BastaBugie n�912 del 12 febbraio 2025

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1 DA PROMESSA STAR DI HOLLYWOOD... A SUORA IN VIA DI BEATIFICAZIONE: ''A DIO TUTTO, O NIENTE!''
Suor Clare Crockett fin da piccola viene spinta in un mondo fatto di fama, soldi e piacere senza freni... ma a 17 anni il Crocifisso la attira a sé: ''Perché continui a farmi soffrire?'' (VIDEO: Suor Clare, versione estesa)
Autore: Costanza Signorelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 I DAZI DI TRUMP METTONO A NUDO LO SFACELO DELL'UNIONE EUROPEA
Piuttosto lamentiamoci delle follie che ci hanno imposto Obama, Biden e soci: auto green, guerre e woke (intanto Trump si ritira dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu perché è composto dai paesi che li vìolano tutti)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro
3 LA FEDERAZIONE DI BOXE TIENE FUORI DAI MONDIALI FEMMINILI GLI UOMINI CHE SI SENTONO DONNE
La medaglia d'oro a Imane Khelif per la boxe femminile alle olimpiadi era ingiusta perché è un uomo (intanto Trump ha firmato un ordine esecutivo perché negli USA i maschi NON possano gareggiare con le femmine)
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: Sito del Timone
4 10 FEBBRAIO: IL GIORNO DEL RICORDO, PER NON DIMENTICARE LE FOIBE
Malgrado gli stupri e le torture, e aver causato l'esodo di 300mila italiani, i comunisti non sono stati processati ed hanno percepito, fino alla morte, la pensione dell'INPS (e al dittatore Tito: medaglia al merito dell'Italia)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
5 SAI CHI HA INVENTATO I MATTONCINI LEGO?
L'inventore dei celebri mattoncini da costruzione per bambini era un cristiano e la sua storia imprenditoriale lo dimostra
Autore: Rino Camilleri - Fonte: Il Timone
6 L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE CINESE FA TREMARE L'AMERICA
DeepSeek, la risposta cinese a Chat GPT, è più efficiente e costa 25 volte meno (e intanto la guerra in Ucraina è il banco di prova per l'intelligenza artificiale militare)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 6,17-20)
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - DA PROMESSA STAR DI HOLLYWOOD... A SUORA IN VIA DI BEATIFICAZIONE: ''A DIO TUTTO, O NIENTE!''
Suor Clare Crockett fin da piccola viene spinta in un mondo fatto di fama, soldi e piacere senza freni... ma a 17 anni il Crocifisso la attira a sé: ''Perché continui a farmi soffrire?'' (VIDEO: Suor Clare, versione estesa)
Autore: Costanza Signorelli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 luglio 2019

Desiderare di consumarsi completamente, sino a sbiadire il proprio volto, sino a logorare mani e piedi, sino a perdere la voce. Dare tutto di sé e darlo subito, per offrire la vita intera a Dio. Un amore folle e radicale: "A Dio tutto, o niente!". Questa, in poche battute, era suor Clare Crockett.
È chiaro, allora, che non fu il caso a volere che questa giovane Serva del Focolare della Madre rimanesse l'unica a morire sotto le macerie del tragico terremoto del 2016 a Playa Prieta. Tra tutte le sorelle del convento missionario in Ecuador, fu scelta solo lei. "Sola con il Solo": misteriosamente, si realizzava il motto di vita stabilito proprio nel giorno della sua consacrazione e ancor più si avverava quell'insondabile piano d'Amore che lei stessa aveva profetato: "Morirò giovane, a 33 anni, come Gesù".

