BastaBugie n�907 del 08 gennaio 2025

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1 LA VERA STORIA DI POCAHONTAS
Era figlia di un capo dei powhatan e nella sua vicenda si rispecchia tutta la differenza tra i coloni inglesi (protestanti) e i conquistadores spagnoli (cattolici)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
2 IL DOGMA DELL'IMMACOLATA RICORDA CHE L'ORIGINE DI TUTTI I MALI SOCIALI E' IL PECCATO
Si pensa che la Chiesa partecipi alla storia con il suo attivismo sociale o con le sue improvvisazioni pastorali, mentre essa ha plasmato la civiltà con i propri dogmi
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Bussola Mensile
3 CATTOLICA & RADICALE, LE INCOMPATIBILI IDENTITA' DELLA ROCCELLA
Il Ministro della Famiglia (sic!) si racconta: dal cattolicesimo al femminismo, passando per l'elogio della legge sull'aborto e delle battaglie radicali degli anni '70
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 DOPO L'OPZIONE BENEDETTO CI VUOLE QUELLA DI SAN BONIFACIO
Abbandonato il cristianesimo, l'Occidente sta tornando verso il gli orrori del paganesimo, con il ripristino dei sacrifici umani, del culto degli idoli e della superstizione
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
5 LA DOMENICA, IL LAVORO E LO SVAGO
Una mamma chiede chiarimenti sul rispetto del terzo comandamento e come trasmetterlo ai figli
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 CANONIZZATE LE MARTIRI DI COMPIEGNE UCCISE DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE
Canonizzate da papa Francesco per equipollenza, la loro vicenda è stata narrata da Bernanos poi divenuta il celebre film ''I Dialoghi delle carmelitane'' (visibile gratuitamente su YouTube)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
7 OMELIA BATTESIMO GESU' - ANNO C (Lc 3,15-16.21-22)
Tu sei il Figlio mio, l'amato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA VERA STORIA DI POCAHONTAS
Era figlia di un capo dei powhatan e nella sua vicenda si rispecchia tutta la differenza tra i coloni inglesi (protestanti) e i conquistadores spagnoli (cattolici)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, novembre 2024

Celebrata in un cartoon della Disney nel 1995 e da un film di Terence Malick del 2006 (con cast stellare: Colin Ferrel e Christian Bale), la leggenda dice che l'indiana Pocahontas si innamorò dell'inglese John Smith e lo salvò dal palo della tortura. Il colono la sposò e la portò in Inghilterra. Gli americani le hanno dedicato anche un francobollo. Ma il sito housecultures.com la racconta diversa. Era figlia di un capo powhatan, Wahunsenaca, nacque verso il 1596 e cambiò nome tre volte.si chiamava Amonute. Nella cerimonia di passaggio ala maturità assunse il nome di Matoka. Ma tutti la chiamavano Pocahontas, che significa "la gioiosa" o la "giocosa", così che anche lei finì con il presentarsi con tal nome. Suo padre aveva più mogli, ma tra i powhatan della Virginia si usava che ogni moglie del capo, se incinta, lasciasse il figlio al padre e fosse libera, se lo voleva, di risposarsi. Così fu per Pocahontas, che si ritrovò con una sorella d'altra mamma. Smith, nei suoi libri di memorie, raccontò in seguito di essere stato preso dagli indiani, e che il suo catturatore, tale Opechancanough, lo aveva mostrato come preda nei vari villaggi dei powhatan: in quello di Pocahontas sarebbe stato da lei salvato dl sacrificio stabilito da suo padre.

LA VERA STORIA
Ormai gli storici sono pressoché concordi nell'affermare che Smith raccontava frottole. Nella sua autobiografia, infatti, diceva di aver visto in mare anche le sirene. È più probabile che Smith abbia preso spunto dalla storia di un conquistador spagnolo, Juan Ortiz, che nel 1528 era stato catturato dagli indiani della Florida nel corso della spedizione di Hernàn De Soto e liberato undici anni dopo grazie all'intercessione della figlia del capo Uzita. Infatti, la traduzione inglese del resoconto di De Soto comparve a Londra nel 1609, diversi anni prima dei racconti di John Smith. Un altro particolare contribuisce a rendere meno verosimile la storia la storia di Smith: costui all'epoca aveva sui 27 anni, mentre Pocahontas tra i nove e gli undici. Non solo. Pare che Smith rubasse agli indiani, e solamente perché questi erano alleati degli inglesi della colonia di Jamestown non gli andò peggio. Niente di strano che sia stato proprio lui a suggerire, come vedremo, il rapimento di Pocahontas. Questa, intanto, a 14 anni si era sposata col fratello del capo degli Japasaw, Kocom. I due ebbero una bambina. Ma le indiane, specialmente d'estate, usavano andare a giro nude, cosa che creava attriti con gli inglesi, che a ogni occasione allungavano le mani.
Gli indiani erano decisi a vendicare le loro donne, ma gli inglesi li prevennero rapendo Pocahontas, fresca di parto. La portarono su una delle loro navi e la rinchiusero nella stiva. Un tentativo di Kocom di liberarla finì tragicamente con la morte di quest'ultimo, ucciso sotto gli occhi della moglie. Lei, per il dolore, cominciò uno sciopero della fame. Preoccupati di perdere il prezioso ostaggio, gli inglesi permisero alla di lei sorella di venire ad assisterla. Pocahontas, rincuorata dalla presenza della congiunta, si riprese, accettò il
battesimo anglicano e il nome di Rebecca, e imparò velocemente la lingua. Forse fu la "sindrome di Stoccolma", chissà: a bordo rimase incinta. Di chi? Non si è mai saputo. Nel 1614 suo padre attaccò gli inglesi per liberarla, ma non ci riuscì. Sul terreno rimasero tanti morti da ambo le parti e Pocahontas-Rebecca, per tenere gli inglesi lontani dai suoi, decise di sottoporsi al trasferimento in Inghilterra, che i suoi sequestratori le chiedevano con insistenza. Infatti, erano ansiosi di mostrare a corte e al Paese la "principessa" indiana e acquisirne lustro.
Cosi, lei, la sorella e il bambino anglo-indiano Thomas salparono dopo cinque anni di prigionia. In Inghilterra ci fu il successo d'immagine che da lei ci si aspettava. Anzi, la sposarono con un certo John Rolfe, il quale dichiarò che il figlioletto di Pocahontas era suo. Non era vero, naturalmente, ma il Rolfe non vedeva l'ora di esibire in società la "principessa" indiana.

