BastaBugie n�898 del 06 novembre 2024

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1 MIRACOLI RARI: I SANTI CON I CORPI INCORROTTI
I santi canonizzati negli ultimi 5 secoli sono 1700 e di essi un centinaio sono stati trovati incorrotti (tra questi: santa Cecilia, santa Caterina da Bologna, santa Caterina Labouré e santa Bernadette, san Giovanni Bosco, il beato Pio IX ed oggi... il cardinale Agagianian)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
2 THE IMPOSSIBLE, LA STORIA VERA DI UNA FAMIGLIA ALLE PRESE CON LA SOPRAVVIVENZA
Una testimonianza toccante della forza dell'amore familiare dopo uno tsunami in Thailandia (VIDEO: trailer)
Fonte: Film Garantiti
3 IL RELATIVISMO CHE NON GUASTEREBBE, OGGI
Il mondo moderno ha usato la libertà di parola contro la cultura cattolica, ma adesso che l'ha estromessa dalla pubblica piazza, toglie la libertà e impone licenziamenti e arresti, a chiunque pensi in modo non uniformato
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IL COORDINAMENTO DELLE SCUOLE PARENTALI CATTOLICHE
L'Osservatorio Van Thuân ha dato vita nel 2021 a un importante progetto educativo che riunisce famiglie, insegnanti e istituzioni che condividono l'obiettivo di promuovere un'istruzione cattolica autentica
Autore: Annarita Romagnoli - Fonte: Blog di Aldo Maria Valli
5 DAI VESCOVI UN GIRO DI VITE SUGLI ABUSI LITURGICI
Non sei curioso di sapere quale Conferenza Episcopale ha stabilito un energico giro di vite sugli abusi liturgici?
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 INTERNET, SOCIAL, CARTONI, HOLLYWOOD: IL CONTAGIO SOCIALE SULLA TRANSIZIONE DI GENERE CHE INVESTE I GIOVANI
Che cosa succede oggi quando un giovane ha il dubbio di essere nato nel corpo sbagliato?
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Pro Vita e Famiglia
7 OMELIA XXXII DOM. DEL T. ORD. - ANNO B (Mc 12,38-44)
Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - MIRACOLI RARI: I SANTI CON I CORPI INCORROTTI
I santi canonizzati negli ultimi 5 secoli sono 1700 e di essi un centinaio sono stati trovati incorrotti (tra questi: santa Cecilia, santa Caterina da Bologna, santa Caterina Labouré e santa Bernadette, san Giovanni Bosco, il beato Pio IX ed oggi... il cardinale Agagianian)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 27 ottobre 2024

Lo scorso 12 settembre 2024, al termine del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica, è avvenuta la traslazione da Roma a Beirut, in Libano, delle spoglie mortali del Servo di Dio, cardinale Gregorio Pietro (in armeno Krikor Bedros) Agagianian, quindicesimo patriarca di quella Chiesa, morto a Roma nel 1971. Il feretro è stato accolto nella capitale libanese dal Patriarca Minassian, dal Primo ministro Najīb Mīqātī e dalle massime personalità religiose e politiche. Ciò che ha reso straordinaria questa traslazione è che il corpo del cardinale Agagianian, oltre mezzo secolo dopo la sua morte, malgrado non sia stato imbalsamato, è incorrotto, perfettamente integro. Il suo volto è tranquillo e sorridente. Sul blog di Padre Livio troverete alcune immagini veramente sorprendenti.
Il corpo del cardinale Agagianian, ha attraversato la città di Beirut, in un 'urna trasparente, applaudito dalla folla che lanciava petali di rose come al passaggio di un santo, fino alla cattedrale armena dei Santi Elia e Gregorio Illuminatore, dove è stato sepolto.

IL CARDINALE AGAGIANIAN
Ma chi era il cardinale Agagianian? Nato in Georgia nel 1895, Gregorio Pietro Agagianian studiò a Roma fin da giovanissimo presso il Pontificio Collegio Armeno, di cui fu in seguito sia vice-rettore che Rettore e venne ordinato sacerdote nel 1917. Nominato Vescovo  l '11 luglio 1935 da Papa Pio XI, il 30 novembre 1937 fu eletto Patriarca di Cilicia degli Armeni cattolici.
Il 18 febbraio 1946 Papa Pio XII lo creò cardinale assegnandogli il titolo di San Bartolomeo all 'Isola. Alla morte di Pio XII, Silvio Negro, vaticanista del "Corriere della Sera", lo indicava come favorito dai pronostici in conclave, per la sua conoscenza della curia, la sua competenza di giurista e la sua pietà esemplare. Fu eletto invece Giovanni XXIII. Il cardinale Agagianian, sostenuto dai conservatori, fu un papabile anche nel conclave del 1963 che elesse Paolo VI. Guidò in veste di prefetto, la Congregazione di Propaganda Fide dal 1958 al 1970 e partecipò al Concilio Vaticano II. Morì a Roma il 16 maggio 1971, in fama di santità. Nel 2022 è stata avviata la sua causa di beatificazione e ha quindi il titolo di Servo di Dio.
Nei processi di beatificazione e canonizzazione è prevista la ricognizione canonica dei resti dei candidati alla santità e quando, al momento della riesumazione, il corpo appare non decomposto, senza che vi sia stata un 'imbalsamazione, la Chiesa considera il corpo incorrotto come un segno soprannaturale. Il corpo incorrotto non è in sé stesso una prova di santità, ma ne costituisce una conferma, tanto che la Chiesa lo dichiara al momento della canonizzazione.
I santi con i corpi incorrotti sono comunque rari. Infatti i santi canonizzati dalla Chiesa negli ultimi cinque secoli sono stati circa 1700 e di essi poco più di un centinaio sono stati trovati incorrotti. Tra questi santa Cecilia, il cui corpo fu scoperto intatto oltre 1500 anni dopo la morte, santa Chiara da Montefalco e santa Caterina da Bologna, santa Caterina Labouré e santa Bernadette Soubirous, san Giovanni Bosco e san Luigi Orione. Nel bel libro di don Charles Murr L 'anima segreta del Vaticano (Fede e Cultura, Verona 2024), tra i numerosi episodi che Suor Pascalina racconta al giovane sacerdote americano suo amico vi è anche questo. Quando nel 1956 Pio XII volle aprire la causa di beatificazione di Pio IX e fu riesumato il suo corpo, mandò la sua collaboratrice a rivestire il corpo del Papa, dopo che monsignor Enrico Dante e la commissione ne ebbero esaminato lo stato. «Quando la bara fu aperta - ricorda suor Pascalina - non riuscivo a credere ai miei occhi. Sembrava non morto, ma addormentato! Il corpo era perfettamente intatto! Non solo, ma le dita, i polsi, le braccia erano morbidi, flessibili». Suor Pascalina dovette tagliare i capelli, radere la barba e spuntare le unghie di Pio IX, prima di rivestirlo con gli abiti pontifici.
Si è parlato di incorruttibilità del corpo anche per Giovanni XXIII, ma il corpo di papa Roncalli, a differenza di quello di Pio IX fu imbalsamato e quando i corpi dei Papi subiscono questo trattamento il fenomeno non può essere definito di origine soprannaturale e l 'ipotesi dell 'incorruttibilità viene esclusa.