NASCERE E RINASCERE NELLO SPIRITO
Clare Crockett vede la luce il 14 novembre 1982 a Derry, in una famiglia dell'Irlanda del Nord duramente segnata dalle feroci lotte tra cattolici e protestanti. Lei stessa però dirà che la sua vera nascita avverrà solamente l'11 agosto 2001, data in cui la giovane fanciulla fa il suo ingresso nelle Serve del Focolare della Madre come postulante. Sarà questa, infatti, per Clare l'occasione di una vera e propria rinascita nello Spirito Santo che, corteggiandola come il più appassionato tra gli amanti, la conquisterà completamente.
Ma la strada che condusse Clare alla "vita nuova" fu tutt'altro che spianata. Per comprendere su quale terreno cominciò ad arare l'agricoltore e quanti rami ebbe a potare il vignaiolo, basti sapere che, quando Clare annunciò a parenti e amici il suo ingresso in convento, venne accolta con una fragorosa e corale risata. Gli stessi familiari erano convinti si trattasse di uno dei suoi colpi di testa che sarebbe durato pochi giorni, al massimo qualche settimana.
Del resto, quella ragazzina a dir poco esuberante era nota a tutti come la futura stella di Hollywood per via del suo straordinario talento per la recitazione. Dotata di un agente dello spettacolo sin da piccolissima, Clare aveva conquistato da subito ruoli da protagonista sul piccolo schermo e alcune pellicole al cinema. Genitori, professori, amici... tutti quanti la spingevano in questa direzione, essendo convinti che un giorno sarebbe arrivata molto lontano. Quanto al rapporto con la fede, invece, non si poteva certamente festeggiare lo stesso successo. Clare, di famiglia cattolica più per etichetta che per sostanza, aveva ricevuto i sacramenti durante l'infanzia, ma ben presto, ai locali della parrocchia, aveva preferito quelli notturni che l'avevano eccitata ai piaceri del mondo. Alcol, droga e sesso erano diventati per Clare regola e dipendenza, complice l'ambiente dello spettacolo che l'aveva stretta, ancora piccola, tra le tenaglie del peccato. Eppure, nessuno poteva immaginare che la "follia" di quella ragazzina, che la spingeva a divorare sempre più vita, fosse in verità il sigillo messo da Gesù sul cuore della sua promessa sposa e che Dio stesso sarebbe stato pronto a tutto pur di portare a termine il suo piano d'Amore su quella vittima da Lui prescelta.

LA "TRAPPOLA" DELLA VERGINE MARIA
«Un giorno - racconta Clare durante una testimonianza - la mia amica, Sharon Dougherty, mi chiamò e mi disse: "Clare, vuoi andare in Spagna? È tutto pagato". "Un viaggio gratis in Spagna! - pensai - Dieci giorni di festa in Spagna con il sole". "Certo che ci vado!". Io, sinceramente, pensavo che saremmo andate su un'isola turistica come Ibiza. Chi avrebbe potuto immaginare che invece fosse tutta una mossa della Vergine Maria per riportarmi a casa, nel Suo Focolare, in quello di Suo Figlio?».
Spiegarono a Clare che tutti quelli che volevano andare in Spagna si sarebbero dovuti presentare in una certa casa per ritirare il biglietto aereo. «Quando entrai nella casa - continua Clare - trovai un gruppo di 30-35 persone mature che recitavano il Rosario. Subito chiedo: "Voi andrete in Spagna?", "Sì", mi risposero con entusiasmo "ad un pellegrinaggio!"». Ovviamente Clare non ha la minima intenzione di partecipare a un ritiro spirituale, ma l'amica insiste: ormai il biglietto aereo è pagato, perciò non ci si può più tirare indietro.
«Così arrivai in Spagna presso il monastero del Focolare della Madre, da sola e senza nessuna voglia di fare un pellegrinaggio». Era la Settimana Santa, ma Clare logicamente non lo sapeva e nemmeno poteva sospettare di dover partecipare per cinque giorni e con molto raccoglimento alla Passione, morte e Risurrezione del Signore.

