BastaBugie n�899 del 13 novembre 2024

Stampa ArticoloStampa


1 TRUMP SCONFIGGE KAMALA (E LA NARRAZIONE DEI MASS-MEDIA)
Non stupiamoci se molti diffidano dell'informazione e infatti Trump non ha solo vinto, ma stravinto (conquistando presidenza, camera e senato e avendo una solida maggioranza alla Corte Suprema)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
2 LA CACCIA ALL'EBREO NELLE VIE DI AMSTERDAM E IL POGROM ISLAMICO
Non un semplice scontro fra tifoserie, ma un attacco pianificato contro i tifosi israeliani ospiti di Amsterdam, che mostra a che punto è l'islamizzazione dell'Europa
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LE DIECI ''C'' FONDAMENTALI PER LA CONFESSIONE
La confessione è essenziale per la vita di un cattolico, ma è fondamentale la giusta disposizione con cui ci si accosta ad essa
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
4 PARTHENOPE, IL FILM DI SORRENTINO CHE OFFENDE NAPOLI E LA CHIESA
Una rappresentazione blasfema del culto di San Gennaro e l'esaltazione dei rapporti omosessuali e incestuosi della protagonista
Autore: Rosa Benigno - Fonte: Corrispondenza Romana
5 IL VANGELO NON AMMETTE NEUTRALITA' O COMPROMESSI
Dialogare? Costruire ponti? Non è possibile perché, come dice Gesù, o si è a favore oppure si è contro di Lui
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 PROCLAMATA SANTA ELENA GUERRA, APOSTOLA DELLO SPIRITO SANTO
Nata a Lucca nel 1835 da nobile famiglia cattolica Promosse la devozione allo Spirito Santo e seppe accettare grandi umiliazioni per il bene della Chiesa
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
7 OMELIA XXXIII DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 13,24-32)
Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - TRUMP SCONFIGGE KAMALA (E LA NARRAZIONE DEI MASS-MEDIA)
Non stupiamoci se molti diffidano dell'informazione e infatti Trump non ha solo vinto, ma stravinto (conquistando presidenza, camera e senato e avendo una solida maggioranza alla Corte Suprema)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 6 novembre 2024

Chissà in che mondo vivono. Il dilemma irrisolto, dinnanzi alla nettissima vittoria di Donald Trump - rieletto Presidente degli Stati Uniti a furor di popolo (ha trionfato pure sul voto popolare, cosa che non aveva fatto neppure nel 2016) -, è sostanzialmente questo. Esiste difatti una nutrita schiera di giornalisti, influencer, esperti di cose americane ed opinionisti vari che per settimane, anzi in realtà per mesi, sulle elezioni degli Stati Uniti non ha fatto cronaca, semmai fantascienza. Come? Prima elogiando la candidata democratica, da subito presentata in odore di trionfo - Ricordate? «Kamala Harris già in vantaggio di due punti» (Corriere della Sera 24/7/2024) -, poi assicurando fin agli sgoccioli della campagna elettorale che non ci sarebbe stata partita, perché la vice di Biden «ha quattro punti di vantaggio su Trump» (IlSole24Ore, 3/11/2024). Certo, prudenzialmente alcuni avevano anche parlato negli ultimi giorni di "testa a testa" tra i due candidati, vero. Ma era palese che lo facessero più per scaramanzia che per altro, dato che nella narrazione dominante, non solo negli States (anche nelle tv italiane, fino a ieri sera, era dura trovare mezzo simpatizzante repubblicano), queste elezioni avevano, da una parte, una candidata con qualche pecca ma comunque donna e progressista - quindi una candidata del Bene -, e, dall'altra, una sorta di mostro impresentabile. Chi avesse dei dubbi al riguardo, può controllare l'aria da funerale che tira nei talk show di queste ore, i cui studi ricordano per vivacità la casa della famiglia Addams: sguardi vitrei, volti pallidi, commenti a denti stretti, parole di preoccupazione perché «adesso chissà che succederà all'Europa». C'è insomma tutta la conferma che chi doveva fare informazione ha in realtà fatto altro, e cioè militanza. La prova che le cose stiano così sta nel fatto che, a ben vedere, la vittoria di Donald Trump qualcuno l'aveva prevista eccome. Per esempio, l'istituto demoscopico AtlasIntel - lo stesso, guarda caso, che pure nel 2020 ci aveva azzeccato col massimo grado di accuratezza. Ma anche i mercati e gli scommettitori, in realtà, davano per probabile un ritorno alla Casa del Tycoon. Irrituale era parso pure il mancato endorsement dem di testate come il Washington Post e Los Angeles Times. Insomma, i segnali che il vento non fosse proprio pro Harris c'erano. Eppure, dicevamo, per mesi c'è stato raccontato ogni giorno un mondo che, semplicemente, non esiste. È il mondo insegnato nelle università «inclusive» e per i quale si battono le varie Taylor Swift Julia Roberts, Oprah Winfrey e Lady Gaga... Tutte signore professioniste nei loro ambiti, sia chiaro. Ma che forse hanno qualche problemino a capire la realtà. Solo infatti chi staziona in un universo parallelo - a proposito del chissà in che mondo vivono - può stupirsi del fatto che alla maggioranza delle persone l'aborto libero fino al nono mese possa interessare più di un lavoro ben retribuito, o che gli asterisch* possano venir prima dei controlli sull'immigrazione, o che consentire agli uomini che "si sentono donne" di andare nei bagni delle donne sia prioritario rispetto al provare a fermare le guerre nel mondo. Da questo punto di vista, quanto avvenne nel 2016 - quando Hillary Clinton venne anche sconfitta pur essendo portata il palmo di mano dall'establishment -, avrebbe dovuto insegnare qualcosa. E invece i paladini del progressismo continuano a intonare le loro filastrocche; e i giornalisti espressione di quella parte (cioè il 90%) a fare gli espertoni che la sanno lunga. Non c'è quindi da illudersi sul fatto che questa pur vasta vittoria di Donald Trump possa cambiare le cose. Però poi non stupiamoci se molti diffidano dell'informazione. Piantiamola cioè di cadere dalle nuvole, davanti al calo delle vendite dei giornali. Nel nostro piccolo, come Timone - fa testo il numero di ottobre della nostra rivista -, abbiamo sempre raccontato che il 5 novembre si sarebbero sfidate due diverse Americhe, senza però mai neppure immaginare che quella incarnata dal candidato repubblicano fosse brutta, sporca e cattiva, tutt'altro. Invece tantissimi altro lo hanno fatto, atteggiandosi pure a guru, e oggi dinnanzi a questa figuraccia epica - questa sì brutta, sporca e cattiva -, forse farebbero meglio a fare autocritica, questa sconosciuta, e a rendersi conto che la realtà non è come la raccontano. E non lo è mai stata.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Donald Trump torna alla Casa Bianca. Cronaca di una vittoria sorprendente" parla del trionfo di Trump che nessun sondaggio aveva previsto.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 novembre 2024:

Donald Trump sarà il 45mo presidente, per la 47ma presidenza. Per la prima volta dopo Grover Cleveland (dunque dal 1897) sarà un presidente che governerà in un secondo mandato non consecutivo. Il Grand Old Party repubblicano ha anche vinto la maggioranza in Senato e sta vincendo (lo spoglio continua) anche alla Camera. Quindi avremo, per i prossimi due anni, una Casa Bianca e un Congresso allineati al partito dell'elefantino. A livello locale, i Repubblicani confermano o conquistano 10 Stati contro 2. Si tratta, come indicano i risultati, di un trionfo elettorale, a tutti i livelli.
Poco dopo le 2 di notte (le 8 del mattino, in Italia), una volta raggiunta la maggioranza degli Elettori, sulla base dell'ultima proiezione, Donald Trump ha tenuto un discorso al Palm Beach Convention Center, Florida, per ringraziare tutti i suoi collaboratori e la moglie. E per anticipare quella che sarà la sua nuova presidenza. «Guardate cosa è successo! È una follia?» ha detto alla folla esultante dei suoi sostenitori. «Questa sarà veramente un'età d'oro per l'America. Questa è una vittoria magnifica che ci aiuterà anche a rendere ancora grande l'America». E sul suo più stretto alleato: «È nata una stella – ha detto a proposito di Elon Musk - Ḕ un uomo magnifico. Abbiamo passato due settimane a Philadelphia e attraverso la Pennsylvania, in campagna elettorale».
La vittoria del candidato repubblicano, su cui nessuno aveva scommesso, ha iniziato a materializzarsi attorno alle 5 del mattino (le 11 di sera, ora di Washington), benché i conteggi dei voti non siano ancora finiti adesso. Si è manifestata come un sentimento comune, una sensazione molto forte, condivisa dalle due campagne contrapposte: da una parte lo Stato Maggiore di Kamala Harris che lentamente si svuota, dall'altra la festa fra i Repubblicani.
E così, il politico dato per "morto" dopo l'assalto al Campidoglio, con due impeachment, quattro processi, una condanna di primo grado e due tentativi di attentato, è riuscito a vincere. E vincere alla grande, conquistando cinque dei sette Stati in bilico (in Nevada e Arizona il conteggio è ancora in corso), confermando una solida maggioranza negli Stati conservatori e contendendo quella negli Stati progressisti. Nel Minnesota, patria del candidato vicepresidente Tim Walz e feudo democratico da sempre, Trump perde di soli tre punti, 47% a 50%. Persino nell'Illinois (Chicago), la patria di Barack Obama, Trump ha ottenuto un dignitoso 45%.
Vengono cestinate le previsioni dei sondaggisti, a partire dal rilevamento, surreale, di Ann Selzer, che dava l'Iowa a Kamala Harris: uno Stato da sempre repubblicano, rurale, conservatore, preso come test per una vittoria plateale prevista della candidata di sinistra. La realtà ha spazzato via quella previsione "fuori dal coro": Donald Trump ha preso il suo prevedibile 56,2% nell'Iowa. I sondaggi davano la Harris in lieve vantaggio ovunque, ma in tutti gli Stati in bilico, a partire dalla North Carolina e dalla Georgia, poi anche in Pennsylvania e nel Wisconsin, Trump ha vinto con margini superiori di 2 punti. Se c'è una regola che viene confermata, ormai, almeno dal 2016, è che i sondaggi "non vedono" (o non vogliono vedere?) la maggioranza silenziosa che vota Repubblicano.
Trump è riuscito a creare una coalizione nuova. Secondo i dati degli exit polls (analisi più dettagliate e precise arriveranno in seguito) aumenta il voto dei giovani per lui  così come quello dei latino-americani, degli afro-americani, mentre reggono i sobborghi abitati dai bianchi, terreno di proselitismo dei Democratici fra quelli che si ritenevano essere i Repubblicani delusi. Votano massicciamente per la prima volta anche gli Amish, gli ultra-puritani che rifiutano la tecnologia: sono anche loro gli artefici della vittoria di Trump nella Pennsylvania, lo Stato più strategico di queste elezioni.
Quando i nostri giornalisti, tagliando corto, sostengono che il tycoon sia sostenuto dalla "spazzatura" (la definizione è di Joe Biden) di estrema destra, non tengono conto di tutti questi nuovi elettori che per la prima volta votano a destra, o per la prima volta votano in assoluto. Trump è riuscito nella non facile impresa di far coesistere i "redneck" delle regioni rurali con un miliardario libertario quale Elon Musk, gli indignati del lockdown e delle politiche pandemiche (che si identificano con la sinistra di Robert Kennedy jr.) con la destra conservatrice e religiosa. A destra, negli Usa, è nata una coalizione inedita, tutta da studiare, che ridisegna la geografia politica, non solo quella americana. [...]

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

Per vedere articoli e video, clicca qui!

Fonte: Sito del Timone, 6 novembre 2024

2 - LA CACCIA ALL'EBREO NELLE VIE DI AMSTERDAM E IL POGROM ISLAMICO
Non un semplice scontro fra tifoserie, ma un attacco pianificato contro i tifosi israeliani ospiti di Amsterdam, che mostra a che punto è l'islamizzazione dell'Europa
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 novembre 2024

Ad Amsterdam, nella notte fra giovedì 7 e venerdì 8, è stata caccia all'ebreo. I 2700 tifosi israeliani giunti nella città olandese per assistere alla partita dell'Europa League fra l'Ajax (la squadra di casa) e il Maccabi di Tel Aviv, sono stati aggrediti da gruppi organizzati di arabi. Una "Gaza nel cuore dell'Europa", per usare un'espressione colorita di Geert Wilders, il leader del Partito della Libertà (vincitore delle ultime elezioni) che rilancia il suo allarme contro l'islamizzazione del suo paese.
La notte della partita era stata preceduta da forti tensioni. Mercoledì, il sindaco di Amsterdam, Femke Halsema, ha vietato una manifestazione pro-palestinese prevista nei pressi dello stadio in cui giocava il Maccabi Tel Aviv e ha informato i membri del consiglio che le autorità erano a conoscenza delle crescenti tensioni per la guerra a Gaza. Prima della partita, i tifosi dell'Ajax hanno appeso opuscoli contro il Maccabi Tel Aviv e hanno esposto bandiere palestinesi nelle aree in cui si trovavano i tifosi israeliani. Due persone erano state arrestate anche prima della partita, a seguito di scontri fra gli ultras del Maccabi e manifestanti filo-palestinesi. Una delle bandiere della Palestina esposte in un primo piano di un edificio era stata strappata da tre tifosi israeliani, un'altra (secondo notiziari locali) è stata anche bruciata. In altre occasioni, gli ultras del Maccabi sono stati ripresi mentre cantavano slogan anti-palestinesi. Nel riferire gli eventi, la Tv pan-araba Al Jazeera parla di aggressione dei tifosi israeliani ai danni dei manifestanti filo-palestinesi. Ma qualcosa non torna, perché alla fine della giornata, i feriti sono solo fra gli israeliani.
Quel che è avvenuto, giovedì notte, è stato ben altro che un "normale" scontro fra tifoserie politicizzate. È stato un attacco pianificato in anticipo. Prima della partita, infatti, il Ministero della Diaspora israeliano ha emesso un avvertimento su possibili attacchi agli israeliani ad Amsterdam, a seguito di un grave allarme ricevuto intorno alle 19. L'avvertimento riguardava una manifestazione pro-palestinese in programma, con minacce specifiche a un soldato della Polizia di Frontiera che assisteva alla partita e possibili scontri nei pressi dell'Hotel Leonardo, dove gli israeliani alloggiavano.

