BastaBugie n�894 del 09 ottobre 2024

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1 LA SINDONE TRA RAGGI X E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
I mass-media si interessano ad una ricerca che data la Sindone al tempo di Gesù smentendo definitivamente la truffa dell'esperimento del 1988 con il radiocarbonio (VIDEO: La Sindone e l'esame del radiocarbonio)
Autore: Emanuela Marinelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 VOGLIAMO APRIRE GLI OCCHI SU QUELLO CHE I MUSULMANI STANNO FACENDO A ISRAELE?
Il 7 ottobre Hamas ha dimostrato che il suo reale obiettivo è solo l'uccisione indiscriminata di civili ebrei nei modi più crudeli possibili (VIDEO: Le atrocità islamiche del 7 ottobre)
Autore: Stefano Magni - Fonte: Atlantico Quotidiano
3 NEL MATRIMONIO VIENE PRIMA IL FINE PROCREATIVO E SOLO POI QUELLO UNITIVO
Invertire questo ordine apre piano piano la strada ad una sessualità sganciata dalla procreazione (e quindi via libera a contraccezione, rapporti omosessuali, ecc.)
Fonte: I Tre Sentieri
4 L'ORATORIO COME DIO COMANDA (IN 4 PUNTI)
Oggi l'oratorio si è ridotto a gioco e sport senza alcuna connessione con i sacramenti, ma così diventa solo un parcheggio per i ragazzi con proposte banali
Autore: don Armando Bosani - Fonte: La Bussola Mensile
5 L'IRAN E IL FUCILE DI KHAMENEI PUNTATO CONTRO L'OCCIDENTE
Una sfida a Israele (che si difende) e al resto dell'Occidente (remissivo e codardo) e alla Chiesa cattolica (che sembra aver perso la sua identità)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
6 PRO-LIFE ETICHETTATI COME ''TERRORISTI'' DALL'ESERCITO USA
Intanto in Italia il sindaco di Modena ha definito ''violenti'' i prolife che stanno pregando davanti al Policlinico svelando la posta in gioco nella battaglia sull'aborto: la libertà di espressione
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA XXVIII DOM. T. ORD. - ANNO B (Mc 10,17-30)
Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri... e seguimi!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - LA SINDONE TRA RAGGI X E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
I mass-media si interessano ad una ricerca che data la Sindone al tempo di Gesù smentendo definitivamente la truffa dell'esperimento del 1988 con il radiocarbonio (VIDEO: La Sindone e l'esame del radiocarbonio)
Autore: Emanuela Marinelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 4 settembre 2024

All'improvviso, in modo del tutto inaspettato, subito dopo Ferragosto è esplosa in Gran Bretagna una notizia sulla Sindone, subito ripresa dai mass media di altri Paesi, persino da Al Jazeera: il venerato lino è stato datato al I secolo d.C. con un nuovo metodo di analisi che utilizza i raggi X.
Tutto è partito da un articolo apparso su Mail Online Science del Daily Mail Online il 19 agosto a firma di Stacy Liberatore, che annunciava una ricerca resa nota... due anni fa. La giornalista non ha spiegato come mai solo ora è venuta a conoscenza di questo testo pubblicato nel 2022 su Heritage. Ma non importa: meglio tardi che mai!
Gli autori della ricerca, il fisico Liberato De Caro insieme ad altri, avevano già pubblicato su Heritage nel 2019 un precedente articolo riguardante questo nuovo metodo WAXS (Wide Angle X-ray Scattering) che utilizza i raggi X a grande angolo per valutare la degradazione strutturale che un antico tessuto di lino subisce nel tempo, in modo da attribuirgli un'età. Il metodo non è distruttivo e si può applicare anche a un piccolo campione di filo di mezzo millimetro.
La notizia contenuta nell'articolo di Heritage del 2022, rilanciata dal Daily Mail Online, è la datazione di un filo di Sindone con il metodo WAXS: il confronto con fili di epoche diverse ha permesso di collocare l'origine della Sindone all'epoca di Cristo, perché le misure ottenute sono paragonabili a quelle di un campione di lino, risalente al 55-74 d.C., che proviene dal sito archeolgico di Masada, in Israele.
Nei mass media che hanno ripreso la notizia c'è stato anche il parere del fisico Paolo Di Lazzaro, che ha avanzato qualche perplessità su questo nuovo metodo di indagine, come sempre accade nel dibattito scientifico. Ma il successo del primo articolo, che ha fatto balzare la Sindone fra i primi dieci argomenti più cercati su Google in inglese, ha incoraggiato il Daily Mail Online a pubblicarne altri nei giorni successivi: così il 20 agosto Stacy Liberatore ha parlato di David Rolfe, il regista ateo che si è convertito studiando la Sindone per un documentario che stava realizzando, il Silent Witness, mentre, sempre il 20 agosto, William Hunter ha trattato vari temi sindonologici interessanti, tra i quali la ricerca fatta dall'archeologo William Meacham su alcuni fili della Sindone presso lo Stable Isotopes Laboratory di Hong Kong. Secondo questo esame degli isotopi, il lino usato per confezionare la Sindone è cresciuto nel Medio Oriente. Fra gli argomenti presi in esame, Hunter però ripropone anche l'esperimento dell'antropologo forense Matteo Borrini e del chimico Luigi Garlaschelli, che volevano dimostrare come falsi i rivoli di sangue presenti sulla Sindone. Esperimento ampiamente smentito.