L'IRRESISTIBILE SPOSO CROCIFISSO
È Venerdì Santo e qualcuno del gruppo dice a Clare che, in quel giorno, non avrebbe potuto star fuori dalla chiesa a fumare sigarette come sempre accadeva. La giovane, perciò, quasi costretta, si unisce alla Celebrazione liturgica della Passione e morte del Signore e col solito atteggiamento strafottente - come racconta lei stessa - sceglie subito di sedersi nei banchi più in fondo. Quando però arriva il momento in cui tutti si mettono in fila per l'Adorazione della Croce, Clare d'impeto li segue.
«Quando toccò a me baciare la croce non mi ricordo se mi inginocchiai o se feci la genuflessione, mi ricordo solo che baciai il chiodo che era sui piedi di Gesù e sentii come uno schiaffo sul cuore. In un istante ricevetti la grazia di vedere come Egli, Dio, era morto per me sulla croce, per i miei peccati, per le mie vanità, per le mie infedeltà, per la mia impurezza... Compresi e vidi d'un tratto che io avevo inchiodato il Signore alla croce e che l'unico modo in cui io potevo consolarLo era con la mia vita. Ormai non valeva raccontare barzellette, né fare una bella rappresentazione teatrale: nulla, nulla di ciò che io potevo fare era in grado di consolare Gesù, se non dandoGli tutta la mia vita! Compresi questo in un lampo, senza avere alcuna formazione religiosa: ero pazza, andavo in discoteca, pensavo di andare a Ibiza e in quel momento, nel baciare la Croce, il Signore mi fece cadere completamente da cavallo. (...) Ebbi la certezza che il Signore era sulla croce per me e, assieme a questa convinzione, sentii un vivo dolore. Tornando al banco, iniziai a piangere, e a piangere, e a piangere... non potevo smettere. Dio mi aveva mostrato con chiarezza che era morto per me e che io dovevo dargli qualcosa, e quel qualcosa non era semplicemente un'Ave Maria, una messa o un impegno piccolo, ma era la mia vita!».

PERCHE' MI CONTINUI A FERIRE?
Nonostante le enormi grazie ricevute durante il pellegrinaggio, Clare torna a casa e precipita di nuovo nelle seduzioni del mondo. Sente con chiarezza di avere ricevuto la chiamata di Dio, ma non riesce in alcun modo ad abbandonare la vecchia vita. «"Non posso diventare suora! Non posso smettere di bere, di fumare, di andare a divertirmi e non posso rinunciare alla mia carriera, alla mia famiglia..." Mi ripetevo queste cose, tuttavia non riuscivo a fare tutto questo semplicemente perché non avevo ancora chiesto a Gesù il Suo aiuto».
Non appena Clare si mette in ginocchio, il Signore corre in suo soccorso dandole la certezza che, se Egli le stava chiedendo qualcosa, certamente le stava anche donando la grazia e la forza per viverlo.
E infatti, una notte accade qualcosa che cambierà l'esistenza di Clare per sempre: «Ero nel bagno di una discoteca, ero completamente ubriaca e stavo per vomitare, fu in quel momento che sentii con forza lo sguardo del Signore. Era così forte questo sguardo! E subito sentii dentro di me il Signore che mi diceva: "Perché Mi continui a ferire?". Sapevo che il Signore era lì e mi stava guardando. Sentire lo sguardo del Signore è qualcosa che ti lacera. Vidi che di nuovo stavo inchiodando il Signore alla croce con i miei peccati, con le mie ubriachezze. Io sentii che il mio modo di vivere e la mia mancanza di risposta a ciò che il Signore mi stava chiedendo facevano molto male a me stessa e anche a Dio».
Fu questo il momento decisivo in cui Clare comprende che l'Amore di Gesù l'ha vinta per sempre: «Capii in quell'istante che dovevo lasciare tutto e seguirlo. Io sapevo che il Signore mi stava chiamando ad essere Sua nelle Serve del Focolare della Madre, a dargli la mia vita affinché altri Lo potessero conoscere. Sapevo con grande chiarezza che mi chiedeva di confidare in Lui, di porre la mia vita nelle Sue mani e di avere fede». E così accade: Clare, l'11 agosto 2001, giorno di santa Chiara D'Assisi, entra in monastero; e l'11 febbraio 2006 fa i suoi primi voti scegliendo il nome religioso di suor Clare Maria della Trinità e del Cuore di Maria. L'8 settembre 2010 emette i suoi voti perpetui.

