BastaBugie n�897 del 30 ottobre 2024

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1 CENSURARE ELON MUSK E X, FIRMATO UNIONE EUROPEA
Dopo la cancel culture l'Unione Europea passa al livello successivo: censura aggressiva verso chi non si uniforma al pensiero unico (VIDEO: EU vs MUSK)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA HARRIS ABOLIRA' L'OBIEZIONE DI COSCIENZA PER COSTRINGERE I MEDICI A PRATICARE L'ABORTO
Per la candidata democratica l'aborto è un principio non negoziabile per cui forzerà la Costituzione per alterare la Corte Suprema e ripristinare la Roe vs Wade
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
3 IL MORTO HA BISOGNO DI SUFFRAGI, NON APPLAUSI
Sempre più i funerali somigliano a commemorazioni laiche con ricordi affettuosi, elogi e applausi, mentre il dono più grande che possiamo fare ai defunti è abbreviarne la pena da scontare in purgatorio
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Bussola Mensile
4 COSA SERVE ANDARE A VOTARE SE TANTO E' UGUALE?
Da Forza Italia ad Alessandra Mussolini, tutti aderiscono al pensiero della sinistra su vita, famiglia, gay, immigrazione incontrollata... per non parlare della persecuzione fiscale
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro
5 L'IRAN E' IL VERO OSTACOLO ALLA PACE
Riassunto di un anno di conflitto arabo-israeliano (il ruolo degli ayatollah nella destabilizzazione del Medio Oriente e nella guerra totale contro Israele)
Autore: Eugenio Capozzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 AVVIATO IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI BALDOVINO, RE DEL BELGIO
Nel viaggio in Belgio il Papa annuncia l'avvio della causa per il re che non voleva firmare la legge sull'aborto e per questo fu sospeso dalle sue funzioni dal governo
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
7 OMELIA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI (Mt 5,1-12a)
Grande è la vostra ricompensa nei cieli
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Sito del Vaticano
8 OMELIA XXXI DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 12,28-34)
Non sei lontano dal regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - CENSURARE ELON MUSK E X, FIRMATO UNIONE EUROPEA
Dopo la cancel culture l'Unione Europea passa al livello successivo: censura aggressiva verso chi non si uniforma al pensiero unico (VIDEO: EU vs MUSK)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19 ottobre 2024

Il mondo politico e culturale liberal-socialista è passato rapidamente dall'abbracciare la cultura della cancellazione alla richiesta esplicita di una censura illiberale. Le prove sono ormai sotto gli occhi di tutti coloro che riescono ancor a vedere la realtà e sono dotati del minimo di coraggio per affermarla.
Molti governi di democrazie occidentali stanno conducendo una guerra contro la libertà di parola. L'Australia laburista vuole approvare una legislazione sulla censura radicale a novembre. La Spagna del socialcomunista Sanchez, come abbiamo descritto su queste pagine, ha già portato in parlamento la proposta di controllo sugli organi di informazione e siti di news che non si adeguino alla narrazione del potere. Il governo irlandese ha abbandonato solo momentaneamente la sua legislazione di stampo sovietico sull'incitamento all'odio, ma i partiti attualmente al governo promettono di approvarla, se vinceranno le prossime elezioni, la prossima primavera.

L'AGENDA DI CENSURA PIÙ AGGRESSIVA DELL'OCCIDENTE
L'Unione Europea da un anno è sulla buona strada per attuare l'agenda di censura più aggressiva dell'Occidente, partendo dalla persecuzione continua verso Elon Musk e la sua piattaforma "X" e dopo averla ampiamente sperimentata anche durante la campagna elettorale per l'elezione del parlamento europeo. Nelle ultime tre settimane, uno dei più influenti e grandi miliardari e filantropi del mondo, Bill Gates, e due recenti Segretari di Stato USA, John Kerry e Hillary Clinton, hanno tutti epresso forti appelli per censurare, per la salute pubblica e la salvaguardia della democrazia, sia internet che le piattaforme che consentono l'espressione del libero pensiero non conforme.
Tutto ciò che non piace, persino la realtà del sesso biologico o le foglie verdi d'estate di G.K. Chesterton, è "pericolosa disinformazione". Siamo al punto in cui non solo l'imperatore illiberalsocialista è nudo, ma sta sfrecciando consapevolmente per la piazza della città, additando tutti gli osservatori che sghignazzano, come pericolosi disturbatori dell'ordine pubblico.
Un numero crescente di questi nuovi censori dipinge i propri bersagli direttamente sulla schiena di uno degli uomini più stravaganti e geniali del mondo, quell'Elon Musk che è proprietario della piattaforma social più libera del pianeta, contrario alla ideologia del gender che ha distrutto il figlio, sostenitore della natalità e crescita demografica, supporter di Donal Trump e dei politici conservatori dell'intero globo terracqueo, da Bolsonaro a Orban e sino alla Meloni.

ATTACCO INQUIETANTE
L'ultimo attacco inquietante, perché dimostra in quale pericolo l'Europa e tutti noi ci siamo trovati e nel quale viviamo ancor oggi, viene da un'intervista a Politico, pubblicata mercoledì 16 ottobre, di Vera Jourová che si è spinta fino a bollare Elon Musk, il proprietario di X, come un «promotore del male» solo perché ha trasformato la piattaforma precedentemente nota come Twitter in uno degli ultimi hub di libertà di espressione rimasti su Internet. Secondo la potentissima e liberalissima Jourovà, Elon Musk «non è in grado di riconoscere e distinguere tra il bene e il male» e perciò sta amplificando l'odio e mettendo in pericolo la democrazia occidentale. E' bene ricordare che Věra Jourová è la vicepresidente uscente e tutt'ora in carica della Commissione europea con delega ai Valori e trasparenza ed è stata commissario alla giustizia dal 2014 al 2019.
Ad agosto era stato il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, responsabile della creazione del famigerato strumento di censura dei social media, il Digital Services Act (DSA), a minacciare Musk di ulteriori «ripercussioni legali» se non avesse censurato Donald Trump e altre figure politiche ritenute coinvolte in «incitamento all'odio», minaccia proclamata solo pochi giorni dopo che Musk aveva ripristinato l'account dell'ex presidente, ha condotto un'intervista di due ore con lui, accumulando 100 milioni di visualizzazioni in 24 ore.
Dunque, i valori europei tutelati, promossi e garantiti dalla Jourovà, dalla Commissione e soprattutto dalla maggioranza che sino ad oggi la sostiene, quantomeno nella sua importante composizione illiberal-socialista, si mostrano per quel che sono: censura per i dissidenti, bavaglio alla libertà, spregio per opinioni altrui.

VIDEO: EU vs MUSK (Durata: 7 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=xuOssz5FufE

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19 ottobre 2024

2 - LA HARRIS ABOLIRA' L'OBIEZIONE DI COSCIENZA PER COSTRINGERE I MEDICI A PRATICARE L'ABORTO
Per la candidata democratica l'aborto è un principio non negoziabile per cui forzerà la Costituzione per alterare la Corte Suprema e ripristinare la Roe vs Wade
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 25 ottobre 2024

