BastaBugie n�903 del 11 dicembre 2024

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1 LA CADUTA DI ASSAD IN SIRIA NON E' UNA BUONA NOTIZIA
È ridicolo chi gioisce per l'ascesa del leader jihadista che non è altro che un terrorista islamico, autore di massacri e con una taglia di 10 milioni sulla testa
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
2 COSA HO IMPARATO DIVENTANDO CASALINGA
Alcuni dicono che è un sacrificio abbandonare la carriera ed essere una mamma a tempo pieno... ma quale sacrificio? Piuttosto quale prezzo dovrebbe pagare il mondo per riavermi?
Autore: Samantha Stephenson - Fonte: The Catholic Woman
3 TUTTO IL MONDO A NOTRE DAME, MALGRADO IL NUOVO LOOK
Migliaia di persone e 40 capi di Stato a Parigi per la riapertura, ma certo non per vederne gli arredi in stile contemporaneo, ad es., l'altare è un'enorme ciotola che soffoca il mistero cristiano e il gotico francese
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA SUORA IN PURGATORIO CHE HA LASCIATO LA SUA IMPRONTA
A un passo dal matrimonio un male inguaribile la ridusse in fin di vita, così fece voto alla Vergine che se fosse guarita si sarebbe consacrata nel convento francescano di Foligno, ma il bello viene dopo la sua morte...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
5 BIDEN: DALLA GIORNATA TRANS AL PREMIO ALL'ABORTISTA
Trump sceglie prolife nel governo e taglia i fondi a Planned Parenthood (300 milioni di dollari), mentre Biden assegna la più alta onorificenza civile a Cecile Richards, per 12 anni presidente di Planned Parenthood (VIDEO: La Richards nega la vendita di organi di bambini abortiti)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 RICONOSCIUTO IL 71° MIRACOLO A LOURDES
Ripercorriamo la vicenda di un reduce della prima guerra mondiale guarito a Lourdes nel 1923 (il miracolo è stato ufficialmente approvato quest'anno)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
7 OMELIA III DOM. DI AVVENTO - ANNO C (Lc 3,10-18)
Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA CADUTA DI ASSAD IN SIRIA NON E' UNA BUONA NOTIZIA
È ridicolo chi gioisce per l'ascesa del leader jihadista che non è altro che un terrorista islamico, autore di massacri e con una taglia di 10 milioni sulla testa
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 10 dicembre 2024

Converrebbe aspettare a togliere la gabbietta ai tappi di spumante, prima che partano inavvertitamente: non è così certo che ci sia di che festeggiare, anzi. La Siria è stata liberata dai cattivi e a prescindere dai "liberatori" siamo sicuri che si appresti a sbocciare in una festosa primavera di democrazia o meglio - dovendo prendere quello che passa il convento - a finire sotto un governo gestito da un ossimorico «fondamentalismo moderato»? Narrazione è tra i termini più abusati degli ultimi anni, ma in questo caso conviene chiamarlo in causa: sui molti media italiani e occidentali in genere non si raccontano solo i fatti, ma vengono forzate connotazioni positive dove invece persistono una grande complessità e numerosi pericoli legati all'islamismo radicale che, a quanto è dato sapere, non ha cambiato il proprio core business.
Odia l'Occidente e tutto ciò che rappresenta e intende espandersi il più possibile. Ciò che è successo l'8 dicembre in Siria, e si sta tuttora consumando nel Paese con enormi ripercussioni sul Medio Oriente e su tutto lo scacchiere internazionale, quindi, è tutt'altro che una svolta positiva, dal momento che essere liberati da un tiranno, ancorché appoggiato da Putin, non significa affatto che ora la situazione sarà migliore, né per la popolazione siriana, né per le relazioni internazionali.

I FATTI
Nella notte tra sabato e domenica scorsi il gruppo jihadista HTS, Hayat Tahrir al -Sham, è entrato nella capitale Damasco già abbandonata dal presidente Bashar al Assad, datosi alla fuga, e senza incontrare alcuna resistenza da parte dell'esercito regolare. «In un video trasmesso dalla tv pubblica siriana», riferisce anche TGcom24, «i ribelli hanno annunciato la caduta del regime e "la fine della tirannia dopo 50 anni". Il premier Mohammed Ghazi Jalali ha teso loro la mano e resterà formalmente nel suo ruolo fino alla completa transizione dei poteri».
Abu Muhammad Al Jolani è il leader a capo dei ribelli insorti contro Assad. Arrivato in città è stato ripreso mentre baciava la terra e le sue prime parole ufficiali, pronunciate alla folla radunatasi nella moschea degli Omayyadi, sono state una proclamazione di «vittoria per la nazione islamica». La storia di Jalali è quella di un leader jihadista che sta facendo carriera: da fondatore di Hts ha cercato di smarcarsi dalle altre forze militarizzate impegnate oltre confine per concentrarsi sulla creazione di una «Repubblica islamica» in Siria; dal 2016 definisce sé e il suo gruppo «custodi credibili di una Siria liberata da al-Assad».

UN CAMPIONE DEL TERRORE: NON È QUI LA FESTA
Ciò che per esempio sta facendo in questo momento il governo Usa è una sorta di operazione di restyling del marchio Jalani. Da terrorista internazionale sul quale pende una taglia di 10 milioni di dollari ad interlocutore affidabile per decidere gli equilibri mediorentali in poche semplici mosse. Questo è ciò che al Jalani preme per ottenere e il governo di Washington sembra volergli concedere, nonostante sanguinoso e fitto curriculum fatto di violenze terroristiche, a danno per esempio dei curdi, e la mai rinnegata continuità ideologica con il grande terrorismo jiahdista di Al Quaida dal quale si è allontanato solo per questioni di visioni strategiche, non di "ideali" che restano tali e quali. Il terrorista che ora si definisce solo "ribelle" spera dunque di diventare l'interlocutore ufficiale riconosciuto a livello internazionale e la taglia di 10 milioni potrebbe smettere di pendere sul suo capo, mentre il passato di massacri e il futuro in cui ambisce di veder trionfare l'islam radicale non sono cammuffabili nemmeno con un extreme make-over jihad edition.
Bisognerebbe ricordarlo ai leader occidentali di Usa e Ue che, come scrive anche il "buon" Marco Travaglio sul Fatto di oggi, in preda a incoscienti entusiasmi per una Siria passata dalla mezzo-secolare tiranni di Assad al giovane e dinamico Califfato jihadista. Il "pragmatico" capo dei ribelli, concentrato sulle cose da fare, ha intanto abbandonato il suo nome di battaglia, non è più Abu Mohammed al Jolani ed è entrato a Damasco in una "Siria purificata" come Ahmad al-Sharaa osannato dalla folla come "il Conquistatore". In rete c'è chi si attarda a considerarne la poetica somiglianza con Fidel Castro (ah, la poesia dei tiranni illuminati...), a festeggiare addirittura le due vittorie dell'Occidente con la caduta di Assad, sostenuto da Russia e Iran e con colpevole ingenuità si dimentica di considerare quanto abbia incassato invece la Turchia del diversamente liberale Erdogan, spietato persecutore della minoranza curda e insaziabile destinatario di fondi anche europei per tenere a bada ondate di profughi verso i nostri lidi.
L'Iraq del dopo Saddam, come la Libia del dopo Gheddafi, [...] dovrebbero ricordare a quanti sono pronti a brindare per una Siria liberata che la geopolitica non si fa per tifoserie e non si può fingere che buoni e cattivi siano come gli eroi e gli antagonisti di un film hollywoodiano anni Novanta.