SMENTITA DEFINITIVAMENTE LA BUFALA DEL RADIOCARBONIO
Di nuovo Stacy Liberatore il 22 agosto ha scritto un articolo sulla Sindone, questa volta per parlare delle nuove ricerche dell'ingegnere Giulio Fanti, che fra l'altro afferma di aver riscontrato in alcune particelle di sangue la presenza di creatinina, prova dei traumi subiti dall'Uomo della Sindone.
Visto l'interesse via via crescente, Stacy Liberatore il 23 agosto ha fatto uscire un ulteriore articolo nel quale sono stata intervistata con il ricercatore francese Tristan Casabianca in merito alla ricerca che abbiamo pubblicato su Archaeometry insieme agli statistici Benedetto Torrisi e Giuseppe Pernagallo. Si tratta dell'analisi dei dati grezzi ottenuti dai laboratori che datarono la Sindone al Medioevo nel 1988. Questa analisi statistica ha permesso di smentire definitivamente la validità del test del 1988, perché fu condotto su un campione non rappresentativo dell'intero lenzuolo (clicca qui!).
Il 28 agosto il Daily Mail Online ritorna ancora sull'argomento con un articolo di Ellyn Lapointe, che presenta altre ricerche di Liberato De Caro e di nuovo torna a parlare dell'analisi statistica presentata su Archaeometry.
Anche il 30 agosto appare sul Daily Mail Online un nuovo articolo, questa volta di Rob Waugh, per presentare un libro di tre anni fa che ricostruisce l'ipotetica storia della Sindone nei primi secoli.
Le altre testate rincorrono le notizie man mano pubblicate dal Daily Mail. Il sito francese del CIELT (Centre International d'Études su le Linceul de Turin) nella sua rassegna stampa di agosto elenca 170 articoli - di cui fornisce il link - che in quel mese hanno parlato della Sindone in vari giornali del mondo. Ma ancora una volta è il Daily Mail ad essere trainante il 2 settembre con un nuovo pezzo a firma di Rob Waugh, che mette in campo altre reliquie relative alla Passione di Cristo: il Sudario di Oviedo, la Tunica di Argenteuil, la Veronica del Vaticano.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Questo susseguirsi di notizie, anche datate, fa riflettere sull'interesse che la Sindone suscita nella gente e sul conseguente coinvolgimento dei mass media che ne parlano anche per avere visualizzazioni sui propri siti internet. Gli articoli sono seguiti sotto da centinaia di commenti contrastanti, nel turbine dei like o not like, pollici su o pollici giù.
Tra le varie curiosità suscitate dalla Sindone, c'è pure quella sull'aspetto di Gesù, soprattutto sul suo volto. Ecco allora che il Daily Mail Online ha interrogato l'intelligenza artificiale Merlin chiedendo: “Puoi generare un'immagine realistica di Gesù Cristo basata sul volto che si trova sulla Sindone di Torino”? Il 22 agosto Jonathan Chadwick ha pubblicato il risultato (nell'immagine, a sinistra).
Il giorno prima, 21 agosto, anche il Daily Express si era rivolto all'intelligenza artificiale, ma usando un diverso programma: Midjourney. Il risultato (nell'immagine, a destra) è stato pubblicato da Michael Moran come “il vero volto di Gesù”. Ma se questo è il vero volto di Gesù, come mai è diverso dall'altro? Eppure sono entrambi generati dall'intelligenza artificiale! La risposta è semplice: sono due programmi diversi, che evidentemente usano informazioni diverse.
In definitiva l'intelligenza artificiale non fa altro che elaborare i dati che sono stati inseriti.
Una terza elaborazione del volto di Cristo ottenuta con l'intelligenza artificiale partendo dalla Sindone è quella che si trova nell'articolo di Stacy Liberatore del 23 agosto sul Daily Mail Online. È un lavoro del disegnatore grafico Otangelo Grasso.
Dunque, risultati diversi che possono piacere di più o di meno a seconda del proprio gusto estetico, ma nessuno paragonabile davvero all'inimitabile originale: il volto sindonico!

LA DATAZIONE DELLA SINDONE CON IL METODO DEL RADIOCARBONIO FU UNA TRUFFA
Nel 1988 uno studio la datò al Medioevo, ma i dati grezzi furono nascosti: oggi che sono finalmente disponibili si è scoperto che non era affidabile
di Emanuela Marinelli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5643

VIDEO: La Sindone e l'esame del radiocarbonio
Nel seguente video (durata: 7 minuti) Emanuela Marinelli spiega, tra le altre cose, perché l'esame del radiocarbonio (C14) non è attendibile. Il video risale al 20 settembre 2014. Per un video più completo (durata 73 minuti), clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=grKVeldey4w

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 4 settembre 2024

2 - VOGLIAMO APRIRE GLI OCCHI SU QUELLO CHE I MUSULMANI STANNO FACENDO A ISRAELE?
Il 7 ottobre Hamas ha dimostrato che il suo reale obiettivo è solo l'uccisione indiscriminata di civili ebrei nei modi più crudeli possibili (VIDEO: Le atrocità islamiche del 7 ottobre)
Autore: Stefano Magni - Fonte: Atlantico Quotidiano, 7 ottobre 2024

Quante dimostrazioni e prove servono prima di "aprire gli occhi" sul Medio Oriente? Il 7 ottobre di un anno fa è uno di quegli eventi che gli inglesi definiscono con un'espressione che in italiano non può essere tradotta mantenendo la stessa sintetica efficacia: eye opener (che permette di aprire gli occhi). Nonostante tutto, siamo ancora qui ad assistere ad un mondo di opinionisti e di influencer che pretenderebbero di farci aprire gli occhi su un "genocidio" che non c'è: quello dei palestinesi a Gaza. La moda-tormentone del "All eyes on Rafah" (tutti gli occhi siano puntati su Rafah) ne è l'esempio più lampante.
Su cosa avremmo dovuto aprire gli occhi il 7 ottobre? Sugli obiettivi dichiarati e in parte anche realizzati di Hamas e sul ruolo di complice sia dell'Iran che dell'Autorità Palestinese. Il 7 ottobre, Hamas ha dimostrato che il suo reale obiettivo è solo quello di assassinare ebrei. Lo sfondamento della barriera di confine e la temporanea sconfitta delle guarnigioni di confine erano solo strumentali, un mezzo per raggiungere il fine. Il fine è stata l'uccisione indiscriminata di civili ebrei.
Una volta che è stata colta di sorpresa l'IDF, la forza di difesa israeliana, Hamas non ha sfruttato il suo temporaneo successo per conseguire obiettivi militari o politici. Non sono state attaccate basi militari, né obiettivi economici. Non sono stati assassinati politici, né comandanti militari. L'unica cosa a cui i terroristi di Hamas miravano erano i civili. E li hanno uccisi in gran numero, almeno 1.200 secondo le stime più aggiornate. Li hanno assassinati ovunque si trovassero: in auto lungo le strade, nelle loro case, nei loro letti, o quando erano intenti a ballare in un rave party, il luogo in cui, essendo più concentrati, sono stati uccisi più in gran numero in una sola volta.
Hamas non si è limitato ad uccidere. Ha voluto far soffrire le sue vittime nel peggiore dei modi. Vedere i video delle torture e delle uccisioni dei civili israeliani può causare un disturbo post traumatico allo spettatore non preparato alla violenza estrema. Quegli israeliani che sono stati uccisi con un colpo di fucile sono stati i più fortunati. Gli altri hanno subito dei supplizi che parevano seppelliti nella memoria delle invasioni degli unni o dei tartari, nelle guerre di religione di quattro secoli fa o nelle peggiori barbarie commesse durante la Seconda Guerra Mondiale. Non stiamo a descriverle, ma chi volesse approfondire l'argomento può leggere o (se ha il coraggio) guardare molto materiale che è stato raccolto il 7 ottobre. Nulla è mai stato nascosto.