LA MORTE E IL DESTINO DEI FIGLI
Ormai ventunenne, ben vestita e acconciata all'inglese, padrona della lingua tanto da non sfigurare nei salotti, finalmente ottenne di poter tornare in Patria per riabbracciare i suoi cari. La corte era d'accordo e non si poteva mostrarsi senza cuore col pubblico. Cosi venne organizzata la pantomima del ritorno a casa. Innanzitutto, la nave scelta per il viaggio era, guarda un po', quella del capitano Samuel Argall, lo stesso che l'aveva tenuta prigioniera sulla medesima nave.
S'imbarcò, giustamente, anche il nuovo marito. Solo che una sera, mentre i tre erano a cena a bordo (non si sa se già salpati o in procinto di farlo) Pocahontas si sentì male. E in poche ore era morta. La versione fornita dai due uomini fu: tisi. Chi sa, invece, che la tisi è un male che dura molto a lungo, sospetta che la poveretta sia stata avvelenata da quei due, forse spaventati all'idea dell'accoglienza che avrebbero trovato presso i powhatan. Il corpo di Pocahontas e sepolto a Gravesend, nel Kent, e i film che abbiamo menzionato all'inizio hanno fatto alla tomba un'attrazione turistica. Il capo Wahunsenaca, saputo della fine della fine della sua "gioiosa" ne morì di crepacuore.
La tribù chiese più volte il corpo di quella sua sfortunata figlia, ma invano. Eh, i coloni inglesi non erano mica come i conquistadores spagnoli: questi non si muovevano senza cappellani francescani, mercedari, domenicani al seguito, e il loro re aveva preso precisi impegni evangelizzatori con il Papa. Tampinati dai missionari, i conquistadores dovettero sposare, regolarmente e con rito cattolico, le incas e le azteche. Da qui il meticciato sudamericano, a differenza del Nord, dove l'etnia indiana è quasi scomparsa.
Insomma, nelle zone spagnole una vicenda come quella di Pocahontas non sarebbe stata permessa. Andò leggermente meglio al piccolo Thomas, del quale il presunto padre John Rolfe fece presto a sbarazzarsi, affibbiandolo al fratello Henry. Thomas aveva solo cinque anni e Henry fu costretto a trascinare John in tribunale perché quello si rifiutava perfino di contribuire agli alimenti. Alla morte di John e poi di Henry, Thomas si ritrovò erede di certe terre in Virginia. Ci andò, ma non incontrò mai l'altro figlio di sua madre, rimasto con gli indiani. Quando mori anche lui, sulla tomba scrissero solo, oltre al nome, «figlio di Pocahontas». E fu tutto.

Fonte: Il Timone, novembre 2024

2 - IL DOGMA DELL'IMMACOLATA RICORDA CHE L'ORIGINE DI TUTTI I MALI SOCIALI E' IL PECCATO
Si pensa che la Chiesa partecipi alla storia con il suo attivismo sociale o con le sue improvvisazioni pastorali, mentre essa ha plasmato la civiltà con i propri dogmi
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Bussola Mensile, dicembre 2024

Quella dell'8 dicembre è una grande solennità per la Chiesa. In essa si celebra il concepimento immacolato di Maria Santissima; nell'assenza di peccato della Madre di Dio la Provvidenza ci mostra realisticamente l'umanità redenta. La proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione fu fatta da Pio IX l'8 dicembre 1854 tramite la bolla Ineffabilis Deus che affermava: «Dichiariamo, pronunciamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la Beatissima Vergine Maria, sin dal primo istante del concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio e in vista dei meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certa e immutabile per tutti i fedeli». Il Papa aveva preventivamente consultato tutti i vescovi del mondo con l'enciclica Ubi primum. La data dell'8 dicembre corrisponde esattamente a nove mesi prima della nascita della Vergine fissata per l'8 settembre.
Le fonti rivelano che, mentre nella basilica di San Pietro gremita di fedeli veniva letto il testo della bolla, un fascio di luce investì Pio IX. Questo fenomeno, attestato da molti testimoni oculari, risulta materialmente inspiegabile perché da nessuna finestra quel raggio poteva raggiungere la posizione in cui si trovava il Papa. Il dogma dell'Immacolata Concezione fu "confermato" nelle apparizioni mariane di Lourdes a Bernadette Soubirous. Alla sedicesima di queste apparizioni, iniziate l'11 febbraio 1858, la "bella Signora" definisce se stessa come "l'Immacolata Concezione". L'autenticità delle apparizioni di Lourdes fu approvata poco dopo, il 18 gennaio 1862.

EFFETTI SOCIALI E POLITICI
La proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima ha certamente una enorme rilevanza dal punto di vista della fede cattolica e un significato profondamente religioso, ma deve essere anche considerata nei suoi effetti sociali e politici. La Dottrina sociale della Chiesa, che proprio in quei decenni riceveva la sua formulazione moderna e veniva rilanciata, ha un vero e proprio "carattere mariano". La Ineffabilis Deus è anche una risposta alle ideologie perverse della modernità, una risposta come solo la Chiesa sa e può fare, ossia in modo dogmatico. Infatti, nella storia del movimento cattolico l'8 dicembre era l'occasione per gli appartenenti all'Azione Cattolica di pronunciare solennemente davanti all'Altare il loro giuramento di impegno cattolico nella società e nella politica.
Se torniamo con la mente all'anno 1854 e cerchiamo di ricostruire le minacce di allora alla società umana e alla Chiesa, possiamo comprendere questo particolare significato del dogma dell'Immacolata Concezione. Da quando Rousseau aveva decretato che l'uomo nasce buono e libero mentre è la società che lo perverte e lo mette in catene, il peccato venne cancellato da ogni considerazione di carattere politico e la salvezza degli uomini fu affidata a riforme o a rivoluzioni. La filosofia politica moderna, sfociata poi nella Rivoluzione francese e nei moti rivoluzionari ottocenteschi, abolisce il peccato originale e la stessa idea di peccato e non ritiene più di avere bisogno del Figlio di Dio incarnato, morto e risorto, per conseguire la salvezza.