IL GIUDIZIO UNIVERSALE
Perché il numero dei santi che sono sfuggiti al processo di decomposizione è così esiguo? La risposta sta nel dogma centrale della Chiesa cattolica, che è quello della Risurrezione dei morti. I corpi degli uomini sono destinati a decomporsi dopo la morte per poi ricongiungersi con le loro anime alla fine del mondo. La morte è la separazione dell 'anima dal corpo e quando il corpo degli uomini è privato dell 'anima, che è il suo principio unitario e vivificatore, si decompone e torna in cenere. Però, il giorno del Giudizio universale, tutte le anime si riuniranno con i loro corpi che verranno resi incorruttibili, sia quelle degli eletti che quelle dei dannati. In Paradiso e all 'Inferno si andrà con anima e corpo per l 'eternità. Tuttavia, solo i corpi di coloro che saranno in Paradiso riceveranno un corpo glorioso, spirituale, conforme a quello di Cristo risorto. Per questo san Paolo dice «E i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d 'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d 'immortalità» (1 Cor 15, 52-53).
Dio, che destina gli uomini alla corruzione dei corpi, per renderli incorruttibili quando risorgeranno, ha disposto tuttavia che alcuni di essi, eccezionalmente, sfuggano al processo di decomposizione. I loro corpi possono essere accompagnati anche da altri fenomeni soprannaturali, quali il profumo che emanano, il ringiovanimento e talora il movimento. Nel caso del cardinale Agagianian colpisce, ad esempio il ringiovanimento. Basta paragonare le immagini del suo volto riesumato e quelle delle sue ultime fotografie per rendersi conto che il corpo del cardinale dimostra molto meno dei 76 anni che aveva quando è morto. Ciò che è inspiegabile deve rimandarci all 'esistenza di Dio Creatore, che nella sua infinita Sapienza ha la capacità di modificare le leggi della natura per il bene delle anime. Per questo non dobbiamo trascurare i segni che la Divina Provvidenza mette spesso davanti ai nostri occhi. Nel caso del Servo di Dio Gregorio Pietro Agagianian fa riflettere anche il suo arrivo nella Terra dei Cedri, il Libano, proprio nel momento in cui il Medio Oriente è in fiamme, come a significare che solo la santità può spegnere quelle fiamme che rischiano di incendiare il mondo.

Fonte: Radio Roma Libera, 27 ottobre 2024

2 - THE IMPOSSIBLE, LA STORIA VERA DI UNA FAMIGLIA ALLE PRESE CON LA SOPRAVVIVENZA
Una testimonianza toccante della forza dell'amore familiare dopo uno tsunami in Thailandia (VIDEO: trailer)
Fonte Film Garantiti

The Impossible è un film che si distingue per la sua capacità di trasportare lo spettatore nel cuore di una tragedia. La storia narra di una calamità naturale avvenuta realmente il 26 dicembre 2004, quando uno tsunami, provocato da un terremoto di magnitudo 9,1 della scala Richter, si è abbattuto sulle spiagge della Thailandia causando migliaia di vittime.
La pellicola, diretta da Juan Antonio Bayona, non si limita a rappresentare la violenza della natura, ma scava a fondo nell'animo umano, esplorando temi come la famiglia, la sopravvivenza e la speranza.
La trama prende il via quando due coniugi europei residenti in Giappone, si recano a trascorrere le vacanze natalizie in un resort a Khao Lak insieme ai loro 3 figli: Lucas, il figlio maggiore, Thomas, il figlio di mezzo, e Simon, il più piccolo. La mattina di Santo Stefano, il 26 dicembre, la loro vacanza viene interrotta da uno tsunami che travolge l'intero villaggio, distruggendo tutto ciò che incontra sul proprio cammino.
Henry viene travolto insieme ai due figli più piccoli, mentre Lucas riesce a sopravvivere insieme a Maria, che riporta ferite molto gravi al torace e alla gamba. I due, arrampicati su un albero con un bambino superstite di nome Daniel, vengono soccorsi da alcuni abitanti del posto e portati all'ospedale più vicino, nel quale Maria viene curata, nonostante sia in condizioni critiche. Nel frattempo perdono di vista il piccolo Daniel. La madre, ritenendosi ormai morente, spinge Lucas ad aiutare altre persone. Il bambino inizia quindi a cercare di mettere in contatto i pazienti con i loro familiari.
La sequenza iniziale dello tsunami è un capolavoro di effetti speciali e regia, capace di trasmettere al pubblico un senso di terrore e impotenza palpabile. Tuttavia, il film va oltre il mero spettacolo visivo, offrendo una rappresentazione cruda e realistica delle conseguenze di un evento catastrofico. Le ferite, la paura, la disperazione sono ritratte con una sincerità che lascia il segno.
Al centro della narrazione c'è la famiglia separata dalla furia delle onde. La loro lotta per ritrovarsi e sopravvivere diventa una metafora della vita umana. The Impossible è un'esperienza cinematografica intensa e coinvolgente. La colonna sonora, la fotografia e la regia si combinano per creare un'atmosfera emotivamente potente. Il film ci ricorda la fragilità della vita e la forza dell'amore familiare.
The Impossible è molto più di un semplice disaster movie. È un film che tocca le corde più profonde del nostro essere, suscitando una gamma di emozioni che va dalla paura alla speranza, dalla disperazione alla gioia. È un film che ci invita a riflettere sul senso della vita e sulla nostra capacità di affrontare le avversità. Da gustare genitori e figli insieme per ricordare quello che emerge con ancor più chiarezza quando la situazione è drammatica: il legame più forte a cui attaccarsi quando tutto crolla è la famiglia come l'ha voluta Dio.