L'OSTENTAZIONE DELL'ORRORE E LA PARTECIPAZIONE DEI CIVILI
E questa è, appunto, la terza lezione che avremmo dovuto apprendere dal 7 ottobre: il pogrom scatenato da Hamas è stato ampiamente documentato dai terroristi stessi che lo hanno commesso. Ognuno di loro aveva la sua body cam con cui riprendeva in tempo reale quel che stava facendo. Anche le torture più crudeli e fantasiose sono state filmate in tempo reale.
Poi tutti questi "snuff movies" sono stati mandati subito sul web, affinché la gente sapesse subito tutto quel che era stato fatto. Da questo punto di vista, Hamas si è dimostrato molto diverso dai precedenti persecutori degli ebrei, soprattutto dai nazisti, che facevano di tutto per nascondere i loro crimini.
L'altra scena che avrebbe dovuto aprirci gli occhi è stata la parata dei "vincitori" di ritorno a Gaza. Portavano con sé i prigionieri, ridotti in schiavitù, come da tradizione di tutti gli eserciti antichi. Gli ostaggi catturati erano ben 251, un bottino incredibilmente ricco per un gruppo terrorista che ha visto quanto sia disposta a pagare Israele per ogni singolo cittadino o soldato catturato. Il solo caporale Gilad Shalit era stato scambiato con mille prigionieri palestinesi, fra cui lo stesso Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza, mente del 7 ottobre.
Gli ostaggi liberati narrano di altre scene da film dell'orrore, sevizie, torture fisiche e psicologiche, isolamento, fame, peggio che in un lager. Basta vedere dove erano tenuti i sei sfortunati ostaggi che sono stati assassinati in settembre, poco prime che l'IDF arrivasse a liberarli: un tunnel scavato in profondità, basso tanto da non poter neppure rimanere in piedi, buio, senza alcun tipo di igiene (feci nel secchio, urina in bottiglia). Per undici lunghi mesi, fino a un'esecuzione capitale finale: questa è stata la vita dei sei ostaggi assassinati.
Non vengono risparmiate sofferenze neppure ai prigionieri musulmani. Kaid Farhan Elkadi, beduino, liberato in un raid dell'esercito israeliano, è stato ferito, operato senza anestesia, nutrito a pane e acqua. Ed ha dovuto assistere all'omicidio di un altro prigioniero.
In tutto questo, che ruolo ha avuto la popolazione di Gaza? Dovrebbero esserci rimaste impresse le immagini, appunto, del ritorno dei "vincitori" del 7 ottobre. Un trionfo. La gente festeggiava per strada, mentre i pick up dei terroristi tornavano trasportando gli ostaggi, o i cadaveri orrendamente mutilati degli israeliani che avevano appena ucciso. "Papà, ne ho uccisi con le mie mani!" urlava al telefono un terrorista al padre. E quello: "Che Dio ti protegga! Allah Akhbar!".
Questo è l'atteggiamento medio: piena partecipazione, oltre la normale complicità. In giugno, un sondaggio ha rilevato che i due terzi dei palestinesi approvano il pogrom. E le teste mozzate degli israeliani sono state vendute all'asta. Ai confini del cannibalismo.
Significativa anche la reazione dell'Autorità Palestinese: nessuna. Quella che viene ormai riconosciuta come la prima pietra del futuro Stato palestinese non ha neppure lamentato il comportamento dei terroristi di Hamas, neppure ha avuto l'ipocrisia di definirli "compagni che sbagliano". Dalle massime cariche palestinesi è giunta solo una tacita approvazione, quando non un'approvazione esplicita. Al massimo Abu Mazen, presidente (ormai eterno) dell'Ap, è giunto a dire che Hamas, così facendo "ha fornito un pretesto" a Israele per attaccare Gaza.

IL SOSTEGNO IRANIANO E LA VERA NATURA DEL CONFLITTO
Il 7 ottobre dovrebbe anche aprire definitivamente gli occhi anche sull'Iran, che dal giorno uno, ha fornito pieno sostegno politico, propagandistico e militare alla causa di Hamas. L'8 ottobre, a cadaveri ancora caldi, Hezbollah (emanazione del regime di Teheran in Libano) iniziava il suo lancio di razzi contro il nord di Israele. Una settimana dopo, gli Houthi (emanazione del regime di Teheran nello Yemen) davano inizio ad una guerra di pirateria contro le navi che attraversavano il Mar Rosso, per implementare un rudimentale blocco navale contro Israele.
L'Iran è direttamente coinvolto nel 7 ottobre, informato dei fatti quasi in tempo reale, come dimostrano le riunioni (per la prima volta documentate anche con foto) a Beirut fra i vertici di Hamas, Hezbollah e della Guardia Rivoluzionaria iraniana. Per non parlare di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, che in Iran era letteralmente di casa. I servizi israeliani lo hanno ucciso... a Teheran.
Il 7 ottobre avrebbe dovuto aprirci gli occhi sulla natura del conflitto mediorientale: una guerra combattuta da Israele per la sua sopravvivenza, contro un nemico che vuole gli israeliani morti. Nonostante tutto, a giudicare dai discorsi dei governi occidentali e da quel che leggiamo ogni giorno nelle pagine dei commenti delle maggiori testate europee e nord americane, si parla ancora del vecchio progetto (datato 1947) dei "due popoli in due Stati", spacciato come soluzione magica della guerra.
Quale convivenza può essere possibile e quale confine si può tracciare se c'è un popolo che ne vuole annientare un altro? Si parla della questione mediorientale, come se fosse solo mediorientale. Ma l'Iran è coinvolto sin dall'inizio. Soprattutto, si fa pressione su Israele (e solo su Israele) perché accetti una pace di compromesso, pur sapendo ormai che combatte contro nemici che non accetterebbero mai compromessi fino all'annientamento fisico totale del popolo ebraico in Israele.
Pur avendo visto di che pasta sono fatti i terroristi di Hamas (dai loro stessi video) diamo ancora per buona la loro versione dei fatti. Sentiamo descrivere la guerra a Gaza come un "genocidio israeliano", abbiamo rilanciato la notizia di carestie che non c'erano, di assedio per fame quando i camion portavano aiuti alimentari, di decine di migliaia di bambini morti che nessuno (se non Hamas e i suoi complici) ha mai potuto contare.
Le parole hanno conseguenze e il loro effetto è un progressivo isolamento di Israele, della parte aggredita, della nazione che lotta per la sopravvivenza. Come se il 7 ottobre non fosse mai esistito.

Nota di BastaBugie: nel video dal titolo "Urla prima del silenzio" (durata: 57 minuti) si possono ascoltare i racconti dei testimoni delle atrocità islamiche del 7 ottobre che sono state spiegate nel precedente articolo, clicca qui!

Fonte: Atlantico Quotidiano, 7 ottobre 2024

3 - NEL MATRIMONIO VIENE PRIMA IL FINE PROCREATIVO E SOLO POI QUELLO UNITIVO
Invertire questo ordine apre piano piano la strada ad una sessualità sganciata dalla procreazione (e quindi via libera a contraccezione, rapporti omosessuali, ecc.)
Fonte I Tre Sentieri, 8 ottobre 2024