QUOD APOSTOLICI MUNERIS
In quell'anno 1854 erano da poco avvenuti i moti del '48, Marx aveva pubblicato il Manifesto del Partito comunista, proponendo una salvezza terrena portata dalla classe proletaria, nuova salvatrice dell'umanità, Ernst Renan aveva scritto proprio in quegli anni L'avvenire della scienza, ossia il manifesto della liberazione da ogni male grazie allo sviluppo scientifico, Auguste Comte, che morirà qualche anno dopo nel 1857, aveva prefigurato un progresso storico che sarebbe confluito in una nuova religione dell'umanità fondata sul sapere scientifico che avrebbe eliminato tutte le precedenti illusioni religiose e filosofiche perché gli uomini si sarebbero finalmente attenuti ai soli fatti, l'anarchismo di Bakunin predicava la eliminazione di ogni autorità familiare, politica o religiosa. Tutte queste ideologie che diedero vita a movimenti storici lavoravano alacremente per eliminare Dio dalla pubblica piazza. Leone XIII, nell'enciclica Quod apostolici muneris (1878), le condannerà una ad una. Tra il 1854 e l'uscita della Rerum novarum (1991) con cui inizia la moderna Dottrina sociale della Chiesa, quei movimenti anticristiani avevano consolidato la loro pericolosità: il positivismo materialista e scientista la faceva da padrone nei licei e nelle università pubbliche, il comunismo trovava una sua prima realizzazione concreta nella Comune di Parigi del 1870, in questo stesso anno i bersaglieri italiani aggredirono ed occuparono lo Stato della Chiesa, le politiche dei governi massonici abolirono gli ordini contemplativi e ne incamerarono i beni, approvarono leggi contrarie alla famiglia come quella sul matrimonio civile o sul divorzio, sviluppando un capitalismo selvaggio provocavano l'abbandono delle campagne per le città dove i nuovi arrivati venivano rieducati alla rivoluzione e all'immoralità.

LA RISPOSTA DELLA CHIESA: I DOGMI
La Chiesa rispose su molti piani ad un attacco così articolato e profondo. Ma il principale di questi piani rimane quello del dogma. Davanti al mondo che peccava di superbia ritenendo di potersi salvare da solo mentre con ciò si condannava ad una atroce perdizione, la Chiesa proclamò l'Immacolata Concezione, con cui rammentava al mondo che l'origine di tutti i mali sociali e politici era il peccato, che le ingiustizie sociali non erano la causa prima delle difficoltà come la rivoluzione politica non ne era la soluzione, che le autorità devono la loro legittimazione da Dio e, davanti all'abiura della società contemporanea, non proponeva soluzioni umane ma divine. In Maria Santissima Dio aveva proclamato la propria provvidente grandezza, aveva indicato nel peccato l'origine di tutti i mali, aveva dichiarato che senza la religione cattolica e senza la Chiesa la comunità umana non poteva fare altro che condannarsi. La rinascita della Dottrina sociale della Chiesa con Leone XIII è figlia della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione da parte di Pio IX. Le encicliche di Leone XIII non sono una raccolta di indicazioni operative - anche se contengono anche questo - ma un piano di rievangelizzazione, ben sapendo che "fuori del Vangelo non c'è soluzione alla questione sociale" e "il vero e radicale rimedio non può venire che dalla religione".
Ribadendo dogmaticamente l'inconciliabilità tra Dio e il peccato del mondo, Pio IX ribadiva che il fine principale del mondo e della storia non è la celebrazione del progresso umano ma è la gloria di Dio. Questo insegnamento è molto attuale anche oggi, dato che assistiamo ad una progressiva secolarizzazione della Dottrina sociale della Chiesa. A riprova che questo era il messaggio contenuto nel dogma proclamato nel 1854, ricordo che la proclamazione dell'Immacolata Concezione va collegata storicamente con l'enciclica Quanta cura e con il Sillabo, nonché con l'apertura del Concilio Vaticano I. Tutti gli avvenimenti ora ricordati sono avvenuti in data 8 dicembre: nel 1854 la proclamazione del dogma, nel 1864 la Quanta cura e il Sillabo e nel 1870 il Concilio. Tutti insieme esprimono la risposta di Pio IX al peccato moderno.

EFFETTI SPIRITUALI MA ANCHE STORICI, SOCIALI E POLITICI
La proclamazione di un dogma ha sempre enormi effetti non solo spirituali ma anche storici, sociali e politici. C'è una grande discussione, in atto da decenni, sulla cosiddetta "storicità" dei dogmi nella quale qui non intendo entrare. Si può comunque dire che il dogma ha anche un aspetto "storico" proprio per gli effetti sociali che rende possibili. I dogmi fanno la storia. Spesso si pensa che la Chiesa partecipi alla storia con il suo attivismo sociale o con le sue improvvisazioni pastorali, mentre essa ha plasmato la civiltà con i propri dogmi, definiti nei suoi Concili ecumenici e nelle definizioni del magistero. A titolo di esempio, ricordiamo la condanna dell'arianesimo e la definizione della natura umana e divina di Cristo contro la gnosi. Con questa lotta dogmatica la Chiesa ha preservato l'umanità dalle catastrofi del catarismo non solo medievale ma di tutti i tempi, ossia, tra l'altro, dal rifiuto del matrimonio e della procreazione: se il catarismo avesse avuto la meglio l'umanità si sarebbe estinta. Oggi l'ideologia gender è ancora figlia del catarismo gnostico, per cui il corpo è uno strumento e l'omosessualismo celebra una sessualità sterile, secondo quegli stessi dettami. Si rimane molto colpiti dal fatto che oggi la Chiesa, davanti ai nuovi problemi dell'umanità, pensi ad istituire commissioni e ad organizzare convegni, oppure si metta a progettare nuovi piani pastorali, mentre un tempo essa proclamava dogmi.
Tutti i dogmi della fede cattolica fanno da fondamento alla Dottrina sociale della Chiesa e all'impegno sociale e politico dei fedeli, compresi quelli mariani, ai quali però non si dà solitamente molta importanza in questo senso. Questi ultimi sono importanti perché preservano sia dallo spiritualismo che dal materialismo. È, infine, molto importante ricordare ai movimenti mariani che la loro devozione a Maria ha anche un forte collegamento con la Dottrina sociale della Chiesa. Non a caso la Caritas in veritate di Benedetto XVI si conclude con una preghiera alla Madonna Speculum iustitiae e Regina pacis.