SERVIRE, FINO A CADERE A TERRA SFINITI
Dal momento della professione solenne, in un potente crescendo di intensità, inizia per Clare una corsa pazza verso il Signore. Nei cinque anni da professa, viene inviata in numerose comunità delle Serve: a Belmonte (Cuenca, Spagna), a Jacksonville (Florida, Stati Uniti), a Valencia (Spagna), a Guayaquil (Ecuador) e a Playa Prieta (Manabí, Ecuador). Di luogo in luogo, la Serva lascia dietro di sé la scia del suo bruciante amore per il Signore, che non smette di crescere e che si manifestava in un'instancabile e impressionante carità verso il prossimo.
Un esempio ne spiega bene la portata. Nel 2011, insieme ad altre 9 consorelle, suor Clare si trova ad accompagnare 140 ragazze alla GMG di Madrid. Ebbene, la Serva era così desiderosa che tutte le ragazze potessero incontrare personalmente il Signore che non si fermò mai un istante. "Si mise al servizio sino al punto che - racconta una consorella - l'ultimo giorno la trovammo svenuta su di un marciapiede. Doveva avere una delle sue emicranie di proporzioni siderali. Era veramente esausta, però non ci aveva detto nemmeno una parola di quanto stava male e continuava a non esprimere alcuna lamentela". Eppure, tutti coloro che conoscono suor Clare sanno che la sua reazione di quel giorno non fu per nulla un fatto isolato. Questa era la sua disposizione abituale, il modo in cui agiva normalmente e sempre si donava: fino a cadere a terra esausta. A scuola con i giovani, al catechismo coi bambini, in convento con le sorelle e con le novizie... Clare era una bomba di spiritualità che travolgeva chiunque la incontrasse e che esplodeva d'amore per ogni singola anima.
Un'altra consorella racconta così il suo ultimo incontro con Clare: "Quando l'ho vista era completamente cambiata, era consumata in viso, era senza voce... ricordo che nel vederla così subito mi domandai: "Anche io posso dire di donarmi come si sta donando lei?". La guardai con grande ammirazione e le dissi: "Suor Clare, tu stai consumando la tua vita qui, per Gesù!". Mi guardò e senza esitazione rispose: "Sorella non siamo forse spose del Crocifisso?". Poco dopo quell'incontro suor Clare morì, sotto le macerie del suo stesso convento in Ecuador, crollato al suolo dopo una violenta scossa di terremoto il 16 aprile 2016. Aveva 33 anni. "Lei sapeva che sarebbe morta giovane - continua la consorella -. "Io morirò a 33 anni, come Gesù", ripeteva misteriosamente negli ultimi tempi. Eppure non era affatto preoccupata, al contrario era piena di gioia, di pace e di amore: in cuor suo desiderava ardentemente vedere il Volto di Colui al quale per tutta la vita aveva anelato. "Quello che mi preoccupa - diceva - è di morire senza aiutare, senza servire, senza amare, senza regalare tutto di me a Dio!". Questa era suor Clare: o tutto, o niente.

Nota di BastaBugie: per acquistare la biografia ufficiale di Suor Clare Crockett dal titolo "Sola con il Solo", scritta da Suor Kristen Gardner (che è stata responsabile della produzione del docufilm del video qui sotto), clicca qui!