LA LIBIA NEL CAOS PIU' TOTALE: TUTTO COME PREVISTO
I Paesi che hanno fatto la guerra a Gheddafi si disinteressano della Libia e così prendono il sopravvento le forze islamiste
di Gianandrea Gaiani
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2203

UCCISO SADDAM, LE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA NON FURONO MAI TROVATE
Film sulla storia vera della donna che denunciò le pressioni inglesi per attaccare l'Iraq di Saddam Hussein
di Rino Cammilleri
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5996

SIAMO CONTRO I DITTATORI? ALLORA ECCO QUA L'ELENCO
Oltre alla Libia, dobbiamo aggiungere Corea del Nord, Eritrea, Siria, Myanmar (ex Birmania), Sudan, Zimbabwe, Cuba, Arabia Saudita, ecc.
di Anna Bono
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1695

Fonte: Sito del Timone, 10 dicembre 2024

2 - COSA HO IMPARATO DIVENTANDO CASALINGA
Alcuni dicono che è un sacrificio abbandonare la carriera ed essere una mamma a tempo pieno... ma quale sacrificio? Piuttosto quale prezzo dovrebbe pagare il mondo per riavermi?
Autore: Samantha Stephenson - Fonte: The Catholic Woman, 28 agosto 2019

Era notte fonda quando mi sono recata al pronto soccorso. Mi bruciavano i polmoni e avevo tossito un po' di sangue. Ho cercato di mantenermi calma, per evitare di farmi prendere dal panico prematuramente. Se fosse stato quello che pensavo fosse, c'erano ottime possibilità che potessi morire. Mi dicevo: "non voglio lasciarmi tutto alle spalle, ho pregato, ma se stasera è la fine, per favore riportami a casa".
Dicono che esiste una profonda connessione tra il corpo e la mente. In questo senso è giusto che io sia quasi morta soffocata. Ho iniziato a soffocare molto prima di non riuscire più a respirare.
Ero nel primo trimestre della mia seconda gravidanza, nauseata ed esausta. Mio marito si stava riprendendo da una serie di interventi chirurgici e il dolore lo rendeva irritabile. Mia figlia aveva due anni e questo la rendeva irritabile. Non mi sentivo in grado di dedicare tutta la mia attenzione a nulla: né alla mia famiglia, né ai miei studenti, né al mio lavoro. Per le lezioni della scuola di specializzazione guidavo nel traffico di Los Angeles per frequentarle due sere a settimana. Ho lasciato andare tutto ciò che non era essenziale. Ho smesso di socializzare al lavoro per rispettare le scadenze. Ho smesso di fare volontariato. Le amicizie hanno sofferto.
La vicinanza alla morte porta chiarezza alla vita. A cosa stavo pensando quando ho scelto di impegnarmi in così tante cose? Vivevo a un ritmo frenetico, senza mai fermarmi per prendere fiato. E ora non potrei nemmeno se lo volessi.
A quanto pare, i coaguli di sangue non mi hanno ucciso. Ho perso solo una piccola parte del polmone sinistro. Non sono morta, ma non ero nemmeno la stessa persona. Ero stanca non di dedicarmi a tutto, ma di non avere mai abbastanza da dare. Avevo finito di vivere la vita a metà. Era ora di lasciare tutto e vivere per ciò che conta.

HO LASCIATO IL MIO LAVORO
È passato un anno. Mi sono laureata. Ho lasciato il mio lavoro. Ho dato alla luce nostro figlio e ho il profondo piacere di prendermi cura di lui e della nostra figlia di tre anni ogni giorno. Non posso prendermi il merito di questa opportunità che ho di stare a casa con i nostri figli. Mio marito, da buon uomo qual è, ha fatto il duro lavoro di aggiustare le nostre finanze in modo che questa soluzione fosse possibile per noi. Ma se non avessi parlato, se fossi stata indifferente riguardo alla chiamata che ho sentito, le cose sarebbero potute continuare come sono state e io sarei stata meno di quello che sono chiamata a diventare.
Quindi ora leggo storie, cambio pannolini e bacio lividi. Preparo i nostri pasti, piego montagne di bucato e ho la libertà di essere pienamente presente ai piccoli umani che hanno bisogno di me più di chiunque altro al mondo. Sono l'amministratore delegato e il custode. Trascorro le mie giornate nel semplice e nel mondano e, paradossalmente, solo Gesù poteva immaginarlo per me, questi sono i momenti più profondamente significativi della mia vita.
Non è facile rallentare. In una vita trascorsa perseguendo nient'altro che la realizzazione, non ho quasi un linguaggio per esprimere il significato di come trascorro le mie giornate. Vivevo con l'emozione di spuntare le caselle da un elenco; ora conservo istanti nel mio cuore. La mia vita non riguarda più ciò che faccio; si tratta di essere quello che sono. Questo è il dono che devo fare: me stessa.
Alcuni dicono che è un sacrificio che sto facendo: abbandonare una carriera ed essere una mamma casalinga. Ma quale sacrificio sto facendo esattamente? Piuttosto quale prezzo dovrebbe pagare il mondo per riavermi? Per cosa varrebbe la pena scambiare ciò che ho adesso: un milione di momenti inestimabili? In quale valuta mi pagherebbero? In soldi? Prestigio? Quelle cose vanno e vengono. Oppure non arrivano mai e noi paghiamo con la moneta della nostra vita cercando di ottenerli.
Niente di ciò che inseguivo prima era frivolo. Avevo obiettivi significativi. Lo faccio ancora. Assaporare questi momenti con i miei figli non significa lasciare andare quegli obiettivi. Ciò ha significato che essi assumano un carattere diverso. La bellezza di tutto ciò è che, sebbene i sogni che avevo per me stessa fossero grandi ed emozionanti, in qualche modo erano comunque inferiori a ciò che Dio sta facendo oggi con il mio cuore. Ciò che sta facendo con me adesso è più bello ed emozionante del modo in cui avrei potuto immaginare lo svolgersi della mia vita. È strano dire questo di una vita domestica?
Pensavo di sapere in cosa mi trovavo quando ho lasciato il lavoro per stare a casa con i nostri figli. Dall'esterno, la mia vita appare come immaginavo che sarebbe stata. Il contenuto delle mie giornate, la routine, i compiti che compongono il mio lavoro a casa nostra: tutto questo è come lo avevo previsto. Ciò che non avrei mai potuto prevedere è ciò che vivere questa vita mi ha dato.

