PRESEPI VIETATI, SINTOMO DI UN'EUROPA SENZ'ANIMA
Un sindaco in Francia difende il presepe dagli attacchi dei laicisti, mentre in Piemonte viene fatto smontare il presepe allestito in un ospedale
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
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IL TERRORISTA CHE HA UCCISO 5 PERSONE AL MERCATINO DI NATALE E' ISLAMICO
Il saudita che alla guida di un Suv ha investito la folla, tra cui un bimbo di 4 anni, viene descritto come nemico dell'islam e di estrema destra, ma non è vero
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA PSICOLOGIA NON E' SCIENZA, NÉ MEDICINA E NON PUO' SALVARCI
La psicologia non ha nulla a che fare con la medicina, che cura il corpo, né tantomeno può utilizzare il metodo scientifico fondato sulla sperimentazione, perché con l'essere umano non è possibile il controllo totale delle variabili
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone
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DAI FILM CON ELVIS PRESLEY A MONACA DI CLAUSURA
Dolores Hart, un'attrice di Hollywood, recita in vari film (di cui due con il mitico Elvis), poi a 26 anni cambia vita ed entra nel monastero benedettino nel Connecticut
Fonte: Sito Grazie Elvis
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SALVINI ASSOLTO, UNA SCONFITTA PER LA MAGISTRATURA
Matteo Salvini è stato assolto dall'accusa di sequestro di persona a bordo della Open Arms, ma Avvenire continua con le menzogne su immigrazione e clandestini
Autore: Ruben Razzante - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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AMARE I NEMICI E PORGERE L'ALTRA GUANCIA... COSA VUOL DIRE IN CONCRETO?
Estraneo al mondo antico, quello richiesto da Gesù è un impegno da comprendere alla luce degli insegnamenti della Chiesa (in particolare: sant'Agostino e san Tommaso)
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Il Timone
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OMELIA DELLA SACRA FAMIGLIA - ANNO C (Lc 2,41-52)
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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OMELIA MARIA MADRE DI DIO - ANNO C (Lc 2,16-21)
Maria custodiva tutte queste cose nel suo cuore
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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PRESEPI VIETATI, SINTOMO DI UN'EUROPA SENZ'ANIMA
Un sindaco in Francia difende il presepe dagli attacchi dei laicisti, mentre in Piemonte viene fatto smontare il presepe allestito in un ospedale
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 19 dicembre 2024
Abituati o meglio rassegnati ad una Francia laicista senza speranza, un bel miracolo di Natale ha spazzato via, stavolta e pare - in questa felice eccezione - non solo una volta, l'eco solito delle ideologie di stampo illuminista. Stiamo parlando dell'iniziativa che, anche quest'anno, continua a Beaucaire, dove il Municipio ha allestito un presepe in linea con una tradizione portata avanti, ormai, da ben 9 secoli. Ma, si sa, c'è sempre chi si sente "offeso" da qualche simbolo cristiano e stavolta, niente meno che da Gesù Bambino che nella sua mangiatoia, ci chiediamo quale tipo di sensibilità sarà andato stavolta ad urtare. E deve averla fatta grossa, perché è addirittura dal 2014 che la Lega dei Diritti Umani (LDH) si batte ogni anno - 2024 compreso - per la messa al bando del presepe nel municipio, arrivando a trascinare in tribunale, questa volta, Nelson Chaudon, il sindaco di Beaucaire che non ha ceduto alle intimidazioni e ha difeso, impavido, tale tradizione.
LE TRADIZIONI LOCALI E L'IDENTITÀ CULTURALE L'LDH, comunque, ha pubblicato un comunicato stampa, il 12 dicembre, per specificare l'obiettivo dell'azione legale. Assicura, cioè, che non si tratta di vietare il Natale. La sua argomentazione principale si basa sulla legge del 1905, che promulga la separazione tra Chiesa e Stato. Ricorda la necessità di una completa «neutralità delle autorità pubbliche nei confronti delle religioni» e deplora «la rinnovata inerzia di alcuni prefetti in questa materia». Nel comunicato, l'LDH accusa alcuni funzionari eletti di «privilegiare la loro ideologia a scapito dei principi repubblicani installando presepi di Natale nei municipi». L'associazione condanna, inoltre, il fatto che questi sindaci «mettano in evidenza le origini cristiane della Francia». Ma, nonostante i vari tentativi di censura del presepe perpetratisi negli anni, i sindaci che si sono succeduti, Julien Sanchez (RN) e Nelson Chaudon (RN), non hanno ceduto. Questo mercoledì, 18 dicembre, il sindaco di Beaucaire, Nelson Chaudon, ha difeso con fermezza la presenza dei presepi di Natale nel suo municipio durante il suo intervento davanti al tribunale amministrativo di Nîmes. Accompagnato da diversi sostenitori, tra cui il deputato del RN Yoann Gillet, ha ribadito il suo impegno per la conservazione delle tradizioni locali e dell'identità culturale della Francia. Semplici, schiette e inequivocabili le sue dichiarazioni: «È fuori questione cedere un grammo di cultura, di tradizione, di ciò che costituisce la nostra identità a coloro che vorrebbero cancellarla. Beaucaire difenderà sempre ciò che ci è caro».
LA SITUAZIONE IN ITALIA Di segno opposto ciò che è accaduto in un ospedale piemontese, dove una coordinatrice infermieristica ha ordinato di smontare il presepe allestito nel reparto durante il weekend. La donna ha motivato il suo gesto con la solita scusa di voler rispettare la sensibilità, in questo caso, dei pazienti non religiosi o di diverse fedi. Il punto, però, è che non si tratta solo di un problema di fede ma, come dice il sindaco, di cultura, cioè non si fa una cultura, un paese, l'Europa, se l'Occidente dimentica quali sono i riti e le tradizioni culturali che l'hanno identificato, ovvero se non c'è un passato condiviso. Per chi ha fede, dunque, il presepe è il simbolo della discesa di Dio, ma anche per chi non ha fede ed è un europeo, un occidentale, ha un significato e una sua importanza, perché ne va, appunto di ciò che cementa una comunità, come ha ben chiarito il sindaco di Beaucaire. Per il caso italiano, poi, togliere un presepe ha meno senso che mai, perché quel bambino è venuto, in realtà, semplicemente per prendere su di sé le sofferenze degli uomini e, anche per chi non crede e nel caso italiano si trova in ospedale, resta un messaggio molto importante. La sua censura, in questo caso, rispecchia più che altro il punto di vista personalissimo della caposala che, forse, proprio in nome del rispetto che millanta, dovrebbe lasciare anche agli altri la possibilità di non credere o di professare altro sì (e su questo il presepe non ha nessun potere, né influenza) ma anche di credere liberamente in ciò in cui si sceglie di credere o culturalmente di rispecchiarsi.