Evidentemente fa intrinsecamente parte del suo programma elettorale e della sua vocazione politica ridurre a zero la vita nascente, se tra gli impegni che Kamala Harris ha promesso di portare avanti, qualora venisse eletta, c'è quello di vietare qualunque forma di obiezione verso l'aborto, per qualunque motivo, compresa la fede. Peraltro, la Harris, ha sottolineato anche che non farà alcuna concessione ai repubblicani su questo.
Il contesto in cui ha proferito queste ferali parole è stata un'intervista rilasciata lo scorso martedì, quando Hallie Jackson di NBC News le ha chiesto quali concessioni era disposta a fare, sull'interruzione di gravidanza in merito alle leggi federali sull'aborto.
Chiarissima la sua risposta: «Non credo che dovremmo fare concessioni quando parliamo di una libertà fondamentale, quella di prendere decisioni sul proprio corpo». Ma Jackson l'avrebbe incalzata chiedendo se sarebbe stata disposta a tendere "un ramoscello d'ulivo" ai repubblicani moderati che considerano l'aborto legittimo, ma non sostengono tutte le politiche sull'aborto di Harris. Ma anche stavolta la vicepresidente avrebbe respinto la proposta, dicendo che l'aborto "non può essere negoziabile".
Eppure, al contrario, proprio il diritto alla vita ci risulta essere tra i principi non negoziabili, ma evidentemente la Harris deve avere le idee non chiare, se ha continuato a sostenere la sua tesi affermando: «Non ho intenzione di impegnarmi in alcuna ipotesi perché potrebbero profilarsi una varietà di scenari. Cominciamo con un fatto fondamentale: una libertà essenziale è stata tolta alle donne d'America, la libertà di prendere decisioni sul proprio corpo. E questo non può essere negoziabile, ovvero dobbiamo ristabilire le garanzie della Roe v. Wade».
Dunque, il suo tentativo "democratico", sarà quello di imporre l'aborto su richiesta in tutti i 50 Stati americani, calpestando anche le obiezioni legate alla libertà religiosa. Ma tutto ciò è coerente con il suo operato da senatrice, nel 2019, quando avrebbe introdotto il Do No Harm Act, allo scopo di ridimensionare la possibilità di esercitare l'obiezione sull'aborto, come esercizio legittimo della propria libertà religiosa.
La proposta di legge, che fortunatamente non è riuscita a superare la Commissione Giustizia del Senato, prevedeva che i datori di lavoro credenti non venissero esentati dal coprire "qualsiasi servizio sanitario" richiesto dalla legge federale. Ciò avrebbe eliminato qualunque obiezione per motivi di fede riguardo la pratica dell'aborto, la contraccezione e gli interventi chirurgici sui transgender.
Tutto ciò risulta perfettamente coerente con le politiche dell'amministrazione Biden-Harris degli ultimi quattro anni. In particolare, nel 2022 il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha promulgato una norma che cercava di costringere tutti gli ospedali, compresi quelli cattolici, a fornire aborti, se costituivano un "trattamento stabilizzante" ai sensi dell'Emergency Medical Treatment and Labor Act (EMTALA). Questa regola è stata bloccata dalla Corte d'Appello degli Stati Uniti, mentre la Corte Suprema ha rifiutato di ascoltare l'appello dell'amministrazione.
Dunque, non sarebbe la prima volta che Harris arriva ad usare il suo potere politico per calpestare i diritti degli americani credenti. Ricordiamo anche che durante questa sua corsa verso la presidenza, si è rifiutata di sconfessare l'aborto tardivo, che è già legale in diversi stati, purtroppo.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Pur di ripristinare l'aborto, la Harris cambierebbe la Corte Suprema" mette in luce che la candidata democratica, se eletta presidente, potrebbe cambiare la Corte Suprema. Non limitandosi a nominare i suoi giudici, ma alterandone la composizione. Tutto perché l'attuale Corte Suprema non ritiene che l'aborto sia un diritto federale.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 ottobre 2024:

Kamala Harris, se eletta presidente, potrebbe cambiare il volto del potere giudiziario americano. Potrebbe portare a termine una riforma che il suo attuale presidente Joe Biden ha solo abbozzato, minacciato in certi casi, ma mai affrontato. Quel che la Harris potrebbe fare è: l'ampliamento della Corte Suprema. Con uno scopo politico ben preciso: superare la maggioranza conservatrice che, per dire un tema caro all'attuale candidata, ha annullato la sentenza Roe vs Wade sull'aborto, facendo tornare agli Stati la decisione sulla sua legalizzazione. Quindi è sempre sull'aborto che torna la Harris e per farlo tornare legale a livello federale, anzi affermarlo come diritto inviolabile, sarebbe disposta a cambiare anche la Costituzione.
La Harris, in un'intervista alla Cnn ha dichiarato quel che Biden ha sempre evitato di dire esplicitamente: «Il popolo americano sta perdendo sempre più fiducia nella Corte Suprema, in gran parte a causa del comportamento di alcuni membri della Corte e di alcune sentenze, tra cui la decisione Dobbs (quella sull'aborto, ndr), che ha eliminato un precedente in vigore da 50 anni, proteggendo il diritto di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo. Perciò credo che ci debba essere una sorta di riforma della Corte, e possiamo studiare come questa si configuri effettivamente».
Anche Joe Biden, in questi mesi di campagna elettorale, a dire il vero, sta parlandone in modo sempre più esplicito. Ad esempio, nell'evento in cui si celebrava il sessantesimo anniversario dell'introduzione della Legge sui Diritti Civili, ha dichiarato che «L'estremismo sta minando la fiducia dell'opinione pubblica nelle decisioni della Corte». E per "estremismo" intende, appunto, sempre la posizione sull'aborto: se non lo ritieni un diritto costituzionale, fondamentale, inviolabile, sei "estremista". Infatti, in quella occasione, parlando alla Lyndon B. Johnson Library di Austin, in Texas, Biden ha detto che in passato la Corte Suprema ha difeso i diritti civili in modo anche aggressivo, «ma ora viviamo in un'epoca diversa». Perché: «Negli ultimi anni, le opinioni estreme che la Corte Suprema ha emesso hanno minato i principi e le protezioni dei diritti civili stabiliti da tempo», ha affermato.
In che modo si intende riformare la Corte Suprema che, dal 1869, è composta da 9 giudici supremi a vita, nominati dai presidenti? L'idea è quella di aggiungere altri membri e obbligare i vecchi giudici a ritirarsi, una volta superata una certa età (da stabilire). Attualmente i giudici più anziani sono entrambi conservatori: Clarence Thomas (76 anni) e Samuel Alito (74). Sono entrambi presi di mira dai progressisti che li accusano anche di una condotta poco etica nelle loro vite, per aver accettato regali e aver fatto troppa politica a favore dei Repubblicani. Nel 2023 è stato introdotto, dalla Corte Suprema stessa, un codice di condotta etica. Ma l'opposizione di sinistra ritiene che sia solo una foglia di fico, perché la sua implementazione dipende dai giudici stessi. Biden (e la Harris con lui) propone dunque un codice di condotta che venga implementato rispettato seriamente. Col rischio, però, di ingerenze del governo nell'attività dei giudici.
Per riforme di questa portata occorre la maggioranza qualificata. Ma la Harris ha chiesto che i Democratici, se a novembre manterranno il Senato, aggirino la regola della maggioranza qualificata a 60 voti, per approvare queste proposte di legge senza accettare nemmeno un minimo compromesso.
Ci sono già proposte di legge per aumentare i membri della Corte Suprema, come quella a firma del senatore democratico Ron Wyden che prevede l'aumento a 15 giudici supremi nei prossimi tre termini presidenziali (12 anni). Come spiega il Wall Street Journal, «I sostenitori più agguerriti dei limiti di mandato sostengono che il Congresso potrebbe creare una nuova carica di "giudice anziano", che inizierebbe dopo 18 anni di servizio regolare. L'idea è quella di privare i giudici supremi della capacità di esaminare gli appelli, fingendo però che mantengano le loro cariche. È incostituzionale, ma non è detto che i Democratici non ci provino comunque con uno statuto».
Il primo tentativo (fallito) di cambiare la composizione della Corte Suprema risale al 1937, ad opera dell'allora presidente Franklin Delano Roosevelt, sempre un Democratico. La sua riforma prevedeva la nomina di un nuovo giudice (fino a un massimo di sei) per ogni vecchio giudice supremo che avesse superato il 70mo anno di età. Quindi c'erano già allora le due idee principali della riforma democratica della magistratura suprema: il limite di età e l'aumento del numero dei giudici (per aggirare in conservatori). La stessa compagine democratica al Congresso si divise e la legge non passò.
Allora come ora, la maggioranza dei giudici era costituita da conservatori nominati dai tre presidenti repubblicani che avevano preceduto Roosevelt. La causa scatenante del conflitto fra presidente e Corte Suprema, nel 1937 era il New Deal, il pacchetto di misure economiche anti-crisi di cui la Corte aveva bocciato molti provvedimenti giudicandoli anti-costituzionali. Oggi la causa è l'aborto. Segno dei tempi che cambiano. Se allora la sinistra americana rappresentava soprattutto gli operai disoccupati, oggi rappresenta le donne che si sentono veramente libere solo se possono eliminare i loro figli.