UNA VITA REALIZZATA E REALIZZANTE
Vivere ogni momento delle mie giornate con i miei figli è rifugiarsi nel piccolo monastero nascosto della nostra casa. Lontano dal mondo pratico del lavoro fuori casa. Il lavoro che oggi riempie la mia giornata è sacro. Questo perché il lavoro di una madre non consiste nei compiti - i tanti compiti - che richiedono attenzione quotidiana o addirittura oraria. Il lavoro di una madre è essere. Per stare con i miei piccoli. Essere braccia calde per abbracciare e confortare. Semplicemente guardare, ancora e ancora, e gioire di chi sono queste persone. Vedere con meraviglia che Dio ha creato questo bambino stupefacente. Gioire con Gesù mentre guardi questo bambino crescere.
Alcune volte stare a casa con i figli sembra troppo pesante. Potrebbe apparire faticoso rinunciare a distrazioni, schermi, dipendenza dalla realizzazione - a volte sembra di morire di fame. Ma poi, una piccola mano si avvolge attorno al mio dito. Mia figlia mi avvicina il viso con entrambe le mani. Sono questi i momenti che il mio cuore si scioglie e tutto diventa facile e naturale.
Sono felice di aver avuto quei momenti in cui non riuscivo a respirare. Più che felice, sono sollevata. Dal momento in cui la linea del test è diventata rosa, il desiderio profondo del mio cuore è stato quello di stare con i miei figli. Se non fosse stato per quei momenti di lotta, non so se avrei avuto il coraggio di onorare quel desiderio. Quei momenti mi hanno dato chiarezza, coraggio e creatività. Il fatto di aver quasi perso la vita mi ha fatto riflettere su come voglio trascorrerne il resto. Mi ha reso abbastanza coraggiosa da rivendicarlo e mi ha dato il potere di cercare qualcosa di meglio.
Mi rivolgo a ogni donna che ha un desiderio nel cuore, un desiderio per il bene e il bello. Non lasciare che la paura, il dubbio, l'ansia o qualsiasi altra cosa appaia così grande da oscurare la tua vocazione. Se hai difficoltà a vedere, se hai bisogno di chiarezza, coraggio o creatività, spero che ti allontanerai dal caos di questa vita e ti prenderai un po' di tempo per respirare. Respira e ascolta. Ascolta il sussurro di Dio nel silenzio. Permettigli di travolgerti e di cambiarti. Puoi realizzare questa chiamata. Sei pronta?

Fonte: The Catholic Woman, 28 agosto 2019

3 - TUTTO IL MONDO A NOTRE DAME, MALGRADO IL NUOVO LOOK
Migliaia di persone e 40 capi di Stato a Parigi per la riapertura, ma certo non per vederne gli arredi in stile contemporaneo, ad es., l'altare è un'enorme ciotola che soffoca il mistero cristiano e il gotico francese
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 dicembre 2024

1500 persone all'interno e 4mila all'esterno, 170 vescovi non solo francesi, due cardinali dall'estero (il newyorkese Timothy Dolan e il libanese Béchara Raï) e 40 capi di Stato: l'attenzione mondiale per la riapertura di Notre Dame la sera di sabato 7 dicembre è stata pari all'universale sconcerto del 2019, quando nel rogo dell'edificio rischiava di sparire un simbolo caro non solo ai parigini. Mantenuta la promessa quasi messianica di ricostruire il tempio - ma con l'accortezza di aver indicato «cinque anni» al posto degli evangelici «tre giorni» - il presidente Emmanuel Macron si è goduto un momento di indiscutibile grandeur proprio grazie a un simbolo di quell'Europa che fu cristiana, con buona pace della laicité.
Macron bagnato, Macron fortunato: la pioggia di sabato sera ha fatto sì che il suo discorso si tenesse all'interno del tempio invece che all'esterno, come inizialmente previsto. Così che a tratti gli officianti sembravano due, il presidente e l'arcivescovo Laurent Ulrich, sin dall'esterno della cattedrale dove Macron ha accolto la "processione" dei leader mondiali, tra cui - limitandoci solo a qualche nome - Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, il principe William del Galles, il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj, la first lady USA Jill Biden e il neoeletto Donald Trump, nonché un ritardatario Elon Musk. Calorosamente accolto da Macron e seduto tra lui e la première dame Brigitte, Trump è stato inoltre coinvolto in un mini-vertice all'Eliseo con Zelens'kyj. All'esterno, secondo il rituale, l'arcivescovo di Parigi ha battuto per tre volte alla porta chiusa della cattedrale e per tre volte il coro ha risposto intonando il salmo 121. La prima voce risuonata dalla cattedrale è stata quella di un altro "Emmanuel": la grande campana seicentesca che, ironia della sorte, ha lo stesso nome del presidente francese.

IL GRANDE ASSENTE
Grande assente il Papa, che ha inviato un messaggio letto dal nunzio apostolico mons. Celestino Migliore. All'Angelus di ieri neanche un cenno. Tra una settimana Francesco sarà in Corsica, ma per sabato invece di andare a Notre Dame aveva programmato il concistoro per la creazione di nuovi cardinali, passato in secondo piano, quasi un evento ecclesiale di routine. L'attenzione mediatica era tutta su Parigi, dove in fin dei conti l'assenza del Pontefice non ha tolto nulla all'impatto dello storico evento. Un altro segno di quanto fosse effimero quell'"effetto Bergoglio" di cui si favoleggiava agli albori del pontificato. «Il danno di immagine» semmai è per Francesco, commenta il vaticanista Luis Badilla: «Il Papa poteva almeno evitare di umiliare Parigi e i tanti francesi che non capiscono il Pontefice. In Francia, così si vive il "no" a Notre-Dame a prescindere di quale sia vero pensiero del Pontefice».
Ieri mattina la prima Messa con la consacrazione del discusso nuovo altare ciotoliforme. L'arcivescovo Ulrich vi ha deposto le reliquie di Santa Marie Eugénie Milleret, Santa Madeleine Sophie Barat, Santa Catherine Labouré, SanCharles de Foucauld e il beato Vladimir Ghika. Quindi ne ha unto la mensa, partendo dalle cinque croci agli angoli e al centro per poi cospargere l'intera superficie. Poco prima nell'omelia aveva elogiato il manufatto, opera (così come cattedra, battistero, tabernacolo e altri arredi) del designer Guillaume Bardet, a partire dal materiale: «il bronzo, entra in un dialogo franco con l'edificio in pietra, è la prima scossa che ci coglie». Esso «forma con l'ambone, in uno scambio senza confusione, la mensa della Parola e quella dell'Eucaristia. Per quanto riguarda le linee di entrambi i mobili, la loro purezza, la loro semplicità, sono estremamente accessibili».
E qui finisce la gloria della "rinnovata" Notre Dame. Perché la «scossa» evocata da mons. Ulrich effettivamente «ci coglie», ma per tutt'altre ragioni. Non che fosse tanto meglio il distrutto altare moderno di Jean Touret del 1989. Laddove il gotico funge da finestra proiettata al di là, il modernariato di ieri e l'ingombrante minimal di oggi finiscono per fare da schermo che ci rinchiude al di qua. E oscura anche il gruppo scultoreo dell'antico altar maggiore del 1723, la cui Pietà oggi appare quasi un compianto sugli arredi liturgici appena inaugurati. Paradossalmente c'è anche un altare di foggia classica: è incluso nel nuovo reliquiario della corona di spine realizzato da Sylvain Dubuisson, ma servirà solo per appoggiarvi le candele. Il Santissimo Sacramento dovrà invece accontentarsi del ciotolone e del tabernacolo di Bardet.