Fonte: Sito del Timone, 19 dicembre 2024
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IL TERRORISTA CHE HA UCCISO 5 PERSONE AL MERCATINO DI NATALE E' ISLAMICO
Il saudita che alla guida di un Suv ha investito la folla, tra cui un bimbo di 4 anni, viene descritto come nemico dell'islam e di estrema destra, ma non è vero
Autore: Lorenza Formicola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 dicembre 2024
Le casette di legno del mercatino di Natale di Magdeburgo, capitale del Land Sassonia-Anhalt, nell'ex Germania Est, così vicino a Berlino, hanno chiuso definitivamente le saracinesche. Non apriranno più. Almeno fino al prossimo anno. Tutto s'è esaurito nel giro di tre minuti. Alle 19 di venerdì 20 dicembre, un uomo alla guida di un Suv si è deliberatamente lanciato sulla folla ad una velocità pazzesca, zigzagando per un percorso di circa 400 metri: cinque morti, tra cui un bimbo di 4 anni, e circa 200 feriti, 41 in gravi condizioni (nella foto LaPresse, la folla lascia fiori e prega davanti alla chiesa nei pressi del mercatino). Ci è riuscito nonostante il mercatino, come tutti in Europa da un decennio a questa parte, fosse "sotto la massima sicurezza". Polizia armata, veicoli blindati delle forze dell'ordine, e poi i blocchi di cemento anti attentato, quelli inventati a Londra contro il terrorismo islamico, erano ad ogni ingresso pedonale; tranne uno, quello per il pronto intervento. È da lì che è arrivato Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen, il presunto attentatore, arrestato pochi minuti dopo i fatti. Di lui circola la foto di un passaporto saudita scaduto nel 2012. Il primo identikit rilasciato dai media internazionali racconta di un uomo, specialista in psichiatria e psicoterapia, che lavora in una clinica a Bernburg (Saale), dove vive, secondo la Bild. S'è trasferito dall'Arabia Saudita in Germania nel 2006. Tremendamente insoddisfatto per il modo in cui vengono trattati i rifugiati sauditi in Germania, s'era messo in tempi recenti ad ostentare simpatie per l'AfD. I vicini di casa intervistati raccontano di una persona del tutto normale, e l'AfD ha escluso qualsiasi legame tra il partito e l'uomo.
KILLER DI ULTRADESTRA? Nel 2019, il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblicava un'intervista al presunto autore dell'attentato in cui quest'ultimo dichiara di essere «il critico dell'islam più aggressivo della storia», affermando addirittura che «il buon islam non esiste». In quell'occasione affermerà anche di aiutare le donne a lasciare l'Arabia Saudita. Ma è sui social che il sospettato s'è mostrato molto impegnato politicamente, in particolare condividendo l'idea della chiusura delle frontiere e contro il progetto del governo di islamizzare la Germania. «Torna l'ombra cupa del terrorismo di estrema destra»; «killer di ultradestra»; «islamofobo e fan di Musk», sono alcuni dei titoli che la stampa, in particolare quella italiana, ha proposto al grande pubblico per raccontare un attentato che è il migliore dei cortocircuiti proposti nell'ultimo decennio. Cohn Bendit, l'anarco comunista ed ex europarlamentare tedesco dei verdi, in un'intervista a Repubblica dice che è tutta colpa di Musk, la sentenza è lapidaria: «È la strage di un fascista, sedotto da chi semina odio». Per qualche ora, la strage di Magdeburgo, oltre ad essere incasellata come responsabilità dell'AfD, la principale formazione di destra tedesca, è stata anche paragonata all'attentato neonazista di Charlottesville dell'agosto 2017.
MOLTE COSE NON TORNANO In realtà, molte cose non tornano, a partire dall'obiettivo dell'attentato, il mercatino di Natale: Al Abdulmohsen, saudita, ex musulmano, islamofobo, sionista, fan dell'AfD avrebbe volute punire la Germania per la tolleranza nei confronti dell'islam e colpisce un simbolo del Natale cristiano: islamisti o anti-islamisti l'obiettivo sarebbe sempre lo stesso. Del resto la modalità dell'attentato ricalca quello di precedenti stragi islamiste - Nizza, Berlino, Londra, con auto o camion lanciati contro la folla - e se davvero ce l'ha con i musulmani perché colpire un mercato di Natale e non una moschea all'ora di uscita dalla preghiera del venerdì, visto che era proprio venerdì? Inoltre il saudita, dopo l'arresto, è risultato positivo anche al test antidroga. Non è chiaro quale stupefacente abbia consumato, ma si sa che i terroristi utilizzano alcuni tipi di droghe per compiere attentanti. È utile allora spulciare nel suo profilo su X dove campeggia la foto di un mitragliatore Ar 15 - il fucile d'assalto utilizzato nelle stragi jihadiste e non - sospeso sopra l'autoritratto a matita di Taleb. Si trovano strani post in cui si mostra sostenitore dei nuovi jihadisti che hanno preso il potere in Siria, o racconta di aver obbedito ai suoi leader religiosi che autorizzavano i furti ai danni dei cristiani, infedeli. È venuta fuori anche un'intervista, rilanciata dal Corriere della Sera, in cui si definisce un uomo di sinistra. E si scopre che di recente una ragazza lo avrebbe segnalato alla polizia perché aveva manifestato l'intenzione, proprio via social, di compiere un attentato usando un'auto. Segnalazione che, a quanto pare, non è stata recepita, anzi ignorata. Inoltre l'Arabia Saudita avrebbe avvertito per ben tre volte le autorità tedesche proprio riguardo quest'uomo; la Germania, però, ne avrebbe rifiutato l'estradizione. Dunque la questione è più complessa di quello che la grande stampa vorrebbe far passare. E non si può scartare l'ipotesi della taqiyya, pratica islamica che consente ai fedeli di ingannare il nemico, fingere di essere un altro, allo scopo di non destare sospetti in una comunità che non è islamica. Del resto ci sono già diversi precedenti, come il caso del pakistano Muhammad Shahzeb Khan. Aveva fatto richiesta di asilo in Canada dichiarandosi ex musulmano ed omosessuale, per poi, lo scorso ottobre, essere arrestato perché terrorista islamico che, in collaborazione con una cellula Isis, organizzava un attentato per «massacrare quanti più ebrei possibile in Occidente» - come rivelato dall'FBI -, proprio nell'anniversario del 7 ottobre.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 dicembre 2024
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LA PSICOLOGIA NON E' SCIENZA, NÉ MEDICINA E NON PUO' SALVARCI
La psicologia non ha nulla a che fare con la medicina, che cura il corpo, né tantomeno può utilizzare il metodo scientifico fondato sulla sperimentazione, perché con l'essere umano non è possibile il controllo totale delle variabili
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: Il Timone, novembre 2024
La psicologia (clinica) è - si dice - una branca della medicina; significa che è una scienza, quindi dobbiamo affidarci a lei ciecamente. Come la medicina (moderna), dai sintomi risale a una patologia univoca ben conosciuta; applica un metodo testato scientificamente e risolve il problema. Se il problema non si risolve, è colpa del paziente che non ha applicato scrupolosamente il metodo, che è, ovviamente, infallibile. Spero che il gentile lettore del Timone non abbia creduto a una sola parola di quanto scritto qua sopra perché sono tutte sciocchezze. In realtà, la psicologia (letteralmente, "scienza dell'anima") non ha nulla a che fare con la medicina, che cura il corpo; tantomeno può utilizzare il metodo scientifico fondato sulla sperimentazione, perché con l'essere umano ci sono dei limiti etici (o dovrebbero esserci) e non è possibile il controllo totale delle variabili. La psicologia si è ammantata di scientificità semplicemente perché l'uomo moderno ripone una fiducia religiosa nella scienza; e il modo migliore per accreditarsi è farsi passare per una scienza. Se ci pensiamo, infatti, è sufficiente dare una veste scientifica a qualsiasi ideologia perché le persone le prestino una fiducia cieca e totale e la difendano furiosamente da qualsiasi critica. Abbiamo detto che la psicologia è la scienza dell'anima; tuttavia, la modernità ha stabilito scientificamente che l'anima non esiste; quindi la psicologia si accontenta di occuparsi della "mente", dei comportamenti e degli atteggiamenti. Resta comunque il fatto che, per fare una qualsiasi psicologia, bisogna avere una certa idea di cosa sia la persona umana, di come funzioni e di come, invece, non funzioni. Ne deriva che la psicologia è una antropologia (cioè filosofia, non medicina); e la psicologia clinica consiste nel ripristinare la fisiologia e nel superare la patologia.