https://www.youtube.com/watch?v=fGDgaW75TV8

Fonte: Film Garantiti

3 - IL RELATIVISMO CHE NON GUASTEREBBE, OGGI
Il mondo moderno ha usato la libertà di parola contro la cultura cattolica, ma adesso che l'ha estromessa dalla pubblica piazza, toglie la libertà e impone licenziamenti e arresti, a chiunque pensi in modo non uniformato
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 ottobre 2024

Ve la ricordate la «dittatura del relativismo»? Era l'aprile del 2005, durante il conclave, quando il cardinale Joseph Ratzinger tenne una splendida omelia per la Missa pro eligendo Romano Pontifice (che poi fu lui stesso). A un certo punto, come una bomba, esplose una frase destinata a segnare il discorso pubblico: «Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie». E proseguiva: «Noi, invece, abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È Lui la misura del vero umanesimo». Divenne, quello, un grido di battaglia che fu subito colto da ampie parti del mondo cattolico: combattere la «dittatura del relativismo» affermare Cristo come Via, Verità e Vita dell'uomo. Bei tempi, quelli in cui c'era ancora una battaglia da combattere; quelli in cui c'era la dittatura del relativismo.

ASCOLTARE ANCHE L'ALTRA CAMPANA
La cultura moderna metteva in discussione l'egemonia culturale cattolica, chiedeva un ascolto rispettoso per culture altre, diverse dal cattolicesimo. La sola idea che l'errore non avesse diritti, compresi quelli costituzionali di espressione, era rifiutata come medievale, oscurantista eccetera eccetera. Erano anni che si tentava di scardinare quel punto, persino a scuola. Quanti di noi si sono sentiti ammonire: «Bisogna ascoltare anche l'altra campana»? In fondo, ognuno ha le sue ragioni, no? Bei tempi, quelli dell'altra campana...
E poi: come dimenticare il falso aforismo attribuito a Voltaire che recita: «Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire»? Che levatura morale, questi illuministi: tengono così tanto alla libertà d'espressione da dare la vita per garantirla anche a coloro che non la pensano come loro... E che grettezza, questi cattolici, intolleranti e illiberali, che hanno bruciato libri, liberi pensatori, fior di scienziati, eccetera, eccetera, eccetera. Bei tempi, quelli del «Non sono d'accordo ma...», buttato qua e là, a proposito e sproposito, come il prezzemolo.
Insomma: il mondo moderno, occidentale, liberale si è sempre posto in cattedra per quanto riguarda la libertà di parola, di espressione, di pensiero. Del resto, non si chiamavano liberali? Non chiedevano più libertà? Per tutti, ovvio. Per quasi tutti... Bei tempi, bei tempi. Purtroppo finiti. Già, perché adesso il mondo occidentale, il mondo libero, non è più molto intenzionato a sentire l'altra campana. Darebbero volentieri la vita... di chi non la pensa come loro. E il relativismo si è rivelato la dittatura più breve della storia dell'umanità.

UNA MANFRINA ACCHIAPPA GONZI
Adesso, nel mondo libero, se qualcuno osa esprimersi in modo non gradito subisce dei trattamenti sanitari obbligatori, perde il lavoro, finisce in galera. Magari per aver pregato (in silenzio) davanti a una clinica abortista. C'è chi finisce in galera per dei commenti sui social media, persino per dei «like». Imprenditori vengono arrestati perché, sui mezzi di comunicazione da loro creati, c'è troppa libertà d'espressione. Chi si illude che in Occidente ci sia libertà di parola rischia di venire additato come un agente al soldo di potenze straniere. Ci stupiamo? Del resto, sono anni, decenni che nel mondo libero esistono leggi che puniscono chi la pensa in un modo o nell'altro; che, se i cittadini votano in modo non gradito, devono rivotare o subiscono delle «sanzioni». La libertà d'espressione in Occidente è così sacra che si possono imbrattare impunemente capolavori d'arte e monumenti; ma basta manifestare per la parte sbagliata e si finisce manganellati, colpiti da cannoni d'acqua, ci si vede comminato un Daspo, nato come divieto di accedere a manifestazioni sportive e finito come limitazione del diritto di circolazione e soggiorno in qualsiasi parte del territorio nazionale.
Insomma, i casi sono due: o il mondo occidentale ha perso i suoi riferimenti filosofici, culturali e politici; oppure non li ha mai avuti e quella del «Non sono d'accordo ma...» era la solita manfrina acchiappa gonzi. Insomma: adesso un pochino di tolleranza e relativismo, cioè di rispetto per le mie opinioni, mi farebbe anche comodo...