INCORAGGIAMENTO ALLA VIOLENZA
Il ministero ha redatto il documento di avvertimento alla luce di quello che considerava un esplicito «incoraggiamento alla violenza da parte degli organizzatori delle manifestazioni». Un funzionario della sicurezza israeliana, rimasto anonimo, ha riferito ai media israeliani che l'intelligence aveva identificato un appello "spontaneo" per una manifestazione pro-palestinese nei giorni precedenti alla partita.
L'attacco è avvenuto lontano dallo stadio, dopo la partita, con gruppi organizzati, ciascuno forte di decine di uomini, contro tifosi isolati. Una caccia all'uomo vera e propria, che ha tutti i connotati del pogrom. L'organizzazione delle comunità ebraiche olandesi indica "chiare responsabilità" anche dei tassisti della città che si sarebbero concentrati nelle zone degli attacchi per portare in loco, e poi portare via, gli assalitori. Ancora ignoto il mandante, l'organizzatore di questo assalto coordinato. Le indagini puntano il dito su "gang" di immigrati marocchini e turchi, soprattutto. Ma niente a che vedere con il calcio, comunque.
Racconta al Corriere della Sera un tifoso del Maccabi scampato al pestaggio: «I musulmani hanno organizzato gruppi di 30-40 persone che sono andati in giro a cercare gli ebrei per colpirli. Hanno aggredito tutti quelli che hanno incontrato in strada, non importava se uomo o donna. Hanno cercato di entrare nel nostro albergo, in ogni albergo dove soggiornavano degli israeliani, avevano delle informazioni già da prima. Sono venuti con manganelli, cinture, colpendo e gridando "Palestina libera". Un'esperienza terribile. Fortunatamente non siamo feriti ma siamo colpiti nell'anima. Ora siamo già in aeroporto, aspettiamo di arrivare sani e salvi a casa».
Un tifoso, Yaakov Masri, ha raccontato al canale israeliano Channel 13 News di essere stato attaccato da circa 15 giovani arabi, alcuni dei quali armati di coltelli e bastoni, mentre lasciava la partita con suo figlio. «Hanno iniziato a colpirci, mi hanno spaccato la faccia, fatto saltare un dente, tagliato il labbro», ha detto. «Mio figlio ha ricevuto due pugni in faccia». E lamenta l'assenza delle forze dell'ordine: «Abbiamo chiamato la polizia perché ci mandasse una pattuglia, ma ci hanno detto che erano occupati con altri incidenti. Sto soffrendo», ha detto.
Due tifosi della squadra di Tel Aviv, Aviv e Harel, hanno raccontato all'emittente pubblica Kan: «C'era una pattuglia della polizia che se ne stava in disparte, senza fare troppo quando c'era qualche tipo di protesta. Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli. Ognuno di noi era stato nei Paesi Bassi quattro volte; non ci eravamo mai sentiti così».
Amit Amira descrive bene come gli aggressori agissero specificamente contro gli ebrei israeliani: «Tre persone mi hanno avvicinato per strada e mi hanno chiesto da dove venissi. Ho risposto: "Grecia". Uno di loro mi ha afferrato la mano e mi ha detto di mostrare la mia carta d'identità. L'ho spinto via e sono entrato nel casinò. Ero con cinque amici", ha ricordato il tifoso del Maccabi. «Ci siamo fermati all'ingresso del casinò e nessuno ha voluto aiutarci. Ci dicevano: "Perché siete venuti qui?" Alla fine ci ha aiutato un arabo israeliano. Ci ha detto: "Nessuno vi darà fastidio. Siete con me"».
Nir, un tifoso di 39 anni venuto alla partita con il padre di 69 anni, ha raccontato al quotidiano israeliano Haaretz che i due hanno assistito all'investimento di tre tifosi. «Dopo che l'auto li ha investiti, i tifosi si sono rialzati e prima che capissimo cosa stava succedendo, circa sei o sette persone con grandi cappotti neri, probabilmente musulmani, sono corsi verso di noi. Ho detto subito a mio padre di tornare indietro di corsa e siamo entrati nell'hotel».

LA NOTTE DI AGGRESSIONI
La notte di aggressioni si è conclusa con un bilancio di 10 feriti. Di almeno tre israeliani non si hanno ancora notizie, ma l'ipotesi della cattura di ostaggi è stata fermamente smentita dalle autorità olandesi. La polizia ha arrestato 57 persone ritenute responsabili delle violenze.
Unanime la riprovazione dei politici olandesi e dei governi occidentali. Gideon Saar, ministro degli Esteri israeliano è volato ad Amsterdam per un incontro d'emergenza con il governo olandese. Il presidente Isaac Herzog ha chiamato il re olandese Guglielmo Alessandro. Il sovrano si è scusato, affermando che l'Olanda non è riuscita a proteggere la sua comunità ebraica durante l'occupazione nazista e ora ha fallito ancora.
Il paragone con il periodo nazista non è mancato, anche per motivi di data: il 9 novembre (oggi, per chi legge) è l'anniversario della Notte dei Cristalli, il primo grande pogrom organizzato nella Germania nazista del 1938. L'analogia con il nazismo è frequente per chi ha ancora la memoria della guerra in Europa, ma non permette di comprendere la natura del nuovo problema. Questo nuovo antisemitismo è quasi esclusivamente islamico e viene sostenuto, in Europa, soprattutto da gruppi di estrema sinistra. Si tratta di un antisemitismo che nel mondo arabo-islamico c'è sempre stato (innumerevoli sono i pogrom prima e dopo la caduta dell'Impero Ottomano) e nelle comunità islamiche europee si accende ogni volta che nel Medio Oriente scoppia il conflitto, anche se resta latente sempre. Non è un'esagerazione quella di Geert Wilders, quando parla di Amsterdam, come di una "Gaza nel cuore dell'Europa".
Un segnale di allarme, in Olanda, c'era già stato in agosto in seguito alle notizie di agenti di polizia olandesi che si rifiutano di proteggere eventi della comunità ebraica per motivi ideologici. La questione era stata scoperta alla fine di luglio dall'organo di informazione ebraico-olandese Niw. Michel Thiebaum, presidente di un'organizzazione di poliziotti ebrei olandesi, aveva dichiarato: «Alcuni colleghi non vogliono proteggere luoghi o eventi ebraici. Citano "dilemmi morali" e vedo una tendenza a cedere [a questo], che sarebbe l'inizio della fine. Sono davvero preoccupato». Anche in questa occasione, forse per gli stessi "dilemmi morali", nonostante gli avvertimenti anche da Israele la polizia non è riuscita a prevenire la caccia all'ebreo. E durante le aggressioni, non ha dimostrato particolare efficienza, né zelo, nel proteggere le vite dei tifosi ospiti.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 novembre 2024