LE POLEMICHE
Il restauro di Notre Dame è stato accompagnato da polemiche sulla "pazza voglia" di dare un taglio al passato che ha unito il presidente Macron e l'arcivescovo Ulrich - e lanciata a suo tempo dal predecessore mons. Michel Aupetit, il primo a proporre arredi dal taglio moderno e nuove vetrate. A queste ultime si è opposta la Commission nationale du patrimoine et de l'architecture (facente capo al Ministero della Cultura), tanto più che quelle ottocentesche di Eugène Viollet-le-Duc sono scampate all'incendio. Un anno fa Didier Rynkner, fondatore de La Tribune de l'Art, ha lanciato una petizione sottoscritta ad oggi da oltre 242mila persone, per evitare che vengano destinate al museo e rimpiazzate. Ma Ulrich e Macron proseguono per la loro strada e il 21 novembre si è riunita la commissione incaricata di valutare i progetti per le nuove vetrate. [...]
In attesa di conoscere il vincitore "godiamoci" i paramenti realizzati per l'occasione, su cui spiccava il piviale multicolore indossato sabato sera da mons. Ulrich, che qualcuno ha già ribattezzato il piviale della Lidl. Più precisamente si tratta di paramenti in stile Benetton, e non per modo di dire: l'artefice è infatti lo stilista Jean-Charles de Castelbajac, già direttore artistico proprio del colosso dell'abbigliamento (e già arruolato dall'arcidiocesi per la Gmg parigina del 1997). Tra i segni distintivi di Castelbajac c'è «l'amore per il pop e per l'arcobaleno» nonché una predilezione per la street-art. Almeno i paramenti non si potevano affidare alle care "vecchie" suore? Si sono invece scomodati e a caro prezzo designer e stilisti, il che sa tanto di grandeur ecclesiastica più che della «nobile semplicità» rivendicata da mons. Ulrich.
Ma gli occhi di tutti erano giustamente concentrati su Notre Dame rinata dalle fiamme, non certo sui "capolavori" di Bardet e Castelbajac. Sono quelle sacre e imponenti vestigia di una civiltà che fu cristiana ad aver radunato i grandi della terra, che non avrebbero mai preso un aereo per vedere il nuovo altare-ciotolone e gli altri immancabili tributi al "culto" della contemporaneità.

Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "La nuova Notre Dame celebra la Francia che rinnega sé stessa" parla della cattedrale di Parigi "reinventata" dopo l'incendio del 2019. L'altare è un'enorme ciotola che in perfetto stile woke soffoca il mistero cristiano e il gotico francese. Di sacro resta solo la laicité.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 dicembre 2024:

Cinque anni dopo l'incendio che rischiò di cancellarla durante la Settimana Santa del 2019, la cattedrale di Notre Dame riaprirà le sue porte. La struttura ricostruita e la guglia che ha ripreso il suo posto nel cielo di Parigi: chapeau!
Il 7 dicembre è previsto l'evento di riapertura. [...] E Dio in tutto questo? È  certamente il grande assente. Un accessorio. Ridotto a utile pretesto di uno spettacolo in cui, che si tratti di una cattedrale, nessuno più lo ricorda. Malgrado sia il principale luogo di culto cattolico di Parigi, chiesa madre dell'arcidiocesi, nel cuore della capitale della nazione che fu la "figlia primogenita della Chiesa". [...]
Sono 846 i milioni di euro raccolti e utilizzati per la ricostruzione in un atto mondiale di filantropia. Ed è già polemica per la cifra pazzesca se si pensa all'impoverimento gravissimo delle altre cattedrali e chiese francesi.  La corsa alle donazioni arrivò con la promessa che la cattedrale sarebbe stata ricreata esattamente com'era, il che non era affatto scontato. Infatti tutto è stato smentito.
Per un presidente ossessionato dalla questione della legittimità e dal rapporto tra la nazione e le sacralità che le ruotano attorno - laica e storica, meno spesso religiosa -, Notre Dame da ricostruire e reinventare è diventata materiale per essere ricordato dai posteri, come Mitterrand con la Piramide al Louvre, e Pompidou con il Centro che porta il suo nome.
Infatti, solo una manciata di giorni dopo, con la cenere ancora calda ed Édouard Philippe ancora primo ministro, si annunciò una cattedrale che sarebbe stata «porta del nostro tempo».  Macron e i suoi vennero presi in parola e fu un profluvio di pazze idee: un progetto proponeva di sostituire il tetto con un serra ariosa, un altro con una piscina, un altro ancora prevedeva il tetto sostituito con una serra, e poi la cappella ecologica e le pareti rivestite di canapa.
Una collezione di tentativi per trasformare la cattedrale in uno show-room sperimentale, una cosa che non s'è mai vista prima. Un po' come se Disney, i profeti wokisti, e i discepoli di Greta dovessero entrare tutti insieme a Notre Dame. Qualcuno è entrato. Qualcun altro è rimasto fuori.
E mentre la controversia sull'opportunità di installare vetrate moderne in sei grandi campate della cattedrale non è ancora finita, nel senso che non conosciamo ancora in cosa consisterà il "tocco di contemporaneità" sposato dall'arcivescovo Ulrich in un progetto che comunque non sarà pronto prima del 2030 - un'insolita alleanza fra trono e altare in una Parigi dove di sacro è rimasta solo la laicité -, sappiamo per certo  come è stata riempita la cattedrale restaurata.
L'antico altar maggiore viene "oscurato" da uno nuovo disegnato da Guillaume Bardet: un'enorme ciotola in bronzo di un pauperista radical-chic che ricorda una sala da pranzo eccessivamente contemporanea. Quelle, per intenderci, intraviste nei cartoni animati che immaginavano futuro, e che neanche più le riviste d'arredamento propongono. Calice, patena, pisside, ostensorio, il trono e i relativi seggi e l'ambone tutti sembrano celebrare una strana collezione Ikea degli anni '70. Niente è rimasto della cristianità medioevale e del gotico francese. Una simbologia che non riporta ad uno scopo legato alla sacralità di Dio, ma è espressione di un potere politico che ha in sé una cultura non cattolica.
Nella nuova Notre Dame, poi, a fare da contrasto al retorico pauperismo moderno c'è qualcosa di eccessivo: la luce. Una luce che non sa di cattedrale cattolica, ma di museo, di catalogo d'arte contemporanea. La Notre Dame di prima dell'incendio del 2019 non aveva tutta questa luce, perché rimandava al Mistero. Tutto è scomparso.
E oggi che proviamo a rileggere Parigi attraverso Notre Dame e l'Europa attraverso Parigi scopriamo che la guglia ingoiata nel rogo è stata davvero un sinistro adattamento di un declino non più metafora. Collasso di una civiltà che si vergogna di sé. Perché Notre Dame è più di una chiesa.
Lo sanno bene i musulmani esaltati quando la videro in fiamme: grasse risa, gioia e festa per l'incendio che la devastò.
La  cattedrale nel cuore di Parigi è sempre stata "la parrocchia dello Stato" di Francia: dal re santo, Luigi IX, al voto di Luigi XIII per consacrare la Francia alla Vergine Maria, fino alla Rivoluzione francese che ne fece il tempio dei giacobini e la distrusse accanendosi particolarmente, ben sapendo che infettando la Primogenita della Chiesa, il morbo si sarebbe diffuso in ogni dove. Con la Rivoluzione francese Notre Dame divenne proprietà dello Stato - come da noi per tante chiese con l'Unità d'Italia - e solo nel 1802 Napoleone la restituì alla Chiesa perché si tornasse a celebrare Messa.
Nel 2019, quando i francesi, e con loro tutto il mondo, assistettero inermi alle fiamme che la divoravano un morso dopo l'altro, tra chi piangeva e si copriva il volto, restò la malinconia di un mondo che s'era conosciuto, ma adesso non c'era già più.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 dicembre 2024

4 - LA SUORA IN PURGATORIO CHE HA LASCIATO LA SUA IMPRONTA
A un passo dal matrimonio un male inguaribile la ridusse in fin di vita, così fece voto alla Vergine che se fosse guarita si sarebbe consacrata nel convento francescano di Foligno, ma il bello viene dopo la sua morte...
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, ottobre 2024