Fonte: La Bussola Mensile, dicembre 2024

3 - CATTOLICA & RADICALE, LE INCOMPATIBILI IDENTITA' DELLA ROCCELLA
Il Ministro della Famiglia (sic!) si racconta: dal cattolicesimo al femminismo, passando per l'elogio della legge sull'aborto e delle battaglie radicali degli anni '70
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19 dicembre 2024

Il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Eugenia Roccella, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa su tanti argomenti connessi con il suo ruolo nel governo Meloni: donne, famiglie, figli, natalità, rapporti tra maschi e femmine. Il cuore dell'intervista è però lei stessa e la sua identità che così sintetizza: «femminista, cattolica, radicale, di destra». Roccella osserva a questo proposito che «non si capacitano di come io possa essere radicale e cattolica: chissà per quale delle due cose mi odiano di più», per poi precisare meglio: «Il femminismo è la mia vera, profonda appartenenza identitaria». Quindi: radicale, cattolica, di destra... ma prima di tutto femminista. Noi non nutriamo odio verso di lei per queste sue proclamate identità, però ci permettiamo qualche osservazione sulla possibilità di questi accostamenti: radicale, cattolica, femminista.
Più volte Roccella si è detta radicale raccontando la sua storia personale, da ultimo nel romanzo Una famiglia radicale (Rubbettino), libro che doveva presentare a Torino ma è stata censurata da gruppi sociali estremisti. Ma è stata radicale oppure è radicale? L'intervista conferma che lo è stata e ancora lo è. Elogia le battaglie radicali degli anni Settanta quando, a differenza di adesso, a suo dire "il confronto restava aperto e possibile", rivendica di essere stata allieva di Ida Magli e di aver collaborato con lei per la depenalizzazione dell'aborto, elogia la legge 194 che considera una legge «equilibrata», dice di aver votato a favore della legge 40 sulla fecondazione assistita, difende tuttora quella legge anche dopo le sue trasformazioni giurisprudenziali, considerando che permette un uso della «tecnologia dentro uno schema di generazione naturale» nel senso che «Lo Stato ti aiuta se hai un problema, non consente ciò che in natura non è possibile». Non sempre in questi ragionamenti tutto fila liscio, ma una cosa emerge in modo chiaro: Roccella non solo è stata ma è radicale.

RADICALISMO & LIBERTÀ
Ora, in cosa consiste il radicalismo? Come dice la parola stessa, esso consiste nel condurre alle estreme conseguenze - alla radice appunto - il concetto assoluto della libertà. Cosa rende assoluta la libertà? La sua separazione dalla verità e da un ordine naturale e finalistico delle cose, attuata nella forma della identificazione tra libertà e volontà. Il radicalismo esprime una volontà priva di ragioni. Considerato in questo modo essenziale, il radicalismo è completamente incompatibile con la fede cattolica. Questa, infatti, esige che la ragione si muova per conoscere questo ordine naturale in quanto frutto della creazione divina e, così facendo, si apra a Dio stesso e alla sua provvidente volontà salvifica. Accettare il divorzio, l'aborto e la fecondazione artificiale, appoggiare un femminismo radicale che investe la donna di una libertà addirittura precedente al suo essere donna, significa negare l'esistenza di un ordine naturale su queste materie così importanti per la vita umana e sociale.
Qualcuno però potrebbe sostenere che di radicali ce ne sono di diverse specie. Infatti, nessun movimento politico è uniforme ed omogeneo ma articolato in diverse correnti più o meno, ci si passi il bisticcio, radicali. L'ideologia iniziale e fondativa, l'archetipo originario - si dice spesso - è una cosa, mentre i movimenti storici che da esso derivano sono un'altra cosa ed è possibile che essi si allontanino dalla matrice o che, addirittura, la rovescino. La storia cambia e l'adattamento alle nuove situazioni può corrompere la rigidità dogmatica delle origini. Questo potrebbe essere il caso anche di Eugenia Roccella. Vediamo alcuni esempi.

RADICALE BUONA?
Nell'intervista di cui ci stiamo occupando, il ministro afferma che «l'aborto esula dal territorio del diritto». Una simile affermazione può essere vista come espressione di un radicalismo moderato o addirittura di nuovo conio, lontano dalle intransigenze ideologiche di Pannella, Bonino, Cappato o Magi. Su questa base si potrebbe fondare la battaglia affinché esso non venga contemplato nella Costituzione e infatti Roccella si dichiara contraria a questa ipotesi. Allora - si può pensare - lei sarà anche radicale, ma una radicale "buona" o almeno moderata e di buon senso. Il suo essere radicale sarebbe sostenibile anche per un cattolico. Un altro esempio è costituito dalla posizione verso la legge 40 già vista sopra: quella legge sarebbe valida perché inserirebbe l'intervento tecnico in laboratorio «dentro uno schema di relazione naturale». Questa espressione può venire intesa come la conferma del riferimento a quell'ordine naturale e finalistico di cui parlavo sopra e collocare in pieno il ministro Roccella dentro la visione del realismo cattolico.
Le stesse cose si possono dire per il suo femminismo, dato che Roccella appartiene a quella corrente del femminismo che combatte la prescrizione della parola "donna" da parte dei gruppi LGBT e denuncia l'attuale "frammentazione della gravidanza" tramite la compartecipazione di più persone al concepimento e, con l'utero in affitto, anche alla gestazione.
Roccella è una radicale "diversa", però si dice sempre radicale. Il fatto è che non è vero che i movimenti storici allentino sempre l'ideologia originaria o se ne distacchino positivamente, liberandosi dai suoi errori. Molto più spesso i movimenti storici finiscono per realizzare meglio gli obiettivi ideologici proprio perché li separano da inutili zavorre, riuscendo così ad essere più penetranti proprio perché meno avvertiti. Le socialdemocrazie hanno realizzato in modo più radicale gli obiettivi del socialismo, solo hanno chiesto più tempo. Roccella se la prende contro la rarefazione delle famiglie e la solitudine educativa, però rimane convinta della bontà del divorzio e dell'aborto che le ha prodotte. Si dice preoccupata della denatalità ma dice nulla sull'aborto che ne è la causa principale. Dice che l'aborto si colloca al di fuori del diritto ma ammette la 194 che invece lo tira dentro al diritto in modo sbagliato.
Rimane radicale e femminista però sembra esserlo un po' meno degli altri e, proprio per questo, apre nuove strade al radicalismo, perfino avvalorandolo come cattolico.

Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Roccella certifica la resa al credo arcobaleno" conferma quanto sostenuto da Stefano Fontana nel precedente articolo.
Ecco l'articolo completo di Tommaso Scandroglio pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 dicembre 2024:

Il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, intervenuta a novembre all'incontro Per merito, per amore, per libertà organizzato da Fratelli d'Italia a Riccione, così ha dichiarato: «vorrei chiarire una cosa: essere un buon genitore prescinde ovviamente dall'orientamento sessuale».
Lasciamo perdere il fatto che c'è una montagna di studi che provano il contrario e veniamo ad altro, al fatto che nell'immaginario comune la Roccella è un'integralista cattolica e questo ci dimostra quanto i più ne sappiano di cattolicesimo; che elogiare l'omogenitorialità per un ministero che si occupa della natalità è come elogiare la resa per il Ministero della Difesa; che quell'«ovviamente» è la certificazione che non solo la salvezza non verrà dalla politica e non solo ormai il tasso di corruzione culturale in seno alla destra difficilmente si distingue da quello in seno alla sinistra, ma che il sole dell'omosessualità dovrà per sempre splendere sopra le nostre teste e guai a farsi ombra; che il politicamente corretto è diventato il doverosamente corretto; che le prove di buona condotta di fronte al Supremo Tribunale LGBT non sono mai sufficienti per uscire dal carcere dell'omofobia e che il giuramento di fedeltà al credo gaio deve essere ripetuto più volte in ogni sede pena l'ostracismo e lo stigma sociale; che l'ossessione arcobaleno condiziona ogni uscita pubblica di ogni personaggio pubblico; che indietro non si torna perché la lezione che l'amore è amore al di là degli orifizi usati per dimostrarlo è stata ampiamente, democraticamente, estensivamente, massicciamente assimilata da tutti, dall'infante al ministro della Repubblica italiana; che gli attuali principi non negoziabili sono l'esatto opposto degli autentici principi non negoziabili; che la realtà non va in direzione opposta alla politica, ma sta addirittura su un altro pianeta di un'altra galassia e ruota secondo altre orbite; che se la sana educazione prescinde dall'orientamento sessuale noi prescindiamo dal ministro Roccella; che il vero buon genitore avrebbe molte cose da dire al Ministro della Famiglia; che ormai siamo convinti che l'evidenza è stata ridotta ad un mistero orfico, patrimonio esclusivo di pochissimi adepti.
E così sia.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19 dicembre 2024

4 - DOPO L'OPZIONE BENEDETTO CI VUOLE QUELLA DI SAN BONIFACIO
Abbandonato il cristianesimo, l'Occidente sta tornando verso il gli orrori del paganesimo, con il ripristino dei sacrifici umani, del culto degli idoli e della superstizione
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 29 Novembre 2024

Con l'America che si dirige verso il paganesimo, l'opzione Benedetto non è né benedettina né opzionale. I social media sono pieni di video di violenze e disordini civili. A volte sembra che la civiltà sia ridotta a una sottile patina. L'unica cosa che sembra tenere la società ancora fuori dalla barbarie è quel poco che resta della civiltà occidentale e dei suoi costumi. Un sottile e fragile guscio è tutto ciò che ancora protegge le persone dagli orrori crudeli del paganesimo, e quel guscio rischia di andare in frantumi. Molte persone sono alla ricerca di rifugi del tipo "opzione Benedetto" per scansare la tempesta.
Questa situazione precaria è il tema del libro di John Daniel Davidson (2024), Pagan America: The Decline of Christianity and the Dark Age to Come (ndt: "L’America Pagana: il declino della Cristianità e l’epoca oscura in arrivo"). La tesi del suo libro è affascinante. Il giovane autore cattolico afferma che l'America si sta dirigendo verso il paganesimo.
Questo avrà gravi conseguenze e l’autore non si fa illusioni su ciò che questo significa. Il paganesimo non è quella rappresentazione politicamente corretta che Hollywood fa di popoli primitivi o di nobili selvaggi. È quello stato dell'umanità in cui non esistono restrizioni e interdizioni, e ogni tipo di crudeltà e barbarie è consentita. I cittadini sono trasformati in schiavi; abbondano rituali, persecuzioni e satanismo. In effetti, si crea un inferno sulla terra.
Non si tratta di elucubrazioni inutili. L'autore fornisce esempi molto grafici di paganesimo per documentare la minaccia. Esamina le atrocità di popoli pagani come i vichinghi e i sanguinari aztechi. Cita persino i rabbiosi radicali della Rivoluzione francese, il cui culto della Ragione e il regno del Terrore sono modelli compiuti di un moderno esperimento pagano.
Soprattutto, i suoi esempi mostrano come il paganesimo cercherà di sradicare il cristianesimo e, soprattutto, la Chiesa cattolica. Cercherà di ripristinare gli orrori pagani dei sacrifici umani, del culto degli idoli e della superstizione. "Se lasciata fuori controllo e non avversata dalla fede cristiana" - scrive Davidson - "una società potrà indugiare indefinitamente nel paganesimo, persino in quello della peggior specie".

I MEZZI MODERNI SONO USATI PER UN FUTURO PAGANO
La tecnologia moderna non fa che peggiorare la diffusione del neopaganesimo, aumentandone la portata. Il paganesimo high-tech sta entrando in scena, soprattutto con l'introduzione dell'IA. In effetti, l'autore riferisce che coloro che lavorano sull'IA "parlano apertamente di 'costruire dio' o 'creare dio', sfruttando poteri simili a quelli di un dio per trascendere i limiti della semplice umanità".
I metodi moderni contribuiscono anche a schiacciare la resistenza al neopaganesimo in arrivo. L'autore sostiene che il nuovo ethos neopagano post-cristiano "inaugurerà una persecuzione religiosa sponsorizzata dallo Stato su una scala mai vista dai tempi della persecuzione dioclezianea dell'inizio del IV secolo".
Davidson analizza quindi una per una tutte le influenze che stanno spingendo l'America verso il paganesimo: l'aborto, l'eutanasia, il transgenderismo, il satanismo, l'IA e lo Stato pagano.
L'autore entra nei dettagli (a volte un po' troppo), mostrando lo sviluppo di ogni influenza e il suo parallelo pagano. Vede l'aborto e l'eutanasia come manifestazioni del sacrificio umano. La stregoneria e il satanismo postmoderni sono l'equivalente dei culti religiosi pagani. Documenta persino casi di apparizione di spiriti demoniaci nella nascente IA di oggi. È un libro avvincente che mostra dove si sta dirigendo la nazione.

