THE CHOSEN: HA CARENZE E DIFETTI MA FA BENE ALLO SPIRITO
La nuova serie tv non è un capolavoro come La Passione di Mel Gibson, ma comunque può essere vista con profitto spirituale (VIDEO: Natanaele incontra Gesù)
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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I VESCOVI NORVEGESI: ''ESISTONO SOLO DUE SESSI''
I vescovi mettono in guardia dai danni che produce l'ideologia gender e la grande menzogna che una persona possa essere nata nel corpo sbagliato (è la testa che non va, non il corpo)
Fonte: Sito del Timone
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LE GUARDIE SVIZZERE AL SERVIZIO DEL SUCCESSORE DI PIETRO
Una storia di grande eroismo in difesa del Papa dal Sacco di Roma fino ai nostri giorni (VIDEO: Il giuramento delle Guardie Svizzere)
Autore: Alberto Carosa - Fonte: non disponibile
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NUDA IN STRADA PER VOLERE DEL GURU
La setta in cui è caduta la 36enne siciliana imponeva pratiche ascetiche durissime e distacco completo dal passato e, quindi, da parenti e amici
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone
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IL PAPA CREERA' 21 NUOVI CARDINALI... MA COS'E UN CARDINALE?
Per capire bene torniamo a Papa Pio XII quando elevò alla dignità di cardinale l'arcivescovo di Pechino, il primo porporato cinese della storia
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
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SAN TOMMASO, IL DOTTORE ANGELICO, IN CINQUE PUNTI
Nel 1567 Papa san Pio V proclamò san Tommaso dottore della Chiesa (a quel tempo i dottori della Chiesa erano solo i 4 più grandi Padri della Chiesa: Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno)
Autore: Padre Giorgio Carbone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XXX DOMENICA T.ORD. - ANNO B (Mc 10,46-52)
Va', la tua fede ti ha salvato
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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THE CHOSEN: HA CARENZE E DIFETTI MA FA BENE ALLO SPIRITO
La nuova serie tv non è un capolavoro come La Passione di Mel Gibson, ma comunque può essere vista con profitto spirituale (VIDEO: Natanaele incontra Gesù)
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 ottobre 2024
La serie televisiva The Chosen prevista in sette stagioni, scritta e diretta dal protestante Dallas Jenkins, sta ricevendo in tutto il mondo un'accoglienza entusiasta da parte del pubblico, ma anche pesanti critiche da parte di qualcuno. Dopo che la prima stagione è stata rilanciata su Netflix ed è stata trasmessa anche su TV2000, le altre sono disponibili gratuitamente sull'app dedicata che dal 6 ottobre sta rendendo disponibile ogni domenica una nuova puntata della quarta stagione doppiata in italiano. Non è certo la prima volta che il cinema si interessa di Gesù, anzi si può dire che fin dalle origini film sulle vicende narrate nel Vangelo ci sono sempre stati. Alcuni sono stati abbastanza fedeli al Vangelo, altri lontani o molto lontani dal racconto biblico. Il Vangelo secondo Matteo del 1964 di Pier Paolo Pasolini, regista di sinistra, fu girato in bianco e nero e metteva in scena tutta la vita di Gesù a partire dall'Annunciazione con i dialoghi letterali del Vangelo. Nessuna enfasi e nessuna emozione suscitata, il film può essere senz'altro dimenticato. Il musical Jesus Christ Superstar del 1973, girato in Israele, narra la Settimana Santa fino alla crocifissione. Nonostante la colonna sonora di alta qualità tecnica, purtroppo l'opera è dissacrante per cui va dimenticata anche questa. Sciatto e umanistico, Il Messia di Roberto Rossellini del 1975 fu girato in Tunisia. Dimenticare al più presto. Esplicitamente eretico e blasfemo fu L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese del 1988. Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
ZEFFIRELLI E MEL GIBSON Per avere un prodotto decente bisogna tornare al 1977 quando Rai Uno trasmise in cinque puntate la serie televisiva, che allora si chiamava sceneggiato, Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. Un totale di più di sei ore, ma ridotte a quattro per la versione proiettata nelle sale cinematografiche. Fu un grande successo. Un Cristo solenne, interpretato da Robert Powell, e una Maria giovanissima e bellissima, Olivia Hussey, non saranno più dimenticati dagli spettatori. Tra l'altro, l'attore che impersona Gesù è molto somigliante all'uomo della Sindone, permettendo agli spettatori di familiarizzare subito con la sua figura. Il prodotto ebbe un grande successo in Italia e all'estero, anche grazie alle scenografie che si rifacevano alla tradizione pittorica rinascimentale. Nelle parrocchie fu abbondantemente utilizzato per la catechesi, spezzettato in video brevi di singoli racconti del Vangelo. Purtroppo i dialoghi non erano molto fedeli al testo biblico e l'inserimento di personaggi come Zerah, un membro del sinedrio di pura fantasia del regista, lascia alquanto perplessi sulla loro utilità ai fini della trama. Comunque l'opera di Zeffirelli è rimasta la migliore per decenni, almeno per tutto il ventesimo secolo. Nel 2004 accade qualcosa che era impossibile prevedere. L'attore pluripremiato di Hollywood Mel Gibson firma alla regia il film capolavoro sulle ultime ore della vita di Gesù. La Passione di Cristo ricostruisce perfettamente l'atmosfera dei Vangeli con la recitazione in latino ed ebraico. Ad elementi del Vangelo unisce i fatti narrati nella tradizionale Via crucis. Con effetti di luce caravaggeschi ed episodi tratti dalle visioni della mistica Anna Katharina Emmerick, proclamata beata proprio l'anno dell'uscita del film al cinema. Pur ignorato dalla grande distribuzione, la pellicola riscuote un successo planetario diventando il kolossal per eccellenza della vicenda terrena di Gesù. Nessuna opera potrà mai superare la qualità tecnica, spirituale ed estetica de La Passione di Cristo. E a distanza di venti anni dall'uscita del film non possiamo far altro che confermare questo giudizio.
THE CHOSEN Cosa dire invece per la nuova serie televisiva The Chosen? Diciamo che ci sono elementi positivi di forte impatto emotivo, ma anche scelte meno condivisibili come la figura di Pietro che non viene valorizzata, anche se bisogna riconoscere che il prendere coscienza del ruolo di guida della Chiesa è graduale ed alla fine accettabile. Anche aver tolto il Magnificat dalla scena della visitazione di Maria ad Elisabetta fa perdere il tono solenne di tale incontro, ridotto ad un semplice ritrovo tra due donne in stato interessante, una anziana e una giovane. Qualcuno critica il fatto che alcune scene siano totalmente inventate, però si può far notare che, almeno quando vengono riportate le parole del Vangelo, queste sono fedelmente riprodotte alla lettera. Facendo un confronto con il film di Mel Gibson si può notare che anche qui sono state aggiunte delle scene ispirate agli scritti della beata Anna Katharina Emmerick. Ad esempio Gesù che viene picchiato dai soldati la sera stessa dell'arresto, Gesù che è incatenato ed attende in una stanza sotterranea, la moglie di Pilato che regala dei teli alla Madonna che lei adopera subito per raccogliere dal pavimento il sangue della flagellazione, ecc. Nulla si trova nel Vangelo, ma l'aggiunta di queste scene non era di disturbo, ma anzi serviva per aumentare la drammaticità della situazione. Anche The Chosen aggiunge episodi che non si trovano nel Vangelo. Ad esempio nella seconda serie si vede Natanaele che aveva progettato un tempio, ma a causa di un incidente vede sfumare la possibilità di costruire qualcosa di memorabile con i suoi disegni. Risulta sfiduciato e fortemente in crisi, si ferma sotto un fico ed invoca l'aiuto del Signore sentendosi abbandonato, ma quando incontra Gesù che gli rivela di essere stato con lui proprio in quei momenti bui, prova una forte emozione e fa un atto di fede straordinario. Con lui anche lo spettatore partecipa a questa emozionante scena [vedi questa scena nel video in fondo all'articolo, N.d.BB].