QUESTIONE DI ANTROPOLOGIA Partiamo dal primo di questi punti: l'antropologia. È un dato di fatto che esistono diverse antropologie e questo è il motivo per cui esistono diverse psicologie: a una certa idea di uomo corrisponde una certa psicologia. C'è, ad esempio, la psicologia classica, evoluta da Socrate, Platone e Aristotele e culminata con Tommaso d'Aquino; la quale vede l'uomo come un sinolo (cioè una unione inscindibile) tra anima e corpo, al mondo per un fine. È fisiologico, in questo caso, ciò che si avvicina al fine dell'uomo; patologico ciò che lo allontana. Poi c'è la modernità e le sue antropologie: c'è quella nietzschiana/freudiana, che vede l'uomo come un essere dominato dalle passioni (principalmente sessuali e omicide/suicide), per la quale la fisiologia consiste o nel soddisfare queste passioni in modo socialmente accettabile (Freud) o nel soddisfarle punto e basta (Reich); la patologia consiste nella morale, ossia nella funzione più alta della ragione. C'è l'antropologia junghiana/hillmaniana che vede l'uomo come terra di conquista da parte di vari demoni, per cui la fisiologia sarebbe ridare a questi demoni il dominio dell'uomo e della terra. C'è l'antropologia umanista, che vede al vertice della salute mentale l'orgasmo (ops: l'esperienza di picco); c'è l'antropologia comportamentista, per la quale l'essere umano è come un animale, addestrabile con stimoli positivi o negativi... potremmo continuare a lungo. Ma - e questo è il secondo punto - eliminando il fine, come si stabilisce in modo scientifico cosa è fisiologico e cosa è patologico? Beh, in due modi: il primo (come abbiamo visto) vede come fisiologia l'applicazione totale della propria ideologia e come patologia tutto ciò che la morale indica come bene o male; il secondo... con la statistica. È fisiologico il valore più frequente, patologico lo scostamento dalla media. Volete un esempio? I valori "di norma" delle vostre analisi del sangue: sono stabiliti come valori medi della popolazione generale, oppure modificati in base alle esigenze dell'industria farmaceutica. Ciò che abbiamo visto finora spiega l'atteggiamento diffidente che il Magistero della Chiesa cattolica ha sempre avuto nei confronti della psicologia e della psicologia clinica in particolare. Atteggiamento che non è mai stato compreso fino in fondo. A volte scambiato per una chiusura retrograda e bigotta, dovuta alla diffidenza di una istituzione antichissima nei confronti del nuovo; talvolta assolutizzato, generalizzando questa diffidenza nei confronti di ogni psicologia. Come al solito, un atteggiamento critico, ma ragionevole, nei confronti della psicologia si rivela più utile ed equilibrato.
TERAPIE E DINTORNI Dedichiamo ora qualche parola ai temi della nosologia e della terapia. La nosologia è la classificazione sistematica delle malattie (o disturbi, nel caso della psichiatria e della psicologia). I manuali diagnostici più autorevoli e diffusi sono il Dsm dell'American Psychiatric Association e l'Icd dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che in genere recepisce le proposte del primo. La prima osservazione che si può fare su questi metodi nosologici è che sono stati più volte oggetto di critiche e accuse: dall'inclusione o esclusione di orientamenti sessuali (omosessualità o pedofilia), all'influenza delle case farmaceutiche, all'utilizzo della sintonia che il paziente ha nei confronti di un certo atteggiamento/orientamento per definirne la fisiologia o patologia. La seconda, a parere di chi scrive ancora più importante dal punto di vista clinico, è che (come affermava l'ingegnere polacco Alfred Korzybski) «la mappa non è il territorio»: quello che sembra definito sul manuale può non esserlo nella stanza di terapia, l'essere umano è molto più complesso delle nostre sempre troppo rigide classificazioni. Per quanto riguarda la terapia, invece, si sta affermando l'idea che - come nella medicina moderna - a ogni diagnosi corrisponda un certo tipo di terapia dimostrata efficace. Si sta affermando anche per l'avanzata del modello di cura statunitense (fondato sulle assicurazioni sanitarie), modello che ha come fine non il benessere della persona, ma il profitto (le assicurazioni sono aziende in tutto e per tutto). In una bella ricerca, lo psicologo statunitense John Norcross ha dimostrato che l'elemento maggiormente determinante in una psicoterapia è la relazione tra il clinico e il paziente. Il che ci riporta all'antropologia classica, per la quale l'uomo è relazione; e i suoi bisogni più importanti sono bisogni relazionali: amare ed essere amato.
NON È UN LASCIAPASSARE Ultimo punto: la psicologia moderna ha fatto suo uno dei principi cardine della modernità: il rifiuto di una morale oggettiva e metafisica. Per la modernità è morale ciò che è utile, ciò che non danneggia terzi ed è consensuale: all'interno di questi paletti, tutto è lecito. Non è così, ma spesso la "scienza psicologica" viene utilizzata per giustificare - soprattutto in ambito sessuale -comportamenti e atteggiamenti rifiutati dalla morale tradizionale. La psicologia, per concludere, si è allargata troppo? Direi il contrario: la psicologia è stata "focomelizzata" - così come la ragione - dalla modernità, il suo campo d'azione è stato ridotto ad atteggiamenti e comportamenti. La psicoterapia umanista, ad esempio, chiama il paziente semplicemente «cliente» e ha rifiutato di affermarsi terapeutica, preferendo il termine «counselling», consulenza. L'impressione che la psicologia sia sovra-utilizzata deriva dal fatto che è diventata uno strumento per giustificare qualunque cosa, soprattutto dal punto di vista (a)morale.
Nota di BastaBugie: Roberto Marchesini, autore del precedente articolo, ha fatto alcune precisazioni interessanti a integrazione del testo riportato.