L'attivissimo don Marcello Stanzione qualche anno fa su Aleteia.org portò alla luce un caso singolare riguardante una mano impressa soprannaturalmente a fuoco su una porta, fatto appurato da un'inchiesta vescovile e ancora visibile nel convento delle terziarie francescane di Foligno.
La protagonista era una suora corsa, Maria Gesta, nata a Bastia nel 1797 e figlia di Domenico, un facoltoso commerciante. Già da bambina ebbe problemi: una spina di pesce che le si era conficcata nell'unghia quasi la invalidò (la ferita ci mise anni a guarire), costringendola a usare per sempre l'altra mano, la sinistra. Giunta all'età giusta il padre la fidanzò a un bravo giovine, cosa che lei accettò per obbedienza pur se già si sentiva attratta dal chiostro. Ma a un passo dalle nozze sopravvenne un male inguaribile che la ridusse in fin di vita. Tumore, dissero i medici. Sul petto. Però la medicina dell'epoca non brillava né per diagnosi che per rimedi, tanto che si pensò seriamente a un trapianto di pelle dopo l'asportazione. Per fortuna non ce ne fu bisogno: non erano riusciti ad aver ragione di una semplice lisca di pesce, figurarsi che cosa avrebbero combinato con quel tumore esterno. Chi fa da sé fa per tre, e Maria si rivolse direttamente in alto.
Una notte che il male non la faceva dormire fece voto alla Vergine: se fosse guarita si sarebbe consacrata in religione. L'indomani si svegliò completamente sana e subito mantenne. Due nobili umbri: Filippo e Stefano Bernabò, esiliati in Corsica per non avere voluto giurare fedeltà a Napoleone, le trovarono il posto: il convento delle terziarie francescane di Sant'Anna a Foligno. Così, nel 1825 la Nostra divenne suor Teresa Margherita e subito prese il nuovo ruolo con la massima serietà.
Espletava tutti i servizi più umili sempre col sorriso sulle labbra. Per sé sceglieva panni vecchi e rattoppati, vestendo di quel che le altre scartavano. Del suo corredo donò tutto alle consorelle, tenendo per sé lo strettissimo essenziale e prediligendo sempre le tele più ruvide e navigate. La sua cella rasentava lo squallido: dormiva su un saccone di paglia e non usava praticamente mobilio. Una così zelante non poteva non essere scelta per le varie cariche dopo aver espletato tutte le mansioni.
Gli ultimi tre anni, dei trentatré trascorsi in convento, la videro addirittura come badessa. E fu in tale veste che morì. Il 4 novembre 1859, dopo la refezione a mensa, mentre scriveva una lettera al fratello fu colpita da apoplessia e stramazzò sul pavimento. La soccorsero quando si insospettirono per la sua assenza agli atti comuni. Cioè, troppo tardi. Morì la notte stessa e fu sepolta nel cimitero del convento. Ma è adesso che comincia il bello.

LA VOCE DELLA MORTA
Dopo tre giorni dalla morte, alcune suore dissero di aver sentito come dei lamenti provenire dalla cella della defunta. Lì per lì si pensò a fantasie di donne impressionabili. Ma suor Anna Felice Meneghini da Montefalco, che era una tosta, udì proprio la voce della morta, che conosceva bene avendola avuta come compagna in diversi incarichi. Proveniva dalla stanza dei guardaroba. E lei e suor Teresa Margherita, erano state insieme come guardarobiere per anni. Vi si diresse, frugò dovunque, aprì tutti gli armadi. Niente. D'un tratto la stanza si riempì di fumo e la voce si palesò ancora, lamentandosi. La suora, fattasi forza, chiese il perché di quei lamenti. La voce rispose che era per via della povertà se si trovava in Purgatorio. Quell'altra trasecolò: la defunta aveva vissuto quasi da misera, di cosa era incolpata? La voce chiarì che, sì, lei aveva amato la povertà ma, da badessa, non aveva vigilato affinché anche le altre la osservassero a puntino. Poi aggiunse che non l'avrebbe sentita mai più ma le avrebbe lasciato una prova della sua presenza. Ci fu come un gran colpo sulla porta e suor Anna Felice vide la sagoma della defunta uscire dalla stanza. Subito il fumo scomparse e accorse tutto il convento.
Suor Maria Angelina Torelli e suor Maria Vittoria Vicchi dovettero sorreggere Suor Anna Felice, che era mezza tramortita. Tutte le suore avevano sentito la botta. Videro con sgomento che sulla porta si era formata l'impronta di una mano, come se fosse stata impressa a fuoco. Andarono a chiamare la badessa e anche lei costatò il segno. Intanto l'ora si era fatta tarda e, non sapendo che pesci prendere, la badessa comandò a tutte di andare a dormire. L'indomani si sarebbe visto che cosa fare.

NULLA È IMPOSSIBILE DIO
La più spaventata di tutte era colei che aveva assistito ai fenomeni, suor Anna Felice. Questa nella sua cella, prima di coricarsi si inginocchiò per recitare sette salmi espiatori per l'anima della consorella defunta. La notte stessa sognò suor Teresa Margherita tutta gioiosa. La quale la ringraziò per le preghiere che aveva recitato e che le avevano ridotto la pena in Purgatorio: doveva starci ancora un po’ per via della eccessiva indulgenza nei confronti delle suore al tempo della sua direzione, ma con qualche altra preghiera sarebbe stata finalmente ammessa alla visione beatifica. Qualche settimana dopo, suor Anna Felice, di notte mentre era a letto e recitava il Miserere, sentì la solita voce che la chiamava.
Si rizzò a sedere e di colpo un globo di luce comparve nella sua cella illuminandola a giorno. La voce le disse che il venerdì seguente sarebbe finalmente uscita dal purgatorio, la ringraziò e si congedò per sempre perché mai più l'avrebbe sentita. La notizia di questi fatti non tardò a valicare le mura del convento e a interessare tutta la città. Il vescovo volle vederci chiaro e, sentita la badessa, ordinò un'inchiesta. Dopo i minuziosi accertamenti e gli interrogatori si procedette alla riesumazione del corpo della defunta. Fu divelta la porta con l'impronta e fu portata accosto alla bara: la mano della morta coincideva perfettamente con quella impressa nel legno. E non ci fu altro da aggiungere.
Alcune notazioni. La morta a Suor Anna Felici aveva detto di essere stata condannata a quarant'anni di Purgatorio, poi ridotti a quindici grazie alle preghiere di intercessione. Ma c'è il tempo in Purgatorio? Ci sono gli anni? O è una metafora dell'anima purgante per farsi intendere?
Altra cosa: una suora zelantissima c'era finita non per mancanze sue, ma per non aver vigilato con la necessita severità sullo zelo altrui, di cui era responsabile. In effetti, dice il Vangelo che "a chi molto è stato affidato, molto verrà chiesto". Vien da dire, come gli Apostoli: "ma allora chi potrà salvarsi?". Gesù rispose che ciò era impossibile agli uomini ma non a Dio. Ed è questa la nostra speranza. Mah, e poi dicono che l'inferno è vuoto...