Il fine primario del matrimonio è la procreazione. Negli ultimi tempi non si dice più così e i due fini, procreazione ed unione dei coniugi, vengono messi alla pari, anzi con una prevalenza almeno nell'ordine del secondo sul primo. Con conseguenze pericolose, perché in tal modo, cioè se è primario il valore unitivo e quindi quello procreativo diventa secondario, si apre piano piano la strada ad una sessualità sganciata dalla procreazione e quindi via libera a contraccezione, rapporti omosessuali, ecc. E se può essere possibile una sessualità senza procreazione, perché non potrebbe essere possibile anche una procreazione senza sessualità? Si pensi al cosiddetto "utero in affitto" o, per dirla in maniera più elegante, alla "maternità surrogata" o "gestazione per altri".
A tal proposito leggiamo cosa disse Papa Pio XII in un suo discorso alle partecipanti del Congresso della Unione Cattolica Italiana delle Ostetriche, pronunciato in Vaticano il 29 ottobre del 1951: "La verità è che il matrimonio, come istituzione naturale, in virtù della volontà del Creatore non ha come fine primario ed intimo il perfezionamento personale degli sposi, ma la procreazione e la educazione della nuova vita. Gli altri fini, per quanto anch'essi intesi dalla natura, non si trovano nello stesso grado del primo, e ancor meno gli sono superiori, ma sono ad esso essenzialmente subordinati".
Pio XII fa anche riferimento ai matrimoni infecondi, affermando che tale stato di cose, vale anche per questi: "Ciò vale per ogni matrimonio, anche se infecondo; come di ogni occhio si può dire che è destinato e formato per vedere, anche se in casi anormali, per speciali condizioni interne ed esterne, non sarà mai in grado di condurre alla percezione visiva".
Nello stesso discorso Pio XII precisa che tale verità è ciò che è sempre stato insegnato ed è patrimonio della tradizione. Egli dice: "Redigemmo Noi stessi alcuni anni or sono (10 marzo 1944) una dichiarazione sull'ordine di quei fini, indicando quel che la stessa struttura interna della disposizione naturale rivela, quel che è patrimonio della tradizione cristiana, quel che i Sommi Pontefici hanno ripetutamente insegnato".
Ovviamente, parlare della procreazione come fine primario, non vuol dire omettere, trascurare o addirittura pensare come inutili i fini secondari. I quali, anzi, sono necessari. Pio XII dice sempre nello stesso discorso: "Si vuole forse con ciò negare o diminuire quanto vi è di buono e di giusto nei valori personali risultanti dal matrimonio? Certamente no, poiché alla procreazione della nuova vita il Creatore ha destinato nel matrimonio esseri umani fatti di carne e di sangue, dotati di spirito e di cuore, ed essi sono chiamati in quanto uomini e non come animali irragionevoli, ad essere gli autori della loro discendenza. A questo fine il Signore vuole l'unione degli sposi".

Fonte: I Tre Sentieri, 8 ottobre 2024

4 - L'ORATORIO COME DIO COMANDA (IN 4 PUNTI)
Oggi l'oratorio si è ridotto a gioco e sport senza alcuna connessione con i sacramenti, ma così diventa solo un parcheggio per i ragazzi con proposte banali
Autore: don Armando Bosani - Fonte: La Bussola Mensile, giugno 2024

A partire dalla mia esperienza da ragazzo, ho imparato a vivere un'equazione: oratorio uguale a domenica, una domenica con tanti ragazzi alla Santa Messa del mattino, il catechismo, il gioco, la preghiera; e la presenza di adulti debitamente coinvolti in questo ambiente umano ed ecclesiale. È proprio questa la parola vincente per la trasmissione della fede, e che rende l'oratorio una strategia ancora vincente: ambiente.
Ma si deve trattare di vero oratorio, perché purtroppo, con il passare degli anni, esso è divenuto una mera esperienza ludica, a volte sportiva, senza alcuna connessione con la vita sacramentale, spesso disattesa, né con il catechismo, incastrato da qualche parte nei giorni feriali. E per lo più facoltativo.
Non mi sono mai rassegnato a questa metamorfosi dell'oratorio: volevo a tutti i costi rivitalizzare l'oratorio domenicale che vedevo chiaramente come la condizione indispensabile perché i ragazzi facessero un'esperienza positiva della vita cristiana e continuassero quindi a frequentare anche dopo la cresima, divenuta ovunque il sacramento dell'addio.
L'educazione cristiana non può fare a meno di un'esperienza significativa e coinvolgente, ben più ampia della semplice ora di catechismo, e ben più cristiana di una partita di calcio.
Ho così riscoperto e riproposto con energia quel circolo virtuoso catechesi-liturgia-animazione, in cui il legame organico fra le tre componenti mi pare costituisca il nucleo, l'essenza della tradizione oratoriana ambrosiana. Se si pensa infatti la catechesi fuori dalla vita dell'oratorio, la Santa Messa staccata dalla catechesi, l'oratorio staccato da entrambe, non si realizza quell'ambiente in cui il ragazzo viene educato "per immersione".

LA MIA ESPERIENZA
I risultati di questa impostazione, che cerco di realizzare ormai da oltre quarant'anni? Positivi, sia per la frequenza alla Messa e la possibilità di educare ad una partecipazione corretta alla liturgia, sia per l'effettivo inserimento nella vita della parrocchia, sia per la percentuale di presenze nel dopo cresima, sia per l'alto coinvolgimento dei genitori che, dopo un primo momento di perplessità, scoprivano la bellezza di rimanere nel proprio paese, di partecipare a qualche momento comunitario con i figli, di stare insieme, senza essere imbottigliati in chilometri di coda per inseguire il mito del week-end.
Nella mia esperienza è stato ed è fondamentale stabilire alcuni punti fermi che si ispirano a questa tradizione e che - è bene dirlo - mantengono l'identità dell'oratorio, tenendolo lontano dall'essere uno strumento della "pastorale del muretto", ossia uno strumento di recupero: l'oratorio ha ben altra funzione, che, se correttamente attuata, saprà svolgere anche - indirettamente - questa funzione. Come scriveva ormai trent'anni fa l'indimenticabile don Gioacchino Barzaghi, salesiano, «l'oratorio, per sua natura, è prima di tutto preventivo, e poi di recupero. Se fosse quasi esclusivamente di recupero avrebbe in sé una pericolosa contraddizione in termini, cui lo stesso don Bosco ad un certo punto della sua azione si trovò costretto a porre dei correttivi. Questo per far tacere per un momento la troppa retorica spesa al riguardo. Sono tutte affermazioni che mi sentirei di provare puntualmente, se ne avessi lo spazio».