VIDEO: O TUTTO, O NIENTE! (durata: 1 ora e 37 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=QXAryehCyR8

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 luglio 2019

2 - I DAZI DI TRUMP METTONO A NUDO LO SFACELO DELL'UNIONE EUROPEA
Piuttosto lamentiamoci delle follie che ci hanno imposto Obama, Biden e soci: auto green, guerre e woke (intanto Trump si ritira dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu perché è composto dai paesi che li vìolano tutti)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro, 6 febbraio 2025

Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Si potrebbe ricorrere - si dovrebbe - a stantii modi di dire, tipo "in che mani siamo!". Si dovrebbe, infine, levare le braccia al cielo e supplicare: "Signore, salvaci!". Oppure si potrebbe rievocare l'aforisma di Carlo Cipolla che recita: "Chi fa male agli altri per avvantaggiare se stesso è un bandito; chi fa un danno a se stesso per procurare un vantaggio ad altri è un eroe; ma chi fa danno a se stesso e agli altri è un imbecille".
Tutto questo viene in mente quando contempliamo lo spettacolo di un'Europa sbigottita di fronte alla minaccia americana di imporle dazi sulle merci da essa esportate. Ma come! -esclama in cuor suo la Ue - Ci siamo svenati per dare soldi e armi a un ex comico ucraino su input Usa (la padrinesca offerta-che-non-si-può-rifiutare), moltiplicando i morti ammazzati in una guerra locale che, diversamente, si sarebbe risolta in una settimana e che, diciamolo, non ci riguarda. Ci siamo privati del gas russo a basso costo per comprare il vostro che costa dieci volte di più. Abbiamo sopportato in silenzio che, per sicurezza, qualche manina abbia fatto saltare in aria il gasdotto che dava energia preziosissima alle nostre industrie. Per seguire supinamente le vostre follie elettriche abbiamo messo in ginocchio il nostro automotive, creando un inaudito buco tedesco nel settore. Abbiamo perciò perso la nostra "locomotiva". Abbiamo perfino adottato tutte le fesserie woke che ci avete rifilato per complicarci vieppiù l'esistenza. E ora per tutto ringraziamento, minacciate di strangolarci ulteriormente coi dazi?
Di più: dobbiamo ormai affidarci alle capacità di intercessione di una Meloni, "fascista", sì, ma nelle simpatie di Trump, una di "estrema destra" (nella narrazione europea, pappagallescamente ripetuta dai tiggì, la destra è sempre "estrema", la sinistra mai) che abbiamo cercato di ostacolare in tutti i modi, arrivando a rifilarle un "torturatore" libico che avevamo lasciato liberamente circolare in attesa che si decidesse ad approdare in Italia.
È vero, il nostro territorio è letteralmente trapunto di basi militari americane, che si aggiungono a quelle Nato (il che è lo stesso), perciò agli "alleati" d'oltreoceano non potevamo dire di no. Ma non vogliamo credere al "complotto": cioè guerra ucraina per ricacciare la Russia in Asia, ripristinare la guerra fredda che tanti affari ha implementato, ridimensionare l'Europa che era il maggior competitor economico degli Usa. Tuttavia, l'accoppiata Trump-Musk rivela che quel che si doveva temere non erano tanto gli Usa, ma i loro "dem". Lo sfacelo è iniziato e si è svolto sotto l'accoppiata Obama-Biden. La quale, come da aforisma di Carlo Cipolla, è stata letteralmente vomitata via dal popolo americano. E Trump, lo si ricordi, deve prima di tutto servire quegli americani che lo hanno eletto per due volte. I dazi? Intanto è solo una minaccia, che altri hanno evitato addivenendo a più miti consigli (v. Messico, Colombia...). Se costringeranno la Ue a darsi finalmente una regolata, ben vengano. Ma intanto la partita è aperta. Staremo a vedere.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Gli Usa rifiutano l'ipocrisia Onu sui diritti umani" dice che Trump si ritira dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu. Non si tratta di uno schiaffo all'impegno di chi difende i diritti umani, ma la denuncia di un organismo Onu composto da paesi che i diritti li violano tutti.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 febbraio 2025:

Che cosa ha firmato, oggi, Donald Trump? Fra un ordine esecutivo che vieta agli atleti trans di competere nelle squadre femminili e un altro in cui si prevede l'espulsione di criminali statunitensi in carceri all'estero (in Salvador, peggio che nelle peggiori prigioni statunitensi), il neo-presidente ha deciso di dare seguito alla promessa di ritirare gli Usa dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu (Unhrc).
Non si tratta di una novità assoluta, considerando che Trump stesso lo aveva già fatto nel primo mandato e il suo predecessore George W. Bush non voleva aderire, quando l'organismo Onu, con sede a Ginevra, era appena stato costituito. I motivi del ritiro ordinato da Trump sono: non aver «raggiunto il suo scopo, oltre ad essere usato come un organismo protettivo per paesi che commettono orrende violazioni dei diritti umani». Trump condanna anche il forte pregiudizio anti-Israele: «Il Consiglio per i diritti umani ha dimostrato un costante pregiudizio contro Israele, concentrandosi su di esse e in modo non proporzionato nei suoi procedimenti. Nel 2018, l'anno in cui il presidente Trump si era ritirato dall'Unhrc, nella sua prima amministrazione, l'organizzazione ha approvato più risoluzioni di condanna di Israele, rispetto a quelle spiccate contro Siria, Iran e Corea del Nord assieme». E Trump sottolinea questo aspetto proprio nel giorno in cui il premier israeliano Netanyahu si reca in visita alla Casa Bianca, primo leader straniero ad essere ricevuto.
La decisione di ritirarsi dall'Unhrc non arriva da sola, infatti: il presidente Usa ha anche firmato, contemporaneamente, l'ordine esecutivo con cui si bloccano tutti i fondi americani per l'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, sotto accusa per collusione con Hamas, al punto che suoi dipendenti hanno partecipato in prima persona al pogrom del 7 ottobre 2023, al confine con Gaza. Sicuramente la decisione di Trump di ripetere il ritiro dal Consiglio va inquadrata nella sua politica mediorientale, come un segnale di forte appoggio a Israele. Sempre ieri, Trump è anche tornato a premere sull'Iran, con un altro ordine esecutivo ancora che fissa come obiettivo quello di impedire alla Repubblica Islamica di dotarsi di armi atomiche.
Ma non è solo la politica mediorientale a interessare Trump e a determinare la sua decisione di ritirarsi ancora da Ginevra. L'obiettivo è di più ampio respiro ed è parte della tradizione repubblicana. Lo dimostra il fatto che, nonostante le forti differenze politiche e caratteriali, questa sia una delle poche politiche in continuità con Bush. Il senso del tutto è che gli Usa non devono e non possono mettersi a giocare nel terreno dei diritti umani assieme a paesi, anche molto ostili, che non li hanno mai rispettati.
Ad imbarazzare gli Usa è soprattutto la composizione del Consiglio. Fra i 15 nuovi membri eletti, entrati in carica a inizio 2024, figurano la Cina (deportazione di massa degli Uiguri, persecuzione di cristiani e musulmani, genocidio culturale in Tibet e Mongolia interna, sorveglianza di massa su tutti i cittadini, nessuna libertà politica e di espressione), Cuba (il paese comunista che resta dittatura ed è refrattario ad ogni riforma, continua a incarcerare dissidenti), oltre a paesi in cui i diritti umani sono solo in parte rispettati, come l'Indonesia e il Kuwait, entrambi paesi musulmani (benché il primo sia ufficialmente laico) in cui le minoranze hanno vita dura.
Continuano a farne parte membri già eletti, quali: Algeria (una dittatura militare, oggi tornata alla ribalta per l'arresto arbitrario dello scrittore Bouallem Sansal), il Bangladesh (radicalismo islamico e repressione politica, sia prima che dopo la rivoluzione studentesca del 2024), l'Eritrea (una delle dittature militari più repressive dell'Africa, al sesto posto nella lista di Open Doors sulla persecuzione dei cristiani), il Kazakistan e il Kirghizistan (entrambe "democrature" post-sovietiche con ben poche libertà politiche e civili), la Malesia (emarginazione e pressione sui cristiani locali), le Maldive (paradiso per i turisti, ma non per le minoranze perseguitate dall'islam), il Qatar (il maggior finanziatore del radicalismo islamico nel mondo), la Somalia (uno Stato fallito piagato dal terrorismo islamico e dalla guerra civile infinita, al secondo posto nella lista di Open Doors per persecuzione dei cristiani), Sudan (guerra civile fra due dittatori militari che si contendono il potere, un ritorno di pratiche genocide nel Darfur) e Vietnam (regime comunista repressivo).
Il problema del Consiglio per i diritti umani è nella sua stessa composizione, organizzata in quote rigide. Dei suoi 47 paesi membri, 13 devono essere eletti dall'Assemblea Generale dall'area Asia-Pacifico, 13 dall'Africa, 8 dall'America Latina, 7 del Gruppo Europeo Occidentale e 6 dall'Europa Orientale. Il problema è anche la partecipazione delle Ong, che aggiungono una forte carica ideologica ai lavori del Consiglio. Sono i Gruppi di Lavoro inerenti l'attuazione della Dichiarazione e del Programma d'Azione di Durban contro il razzismo, quella stessa conferenza in cui, nel 2001, si chiese ai paesi odierni europei di risarcire le colpe della schiavitù dei secoli scorsi e si voleva equiparare il sionismo al razzismo. Ci sono poi i Forum sulle questioni sociali, sulla democrazia e sullo stato di diritto, sui diritti delle minoranze e sulla tutela dei diritti umani, con composizioni a dir poco grottesche: l'Iran è stato eletto alla guida del Forum sociale, proprio nel 2023, anno record delle impiccagioni nella Repubblica Islamica.
Non è dunque per mancanza di rispetto dei diritti umani che gli Usa si ritirano. Ma per evitare di continuare a rendersi complici di queste ipocrisie.