Fonte: Il Timone, ottobre 2024

5 - BIDEN: DALLA GIORNATA TRANS AL PREMIO ALL'ABORTISTA
Trump sceglie prolife nel governo e taglia i fondi a Planned Parenthood (300 milioni di dollari), mentre Biden assegna la più alta onorificenza civile a Cecile Richards, per 12 anni presidente di Planned Parenthood (VIDEO: La Richards nega la vendita di organi di bambini abortiti)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 novembre 2024

Le tv pubbliche e private ci hanno mostrato un Joe Biden commosso all'ascolto delle lodi profuse dalla moglie Jill durante la cerimonia di ringraziamento per il sostegno ricevuto dai molti che hanno partecipato al ricevimento alla Casa Bianca per celebrare non solo la fine del suo mandato alla presidenza ma anche il suo quarantennale impegno politico.
In realtà, ci sarebbe molto da piangere per quello che Biden ha compiuto nella sua opera di ipocrita "cattolico devoto" e di propugnatore non solo di guerre e armamenti ma anche di depravazioni dei costumi, violenza contro il pudore infantile e persino diffusione globale delle pratiche omicide verso i nascituri. Proprio in questi giorni, a poche settimane dal passaggio formale di consegne a Donald Trump, Biden ha trovato il tempo di attribuire un altro riconoscimento agli abortisti e celebrare, per l'ennesima volta in coincidenza con una ricorrenza religiosa cattolica, l'orgoglio Lgbt.
Il presidente ha insignito della più alta onorificenza civile Cecile Richards, che ha guidato sino a sei anni fa Planned Parenthood, potente multinazionale dell'aborto, e ha sulla coscienza il sangue di milioni di bambini non nati. Joe Biden e la moglie Jill, in una cerimonia tenuta segreta ma svoltasi alla Casa Bianca lo scorso mercoledì 20 novembre, le hanno attribuito la medaglia presidenziale della libertà per il suo «coraggio assoluto» e l'«impavidità» del suo impegno che, secondo Biden, ha lasciato «un'eredità ispiratrice». Per l'attuale inquilino della Casa Bianca, la Richards ha «guidato alcune delle cause più importanti per i diritti civili della nostra nazione: elevare la dignità dei lavoratori, difendere e far progredire i diritti riproduttivi e l'uguaglianza delle donne e mobilitare gli americani per esercitare il loro potere di voto». La Richards ha ovviamente pubblicizzato l'encomio ricevuto, ringraziando il presidente Biden e la first lady per «tutto ciò che avete fatto per sostenere la salute e i diritti delle donne».
La Richards è stata alla guida della Planned Parenthood dal 2006 al 2018 e, proprio durante quel periodo, è stata ripresa in un video girato sotto copertura mentre organizzava pagamenti per tessuti fetali di bambini abortiti, difendendo il proprio lavoro come «programmi di donazione, come qualsiasi altro fornitore di assistenza sanitaria di alta qualità». Proprio in questi giorni sono emerse nuove prove di tale compravendita, peraltro illegale, di tessuti fetali di bimbi abortiti ad opera di Planned Parenthood, come riferisce un nuovo rapporto sulla fornitura di bimbi «vitali non anomali» all'Università della California - San Diego (UCSD), per alcune sperimentazioni sui loro corpicini.
Che l'omicidio degli innocenti e la barbarie del commercio di esseri umani assurga agli onori a Washington è, di per sé, sconcertante. Ma a Biden evidentemente non bastava. Il 20 novembre, a pochi giorni dall'inizio dell'Avvento (domenica 1 dicembre, nel Rito romano), il presidente che si professa cattolico ha celebrato il cosiddetto Transgender day of remembrance, una giornata promossa dalle organizzazioni Lgbt per ricordare le persone trans che hanno perso la vita a causa della violenza o sono discriminate e per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla comunità transgender. Per l'occasione, Biden ha detto che la propria Amministrazione ha «intrapreso azioni significative per rafforzare i diritti e proteggere la sicurezza di tutti gli americani, compresa la collaborazione in tutto il governo federale per combattere la violenza contro gli americani transgender» e, aggiungiamo, favorire norme e programmi scolastici che distruggano ogni senso del pudore nei bambini, privino i genitori dei lori diritti nei casi di desiderato "cambio di sesso" e penalizzino le donne nelle competizioni sportive.
Sempre Biden, il 31 marzo, aveva celebrato la Giornata internazionale della visibilità transgender, nonostante quest'anno coincidesse con la santa Pasqua cattolica. C'è molto da riflettere su questo "cattolico devoto", così ben accolto, in tutti questi anni, nelle stanze vaticane e vezzeggiato in ambienti gesuiti e da alcuni cardinali americani (Cupich e McElroy in primis) vicini a papa Francesco. Piangiamo sì, ma di gioia, per la buona notizia dell'imminente fine del suo mandato.

Nota di BastaBugie: Giuliano Guzzo nell'articolo seguente dal titolo "Ecco le nomine Pro-Life di Trump che terrorizzano la lobby dell'aborto" spiega che Trump sta scegliendo alcuni prolife nei posti chiave e promette di tagliare i fondi federali a Planned Parenthood.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 30 novembre 2024:

Che Amministrazione sarà sui temi etici quella di Donald Trump? Gli Stati Uniti cambieranno rotta in particolare sull'aborto? Al 20 gennaio, data di insediamento del Presidente eletto, mancano ancora delle settimane, ma l'interrogativo è lecito. Per provare a rispondervi con certezza, naturalmente, occorre pertanto ancora aspettare anche se, attenzione, ci sono delle nomine - su tutte quella di Dave Weldon - e degli annunci - come il taglio di 300 milioni alle organizzazioni pro aborto - che fanno ben sperare. Così come in generale fa ben sperare la stessa elezione di Trump che ha comunque sconfitto una candidata - Kamala Harris - e con lei tutta l'agenda Lgbt, woke e radicale che portava con sé.
Un primo spunto senza dubbio positivo per chi abbia a cuore la difesa della vita è la nomina trumpiana di Dave J. Weldon. Classe 1953, medico della Florida, già deputato, il repubblicano Weldon è infatti stato scelto dalla nuova Amministrazione per guidare i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc). I media tendono a presentare Weldon più che altro come un critico dei vaccini o addirittura no vax, ma questa etichetta appare molto riduttiva rispetto all'impegno anche politico di questo politico e padre di famiglia. Infatti in passato costui è stato promotore di un emendamento che stabiliva come nessun fondo pubblico potesse essere disponibile ad una «agenzia o a un programma federale, o a un governo statale o locale, se tale ente sottopone un'altra entità sanitaria istituzionale o individuale a discriminazione sulla base del fatto che [quest'ultima] non fornisce copertura o paga per aborti». Insomma, nonostante debba comunque passare al vaglio del Senato, quella di Weldon è una nomina che, se confermata, sarà importante anche perché, a detta di molti osservatori pure repubblicani, bilancia quella del democratico Robert F. Kennedy Jr. alla guida dell'HHS, l'ente che sovrintende al Cdc - dato che, storicamente, Kennedy tutto è fuorché un pro life.
Peraltro, Weldon non è il solo pro life nominato da Trump per il suo futuro governo, dato che contro l'aborto sono anche Marco Rubio, scelto come futuro Segretario di Stato - e che da senatore ha promosso interessanti atti politici per la vita, come la legge «Providing for life» -, Elise Stefanik, scelta come nuova Ambasciatrice Usa all'Onu - già critica sulle «tattiche intimidatorie» adottate dai democratici contro Trump in merito alle sue posizioni meno aperte sull'aborto. Ma al di là dei singoli nomi è proprio il clima che si respira ad essere cambiato, non a caso il The Guardian del 17 novembre scorso scriveva apertamente che «con il ritorno di Trump i gruppi pro life stanno stilando ambiziosi elenchi di politiche che sperano di vedere attuate sotto un'amministrazione favorevole».
Su quali siano questi «ambiziosi elenchi», come si diceva all'inizio, un annuncio molto importante è già stato fatto. Elon Musk e Vivek Ramaswamy, anch'essi probabili membri della futura amministrazione, hanno infatti firmato insieme un editoriale come lettera aperta al Wall Street Journal in cui hanno identificato tra le priorità di spending review «i 500 miliardi di dollari in più di spese federali annuali che non sono approvate dal Congresso o vengono utilizzate in modi che il Congresso non ha mai previsto, da 535 milioni di dollari all'anno alla Corporation for Public Broadcasting, ai 1.5 miliardi di dollari per sovvenzioni a organizzazioni internazionali a quasi 300 milioni di dollari a gruppi progressisti come Planned Parenthood». Il taglio di 300 milioni di dollari al colosso abortista Planned Parenthood non potrà non avere ripercussioni positive sulla battaglia pro life. E il fatto che sia già stato annunciato, fa davvero ben sperare per la futura linea della Casa Bianca sui temi etici. A tutto ciò va poi aggiunto il fatto che già nel gennaio 2017, proprio tra i suoi primi atti, Trump firmò un ordine esecutivo che tagliava fondi per le Ong che praticano aborti all'estero, o forniscono informazioni a riguardo e che proprio grazie al tycoon si deve la nomina dell'attuale Corte Suprema, quella che nel giugno 2022 ribaltò la sentenza Roe vs Wade, lanciando al mondo un messaggio valido anche per l'Italia e per la "nostra" 194, vale a dire che nessuna norma è intoccabile. Dunque con Trump e la sua amministrazione c'è da ben sperare? Alcune premesse dicono di sì ma... staremo a vedere.