PUNTI FERMI
Dunque, veniamo a questi punti fermi.
1. La conservazione del valore sacro della domenica come giorno del Signore, e non giorno della privacy familiare o del week-end. Si tratta del terzo comandamento e non credo si possano facilmente trascurare i diritti di Dio in nome dei diritti dell'uomo. Non ribadirlo con forza mi sembra un cedimento alla mentalità materialistica del nostro tempo e una pessima testimonianza di fronte alla radicalità con cui altre religioni vivono il loro giorno sacro.
2. La convinzione che una catechesi che non realizzi un inserimento del ragazzo (e quindi della famiglia) nella vita della parrocchia è solo un'infarinatura superficiale, che non può aspirare alla realizzazione di una vera formazione cristiana. E come la farina, viene portata via da un semplice vento leggero.
3. Non si possono sostituire la catechesi e l'istruzione religiosa con altre attività di animazione. Non possiamo permetterci di creare confusioni con attività parascolastiche e di annacquare l'immagine dell'oratorio. Che deve essere diverso dalle altre attività: come si può esigere con rigore la presenza dei ragazzi per attività che possono benissimo essere vissute (forse meglio) anche in altri ambienti e istituzioni?
4. La vita cristiana è caratterizzata anche dalla gioia, dalla fraternità e dalla condivisione, che il ragazzo deve poter sperimentare concretamente. E dove, se non in un ambiente in cui può trovare concretamente la comunità cristiana (adulti, giovani, coetanei) e non solo un gruppetto o la classe di catechismo? E quando, se non la domenica, il giorno del Signore?
L'oratorio, in un tempo di profonda e diffusa crisi educativa, non ha semplicemente ancora qualcosa da dire: ha una soluzione. L'oratorio oggi non lascia: raddoppia. Perché è chiaro che di fronte all'offensiva anti-educativa, la Chiesa deve avere sul piano educativo una offerta altra, una proposta qualitativamente distintiva, forte e integrale. Se l'oratorio si limitasse ad essere un posto per evitare che i ragazzi frequentino cattive compagnie, e, per questa ragione, facesse proposte banali, oppure - che non è affatto meglio - aspirasse a diventare il luogo di divertimento "della concorrenza", avrà il suo triste destino segnato. Ma è possibile, realistico e necessario puntare più in alto, con un po' più di fiducia in una "formula" che non proviene da improvvisati gruppi di esperti, ma poggia sull'esperienza secolare della Chiesa ambrosiana.

LA BUSSOLA MENSILE
Questo articolo è tratto dalla Bussola Mensile. Per ricevere il mensile cartaceo è possibile abbonarsi al costo annuo di 30 euro (11 numeri) oppure si possono acquistare le singole copie nelle parrocchie che la espongono.
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Fonte: La Bussola Mensile, giugno 2024

5 - L'IRAN E IL FUCILE DI KHAMENEI PUNTATO CONTRO L'OCCIDENTE
Una sfida a Israele (che si difende) e al resto dell'Occidente (remissivo e codardo) e alla Chiesa cattolica (che sembra aver perso la sua identità)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 6 ottobre 2024

L'immagine ha fatto il giro del mondo. Alla folla che si era radunata nella Grande Moschea di Teheran, per la commemorazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l'ayatollah Ali Khamenei si è presentato con un fucile al fianco. Il significato simbolico della scena è evidente. Khamenei, che è la "Guida suprema", della Repubblica Islamica. vuole esprimere la sua determinazione a combattere ad oltranza il nemico che ha di fronte. Quale nemico? Sul suo profilo X Khamenei ha indicato "il regime sionista", chiamando l'Islam all'unità in questa guerra. I Paesi islamici - ha detto - hanno "un nemico comune. Il nemico dell'Iran è il nemico dell'Iraq, lo stesso nemico del Libano. Il nemico di tutti noi è lo stesso".
Il nemico è certamente Israele, non il governo di Netanjahu, ma lo Stato di Israele, che deve essere spazzato via dalla Palestina. Si illuderebbe tuttavia chi pensasse che questa sia la meta ultima della guerra in corso. Il nemico comune di Khamenei e dei paesi islamici non è solo Israele, ma l'intero Occidente, di cui non solo i predicatori, ma gli storici e i politici islamici prevedono l'imminente collasso. E' stato uno storico palestinese, dell'Università di Gaza, Ghassan Weshah a dichiarare alla Tv Al-Aqsa di Hamas, il 28 febbraio 2022, all'indomani dell'invasione russa dell'Ucraina, che gli Stati Uniti sarebbero crollati entro vent'anni, assieme a Israele.
Ma il vero, l'antico nemico, è la Chiesa di Roma, Madre dell'Occidente. Yunis Al-Astal, un parlamentare di Hamas lo ha ribadito lo scorso anno: "Molto presto, per volontà di Allah, Roma sarà conquistata, proprio come lo è stata Costantinopoli e come è stato profetizzato dal nostro Profeta Maometto». «Oggi - ha continuato - Roma è la capitale dei cattolici, o la capitale dei crociati che ha dichiarato la propria ostilità all'islam, questa loro capitale sarà un avamposto delle conquiste islamiche che si diffonderanno per tutta l'Europa e poi si sposteranno nelle due Americhe, e anche nell'Europa dell'est». Il deputato di Hamas ha spiegato come compiere proselitismo tra le nuove generazioni: "Credo che i nostri figli e i nostri nipoti erediteranno la nostra jihad e i nostri sacrifici e, se Allah vuole, i comandanti della conquista verranno da loro".

UNA SFIDA ALL'OCCIDENTE E ALLA CHIESA CATTOLICA
Le dichiarazioni del rappresentante politico di Hamas non vanno sottovalutate. Il destino che nelle sue speranze attende la città di Roma è il medesimo riservato agli israeliani nell'incursione dello scorso 7 ottobre che essi celebrano come una pagina gloriosa della storia dell'Islam.
L'immagine simbolica di Khamenei è dunque una sfida non tanto ad Israele, che ha mostrato la sua decisione di difendersi con uguale determinazione del suo nemico, ma all'Occidente remissivo e codardo, e a una Chiesa cattolica, sempre più disorientata, che sembra aver perso la sua identità.
Certo nessuno potrebbe immaginare papa Francesco con un fucile accanto. Papa Francesco, oltretutto, ha fatto un mea culpa delle guerre combattute dalla Chiesa, proclamando un Vangelo pacifista in cui cade la distinzione tra guerra giusta e guerra ingiusta e la pace diviene un bene supremo e assoluto. Eppure non è sempre stato così e se l'atteggiamento del Papa attuale contraddice la storia della Chiesa, l'immagine che trasmette Khamenei non equivale a quella dei combattenti cristiani, ma ne rappresenta una caricatura.
La Chiesa infatti con altro spirito e con altra logica, senza ferocia o fanatismo, al di là dei possibili abusi, ha chiamato alla guerra santa, benedicendo nel corso della sua storia spade, fucili e cannoni.

LEPANTO (7 OTTOBRE 1571) E VIENNA (12 SETTEMBRE 1683)
Così accadde a Lepanto il 7 ottobre 1571, una grande vittoria militare dei cristiani, che l'Islam non ha dimenticato, come dimostra il fatto che ha scelto quella data per scatenare l'attacco di Hamas del 2023, così come aveva scelto l'11 settembre, vigilia della vittoria cristiana a Vienna del 1683, per il suo attacco alle Torri Gemelli del 2001. Le sconfitte dell'Islam devono essere vendicate, attraverso il Jihad, o "guerra santa", la dottrina che impone ad ogni musulmano di estendere al mondo la sharia, la legge religiosa e politica di Allah.
C'è dunque una guerra in corso, alla quale non ci si può sottrarre. Perciò all'immagine provocatoria dell'ayatollah Khamenei con il fucile rispondiamo con una preghiera dei Marines americani, chiamata Il credo del fuciliere (Rifleman's Creed), che dice: "Davanti a Dio, giuro su questo credo. Io e il mio fucile siamo i difensori del mio paese. (Before God I swear this creed. My rifle and myself are the defenders of my country); e soprattutto rispondiamo con le litanie che un tempo si recitavano nel Rituale Romano per abbattere la potenza islamica: "Ut Turcárum (vel Mahometanórum, vel Haereticórum) conátus reprímere et ad níhilum redígere dignéris, R. Te rogámus, áudi nos." (Rituale Romanum, Pauli V Pontificis Maximi jussu editum. Avenione. Typis Francisci Chambeau, 1783, pp. 287-293 e Preces dicendae in Litaniis tempore belli, pp. 310-312). "O Signore, affinché tu ti degni di reprimere e ridurre a nulla gli sforzi dei maomettani, ascoltaci, ti supplichiamo"
Lo spirito combattivo dei cristiani sembra oggi scomparso, ma è un dono che giunge da Dio, attraverso le mani della Madonna, protettrice per eccellenza della Cristianità.
E' alla Vergine Maria che chiediamo questo dono, per la Chiesa e per l'Occidente, nel mese di ottobre a Lei dedicato e nei giorni in cui si ricorda non solo la strage di Hamas, ma anche la straordinaria vittoria di Lepanto.