Fonte: Sito del Timone, 25 ottobre 2024

3 - IL MORTO HA BISOGNO DI SUFFRAGI, NON APPLAUSI
Sempre più i funerali somigliano a commemorazioni laiche con ricordi affettuosi, elogi e applausi, mentre il dono più grande che possiamo fare ai defunti è abbreviarne la pena da scontare in purgatorio
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Bussola Mensile, novembre 2023

Il mese di novembre è un periodo propizio per ricordare il filo che lega vivi e morti. Coloro che stanno espiando la loro pena nel Purgatorio hanno bisogno della nostra preghiera che può alleviare e abbreviare la loro pena. Nella Divina Commedia le anime del purgatorio si avvicinano a Dante chiedendo di essere ricordate ai loro cari sulla terra perché preghino per loro. Questo aiuto spirituale si chiama suffragio. La parola viene dal latino suffragium, che significa voto. Se ci si pensa quando alle elezioni si parla di suffragio ci si riferisce all'azione di votare oppure anche al diritto di voto. Comunque per quello che qui ci interessa il suffragio indica in modo particolare l'aiuto offerto alle anime dei defunti tramite l’intenzione che il sacerdote applica loro nella Messa.
Così come ha ricevuto il potere di consacrare, il sacerdote ha ricevuto anche il potere di destinare un particolare beneficio del sacrificio di Cristo a favore di una determinata intenzione. Certamente anche i fedeli possono pregare durante la Messa secondo le loro particolari intenzioni. Ma il sacerdote agisce in persona Christi, identificandosi con Cristo. Quando pronuncia le parole consacratorie del pane e del vino è in realtà Cristo che le pronuncia attraverso le labbra e l'intenzione del sacerdote. Altrettanto avviene per la destinazione del sacrificio per un'intenzione particolare che diventa quella di Cristo stesso.
Ci si potrebbe chiedere se l'usanza di offrire sacrifici in espiazione dei peccati dei defunti sia nata dopo la venuta di Cristo oppure se ci sono tracce in tal senso nell'Antico Testamento. Ebbene la risposta si trova nel secondo libro dei Maccabei dove si legge che Giuda «fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato» (2Mac 12,45). Con la venuta di Cristo si porta a perfezione questo sacrificio veterotestamentario con il vero e unico sacrificio del Figlio di Dio che muore sulla croce.

L'INTENZIONE PER PIÙ DEFUNTI
Quando le persone mi chiedono di applicare l'intenzione della Messa per un particolare defunto sono desiderose di sapere se possono farlo per più defunti oppure per uno soltanto - e chiedono se in tal caso "costa di più". Occorre innanzitutto precisare che la relativa offerta va al sacerdote, non alla parrocchia (come accade per tutte le altre: quelle raccolte a metà Messa dai fedeli, quelle delle candele, delle benedizioni delle case e qualunque altra offerta). Le offerte per le intenzioni della Messa sono le uniche che percepisce direttamente il sacerdote perché in quel momento lui rinuncia alla sua intenzione per offrire quella del richiedente. L'offerta è libera e, al limite, è compito dei vescovi stabilire la cifra massima che un sacerdote può chiedere per cui non si tratta di fissare il "prezzo" della Messa, semmai mettono semplicemente un tetto massimo a protezione dei fedeli da eventuali, rarissimi, abusi. In genere il sacerdote non chiede una cifra, ma se il fedele lo domanda questi può dirgli appunto l'offerta stabilita dal vescovo. Naturalmente un fedele può dare anche una cifra minore in base alle sue disponibilità e il sacerdote è comunque obbligato a celebrare la Messa per la sua intenzione. Per tornare alla domanda se un'intenzione possa essere per più defunti e se in tal caso "costa di più", rispondo con la storiella della mela: comprando una mela, questa non costa più o meno a seconda se a mangiarla siamo in una, due, tre o più persone. Una mela costa sempre lo stesso, anche se ovviamente più sono le bocche da sfamare, più piccolo sarà lo spicchio che toccherà a ciascuno. Questo esempio banale serve per dire che siccome il beneficio che traiamo dalla Messa è finito, gioviamo maggiormente ad un defunto se applichiamo solo per lui che associandolo ad altri. Questo non perché il sacrificio di Cristo abbia un valore finito, bensì infinito. Ma è finito il beneficio che noi ne traiamo. Come il sole che ha un potere enorme di riscaldare ma, se siamo lontani da lui, il beneficio che ne ricaviamo è minore.
Ci si potrebbe chiedere se quando il sacerdote applica la Messa a un particolare defunto sia necessario che, durante la consacrazione, pensi esplicitamente al defunto. In realtà la risposta è no, essendo sufficiente che prima della Messa sappia per chi celebra. Per questo si usa ricordare il nome dei defunti per i quali viene offerta quella Messa all'inizio oppure al momento della preghiera dei fedeli. Comunque l'attenzione del sacerdote è quella richiesta comunemente in tutte le nostre azioni. Ad esempio quando mangiamo pensiamo a molte cose e parliamo di mille cose. Tuttavia sappiamo bene che cosa stiamo mangiando, anche se non ci pensiamo quando portiamo il cibo alla bocca. Durante la consacrazione il sacerdote, ad esempio, può essere immerso nella preghiera fervorosa per il Santissimo Sacramento, ma nonostante questo l'intenzione viene correttamente applicata al defunto che anzi ha meriti accresciuti dal fervore del sacerdote.

VIETATI ELOGI E APPLAUSI
Infine va ricordato che l'omelia durante una Messa in suffragio non dovrebbe mai trasformarsi in un elogio del defunto. La predica deve rimanere centrata sulla fede e sulla speranza nella risurrezione, piuttosto che diventare un discorso celebrativo. Bisogna parlare della misericordia di Dio per l'anima del defunto e della consolazione per coloro che soffrono per la perdita. Sono inoltre sconsigliati gli interventi alla fine della Messa dove parenti o amici fanno discorsi strappalacrime o che suscitano l'applauso. Scriveva acutamente l'allora cardinal Ratzinger: «Là, dove irrompe l'applauso per l'opera umana nella liturgia, si è di fronte a un segno sicuro che si è del tutto perduta l'essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo religioso» (J. Ratzinger, Introduzione allo spirito della liturgia, Sanpaolo, Cinisello Balsamo 2001). La casa del Signore non è un teatrino e la S. Messa non è una performance artistica. Per questo sono assolutamente fuori luogo gli applausi (anche in occasione di matrimoni, battesimi, funerali, ecc.). Si applaude agli uomini, mentre l'adorazione è il giusto atteggiamento nei confronti di Dio: per questo in chiesa, la casa di Dio, non si applaude mai, nemmeno agli uomini perché siamo lì per adorare e lodare Dio, non per celebrare gli uomini. Riccardo Muti, per vent'anni direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano, sul Corriere della Sera del 27 giugno 2021 denunciava gli applausi in chiesa affermando: «Sono cresciuto in un mondo in cui ai funerali c'era un silenzio terrificante. Ognuno era chiuso nel suo vero o falso dolore. Per i più abbienti c'era la banda che eseguiva lo Stabat Mater di Rossini o marce funebri molfettesi, famose in Puglia. Quando sarà il mio turno, vorrei che ci fosse il silenzio assoluto».

LA BUSSOLA MENSILE
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Fonte: La Bussola Mensile, novembre 2023

4 - COSA SERVE ANDARE A VOTARE SE TANTO E' UGUALE?
Da Forza Italia ad Alessandra Mussolini, tutti aderiscono al pensiero della sinistra su vita, famiglia, gay, immigrazione incontrollata... per non parlare della persecuzione fiscale
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro, 27 ottobre 2024