LA QUARTA SERIE Nella quarta serie c'è la scena in cui Gesù si trova nella casa di Betania a discutere con un membro del sinedrio. Questi era venuto con intenzioni benevole, ma quando nella scena irrompe Maria che unge i piedi di Gesù con il prezioso profumo precedentemente acquistato, si arrabbia per motivi "religiosi" e lascia la stanza. Anche Giuda interviene ricordando che il profumo poteva essere venduto per darlo ai poveri, ma Gesù protegge Maria e il suo gesto dicendo che questo fatto sarebbe stato ricordato in tutto il mondo. Il fatto che l'unzione abbia avuto luogo durante la discussione con il membro del sinedrio sul modo migliore per rendere gloria a Dio, fa capire cosa pensa Gesù del vero culto gradito a Dio. L'unzione di Maria è un culto dimostrato con gesti d'amore e vale molto di più delle sole pratiche esterne, che però restano fredde e non scaldano il cuore. Probabilmente quando si ascolterà questo brano alla Messa della domenica delle Palme il pensiero andrà alle immagini di questa potente scena di The Chosen e grazie a questa si comprenderà meglio il valore di quei trecento denari. Dopo questa scena la quarta serie si conclude con la preparazione all'entrata a Gerusalemme cavalcando un'asina. In un flashback precedente Gesù da piccolo, mentre imparava a dare martellate, aveva ricevuto da San Giuseppe un morso di mulo racchiuso in una scatola, usato dai loro antenati durante la fuga dall'Egitto. Era stato conservato da quaranta generazioni in ricordo della schiavitù. Proprio quel morso Gesù lo fa mettere all'asina che lo porterà a Gerusalemme. Gesù chiede ai discepoli se vogliono seguirlo. Pietro prende la parola e dice: "Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna". Aver tolto questa frase dal contesto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, potrebbe spiacere a qualcuno, ma anche qui occorre fare il raffronto con il film di Mel Gibson che prende la frase dell'Apocalisse "Io faccio nuove tutte le cose" e la fa dire a Gesù quando risponde alla madre che, durante una caduta della Via crucis, gli aveva detto: "Sono qua io" dopo il flashback strappalacrime di lei che lo accudiva dopo le cadute da bambino. Una scena e una frase di grande impatto nonostante sia stata presa da un altro contesto. In conclusione, il confronto con la Passione di Mel Gibson ci ha permesso di non scartare a priori una serie che, nonostante non possa essere definita un capolavoro, è però degna di attenzione e, seppur con la precauzione di confrontare gli episodi con il Vangelo e quanto insegna la Chiesa, può essere guardata con profitto spirituale.
Nota di BastaBugie: per tutti gli articoli, le clip, la colonna sonora e i quattro trailer della serie The Chosen, clicca qui!
VIDEO: NATANAELE INCONTRA GESU' (durata: 7 minuti) Nel seguente video si può vedere la scena descritta nell'articolo tratta dal secondo episodio della seconda stagione di The Chosen.
https://www.youtube.com/watch?v=HBt5jsHx-hk
PER VEDERE THE CHOSEN (gratuitamente) Tramite l'app di The Chosen si possono vedere le serie doppiate in italiano (basta andare su impostazioni audio e mettere "italiano"). Per l'app, clicca qui! Per il sito internet, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16 ottobre 2024
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I VESCOVI NORVEGESI: ''ESISTONO SOLO DUE SESSI''
I vescovi mettono in guardia dai danni che produce l'ideologia gender e la grande menzogna che una persona possa essere nata nel corpo sbagliato (è la testa che non va, non il corpo)
Fonte Sito del Timone, 16 ottobre 2024
Insieme a circa 30 altre comunità cristiane in Norvegia, i vescovi cattolici hanno firmato una dichiarazione ecumenica sulle questioni della teoria del genere e della sessualità, per dare «un contributo costruttivo»; il documento intitolato "Dichiarazione ecumenica sulla diversità di genere e sessuale" è stato pubblicato ieri e «nasce in preghiera, dal nostro impegno per la nostra nazione e dal desiderio di costruirla», afferma il presidente della Conferenza episcopale nordica, Erik Varden. In un'intervista con Cna Deutsch, il vescovo ha spiegato: «Il progetto ha come sottofondo una dichiarazione ecumenica del 2016 sul matrimonio, di cui anche i vescovi cattolici sono stati cofirmatari. Un seminario tenutosi questa primavera ha stimolato l'idea che sarebbe potuto essere costruttivo prendere in considerazione una dichiarazione simile sulla questione della "diversità" sessuale e di genere, un argomento attualmente molto discusso e che incide profondamente sulla vita di molte persone». In una società che non riconosce, anzi rifiuta, la realtà oggettiva delle cose, è ancor più importante dimostrare che la visione antropologica cristiana «è in linea con i dati empirici. Una comprensione cristiana della vita è eminentemente concreta», spiega ancora con Trondheim. È da qui che prende le mosse la dichiarazione ecumenica, che si prefigge di riconoscere la «realtà biologica [...] nel rispetto dei diritti dei bambini». «Dio è il Creatore dell'universo e lo sostiene nell'esistenza. Ha creato l'essere umano come uomo e donna. Tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio. Tutti sono profondamente amati da Lui e possiedono lo stesso inalienabile valore e la stessa inviolabile dignità. Il matrimonio, secondo l'ordine della creazione e del diritto naturale, è l'unione tra un uomo e una donna. Il matrimonio è stato istituito da Dio, confermato da Cristo e dagli Apostoli, e riconosciuto dalla Chiesa cristiana in tutti i secoli (cfr. Genesi 1,26-28 e Matteo 19,4-6). Il matrimonio tra un uomo e una donna costituisce il quadro biblico per le relazioni sessuali. Altre forme di relazioni sessuali sono varianti di una "diversità sessuale" che contraddice la teologia della creazione biblica e l'etica di Gesù, anche se tali relazioni fossero caratterizzate da fedeltà duratura», così inizia la dichiarazione.