PSICOLOGO E CATTOLICO? SI PUÒ È possibile essere psicologo cattolico? Certamene sì, basta accogliere una antropologia in accordo con il dato rivelato. Ovviamente, come indicato anche dal Magistero della Chiesa, l'antropologia maggiormente aderente a tale dato è quella tomista. Il riferimento principale degli psicologi cattolici è Rudolf Allers (1883-1963), unico cattolico che fece parte della cerchia di Freud nella Vienna d'inizio Novecento; lasciò Freud per seguire Adler, poi si allontanò anche da questo, portando con sé il suo più brillante allievo (ben più noto del maestro), Viktor Frankl. Per Allers ogni nevrosi è la conseguenza di un problema metafisico non risolto, al punto che "l'unica persona che possa essere interamente libera dalla nevrosi è quella che passa la vita in una sincera dedizione ai doveri naturali e soprannaturali, e che ha costantemente affermato la sua posizione come creatura e il suo posto nell'ordine del creato; in altre parole, al di là del nevrotico c'è solo il santo".
PER NON CONFONDERSI Spesso si chiedono chiarimenti sui termini psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, counsellor e psichiatra. Vediamo di fare chiarezza. 1) PSICOLOGO Lo psicologo è un laureato in psicologia (quindi non è un medico) che non può prendere in carico persone con sofferenze; può fare diagnosi, somministrare test, lavorare nella pubblicità e nella politica, fare selezione e gestione del personale. 2) PSICOTERAPEUTA Lo psicoterapeuta è uno psicologo con una formazione (aggiuntiva) specifica per occuparsi di persone con problemi clinici. 3) PSICOANALISTA o PSICANALISTA Lo psicoanalista (se freudiano) o psicanalista (lacaniano) è uno psicoterapeuta che segue la dottrina freudiana o lacaniana. 4) COUNSELOR Il counselor, spesso visto erroneamente come uno psicoterapeuta di serie B, è uno psicoterapeuta che applica la teoria umanista. Lo psichiatra è un medico (quindi si occupa della biologia umana) e può dare farmaci.
Fonte: Il Timone, novembre 2024
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DAI FILM CON ELVIS PRESLEY A MONACA DI CLAUSURA
Dolores Hart, un'attrice di Hollywood, recita in vari film (di cui due con il mitico Elvis), poi a 26 anni cambia vita ed entra nel monastero benedettino nel Connecticut
Fonte Sito Grazie Elvis
Molti anni fa un'attrice di Hollywood molto richiesta, Dolores Hart, ha scioccato il mondo dello spettacolo quando ha rinunciato a tutto per diventare una suora cattolica benedettina di clausura. Ha lasciato la sua carriera, ha rotto il suo fidanzamento con l'imprenditore di Los Angeles Don Robinson ed ha seguito la sua vocazione di suora. Dolores Hart, il cui vero nome è Dolores Hicks, è nata il 20 ottobre 1938 a Chicago, in Illinois. Dolores è l'unica figlia di Bert e Harriett Hicks. È anche la nipote acquisita, tramite il matrimonio di una zia, del cantante Mario Lanza. Usando il nome d'arte di "Dolores Hart", nel 1956 è stata scelta per interpretare un ruolo di supporto nel film del 1957 "Loving You", in cui ha lavorato con Elvis Presley. Dopo questa partecipazione, Dolores si è trovata con molte richiesta di lavoro ed ha fatto altri due film, prima di recitare di nuovo con Elvis Presley in "King Creole" del 1958. Ha poi debuttato a Broadway, vincendo un Theatre World Award nel 1959 e una nomination al Tony Award come migliore attrice protagonista per il suo ruolo in "The Pleasure of His Company". Nel 1960, Dolores ha recitato in "Where the Boys Are", una commedia per adolescenti, in cui si parlava di studenti universitari durante le vacanze di primavera. Il film ha avuto un seguito tale da divenire quasi un cult. Dolores Hart ha continuato a recitare in altri quattro film, incluso il ruolo principale in "Lisa", basato su un romanzo di Jan de Hartog e nominato al Golden Globe come "Miglior film drammatico". Era considerata una delle stelle nascenti di Hollywood ed è stata scelta per ruoli in "Wild Is The Wind", "The Plunderers", "Francesco D'Assisi", "Sail A Crooked Ship" e "Lonelyhearts" con Montgomery Clift. Il suo ultimo ruolo è stato al fianco di Hugh O'Brian nel film "Come Fly With Me" del 1963 . A questo punto ha deciso di lasciare il mondo del cinema e, dopo aver rotto il fidanzamento con l'imprenditore di Los Angeles Don Robinson, l'attrice venticinquenne è diventata suora cattolica presso l'Abbazia Benedettina di Regina Laudis a Betlemme, nel Connecticut, diventando, in seguito, priora del convento.
Quando ha ricevuto la chiamata dagli Studios della Paramount? Nel bel mezzo di una lezione, a Marymount, ho ricevuto una chiamata dagli studi della Paramount! Era il produttore associato di Hal Wallis e voleva che andassi alla Paramount per un incontro. L'insegnante non voleva che rispondessi alla chiamata, pensava fosse una farsa, ma ho risposto. Volevano incontrarmi quel pomeriggio, mi sembra entro una mezz'ora, alla Paramount. In realtà, anch'io volevo incontrarli. Il mio amico, Don Barbeau, è venuto a prendermi con un carro funebre del 1938. Ero vestita con un maglione e calzini e sono andata dal signor Hal Wallis. Mi ha chiesto: "Cosa vuoi fare della tua vita?". Ho risposto subito ed ho detto: "Voglio fare l'attrice". "Stiamo girando un film con il signor Presley e vogliamo che inizi la prossima settimana". Non sapevo nemmeno chi fosse Elvis Presley, ma la settimana successiva c'erano gli esami finali a scuola. Ho detto: "Deve essere la prossima settimana?". La sua risposta: "Sì, lo fa!" Madre Gabriel, la decana delle ragazze, è venuta a trovarmi e mi ha detto: "I ragazzi della scuola di recitazione vorrebbero un'opportunità come quella che sta capitando a te. Dolores questa è quella giusta! Accettala!". Ho detto: "Va bene, va bene!". Ho seguito il suo consiglio, ho fatto il provino ed ho ottenuto la parte. Il cameraman ha chiesto: "Signorina Hart, chi le ha insegnato la tecnica della recitazione? Dove andava a scuola?". "Non sono mai andato a scuola per queste cose". E lui ha risposto: "Sicuramente sa cosa fare". Alla fine la chiamata è arrivata ed ho iniziato le riprese con il signor Presley. Ho incontrato Wallie Westmore per il trucco e Edith Head per disegnare il mio guardaroba per il film "Loving You".