Wilson Fisk alias Kingpin è il problema numero uno di Daredevil, il supereroe cieco della Marvel. Fisk. Italianizzando sarebbe Fisco. Che è il problema numero uno di un popolo cieco - meglio: accecato - che qualsiasi cosa voti se lo ritrova sempre davanti, imbattibile e imbattuto. L'ultima trovata dell'Agenzia delle Entrate, infatti, è da Padrino n. 4, una proposta che non si può rifiutare, pena ritrovarsi con una testa mozza di cavallo nel letto.
Se ho ben capito: il Fisco, sulla base di una proiezione, suppone che tu debba guadagnare suppergiù quanto ha guadagnato l'altro ieri; se paghi il calcolato (dal Fisco, ovvio), nessun problema; se no, sei nel mirino degli accertamenti delle Fiamme Gialle. Guardate, c'è proprio scritto così nell'avviso, con l'aggiunta che stanno potenziando all'uopo le capacità di controllo per chi non scuce immantinente di fronte alla minaccia. Andate a vedere: il linguaggio è perentorio e - aggiungo io - intimidatorio. Sì, ci sono i c.d. grandi evasori che poi patteggiano e il Fisco è contento perché meglio di niente. Ma quando l'intimidazione piomba sul capo di un poveraccio a partita Iva che è sull'orlo della disperazione perché i clienti diminuiscono ogni giorno sempre più vertiginosamente, ecco che scatta il pensiero (amaro): ho votato a destra perché questa aveva promesso di abbassare le tasse, invece non solo non lo fa, ma a chi gliene chiede conto risponde livorosamente che è colpa del superbonus introdotto dal precedente governo. Il che è vero.
Tuttavia il precedente governo non aveva tolto soldi dalle tasche degli italiani per darli a Zelensky (non è un suo merito, solo non aveva fatto in tempo) e per contrastare l'evasione aveva inventato la lotteria dello scontrino. Che l'attuale governo si è ben guardato dal togliere. Ora, la domanda: avete notizia di qualcuno che abbia vinto qualcosa con questa lotteria? Se quando mi presento alla cassa con il codice sul telefonino mi sento dire dalla commessa che sono il solo cliente del supermercato a richiedere 'sta lotteria, vuol dire che il resto del popolo ha già capito, e da un pezzo, la presa per i fondelli.
Noi, votanti di destra e progressivamente sempre più delusi, abbiamo un suggerimento per le prossime elezioni: mantenete le promesse, abbassate le tasse, cessate con la persecuzione fiscale. Sarà pure una trovata demagogica, ma chissenefrega. Solo così guadagnerete anche la prossima legislatura. Altrimenti andate a casa. Tanto, è uguale.

Nota di BastaBugie: Roberto Marchesini nell'articolo seguente dal titolo "Dove è il male minore? Una rappresentanza per gli apolitici!"    fa notare che da Forza Italia fino ad Alessandra Mussolini, tutti aderiscono al pensiero di sinistra su vita e famiglia, soprattutto sugli Lgbt. Come nel precedente articolo di Rino Cammilleri, la domanda è sempre la stessa: cosa serve andare a votare?
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 ottobre 2024:

Riposizionamenti politici? Le danze sono state aperte da Marina Berlusconi che, in una intervista al Corriere della Sera del 27 giugno scorso, ha dichiarato: «Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbt, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere... ».
Poi è stato il turno di Piersilvio, che avrebbe dato ordine di «di puntare sugli ospiti più moderati del partito di Elly Schlein, rispetto a quelli del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra che vengono considerati troppo "radicali". Insomma, un'opposizione con cui non possono esserci spazi comuni».
Infine è stato il turno di Antonio Tajani, anche lui erede (politico) di Berlusconi che, in una intervista a Repubblica, ha aperto allo jus scholae: «Mica ho sentito Schlein per fare un inciucio. Né lavoro a un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. L'Italia è cambiata». Non ho dubbi che aprire le maglie della concessione della cittadinanza italiana sia quello che pensa da sempre; peccato che, nel 2022, lo stesso Tajani aveva scritto in un Tweet che giudicava chi proponeva lo stesso provvedimento «Irresponsabili sulla pelle degli italiani». Mistero.
Sottolineo che queste prese di posizione sono avvenute in interviste sul Corrierone e su Repubblica, cosa che ha tutta l'aria di un proclama.
Ovviamente, la memoria corre all'intervista concessa (in vestaglia) da Alessandra Mussolini nel 2021 a Vanity Fair: «... quella proposta da Zan è una legge doverosa perché è un semplice prendere atto di qualcosa che esiste già nella società. [...] Io certe cose le ho sempre pensate, ma siccome ero pur sempre in un ambito politico, non potevo dare loro spazio». Insomma: è sempre stata «una ragazza di sinistra» ma non poteva dirlo. Cosa avrebbero pensato, elettori e militanti? Ecco una buona domanda.
Probabilmente penseranno che sono stati presi in giro per anni: hanno votato, sostenuto e difeso persone che professavano cose nelle quali non credevano. Ipocriti, li avrebbe definiti il Vangelo. Oppure potrebbero pensare che su aborto, fine vita e diritti LGBTQ+ il pensiero dei politici è unanimamente contrario al magistero; e, quindi, i cattolici (almeno quelli per i quali il magistero ha ancora un valore) non hanno alcuna rappresentanza politica. Il pensiero successivo sarebbe rivolto all'epoca del Non expedit e all'Opera dei Congressi... realtà da sogno e irrealizzabile, ai giorni nostri.
Ancora: potrebbero pensare che il PD, per gli avversari politici, rappresenta «la sinistra di buon senso», cioè dei moderati. Il quadro politico, quindi, si è progressivamente (è il caso di dirlo) spostato a sinistra; per cui il PD è ormai il «centro» moderato e non è molto distante dalle posizioni di FI. Qualcun altro potrebbe legittimamente chiedersi se ha ancora senso votare; e se è giusto votare per il male minore, visto che ormai di questo si tratta.
Ci si potrebbe anche chiedere quale sia il significato di queste cose sub specie aeternitatis, dal punto di vista dell'eternità. Quale sarebbe l'insegnamento che si potrebbe trarne secondo una teologia della storia che, a quanto pare, nessuno pratica più.
Oppure sarebbe l'ennesima conferma che vanitas vanitatum et omnia vanitas? Che forse dovremmo accalorarci meno per le cose della terra e volgere più lo sguardo al cielo?

Fonte: Sito di Nicola Porro, 27 ottobre 2024

5 - L'IRAN E' IL VERO OSTACOLO ALLA PACE
Riassunto di un anno di conflitto arabo-israeliano (il ruolo degli ayatollah nella destabilizzazione del Medio Oriente e nella guerra totale contro Israele)
Autore: Eugenio Capozzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 ottobre 2024

È passato un anno dallo spaventoso eccidio scatenato da Hamas contro i civili israeliani ai confini della striscia di Gaza: il peggiore atto di deliberato sterminio condotto contro gli ebrei dopo la shoah.
Quel massacro ha mostrato con brutale evidenza come l'odio antiebraico più profondo possa rimanere latente per periodi brevi o lunghi, ma è sempre pronto ad erompere di nuovo con violenza in superficie. E ha ribadito dati di fatto che chiunque ha occhi per vedere avrebbe dovuto continuare ad avere chiari da tempo.
In primo luogo, non soltanto la questione israelo-palestinese fu irrimediabilmente condizionata all'origine dall'ostinato e unilaterale rifiuto del mondo arabo di riconoscere la legittima esistenza dello Stato ebraico, ma almeno da mezzo secolo essa si è andata trasformando in una guerra di religione totale scatenata dall'islam integralista verso Israele ma anche verso gli ebrei in quanto tali, e più ampiamente verso l'Occidente e verso i cristiani in quanto tali.
In secondo luogo, nello stesso Occidente l'antisemitismo non è stato debellato con la fine del regime nazista, ma rimane come un fondo oscuro nel sentimento diffuso di larghe zone della società e della cultura politica, a destra come a sinistra, scatenandosi puntualmente ogni volta che si riaccende la tensione tra Israele e i suoi nemici, alimentato anche dalle tendenze alla radicalizzazione nelle numerose comunità di immigrati dai paesi islamici. Un sentimento riflesso ancora in tante reazioni irrimediabilmente sbilanciate contro Gerusalemme nelle fasi successive alla strage. Ed evidenziato per l'ennesima volta, da ultimo, anche in Italia dalla violenta manifestazione estremista tenutasi il 5 ottobre a Roma.