SPIEGARE L'OVVIO Poiché è necessario oramai spiegare l'ovvio, nel testo si ribadisce la realtà biologica dell'uomo e della donna: «Esistono solo due sessi biologici: maschile e femminile. Il sesso dell'essere umano è deciso nel momento del concepimento. Il nostro sesso è determinato dalla grandezza e dalla funzione delle cellule germinali»; per poi spiegare che «l'idea che esista un sesso soggettivo e una "identità di genere" che si possa scegliere liberamente e che si basi sui sentimenti è il risultato di un'ideologia e non ha fondamento nella biologia o nella scienza naturale». Chiarendo che la Chiesa cattolica non è «un corpo lontano, cinico e burocratico», bensì «Mater e Magistra» - afferma ancora nell'intervista il presidente della Conferenza episcopale nordica -, l'impegno dei sacerdoti sarà sempre accompagnare tutti, in quanto «ogni essere è amato da Dio». Tuttavia, si chiarisce che «come pastori [...] siamo ordinati a proclamare e insegnare non idee di nostra creazione, ma il Vangelo di Cristo come insegnato ed esposto dal Magistero della Chiesa cattolica». Da "Madre e Maestra", la Chiesa ha una profonda conoscenza ed esperienza nel campo dell'animo umano e della persona, per questo «cerca di farci crescere oltre le nostre categorie e aspettative troppo ristrette, verso quella pienezza dell'essere che la tradizione cristiana chiama santità, una partecipazione alla vita di Dio stesso», senza fare «concessioni a scapito delle verità bibliche, anche se tali verità sono in conflitto con linee guida politiche o tendenze sociali attuali».
I DANNI DELL'IDEOLOGIA GENDER A partire da questi assunti, nella dichiarazione si passa a mettere in guardia rispetto ai danni che producono l'ideologia gender e la grande menzogna che una persona possa essere nata nel corpo sbagliato - la storia di Luka Hein ne manifesta tutte le ferite -: «È estremamente problematico far confrontare i bambini e gli adolescenti con l'idea [...] che esistano "ragazzi, ragazze e altri generi" e insegnare loro che esiste un "genere interiore"». La dichiarazione invita a guardare ai danni già fatti: «Le conseguenze della vicenda della clinica Tavistock in Inghilterra sono un esempio ben noto di come sono state affrontate queste ferite, ma non è certo l'unico», aggiunge nell'intervista von Trondheim. I vescovi affrontano poi il tema dei diritti, oggi innominabili, che ha il bambino: «Privare consapevolmente e intenzionalmente un bambino della possibilità di conoscere la madre o il padre o le famiglie dei genitori biologici - ad esempio attraverso la fecondazione artificiale o la maternità surrogata - è una violazione della volontà creativa di Dio e dei diritti del bambino». Sebbene infatti «tutti i bambini sono ugualmente preziosi e amati da Dio, indipendentemente dal modo in cui sono stati concepiti», è necessario ribadire che «il benessere del bambino deve sempre avere la priorità rispetto alle richieste e ai desideri degli adulti», senza peraltro contrastare la stessa Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia nell'articolo 7 citata dai vescovi: «È un diritto umano del bambino conoscere i propri genitori e, per quanto possibile, essere accudito da loro». In ultimo, la dichiarazione afferma: «La libertà di opinione e di coscienza e la libertà religiosa sono per noi valori centrali ed essenziali»; ed è proprio all'interno di questa libertà che «crediamo che anche la nostra voce meriti di essere ascoltata», prosegue l'intervista. Senza far mistero che «le autorità governative e le istituzioni pubbliche abusino del loro mandato e del loro potere quando cercano di costringere cittadini e organizzazioni ad adattarsi alla "teoria queer" riguardo al genere, alla sessualità e al matrimonio» è ancor più urgente il ruolo della Chiesa nell'«affermare la preziosità della vita la preziosità della vita di ogni persona in cui vogliamo riconoscere una sorella, un fratello, un potenziale amico, vedendola, per quanto possibile, come la vede Dio, cioè con immensa speranza», conclude il vescovo Varden.
Fonte: Sito del Timone, 16 ottobre 2024
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LE GUARDIE SVIZZERE AL SERVIZIO DEL SUCCESSORE DI PIETRO
Una storia di grande eroismo in difesa del Papa dal Sacco di Roma fino ai nostri giorni (VIDEO: Il giuramento delle Guardie Svizzere)
Autore: Alberto Carosa - Fonte: non disponibile
Il 6 maggio 1527 è passato alla storia non solo come l'inizio dell'infame Sacco di Roma, ma anche come il giorno del primo autentico "battesimo di fuoco" per il corpo di guardie svizzere pontificie che aveva cominciato a servire il Papa e il Papato un paio di decenni prima. Ma perché reclutare soldati proprio dalla Svizzera? Perché storicamente gli svizzeri sono famosi per le loro capacità in due particolari mestieri: fare orologi e fare la guerra. I mercenari svizzeri si mettono in luce particolarmente nel XV secolo, dedicandosi per lungo tempo all'attività militare mercenaria quale sbocco alla loro povertà. La loro forza d'animo, nobili sentimenti e proverbiale spirito di fedeltà ne faceva dei combattenti ritenuti invincibili. Le loro formazioni semplici e primitive in quadrati massicci, che richiamavano la testuggine romana, armati di picche, si opponevano come istrici dai lunghi aculei agli attacchi della cavalleria, segnandone l'inizio del declino come arma decisiva. Tutte queste doti e in particolare lo spirito di fedeltà, rispetto alle altre truppe mercenarie del tempo, trovarono piena conferma, se pur ce ne fosse stato bisogno, quel giorno, che era cominciato con l'assalto mattutino alle mura vaticane di Borgo tra il Gianicolo e il Vaticano, da parte delle truppe imperiali di Carlo V al comando del duca Carlo di Borbone.
ROMA ATTACCATA Ma come si era giunti a questo assalto alla Città eterna? L'ordine era venuto dallo stesso Imperatore Carlo V, che in tal modo volle punire il Papa Clemente VII per il voltafaccia con cui aveva aderito alla Lega Santa di Cognac, alleandosi al Re di Francia, Francesco I di Valois (a sua volta alleato con i turchi), in funzione anti-imperiale. Papa Clemente temeva infatti, che le mire espansionistiche del sovrano asburgico mettessero a rischio la stessa esistenza dello Stato Pontificio come entità territoriale. Il Conestabile di Borbone e la sua orda selvaggia, in gran parte lanzichenecchi tedeschi protestanti già sotto il comando del generale Giorgio von Frundsberg (costretto ad abbandonare il campo anzitempo per motivi di salute), dovevano prendere la città in fretta, per evitare di essere intrappolati a loro volta dall'esercito della Lega, che avrebbe potuto tagliargli la via della ritirata. Poiché forse l'assalto non procedeva secondo i tempi previsti, il Borbone decise di andare a spronare personalmente i suoi soldati che si disponevano a scalare le mura alla Porta del Torrione. Ma mettere tanto zelo in un'impresa del genere non fu una buona idea: una palla d' archibugio (che poi Benvenuto Cellini si vantò d' aver tirato) lo colpì a morte. Dopo un attimo di sbandamento, gli assalti ripresero più furiosi di prima e i mercenari spagnoli (6000 effettivi, il reparto più consistente dopo i lanzichenecchi) sfondarono la Porta del Torrione, mentre i lanzichenecchi dilagavano per Borgo S. Spirito e S. Pietro. La Guardia Svizzera, compatta ai piedi dell'obelisco che allora si trovava vicino al Campo Santo Teutonico, e le poche truppe romane resistettero eroicamente.