3 - LE DIECI ''C'' FONDAMENTALI PER LA CONFESSIONE
La confessione è essenziale per la vita di un cattolico, ma è fondamentale la giusta disposizione con cui ci si accosta ad essa
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 7 novembre 2024

La comunione e la confessione [...] sono due sacramenti essenziali per la vita di un cattolico. Tuttavia fondamentale è la giusta disposizione con cui ci si accosta ad entrambi. Ed ecco 10 dritte importanti, fornite su Catholic Exchange da padre Ed Broom, grande esperto di spiritualità.

1) CHIAREZZA
Un segno evidente dell'azione dello Spirito Santo sono la chiarezza e la trasparenza. Al contrario, l'azione del Maligno è caratterizzata dalla confusione, dall'ambiguità e dall'incertezza: "Il vostro parlare sia sì sì e no no".

2) CONCISIONE (SINTETICITÀ)
Le confessioni non devono essere lunghe perché non vanno confuse con la direzione spirituale. L'essenza del sacramento consiste semplicemente nel dichiarare i nostri peccati. Non nel girarci intorno: bisogna essere diretti e sintetici.

3) CONCRETEZZA
Un'altra qualità essenziale per una buona confessione sacramentale è la concretezza. Non basta dirsi peccatori ma è necessario confessare pensieri, parole e azioni peccaminose, insieme alle circostanze e all'intento con cui si è agito.

4) COMPLETEZZA
La Chiesa stabilisce nel Diritto Canonico e nel Catechismo che di tutti i peccati mortali bisogna indicare la frequenza con cui li si è commessi. Ad esempio, se si perde deliberatamente la Santa Messa della domenica, allora il numero di volte in cui si è mancato di soddisfare al precetto dovrebbe essere specificato.

5) CONTRIZIONE
Perché una confessione sacramentale sia legittima ed efficace, ci deve essere una vera contrizione del cuore. In altre parole, dobbiamo essere pentiti e disposti a rinunciare ed evitare il peccato in futuro. È necessario, per questo, chiedere la grazia della vera contrizione del cuore per fare confessioni valide.

6) CONDANNA
Dobbiamo essere saldamente fondati nella convinzione che il Signore ci ama veramente e che vuole ciò che è meglio per noi. La sua misericordia e il suo amore sono veramente più potenti del nostro peccato, e qualsiasi pensiero contrario può essere condannato.

7) CORREZIONE
La correzione è consequenziale alla contrizione. Dobbiamo essere disposti, con la Grazia di Dio, a correggere le nostre cattive azioni, a compiere i passi necessari per correggerci ed evitare qualsiasi persona, luogo o circostanza possa facilmente rinchiuderci nella trappola del peccato.

8) COMPENSAZIONE
C'è una parte della confessione molto importante che è la penitenza che il sacerdote assegna e che va rispettata. Se abbiamo danneggiato la proprietà di qualcuno o il suo buon nome, allora deve essere perseguita una qualche forma di risarcimento. Ciò rientra nella virtù cardinale della giustizia, ovvero del dare a ciascuno ciò che gli è dovuto. Anche se è impossibile "ripagare Dio" per le offese commesse contro di Lui, possiamo, tuttavia, attraverso la nostra penitenza, mostrare di voler fare un atto di buona volontà.

9) CONVERSIONE
Uno dei frutti più efficaci della Confessione è la conversione, l'allontanamento dal peccato e la conversione al Signore. Sono tutte cose che dipendono sì dalla grazia di Dio, ma anche dalla nostra disponibilità a corrispondere a questa grazia. La confessione è veramente un incontro con Gesù, perché Lui, il Medico Divino, è l'unico che può veramente guarire le nostre anime. Il Vangelo è pieno di episodi in cui vediamo Gesù che guarisce e risana anche i grandi peccatori. Santa Maria Maddalena aveva sette demoni: Gesù non solo l'ha guarita, ma l'ha trasformata in una grande santa.

10) CONFIDENZA (FIDUCIA)
Uno degli insegnamenti più importanti del Diario di suor Faustina. Parole di Gesù misericordioso è che Gesù insiste sul fatto che tutti, specialmente i peccatori più incalliti, debbano avere una fiducia illimitata nella Sua infinita e inesauribile Misericordia e che persino il più grande peccatore possa diventare il più grande santo, a una condizione: fiducia nella Misericordia del Sacro Cuore di Gesù.
Nel dipinto dell'Immagine della Divina Misericordia, Gesù ha insistito affinché le parole "Gesù, confido in Te" fossero scritte sul dipinto stesso. Per questo è necessario avvicinarsi al Sacramento della Confessione, con fiducia infinita e illimitata. «L'abbondanza della grazia che riceveremo» - sottolinea padre Broom - «sarà proporzionale alla nostra fiducia nella misericordia del Sacro Cuore di Gesù».

Fonte: Sito del Timone, 7 novembre 2024

4 - PARTHENOPE, IL FILM DI SORRENTINO CHE OFFENDE NAPOLI E LA CHIESA
Una rappresentazione blasfema del culto di San Gennaro e l'esaltazione dei rapporti omosessuali e incestuosi della protagonista
Autore: Rosa Benigno - Fonte: Corrispondenza Romana, 6 novembre 2024

È un grave e dolorosissimo oltraggio quello che Paolo Sorrentino ha inferto ai credenti con il suo film Parthenope. E lo porrà nella storia per avere attaccato alla "sua Napoli" una ulteriore etichetta negativa, del tutto gratuita e ingiusta su quanto di più caro hanno i partenopei: il rispetto e la devozione per san Gennaro, patrono della città.
Sono i numeri del botteghino a condizionare le recensioni dei film. E Parthenope non fa eccezione. È un meccanismo che alimenta sé stesso, portando a milioni di euro l'incasso di questa pellicola. Eppure, per i suoi contenuti osceni, ci sono spettatori che abbandonano il cinema tra il primo e il secondo tempo, ma questo non viene raccontato per non innescare un'inversione di tendenza.
Il trailer dell'autore di La Grande Bellezza dedicato a Roma, ma definito dai romani «decadente e torbido», rinvia a panorami e colori di Napoli che aprono il cuore grazie ad accesi toni d'azzurro tra cielo e mare, ma rimanda anche al buio dell'anima dello stesso regista che non ha modificato affatto il suo stile «decadente e torbido», appunto.
L'orrido prodotto che ha confezionato per attrarre pubblico, e che arriverà anche all'estero, è una Napoli – simbolicamente interpretata dalla protagonista Parthenope (Celeste Dalla Porta) – immersa nella lussuria, nell'edonismo e nella corruzione che raggiungono il culmine nella rappresentazione blasfema del "miracolo di San Gennaro", della fede dei partenopei nel Santo protettore, e del pastore che li guida: il cardinale Tesorone (Peppe Lanzetta). Nel film, l'anziano presule che attraversa le navate vestito solo di un ridotto slip di colore porpora, è una figura lasciva e profanatrice dell'altare, della reliquia del sangue di san Gennaro e dei gioielli del Tesoro. Negli ambienti, che richiamano alla memoria il Duomo di Napoli, si consuma una scena di erotismo disgustosa, con la giovane Parthenope addobbata degli oggetti sacri del Tesoro di san Gennaro. Nel film, il cardinale Tesorone viene definito "Satana".