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 ottobre 2024

4 - IL COORDINAMENTO DELLE SCUOLE PARENTALI CATTOLICHE
L'Osservatorio Van Thuân ha dato vita nel 2021 a un importante progetto educativo che riunisce famiglie, insegnanti e istituzioni che condividono l'obiettivo di promuovere un'istruzione cattolica autentica
Autore: Annarita Romagnoli - Fonte: Blog di Aldo Maria Valli, 23 ottobre 2024

L'Osservatorio cardinale Van Thuân, fondato dall'arcivescovo monsignor Giampaolo Crepaldi e di cui il professor Stefano Fontana è direttore, ha dato vita a un importante progetto educativo: il Coordinamento delle scuole parentali. In costante crescita, la rete riunisce famiglie, insegnanti e istituzioni che condividono l'obiettivo di promuovere un'istruzione cattolica autentica.
Come si legge dal sito dell'Osservatorio, "sono invitati a farne parte prima di tutto i genitori che praticano l'homeschooling e gli insegnanti e i genitori delle scuole parentali cattoliche, quindi gli insegnanti delle scuole cattoliche paritarie e insegnanti cattolici nella scuola di Stato. Il Coordinamento intende collegare tra loro le esperienze di vera scuola cattolica al di fuori della camicia di forza dell'attuale sistema statalista cui sembrano aderire anche le attuali gerarchie ecclesiastiche e le istituzioni educative ufficiali della Chiesa. Il Coordinamento porta avanti una linea pienamente cattolica e alternativa al sistema attuale che consideriamo diseducativo".
Al centro di questo coordinamento ci sono le famiglie, protagoniste attive nell'educazione dei propri figli. L'Osservatorio offre loro formazione e un punto d'incontro per confrontarsi e condividere esperienze. Un esempio concreto è la Giornata nazionale per la vera scuola cattolica, che si tiene ogni anno a Lonigo (Vicenza). Questo evento rappresenta un momento fondamentale per fare il punto sulla situazione dell'istruzione in Italia e per promuovere un modello educativo alternativo, incentrato sui valori cristiani.

INCONTRI REGIONALI
Il Coordinamento si propone di essere presente in tutto il territorio nazionale, organizzando regolarmente incontri regionali. Questi appuntamenti sono un'occasione preziosa per le famiglie interessate all'istruzione parentale, per i genitori che già praticano l'homeschooling e per coloro che gestiscono scuole parentali cattoliche. Durante questi incontri si scambiano esperienze, si offrono consigli pratici e si risponde alle domande dei partecipanti.
Un ruolo chiave all'interno del Coordinamento è ricoperto da don Stefano Bimbi, parroco di Staggia Senese e fondatore della scuola parentale Gesù Maestro. Da oltre dieci anni don Stefano è impegnato nella promozione dell'istruzione parentale, unendo teoria e pratica. La sua esperienza è racchiusa nel libro di successo Gesù Maestro. La scuola parentale cattolica, giunto alla seconda edizione, con consigli molto preziosi per chi si vuole avvicinare al mondo dell'educazione parentale. Grazie alla sua opera, molte famiglie hanno trovato la forza e la determinazione per intraprendere questo percorso educativo. Informazioni si trovano nel sito di Alleanza parentale, con articoli e video che raccontano l'esperienza sotto tanti punti di vista, come ad esempio quello della maestra Samantha che ha affiancato da subito don Stefano nel gestire la scuola parentale.

IL MANIFESTO: È IL MOMENTO DELLA VERA SCUOLA CATTOLICA
Oltre a questi incontri l'Osservatorio cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa ha scritto il manifesto È il momento della vera scuola cattolica a cui è possibile dare la propria adesione. In tale manifesto si ricorda l'importanza dell'educazione, soprattutto per quanto riguarda il ruolo dei genitori, i quali "hanno un ruolo originario in quanto dettato dalla natura, essendo l'educazione una continuazione della procreazione. Non hanno tuttavia un diritto assoluto, in quanto per natura hanno prima di tutto un dovere, il dovere di educare i figli al bene, alla verità, alla giustizia, alla bellezza, all'ordine secondo le finalità naturali e soprannaturali della loro persona e secondo l'ordine e la legge naturale e divina".
Il Coordinamento delle scuole parentali rappresenta una realtà in continua evoluzione. Per conoscere le date degli incontri futuri, per leggere il manifesto e per prendere contatto con il Coordinamento basta andare nel sito dell'Osservatorio Van Thuân.
Questa rete è destinata a crescere e a rafforzarsi. L'obiettivo è quello di offrire sempre più famiglie la possibilità di educare i propri figli secondo i principi della fede cattolica, garantendo loro una formazione completa e personalizzata.

Nota di BastaBugie
: i prossimi incontri del Coordinamento delle scuole parentali saranno nelle seguenti date:
Piemonte, Torino, 9 novembre 2024 (Per informazioni: clicca qui)
Lombardia, Vanzaghello (MI), 30 novembre 2024 (Per informazioni: clicca qui)
Toscana, Staggia Senese (SI), 8 febbraio 2025 (Per informazioni: clicca qui).