UN GLORIOSO MARTIRIO Dopo l'eccidio di tutti i soldati di guardia, mentre per il corridoio il Papa si metteva al sicuro, gli svizzeri ancora resistevano, difendendo S. Pietro. Alla loro testa era il comandante Kaspar Röist. Le orde non rispettarono il luogo santo e feroce si riaccese la mischia. Tutti caddero fino all'ultimo e con essi la consorte del comandante Röist, mutilata prima delle braccia, poi uccisa sul cadavere del marito. Dell'intero corpo, 189 svizzeri, se ne salvarono solo 42, quelli che erano di servizio quel giorno nel palazzo apostolico e quindi col compito di scortare il Papa al sicuro in Castel S. Angelo. Infatti il loro supremo sacrificio non fu vano, perché guadagnarono il tempo sufficiente al Papa per mettersi in salvo attraverso il "Passetto", un corridoio segreto costruito da Alessandro VI sul muro che collegava il Vaticano con Castel Sant'Angelo. A suggello del loro supremo sacrificio, equivalente a un vero e proprio martirio, i 147 svizzeri si coprirono di eterna gloria cadendo eroicamente proprio sui gradini dell'altare maggiore di S. Pietro, quasi a simboleggiare l'unione dell'offerta del loro sangue a quella che Nostro Signore rinnova in maniera incruenta in ogni celebrazione della Santa Messa.
ROMA IN MANO AI BARBARI PROTESTANTI Attraverso Ponte Sisto, poi, i lanzichenecchi e gli altri mercenari al seguito si riversarono sulla città, e per otto giorni diedero libero sfogo a ogni sopruso e efferatezze possibili e immaginabili: omicidi, torture, stupri, rapine, sequestri di persona a scopo di estorsione, saccheggi, devastazioni, incendi, accanendosi particolarmente nello sfregio di luoghi e oggetti sacri e nelle offese a quanti vestissero un abito religioso. La violenza fu tale che appena qualche giorno dopo, il 10 maggio, l'estensore di una relazione alla Repubblica veneta scriveva: «L'inferno è nulla in confronto colla vista che Roma adesso presenta». I morti pare siano stati dodicimila nei primissimi tempi, cui vanno aggiunte le svariate centinaia, se non migliaia, di altre vittime della peste che scoppiò quasi contemporaneamente, vuoi a causa dei molti cadaveri insepolti e mangiati dai cani, vuoi per le condizioni e le abitudini promiscue della soldataglia (che ne fu a sua volta ampiamente decimata). Il valore complessivo del bottino si sarebbe poi aggirato - secondo le stime dello stesso Clemente VII - intorno alla cifra esorbitante di dieci milioni di ducati d'oro. Ma ingenti furono anche - sul piano più prettamente culturale - i danni subiti dagli archivi e dalle biblioteche, dai tesori delle chiese e dalle raccolte d'arte; furono profanate perfino le tombe dei Papi, compresa quella di Giulio II, per rubare il loro contenuto. Oltre al danno irreparabile della distruzione di reliquie, andò perduto anche un tesoro d'arte inestimabile, ossia la maggior parte dell'oreficeria artigiana di chiesa. Ad ulteriore sfregio, i lanzichenecchi adibirono san Pietro a stalla per i loro cavalli. Non c'è da meravigliarsi troppo di tutto questo perché l'esercito imperiale, e in particolare i lanzichenecchi, erano animati da uno spirito di crociata antipapista, anche se erano al soldo di un monarca cattolico; infatti il Frundsberg non aveva fatto mistero di voler prendere Roma per impiccare il Papa e i suoi cardinali.
"VIVAT LUTHERUS PONTIFEX" Non mancarono poi quanti interpretarono gli avvenimenti come un segno dell'ira di Dio per le divisioni dei cristiani a seguito della rivoluzione protestante. Davanti a Castel Sant'Angelo, sotto gli occhi del Papa, fu poi imbastita una parodia di processione religiosa, con la quale si chiedeva che Clemente cedesse a Lutero vele e remi della "Navicella" di Pietro. Allora la soldataglia gridò: "Vivat Lutherus pontifex". Per sfregio, il nome di Lutero fu inciso con la punta d'una spada sull' affresco La Disputa del Santissimo Sacramento nelle Stanze di Raffaello, mentre un altro graffito inneggiava a Carlo V Imperatore. Conciso e esatto il giudizio del priore dei canonici di S. Agostino emesso allora: «Mali fuere Germani, pejores Itali, Hispani vero pessimi»: i tedeschi furono cattivi, peggiori gli italiani, pessimi gli spagnoli. Ad accrescere la ferocia dei vincitori contribuì forse anche il mancato pagamento della "cinquina", ossia il soldo che a quei tempi veniva pagato ogni cinque giorni. Quando però il comandante delle truppe non disponeva di danaro sufficiente, autorizzava il cosiddetto "sacco" della città, che in genere non durava più di una giornata. Nel caso specifico, la soldataglia era rimasta senza paga, senza comandante e senza ordini, e poté quindi più facilmente abbandonarsi ad un saccheggio così sfrenato e prolungato.
UN MERITO CHE NON SI DIMENTICA La notizia del Sacco di Roma commosse l'intera Europa ed ebbe grande impatto emotivo e vasta eco presso i contemporanei, tanto che ne rimane traccia in un'articolata pubblicistica. Lo stesso Carlo V ne rimase indignato e fece sospendere le feste indette in Spagna per la nascita del figlio Filippo, fece fare preghiere per la liberazione del Pontefice (come se non fosse suo prigioniero) e scrisse al Re d'Inghilterra e agli altri principi che le violenze erano state commesse contro la sua volontà. La soppressione della Guardia Svizzera, sostituita da una compagnia di 200 lanzichenecchi, fu tra le condizioni imposte a Clemente VII per la resa, ma egli ottenne che gli svizzeri sopravvissuti fossero inclusi nel nuovo corpo. Però solo dodici accettarono, mentre gli altri non vollero avere niente a che fare con gli odiati mercenari tedeschi. La Guardia Svizzera fu reintegrata nella pienezza dei suoi compiti da Paolo III il 3 febbraio 1548, quando un contingente di 225 confederati tornò a servire il Papa su base permanente. E se oggi la Guardia Svizzera è ancora al suo posto dopo le riforme seguite al Concilio Vaticano II, che hanno portato invece all'abolizione di altri corpi armati vaticani, lo si deve anche al ricordo indelebile dell'eroico sacrificio dei suoi 147 membri cinque secoli fa, luminoso esempio di spirito cavalleresco e fedeltà incrollabile al servizio del Papa e del Papato fino alle ultime conseguenze.