LA DITTATURA DEGLI AYATOLLAH
La guerra totale degli integralisti a Israele è stata aizzata e tenuta costantemente viva soprattutto dal loro maggiore centro di potere: la dittatura degli ayatollah instaurata in Iran nel 1979, animata dall'esplicita intenzione di cancellare l'"entità sionista" dalla carta geografica e di scacciare dal Medio Oriente il "grande Satana" statunitense, per assoggettare il mondo islamico alla sua egemonia. Ed è stata combattuta in primo luogo dagli emissari e sicari di quella dittatura - Hamas nei territori palestinesi e Hezbollah in Libano - tenendo le popolazioni sotto il giogo delle loro organizzazioni militari e tenendo Israele sotto la costante, incessante, quotidiana minaccia  del terrore indiscriminato.
Dopo una lunga serie di speranze e delusioni, dopo periodi di apparente calma e di nuove tempeste, il massacro del 7 ottobre 2023 ha rappresentato la prova definitiva del fatto che nessuna convivenza pacifica stabile tra Israele e i suoi vicini arabi potrà mai essere costruita finché rimane in piedi la centrale terroristica incarnata dal regime islamista sciita iraniano, e finché rimangono in grado di operare i suoi proxy.
Ciò emerge con ancora maggiore nitidezza se si considera che il pogrom antiebraico è stato ideato e perpetrato innanzitutto per uno scopo ben preciso: quello di far fallire il percorso diplomatico degli "Accordi di Abramo", intrapreso sotto gli auspici della presidenza statunitense di Donald Trump, e sfociato nel 2020 nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Gerusalemme e vari stati arabi come Emirati, Marocco, Bahrein.
Gli Accordi erano stati una svolta decisiva nella strategia statunitense nell'area, con l'abbandono della fallimentare politica di appeasement nei confronti di Teheran portata avanti precedentemente dall'amministrazione Obama, e con l'obiettivo di favorire un'alleanza storica tra Israele e i paesi sunniti, isolando l'Iran destabilizzatore e ridimensionando le speranze dei suoi indiretti "padrini", ossia Cina e Russia, di guadagnare spazio in Medio Oriente ai danni degli Stati Uniti e dell'Occidente.
L'approdo naturale decisivo di quel cammino sarebbe stato un patto diretto tra israeliani e Arabia Saudita, atteso con favore dal principe ereditario Mohammed bin Salman, intenzionato a creare un'area di cooperazione economica pacifica e a fermare definitivamente le mire di potenza regionale coltivate dagli ayatollah. Ma la presidenza Biden, seguita a quella di Trump, ha nuovamente rovesciato la linea statunitense, e ha tentato ancora una volta, con risultati altrettanto fallimentari che quella di Obama, di recuperare i rapporti con Teheran, raffreddando per molti anni quelli con Riad.

HAMAS, JIHAD ISLAMICA, HEZBOLLAH
Così, l'eccidio del 7 ottobre, favorito dalla fatale debolezza americana, è riuscito a lacerare violentemente la tela di quelle trattative, riportando il caos in tutto il Medio Oriente. Esso ha sospinto nuovamente Israele verso l'isolamento, costringendolo al drammatico dilemma tra una reazione militare di portata tale da scoraggiare ulteriori aggressioni, ma destinata ad alimentare ancora una volta l'odio dei suoi vicini, e la rassegnazione a continuare a vivere sotto la perenne spada di Damocle del terrorismo di Hamas, Jihad islamica, Hezbollah, assistendo impotente alla disgregazione di ogni solida prospettiva futura di pacificazione.
Il governo israeliano di Benjamin Nethanyau, pur dovendo fronteggiare violente opposizioni interne ed esterne, e nonostante i pesanti freni che l'amministrazione Biden ha tentato di imporre ad esso, ha scelto la prima strada, puntando decisamente alla distruzione delle capacità belliche sia di Hamas che di Hezbollah, mettendo nel mirino direttamente anche il loro protettore iraniano e mostrando di non temere uno showdown militare con quest'ultimo.
Oggi, a prezzo di gravi tensioni e di molte perdite anche civili, le capacità militari delle due organizzazioni estremiste sono state quasi azzerate. Gli iraniani sono stati costretti sulla difensiva, a dispetto delle loro minacce roboanti, e l'"asse della resistenza" da loro sbandierato ha mostrato clamorosamente la sua debolezza.
Ma soprattutto va notato che, nonostante la radicalizzazione dello scontro, i maggiori Stati arabi sunniti non si sono lasciati trascinare in esso, e nella sostanza hanno anzi addirittura mostrato di sostenere con discrezione l'opera israeliana di smantellamento delle centrali terroristiche. Alcuni, come Egitto e Giordania, hanno addirittura collaborato alla sua difesa contro le offensive missilistiche iraniane.
Non è possibile sapere in che condizioni avverrà il redde rationem tra Gerusalemme e Teheran. In ogni caso per ora il grave scacco subìto dall'asse integralista sta, di fatto, creando le premesse per un rinsaldamento dell'"asse della cooperazione" (soprattutto nel caso di una vittoria di Trump alle elezioni), a cui oltre Israele, sauditi e Stati Uniti potrebbe essere associata anche una potenza pacifica in grande ascesa come l'India.
Ma nelle classi dirigenti e politiche europee questi sviluppi non sembrano essere ancora chiari, e il torbido residuo dell'ostilità anti-israeliana continua a tornare troppo spesso alla luce. Generando interpretazioni ambigue ed equivoche del conflitto. E l'invocazione di soluzioni diplomatiche impossibili, almeno finché gli agenti effettivi della destabilizzazione non verranno definitivamente posti in condizione di non nuocere.

VOGLIAMO APRIRE GLI OCCHI SU QUELLO CHE I MUSULMANI STANNO FACENDO A ISRAELE?
Il 7 ottobre Hamas ha dimostrato che il suo reale obiettivo è solo l'uccisione indiscriminata di civili ebrei nei modi più crudeli possibili (VIDEO: Le atrocità islamiche del 7 ottobre)
di Stefano Magni
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7943

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 7 ottobre 2024

6 - AVVIATO IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI BALDOVINO, RE DEL BELGIO
Nel viaggio in Belgio il Papa annuncia l'avvio della causa per il re che non voleva firmare la legge sull'aborto e per questo fu sospeso dalle sue funzioni dal governo
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 2 ottobre 2024

«Un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano», così ha dichiarato il Papa durante il ritorno dal suo recente viaggio apostolico in Belgio, il 46°, conclusosi il 29 settembre. Abbiamo così avuto modo di ascoltare parole di netta verità su un principio assolutamente inconfutabile e il Papa, nel farlo, ha usato parole senza pericolo di ambiguità: «i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari». Quindi «su questo non si può discutere», perché «la scienza ti dice che al mese del concepimento ci sono tutti gli organi già... Si uccide un essere umano».
Non siamo più abituati, purtroppo, alla verità dei concetti, seppure evidenti come lo sono la cultura/politica a favore della vita e la cultura/politica a favore della morte.
A partire dagli ultimi decenni del XX secolo, l'assassino di una persona “in erba” è una pratica autorizzata per legge in numerosi Paesi nel mondo, soprattutto in Occidente, a discrezione della donna e nei primi mesi della gestazione. Nonostante ci sia, quindi, un'ampia diffusione di questa pratica legislativa, i dibattiti e i dubbi sulla liceità dell'aborto continuano ad essere parte integrante delle nostre società. Con l'edulcorata espressione linguistica «interruzione volontaria di gravidanza», questo tragico problema, che trafigge le coscienze, continua a circolare, e ciò avverrà fin tanto che non sarà chiara a tutti la sacro santa verità pronunciata dal Papa: «Un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano», a cui si sono aggiunte le parole, altrettanto reali: «Le donne hanno diritto alla vita, la vita loro e la vita dei figli». Uccidere i figli significa commettere un abominio, indipendentemente da quanti mesi abbia la creatura destinata alla vita e indipendentemente dai problemi che può avere la madre. Non ha forse scandalizzato tutta quanta l'opinione pubblica l'orrenda fine dei piccoli, senza nome, che Chiara Petrolini ha sepolto in giardino a Parma? E che cosa c'è di diverso dai piccoli, senza nome, assassinati nel grembo materno?
Il viaggio apostolico in Belgio è stata anche occasione per annunciare una importante iniziativa del Pontefice: a conclusione della visita ha annunciato che avvierà il processo di beatificazione di Baldovino (1930-1993), re del Belgio dal 1951 al 1993, il quale, salito al trono in una fase di crisi politica, di cui peraltro fu costellato il suo lungo regno, affrontò la questione dell'aborto, manifestando la propria fede cattolica; non gestendola, quindi, come fatto religioso privato, ma come realtà pubblica che ha inciso sulle sue scelte a livello nazionale. Atteggiamento ben diverso rispetto a figure di potere che dichiarano di essere cattoliche e poi si comportano come non lo fossero, pensiamo, per esempio, a molti esponenti della vecchia Democrazia Cristiana oppure a contemporanei politici. [...]