UN'OPZIONE BONIFACIO
L'autore è coraggioso. Non usa mezzi termini e non cerca di indorare la pillola sull'imminente neopaganesimo. Non si fa illusioni su ciò che accadrà quando il guscio dell'insegnamento morale della Chiesa cattolica e ciò che resta della civiltà cristiana occidentale cadranno del tutto. Ciò porterà alla distruzione dell'Occidente, alla persecuzione dei cristiani e persino al martirio.
In effetti, ci si inganna se si pensa che, dopo l'estinzione del cristianesimo, si vivrà in un ordine costituzionale in cui tutti rispetteranno i loro diritti e le loro libertà. Non appena l’ordine cristiano cadrà, saranno possibili gli atti e le persecuzioni più barbari.
L'autore ha anche l'onestà di dire che in queste circostanze non può esistere un'opzione Benedetto. L'America pagana non permetterà mai ai cristiani di vivere in pace. Soltanto proteggersi dalla cultura dominante, come propone l'opzione Benedetto, è uno scarso minimo. Limitare la propria reazione alla sola difesa non è veramente né "benedettino" né "opzionale". I veri cristiani hanno il dovere di fare molto di più.
In effetti, il signor Davidson assume un’ammirevole posizione proattiva. Il futuro è in mano a una "minoranza forte e senza tentennamenti, che proclama con coraggio la propria fede in pubblico". Chiaramente egli preferisce all'opzione Benedetto piuttosto quella di Bonifacio. I veri cristiani dovrebbero imitare san Bonifacio e tagliare le sacre querce pagane. Non c'è nulla di sbagliato in questa scelta.
Tuttavia, c'è un grosso problema nel modo in cui viene presentata nel libro. Questo appello all'azione si limita a soluzioni politiche naturali e locali che, a suo avviso, richiederanno generazioni per essere attuate. Purtroppo, l'autore esclude proprio l'azione fulminante della Grazia e dell'assistenza divina che ha sostenuto e permesso a San Bonifacio di realizzare conversioni e cambiamenti immediati. I cristiani devono tempestare il cielo di soluzioni che arrivino presto come parte di un attivismo efficace.
Nonostante questo particolare, America pagana: The Decline of Christianity and the Dark Age to Come è un libro altamente rinfrescante, con il giusto atteggiamento che spesso manca a chi cerca solo di sopravvivere.
Aggiungendo questa assistenza divina, il suo programma per l'America è altrimenti eccellente. Consiste nell'agire "per cacciare i neopagani, tagliare i loro alberi sacri e, in nome di San Bonifacio, usare il legno per costruire una nuova chiesa".

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 29 Novembre 2024

5 - LA DOMENICA, IL LAVORO E LO SVAGO
Una mamma chiede chiarimenti sul rispetto del terzo comandamento e come trasmetterlo ai figli
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18 dicembre 2024

Sono una mamma e ho una domanda che vorrei rivolgere a don Stefano Bimbi.
Prendo spunto da un fatto accaduto in famiglia per chiedere alcuni chiarimenti relativi al rispetto del terzo comandamento: «Ricordati di santificare le feste».
Mia figlia è andata di domenica con le amiche a un fast food e al cinema, con grande stupore della sorella perché io di solito non permetto a nessuno di entrare in un qualunque negozio la domenica. In realtà io non ho fatto mente locale, ho solo pensato di chiederle di organizzarsi per non saltare Messa e ho acconsentito all'uscita domenicale, purché studiasse il sabato e si riposasse la domenica.
Solo dopo mi è tornata in mente l'immagine della Madonna di La Salette, che si lamentava per come veniva disatteso (già allora, figurarsi oggi) il terzo comandamento. Mi chiedo quindi, in generale, come ci si debba regolare: io sono dell'idea che se nessuno andasse nei locali, centri commerciali, eccetera, la domenica, nel giro di poco nessuno sarebbe costretto a lavorare la domenica, potendo quindi riposare e stare con la famiglia.
Ma l'aver dato a mia figlia questa concessione, mi ha fatto compiere peccato grave? Quali sono i limiti dentro i quali possiamo muoverci?
Voglio agire bene, in futuro, e soprattutto insegnare bene ai miei figli.
Lettera firmata

RISPOSTA

Innanzitutto va detto che la Madonna a La Salette lamentava non solo che la gente lavorasse di domenica, ma soprattutto che non andasse a Messa. Ma se fosse venuto un temporale, sarebbe stato lecito per i contadini, che vivevano di quello che raccoglievano, portare a casa il foraggio tagliato perché non marcisse? Certamente sì.
Per restare al suo esempio, occorre distinguere tra "fast food e cinema" e "supermercati e negozi". Nel secondo caso è bene starne alla larga, anche perché si può andare nei supermercati e negozi tutta la settimana, mentre la domenica va santificata, come dice il comandamento. Come santificarla? Con il riposo, lo stare in famiglia, l'approfondimento della Parola di Dio e della Dottrina della Chiesa, atti di carità, lo svago. Appunto per quest'ultimo punto si possono frequentare "fast food e cinema", ma anche vedere partite di calcio, fare visite nei musei, passeggiate con le amiche, ecc.
Del resto l'astensione dal lavoro non è assoluta. Infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2185 dice: «Durante la domenica e gli altri giorni festivi di precetto, i fedeli si asterranno dal dedicarsi a lavori o attività che impediscano il culto dovuto a Dio, la letizia propria del giorno del Signore, la pratica delle opere di misericordia e la necessaria distensione della mente e del corpo. Le necessità familiari o una grande utilità sociale costituiscono giustificazioni legittime di fronte al precetto del riposo domenicale. [...]».
È necessario quindi che lavorino i poliziotti (altrimenti la domenica sarebbe il giorno della delinquenza libera), gli infermieri (per assistere i pazienti negli ospedali), i medici (per operazioni non rimandabili, tipo trasfusioni di chi sta per morire dissanguato, operazione al cuore di chi ha un infarto, ecc.) e tutti quelli che devono garantire dei servizi ai cittadini, come i trasporti in treno, in autobus, taxi. Ma anche chi opera nel settore divertimento e svago può esercitare la sua professione di domenica: calciatori, ristoratori, ecc.
In questo senso il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2187 afferma, tra l'altro: «[...] Ogni cristiano deve evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore. Quando i costumi (sport, ristoranti, ecc.) e le necessità sociali (servizi pubblici, ecc.) richiedono a certuni un lavoro domenicale, ognuno si senta responsabile di riservarsi un tempo sufficiente di libertà. [...]». Come si vede, la Chiesa prevede che i ristoranti possano rimanere aperti. E questo proprio per un servizio sociale. Basti pensare a chi volesse festeggiare un Battesimo, la prima Comunione, il matrimonio, ma anche il semplice stare insieme tra parenti e amici.
Ultima precisazione: le attività di svago come cinema, partite di calcio, musei si fanno nel giorno che siamo liberi dal lavoro perché c'è più tempo. Infatti, mentre l'acquisto di vestiti o cibo, eccetera, sono necessità da poter fare tutti i giorni, lo svago (ristorante, musei, sport, cinema, ecc.) non è una necessità, quindi va bene averlo la domenica quando si è liberi dal lavoro.
Ci sarebbe molto da aggiungere, ma spero di aver dato una risposta sintetica e chiara.
Per approfondimenti, si può leggere la lettera apostolica Dies Domini di Giovanni Paolo II.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18 dicembre 2024

6 - CANONIZZATE LE MARTIRI DI COMPIEGNE UCCISE DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE
Canonizzate da papa Francesco per equipollenza, la loro vicenda è stata narrata da Bernanos poi divenuta il celebre film ''I Dialoghi delle carmelitane'' (visibile gratuitamente su YouTube)
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 27 dicembre 2024