Nota di BastaBugie:nell'articolo seguente dal titolo "A cosa servono le guardie svizzere" si spiega il ruolo che hanno ancora oggi le guardie svizzere e i requisiti per entrarvi a far parte. Ecco un estratto dell'articolo pubblicato sul sito di Holyart il 17 luglio 2024: Le Guardie Svizzere svolgono una serie di compiti cruciali per la sicurezza e il funzionamento del Vaticano. Operative sette giorni su sette e 24 ore su 24, queste guardie sono pronte a intervenire in ogni momento per proteggere il Papa e il Vaticano. Il loro compito principale è garantire la sicurezza del Santo Padre, sia all'interno del Vaticano che durante i suoi spostamenti. Le Guardie Svizzere assicurano la sicurezza dello Stato della Città del Vaticano, monitorando gli accessi e vigilando su luoghi sacri e punti strategici. Sono incaricate di prevenire e rispondere a eventuali minacce alla sicurezza. Dal 2016, le Guardie Svizzere dispongono di una centrale operativa che raccoglie tutte le informazioni necessarie per svolgere i loro compiti. Questo centro di controllo permette una risposta rapida ed efficace a qualsiasi situazione di emergenza. Per garantire la copertura di tutti i servizi richiesti, il numero di guardie è stato aumentato da 110 a circa 135 uomini. Questa riforma assicura che ci sia sempre un numero adeguato di personale disponibile per ogni necessità. Le Guardie Svizzere ricevono una formazione rigorosa per prepararsi a qualsiasi situazione di emergenza. Questa formazione include addestramento militare, tecniche di difesa personale e protocolli di sicurezza. "Chi decide di dedicare la sua vita o alcuni anni alla Guardia Svizzera accetta, quindi, anche di sacrificare in extremis la vita per il Papa". Così affermava qualche anno fa Ten Urs Breitenmoser, allora responsabile media delle Guardie Svizzere. Da cinque secoli questo corpo di Guardie unico al mondo esiste per servire e proteggere il Santo Padre a costo della propria vita. Per entrare a far parte delle Guardie Svizzere è necessario soddisfare specifici requisiti. Bisogna essere cittadini della Svizzera, e solo uomini celibi di età compresa tra 19 e 30 anni possono candidarsi. È richiesto essere praticanti della religione cattolica e aver completato il servizio militare nell'Esercito svizzero con un certificato di buona condotta. La statura minima richiesta è di 174 centimetri. Il matrimonio è permesso solo dopo cinque anni di servizio e al compimento dei 25 anni di età. È richiesto un certificato di capacità professionale o un diploma di scuola superiore. L'addestramento delle Guardie Svizzere è di tipo militare. Le guardie ricevono istruzioni in varie discipline di arti marziali per migliorare le loro capacità di difesa personale. L'uso e la manutenzione delle armi da fuoco sono parte integrante della formazione. Le guardie vengono addestrate anche all'uso di armi da tiro, per garantire loro una preparazione completa per diverse situazioni di sicurezza.
VIDEO: Il giuramento della Guardia Svizzera Pontificia (durata: 4 minuti)
https://www.youtube.com/watch?v=9_oxmm_y09Y
Fonte: non disponibile
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NUDA IN STRADA PER VOLERE DEL GURU
La setta in cui è caduta la 36enne siciliana imponeva pratiche ascetiche durissime e distacco completo dal passato e, quindi, da parenti e amici
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone, 9 ottobre 2024
"Depurare il corpo" e "purificare l'anima" attraverso digiuni estremi, pratiche ascetiche durissime e distacco completo non solo dal mondo, ma da tutto quello che è stato il proprio passato e naturalmente relativi legami, che devono essere recisi. Il caso della presunta setta di Miggiano, nel leccese, guidata dal sedicente "guru Khadir" ha lo stesso copione che emerge - con sfumature e forme diverse - quando diventa cronaca. Normalmente nera. Come nel caso di Alex Marangon, 25enne veneto morto in circostanze ancora non del tutto chiare quest'estate mentre si trovava ad un non precisato raduno New Age a base di ayahuasca, guidato da uno sciamano che, sempre come da copione, nega qualunque coinvolgimento. Questa volta sui giornali è finita una 36enne siciliana che si è trasferita a Miggiano, 3.000 abitanti in provincia di Lecce, per vivere in una sorta di comune gestita da tale Khadir, da cui la donna sarebbe stata psicologicamente dipendente, un santone, un maestro di vita, un guru che la teneva in pugno, tanto da convincerla a girare per strada completamente nuda. Sul caso lavora la procura di Foggia, le indagini sono scattate a partire dalla denuncia del padre di un 47enne, a sua volta ex membro della presunta setta, che lo scorso anno si sarebbe trasferito nella comunità e ne avrebbe sperimentato le imposizioni, cibo razionato, controllo sui movimenti, le attività, le relazioni. Incoraggiate quelle interne, riferiscono i giornali anche intime, vietate quelle con i non adepti. Secondo un rapporto del Codacons stilato un paio d'anni fa, nel nostro Paese sono circa due milioni i cittadini sono coinvolti in più o meno costante nel fenomeno delle cosiddette "sette", ovvero organizzazioni spesso segrete dedite a culti e dottrine esoteriche, guidate da leader carismatici e alla continua caccia di adepti. Il dato tuttavia non tiene conto di tutte quelle realtà che si presentano in un modo che l'immaginario collettivo non assimila al concetto di setta, ovvero tutte quelle realtà che si presentano come pura avanguardia spirituale: la mindfulness, la cristalloterapia, le costellazioni, gong tibetano, la meditazione buddhista, i chakra, e chi più ne ha più ne metta. Un esercito di adepti inconsapevoli che apparentemente svolgono una vita normale ma che probabilmente sono implicate in pratiche nella migliore delle ipotesi nebulose quando non proprio occulte. Nell'epoca dell'emotività imperante, del benessere individuale psicofisico come unica bussola, è facile cadere preda di imbonitori che fanno leva sulla fragilità, ma soprattutto che hanno chiaro che c'è un vuoto d'amore che viene riempito con il fenomeno del "love bombing", letteralmente un bombardamento d'amore che conquista la vittima fino a renderla dipendente psicologicamente. Certo dovrebbe essere lampante che "purificare il corpo e l'anima" non può significare correre nuda per strada, allontanarsi dai legami di sempre, arrivare quasi a non mangiare, mortificare il corpo e o donarlo a sedicenti appartenenti alla comunità. Eppure la fragilità di oggi è tale, se ci si pensa, che trovarsi dentro una setta non è poi così improbabile. Perché quando si smette di credere in Dio, inevitabilmente si finisce col credere in qualunque altra cosa. O persona.