Fonte: Radio Roma Libera, 6 ottobre 2024

6 - PRO-LIFE ETICHETTATI COME ''TERRORISTI'' DALL'ESERCITO USA
Intanto in Italia il sindaco di Modena ha definito ''violenti'' i prolife che stanno pregando davanti al Policlinico svelando la posta in gioco nella battaglia sull'aborto: la libertà di espressione
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 ottobre 2024

L'esercito degli Stati Uniti ha rimediato una figuraccia. Ma non è una gaffe qualsiasi. Per sette anni, nel corso teorico di addestramento contro i gruppi estremisti, tenuto a Fort Liberty (North Carolina), fra le potenziali minacce venivano indicate anche delle Ong pro-life che, nella loro storia, non hanno mai torto un capello a nessuno. L'esercito si scusa, in un'audizione al Congresso, ma non vuole rivelare chi sia il colpevole, come sia stato possibile un errore così prolungato, né quali provvedimenti disciplinari intenda prendere. Un atteggiamento molto omertoso che non fa che destare ulteriori sospetti, in un momento in cui i pro-life sono additati, un po' in tutto l'Occidente, come gruppi "violenti" potenzialmente fuorilegge.
Lo scandalo risale al 2017, ma è scoppiato solo nel luglio scorso, quando sono trapelate su Internet le foto di una classe del corso teorico di addestramento contro i gruppi estremisti. I militari sono intenti a seguire una lezione su come identificare i gruppi più pericolosi, quali siano i loro metodi di sovversione e come combatterli. Uno si aspetterebbe di vedere sigle come l'Isis o (per restare al terrorismo interno) il Ku Klux Klan. Invece, sulle diapositive della lezione si vedono chiaramente i simboli delle Ong pro-vita. E non sono immagini prese a caso, perché in quella slide si leggono effettivamente tutte le nozioni possibili sul modus operandi delle "pericolosissime" associazioni che si oppongono all'aborto negli Usa, come National Right to Life e Operation Rescue.
Le foto hanno sollevato un polverone soprattutto nel mondo conservatore e su iniziativa del deputato repubblicano Jim Banks, il 13 luglio scorso, la Sotto-commissione per il personale militare (da lui presieduta) e la Commissione sul servizio militare, hanno chiesto un'audizione a Christine Wormuth, segretaria dell'Esercito circa il corso di addestramento.

LA SLIDE INCRIMINATA
«Scriviamo oggi per esprimere la nostra indignazione per un corso di addestramento della Direzione dei Servizi di Emergenza (DES) tenutosi a Fort Liberty che ha caratterizzato le organizzazioni pro-vita come "gruppi terroristici" - scrivevano i deputati repubblicani Jim Banks e Mike Rogers, presidenti delle due Commissioni - Il corso di addestramento ha etichettato diversi gruppi pro-vita di spicco e ben rispettati come estremisti violenti. Il corso ha anche indicato che i membri di queste organizzazioni sono una minaccia per la sicurezza delle installazioni militari e ha designato i simboli dei gruppi pro-vita, comprese le targhe automobilistiche pro-vita rilasciate dallo Stato, come indicatori di terrorismo. Questo è davvero scioccante per un'organizzazione che insiste nel trattare tutti con "dignità e rispetto"».
Il 19 settembre si è tenuta l'audizione in Congresso, come richiesto. E gli esponenti dell'Esercito si sono presentati con la cenere sul capo, ma poca voglia di parlare. Un'inchiesta era stata avviata subito dopo l'interrogazione della Camera ed era stata rilevata la slide incriminata. Non solo i gruppi pro-life, ma anche altre associazioni non profit perfettamente legali, come gli animalisti della Peta, erano indicati come gruppi terroristi. La colpa è stata attribuita a un "dipendente di Fort Liberty" che ha materialmente compilato le lezioni. Ma non si sa chi sia, né se sia un civile o un militare. Agnes Schaefer, vice-segretaria dell'Esercito, ha semplicemente riferito alla Camera: «L'Esercito sta conducendo una revisione completa per assicurarsi che questi materiali didattici non vengano diffusi altrove». Mentre il generale Patrick Matlock, che supervisiona l'addestramento, ritiene che non sia perdonabile un errore protratto per così tanto tempo, ma ha rifiutato di rispondere ai deputati che gli chiedevano quali provvedimenti disciplinari siano stati presi nei confronti dei colpevoli.

ATTEGGIAMENTO OMERTOSO
Proprio questo atteggiamento omertoso dell'esercito lascia molti deputati perplessi, anche perché non si è trattato di un errore commesso in un giorno e corretto subito dopo, ma di lezioni che si sono tenute dal 2017 al 2024, sempre con lo stesso materiale didattico, istruendo circa 9mila soldati. Quindi, classi dopo classi di militari americani hanno imparato come identificare la minaccia dei pro-vita e come neutralizzarla.
Amare le conclusioni del deputato Jim Banks, che ha fatto scoppiare il bubbone per primo: «Questo inquietante addestramento ha confermato i miei timori sulla recente pubblicazione della Direttiva 2024-07 dell'Esercito (Gestione delle attività di protesta, estremismo e bande criminali). Questa nuova direttiva definirebbe come estremismo anche la mera espressione di sostegno, da parte dei militari in servizio, a coloro che hanno rifiutato il vaccino Covid... In altre parole, l'Esercito sta usando una politica troppo arbitraria per sorvegliare quel che dicono i militari in servizio di idee conservatrici, mettere a tacere il dissenso e spingere i militari conservatori a nascondere la propria identità per paura di ritorsioni da parte dei loro comandi».
Non si tratta, per altro di un problema che riguarda solo le forze armate. Anche l'Fbi, la polizia federale, infiltrava agenti nelle organizzazioni cattoliche, pro-vita e conservatrici in generale, per prevenire potenziali minacce. Anche in quel caso, l'agenzia si è discolpata affermando che le azioni dei suoi agenti contro i cattolici sono in violazione dei suoi standard, ma non si sa ancora chi abbia dato l'ordine. Di fatto, la polizia federale considera i pro-vita come terroristi e agisce di conseguenza. Né è un problema che riguarda solo gli Usa, come abbiamo visto in Francia, dove la polizia si addestra su simulazioni di attentati da parte di "estremisti cattolici". E dove i partecipanti alle pacifiche Manif pour Tous sono stati arrestati come se fossero black block violenti (e trattati anche peggio). L'Italia non è esente da questo pericolo, stando almeno alle dichiarazioni del sindaco di Modena che ha definito "violente" le associazioni pro-vita (ne abbiamo parlato qui).
Contro le associazioni che si oppongono all'aborto, insomma, "stanno creando un clima infame".