Nota di BastaBugie: Anselmo Palmi nell'articolo seguente dal titolo "Re Baldovino di fronte alle legge belga sull'aborto" racconta la vita di questo sovrano rispettoso della Legge di Dio prima di quella degli uomini.
Ecco l'articolo completo pubblicato il 3 aprile 2006:

Si apprestava a festeggiare i suoi 60 anni, poi i 40 anni di regno e i 30 di matrimonio, quando una crisi istituzionale ha rischiato di compromettere tutto. Stiamo parlando del re del Belgio, Baldovino, il quale nei primi giorni di aprile del 1990 si rifiuta, per ragioni di coscienza, di firmare la legge sull'aborto.
In un Paese diviso tra le comunità fiamminga e vallona, che oggi convivono nell'ambito di un'incerta struttura federativa, Baldovino era diventato un indispensabile elemento di unità, una sorta di cerniera fra due popoli che non ritenevano di avere un cammino comune da compiere. Nessuno l'avrebbe detto e neppure immaginato quando nel 1951, ad appena 21 anni, egli salì al trono. Il Belgio usciva allora da una grave crisi istituzionale: la guerra, l'occupazione tedesca, l'inquietudine sociale si erano scaricate su re Leopoldo III, accusato di essere stato troppo remissivo verso Hitler e di non aver seguito il governo in esilio a Londra. Nonostante un referendum gli abbia assicurato il 57% dei voti, Leopoldo nel 1950 decide di abdicare in favore del figlio, Baldovino, anche se per molto tempo continua ad esercitare il potere.
Baldovino, infatti, è troppo giovane e il potere non era la sua aspirazione primaria. Primogenito di Leopoldo III e di Astrid, entrambi molto amati dalla popolazione, a vent'anni Baldovino si trova praticamente imprigionato nel castello di Laeken, quando la Wehrmacht occupa il paese. Viene poi deportato in Germania con suo padre - naturalmente non come un deportato comune - verso la fine della guerra. Incoronato nel 1951, comincia una carriera politica di dignitoso mediatore tra le parti, in un clima politico reso spesso rovente dalle dispute fra le due comunità linguistiche, fiamminga e vallona.
Nel 1960 Baldovino si sposa con la spagnola Fabiola, una persona di profonda fede cattolica. Il cruccio principale della coppia reale sarà quello di non poter avere figli.
Baldovino si rivela un sovrano abile e, quando necessario, coraggioso. È lui ad annunciare nel 1959 l'indipendenza del Congo, al fine di evitare un ulteriore spargimento di sangue. È lui ancora a gestire in tutti quegli anni le aspre vicende linguistiche e nazionali che hanno sempre contrapposto fiamminghi e valloni. Grazie alla sua opera di mediazione la monarchia è tornata popolare in Belgio e il Paese ha conservato la sua unità. Tutto ciò viene però messo improvvisamente in discussione dal dibattito in merito al problema dell'aborto.

UN IMPEDIMENTO MORALE
II 29 marzo 1990 in Belgio, dopo il Senato, anche la Camera dei Deputati approva una legge, d'iniziativa socialista e liberale, che autorizza quasi senza limiti l'interruzione volontaria della gravidanza nelle prime dodici settimane. Questa legge, che depenalizza l'aborto, giunge al termine di un dibattito durato vari mesi ed è il risultato di un difficile e delicato compromesso tra i due partiti della maggioranza parlamentare che sostiene il governo: quello socialista, favorevole alla legge sull'aborto, e quello cristiano-sociale, contrario. Non rimane che la firma reale perché la legge divenga esecutiva.
Si tratta in apparenza di una formalità, dato che in Belgio, come in tutti i Paesi a monarchia costituzionale, il re non può far altro che approvare le decisioni del Parlamento. Infatti l'art. 69 della Costituzione belga specifica che «il re ratifica e promulga le leggi». Quando il re ratifica una legge, dimostra però anche il suo consenso al testo approvato dalle Camere. E nel nostro caso manca il consenso del re: Baldovino si rifiuta di firmare la legge sull'interruzione di gravidanza. La sua decisione non giunge del tutto inattesa, poiché già in varie occasioni il sovrano aveva fatto sapere che non era disposto a firmare una legge che riteneva lesiva della sua coscienza di cattolico. Nel suo discorso del 31 dicembre 1989 aveva, ad esempio, chiaramente affermato che il potere politico doveva fare tutto il possibile per difendere la vita, comunque.
Il rifiuto del re crea in Belgio una situazione eccezionale, storica. È la prima volta che un fatto del genere avviene in questo Paese. Baldovino precisa il suo pensiero in merito con una lettera che invia al capo del governo, Wilfried Martens.

Signor Primo Ministro,
in questi ultimi giorni ho potuto manifestare a numerosi esponenti politici la mia grande preoccupazione circa il progetto di legge relativo all'interruzione di gravidanza. Questo testo sta per essere votato alla Camera, dopo esserlo stato al Senato. Mi rincresce che non sia stato raggiunto un accordo fra le principali forze politiche su un argomento così fondamentale.
Questo progetto di legge suscita in me un grave problema di coscienza. Temo infatti che esso venga recepito da una gran parte della popolazione come un'autorizzazione ad abortire durante le prime dodici settimane dopo il concepimento.
Nutro anche una serie di preoccupazioni circa la disposizione secondo la quale l'aborto potrà essere praticato al di là delle dodici settimane se il nascituro è affetto "da una menomazione di particolare gravita e riconosciuta come incurabile al momento della diagnosi". Si è meditato come tale messaggio sarebbe avvertito dagli handicappati e dalle loro famiglie?
In sintesi, temo che questo progetto porti a una sensibile diminuzione del rispetto della vita nei confronti dei più deboli. Comprenderete, dunque, perché io non voglio essere coinvolto da questa legge. Ritengo che firmando questo progetto di legge e dimostrando nella mia qualità di terzo ramo del potere legislativo il mio accordo con questo progetto, assumerei inevitabilmente una certa corresponsabilità. E questo non posso farlo, per i motivi sopra esposti. So che agendo così non scelgo una strada facile e che rischio di non essere capito da un buon numero di concittadini. Ma è la sola via che in coscienza posso percorrere. Chiedo a quelli che si stupissero della mia decisione: "Sarebbe normale che io fossi il solo cittadino belga costretto ad agire contro la propria coscienza in una questione essenziale? La libertà di coscienza vale per tutti, salvo che per il re?".
Capisco peraltro molto bene che non sarebbe accettabile che, a causa della mia decisione, venisse bloccato il funzionamento delle nostre istituzioni democratiche. Per questo invito il Governo e il Parlamento a trovare una soluzione giuridica che concili il diritto del Re a non essere obbligato ad agire contro coscienza con la necessità del buon funzionamento della democrazia parlamentare. Vorrei terminare questa lettera sottolineando due punti importanti sul piano umano. La mia obiezione di coscienza non vuole esprimere alcun giudizio sulle persone che sono favorevoli al progetto di legge. D'altra parte, la mia decisione non significa che io sia insensibile alla situazione molto difficile e talora drammatica con la quale alcune donne sono messe a confronto. Vi chiedo, signor Primo Ministro, di rendere nota questa lettera, nei modi che riterrete più opportuni, al Governo e al Parlamento.


Di fronte a questa crisi politica e istituzionale il governo belga si riunisce e dopo febbrili trattative trova una scappatoia giuridica, appellandosi all'art. 82 della Costituzione. Dice infatti questo articolo che «se il re si trova nell'impossibilità di assolvere alle sue funzioni di Capo dello Stato», può subentrarvi il governo stesso. La pratica e la dottrina avevano finora individuato due casi in cui far ricorso all'art. 82: la malattia grave e la privazione della libertà personale. Questo secondo caso si era verificato una sola volta, nel 1940, quando il governo belga in esilio aveva esautorato il re Leopoldo, arresosi ai tedeschi e da loro imprigionato.
Nel caso di Baldovino i termini sono però diversi e il governo, interpretando in modo estensivo l'art. 82, ha allora parlato di «impossibilità morale» per il re, poiché la sua coscienza gli impediva di compiere il dovere costituzionale di accettare le decisioni del Parlamento in materia di aborto. Baldovino viene quindi sospeso dalle sue funzioni per la giornata di giovedì 4 aprile e fino alle ore 15 del giorno successivo. In questo modo, mentre il re è fuori campo, il governo belga può promulgare e mettere in vigore la legge sull'aborto. Venerdì 5 aprile, appunto alle ore 15, le due Camere, riunite in seduta comune, con 245 sì e 93 astensioni, restituiscono al re i suoi poteri e pongono fine allo stato di emergenza.
A parte la sostenibilità tecnica e giuridica, la soluzione escogitata dal governo belga ha il pregio di rispettare il valore delle posizioni morali del re, la sua netta e precisa obiezione di coscienza nei confronti dell'aborto, pur senza aprire un conflitto politico e istituzionale, che sarebbe stato lacerante per il Belgio.