Nota di BastaBugie: l'autrice del precedente articolo, Raffaella Frullone, nell'articolo seguente dal titolo "Alex Marangon, gli sciamani e l'illusione della magia che cura" racconta nel dettaglio quello che è stato accennato nel precedente articolo. Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 10 luglio 2024: La vicenda tiene banco da giorni su tutti i giornali. Gli elementi per il giallo dell'estate ci sono tutti: un ragazzo ucciso in modo violento, due sedicenti guaritori in fuga forse in Sud America, un'abbazia sconsacrata, decotti magici e riti sciamanici. Solo che questo non è un giallo da leggere sotto l'ombrellone, ma la storia vera di una vita prematuramente spezzata in un modo atroce. Riavvolgiamo il nastro. Alex Marangon aveva 26 anni e chissà quali sogni nel cassetto e desideri nel cuore. Lavorava in un bar sul lago, aveva iniziato la stagione poco meno di un mese fa, e una troupe televisiva lo aveva intervistato per quei servizi di rito sulla stagione estiva che si apre: «Ci aspetta una grande estate, aveva detto sorridente». E invece lo scorso due luglio il suo corpo è stato trovato arenato su un isolotto del fiume Piave, in provincia di Treviso. Si chiamava «Sol del Putymayo» e tecnicamente era descritto come «un rituale di cura con la forza della Foreza» che si sarebbe svolto in un luogo «davvero speciale e protetto». Il Luogo era un'abbazia sconsacrata di Vidor ed è qui che ha inizio la tragedia. Non è chiarissimo in cosa consistesse effettivamente la serata, le ricostruzioni parlano di riti esoterici innaffiati da sostanze allucinogene tra cui l'ayahuasca, un decotto con effetti psichedelici a base di piante amazzoniche. Si sa che all'evento ha preso parte tale Jhonni Daniel Benavides, nonché il musicista Andrea Zuin, identificato come l'organizzatore della serata e fondatore del progetto ZuMusic Project, che su Instagram dice di fare «medicina musicale» insieme alla sua compagna ispirandosi ai rituali degli sciamani. Fatto sta che Alex attorno alle tre di notte si allontana dalla struttura e verrà ritrovato morto pochi giorni dopo. Gli esiti dei primi esami autoptici hanno rilevato che l'uomo è stato ucciso in modo brutale, un pestaggio forse, aveva diverse costole rotte. Ma per avere un quadro completo, relativo anche a quello che il ragazzo aveva assunto, bisognerà aspettare l'esito degli esami tossicologici. Aveva paura Alex, così riporta Quotidiano Nazionale citando le confidenze del ragazzo ad un amico. Era la terza volta che partecipava a queste "feste" ma aveva paura. Era stato attratto probabilmente dalla possibilità di guarire dai suoi stati asmatici ma aveva timore. Così pare. Così sembra. Il condizionale è d'obbligo. La procura indaga per omicidio volontario, intanto ha dato il nulla osta per il funerale che sarà celebrato sabato nella chiesa SS. Patroni d'Europa di Marcon (Venezia). Non pretendiamo certo di trovare né indicare il colpevole. E nemmeno siamo in grado di sondare le ragioni che hanno portato Alex nel luogo in cui ha trovato la morte. Sono troppo intime e certamente a noi sconosciute. Quel che possiamo fotografare però è l'immagine di una società che ha fatto di tutto per buttare fuori Dio dal discorso pubblico e dalla vita di ciascuno. Dire di credere oggi, in Occidente, nel 2024 fa guadagnare al massimo un sorriso compassionevole, dire di essere cattolici è aver diritto d'ufficio ad uno sguardo tra il pietoso e il sorpreso. Eppure la stessa società normalizza riti sciamanici, incoraggia le pratiche New Age, ammette i decotti magici allucinogeni, i bagni di luce, i rituali con la Forza della Foresta, i sedicenti medium che ti mettono in contatto con non specificati spiriti che emanano energie quando non addirittura guariscono. Il problema è che a volte funzionano, non sono fake, ma la matrice puzza spesso di zolfo anche se questo è non si dice, perché chiamare satana col suo nome significherebbe chiamare col suo nome anche quel Dio che il padre della menzogna vuole combattere facendo credere che non esista. Invece esiste, ed è l'alternativa reale, luminosa e vera che il nostro cuore cerca. E sì, può anche guarire. Perché cercare altrove?
Fonte: Sito del Timone, 9 ottobre 2024
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IL PAPA CREERA' 21 NUOVI CARDINALI... MA COS'E UN CARDINALE?
Per capire bene torniamo a Papa Pio XII quando elevò alla dignità di cardinale l'arcivescovo di Pechino, il primo porporato cinese della storia
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 20 ottobre 2024
L'8 dicembre la Chiesa Cattolica avrà 21 nuovi cardinali. Il Sacro Collegio conterà quindi 256 membri, di cui 141 con diritto di voto nel prossimo conclave. L'annuncio della creazione dei nuovi cardinali è stato dato il 6 ottobre da Papa Francesco, che il giorno dell'Immacolata imporrà loro la berretta color porpora, segno della disponibilità a versare il sangue, pronunciando la solenne formula: "A lode di Dio onnipotente e a decoro della Sede Apostolica ricevete la berretta rossa come segno della dignità del Cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa." Questa solenne formula non è solo un modo di dire: indica la responsabilità dei cardinali, che sono i più diretti collaboratori e consiglieri del Papa e formano una sorta di Senato della Chiesa. Per comprendere questa altissima missione dei cardinali è illuminante un episodio che traggo dal bel libro di don Charles T. Murr, L'anima segreta del Vaticano. Il profondo legame tra Pio XII e suor Pascalina, pubblicato nel 2024 dalle Edizioni Fede e Cultura di Verona (pp. 84-88).
IL PRIMO CARDINALE CINESE La storia dunque è questa. Nel 1946 il Papa Pio XII elevò alla dignità di cardinale l'arcivescovo di Pechino Thomas Tien Ken-Sin (1880-1967), dando alla Chiesa cattolica il primo porporato cinese. Nel 1949 la Cina cadde sotto il controllo del rivoluzionario marxista-leninista Mao Zedong, uno dei più feroci dittatori comunisti, che tenne il potere fino alla sua morte, nel 1976. In coerenza con i princìpi del marx-leninismo, Mao intendeva eliminare ogni presenza religiosa dalla nuova Repubblica popolare cinese. Tra tutte le religioni non gradite in Cina, il cattolicesimo romano era particolarmente odiato da Mao, che non solo detestava la dottrina della Chiesa, ma aveva timore della sua organizzazione a livello nazionale e internazionale. Tutti i vescovi e i preti cinesi furono invitati a rinnegare la loro fede per contribuire all'edificazione dello Stato socialista. Morte, prigionia, rieducazione nei campi di lavoro attendevano coloro che avessero voluto rimanere fedeli alla Chiesa di Roma. Quando il cardinale arcivescovo di Pechino Tien Ken-Sin apprese che il presidente Mao aveva intenzione di accusarlo di tradimento e di farlo arrestare, riuscì a fuggire nottetempo e a raggiungere la città di Roma. Una mattina il cardinale si presentò al portone di bronzo della Città del Vaticano, con le insegne cardinalizie, vestito di rosso dalla testa ai piedi. Si aspettava forse una calorosa accoglienza da parte del Papa, ma non fu così. È a questo punto che interviene la testimonianza di Suor Pascalina, che era una fedelissima collaboratrice di papa Pacelli e al giovane don Murr, che la frequentava negli anni Settanta, raccontò: "Il Santo Padre mi chiamò nel suo ufficio quella mattina e mi disse che alla porta c'era un visitatore di eccezione. Poiché monsignor Tardini aveva in precedenza informato Sua Santità che il cardinale Tien era fuggito dalla Cina per salvarsi la vita, l'arrivo del cardinale alla soglia del Santo Padre non era stata una completa sorpresa. "Ad ogni modo - continua suor Pascalina - il Santo Padre non ne era affatto contento" e diede alla suora precise istruzioni per trasmettere un messaggio all'illustre porporato cinese . "Riferito da una donna - aggiunse il Papa - sarà più chiaro e la nostra rabbia sarà meno evidente".