Era verso la fine del 1600 quando la carmelitana suor Elisabeth-Baptiste del monastero di Compiègne, circa un secolo prima della Rivoluzione francese,  vide in sogno alcune monache del suo convento nella gloria del Cielo, vestite con manti bianchi e ciascuna con una palma in mano: si trattava della premonizione del martirio che avrebbero subito alcune sue future consorelle, ghigliottinate il 17 luglio del 1794 sulla piazza del Trono-Rovesciato, antica piazza del Trono, così rinominata nel 1792 e oggi place de la Nation. Pochi giorni fa, il 18 dicembre, le sedici martiri Carmelitane scalze, beatificate da san Pio X il 27 maggio 1906, sono state canonizzate da papa Francesco per equipollenza.
Lo scrittore francese Georges Bernanos (1888-1948), nella sua celebre opera letteraria Dialogues des carmélites, che può considerarsi il suo testamento, scrive: «nelle cose di questo mondo, lo sapete, quando è perduta ogni speranza di conciliazione, la forza è l’estrema risorsa. Ma la nostra saggezza non è di questo mondo. Nelle cose di Dio l’estrema risorsa è il sacrificio delle anime consacrate» (Quadro terzo, scana XII).
Le pagine dei Dialoghi delle Carmelitane, che invitiamo a leggere quale strenna spirituale natalizia di questo anno che volge al termine, che è stato infuocato dalla cruenta violenza nelle case e strade italiane (anche per mano di minorenni), dal terrorismo e dalle guerre a livello internazionale, sono le più affini al Diario di un curato di campagna econ La gioia formano una trilogia ideale, nella quale il motivo conduttore è il capovolgimento dei valori operato dalla Grazia divina. Nel Diario si insiste sul capovolgimento tra povertà e ricchezza, tra ingenuità fanciullesca e prudenza adulta; nei Dialoghi, come pure nelle pagine de La gioia, il capovolgimento è osservato sotto il focus del binomio forza-debolezza.

UCCISE IN ODIO ALLA FEDE
Attraverso la Grazia la debolezza umana diventa forza irresistibile nelle mani di Dio. D’altra parte, san Paolo ci rivela che il Signore gli ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9), pertanto «Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Cor 12, 10). È esattamente ciò che hanno sperimentato e vissuto Madre Thérèse de Saint Augustin (Marie-Madeleine-Claudine Lidoine, 41 anni), nata il 22 settembre 1752 a Parigi, e le sue 15 compagne dell’Ordine delle Carmelitane scalze di Compiègne, uccise in odio alla fede.
Il 15 dicembre 1789 l’Assemblea Nazionale vietò a tutti gli ordini religiosi di pronunciare nuovi voti e molti religiosi e religiose vennero dispersi, ciò avvenne anche alle sante Carmelitane di Compiègne, piccolo borgo a nord est di Parigi, alle quali venne ordinato nel 1792 di allontanarsi dal loro monastero e di togliere gli abiti religiosi. Tuttavia, le monache vollero mantenere il loro proponimento di «vivere e morire da Carmelitane» e per questa ragione, nonostante il ferreo divieto, continuarono a pregare di nascosto e in comune, quotidianamente, divise in piccoli gruppi e accolte da alcune famiglie di Compiègne vicino alla chiesa di Saint-Antoine.
Nel settembre 1792, quando la Madre priora, Thérèse de Saint Augustin, sentì che nelle sue figlie cresceva il desiderio di martirio, propose loro di compiere un atto di consacrazione con il quale «la comunità si offrisse in olocausto per placare l’ira di Dio e che questa pace divina, che il suo caro Figlio era venuto a portare al mondo, potesse essere restituita alla Chiesa e allo Stato». Si organizzarono in modo tale da continuare la loro vita come all’interno del convento, entrando e uscendo dalla chiesa furtivamente. Ogni giorno pronunciavano il loro voto di totale consacrazione alla volontà di Dio, pregando perché si arrivasse alla fine delle violenze e al ritorno della pace per la Chiesa e la Francia.

LA DECRISTIANIZZAZIONE DELLA FRANCIA
Nell’autunno 1793, come parte della decristianizzazione, la pratica del culto cattolico divenne sempre più perseguitato a Compiègne come in tutto il resto della nazione, precipitata sotto il Regime del Terrore. Oggigiorno si grida giustamente all’orrore per le azioni terroristiche, senza però mai puntare il dito contro il governo del Terrore della Francia rivoluzionaria, che fece scorrere fiumi di sangue (nel nefando spettacolo di inaugurazione delle Olimpiadi 2024, Maria Antonietta decapitata, affacciata e replicata alle finestre della Conciergerie, dove fu imprigionata, teneva fra le mani la propria testa e il rosso sangue dominava, fino a fuoriuscire dal Palazzo e gettarsi nella Senna), realizzando persino il primo genocidio dell’era moderna, quello in Vandea.
Il 10 giugno 1794 fu emanata una nuova legge repressiva, che eliminò diverse garanzie agli imputati (tra cui quelle di citare testimoni per la difesa o di nominare un difensore d’ufficio), negando la possibilità di emettere qualsiasi verdetto diverso dalla condanna a morte o dall’assoluzione. Dal 10 giugno 1794 al 28 luglio dello stesso anno ci furono tanti condannati a morte quanti nei quattordici mesi precedenti. Pierre-Gaspard Chaumette (1763-1794), tra i fautori del Regime del Terrore, uno dei maggiori organizzatori a Parigi del culto della Ragione e che sarà pure lui decapitato, definì la ghigliottina «un vulcano di lava che divora i nostri nemici».
Tra il 22 e il 23 giugno 1794 le Carmelitane scalze furono individuate e incarcerate nel loro ex monastero «per aver tenuto conciliaboli antirivoluzionari, mantenuto corrispondenze fanatiche e conservato scritti liberticidi». Durante le perquisizioni vennero trovate alcune lettere che contenevano critiche alla Rivoluzione in corso e ciò fu sufficiente per accusarle di complottismo, ma allo stesso tempo anche di fanatismo religioso, considerato un crimine per la società.
Il 12 luglio 1794, tutte quante decisero eroicamente di indossare il loro abito religioso e furono trasferite da Compiègne al Palais de la Cité di Parigi. Così, le sante monache si ritrovarono finalmente tutte insieme, potendo riprendere le ore di preghiera comunitaria. Alcuni detenuti hanno testimoniato che il giorno prima del loro martirio, il 16 luglio, celebrarono la festa liturgica di Nostra Signora del Monte Carmelo, con grande letizia.
Quando vennero condotte davanti al Tribunale rivoluzionario, la Madre superiora tentò vanamente di addossarsi tutte le colpe. A questo punto, le imputate furono condannate a morte e immediatamente fatte salire su di un carro, in direzione del patibolo. Accusate di «fanatismo e sediziosità», le Carmelitane furono giustiziate, come detto, il giorno 17 e per le martiri fu un giorno di festa nuziale.