Fonte: Blog di Aldo Maria Valli, 23 ottobre 2024

5 - DAI VESCOVI UN GIRO DI VITE SUGLI ABUSI LITURGICI
Non sei curioso di sapere quale Conferenza Episcopale ha stabilito un energico giro di vite sugli abusi liturgici?
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 agosto 2024

La Conferenza Episcopale Italiana ha stabilito un energico giro di vite sugli abusi liturgici, emanando una circolare per tutti i sacerdoti, perché pongano fine ad atti che non rispettano la natura del culto pubblico della Chiesa. Il cardinale Zuppi ha firmato un documento che prevede sanzioni verso i sacerdoti protagonisti di liturgie fai-da-te. Non ci credete? Fate bene, perché per i vescovi italiani le priorità sono la Costituzione, il cambiamento climatico e il sostegno di Bruxelles. Non così però per i confratelli nigeriani, che invece hanno realmente preso carta e penna per comunicare ai loro sacerdoti che di abusi liturgici ne hanno abbastanza.
Con una dichiarazione del 15 agosto scorso, la Conferenza Episcopale Nigeriana (CBCN) ha fermamente condannato l'«aumento allarmante nella nostra nazione di aberrazioni durante il culto, commesse da alcuni nostri preti». Nel documento, che porta la firma del presidente della CBCN, mons. Lucius Iwejuru Ugorji, arcivescovo di Owerri, lamentano soprattutto «deviazioni dalle preghiere prescritte e dalle rubriche della Messa, inclusa la preghiera eucaristica» ed un «trattamento irriverente dell'Eucaristia», con particolare riferimento all'uso di camminare in mezzo alla navata con il Santissimo sacramento, benedicendo le persone agitando l'ostensorio a mo' di aspersorio.
Altri abusi vengono ripresi dai vescovi nigeriani: presenza di musica non liturgica o addirittura profana nella liturgia, danze indecenti, continua raccolta di offerte durante la celebrazione eucaristica, utilizzo della predicazione per finalità che non le sono proprie, invenzione di riti e benedizione di oggetti che la Chiesa non include tra i sacramentali e, più in generale, una mancanza di preparazione adeguata delle celebrazioni liturgiche.

ELENCO DI ABUSI
Si tratta di un elenco di abusi che evidentemente colpiscono le chiese cattoliche della Nigeria (in buona parte sovrapponibile a quanto accade da noi), ma che manifestano un atteggiamento di fondo, adeguatamente colto e stigmatizzato dai vescovi: «queste azioni non sono semplicemente errori di valutazione; sono violazioni dell'ordine sacro e come tali devono essere trattati. Ricordiamo ai nostri sacerdoti che l'altare non è un palcoscenico teatrale e che la liturgia neppure è un luogo di innovazione». Si trova qui il cuore di questa dichiarazione: la liturgia risponde a un ordine sacro che non è a disposizione dell'arbitrio degli uomini, nemmeno se preti o vescovi, qualunque sia la loro più o meno lodevole intenzione. Note di benedettiana memoria.
«La liturgia è un'anticipazione del banchetto celeste, un incontro sacro con la divinità, e dev'essere sempre condotta con la più grande solennità e il più grande rispetto. Qualsiasi atto che sminuisce questo incontro sacro dev'essere condannato e corretto con la serietà che merita», continua la dichiarazione. In un contesto di aperta e sanguinaria persecuzione dei cristiani, i vescovi nigeriani fanno quadrato per difendere il primato di Dio, nel culto liturgico a lui dovuto. Ai loro occhi evidentemente non è una minaccia meno grave quella che nasce dall'interno della Chiesa, dal cuore del santuario, dalle mani e dalle labbra dei sacerdoti, di quella che proviene dai gruppi di islamisti.
In un Paese dove, nel solo 2022, quasi 6mila cristiani sono stati uccisi, oltre 2mila chiese distrutte, 124mila persone sono state allontanate con forza dalle loro case, dove continuano l'assassinio e il rapimento di laici e chierici, i vescovi hanno la lucidità e lungimiranza di mettere in guardia i sacerdoti dal violare l'ordine sacro nella sua forma esterna. Visione pienamente illuminata dalla fede e animata dalla virtù di religione: quella di celebrare i santi misteri, continuano i vescovi, «non è una responsabilità da prendere alla leggera, né una responsabilità che permette un'interpretazione personale. Questo si può ottenere solo quando la liturgia viene celebrata con il decoro, la riverenza e la fedeltà che essa richiede. Gli abusi e le deviazioni relative alla forma prescritta non sono solamente inaccettabili, ma costituiscono un grave danno per i fedeli e per la Chiesa».

LA DIREZIONE DA PRENDERE
Chiesa e fedeli: sono quasi una rarità i sacerdoti consapevoli che non hanno alcun diritto di alterare, sminuire o modificare i sacri riti approvati dalla Chiesa: «la Chiesa ci ha dato delle direttive chiare sul modo in cui la liturgia dev'essere celebrata, e queste direttive devono essere seguite senza eccezioni. La fedeltà alle leggi della Chiesa non è facoltativa, ma obbligatoria. I fedeli non meritano altro che la celebrazione corretta e rispettosa dei misteri della nostra fede».
I fedeli, appunto, le vittime dei gusti personali dei preti e delle commissioni liturgiche: vittime quando il loro diritto di poter partecipare alla sacra liturgia, senza "additivi" e senza minimalismi essenzialisti, viene calpestato, con loro grande sofferenza; doppiamente vittime quando seguono entusiasti le creatività liturgiche dei loro pastori.
Come nelle visioni dell'Apocalisse, la purezza del copioso sangue dei martiri entra nella liturgia che unisce cielo e terra, liturgia descritta con minuziosità da San Giovanni nelle forme della sua sollemnitas, senza la quale essa non è, nella migliore delle ipotesi, che un semplice esercizio di devozione personale e nelle peggiori una vera e propria manipolazione di ciò che spetta a Dio solo.
La Nigeria è davanti ai nostri occhi per capire qual è la direzione da prendere, per uscire dalla grave crisi che attanaglia la Chiesa e rischia di farla estinguere: glorificare Dio con il sacrificio della vita; glorificare Dio con la solennità e il profondo rispetto dei sacri riti. E la Chiesa in Nigeria, pur con tutte le sue ombre e i suoi limiti umani, scoppia di battesimi e vocazioni. La nostra languisce, mentre è tutta indaffarata a perseguitare il rito antico.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 agosto 2024

