato stordito con un taser e arrestato.
Successivamente all'arresto, si è indagato sulla sua identità, scoprendo che è un immigrato albanese di 29 anni. Secondo Michael Eblin, ministro dell'Interno del Land della Renania-Palatinato, non era noto alla polizia come estremista islamico. Ma a quanto pare lo è diventato, perché gli investigatori hanno rinvenuto, nella sua abitazione a Linz am Rhein una bandiera dell'Isis dipinta su una sua parete.
Il mondo germanofono si è risvegliato con la minaccia latente del terrorismo all'inizio di agosto, quando è stato sventato, a Vienna, un attentato al previsto concerto di Taylor Swift. La Cia, che ha continuato le sue indagini (visto che si trattava di un concerto di una cittadina americana) ha stimato che, se fosse riuscito, l'attentato avrebbe potuto provocare vittime nell'ordine delle migliaia. Dunque poteva essere uno di quei colpi che passano alla storia con la classificazione di mega-terrorismo.
Non stupisce, poi, l'affermazione elettorale dei partiti che si identificano maggiormente con la causa della lotta all'islamizzazione, mentre i partiti tradizionali continuano a non dare risposte concrete. In Germania, soprattutto, è questo uno dei motivi dell'affermazione dell'AfD. Il 22 settembre, si voterà nel Land di Brandeburgo: partita ancora tutta da giocare, ma secondo gli ultimi sondaggi AfD è in testa anche qui, dopo le vittorie in Turingia e Sassonia.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 settembre 2024

6 - ABORTO, LE GRAVI CONSEGUENZE NELLA COPPIA
La relazione viene gravemente compromessa se è stato volontariamente ucciso il figlio
Autore: Theresa Karminski Burke - Fonte: Provita & Famiglia, 20 agosto 2024

Per alcune donne, l'aborto è la conseguenza di una vera e propria minaccia di abbandono se non "fa la cosa giusta" e non abortisce. Altre volte, la pressione è più sottile: «È una tua decisione, ma...».
Purtroppo, tutte le evidenze mostrano che l'aborto per "salvare una relazione" non funziona praticamente mai: poco tempo dopo l'aborto, molte relazioni di coppia si rompono. Altre sopravvivono solo perché i partner sono ancora legati dal lutto: queste relazioni si trasformano spesso in rituali di lutto prolungati e reciprocamente distruttivi. Anche le coppie sposate spesso, dopo un aborto, si allontanano, a meno che non trovino un modo per compiere insieme il processo di elaborazione del lutto.
L'aborto genera rabbia, risentimento e amarezza nei confronti del partner che non è stato di supporto o che ha ignorato il desiderio del partner di tenere il bambino. Allo stesso tempo, vi è spesso nella relazione un'enorme pressione a nascondere i propri reali sentimenti di dolore o di colpa. Questo può essere un problema soprattutto per gli uomini, ai quali viene solitamente insegnato a nascondere le proprie emozioni. Gli uomini possono anche sentirsi obbligati ad apparire "forti" per non turbare ulteriormente la donna.
Gli uomini possono essere segnati dall'aborto in maniera analoga alle donne. Molti uomini riportano problemi post-aborto come sentimenti di dolore, impotenza, senso di colpa, disfunzioni sessuali, abuso di sostanze, odio verso se stessi, paura delle relazioni, assunzione di comportamenti a rischio e suicidari, depressione, maggiore tendenza alla rabbia e alla violenza, senso di perdita della virilità.
Quando le donne o gli uomini trascinano il bagaglio emotivo di un aborto irrisolto in una relazione successiva, questo può causare problemi in modo subdolo e talvolta drammatico.
Un problema è rappresentato soprattutto dal tenere nascosto l'aborto al coniuge, il quale non è in grado di comprendere i cicli emozionali che esso suscita. Le distorsioni nel comportamento che si verificano quando i coniugi si nascondono dei segreti a vicenda possono essere devastanti per il matrimonio.
Come minimo, il "bisogno" di mantenere segreto un aborto del passato impedisce alle coppie di dare e ricevere amore incondizionato. Questo priva la relazione dell'opportunità di raggiungere il suo pieno potenziale.
Non è una coincidenza il fatto che il tasso di aborto e quello di violenza domestica siano aumentati pressoché di pari passo. Sia per le donne che per gli uomini, l'aborto è associato all'odio verso se stessi, a comportamenti autopunitivi e a una maggiore tendenza ad agire con aggressività e rabbia nei confronti degli altri.
Una donna con tendenze autodistruttive o condotta suicidaria, ma che ha timore di farsi deliberatamente del male, può essere più propensa ad avere una relazione con un uomo violento. Una relazione violenta può permetterle sia di esprimere la propria rabbia, sia di sperimentare ciò che inconsciamente ritiene sia la "punizione che mi merito". A causa dell'odio verso se stessa e della bassa autostima, può rimanere nella relazione perché pensa di non meritare niente di meglio.
Certamente esistono molte altre cause di violenza domestica, ma evidenze statistiche significative e molti studi di casi dimostrano che l'aborto contribuisce a questa tragedia nazionale.
Fino a che a queste donne e a questi uomini non verrà assicurato un ambiente che favorisca la guarigione post-aborto, è probabile che rimarranno intrappolati in questi cicli di violenza.