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: Sito di Nicola Porro, 6 febbraio 2025

3 - LA FEDERAZIONE DI BOXE TIENE FUORI DAI MONDIALI FEMMINILI GLI UOMINI CHE SI SENTONO DONNE
La medaglia d'oro a Imane Khelif per la boxe femminile alle olimpiadi era ingiusta perché è un uomo (intanto Trump ha firmato un ordine esecutivo perché negli USA i maschi NON possano gareggiare con le femmine)
Autore: Renzo Puccetti - Fonte: Sito del Timone, 7 febbraio 2025

La medaglia d'oro per la boxe femminile delle olimpiadi di Parigi, non potrà partecipare al campionato del mondo che si terrà in Serbia il prossimo 8-16 marzo. Lo ha stabilito la International Boxing Association (IBA) sulla base dei risultati dei test effettuati sull'atleta nel 2023 che dimostrarono la presenza di un assetto cromosomico maschile ed elevati livelli di testosterone plasmatico. I risultati non furono presi in considerazione da parte del Comitato Olimpico Internazionale che lo additò "errato e illegittimo" e per questa decisione espulse l'IBA dall'organizzazione delle olimpiadi.
In realtà il test non poteva essere messo in dubbio, essendo stato effettuato in maniera indipendente da due laboratori accreditati di due differenti Paesi, né d'altra parte il CIO produsse controanalisi che dimostrassero risultati diversi. Ciò che fu sufficiente per il Comitato Olimpico furono i documenti d'identità e i livelli ormonali entro gli intervalli accettati. Il presidente del CIO, il tedesco Thomas Bach, dichiarò: «Abbiamo due pugili che sono nate donne, hanno passaporti femminili, e hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna». Sì, una chiara definizione secondo la teoria gender, non la biologia.
Allora si parlò soltanto dei risultati del corredo cromosomico, ma l'elemento aggiuntivo che sembra oggi emergere, è che anche i livelli ormonali non rientrassero nei parametri. Forse non accettando il test genetico, anche quello ormonale fu scartato dal Comitato Olimpico? Com'è poi finita la storia è arcinoto: il pugile di nazionalità algerina ha preso a cazzottoni tutte le rivali vincendo la medaglia d'oro e annunciando poi cause risarcitorie.
Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca, il contesto si è capovolto. Sono stati firmati due ordini esecutivi che riconoscono l'esistenza di due soli generi stabiliti sulla base del sesso biologico, nelle scuole come nelle prigioni, nell'esercito, come nello sport, dove l'essenza etica non è l'inclusione, ma l'equità tra i contendenti; i pari si misurano con i pari e laddove la stazza e la forza sono essenziali, le donne gareggiano con le donne e i maschi con i maschi.
Siamo al tramonto della follia gender? È presto per dirlo, ma la decisa marcia intrapresa negli USA offre qualche speranza anche da noi, dove purtroppo ancora oggi, nonostante i proclami pre-elettorali di Giorgia Meloni in terra spagnola nel 2022, "No alle lobby LGBT, No all'ideologia del gender", ribadito anche lo scorso anno, l'UNAR, ente dipendente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, bellamente continua a finanziare decine e decine di progetti delle organizzazioni LGBT. Aspettiamo un ordine esecutivo Trump style. Spes lata dea.