So che suoni il clarinetto. Hai suonato il clarinetto per Elvis? Beh, due anni dopo, ho fatto un altro film con Elvis Presley. Jan Shepherd ha interpretato la sorella di Elvis nel film. Il giorno del suo compleanno abbiamo fatto una festa per lei a casa mia. Elvis è venuto alla festa di compleanno. Ho suonato il clarinetto ed Elvis si è seduto ed ha suonato il piano. Abbiamo suonato alcuni brani per il compleanno di Jan. Era un vero gentiluomo, un distillato di semplicità, umorismo e timidezza. A quel tempo era proprio se stesso. Mentre stavamo girando "King Creole", aveva così tante persone che lo seguivano, che non potevi camminare per le strade di New Orleans. Era come un circo. Non crederesti alle folle. I poliziotti erano ovunque. Dovevamo stare nelle camere d'albergo ad aspettare tra una scena e l'altra. Quando finalmente siamo arrivati sul posto, siamo stati accompagnati all'ascensore ed alle camere dell'hotel. C'erano delle tavole tra un hotel e l'altro. Le abbiamo attraversate per andare in un altro albergo, siamo scesi con l'ascensore e siamo entrati in un'altra stanza. Ci hanno portato dei panini. Elvis ha aperto la Bibbia di Gideon, poiché quella era la versione collocata nelle stanze dell'hotel. Qualunque passaggio avesse aperto, ne avremmo parlato. Mi chiedeva: "Cosa ne pensi di questo passaggio?" Com'è successo che hai visitato l'Abbazia? Nel 1959 stavo recitando a New York "The Pleasure of His Company". Un'amica mi ha invitata ad incontrare alcune suore ed ha detto: "Sono molto speciali". Ho esclamato: "SUORE! No, non voglio incontrare le suore!". Ma la mia amica ha detto: "Ti ho mai guidato nel modo sbagliato?" ed io ho detto "No". Così sono venuta a Regina Laudis dopo poche ore ed è arrivata la chiamata definitiva. Ti senti in un posto speciale. Dopo la prima visita, continuavo a tornare tra gli spettacoli. Alla fine ho chiesto alla Reverenda Madre se pensava che avessi una vocazione. Lei ha detto: "No, no. Torna indietro e fai il tuo film. Sei troppo giovane". L'ho fatto, e poi ho fatto altri film: "Where the Boys Are" e "San Francesco d'Assisi", che mi ha portato a Roma. Ho incontrato Papa Giovanni XXIII ed è stato molto determinante nell'aiutarmi a formare le mie idee su una vocazione. Quando sono stata presentato al Papa, ho detto: "Sono Dolores Hart, l'attrice che interpreta Chiara". Ha detto: "No, tu sei Chiara!". Pensando che mi avesse frainteso, ho detto: "No, io sono Dolores Hart, un'attrice che interpreta Chiara". Papa Giovanni XXIII mi ha guardato dritto negli occhi ed ha affermato: "No. Sei Chiara!" La sua dichiarazione mi è rimasta impressa e mi è risuonata nella mente molte volte.
Reverenda madre, potrebbe parlarci del suo fidanzamento prima di entrare nell'Abbazia? Un'esperienza meravigliosa per me e Don Robison. Lui aveva la sensazione che potessi avere una vocazione. Voleva provare il fidanzamento: "Facciamo un tentativo". Sono passati diversi giorni e stavamo guidando lungo la strada, quando ha fermato la macchina. Lui ha detto: "C'è qualcosa non va. Mi ami?". "Certo, ti amo". L'ha chiesto di nuovo e poi ha detto: "Qualcosa dentro di te non è con me". Quando sono tornata a casa all'una di notte, ho chiamato ed ho prenotato un volo per le 6.00 del mattino per Regina Laudis. Dio è lontano da tutti noi finché non entriamo nella realtà di noi stessi. Alla fine, sono arrivata a dire nel mio cuore più di ogni altra cosa e poi apertamente a me stessa: "La mia ricerca di Dio è stata una ricerca coniugale". [...]
https://www.youtube.com/watch?v=mr_0EK4l71Q
Fonte: Sito Grazie Elvis
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SALVINI ASSOLTO, UNA SCONFITTA PER LA MAGISTRATURA
Matteo Salvini è stato assolto dall'accusa di sequestro di persona a bordo della Open Arms, ma Avvenire continua con le menzogne su immigrazione e clandestini
Autore: Ruben Razzante - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 dicembre 2024
La battaglia che i pubblici ministeri di Palermo Marzia Sabella, Geri Ferrara e Giorgia Righi hanno ingaggiato anni fa contro Matteo Salvini era tutta politica e le accuse di sequestro di persona e di rifiuto di atti d'ufficio erano strumentali. La sentenza di assoluzione per il leader della Lega, all'epoca ministro dell'interno, pronunciata ieri sera dal Tribunale di Palermo, restituisce credibilità all'Italia e rappresenta una vittoria del diritto, oltre che del buon senso. Come ha commentato a caldo l'avvocato difensore di Salvini, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, si tratta di un verdetto contro chi sfrutta i migranti. Al termine di un processo durato tre anni e che non sarebbe mai dovuto iniziare, è stato chiarito che "il fatto non sussiste" e che Salvini non ha commesso alcun reato ed ha agito nell'esclusivo interesse del suo governo e del suo Paese. Ha semplicemente difeso i confini nazionali dalle attività illecite delle Ong, che speculano sulle vite dei migranti. Invece i pm avevano chiesto per lui una condanna a 6 anni di carcere per rifiuto di atti d'ufficio e sequestro di persona. «Surreali e infondate le accuse a Salvini», ha commentato il premier Giorgia Meloni, esprimendo soddisfazione per il verdetto. Chissà cosa pensano i tanti italiani che non arrivano alla fine del mese e che sanno che per tre anni i loro soldi sono stati impiegati per un processo assurdo e fortemente ideologizzato. Senza considerare le complicità dell'ex premier Giuseppe Conte e degli altri membri del governo dell'epoca, che avevano avallato le scelte coraggiose del ministro Salvini senza manifestare alcuna opposizione e fino a ieri sera dichiaravano ipocritamente di voler rispettare le sentenze dei giudici. La battaglia processuale si è protratta fino a ieri senza esclusione di colpi. «Nell'agosto 2019 - hanno detto nella requisitoria i pubblici ministeri - da ministro dell'Interno Salvini aveva l'obbligo di rilasciare senza indugio alla nave dell'Ong Open Arms il place of safety, il porto sicuro, per 147 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Invece, lasciandoli a bordo, agì intenzionalmente e consapevolmente in spregio delle regole». L'avvocato di Salvini, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, ha replicato chiamando in causa la Ong spagnola: «Open Arms bighellonava in mezzo al mare - ha accusato in udienza - mentre i migranti potevano scendere liberamente» e Salvini "difendeva i confini". [...] La vicenda Salvini-Open Arms rappresenta una brutta pagina della storia nazionale sul piano della credibilità della magistratura italiana e dell'equilibrio tra potere giudiziario e politica. [...]