6 - INTERNET, SOCIAL, CARTONI, HOLLYWOOD: IL CONTAGIO SOCIALE SULLA TRANSIZIONE DI GENERE CHE INVESTE I GIOVANI
Che cosa succede oggi quando un giovane ha il dubbio di essere nato nel corpo sbagliato?
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Pro Vita e Famiglia, 23 ottobre 2024

Che cosa succede oggi quando un giovane ha il dubbio di “essere nato nel corpo sbagliato”? Sfortunatamente, succede che, nella misura in cui si affaccia al mondo dei social - lo strumento più immediato, a portata di mano, anzi di smartphone - trova spesso e volentieri spunti che lo incoraggiano allegramente a “cambiare sesso” e a non preoccuparsi troppo delle conseguenze che ciò potrebbe comportare. Un vero e proprio contagio sociale.
Esagerazioni? Non esattamente. Prova ne è, pensando per esempio a TikTok, il profilo TikDocTony, che vanta quasi 280.000 follower ed è gestito dal dottor Tony Mangubat del La Belle Vie Cosmetic surgery center and med spa di Seattle, un medico che ha al suo attivo oltre 10.000 interventi e che non fa che parlare della transizione di genere ai giovanissimi all’insegna dell’assenza di ogni limite. Una volta, tanto per fare un esempio eloquente, un utente ha chiesto «qual è l’età ideale per sottoporsi a un intervento chirurgico di alto livello» e Mangubat ha subito risposto: «Quando è giusto per te».
Che TikTok c’entri con il boom della transizione di genere è provato anche da delle testimonianze. Per esempio, si guardi alla vicenda di Ash Eskridge, giovane del Montana e oggi detransitioner - cioè trans pentita e desiderosa di tornare al suo sesso biologico – la quale ha raccontato al New York Post di quanto il popolare social abbia influito nel suo percorso: «Su TikTok ho visto i video influencer che sostenevano come la transizione di genere avesse salvato loro la vita [...] Volevo che salvasse anche la mia vita». Parole senza dubbio inequivocabili e che probabilmente oggi riguardano anche molti altri giovani, dato che esiste un nutrito gruppo influencer transgender che si servono dei canali social per veicolare la loro personale visione del mondo, che spesso e volentieri di sostanzia in una antropologia fluida tale per cui per chiunque è giusto dire può “essere chi si sente” di essere. Non stupisce, a questo punto, apprendere che molti giovani “fluidi” o trans facciano oggi coming out su Internet prima che in famiglia o a scuola.
Dunque è assodato, purtroppo, che TikTok sia il social che più “influenza” le giovani menti, anche per un fattore di utenza anagrafica. Il social di video-sharing di origini cinese, infatti, lanciato nel 2016 e diventato sempre più usato soprattutto dal 2020 in poi, è di fatto l’attuale social più “giovanile” in circolazione, vantando un pubblico composto in gran parte da adolescenti. Questo - ed è assodato, nonché denunciato da più parti – rende la stessa piattaforma particolarmente vulnerabile a questioni legate alla sicurezza online come il cyberbullismo, la pedofilia e l’incitamento a comportamenti pericolosi. Facile, dunque, infiltrarsi nelle maglie larghe di TikTok per veicolare qualsiasi ideologia si voglia, soprattutto se quest’ultima - appunto quella gender - è per giunta difesa dal mainstream.

PERCHÉ PROPRIO TIKTOK
Ma, viene da chiedersi, perché proprio TikTok e perché, in generale, proprio i social network? La risposta è, purtroppo, tanto facile quanto drammatica. In tutto il mondo, infatti, e in particolare negli ultimi anni, si sta riscontrando un sensibile aumento delle domande di riassegnazione di genere fra i bambini e gli adolescenti. Va da sé, quindi, che i terreni più fertili per la propaganda Lgbtqia+ siano proprio quelli più frequentati da giovani e giovanissimi.
Come detto, dunque, tanto su TikTok ma anche su Youtube, Instagram e Facebook, abbondano video sia in italiano che in inglese, nei quali vengono riportate foto e testimonianze di giovani che stanno compiendo o hanno compiuto il percorso di transizione. Alcune criticano i luoghi comuni su questi argomenti, altre si centrano proprio sul racconto del percorso che il soggetto sta compiendo, altre ancora hanno una prospettiva più “clinica”, e poco importa a questi “influencer” se le informazioni riportate sono spesso se non sempre pesanti fake news. Ormai, infatti, il mantra «l’ho visto sui social» è il nuovo «l’ha detto la televisione», ed è dunque preso per assolutamente vero da chi guarda.
Proprio utenti transgender, sedicenti medici o altrettanto sedicenti influencer tendono a rispondere a interrogativi fra cui quelli relativi al come fare per sapere se si è veramente trans, al modo per fare coming out in famiglia, al come ottenere una terapia a base di testosterone, alle paure nell’attraversare questa esperienza e così via. Una mole enorme di contenuti pro-gender che va a braccetto con la dimensione di identificazione, peraltro tipica della fascia d’età preadolescenziale. Molti soggetti giovanissimi, dunque, si aggrappano all’identità che credono di aver trovato grazie a questi video cui giungono spesso attraverso la ricerca di specifici hashtag.
E chi prova a porre domande diverse da quelle mainstream o a fare commenti non in linea con l’approccio affermativo? Ormai è automatico, quasi naturale - senza neanche bisogno di incitare le folle - che arrivi una vera e propria shitstorm di commenti e risposte che bollano chi la pensa diversamente come transfobico, omofobo, retrogrado, ignorante.