IL "GENIO" SORRENTINO
Il clima conformista di acquiescenza al film è stato rotto dalla critica senza nessuna reverenza nei confronti del "genio Sorrentino", dal sacerdote Franco Rapullino, parroco di San Giuseppe a Chiaia che, sul quotidiano ROMA, ha definito il film «una raffigurazione offensiva del miracolo», scagliandosi contro il regista: «Non ha diritto di essere così blasfemo… un cardinale profanatore che ha reso disgustoso quanto è di più caro ai napoletani, rendendoli grotteschi nella fede che invece è autentica».
Questa ferma voce di ribellione al pensiero unico dominante ha avuto il merito di spingere - anche se ancora cautamente per il condizionamento laicista - altri media a denunciare il contenuto oltraggioso del film, che era stato nascosto dai critici nell'anteprima al Festival di Cannes. Si dirà: perché l'arte non va censurata. E, invece, una operazione-verità è doverosa. Se non altro nel rispetto di chi ha una sensibilità religiosa.
Nel simbolismo che si pretende attribuire al film, la ragazza Parthenope rappresenterebbe Napoli e, nelle sue esperienze vivrebbe le emozioni che Sorrentino conserva e comunica attraverso la macchina da presa.
Due le operazioni che Sorrentino fa in Parthenope: una estetizzante, con inquadrature estive del Golfo di Napoli, scogliere luminose, ville sul mare e interni barocchi. Cattura con l'obiettivo angoli di per sé incantevoli nei quali gli va riconosciuta la maestria dei professionisti della pubblicità, abili in giochi di luci, slow-motion, scene grandangolari, ombre, con le quali guadagna il consenso del pubblico, in un itinerario ipnotico. Reso docile l'osservatore con l'incantesimo delle immagini-spot, Sorrentino gli somministra allusioni e a volte scene esplicite di incesto (il fratello di Parthenope che desidera da sempre la sorella, fino al suicidio), poliamore, desideri e fantasie omosessuali, rapporti saffici, aborto, e l'amplesso pubblico di due ragazzi dai volti innocenti e spaventati, obbligati a unirsi carnalmente su un tavolo da biliardo, sotto lo sguardo di due improbabili famiglie camorristiche e di un prete, che assistono al "rito" come suggello della pax criminale.

LE "SCUSE" DI SORRENTINO
Infine, l'incontro tra Parthenope e il Cardinale Tesorone. Lei è una antropologa e ricercatrice che intende studiare il miracolo di san Gennaro. L'orrendo e lascivo cardinale appare al centro di una navata, semisvestito, intento a tingersi i capelli, per prepararsi alla celebrazione religiosa della liquefazione del sangue del Santo. Le donne del popolo pregano e sudano, si sventagliano e soffrono in una Cattedrale sovraffollata e soffocante. Il miracolo non avviene, ma una donna in menopausa comincia a sanguinare, urlando che il miracolo è avvenuto e lei stessa lo rappresenta. Il Cardinale Tesorone si arrabbia perché quella scena aveva distolto i fedeli dall'adorazione rivolta alla sua persona. Quindi, Parthenope chiede di vedere il Tesoro di san Gennaro e lui acconsente, ma prima le chiede di accompagnarlo a una festa mondana, dove lui fuma e gode della riverenza dei presenti. Infine c'è la scena di Parthenope addobbata dei gioielli del Tesoro di San Gennaro: sul capo la mitra, il manto che fa scivolare dalle spalle mostrando la croce di smeraldi e zaffiri, la collana che le copre in parte i seni, orecchini voluminosi e il resto di voluminosi gioielli a coprire al minimo il corpo nudo. Un letto fuoriesce dall'altare e qui la ragazza si concede all'uomo. La telecamera si allontana lasciando sullo sfondo i due protagonisti mentre riprende in primo piano l'ampolla con il sangue di San Gennaro che "osserva" la scena e "reagisce" cominciando a liquefarsi. Ognuno è libero di interpretare questi fotogrammi.
In un incontro con il pubblico, consapevole di avere offeso la sensibilità del mondo cattolico, Sorrentino ha tentato di difendersi, affermando di non avere messo alcuna etichetta al miracolo di san Gennaro perché la Chiesa «è troppo intelligente per criticare la sua opera» e ha chiesto di guardare e giudicare il suo film «senza pregiudizi». Ma forse voleva dire in modo acritico. Ha parlato del "miracolo di San Gennaro" come di «un rito»– né più né meno di quello che lui inscena tra le famiglie camorristiche del film – perciò privo di qualsiasi valore spirituale e sacro. Ha descritto la protagonista come una semplice ragazza che attraversa varie esperienze di vita. Il fatto è che Parthenope lo fa talvolta con punte di commozione, ma il più delle volte con un sorriso beota che è forse quello che Sorrentino vorrebbe vedere impresso sui volti di chi ha pagato il biglietto per assistere al suo film.

LE REAZIONI
Dopo la scena di sesso con il cardinale, Parthenope si presenta al suo professore universitario, Marotta (Silvio Orlando), una figura paterna che nasconde nel proprio intimo un grande dolore per un figlio disabile che tiene nascosto, e che decide di mostrare solo alla ragazza. Appare quindi un gigante seminudo, a metà tra un neonato e un adulto, obeso e dall'umorismo infantile, fatto «di acqua e sale, come il mare», dice Marotta. Si potrebbe pensare che Napoli - nell'immaginario di Sorrentino - è più aderente a questa irrealistica creatura-mostro che la giovane e spregiudicata ragazza narrata.
Nell'incontro con il pubblico, il regista non ha voluto spiegare nulla del simbolismo inserito nel film. Come ha scritto il critico Peter Bradshaw, che ha stroncato "Parthenope" su "The Guardian", si assiste a «due ore di pubblicità di un'acqua di colonia incredibilmente costosa».
Silenzio totale da parte dell'Arcivescovo di Napoli, Monsignor Domenico Battaglia, (appena nominato Cardinale) sulla inaccettabile blasfemia nei confronti del culto a san Gennaro e del miracolo della liquefazione del sangue.
«Disgusto e schifo», invece ha espresso don Franco Rapullino, Parroco di San Giuseppe a Chiaia a Napoli in una intervista al ROMA: «Sorrentino non ha diritto a essere così blasfemo - ha affermato il parroco - la satira è una cosa, ma a San Gennaro tutti tengono e in quelle scene in cui inserisce un Cardinale profanatore ha reso disgustoso quanto è di più caro ai napoletani. Rendendoli grotteschi nella fede che invece è autentica. Napoli è migliore di quella che lui ha messo in quel film. Niente di quel film si può apprezzare: sembra che tutto a Napoli ruoti incontro al potere, all'ambizione, al sesso e al denaro. Mi ha fatto proprio schifo. E quanto alla presenza e alla funzione della Chiesa, va detto che quella che andrà in giro per il mondo con le immagini del film Parthenope è solo una grande e deleteria menzogna. Perché questo regista non ne sa niente della vera religiosità». [...]