IL MARTIRIO GLORIOSO DELLE MONACHE
Il corteo delle spose di Cristo venne guidato da Madre Thérèse de Saint-Augustin e lungo tutto percorso, che le conduceva al luogo dell’esecuzione, cantarono inni sacri, come il Miserere e il Salve Regina. Con i loro mantelli candidi, scesero dai carretti e, in ginocchio, intonarono il Te Deum e il l’inno liturgico gregoriano Veni Creator Spiritus; quest’ultimo, oltre che a Pentecoste, viene cantato anche in particolari momenti solenni, come durante la Santa Messa del primo giorno dell’anno, oppure durante il rito di canonizzazione o di ordinazione episcopale, in occasione di concili e sinodi, e intonato nella Cappella Sistina dai cardinali prima del conclave.
La più giovane, suor Constance de Jésus, era novizia e fece la genuflessione di fronte alla Madre superiora per domandarle il permesso di morire, poi, salendo gli scalini della ghigliottina, intonò il Laudate Dominum (il salmo 116). Una per una, sempre cantando, vennero ghigliottinate le altre consorelle fino ad arrivare alla penultima, suor Marie Henriette de la Providence, l’infermiera, e all’ultima, Madre Thérèse de Saint-Augustin.
Gli ammutoliti spettatori di quella orribile scena rimasero sbigottiti nel vedere il giubilo delle Carmelitane scalze nel dirigersi verso il boia e la ghigliottina, come se fossero andate alle loro nozze.
I corpi delle martiri furono gettati nella notte in una delle due fosse comuni del cimitero di Picpus. Undici giorni dopo, con un colpo di Stato parlamentare del 9 termidoro, anno II, ebbe termine il Regime del Terrore. Suor Marie dell’Incarnation, che aveva vissuto nel monastero di Compiègne, raccontò il martirio delle sue consorelle ne La Relation du Martyre des Seize Carmélites de Compiègne.
A suor Bianca de La Force, monaca scaturita dalla fantasia letteraria, per la quale la passione, pur con diversi gradi di consapevolezza, è itinerario di ogni anima veramente cristiana, Bernanos fa pronunciare le seguenti parole: «la preghiera è un dovere, il martirio una ricompensa. […] Non si muore mai ciascuno per sé, ma gli uni per gli altri, ed anche gli uni al posto degli altri», come insegnò il Sommo Sacrificio di Gesù Cristo, nato Bambino a Betlemme in un nido di paglia.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti sulle martiri di Compiègne e per vedere gratuitamente il film I dialoghi delle Carmelitane, visita il sito FilmGarantiti, clicca qui!

Fonte: Corrispondenza Romana, 27 dicembre 2024

7 - OMELIA BATTESIMO GESU' - ANNO C (Lc 3,15-16.21-22)
Tu sei il Figlio mio, l'amato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi celebriamo la festa del Battesimo del Signore. Questa festa è stata collocata dopo quella dell'Epifania perché è sempre stata considerata come la manifestazione di Gesù, Figlio prediletto del Padre.
La prima lettura di questa festa ci narra il ritorno festoso del popolo di Israele nella città santa di Gerusalemme, dopo lunghi anni di esilio in terra straniera. Dio aveva perdonato il suo popolo e aveva posto fine alle sue sofferenze. Questa lettura si addice molto bene al tema di oggi, in quanto, con il Battesimo, Dio perdona i nostri peccati e ci riunisce nella Nuova Gerusalemme che è la sua Chiesa. Il profeta Isaia così esclama: «Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio -. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati» (40,1-2).
Il peccato ci separa da Dio, ci condanna all'esilio, ovvero alla lontananza da Lui che è il nostro Creatore. Inoltre, con il peccato si innalza come un muro tra noi e i nostri cari, per cui ci sentiamo veramente soli con la nostra miseria e viviamo come in esilio.
Gesù è venuto a salvarci e a ricondurci al suo ovile. L'annunzio di questo evento di salvezza è dato da un gesto simbolico: Gesù si sottopone al Battesimo amministrato da Giovanni. Ciò che sorprende è come mai il Figlio di Dio abbia voluto ricevere quel Battesimo. Non furono certamente le acque a santificare Gesù, ma, al contrario, fu Lui a santificarle e a renderle poi materia del sacramento del Battesimo. Gesù si assoggettò al Battesimo di Giovanni per dare a noi un esempio di umiltà e per farci comprendere che siamo noi ad aver estremo bisogno di purificazione.
Vi è una grande differenza tra il Battesimo di Giovanni e il Sacramento istituito da Gesù. Il primo fu solamente un segno di penitenza che richiamava il fedele all'impegno nel mutare condotta di vita. Esso era un gesto simbolico di umiltà da parte dell'uomo che si riconosceva peccatore e prova di un grande desiderio di purificazione e di rinnovamento. Il Battesimo di Gesù, invece, è il Sacramento che ci toglie realmente il peccato originale che abbiamo ereditato dai nostri Progenitori, ed è il Sacramento che ci rende figli adottivi di Dio.
Dopo aver ricevuto il Battesimo Gesù ha iniziato a vivere in noi, per cui valgono anche per noi le parole che il Padre pronunciò dopo che Gesù ebbe ricevuto il Battesimo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22).
Nel giorno del nostro Battesimo, per bocca dei nostri genitori e dei nostri padrini e madrine, noi abbiamo preso degli impegni molto importanti davanti a Dio. Abbiamo, infatti, promesso solennemente di rinunciare al peccato e di credere fermamente a tutto quello che la Chiesa ci propone di credere. Di tanto in tanto è cosa molto buona rinnovare queste promesse battesimali, con convinzione sempre maggiore.
Come san Paolo, anche noi dobbiamo «rinnegare l'empietà e i desideri mondani e vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,11-12).
Da questo impegno dipenderà la nostra felicità su questa Terra e in Cielo. Chiediamo alla Madonna, alla Vergine Fedele, che ci renda sempre fedeli alle esigenze del Battesimo.

Nota di BastaBugie: brevi spunti per l'omelia delle Messe feriali si possono leggere ogni giorno nella rubrica "Schegge di Vangelo" pubblicata sul sito de La Bussola Quotidiana.
Ecco il link:
http://lanuovabq.it/it/schegge-di-vangelo

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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