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Pro life violenti: il totalitarismo del sindaco accende la miccia" racconta che il sindaco di Modena ha definito «violenti» i pro life che stanno pregando davanti al Policlinico nell'unica tappa italiana di 40 days for life. Parole pericolose, che possono accendere una miccia da un momento all'altro e che svelano la posta in gioco nella battaglia sull'aborto: la libertà di espressione.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1° ottobre 2024:

Non bisogna sottovalutare la reazione che il sindaco di Modena ha avuto di fronte all'inizio dei 40 giorni per la vita, che sono iniziati in questi giorni - fino al 3 novembre - davanti al Policlinico. Non bisogna sottovalutare e soprattutto bisogna cogliere che le parole del primo cittadino Massimo Mezzetti rappresentano una pericolosa deriva autoritaria nei confronti del movimento pro-life che negli Stati Uniti in buona parte del mondo occidentale prega davanti alle cliniche dove si praticano gli aborti. È la spia, infatti, che anche in Italia, l'atteggiamento delle istituzioni si sta irrigidendo di fronte alla causa pro life, accusandola di essere intimidatoria e violenta. Con conseguenze che possono essere imprevedibili e nefaste.
Che cosa ha detto il sindaco?
«Come sindaco - ha scritto - non può lasciarmi indifferente che ci si raduni per condizionare, con subdola violenza, l'esercizio di un diritto stabilito da una legge dello Stato che a sua volta fu una conquista nata da una grande mobilitazione dal basso in tutto il paese, soprattutto delle donne e del movimento femminista». Si tratta di parole pericolose e - queste sì - violente, perché l'attività dei militanti dell'organizzazione che in Italia si è svolta senza intoppi anche lo scorso anno sempre a Modena, non fanno altro che pregare per la causa della vita, cercando di offrire quel conforto e quegli aiuti, alle donne che liberamente si avvicinassero a loro.
Ma Mezzetti (in foto), evidentemente, ha deciso di fare un passo in più rispetto al suo predecessore Gian Carlo Muzzarelli, che ha governato la città Ducale fino al giugno scorso e che, pur non condividendola, non aveva espresso giudizi così totalitari verso 40 days for life limitandosi a garantire la libertà di espressione per tutti.
Mezzetti ha mostrato di essere subito dalla parte delle "streghe" (la definizione deriva da un vecchio slogan anni '70 delle femministe pro-aborto). Infatti, nelle stesse ore in cui il Comune negava una piazza per i pro-life, che volevano inaugurare l'iniziativa dei 40 giorni, perché «tutte le piazze sono occupate» - questa la motivazione -, la Rete pro Choice di Modena otteneva subito per l'indomani mattina una piazza, quella di Sant'Agostino, per contro manifestare contro i pro Life.
Due pesi e due misure, giustificati dal fatto che Mezzetti ha mostrato subito da che parte stare: «Io rispetto le idee di tutti, ma quando una parte di queste vuole prevaricare e limitare le altre bisogna prendere posizione. Io sono fermamente convinto che la libertà di scelta vada garantita in ogni sede, a maggior ragione negli ospedali dove l'interruzione volontaria di gravidanza viene praticata e le donne, in un momento così intimo e delicato, hanno bisogno di rimanere tranquille. Incontrerò presto la rete Pro-Choice - ha annunciato - che mi ha posto questa e altre questioni».
In realtà le parole del sindaco di Modena sono quanto di più illiberale e totalitario possa esistere perché accusare di violenza chi manifesta il proprio pensiero senza aggredire, pregando, giustifica il fatto che questa violenza debba essere fermata o arginata con ogni mezzo. È una deriva che vediamo si sta riproponendo ogni qual volta la causa pro-life diventa convincente e cresce di numero occupando spazi e consenso. Si trasformano i sostenitori della vita in violenti o para terroristi e il gioco è fatto. In Inghilterra e negli Stati Uniti questo processo è attivo ormai da tempo.
Ma il frutto non cade lontano dall'albero: Mezzetti, infatti, è radicalmente comunista nelle origini, nel 1983 era già dirigente della Fgci e tutta la sua carriera l'ha fatta all'ombra dei partiti della galassia della sinistra estrema, salvo qualche parentesi nel Partito Democratico.
A denunciare il pesante clima di intimidazione, è invece Maria Sole Martucci, portavoce della costola modenese della più vasta organizzazione nata nel 2004: «Rispetto allo scorso anno c'è sicuramente un peggioramento delle condizioni nelle quali ci troviamo a pregare - spiega la donna alla Bussola -, il clima di paura che non consente una vera e propria libertà di scelta è aumentato. Ma noi non facciamo altro che seguire quelle che sono le stesse direttive del Governo. Basti pensare che la Digos ci ha chiesto di non stare davanti al Policlinico, ma, sia chiaro, noi non ce ne andremo mai da qui, perché cadrebbe il senso della nostra iniziativa». Sicuramente il pesante scritto del sindaco, imbeccato a intervenire dagli stessi Pro choice, ha scaldato gli animi. Insomma, la tensione a Modena si sta scaldando e il rischio che la situazione possa degenerare fino al 3 novembre è alto, soprattutto dopo l'accusa del sindaco sulla violenza.
«Quel che è certo - prosegue Martucci - è che qui non si tratta neanche più di favorevoli o contrari all'aborto, ma di una pesante limitazione delle libertà di espressone che viene compromessa».
In effetti, se si pensa che Modena è la prima piazza in Italia dove si svolge 40 days for life (basta guardare la mappa per rendersi conto del fenomeno) e che questo è il secondo anno, le premesse non sono tra le migliori.
Sabato mattina, tra i cartelli che animavano la manifestazione delle "streghe" ce n'era anche uno che tirava in ballo un esponente politico locale: "Fuori gli antiabortisti dai consigli comunali". Il riferimento era senza ombra di dubbio ad Andrea Mazzi, attivista pro-life tra i più impegnati sotto la Ghirlandina e organizzatore di diverse iniziative pro vita della Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. Oggi è consigliere comunale eletto nelle file della civica Modena in ascolto.
«Ci sono organizzazioni - spiega alla Bussola - che si stanno dando da fare per bloccare l'iniziativa, il sindaco sta dando loro una sponda istituzionale e questo contrasta con la presentazione che Mezzetti appena eletto ha dato di sé come uomo del dialogo e dell'ascolto. Senza aver capito nemmeno di che cosa si tratti 40 days for life, per sua stessa ammissione, si schiera ideologicamente dalla parte di chi pretenderebbe di non ascoltare e di non dialogare. È chiaro che siamo di fronte ad un tentativo di limitare il diritto di espressione democratico. Un segnale preoccupante perché con dichiarazioni di questo tenore, chiunque può sentirsi legittimato a incendiare gli animi e a far precipitare gli eventi».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 ottobre 2024