Fonte: Corrispondenza Romana, 6 novembre 2024

5 - IL VANGELO NON AMMETTE NEUTRALITA' O COMPROMESSI
Dialogare? Costruire ponti? Non è possibile perché, come dice Gesù, o si è a favore oppure si è contro di Lui
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 luglio 2020

Per diversi anni ho riflettuto su un atteggiamento ecclesiastico che possiamo definire con due slogan: «Cercare ciò che unisce e non ciò che divide» e «costruire ponti e non muri». Traduco: si può dialogare con la modernità; il Mondo non è pregiudizialmente ostile ai cattolici; gran parte della cultura contemporanea è neutrale, rispetto al Vangelo. C'è quindi la possibilità, se non di evangelizzare il secolo, per lo meno di dialogarci.
Con il passare del tempo mi sono convinto che questo atteggiamento sia eccessivamente ottimista e, forse, un po' ingenuo. E mi sono accorto che la soluzione del problema era già data in una lapidaria affermazione evangelica: «Chi non è con me è contro di me» (Mt 12, 30; Lc 11, 23).
Parlando con alcuni amici, scettici riguardo alla mia risoluzione, mi è stato fatto notare che nel Vangelo di Marco la frase era diversa: «Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9, 40). C'è, dunque, chi non è contro di noi, la neutralità nei confronti del Vangelo è possibile. Non solo: San Paolo afferma che possiamo trovare qualcosa di buono dappertutto: «Vagliate tutto e tenete ciò che è buono» (1Ts 5, 21). Purtroppo queste citazioni non permettono di sostenere la costruzione di ponti. Partiamo dalla prima. Essa è semplicemente una riproposizione della frase di Matteo e di Luca: non ammette una neutralità. Anche per Marco è necessario schierarsi: con Cristo o contro di Lui. Chi non è con Cristo non è neutro: è contro di lui; chi non è contro Cristo non è neutro, è con lui. Cristo divide, chiede di prendere posizione, non ammette neutralità.
La stessa cosa vale per san Paolo, il quale invita a vagliare tutto e a tenere ciò che è buono, integralmente buono; non ciò che ha una parte buona. Ricordiamo, infatti, che l'errore ha sempre una parte di verità; e che l'eresia non consiste nel rigetto totale della Verità, ma solo di una sua parte.
Ammettere una possibile neutralità nei confronti del Vangelo, inoltre, significa sminuirne l'importanza. L'incarnazione di Cristo ha diviso la storia in prima (a. C.) e un dopo (d. C.); allo stesso modo, ha diviso in due l'umanità e la cultura. È stato un avvenimento così importante che necessariamente richiede che si prenda posizione nei suoi confronti.
Sono confortato, nella mia posizione, da due importanti santi della Chiesa che hanno messo in evidenza il significato meta-storico dell'affermazione evangelica. In quella breve frase, infatti, è condensato un intero trattato di teologia della storia e la chiave di lettura per capire il rapporto tra Vangelo e modernità. Partiamo da san Giovanni Bosco, che ha scritto: «L'unica vera lotta nella storia è quella pro o contro la Chiesa di Cristo». È questa lotta che permette di capire tutta la storia dell'umanità, perlomeno degli ultimi cinquecento anni; ed è la storia del conflitto tra la Chiesa di Cristo e il Mondo.
Anche Giovanni Paolo II, nell'Evangelium Vitae, ha dato una lettura meta-storica del conflitto tra la luce di Cristo e le tenebre. Nei brani che seguono, il papa polacco sottolinea le implicazioni per la difesa della vita di questo scontro; ma non manca uno sguardo più profondo: «Questo orizzonte di luci ed ombre deve renderci tutti pienamente consapevoli che ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il male e il bene, la morte e la vita, la "cultura della morte" e la "cultura della vita". Ci troviamo non solo "di fronte", ma necessariamente "in mezzo" a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi, con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita (§ 28). [...] Nelle prime ore del pomeriggio del venerdì santo, "il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra... Il velo del tempio si squarciò nel mezzo" (Lc 23, 44.45). È il simbolo di un grande sconvolgimento cosmico e di una immane lotta tra le forze del bene e le forze del male, tra la vita e la morte. Noi pure, oggi, ci troviamo nel mezzo di una lotta drammatica tra la "cultura della morte" e la "cultura della vita". Ma da questa oscurità lo splendore della Croce non viene sommerso; essa, anzi, si staglia ancora più nitida e luminosa e si rivela come il centro, il senso e il fine di tutta la storia e di ogni vita umana (§ 50). [...] Maria aiuta così la Chiesa a prendere coscienza che la vita è sempre al centro di una grande lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre (§ 104)». Giovanni Paolo II scrive di una immane lotta tra le forze del bene e le forze del male, tra la luce e le tenebre; e della «l'ineludibile responsabilità» di schierarsi dalla parte del bene e della luce. Chi non prende posizione, semplicemente, permette che il male accada e si diffonda; quindi, nuovamente, chi non è per Cristo è inevitabilmente contro di Lui.
C'è poco da illudersi, siamo in guerra. È una guerra totale, senza quartiere, nella quale non ci sono neutrali o indifferenti. Abbandoniamo le ingenuità e le favole disneyane, accettiamo la realtà.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 luglio 2020

6 - PROCLAMATA SANTA ELENA GUERRA, APOSTOLA DELLO SPIRITO SANTO
Nata a Lucca nel 1835 da nobile famiglia cattolica Promosse la devozione allo Spirito Santo e seppe accettare grandi umiliazioni per il bene della Chiesa
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 30 ottobre 2024