UNA PERSONA CAPACE DI DIRE NO
II gesto di re Baldovino ha naturalmente grande risalto in tutto il mondo; non era mai capitato che un sovrano fosse disposto a rinunciare al trono pur di non scendere a compromessi con la propria coscienza.
Anche nel nostro Paese la vicenda di re Baldovino non manca di suscitare commenti. Giorgio Torelli conclude in questo modo su «II Giorno» un articolo intitolato La favola di un re che abdica per salvare la coscienza: «Siamo così assuefatti agli uomini del pressappoco che proprio per questo l'accaduto dovrà rapidamente essere volto in favola. O frastornerebbe troppo». E Claudio Magris, sul «Corriere della Sera» rileva come «il rispetto tributato a Baldovino del Belgio anche da chi avversa la sua posizione sul tema specifico del suo rifiuto, la legalizzazione dell'aborto, dimostra quanto si senta, in generale, la necessità di scelte operate secondo coscienza, di persone capaci, nelle più varie circostanze, grandi o piccole, di dire no. Questo monosillabo è una delle più belle, forti, poetiche parole del vocabolario; è con un no, con una contestazione dell'esistente, con un rifiuto della realtà del momento -la quale pretende sempre di essere l'unica possibile e la migliore - che inizia ogni valore».

ORDINAMENTO GIURIDICO E VALORI MORALI
In un celebre discorso tenuto ad Harvard nel giugno del 1978, il grande scrittore russo Alexander Solgenitsin, premio Nobel per la letteratura, denunciava il declino del coraggio nelle società occidentali. Secondo Solgenitsin una delle cause di questo declino è da trovare nel fatto che in Occidente il diritto mira a distruggere la morale e a sostituirla.
Re Baldovino, con il suo gesto, ha ricordato che il diritto e la vita sono sottoposti alla morale, in quanto vi sono dei valori che vanno al di là dell'ordinamento giuridico formale e sono superiori ad esso. Prima, cioè, viene l'uomo, la persona, con la sua identità e la sua integrità, con i suoi diritti fondamentali; poi la società, lo Stato, la maggioranza. Vi sono delle situazioni particolari, come nel caso di Baldovino, nelle quali la legge può entrare in conflitto, su principi fondamentali, con la coscienza personale.
Baldovino con il suo gesto ha affermato un valore primario: la coscienza personale è una sorta di santuario che su questioni basilari deve rimanere incontaminato e inaccessibile. Il particolare dramma interiore di Baldovino era comunque dovuto alla necessità di conciliare il proprio ruolo pubblico con la propria posizione morale, senza peraltro bloccare una legge che era stata votata dal Parlamento e che, in uno Stato democratico, non si poteva arrestare.
La scelta di Baldovino, la sua disponibilità a rinunciare anche alla Corona, stanno a dimostrare l'esistenza di principi di fondo che vengono prima di tutto. Dunque una grande testimonianza, una precisa scelta in coerenza con le proprie convinzioni che derivano per re Baldovino dalla fede, ma che nella lettera al Primo Ministro vengono presentate come frutto di una riflessione del tutto laica sul valore assoluto da attribuire alla vita umana e sul fatto che il diritto alla vita è il primo e fondamentale diritto umano.
Secondo Leo Suenens, primate della Chiesa cattolica belga dal 1962 al 1980, amico e confidente di Baldovino, «questo re pastore è stato soprattutto il modello del suo popolo. Gli ha dato l'esempio di una coscienza fine, sensibile, infinitamente delicata, docile alle minime ingiunzioni morali e spirituali. Per lui la coscienza era un assoluto: era la voce dell'uomo profondo e la voce di Dio. Egli l'ha seguita sempre, anche a rischio dei suoi interessi personali, a rischio della sua posizione di re. La vita umana, pensava, valeva questo prezzo».

Fonte: Corrispondenza Romana, 2 ottobre 2024

7 - OMELIA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI (Mt 5,1-12a)
Grande è la vostra ricompensa nei cieli
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Sito del Vaticano, 1° novembre 2006

Cari fratelli e sorelle,
la nostra celebrazione eucaristica si è aperta con l'esortazione "Rallegriamoci tutti nel Signore". La liturgia ci invita a condividere il gaudio celeste dei santi, ad assaporarne la gioia. I santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero, verso la quale la liturgia ci esorta oggi a levare lo sguardo. In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina. Della gran parte di essi non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio.
Quest'oggi la Chiesa festeggia la sua dignità di "madre dei santi, immagine della città superna" (A. Manzoni), e manifesta la sua bellezza di sposa immacolata di Cristo, sorgente e modello di ogni santità. Non le mancano certo figli riottosi e addirittura ribelli, ma è nei santi che essa riconosce i suoi tratti caratteristici, e proprio in loro assapora la sua gioia più profonda. Nella prima Lettura, l'autore del libro dell'Apocalisse li descrive come "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7, 9). Questo popolo comprende i santi dell'Antico Testamento, a partire dal giusto Abele e dal fedele Patriarca Abramo, quelli del Nuovo Testamento, i numerosi martiri dell'inizio del cristianesimo e i beati e i santi dei secoli successivi, sino ai testimoni di Cristo di questa nostra epoca. Li accomuna tutti la volontà di incarnare nella loro esistenza il Vangelo, sotto l'impulso dell'eterno animatore del Popolo di Dio che è lo Spirito Santo.
Ma "a che serve la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità?". Con questa domanda comincia una famosa omelia di san Bernardo per il giorno di Tutti i Santi. È domanda che ci si potrebbe porre anche oggi. E attuale è anche la risposta che il Santo ci offre: "I nostri santi - egli dice - non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. Per parte mia, devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri" (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5, 364ss). Ecco dunque il significato dell'odierna solennità: guardando al luminoso esempio dei santi risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia degli amici di Dio. Essere Santo significa: vivere nella vicinanza con Dio, vivere nella sua famiglia. E questa è la vocazione di noi tutti, con vigore ribadita dal Concilio Vaticano II, ed oggi riproposta in modo solenne alla nostra attenzione.
Ma come possiamo divenire santi, amici di Dio? All'interrogativo si può rispondere anzitutto in negativo: per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. Viene poi la risposta in positivo: è necessario innanzitutto ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d'animo di fronte alle difficoltà. "Se uno mi vuol servire - Egli ci ammonisce - mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà" (Gv 12, 26). Chi si fida di Lui e lo ama con sincerità, come il chicco di grano sepolto nella terra, accetta di morire a sé stesso. Egli infatti sa che chi cerca di avere la sua vita per se stesso la perde, e chi si dà, si perde, trova proprio così la vita (Cfr Gv 12, 24-25). L'esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce, la via della rinuncia a se stesso. Le biografie dei santi descrivono uomini e donne che, docili ai disegni divini, hanno affrontato talvolta prove e sofferenze indescrivibili, persecuzioni e martirio. Hanno perseverato nel loro impegno, "sono passati attraverso la grande tribolazione - si legge nell'Apocalisse - e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (v. 14). I loro nomi sono scritti nel libro della vita (cfr Ap 20, 12); loro eterna dimora è il Paradiso. L'esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l'unica vera causa di tristezza e di infelicità per l'uomo è vivere lontano da Lui.
La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell'uomo, è anzitutto dono di Dio, tre volte Santo (cfr Is 6, 3). Nella seconda Lettura, l'apostolo Giovanni osserva: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1 Gv 3, 1). È Dio, dunque, che per primo ci ha amati e in Gesù ci ha resi suoi figli adottivi. Nella nostra vita tutto è dono del suo amore: come restare indifferenti dinanzi a un così grande mistero? Come non rispondere all'amore del Padre celeste con una vita da figli riconoscenti? In Cristo ci ha fatto dono di tutto se stesso, e ci chiama a una relazione personale e profonda con Lui. Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo infinito, e questo ci spinge, a nostra volta, ad amare i fratelli. Amare implica sempre un atto di rinuncia a se stessi, il "perdere se stessi", e proprio così ci rende felici. Così siamo arrivati al Vangelo di questa festa, all'annuncio delle Beatitudini che poco fa abbiamo sentito risuonare in questa Basilica. Dice Gesù: Beati i poveri in spirito, beati gli afflitti, i miti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, beati i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia (cfr Mt 5, 3-10). In verità, il Beato per eccellenza è solo Lui, Gesù. È Lui, infatti, il vero povero in spirito, l'afflitto, il mite, l'affamato e l'assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, l'operatore di pace; è Lui il perseguitato a causa della giustizia. Le Beatitudini ci mostrano la fisionomia spirituale di Gesù e così esprimono il suo mistero, il mistero di Morte e Risurrezione, di Passione e di gioia della Risurrezione. Questo mistero, che è mistero della vera beatitudine, ci invita alla sequela di Gesù e così al cammino verso di essa. Nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci poniamo alla sua sequela - ognuno nelle sue circostanze - anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine. Con Lui l'impossibile diventa possibile e persino un cammello passa per la cruna dell'ago (cfr Mc 10, 25); con il suo aiuto, solo con il suo aiuto ci è dato di diventare perfetti come è perfetto il Padre celeste (cfr Mt 5, 48).
Cari fratelli e sorelle, entriamo ora nel cuore della Celebrazione eucaristica, stimolo e nutrimento di santità. Tra poco si farà presente nel modo più alto Cristo, vera Vite, a cui, come tralci, sono uniti i fedeli che sono sulla terra ed i santi del cielo. Più stretta pertanto sarà la comunione della Chiesa pellegrinante nel mondo con la Chiesa trionfante nella gloria. Nel Prefazio proclameremo che i santi sono per noi amici e modelli di vita. Invochiamoli perché ci aiutino ad imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, alla divina chiamata. Invochiamo specialmente Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Lei, la Tutta Santa, ci faccia fedeli discepoli del suo figlio Gesù Cristo! Amen.