PERCHÉ I CARDINALI VESTONO DI ROSSO Suor Pascalina, alquanto nervosa, si presentò al cardinale Tien, che attendeva notizie in segreteria di Stato e, vincendo la sua ritrosia, gli disse: "Vostra Eminenza, il Santo Padre non può riceverla oggi, né in nessun giorno nel prossimo futuro". "Ma io devo parlare a Sua Santità personalmente", protestò il cardinale. "Temo che non sarà possibile", rispose la suora. "Qualunque cosa desidera dire al Santo Padre, può dirla a monsignor Tardini appena rientrerà. Il Santo Padre mi ha chiesto però di porle una questione che lo lascia perplesso. Il Santo Padre desidera sapere a che cosa ha pensato quando ha accettato la berretta rossa. Vorrebbe anche chiederle perché pensa che i cardinali di Santa Romana Chiesa vestano di rosso. Se pensava che significasse qualcosa di diverso dalla disponibilità a versare il proprio sangue per Cristo e la sua Chiesa, allora qual'era per lei il significato di quel colore?". Il cardinale non rispose e chiuse gli occhi rimanendo in silenzio. Suor Pascalina, prima di allontanarsi dalla stanza, diede un ultimo consiglio al cardinale. Gli disse che il Santo Padre era estremamente rattristato che avesse abbandonato il suo gregge nel momento in cui il suo popolo aveva più bisogno di lui. Avrebbe dovuto restare al posto che gli era stato assegnato. Se questo avesse significato la prigione o la morte, allora sarebbe dovuto ritornare in Cina, correndo tali rischi, invece di starsene seduto nella Città del Vaticano vestito di rosso. "Se decide di non tornare in Cina - aggiunse - credo che dovrebbe rassegnare le dimissioni al Santo Padre e lasciare la tonaca a qualcuno che sappia perché è rossa". Il cardinale non si dimise e si ritirò a Chicago. Si può immaginare quanto severo fu il giudizio di Pio XII nei suoi confronti. Ma che avrebbe detto Pio XII sapendo che oggi il Vaticano collabora apertamente con gli eredi dei persecutori comunisti di allora? Eredi che non rinnegano, ma anzi rivendicano con orgoglio, il lascito di Mao Zedong e l'ideologia comunista del loro paese. Intanto consiglio vivamente di leggere il libro di don Charles Murr, un sacerdote americano che, tra il 1971 e il 1979, ha passato la sua vita a Roma. Don Murr ha già pubblicato nel 2023, sempre per le edizioni Fede e Cultura, un importante libro dedicato a Massoneria vaticana. Logge, denaro e poteri occulti nell'inchiesta Gagnon. Il nuovo libro è ricco di molti altri episodi e aneddoti che ci aiutano a leggere la storia della Chiesa dall'interno. Il pregio delle due opere di don Murr è che sono scritte con stile brillante, serietà storica e soprattutto vero amore alla Chiesa.
Fonte: Radio Roma Libera, 20 ottobre 2024
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SAN TOMMASO, IL DOTTORE ANGELICO, IN CINQUE PUNTI
Nel 1567 Papa san Pio V proclamò san Tommaso dottore della Chiesa (a quel tempo i dottori della Chiesa erano solo i 4 più grandi Padri della Chiesa: Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno)
Autore: Padre Giorgio Carbone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 marzo 2024
Nel 1317, cioè 43 anni dopo la morte e 6 anni prima della canonizzazione, Tommaso d'Aquino era abitualmente chiamato "communis doctor" presso l'Università di Parigi, all'epoca il più importante centro di studi di Filosofia e di Teologia. 250 anni dopo, esattamente il 15 aprile 1567, il papa san Pio V proclamò san Tommaso dottore della Chiesa. Oggi i dottori della Chiesa sono 37, ma allora erano solo 4: Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno. Pertanto sia il titolo in sé sia il numero esiguo dei santi proclamati tali ci segnalano una dote singolare e rara. (...) In altri termini la Chiesa segnala in Tommaso un eccellente maestro della fede cristiana e del pensiero umano, esemplare per gli scritti e per la fedeltà a Cristo Signore vissuta nella sua esistenza. (...) Se consideriamo che il Concilio Vaticano II indica solo Tommaso d'Aquino come maestro cui ispirarsi, e non altri teologi o dottori, allora questi due brani del magistero conciliare acquistano un significato peculiare per il nostro discorso. Questa presa di posizione ufficiale con grande probabilità fu ispirata da papa Paolo VI, il quale un anno prima, il 12 marzo 1964, rivolgendosi agli insegnanti e agli studenti dell'Università Gregoriana di Roma aveva detto: «I professori ascoltino con riverenza la voce dei dottori della Chiesa, tra i quali san Tommaso d'Aquino occupa un posto speciale. Infatti, la forza dell'ingegno del Dottore Angelico, il suo sincero amore per la verità e la sua sapienza nel ricercare le altissime verità, illustrarle e unirle in un nesso appropriatissimo sono talmente grandi che la sua stessa dottrina è uno strumento efficacissimo non solo per dare alla fede un solido fondamento, ma anche per sperimentare utilmente e con sicurezza i frutti di un suo sano sviluppo».
RAPPORTO TRA FEDE E RAGIONE Giovanni Paolo II nell'enciclica Fides et Ratio dedicata al rapporto tra fede e ragione cita ripetutamente san Tommaso e dedica un intero paragrafo alla «novità perenne» del suo pensiero (nn. 43-44). (...): «(...) Pur sottolineando con forza il carattere soprannaturale della fede, il Dottore Angelico non ha dimenticato il valore della sua ragionevolezza; ha saputo, anzi, scendere in profondità e precisare il senso di tale ragionevolezza. La fede, infatti, è in qualche modo "esercizio del pensiero"; la ragione dell'uomo non si annulla né si avvilisce dando l'assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole. E per questo motivo che, giustamente, san Tommaso è sempre stato proposto dalla Chiesa come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia. (...) Tra le grandi intuizioni di san Tommaso vi è anche quella relativa al ruolo che lo Spirito Santo svolge nel far maturare in sapienza la scienza umana. Fin dalle prime pagine della sua Summa Theologiae l'Aquinate volle mostrare il primato di quella sapienza che è dono dello Spirito Santo ed introduce alla conoscenza delle realtà divine. La sua teologia permette di comprendere la peculiarità della sapienza nel suo stretto legame con la fede e la conoscenza divina. Essa conosce per connaturalità, presuppone la fede e arriva a formulare il suo retto giudizio a partire dalla verità della fede stessa: "La sapienza elencata tra i doni dello Spirito Santo è distinta da quella che è posta tra le virtù intellettuali. Infatti quest'ultima si acquista con lo studio: quella invece viene dall'alto, come si esprime san Giacomo. Così pure è distinta dalla fede. Poiché la fede accetta la verità divina così com'è, invece è proprio del dono di sapienza giudicare secondo la verità divina". La priorità riconosciuta a questa sapienza, tuttavia, non fa dimenticare al Dottore Angelico la presenza di altre due complementari forme di sapienza: quella filosofica, che si fonda sulla capacità che l'intelletto ha, entro i limiti che gli sono connaturali, di indagare la realtà; e quella teologica, che si fonda sulla Rivelazione ed esamina i contenuti della fede, raggiungendo il mistero stesso di Dio. Intimamente convinto che "omne verum a quocumque dicatur a Spiritu Sancto est", san Tommaso amò in maniera disinteressata la verità. Egli la cercò dovunque essa si potesse manifestare, evidenziando al massimo la sua universalità. In lui, il Magistero della Chiesa ha visto ed apprezzato la passione per la verità; il suo pensiero, proprio perché si mantenne sempre nell'orizzonte della verità universale, oggettiva e trascendente, raggiunse "vette che l'intelligenza umana non avrebbe mai potuto pensare». Con ragione, quindi, egli può essere definito "apostolo della verità". Proprio perché alla verità mirava senza riserve, nel suo realismo egli seppe riconoscerne l'oggettività. La sua è veramente la filosofia dell'essere e non del semplice apparire».