IL RAPPORTO GENITORI-SOCIAL
E il rapporto genitori-social? I genitori, troppo spesso, assistono impotenti a ciò che i propri figli fanno con e sui social. Questo vale, lo sappiamo, per tanti argomenti: dalla ricerca di contenuti sul sesso a droghe, fumo, ma anche su temi magari più banali e innocenti come lo studio, i giochi online, le conversazioni tra pari età. Insomma, i genitori sono esclusi dai propri figli da ciò che esiste sui social, quasi come se questi ultimi fossero un luogo intimo e privato della propria adolescenza. Ecco, dunque, che questa “esclusione” finisce per essere ancor più pericolosa proprio quando si tratta di disagi e confusione sulla propria sessualità o sul proprio corpo. Gli adolescenti, all’insaputa dei familiari, apprendono principalmente dal mondo online come aderire a un’immagine corporea che è esattamente l’opposto del sesso anatomico: ecco allora che acquistano vestiti che comprimono il torace al fine di occultare il proprio seno o gli abiti che nascondono gli organi genitali nei maschi, ecco che chattano con sedicenti esperti o provano a prendere appuntamenti in cliniche che - complici di tutto ciò - non pretendono nessuna autorizzazione da parte dei genitori, e così via.
Ecco dunque l’amara e tragica verità: il passo dal click alla transizione è inesorabilmente breve, molto di più di quanto si possa immaginare.
Ma non è finita qui. Perché i social sono la parte più consistente di un iceberg che, sott’acqua, riserva ancora altre brutte sorprese. Non ci sono infatti solo i social network a veicolare l’ideologia gender. Un ruolo in questo, infatti, lo svolgono anche la televisione, le serie tv e perfino i cartoni animati. Con riferimento a questi ultimi, come non pensare alla Disney giunta a tingere di arcobaleno la mitica saga di Star Wars, con la serie The Acolyte, che la sua stessa creatrice, Leslye Headland, ha codificato come queer. Tutto questo non deve stupire se si pensa che Karey Burke, presidente della Disney’s General Entertainment Content - la quale si definisce «madre di due bambini queer» -, ha dichiarato di voler arrivare in poco tempo ad almeno il 50% dei personaggi appartenenti a «gruppi minoritari», ovviamente Lgbt in primis. L’impegno arcobaleno della celebre casa di contenuti per bambini è però già a buon punto.

DISNEY ALLO SBANDO
Basti qui ricordare che, su 59 film prodotti nel 2022, ben 24 di questi - ha sottolineato Glaad (acronimo dell’associazione arcobaleno Gay and Lesbian Alliance Against Defamation) - presentavano contenuti di «inclusione Lgbt». In pratica, ormai quasi un prodotto Disney su due veicola contenuti cari all’agenda politica e ideologica arcobaleno - e di questo passo, a breve, saranno senza dubbio la maggioranza. Non c’è comunque solo la Disney attiva su questo versante propagandistico. Anche la Pixar Animation Studios, celebre casa di produzione di prodotti per bambini, ancora nel 2021, si diceva interessata a cercare per «un doppiaggio giovanile» dei ragazzi che potessero «dar voce credibilmente a una quattordicenne trans». E questi sono solo - per ovvie esigenze di spazio - pochi esempi dei molti contenuti che possiamo trovare quotidianamente su tv, canali streaming e media di ogni tipo. Dove non c’è la propaganda esplicita, dunque, c’è comunque un asservimento da parte dei media ai diktat arcobaleno e transgender.
Prova ne è anche la mitica emittente Cnn che, in un testo che parla di prevenzione ginecologica, ha deciso di rivolgersi agli «individui con una cervice» senza scrivere «donne» o «donna» nell’articolo, per “non offendere” le persone transgender. Non si può poi non considerare, come grande - ancorché indiretto - spot alla transizione di genere, la grande popolarità che nelle pubblicità, di moda ma non solo, hanno le modelle androgine, figure salutate anzi celebrate sui media come «top model e modelle che hanno sfidato gli stereotipi!». Da parte loro, anche queste modelle sembrano trarre a loro volta una forma d’appagamento o comunque divertimento nel vestire panni ambigui, che possano veicolare identità fluide. «Mi piacciono un sacco le donne vestite da uomini e viceversa» ha per esempio dichiarato la modella francese Agata Descroix, aggiungendo che, a suo dire, «la moda è prima di tutto la libertà di giocare con i vestiti e sentirsi bene. In aggiunta, perché impedire a una donna di indossare una bella cravatta? O un uomo di indossare una gonna? Cosa c’è di male? [...] Non siamo solamente due tipi di persone - uomo e donna - nel mondo. Siamo mille. E per incontrare il piacere di tutti, dobbiamo insegnare un po’ di tutto nella diversità».
E’ facile, in definitiva, arrivare alla conclusione che tutto quello fin qui riportato - da quanto avviene sui social, alle linee editoriali pro Lgbt dei cartoni animati fino allo spopolare del “fluido” e del “neutro” sulle passerelle - è una esplicita apologia dell’identità fluida e quindi della transizione di genere. Perché di fatto tutto questo, specie nelle menti dei giovanissimi, per definizione vulnerabili e in evoluzione - con i tormenti tipici dell’adolescenza -, ha davvero il potere della propaganda; e della propaganda, ahinoi, ha pure gli esiti, dal momento che non si ricordano epoche nelle quali ci siano stati, come oggi, tanti giovani con il dubbio di “essere nati nel corpo sbagliato”. E forse, anziché limitarsi a prendere atto di questo fenomeno, sarebbe il caso che un po’ tutti iniziassero ad interrogarsi sulle sue origini; a partire da quanto operano e lavorano nel campo dei mass media.