DOSSIER "BENEDETTO XVI"
Discorsi e omelie del Papa teologo

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Fonte: Sito del Vaticano, 1° novembre 2006

8 - OMELIA XXXI DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 12,28-34)
Non sei lontano dal regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Le letture che vengono proposte questa domenica alla nostra meditazione ci invitano a riflettere non su qualche aspetto particolare o su qualche elemento del cristianesimo, ma sulla questione fondamentale del nostro rapporto con Dio. In che cosa consiste essenzialmente la religione? Che cosa vuol dire essere religiosi?
Ci sono anche uomini non religiosi (filosofi, psicologi, sociologi) che hanno dato a questa domanda le risposte più disparate. Ma non mette conto di prenderle in considerazione: chi è stonato non può spiegarmi che cos'è la musica; chi è cieco non può venirmi a parlare dei colori; chi non ha mai amato non può cercare di farmi capire l'amore.
Ma anche gli uomini religiosi qualche volta danno a questa domanda (magari senza esplicita consapevolezza) risposte inadeguate; cioè risposte che sono anche vere, ma non colgono l'essenziale.

LE RISPOSTE INADEGUATE INTORNO AL CONCETTO DI "RELIGIONE"
1) La religione consiste negli atti di culto

La religione consiste negli atti di culto: preghiere, genuflessioni, candele, processioni, segni di croce, ecc. Certo, tutte queste cose sono o possono essere espressioni genuine del sentimento religioso.
Ma chi identifica tutta la religione con gli atti di culto, o presto o tardi finirà con l'annoiarsi, e potrà capitare che, di fronte a una prova, abbandoni lo stesso pensiero di Dio.
2) La religione consiste in precetti e proibizioni
La religione consiste nell'osservanza dei precetti, o addirittura in una serie di proibizioni: non fare questo, non fare quello.
Certo, chi è veramente in rapporto di amicizia con Dio, si sforzerà nella sua vita di rispettarne la legge. Ma chi identifica tutta la religione con una legge da osservare, presto o tardi la troverà antipatica e insopportabile: le leggi come tali non possono dare entusiasmo; nessuno si sente preso da un grande trasporto interiore per il codice della strada o il regolamento di polizia.
3) La religione consiste nel far del bene agli altri
La religione consiste nel far del bene agli altri. È quella forse oggi più diffusa, quasi come uno slogan pubblicitario. Ma è certamente insufficiente. Sarebbe una religione che lascia fuori Dio dalla vicenda. San Paolo, quasi presagendo le insipienze e le banalità del nostro tempo, ha scritto: Se dessi in pane ai poveri tutti i miei averi e non avessi la carità, non varrebbe niente.

LA RISPOSTA DI GESÙ: IL RELIGIOSO POSSIEDE LO SLANCIO DI UN AUTENTICO INNAMORATO
Gesù nella pagina evangelica che abbiamo ascoltato ci dà la risposta vera ed esauriente di questo problema.
Amerai. La religione è essenzialmente amore, cioè slancio interiore, dedizione dell'animo, adesione di volontà, offerta totale di se stessi, fedeltà senza limiti e senza condizioni.
Il rapporto religioso è dunque nella sua verità profonda un innamoramento: chi non lo ha capito, non ha capito della religione neppure l'inizio.
Amerai il Signore Dio tuo... amerai il prossimo tuo. Sembrano due forme di amore, e invece è un amore unico, perché il prossimo è l'immagine di Dio, la sua presenza visibile accanto a noi, la gloria del Creatore. Ma i due termini (Dio e il prossimo) devono essere considerati e voluti insieme, senza esclusioni e senza che nessuno dei due possa restare sottinteso.
Chi amasse Dio e non incarnasse quest'amore nell'attenzione ai fratelli, illuderebbe se stesso: probabilmente si tratterebbe, più che di amore di Dio, di un puro compiacimento di sé, di culto del proprio "io", camuffato da religione.
E chi dicesse di voler risolvere tutto il suo amore per Dio nel far del bene agli altri, mostrerebbe di non capire la natura e le leggi dell'amore: nessun amore vero si accontenta delle immagini, delle rappresenta zioni, delle trasposizioni; se si ama sul serio qualcuno, si desidera esprimergli il proprio affetto anche e soprattutto direttamente, personalmente, senza intermediari.
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza. Proprio per ché Dio è colui che è tutto, che è sempre vivo, che è l'unico Signore, l'amore per lui non sopporta riserve e attenuazioni. Su questo punto abbiamo forse tutti bisogno di esaminarci.
Non si può amare Dio quando tutto va bene e ribellarsi contro di lui quando le cose vanno male.
Né, al contrario, ci si può ricordare di lui solo quando abbiamo qualcosa da implorare e dimenticarsi di lui quando si è tranquilli e senza fastidi.
Non si può riservare il culto di Dio agli anni svigoriti della vecchiaia, né relegarlo in quelli inesperti della fanciullezza. "Tutto" e "sempre": queste sono le parole che convengono al nostro amore per lui.
Se Dio c'è, deve avere un posto nella nostra vita; un posto sicuro, che non sia in balìa dei nostri cambiamenti di umore; un posto che sia il primo.
Il che significa che tutto nella nostra esistenza deve essere orientato a lui e ispirato da lui: la gioia, il dolore, il divertimento, il lavoro, l'amore, la lotta, la morte. Tutto ha per noi un senso, se è un camminare verso di lui e una ricerca continua della sua volontà.
Insomma, la religione consiste nel capire - veramente e vitalmente - che "egli è l'unico e non ve n'è altri all'infuori di lui".
Se lo capiremo in modo serio e fattivo, meriteremo di ascoltare anche noi l'elogio che Gesù fa allo scriba che l'aveva interrogato: Non sei lontano dal Regno di Dio.

SOLO CONTEMPLANDO LA PASSIONE REDENTRICE POSSIAMO IMPARARE AD AMARE DIO
È possibile amare Dio così? Se noi fossimo stati lasciati a noi stessi, prigionieri della povertà del nostro cuore, questa sarebbe un'impresa disperata.
Ma Dio ci ha amati per primo, e amandoci ci ha allargato il cuore e ci ha posti in condizione di rispondere al suo imprevedibile affetto.
Dio ha tanto amato gli uomini da dare il suo Figlio unigenito, il quale è venuto in mezzo a noi, fatto uno di noi, e ha dato la misura della sua carità "offrendo se stesso": ha provato il suo amore con la sua inenarrabile sofferenza.
Il segreto che ci consente di avere e di mantener vivo l'amore per il Signore Gesù, è la contemplazione di ciò che lui per amore ha voluto patire.
Contemplare la "via della croce", fissare i nostri occhi e la nostra anima sui vari momenti della passione redentrice, questo è il grande mezzo, escogitato dalla pietà cristiana, per imparare ad amare. Noi abbiamo davanti le diverse tappe di questa strada insanguinata, raffigurate e ripresentate dal magistero di una grande arte: ripercorriamole nella fede.
È dunque, per così dire, una scuola d'amore quella che stasera si inaugura in questa chiesa. Il voto che esprimiamo e la preghiera da innalzare a Dio è che questa scuola non manchi mai di alunni appassionati e fedeli.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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