Nota di BastaBugie:Anna Bono nell'articolo seguente dal titolo "Open Arms e Salvini, le verità negate da Avvenire" parla di uno scandaloso editoriale del quotidiano della CEI a commento della sentenza di assoluzione del vice-presidente del Consiglio pieno di menzogne sul tema dell'immigrazione in generale e della vicenda Open Arms e Salvini nello specifico. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 dicembre 2024: Quello che l'editoriale del quotidiano della CEI, Avvenire, ha lanciato il 21 dicembre è un attacco al governo italiano, che accusa di una serie di promesse non mantenute, e al vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, ma soprattutto è un attacco alla verità, nonostante il titolo: "Salvini assolto, ma c'è una verità da rispettare". «I porti non si possono chiudere - esordisce Danilo Paolini - perché la garanzia di un approdo sulla terra ferma è qualcosa che ha a che fare con il diritto umanitario universalmente riconosciuto, con l'incolumità e la sicurezza di vite». La prima verità è che invece le navi nei porti, come gli aerei negli aeroporti, entrano solo previa autorizzazione, che può essere concessa oppure negata. La seconda verità è che il diritto umanitario è indiscutibile, ma non riguarda il caso della Open Arms e dei suoi passeggeri, la cui incolumità e sicurezza non sono mai state in pericolo. Erano a bordo di una buona imbarcazione, sicura, costantemente monitorata ed erano bene assistiti. Alcuni che accusarono problemi di salute poterono lasciare la nave per ricevere le cure necessarie, altri furono fatti sbarcare perché risultavano essere minorenni: in tutto 64. La terza verità è che il comandante della Open Arms rifiutò qualsiasi alternativa, persino quelle offerte dalla Spagna, Stato di bandiera della nave, che gli aveva proposto di dirigersi verso il porto spagnolo di Algeciras o verso un altro porto nelle isole Baleari e che in alternativa era disposta a trasbordare i passeggeri su un'altra nave spagnola. La quarta verità è che la Open Arms doveva approdare in Italia, non a Malta, non in Tunisia e nemmeno in Spagna perché il nostro Paese era la destinazione scelta dagli emigranti irregolari, privi di documenti, che aveva a bordo e che per questo, per arrivare in Italia, avevano pagato a una delle tante organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi illegali dall'Africa e dall'Asia verso l'Europa migliaia di dollari, anche più di 10mila se provenivano dal Bangladesh o da altri Paesi molto lontani. Se così non fosse, se gli emigranti fossero stati disposti a sbarcare in un qualsiasi porto sicuro, allora l'accusa di sequestro di persona andrebbe rivolta ai responsabili della Open Arms che, come ha affermato l'avvocato difensore del ministro Salvini, Giulia Bongiorno, «bighellonava in mezzo al mare» impedendo loro di sbarcare come avrebbero potuto. È convinto - dice del ministro Salvini Avvenire - di avere in questo modo «fermato l'immigrazione di massa, ridotto i morti in mare e difeso la Patria». Ne è convinto perché è la verità (la quinta). Negli anni in cui è stato ministro dell'Interno gli sbarchi sono diminuiti drasticamente: 23.037 nel 2018 e 11.471 nel 2019, mentre prima erano sempre stati molto più che centomila (addirittura 181mila nel 2016) e poi hanno ripreso a crescere. Nel 2019 il numero di emigranti morti nel Mediterraneo, 1.510, è stato di gran lunga il più basso mai registrato. Quanto a difendere la Patria, a quanto pare secondo il quotidiano della Cei farlo è lecito solo se è minacciata «da un invasore in armi» e quelli che arrivano invece sono «bambini, donne e uomini senza armi e senza niente, che rischiano la vita per disperazione, attraversando un mare che può ucciderli (...) perché scappano da guerre, miseria, catastrofi, persecuzioni». Tutti gli Stati del mondo, a tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza nazionale controllano i loro confini - perché solo l'Italia non dovrebbe? -, prova ne sia che esiste la Convenzione di Ginevra che fa eccezione per chi chiede asilo, i profughi. Ma, ennesima verità negata, solo una esigua percentuale di emigranti illegali diretti verso l'Italia, e l'Europa, sono in fuga da guerre, catastrofi, persecuzioni e, dato il costo elevato dei viaggi, praticamente nessuno dalla miseria. Lo provano l'elevato numero di richieste di asilo respinte dopo attento e scrupoloso vaglio e l'elenco dei Paesi di provenienza, gran parte dei quali fortunatamente non sono afflitti da guerre, persecuzioni e catastrofi. L'Italia nei mesi scorsi ne ha individuati 19, ma sono molti di più. Per inermi che siano, bambini, donne e uomini non dovrebbero viaggiare illegalmente e poi, mentendo, chiedere asilo. Ma ecco ancora una verità dissimulata: arrivano quasi solo uomini giovani, le donne sono poche, meno del 15%, e meno ancora i bambini. Per il bene di questi ultimi, a questo proposito, meglio sarebbe battersi finalmente perché fosse punito con estrema severità chiunque sia responsabile di metterne a rischio la vita, soprattutto se, come nel recente caso della piccola Yasmine, si consente o si impone loro di imbarcarsi da soli, affidati e alla mercé di estranei. «Ci accingiamo - aggiunge l'editoriale - a festeggiare un Bimbo nato in una stalla 'perché non c'era posto per loro nell'albergo'». Ultima verità: Maria e Giuseppe non sono stati discriminati, respinti, cacciati, non c'era più posto né per loro né per nessuno, gli alberghi e le locande erano semplicemente al completo. «Quel Bambino, divenuto Uomo - conclude - avrebbe poi indicato nello straniero un essere umano da accogliere». "Quel Bambino" ha fatto ben altro. Ci ha insegnato a considerare ogni persona "prossimo" e ad amarla come noi stessi. Recepita pienamente finora solo dalla civiltà occidentale, è la più grande rivoluzione nella storia umana, dalla quale è scaturito il principio che esistono diritti inerenti alla persona, quindi universali e inviolabili. Questo con le persone che viaggiano senza documenti non ha proprio nulla a che vedere.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 dicembre 2024
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AMARE I NEMICI E PORGERE L'ALTRA GUANCIA... COSA VUOL DIRE IN CONCRETO?
Estraneo al mondo antico, quello richiesto da Gesù è un impegno da comprendere alla luce degli insegnamenti della Chiesa (in particolare: sant'Agostino e san Tommaso)
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Il Timone, ottobre 2024
«Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio dente per dente", ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra»; addirittura, «Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori»: così dice Gesù, realizzando una grandissima rivoluzione morale. Se infatti in Platone c'è un cenno, peraltro da interpretare, sul porgere l'altra guancia, il mondo greco-romano non ha mai concepito l'amore per il nemico. Ma che cosa significa il dovere di amare i propri nemici? In primo luogo vuol dire non odiarli. Ma vuol dire anche augurare loro ogni successo? E in guerra vuol dire abbracciare il pacifismo, rinunciare a combattere i nemici e lasciarsi sopraffare? Era questa una delle accuse mosse dai pagani ai cristiani, come riporta sant'Agostino nella Lettera 138. Ora, anzitutto, che cosa significa amare? Significa varie cose, ma, per quel che riguarda il nostro discorso, significa volere-desiderare del bene a qualcuno. Dopodiché l'amore, di solito, si prodiga anche fattivamente per procurare il bene della persona amata, cerca concretamente di agire nel modo bene-volente che concretizza il desiderio di bene per qualcuno. Quindi, come si comprende anche dall'analisi dei termini usati per formulare questo dovere nel vangelo in greco e in latino (cfr. Giovanni Gobber, Ama il tuo nemico. Dilectio, «Vita e Pensiero», 30.12.2023, reperibile online), il dovere verso il nemico non è un obbligo di provare verso di lui slancio, trasporto, simpatia, eccetera.