Fonte: Pro Vita e Famiglia, 23 ottobre 2024

7 - OMELIA XXXII DOM. DEL T. ORD. - ANNO B (Mc 12,38-44)
Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

La scorsa domenica la parola di Dio ci ha richiamato il primo e fondamentale comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza; e così ci ha ricordato che a colui che è tutto non importa che gli doniamo tanto e gli doniamo poco: importa che gli doniamo tutto.
La pagina evangelica di oggi ci presenta quasi una raffigurazione emblematica di questa donazione totale: una donazione che, pur essendo piccola e povera, proprio perché è totale è più grande delle donazioni copiose dei ricchi. L'episodio si colloca verso la fine della vita di Gesù.
Egli è entrato nel complesso degli edifici che costituivano il tempio di Gerusalemme, si è fermato nel cortile anteriore, dove erano poste le casse che raccoglievano le offerte per la celebrazione del culto (il "tesoro"); e qui si era posto a contemplare con tranquilla attenzione tutto ciò che avveniva.
Sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava offerte nel tesoro. Il suo comportamento e le sue parole sono per noi tanto più significative e cariche di insegnamento in quanto non sono il frutto di una circostanza occasionale, ma vengono dopo una deliberata conoscenza e dopo un esame ponderato dei fatti.

LA CHIESA DI CRISTO DEVE SOSTENTARSI DEL CONTRIBUTO DEI SUOI FEDELI
Possiamo in primo luogo rilevare in Cristo un atteggiamento di fondo: Gesù non disapprova affatto la consuetudine di portare soldi al tempio.
Egli, che pure ha cacciato a frustate i mercanti dai sacri recinti, in questa occasione non pronuncia una sola parola di biasimo. Anzi, lodando la vedova implicitamente approva la pratica dell'offerta.
Non ha l'atteggiamento sdegnoso e oltranzista di chi ritiene che il rumore dei soldi contamini la casa di Dio e pensa che la vita ecclesiale deve essere pura da ogni contatto col danaro. Non auspica una Chiesa che non abbia necessità di sostegno economico e non chieda niente a nessuno: egli sa che soltanto i ricchi e i potenti si possono permettere di non avere preoccupazioni finanziarie e di non dipendere affatto dagli altri. La Chiesa di Cristo deve essere povera e libera, deve essere cioè una Chiesa che vive del contributo dei fedeli, senza lasciarsi condizionare nel proprio magistero e nella propria azione pastorale da ciò che riceve; una Chiesa che ha bisogno di tutti e che non si lega a nessuno.
Il Signore condanna chi strumentalizza la religione e la piega al proprio tornaconto, come era il caso dei venditori e come vedeva fare da molti scribi che egli giudica con estrema severità: Riceveranno una condanna più grave. Approva invece chi fattivamente riconosce anche attraverso il proprio obolo – sentito come un dovere cui non ci si può sottrarre – il culto di Dio e la vita della comunità cristiana come cosa propria, da aiutare in modo generoso e concreto.

IL MERITO DI UN'AZIONE E' PROPORZIONALE ALL'AMORE CHE LA ISPIRA E LA SORREGGE
Davanti all'occhio penetrante di Gesù sfilano prima di tutto i ricchi. La loro offerta è abbondante: Gettavano tante monete; eppure questa offerta non viene lodata. Non è biasimata, ma non è lodata, perché provenendo – come nota Gesù – dal "superfluo", resta in qualche modo esterna alla persona, non tocca niente di profondo, non implica un coinvolgimento esistenziale. Nella religione il gesto esteriore in tanto ha valore in quanto esprime un'adesione dell'anima e un impegno della vita.
I pastori d'anime sanno per esperienza che qualche volta sono proprio i meno abbienti a dare di più. E allora vien fatto di domandarsi: se Gesù non ha una parola di lode per i ricchi che fanno un'offerta consistente e partecipano in modo rilevante al sostentamento della Chiesa, che cosa dirà dei ricchi che danno meno di chi possiede poco e, sottraendosi al loro dovere, lasciano tutto il peso della gestione ecclesiale sulle spalle dei poveri?
Lo sguardo acuto di Gesù coglie tra la folla la figura umile e dimessa di una povera vedova che, quasi vergognandosi, getta nella cassa soltanto poche monete.
Lei sola tra tutti viene esaltata da colui che sa misurare la vera grandezza e sa dare a tutte le azioni il loro giusto valore.
Così ci viene ricordato che in faccia a Dio il merito di una nostra azione buona non è proporzionale alla sua entità e alla sua efficacia terrestre né a quanto può essere apprezzabile davanti al giudizio puramente umano ed esteriore, ma all'amore che la ispira e di cui essa è espressione.
Quella vedova devolve al culto divino non ciò che le è superfluo, ma ciò che le è necessario. Come la vedova di Zarepta, di cui ci ha parlato la prima lettura, che in piena carestia dà al profeta l'ultimo pugno di farina della sua dispensa, così anche questa vedova dà a Dio tutto quanto aveva per vivere, dimostrando di volersi davvero appoggiare solo su di lui, di là da ogni mezzo umano.
Proprio questo atteggiamento di donazione totale strappa l'ammirazione del Signore. Tanto più che, avendo due monete a disposizione, poteva anche darne una sola: invece sceglie di non tenersi niente per sé e di regalare tutto alla gloria di Dio.
Con questo piccolo e semplice gesto di offerta, questa donna manifesta la sua decisa e operosa volontà di amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza; che è il primo e più alto di tutti i comandamenti. Domandiamo anche noi la grazia di saper amare così.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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