LE PROMESSE DI TRUMP: VIETARE LE MUTILAZIONE SESSUALI NEI MINORI
Nell'articolo seguente dal titolo "Le promesse di Trump" si ricorda che Trump ha promesso in campagna elettorale che varerà una legge che vieterà qualsiasi mutilazione sessuale nei minori.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 novembre 2024:

Il neo eletto presidente USA, Donald Trump, in campagna elettorale, in tema di transessualità, ha promesso un giro di vite sulla «mutilazione chimica, fisica ed emozionale» a danno dei minori. In particolare vuole promulgare una legge che vieti la «mutilazione sessuale dei bambini in tutti i 50 Stati». Ogni clinica e fornitore di servizi collusi con queste pratiche sarà escluso dai programmi di Medicaid e Medicare e i cittadini privati potranno agire in giudizio per chiedere i risarcimenti danni. C'è da aggiungere che il Dipartimento dell'Istruzione vigilerà affinché nessun insegnante promuova il "cambiamento" di sesso.
Infine Trump vuole cancellare qualsiasi programma che «promuova il concetto di transizione di genere e di sesso a qualsiasi età».
Attendiamo fiduciosi che tutte queste promesse vengano mantenute.

VIDEO: PLANNED PARENTHOOD VENDE GLI ORGANI DEI BAMBINI ABORTITI
All'inizio del seguente video dal titolo "Voglio una Lamborghini: inchiesta sulla vendita di organi di bambini abortiti" (durata: 8 minuti) Cecile Richards, per 12 anni presidente di Planned Parenthood e premiata una settimana fa da Biden, nega la vendita di organi di bambini abortiti. Peccato per lei che il video mostri l'esatto opposto.


https://www.youtube.com/watch?v=7o9xICmgCJA

QUANDO KAMALA HARRIS DIFESE IN TRIBUNALE PLANNED PARENTHOOD
Da procuratrice difese i suoi funzionari che rivendevano parti di feti abortiti e mise sotto processo chi aveva raccolto le prove
di Manuela Antonacci
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7874

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 novembre 2024

6 - RICONOSCIUTO IL 71° MIRACOLO A LOURDES
Ripercorriamo la vicenda di un reduce della prima guerra mondiale guarito a Lourdes nel 1923 (il miracolo è stato ufficialmente approvato quest'anno)
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 10 dicembre 2024

La Chiesa di solito non ha fretta. [...] Ce lo mostra [...] la storia di un soldato britannico, John Traynor, e del 71° miracolo riconosciuto a Lourdes. Nato a Liverpool da madre irlandese, nel 1883 si arruolò nella Royal Navy all'inizio della Grande guerra. Il primo conflitto mondiale è famigerato per la sanguinosità delle battaglie e il costo spropositano in termini di vite umane strappate e di quelle segnate da ferite gravi e mutilazioni, al punto che molte opere sorsero per dare sollievo proprio a chi si era salvato dalla morte immediata, ma se l'era in qualche modo portata a casa sotto forma di menomazioni, malattie e dolori indicibili. Dieci milioni i soldati caduti sul campo di battaglia, venti i feriti.
John è uno di quelli: rimase ferito per la prima volta l'8 ottobre del 1914 vicino ad Anversa, durante l'attacco tedesco al Belgio che contava sulla città fortificata come roccaforte inespugnabile. Negli scontri John Taylor venne ferito per la prima volta, l'8 ottobre del 1914; una seconda avvenne nella battaglia di Gallipoli (attuale Turchia) quando fu raggiunto da colpi di mitragliatrice, l'8 maggio dell'anno successivo, il secondo del conflitto. Da quel momento iniziò il calvario di sofferenze per il giovane soldato, come leggiamo sul sito del santuario mariano: «Numerosi interventi chirurgici fallirono. Perse l'uso del braccio destro, ma rifiutò l'amputazione e soffrì di gravi crisi epilettiche. Nel 1920, un chirurgo di Liverpool tentò di curare l'epilessia con la trapanazione, che causò una paralisi parziale di entrambe le gambe. Le sue condizioni erano tali che all'inizio dell'estate del 1923, "fu destinato all'hospice des incurables, dove sarebbe entrato il 24 luglio 1923" (procès verbal de guérison du Bureau des Constatations Médicales, firmato dal presidente, Docteur Auguste Vallet, 2 ottobre 1926)».
Quando le possibilità solo umane si avviavano all'esaurimento, seppure in un accompagnamento pietoso, John decise di bussare alla porta di Maria SS: nel luglio del 1923 partecipò al primo pellegrinaggio dell'arcidiocesi di Liverpool al santuario di Lourdes. Il 25 luglio, dopo essere stato immerso nelle piscine e aver partecipato alla processione eucaristica e alla benedizione degli ammalati, si trovò perfettamente guarito. «Lo stesso giorno, i medici che accompagnavano il pellegrinaggio confermarono le sue condizioni. Lasciò Lourdes il giorno seguente. Si recò al Bureau des Constatations Médicales il 7 luglio 1926 per dichiarare la sua guarigione. John Traynor tornò a Lourdes ogni anno come barelliere, fino al 1939. È membro della Liverpool Brancardier Association. Si dice nel Regno Unito che sia stato il primo cattolico britannico a essere guarito a Lourdes. Morì l'8 dicembre 1943 per una malattia completamente diversa».