7 - OMELIA XXVIII DOM. T. ORD. - ANNO B (Mc 10,17-30)
Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri... e seguimi!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Questa è una pagina di Vangelo tra le più suggestive, e ci offre un'ampia materia di meditazione. C'è l'incontro, accuratamente descritto, tra Gesù e un ricercatore di Dio; incontro che pare all'inizio molto promettente, ma poi si risolve in una vocazione mancata. C'è una forte e conturbante riflessione di Gesù sulla ricchezza e sui suoi influssi negativi nella vicenda spirituale dell'uomo. C'è una discreta ma chiara richiesta di Pietro sulle ricompense che si possono ragionevolmente aspettare coloro che si dedicano totalmente a Cristo e al lavoro apostolico. Sono, co me si vede, temi di grande interesse, che sollecitano e meritano la nostra attenzione

L'EPISODIO
Non sappiamo niente del protagonista dell'episodio che abbiamo ascoltato. Secondo quel che ci dice il vangelo di Matteo, è un "giovane"; ed è un giovane che ha molti titoli per attirare la nostra simpatia e il nostro plauso.
Va lodato prima di tutto il suo entusiasmo e la sua iniziale risolutezza. Gli corse incontro: va a Gesù di corsa, come chi ha un affare importante e urgente da sbrigare subito. Sembra proprio uno di quei ragazzi magnifici (ce ne sono anche oggi), decisi ad affrontare senza indugio le questioni esistenziali che contano e a non sciupare nella banalità gli anni più belli della loro vita.
Poi dobbiamo lodare la sua fede. Egli si getta in ginocchio davanti al Signore: crede in lui e sa che nessun altro potrà rispondere in modo esauriente alla domanda che gli punge il cuore.
Dobbiamo ancora lodarlo perché - a differenza di tanti coetanei di tutti i tempi - ha capito immediatamente quale sia il fondamentale e non eludibile problema dell'uomo: è il problema della "vita eterna". Che cosa devo fare per avere la vita eterna?: chi cerca di schivare questo interrogativo - magari per la paura che lo distragga dagli impegni e dalle spensieratezze della terra - si destina da sé a vivere senza senso e senza scopo. Se non cerchiamo di spingere lo sguardo oltre lo spazio che ci è dato quaggiù e oltre il mondo visibile, ci condanniamo a lasciarci travolgere dalla corsa vana del tempo: avremo anche giorni affaccendati e frenetici, ma nella sostanza vuoti e desolati; avremo anche ore dense di sensazioni eccitanti e di piaceri, ma privi di letizia e di vera speranza.
Infine quel giovane va lodato per la sua condotta senza macchia. Dice: Tutte queste cose - cioè i comandamenti di Dio - le ho osservate fin dalla mia giovinezza. Ed è indubbiamente sincero, tanto che Gesù, fissato-lo, lo amò; cioè: guardandolo dentro, nell'intima verità del suo essere, si sentì preso da un grande e particolarissimo affetto per lui. E proprio in virtù di questo amore, gli fa balenare davanti agli occhi un traguardo più alto, gli fa una proposta più esigente di quanto egli si sarebbe aspettato: Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri. Poi vieni e seguimi. Di fronte all'incalzare appassionato dell'iniziativa divina quel giovane si smarrisce, si perde d'animo e comincia a difendersi da un amore per lui che si è fatto troppo grande e troppo costoso. E, resistendo all'amore di Dio, si estromette dai sentieri della gioia: Rattristatosi..., se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

LA RISPOSTA DI GESÙ
La risposta del Maestro divino alla richiesta dello sconosciuto - risposta che, come s'è visto, ne ha spento gli ardori - vuol essere da noi ben considerata. Gesù afferma che la strada della vita eterna - sulla quale era stato interrogato - è graduata ed è, per così dire, a differenti velocità.
1) Il primo livello è dato dall'osservanza dei comandamenti, ed è un livello irrinunciabile. Nessuno nel cristianesimo può aspirare ai grandi ideali di fraternità, di lotta per la giustizia, di donazione alle grandi cause dell'uomo, se si dispensa dal rispettare nel proprio comportamento la legge del Signore. Uno non può mettersi in mente mirabili progetti di altruismo, se poi non è capace, e non si sforza, di non contristare il padre e la madre. Il cristiano non può sognare imprese eccezionali ed eroiche nella vita pubblica, se non si decide prima a essere leale, casto, onesto nella sua vita personale.
2) Il secondo livello è dato dal distacco dai beni della terra; un distacco che però non deve avvenire come ossequio alle ideologie del momento o quasi per rancore verso i ricchi o per disprezzo verso le classi abbienti, ma - dice Gesù - va compiuto a causa mia e a causa del Vangelo. E, quasi a prova che la rinuncia non è motivata dall'odio ma è ispirata dall'amore, deve congiungersi alla carità verso i più deboli e bisognosi: Vendi quello che hai e dallo ai poveri. In questo consiglio c'è anche la preoccupazione del Signore per la salvezza e il vero vantaggio dell'uomo. Secondo lui, le ricchezze non sono un male in se stesse, ma sono indubbiamente un pericolo. I ricchi perciò, a giudizio del Vangelo, non sono né da colpevolizzare né da invidiare: sono piuttosto da compiangere, perché l'impresa di farli entrare per la porta stretta del Regno dei cieli è umanamente disperata. Ma Gesù - che a differenza di qualche suo lontano discepolo dall'animo intransigente e duro non esclude mai nessuno dal suo amore - soggiunge subito: È impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio.
3) Poi vieni e seguimi. Qui c'è il livello più alto: la perfezione sta nel seguire il nostro Salvatore con totalità di determinazione, facendo di lui, dell'ascolto della sua parola, della intimità con lui, della sua imitazione, l'ansia dolcissima di ogni giorno.
Queste proposte di Cristo sono offerte a tutti i battezzati, anche se non a tutti nelle stesse forme e con la stessa intensità. Tutti in egual misura devono osservare i comandamenti di Dio. Tutti devono preoccuparsi di non resta re impigliati negli agi di questo mondo, ma non tutti sono chiamati a farlo nelle stesse condizioni: c'è diversità tra chi ha responsabilità familiari e civili e chi sceglie la professione religiosa. Similmente tutti devono seguire con generosità di spirito Gesù, ma non a tutti è dato di lasciare materialmente tutto per avere maggior libertà di attendere a Dio e alla diffusione del suo Regno. Questo è tipico e proprio delle vocazioni di speciale consacrazione. Chi si mette su quest'ultima strada - risponde Gesù alla domanda di Pietro - avrà come ricompensa tre cose: - una vita umanamente più significante e più piena, più ricca di fraternità e di comunione; - una certa quantità di afflizioni e di amarezze, che il Signore non risparmia mai ai suoi eletti; - un'eternità di luce e di gioia.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!
Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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