«Elena fu contemplativa nell'azione: di fronte all'invito di Cristo seppe evitare due atteggiamenti estremi, quello dell'estraniamento, del disinteresse per le realtà temporali e quello dell'impegno totale, la riduzione della testimonianza a puro fatto civile e sociale. Elena ne sceglie un terzo: si colloca nel punto di intersezione tra regno di Dio e realtà terrene», questa la sintesi della vita di santa Elena Guerra secondo il postulatore della causa di canonizzazione, Paolo Vilotta ("L'Osservatore Romano", 19 ottobre 2024, pp.14-15). Elena Guerra, apostola dello Spirito Santo, è stata proclamata santa da papa Francesco la scorsa domenica 20 ottobre.
Nata a Lucca il 23 giugno 1835 da nobile famiglia cattolica, dopo la Comunione ebbe il permesso di poterla ricevere ogni giorno, un uso che all'epoca, prima di san Pio X, non era ancora acconsentito. La sua tensione verso lo Spirito Santo iniziò ben presto, dopo la Cresima, che ricevette a otto anni: «Da allora», lei stessa lascia scritto, «quando mi trovavo in chiesa per la novena di Pentecoste, mi sembrava di essere in paradiso». Attraverso l'istruzione del fratello, che si preparava per diventare sacerdote, ella, di nascosto dalla madre che le permise solo di imparare musica, pittura e ricamo, imparò le lezioni a domicilio date al fratello dai professori e, studiando pure la notte, oltre al resto apprese anche il latino.
Nel 1956 costituì il «Giardinetto di Maria» e poi le «Amicizie spirituali», due realtà laicali femminili, dove le giovani erano chiamate ad impegnarsi a vivere integralmente la vita cristiana. Dopo aver superato un periodo di grave malattia, fece domanda per essere ammessa fra le Dame di Carità, la cui mansione era quella di visitare a domicilio poveri e malati. Quando Lucca venne colpita dal colera, Elena ebbe il permesso dai suoi familiari di assistere i colerosi, curandoli e confortandoli con la fede.

LO SPIRITO SANTO, IL CENACOLO, LA PENTECOSTE
Punto fermo della sua spiritualità furono sempre lo Spirito Santo, il Cenacolo, la Pentecoste. Era particolarmente addolorata nel constatare che la maggior parte dei cattolici, come ancora accade oggi più di ieri, trascurava la devozione al Paraclito e per questo, nel 1865, scrisse un opuscolo dal titolo «Pia Unione di preghiere allo Spirito Santo» per ottenere la conversione degli increduli, diffondendo la pratica delle sette settimane in preparazione della Pentecoste e facendo stampare, nel 1889, la novena «Nuovo Cenacolo», al fine di suscitare «un generale ritorno dei fedeli allo Spirito Santo».
Elena Guerra agì molto attraverso la stampa, pubblicando numerosi scritti su problemi riguardanti fidanzate, spose, domestiche, con un'attenzione speciale per l'educazione e la scuola, il tutto indirizzato a una cultura cristiana per il Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Poliedrica e attiva, educò personalmente centinaia di ragazze, fra le quali la grande mistica santa Gemma Galgani (1878-1903).
Letta la biografia di sant'Angela Merici (1474-1540), decise di dedicarsi all'educazione della gioventù, insegnando ad alcune ragazze povere in casa di una Dama di Carità. Poi, con l'aiuto del parroco della cattedrale di Lucca, nel dicembre 1872, aprì una scuola privata vera e propria per le figlie della borghesia e della nobiltà lucchese. L'opera, dopo alcune difficoltà, si consolidò e con il gruppo delle compagne che si erano unite a lei, fondò l'Istituto di Santa Zita, composto da donne che inizialmente non facevano vita comunitaria, ma si dedicavano all'istruzione e formazione cristiana delle giovani. Tuttavia, ebbe molte difficoltà da superare e incomprensioni da parte di molti, compresa la sua famiglia, il clero della diocesi e lo stesso Arcivescovo Arrigoni. Determinata nel proseguire la sua chiamata, nel 1882, lasciò la casa paterna, e si insediò in un palazzo acquistato con i fondi della divisione del patrimonio familiare: nacque così la comunità delle Oblate dello Spirito Santo.

IL CENACOLO PERMANENTE
Tale fu il suo impegno di apostolato per propagare la devozione allo Spirito Santo che il suo appello giunse fino al Sommo Pontefice attraverso il vescovo ausiliare di Lucca. Esortò Leone XIII (1810-1903) a indurre vescovi, parroci e fedeli a recitare una novena per la festa di Pentecoste, novena possibilmente predicata. Il Papa comprese l'importanza fra i cattolici di meditare e pregare lo Spirito Santo, foriero di sapienza e illuminazione divina e, con un Breve del 5 maggio 1895, incitò tutti i vescovi a questo scopo con una intenzione precisa: il ritorno dei dissidenti all'unico vero Ovile, Santa Romana Chiesa.
L'operato di suor Elena Guerra venne dunque ascoltato e accolto da Leone XIII, nuovamente sollecitato dalla santa quando ella istituì l'associazione del «Cenacolo Permanente», tanto che promulgò l'enciclica Divinum illud Munus il 9 maggio 1897 sulla presenza e le virtù dello Spirito Santo, nella quale dichiarò che se «Cristo è il Capo della Chiesa, lo Spirito Santo ne è l'anima». Tutti i fedeli erano chiamati esplicitamente alla devozione della Terza Persona della Santissima Trinità, la cui divinità è professata nel Simbolo niceno-costantinopolitano: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio, e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti».
Madre Elena fu ricevuta in udienza privata dal Papa cinque mesi dopo l'uscita dell'enciclica. Ma notando che il clero sembrava non sufficientemente interessato ad attuare quanto Leone XIII aveva raccomandato, l'oblata dello Spirito Santo non solo moltiplicò gli opuscoli per richiamare i parroci e i fedeli a questo prezioso culto, ma finanziò anche delle missioni al popolo per propagarlo in Italia. Anche questa iniziativa fu sostenuta dal Pontefice, il quale raccomandò con forza ai parroci di celebrare la novena di Pentecoste «tutti gli anni per il ritorno all'unità di tutti i credenti».
Giunsero i tempi della prova e del sacrificio. Fra il 1905 e il 1906 alcune sue consorelle la accusarono di mala gestione, imputandole la dilapidazione del patrimonio dell'Istituto a causa delle sue pubblicazioni; pertanto fu obbligata dalle autorità ecclesiastiche a dimettersi da superiora e le fu impedito di pubblicare altri suoi testi. Da quelle cupe e drammatiche ore infamanti emerse una sua straordinaria e applicata considerazione: «È bello operare il bene, ma rimanere fermi per volere altrui, lasciarsi legare le mani senza ribellarsi, congiungendole in un supremo atto di adorazione e di perfetta adesione al volere di Dio, è opera ancor più sublime, è un trasformare la più umiliante situazione nell'azione più perfetta che possa fare la creatura»
Subì ogni cosa senza lamento, offrendo tutto, vita compresa, per il bene della Chiesa. Fra sofferenze e malattie concluse i suoi giorni l'11 aprile 1914. Era Sabato Santo e, poco prima di morire, scese dal letto, baciò per terra e ad alta voce esclamò: «Credo!».