LEGITTIMA DIFESA Quanto al pacifismo, già sant'Agostino lo rigetta dicendo che «Se la dottrina cristiana condannasse ogni specie di guerre, ai soldati che nel Vangelo chiedono [a Gesù, n.d.a.] il consiglio per salvarsi, [egli, n.d.a.] prescriverebbe di gettar via le armi e di sottrarsi completamente agli obblighi del servizio militare. Invece [da Gesù, n.d.a.] è stato loro detto: "Non fate violenza a nessuno e non accusate falsamente nessuno; siate contenti della vostra paga" (Lc, 3,14)», perciò, conclude sant'Agostino, nel vangelo «evidentemente non si vieta di svolgere il servizio militare a coloro cui è comandato di accontentarsi della propria paga» (se essa è giusta). Il cristianesimo non è pacifista e giustifica l'uso della forza per legittima e proporzionata difesa. Del resto, anche Gesù ha usato la forza contro i mercanti del Tempio di Gerusalemme, per difendere i "diritti" di Dio e di coloro che al Tempio volevano esercitare il culto. Anche il Catechismo della Chiesa cattolica dice, al n. 2308, che, «una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa». E aggiunge al n. 2310 una serie di condizioni da rispettare per rendere lecito combattere una guerra, che deve avere solo una finalità difensiva. Una singola persona può sì anche decidere di non reagire a un'aggressione rivolta solo a lei, ma ha il dovere di reagire, anche con le armi, quando sono in pericolo coloro verso cui ha una responsabilità: è il dovere di un genitore verso i figli, di un soldato verso i cittadini, di un governante verso il suo popolo, eccetera. Così il Catechismo al n. 2265: «La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell'autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile».
BENE MORALE, ETERNO, CONCRETO Quanto all'amore per i nemici, le interpretazioni in venti secoli di cristianesimo sono state moltissime. Per san Tommaso (citiamo di seguito dalla Summa Theologiae e dal De caritate) i nemici vanno amati sempre con quell'espressione dell'amore che è la carità, cioè a motivo dell'amore verso Dio, e solo in certi frangenti particolari vanno amati anche con la sopra menzionata concretizzazione fattiva dell'amore. Precisiamo. La carità è un amore di amicizia tra l'uomo e Dio: Dio ne è l'oggetto principale, mentre il prossimo viene amato dalla carità per amore di Dio, nel senso che quando noi amiamo qualcuno dobbiamo cominciare ad amare, in un certo qual modo, anche i suoi famigliari, amici, in quanto sono congiunti a lui; pertanto, l'uomo deve amare Dio con la carità e, inoltre, siccome Dio ama ogni essere umano, l'uomo deve anche amare ogni altro essere umano «perché in lui c'è [la comunione con Dio, n.d.a.] o affinché in lui ci sia [la comunione con, n.d.a.] Dio». E ciò, prosegue Tommaso, vale anche nei confronti dei nemici: l'amicizia della carità «si estende anche ai nemici, i quali devono essere amati per carità in ordine a Dio», e dunque «è stretto dovere non escludere i nemici dalle preghiere generali che facciamo per gli altri» (riguardo alle preghiere particolari per loro torniamo alla fine). E (come spiega il sopra menzionato Gobber) la benevolenza verso il nemico è frutto di una scelta, «Non è [...] un atteggiamento [...] che rinuncia a giudicare i comportamenti» e «non è disarmo; è disponibilità a farci carico anche del destino di chi ci vuole annientare». Ciò detto, san Tommaso specifica che in generale ci è comandato di amare ogni altro essere umano «come noi stessi, non però quanto noi stessi. Non [...] allo stesso modo»: dobbiamo desiderare per il prossimo, nemico incluso, solo alcune delle "cose" che vogliamo per noi stessi, cioè «a tutti [nemici inclusi, n.d.a.] dobbiamo volere lo stesso bene, ossia la vita eterna», e inoltre ai nemici dobbiamo volere quel bene che è vivere in modo moralmente buono, ma non dobbiamo volere per loro queste "cose" quanto a noi stessi: «Se anche a tutti vogliamo [dobbiamo volere, n.d.a.] lo stesso bene, ossia la vita eterna, non amiamo [non dobbiamo amare, n.d.a.] però tutti allo stesso grado». Inoltre, provvedere fattivamente alle necessità del prossimo è sì a volte doveroso, ma non in ogni circostanza: tranne in certi speciali frangenti, compiere degli atti concreti di benevolenza verso il prossimo e verso i nemici, procurare loro fattivamente dei beni concreti, non è moralmente doveroso e piuttosto costituisce la perfezione della carità. Il raggiungimento di tale perfezione non è moralmente obbligatorio, è uno dei cosiddetti "consigli" evangelici, non un precetto morale da adempiere, tranne appunto in certi speciali frangenti, cioè in casi di grave necessità (per esempio l'imminente morte per fame di un'altra persona, se siamo in grado direttamente di scongiurarla). Nelle parole di san Tommaso, «non siamo tenuti [...] a dare particolari segni e gesti di affetto a colui che non ci è congiunto da nessun altro legame, a meno che [...] egli, secondo il tempo e il luogo non si trovi in una necessità nella quale possa essere soccorso solo da noi». Nel dovere dell'amore al prossimo come se stessi il «come se stessi» non va inteso per san Tommaso in termini egualitari. Così, per chi ne ha la possibilità, c'è sì un dovere generale di fare beneficenza, ma non verso tutti gli indigenti e in ogni situazione. Per Tommaso è in questo modo che dobbiamo amare anche i nemici, cioè sempre volendo per loro la vita moralmente buona e la vita eterna con Dio (cosa molto ardua da volere, ma questo è un altro discorso) e in certe situazioni volendo e realizzando per loro anche dei beni concreti. E anche pregare Dio perché procuri loro certi altri beni «è di consiglio e non di precetto, salvo casi particolari», che riguardano condizioni gravi.
Fonte: Il Timone, ottobre 2024
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OMELIA DELLA SACRA FAMIGLIA - ANNO C (Lc 2,41-52)
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?