Fonte: Provita & Famiglia, 20 agosto 2024

7 - OMELIA XXIV DOMENICA T. ORD - ANNO B (Mc 8,27-35)
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

L'episodio offertoci in questa pagina del Vangelo di Marco è tra i più ricchi di insegnamento di tutta la vita del Signore. Si colloca in una delle rare occasioni nelle quali Gesù sconfina dalla sua terra e arriva in vista di una città pagana; una città che era stata fondata circa trent'anni prima dal figlio di Erode, Filippo, in onore dell'imperatore Cesare Augusto; e perciò era stata chiamata Cesarea di Filippo.
Era un paese verdeggiante e solcato dalle acque: Gesù vi si rifugia col piccolo gruppo degli apostoli, per un momento di riposo e di riflessione, lontano dalla folla esigente e incalzante dei suoi compatrioti. In questo contesto di raccoglimento e di pace, il Signore invita i discepoli ad affrontare due questioni decisive: il mistero di Cristo e della sua vera identità e il mistero della salvezza del mondo ottenuta attraverso la croce.
Sono due distinte lezioni. Tutte e due ci mostrano Pietro come l'interlocutore privilegiato, lo scolaro più sveglio e più reattivo. Ma è uno scolaro dal rendimento alterno: prima è acuto, e risponde bene; poi è ottuso, e sbaglia l'intervento. Prima docile all'interiore illuminazione di Dio, poi condizionato dalla mentalità mondana; prima lodato e poi rimproverato aspramente dal suo Maestro.

SOLO LA CHIESA PUO' RIVELARCI LA VERA IDENTITA' DI GESU'
La prima questione si riferisce all'identità di Gesù: Chi dice la gente che io sia? Chi sono io, secondo voi? È una domanda che ha un valore perenne, ed è ancora di attualità. Nessun uomo che pensa può sfuggire a questo interrogativo: o presto o tardi vi si deve confrontare. Chi è Gesù? Non andremo certo a cercare la risposta al cinema, sui giornali o alla televisione o in "ciò che dice la gente". Abbiamo visto che la "gente" - cioè la cultura mondana, arbitraria e vuota, scettica e irremovibile nei suoi pregiudizi, inquieta e incapace di cercare sinceramente la verità - non sa dare una risposta concorde; soprattutto non sa dare una risposta vera.
La risposta la cercheremo da Pietro, cioè dalla Chiesa, la quale conosce il suo Signore e il suo Sposo, ed è in grado di rivelarcene il volto. È il volto del più bello dei figli dell'uomo, nel quale riluce ogni valore umano e ogni giustizia; è il volto di colui che è stato mandato da Dio a dirci le cose come stanno, perché tutti potessimo deciderci a orientare bene la nostra vita; è il volto di colui che ha detto: Chi vede me, vede il Padre, e perciò è lo stesso volto del Dio eterno, reso accessibile e leggibile alle creature che vivono nelle nebbie della storia; è il volto del nostro Salvatore, dell'unico che può salvarci davvero.
Ci salva prima di tutto da quel mare di bugie, di falsità, di stupidità, nel quale siamo quotidianamente immersi e dal quale ci libera soltanto la conoscenza delle verità eterne donateci dal Vangelo; poi ci salva dalla nostra condizione di sofferenza e di morte, persuadendoci che ogni dolore ha un senso e un pregio agli occhi di Dio e che la nostra morte sarà vinta per sempre nel destino di risurrezione che ci aspetta; infine ci salva da tutte le tirannie che inceppano e umiliano la nostra esistenza: dalle mille prepotenze di chi ci vuol dominare, dalle mille paure che ci affliggono, dalle mille debolezze interiori che ci spingono a fare ciò che pur sappiamo ingiusto e riprovevole. Egli, poiché è l'unico Signore, ci dà la capacità di non arrenderci mai, ci dà il coraggio di vivere, ci dà la forza di vincere ogni seduzione del male.
Tutto questo è stato intuito e riconosciuto a Cesarea di Filippo da Pietro che dice: Tu sei il Cristo, cioè tu sei l'inviato da Dio e il Salvatore degli uomini.