SAN TOMMASO, MAESTRO PERENNE, IN CINQUE PUNTI Possiamo così riassumere gli aspetti per cui san Tommaso è presentato come maestro perenne: 1) l'amore sincero per la verità che induce a dialogare con l'altro per conoscere le sue opinioni e a cercare sempre, non il rispetto umano o il concordismo, ma l'adesione anche spregiudicata dell'intelligenza alla realtà; 2) la fiducia nella ragione umana: questa è capace di conoscere la realtà, e quindi di approdare al vero; 3) l'armonia e la collaborazione tra la ragione e la fede: sono due modi diversi e complementari di conoscere il reale; 4) la capacità di esercitarsi nella speculazione delle cose conosciute per cogliere il nesso che le unisce (altrimenti il sapere è ridotto ad un'accozzaglia di nozioni) e per proporre un sistema coerente di idee; 5) il primato dato a Dio, che creandoci ci dà oggi la vita e la capacità di agire, e quindi il primato dato alla comunione con Dio nella preghiera, nella Messa e nell'Eucaristia offerta e adorata. Tommaso era solito dire ai suoi confratelli e ai suoi studenti che aveva imparato di più pregando che studiando.
Nota di BastaBugie: l'autore dell'articolo, Padre Giorgio Carbone, sarà il predicatore degli esercizi spirituali per sacerdoti che si terranno a gennaio 2025 nel monastero benedettino di Rosano. Per informazioni, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 marzo 2024
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OMELIA XXX DOMENICA T.ORD. - ANNO B (Mc 10,46-52)
Va', la tua fede ti ha salvato
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
Qualche breve riflessione sulla pagina evangelica che è stata proclamata ci consentirà di esporre un poco il nostro spirito alla luce vivificante del nostro Salvatore. L'episodio della guarigione del cieco di Gerico ha particolarmente colpito l'evangelista Marco, il quale - ed è un fatto insolito - ci riferisce anche il nome del mendicante beneficato: Bartimeo. L'avvenimento si colloca verso il termine dell'ultimo viaggio compiuto da Gesù alla volta di Gerusalemme, dove avrebbe celebrato la sua Pasqua di sangue e di redenzione. Un equivoco pesava sulla comitiva dei discepoli di Gesù. Tutti ritenevano Gesù "figlio di Davide", cioè Messia; e pensavano a lui come a un liberatore politico e sociale. Gesù invece sapeva di essere un Messia che avrebbe salvato nella sofferenza, e di avere una missione primariamente religiosa, interessata non tanto a cambiare le strutture della società di quell'epoca, quanto ad assicurare il destino ultimo e definitivo dell'uomo. È un equivoco che spesso pesa anche sopra il Cristo che vive nella Chiesa. Troppe volte noi domandiamo al Signore un aiuto, una liberazione, una salvezza che non è quella che lui è venuto a portare. Troppe volte la nostra preghiera e il nostro impegno religioso sono motivati da interessi esclusivamente terrestri. Anche per il cieco Gesù è il Messia, anche lui lo chiama ripetutamente "figlio di Davide". Ma egli sa che non è né un guerriero rivoluzionario né un capo politico. Perciò lo chiama Rabbunì, vale a dire: "Maestro": Gesù è uno che insegna, che illumina le menti. E pregando: Abbi pietà di me!, riconosce che Gesù non è uno che crede di far giustizia infliggendo violenza, ma uno che ha fatto della misericordia la caratteristica e lo stile della sua azione.
LA NOSTRA CECITÀ SPIRITUALE Quel cieco, come ogni uomo che cerca onestamente la verità, vuole essere liberato dalle sue tenebre: Fa' che io veda. Intuendo in Gesù di Nazaret il Salvatore vero dell'uomo, quel cieco vedeva meglio e più di quelli che avevano la vista. Bartimeo ci è vicino, ciascuno di noi lo può riconoscere come fratello. Anche noi siamo ciechi, e forse più di lui perché ci illudiamo di vedere. Ci illudiamo di dare un senso plausibile alla vita umana con il moltiplicarsi dei ritrovati della nostra mirabile tecnica, con l'infittirsi degli stimoli del piacere. Ed è una strada che va diritta alla disperazione, quando, tramonta te le illusioni, ci accorgiamo di vivere senza scopo. O, se non ciechi, siamo talvolta cecuzienti; ora miopi, quando, attenti solo al nostro piccolo mondo e ai nostri personali interessi, siamo incapaci di cogliere le grandi linee del disegno di Dio e le strade sulle quali il Signore vuol condurre il suo popolo; ora presbiti perché ci lasciamo incantare dalle enunciazioni gran di e astratte, e ci sfugge la realtà che ci sta vicino, sulla quale possiamo davvero efficacemente operare. Siamo pronti a commuoverci e a indignarci per le grandi ingiustizie della società, a proposito delle quali ci è consentito di fare poco, e siamo incapaci di vedere la pena del nostro vicino di casa o addirittura di qualcuno della nostra famiglia, per la quale potremmo fare molto. Bartimeo ci è vicino perché prega disperatamente Gesù. E anche noi siamo qui in chiesa per questo: perché la nostra insufficienza e la nostra povertà siano superate dalla sua forza onnipotente e misericordiosa. Avrete notato come gli altri - la folla e perfino gli apostoli - non volevano farlo parlare, gli negavano perfino il diritto di pregare: Lo sgridavano per farlo tacere. Ma la voce della sua implorazione è più forte e riesce a vincere l'ostilità e l'incomprensione dei circostanti. Talvolta per arrivare davvero a Gesù bisogna saper oltrepassare la tirannia della folla, del comportamento degli altri, dei luoghi comuni, delle idee imperanti. Oltre le mode e le abitudini convenzionali, dobbiamo saper presentare al Signore la verità dolorante del nostro cuore. Allora sentiremo anche noi la parola del conforto e della speranza: La tua fede ti ha salvato, e con animo veramente libero potremo, come il cieco, metterci con la nostra vita a seguire Gesù.
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno B (€ 12), clicca qui! Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!
Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
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