Fonte Il settimanale di Padre Pio
La prima domenica dopo Natale ricorre ogni anno la festa della Santa Famiglia di Nazareth. Una famiglia unica e irripetibile, formata da Giuseppe, Maria e Gesù. Maria e Giuseppe erano veri sposi anche se vissero il loro matrimonio verginalmente, non solo come fratello e sorella, ma come Angeli in Terra, e più ancora. E Gesù è il Figlio di Dio venuto su questa Terra per la nostra salvezza. La Famiglia di Nazareth offriva agli angeli del Paradiso lo spettacolo più bello; essa - come si espressero alcuni Santi - era come la Trinità terrestre. San Giuseppe faceva le veci del Padre, Gesù è lo stesso Figlio di Dio, Maria è il riflesso più puro dello Spirito Santo. San Giuseppe, come la Chiesa da sempre ha insegnato, non è padre naturale di Gesù, ma, come si dice comunemente, il padre putativo, verginale, in quanto Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo. Tuttavia era indispensabile la presenza di san Giuseppe per fare in modo che il Figlio di Dio entrasse in questo mondo in modo ordinato, ovvero che avesse una famiglia umana dove vivere e crescere. La famiglia è formata dallo sposo, la sposa (uomo e donna) e la prole. Tutto ciò che va contro questo piano di Dio è peccato e perversione. San Giuseppe educò lo stesso Figlio di Dio! Già da questo comprendiamo la grandezza di questo Santo che tante volte dimentichiamo. Dalle sue labbra Gesù apprendeva la Volontà del Padre Celeste; obbedendo a lui, Egli compiva con certezza ciò che Dio Padre chiedeva. Il Figlio di Dio si affidò a san Giuseppe: sul suo esempio mettiamo la nostra vita nelle mani di questo grande Santo. Maria, invece, è Madre naturale di Gesù. Da Lei, il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, solo da Lei. Per tale motivo ci doveva essere una straordinaria somiglianza tra Gesù e la sua Madre Santissima. La vita di Maria a Nazareth, come pure quella di san Giuseppe, fu una continua adorazione. Essi avevano sempre sotto il loro sguardo Gesù; i loro occhi e i loro cuori non potevano distaccarsi da Lui. La Santa Famiglia di Nazareth ci offre dei grandissimi insegnamenti per la nostra vita cristiana, per la vita delle nostre famiglie. Prima di tutto essa ci insegna a mettere al primo posto la Volontà di Dio. Solo compiendo l'adorabile Volontà del Padre Celeste potremo essere felici, su questa Terra e in Paradiso. Nemmeno il più piccolo peccato nella Santa Famiglia di Nazareth: tutto era santo! Sull'esempio di Gesù, Giuseppe e Maria, impariamo anche noi ad evitare il peccato, pensando che esso è la più grande disgrazia che si possa abbattere sulle nostre famiglie. Insegnava un Santo, ad esempio, che la bestemmia e il non andare a Messa la domenica, allontanano sempre di più la benedizione di Dio sulle nostre famiglie. E poi pensiamo ai peccati contro la vita, alla contraccezione, all'aborto: altro che santa famiglia! Ripuliamo le nostre famiglie da tutte queste macchie che la rendono sempre più opaca. Chiediamo alla Madonna e a san Giuseppe di renderle un riflesso quanto più splendente della loro Santa Famiglia. Un altro insegnamento riguarda la preghiera. Ricordiamolo sempre: una famiglia che prega insieme è una famiglia che rimane insieme, una famiglia benedetta da Dio. Un tempo, alla sera, le famiglie si radunavano attorno al focolare per la recita del Rosario. Oggi, purtroppo, non è più così e i risultati si vedono con evidenza: famiglie distrutte, separazioni e divorzi. Ritorniamo alla preghiera e ritroveremo l'unità famigliare.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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OMELIA MARIA MADRE DI DIO - ANNO C (Lc 2,16-21)
Maria custodiva tutte queste cose nel suo cuore
Fonte Il settimanale di Padre Pio
Un celebre passaggio della Esortazione Apostolica Marialis Cultus spiega l'importanza della festa odierna, alla luce della riforma liturgica post conciliare. Così scrive il papa Paolo VI: «Il tempo di Natale costituisce una prolungata memoria della maternità divina, verginale, salvifica, di colei la cui illibata verginità diede al mondo il Salvatore: infatti, nella solennità del Natale del Signore, la Chiesa, mentre adora il Salvatore, ne venera la Madre gloriosa; nella Epifania del Signore, mentre celebra la vocazione universale alla salvezza, contempla la Vergine come vera Sede della Sapienza e vera Madre del Re, la quale presenta all'adorazione dei Magi il Redentore di tutte le genti (cf. Mt 2,11); e nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (domenica fra l'ottava di Natale) riguarda con profonda riverenza la santa vita che conducono nella casa di Nazaret Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, Maria, sua Madre, e Giuseppe, uomo giusto (cf. Mt 1,19). Nel ricomposto ordinamento del periodo natalizio Ci sembra che la comune attenzione debba essere rivolta alla ripristinata solennità di Maria Ss. Madre di Dio; essa, collocata secondo l'antico suggerimento della Liturgia romana al primo giorno di gennaio, è destinata a celebrare la parte avuta da Maria in questo mistero di salvezza e ad esaltare la singolare dignità che ne deriva per la Madre santa [...] per mezzo della quale abbiamo ricevuto [...] l'Autore della vita (dal Messale Romano, 1º gennaio, Ant. d'ingresso e Colletta); ed è, altresì, un'occasione propizia per rinnovare l'adorazione al neonato Principe della Pace, per riascoltare il lieto annuncio angelico (cf. Lc 2,14), per implorare da Dio, mediatrice la Regina della Pace, il dono supremo della pace. Per questo, nella felice coincidenza dell'Ottava di Natale con il giorno augurale del primo gennaio, abbiamo istituito la Giornata mondiale della pace, che raccoglie crescenti adesioni e matura già nel cuore di molti uomini frutti di Pace» (n. 5). Il Vangelo di oggi ci presenta la Vergine Maria con suo Figlio in braccio. È l'immagine più raffigurata dagli artisti cristiani, sin dai primi tempi del Cristianesimo. Maria, come trono della Divina Sapienza, dona al mondo il Salvatore. Chi lo cerca, come i pastori o i magi, lo troverà in braccio a Lei, che lo porge alla contemplazione e all'adorazione di tutti. Come ha scritto il Papa, la solennità di oggi vuol celebrare la parte attiva che Maria ha avuto nell'opera della nostra salvezza. Il suo è stato un ruolo unico, quale Madre di Dio, Mediatrice di Grazia e Corredentrice, unita e subordinata al Figlio di Dio e suo, Mediatore e Redentore del genere umano. San Paolo, nella Lettera ai Galati (4,4-7: II Lettura), afferma che Gesù «nacque da donna, nacque sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché avessimo l'adozione a figli». Maria è questa donna, grazie alla quale è iniziata la nostra salvezza, grazie alla quale abbiamo avuto la possibilità di diventare figli di Dio. Oggi veneriamo Maria non solo come Madre di Dio, ma anche come Madre del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa. Perciò essa ricorre a Lei con fiducia, per avere in dono la salvezza. Non solo, ma la prende come suo modello insuperabile nel cammino di fede e di santificazione. Lo ha ricordato papa Benedetto XVI nella sua omelia del 1° gennaio 2006: «All'inizio di un nuovo anno, siamo come invitati a metterci alla sua scuola, a scuola della fedele discepola del Signore, per imparare da Lei ad accogliere nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio vuole effondere su quanti confidano nel suo amore misericordioso». E ancora, lo stesso Pontefice propone la Vergine come modello di contemplazione, adatto proprio all'inizio di un nuovo anno, da vivere nella ricerca del Bene supremo e della sua volontà: «"Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19). Il primo giorno dell'anno è posto sotto il segno di una donna, Maria. L'evangelista Luca la descrive come la Vergine silenziosa, in costante ascolto della parola eterna, che vive nella Parola di Dio. Maria serba nel suo cuore le parole che vengono da Dio e, congiungendole come in un mosaico, impara a comprenderle. Alla sua scuola vogliamo apprendere anche noi a diventare attenti e docili discepoli del Signore. Con il suo aiuto materno, desideriamo impegnarci a lavorare alacremente nel "cantiere" della pace, alla sequela di Cristo, Principe della Pace. Seguendo l'esempio della Vergine Santa, vogliamo lasciarci guidare sempre e solo da Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre! (cf. Eb 13,8)».
Nota di BastaBugie: brevi spunti per l'omelia delle Messe feriali si possono leggere ogni giorno nella rubrica "Schegge di Vangelo" pubblicata sul sito de La Bussola Quotidiana. Ecco il link: http://lanuovabq.it/it/schegge-di-vangelo
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