Fonte: Corrispondenza Romana, 30 ottobre 2024

7 - OMELIA XXXIII DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 13,24-32)
Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

GESÙ CRISTO È IL TRAGUARDO FINALE DELLA STORIA INDIVIDUALE E UNIVERSALE
“E di nuovo verrà nella gloria”: sono parole che ripetiamo nel Credo, a proposito del Signore Gesù. Forse le ripetiamo un po’ distrattamente; eppure esprimo no un punto fondamentale della nostra fede. L’odierna pagina del Vangelo ci viene offerta proprio perché possiamo raggiungere una maggiore consapevolezza di questa verità e della sua rilevanza per la vita cristiana.
Da chi la Chiesa ha saputo la notizia che il nostro Salvatore verrà ancora visibilmente sulla terra, e che con questa definitiva venuta concluderà quella vicenda di affanni e di speranza, di colpe e di dolore, di santità e di scelleratezze, che è la storia umana?
L’ha saputo da Cristo stesso che ha detto (e noi l’abbiamo ascoltato): Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
Il cristiano dunque sa che la storia non è, come può sembrare, uno svolgersi irragionevole di accadimenti senza senso e senza esito; e non è neppure, come talvolta hanno cercato di farci credere, l’adempimento di previsioni formulate dall’una o dall’altra teoria sociale; previsioni che sono tutte prima o poi destinate a essere smentite. Il cristiano sa che la storia ha una mèta, e questa mèta è il Signore Gesù. Cristo, che è il centro del tempo (tanto che dalla sua comparsa in mezzo a noi contiamo i nostri anni), sarà anche il suo finale traguardo.
Per farci capire che la venuta del Signore concluderà la vicenda del mondo, il Vangelo si rifà alla prima pagina della Bibbia, là dove è descritta la creazione. Il sole, la luna, le stelle – che col loro splendore hanno contrassegnato gli inizi – con il loro oscurarsi segnaleranno la conclusione.
E quanto è vero per la storia generale dell’umanità è vero anche per la storia personale di ognuno di noi: dopo i giorni dell’esistenza terrena, ci troveremo al cospetto del “Figlio dell’uomo”, cioè di Cristo, che verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, cioè per giudicare tutti coloro che sono stati, che sono e che saranno; un giudizio al quale, dunque, nessuno può sfuggire con la furbizia o la potenza dei mezzi economici e delle raccomandazioni, come troppo spesso capita nei giudizi umani.

NON SPETTA A NOI CONOSCERE QUANDO AVVERRÀ LA FINE DEL MONDO
Oggi Gesù ci parla della fine del mondo e della distruzione imminente di Gerusalemme. A spiegare qualche espressione un po’ oscura di questa pagina è utile ricordare che per i discepoli di Gesù, che hanno raccolto e riferito le sue parole (come del resto per tutti gli ebrei del suo tempo), Gerusalemme si identificava simbolicamente col mondo intero: la sua distruzione significava ai loro occhi la distruzione di tutto. Sicché nel discorso del Signore c’è come una sovrapposizione: i due preannunci appaiono mescolati.
A) A Gerusalemme, per esempio, bisogna intendere riferita la profezia: Non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avverate. Difatti le legioni romane distruggeranno la Città Santa appena quarant’anni dopo questo discorso.
B) È rapportabile invece alla fine del mondo l’esplicita affermazione di Gesù che nessuno ne conosce la data. Anzi, per farci capire che questo è un assoluto segreto di Dio, egli dice addirittura che né dagli angeli né da lui stesso potremmo mai venirlo a sapere:
Quanto al giorno e all’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre. Dove si vede quanto siano inattendibili coloro che ogni tanto si azzardano a fare delle predizioni a questo riguardo; come è, ad esempio, il caso dei Testimoni di Geova: più di una volta in questo secolo essi si sono coperti di ridicolo annunziando una catastrofe cosmica che poi naturalmente non si è verificata.

LA VITA COME VIGILE ATTESA IN VISTA DELL’INCONTRO CON CRISTO
È importante che noi, invece di perderci dietro alle morbose favole degli eretici, richiamiamo brevemente e ordinatamente, i punti essenziali dell’autentica Rivelazione di Dio.
1. Tanto la storia del mondo quanto la nostra storia individuale un giorno finirà. È dunque necessario che noi organizziamo la nostra vita non come se non dovessimo mai lasciarla, ma in ordine a una preparazione; in vista cioè di entrare nel Regno dei cieli, arricchiti del bene compiuto.
2. Proprio perché non conosciamo il momento né della fine del mondo né della nostra morte, dobbiamo conservarci nell’atteggiamento spirituale dell’attesa. L’invito alla vigilanza risonerà con insistenza speciale nelle prossime domeniche di Avvento.
3. L’umanità nel suo insieme e ognuno di noi individualmente stiamo andando verso un incontro con Cristo. Mette conto quindi di tenerci fin d’ora in una intensa amicizia con lui; con lui che si è offerto in sacrificio per noi, riscattandoci dai nostri peccati e diventando la sorgente della nostra santificazione; con lui che sta alla destra del Padre, dove intercede per noi e donde ci invia ogni giorno la forza della sua grazia; con lui che è il Padrone al quale dovremo rendere conto di tutti i nostri atti; con lui che è Signore buono e pietoso, cui non dobbiamo cessare mai di guardare con assoluta fiducia.

LA PAROLA CHE NON PASSA
Abbiamo sentito Gesù proclamare solennemente: Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
A questo mondo tutto, anche ciò che più sembra stabile e vigoroso, presto o tardi arriva alla fine e scompare.
In questi decenni abbiamo visto – nel breve spazio della vita di un uomo – tramontare o trasformarsi radicalmente istituzioni, situazioni, convenzioni sociali, che parevano eterne. Abbiamo conosciuto personaggi che sono stati esaltati come fossero dèi e si sono presentati come artefici di giustizia e benefattori dell’umanità, e che nel giro di pochi anni sono stati gettati nel disprezzo. Abbiamo fatto esperienza di ideologie e sistemi sociali che volevano presentarsi come la soluzione di tutti i problemi e il rimedio di tutti i mali, ma che poi hanno rivelato la loro natura menzognera e sono irrimediabilmente decaduti, o stanno irrimediabilmente decadendo.
Resta unico colui che solo è il Signore. Mentre tutte le infatuazioni passano, il Crocifisso, che è risorto, rimane in onore nelle nostre chiese e nei nostri cuori. Soltanto la sua parola continua a risonare identica a sé e sempre vera. Soltanto le sue promesse fondano in ogni epoca le sole speranze che non deludono.
Chiediamo a Dio nostro Padre la grazia di saper corrispondere alla solidità invincibile del Regno di Cristo e del suo Vangelo con la fermezza della nostra fede e con la costanza della nostra fedeltà.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
Per acquistare il libro "Stilli come rugiada il mio dire" che raccoglie le omelie per le Domeniche del Tempo Ordinario Anno B (€ 12), clicca qui!
Per acquistare i tre volumi (Anni A, B, C) a prezzo scontato (€ 29) con anche in omaggio due piccoli libri sempre del card. Biffi (La fortuna di appartenergli e L'ABC della fede), clicca qui!
Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.