RICONOSCIUTO IL MIRACOLO DEL 1923
Un secolo e un anno dopo il Santuario di Lourdes accoglie la proclamazione ufficiale post-mortem del 71° miracolo di Lourdes, da parte di Mons. Malcolm McMahon, arcivescovo di Liverpool. Ridotta a cronaca asciutta di uno degli innumerevoli miracoli avvenuti per intercessione di Maria nei pressi della grotta di Massabielle, la storia del corpulento, sano e vivace John, non emerge in tutta la sua bellezza. Chi lo ha conosciuto anni dopo la guarigione ce ne lascia un affresco vivido e consolante. Così ce lo tratteggia un testimone oculare: «Lo vidi per la prima volta mentre camminavo lungo la banchina con la mia valigia e lo vidi in attesa di salire sulla carrozza in cui speravo di viaggiare. Un uomo di corporatura robusta, alto circa cinque piedi e dieci, con un viso forte, sano e rubicondo, vestito con un abito grigio piuttosto sgualcito, che portava la sua borsa da viaggio, si distingueva dalla folla circostante. Con lui c'erano due dei suoi bambini piccoli e otto o dieci pellegrini irlandesi e inglesi che tornavano a casa da Lourdes. Ora, John Traynor era un miracolo perché, secondo tutte le leggi della natura, non avrebbe dovuto essere lì in piedi, robusto e sano. Avrebbe dovuto essere, se fosse stato vivo, paralizzato, epilettico, una massa di piaghe, rattrappito, con un braccio destro raggrinzito e inutile e un buco spalancato nel cranio. Questo era quello che era stato. Questo era il modo in cui l'abilità medica aveva dovuto lasciarlo, dopo aver fatto del suo meglio. Questo era il modo in cui la scienza medica aveva certificato che doveva rimanere». Di lui ricorda con gratitudine la fede virile, senza eccessi, la personalità naturale e modesta, un'intelligenza pulita arricchita proprio dalla fede senza aver potuto forgiarla con un'istruzione superiore.

LA FEDE CATTOLICA
Rimase orfano in giovane età ma della madre ricorda la grande devozione alla santa Messa e alla Comunione insieme alla solida fiducia nella Santa Madre di Dio. John ricorda che si accostava all'Eucarestia quotidianamente quando la pratica era assai poco diffusa. Quando venne ferito la prima volta stava svolgendo il suo dovere di soldato con coraggio e dedizione: la scheggia che gli arrivò nel cranio lo sorprese mentre stava portando in salvo uno dei suoi ufficiali. «Non riprese conoscenza fino a cinque settimane dopo, quando si svegliò dopo un'operazione in un ospedale marittimo in Inghilterra. Si riprese rapidamente e tornò in servizio». Anche nella spedizione in Egitto e sui Dardanelli continuò a distinguersi per abnegazione e forza in condizioni asperrime e disastrose per le forze alleate. La risposta dei Turchi fu così violenta che le operazioni furono sospese per diverse ore; tutti gli ufficiali erano stati uccisi e per questo Traynor si ritrovò a capo di 100 uomini. Anche il cappellano cattolico, padre Finn, venne ucciso e finì in acqua ma John e alcuni compagni recuperarono il corpo e lo seppellirono sulla riva. Continuava ad essere virtuoso, a perseguire il bene possibile in ogni circostanza. Resistette incolume fino all'8 maggio quando fu crivellato da una serie di colpi che segnarono l'inizio della sua dolorosa "carriera" di invalido e paziente sottoposto a numerose operazioni inefficaci e anzi portatrici di altra sofferenza.
Persino la storia del pellegrinaggio ha del miracoloso per tutti gli ostacoli che dovette superare, a causa della ferma e anche ragionevole opposizione di medici e sacerdoti e per tutti i fondati pronostici di morte che in molti gli fecero. John non desistette mai, l'obiezione che sarebbe potuto morire a Lourdes o già durante il viaggio la vinceva rispondendo che sarebbero stati un buon posto e una buona causa per cui morire. Nemmeno la guarigione arrivò al primo tentativo ma, racconta egli stesso, volle partecipare a tutte le devozioni e a tutte le immersioni nelle piscine che poteva.
Nel frattempo soffriva terribilmente perché gli standard di cura sia sui treni dei malati sia all'Asile dove sostavano gli infermi gravi al santuario non erano affatto come sono ora. Le ferite peggiorarono, le crisi epilettiche si acuirono, ma ogni volta, invitato con forza a desistere da quasi tutti, John ribadiva la sua ferma intenzione a restare. Dopo la decima immersione nelle piscine, uscì e non ebbe più crisi epilettiche. Nelle ore e i giorni successivi la sua guarigione divenne totale. Per non allarmare (o forse perché anche se non c'era Whatsapp gli uomini tendevano a comunicare così, con meno del minimo indispensabile), mandò un breve telegramma alla moglie: «Sto meglio, Jack».

Fonte: Sito del Timone, 10 dicembre 2024

7 - OMELIA III DOM. DI AVVENTO - ANNO C (Lc 3,10-18)
Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Siamo giunti alla terza domenica di Avvento che è chiamata anche la domenica della gioia. È chiamata in questo modo perché il Natale si avvicina e le letture della Messa ci invitano all'esultanza. Il profeta Sofonia così annuncia: «Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme» (3,14). Questo invito alla letizia è rivolto a ciascuno di noi. Dobbiamo gioire perché è stata revocata la nostra condanna (cf Sof 3,15) e Gesù viene a salvarci. A queste parole fanno eco quelle di san Paolo Apostolo che, scrivendo ai Filippesi, così esorta: «Siate sempre lieti nel Signore. [...]. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Ormai il Natale è vicino e noi dobbiamo preparare i nostri cuori al Signore che viene.
Per vivere anche noi la gioia dobbiamo fare la Volontà di Dio. Questo è quanto ci insegna il Vangelo di oggi. Le folle andavano da Giovanni Battista per chiedere a lui una parola di vita. Per ben tre volte il brano dell'evangelista Luca riporta questa domanda: «Che cosa dobbiamo fare?» (3,10).
La prima volta il Battista risponde: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (Lc 3,11); la seconda volta, rispondendo ai pubblicani, dice: «Non esigete nulla più di quanto vi è stato fissato» (Lc 3,13); la terza volta, rivolgendosi ai soldati, insegna: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno» (Lc 3,14). Da queste risposte impariamo che se vogliamo gioire anche noi nel Signore e a Lui piacere dobbiamo osservare i Comandamenti di Dio, praticare la carità fraterna, rispettare il prossimo e non commettere ingiustizie.
Dio che è Amore è venuto a portare l'amore su questa terra e solo amando Dio e il prossimo potremo anche noi essere felici. Ogni peccato è un'offesa all'amore, una mancanza all'amore. Ai giorni d'oggi, ciò che manca veramente ai nostri cuori è proprio l'amore. Siamo dominati dall'egoismo che è esattamente il contrario dell'amore e il contrario della gioia. E così, commettendo peccati su peccati, noi ci condanniamo alla tristezza e alla delusione.
Guardiamo i Santi se vogliamo imparare ad amare. Nessuno più di loro ha amato su questa terra; nessuno più di loro ha gioito. Così è stato san Francesco d'Assisi, il quale all'inizio della sua conversione ha posto al Signore la domanda del Vangelo: «Che cosa devo fare?». Egli pensava di trovare la gioia nel diventare un cavaliere valoroso; invece la voce del Signore lo invitava sempre di più ad abbandonare tutto e servirlo nella povertà e nella letizia.
Oltre all'osservanza dei suoi Comandamenti, Dio domanda a ciascuna delle sue creature qualcosa di particolare: una missione da svolgere per il bene di tutti. Ognuno di noi è unico e irripetibile e deve chiedere ogni giorno al Signore di comprendere quale è questa sua Volontà. San Francesco comprese e divenne la persona più felice di questo mondo. Ora tocca a noi. Da chi dobbiamo farci aiutare per comprendere la risposta? Dal sacerdote a cui abbiamo affidato la direzione della nostra vita. Il Signore si serve proprio di loro per manifestare la sua Volontà.
Per ottenere tutto questo, affidiamoci alla Madonna, alla «Causa della nostra Letizia», come la invochiamo nelle Litanie lauretane. Preghiamola ogni giorno con il Santo Rosario e domandiamole l'inestimabile grazia di trovare un direttore spirituale, fermo e deciso, che ci incammini per la retta strada che conduce alla gioia eterna.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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