LA NOSTRA RILUTTANZA AD ACCETTARE LA CROCE COME PARTE INTEGRANTE DEL PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA
Ma Gesù è un Salvatore crocifisso. Questa seconda parte dell'insegnamento è la più dura da accettare. Cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire. Certo, Cristo è colui che alla fine vince, perché ha con sé la vittoria di Dio; ma la sua è una vittoria che passa attraverso la sconfitta, l'umiliazione, la morte. Certo egli è il Re dell'universo e come tale apparirà alla fine, perché a lui è stato dato ogni potere in cielo e in terra; ma comincia a regnare dall'alto di una croce, coronato sì ma di una corona di spine. Egli è colui che è la vita e a tutti può dare la vita; ma la vita che egli dà germoglia dalla sua morte terribile.
Gesù faceva questo discorso apertamente. Traspare da questa annotazione lameraviglia dell'evangelista, quasi a dire: Aveva il coraggio di annunciare queste cose agli apostoli trasecolati. Si capisce allora la reazione di Pietro: interpreta il sentimento di tutti e si ribella. Prende in disparte Gesù, come farebbe un uomo autorevole e sensato con un giovane che l'ha detta grossa, e si mise a rimproverarlo.
Pietro siamo noi. Ci riconosciamo in quest'apostolo schietto, generoso, che però fa fatica a capire i disegni di Dio. Anche noi facciamo fatica a capire i disegni di Dio, quando includono il dolore, la mortificazione, la fine delle nostre speranze terrene. Anche noi siamo tentati di dar pareri al Signore, e di dirgli che si preoccupi un po' di più di far trionfare la giustizia, che si dia un po' da fare per far risplendere la verità davanti a tutti, che si affretti a confondere i suoi nemici e a rasserenare ed esaltare i suoi amici.
Anche noi, come Pietro, siamo pronti a suggerire al Signore quale sia la strada che deve percorrere; una strada che possibilmente non passi dal Calvario. È curioso notare che l'apostolo è stato talmente spaventato dall'idea della passione, che non sembra essersi accorto che Gesù contestualmente annunciava anche l'ora della resurrezione e della gloria: Il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ...venir ucciso, e dopo tre giorni risuscitare. Sembra non essersi avveduto che la vicenda aveva un lieto fine.
Invece il progetto di Dio va considerato tutto: c'è la croce, ma c'è anche - e definitiva - la gioia; c'è la morte, ma c'è anche la vita eterna; c'è la sconfitta, ma c'è anche la gloria. Il dolore e la prova sono la strada, e una strada che è obbligatorio percorrere; però non sono la mèta o la condizione finale. La mèta è la felicità senza termine, ed è assicurata a tutti coloro che, partecipando alla sorte del figlio di Dio crocifisso, parteciperanno anche alla sorte del Figlio di Dio che regna glorioso.
Come dice san Paolo, noi siamo eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria (Rm 8,17).

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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