Nota di BastaBugie: tra gli ordini esecutivi firmati da Trump, uno in particolare merita attenzione. Si tratta dell'ordinanza "Tenere gli uomini fuori dagli sport femminili" la cui applicazione si estende a tutti gli sport e a tutte le età. Il momento della firma, avvenuta il 5 febbraio, è stato immortalato con il presidente circondato di giovani e giovanissime atlete sorridenti. Il testo dell'ordine "Keeping Men Out of Women's Sports" stabilisce che siano revocati i fondi dai programmi educativi "che privano donne e ragazze di giuste opportunità sportive". L'ordine stabilisce anche che la politica della nazione sia quella di "opporsi alla partecipazione competitiva maschile negli sport femminili in senso più ampio". Trump ha ricordato quanto sia stato ingiusto, degradante e pericoloso per le donne permettere agli uomini di competere negli sport femminili dal momento che "nega loro pari opportunità di partecipare ed eccellere negli sport competitivi". Tale ordine esecutivo definisce maschio e femmina in base a criteri biologici: femmina è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la grande cellula riproduttiva", mentre maschio è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la piccola cellula riproduttiva". (fonte: Sito del Timone, 10 febbraio 2025)

LA VERITA' BIOLOGICA SUI DUE PUGILI MASCHI (XY) CHE HANNO VINTO LA MEDAGLIA D'ORO PICCHIANDO LE FEMMINE (XX)
Il Comitato Olimpico Internazionale ignora la scoperta del 1905 della scienziata Steven's che dimostrò che i maschi hanno il cromosoma Y
di Renzo Puccetti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7887

BOXE: E' GIUSTO CHE UN UOMO PICCHI UNA DONNA? CHE DUE DONNE FACCIANO A BOTTE? E DUE UOMINI?
La Chiesa ha spesso condannato la boxe perché è un confronto violento, mettendo a rischio la vita (inoltre è sbagliato il clima di eccitazione violenta che ricorda i giochi dei gladiatori già condannati da sant'Agostino)
di Fabio Fuiano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7900

Fonte: Sito del Timone, 7 febbraio 2025

4 - 10 FEBBRAIO: IL GIORNO DEL RICORDO, PER NON DIMENTICARE LE FOIBE
Malgrado gli stupri e le torture, e aver causato l'esodo di 300mila italiani, i comunisti non sono stati processati ed hanno percepito, fino alla morte, la pensione dell'INPS (e al dittatore Tito: medaglia al merito dell'Italia)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 9 febbraio 2025

Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La "Giornata del ricordo", istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale".
Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell'Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l'aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l'autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero "infoibati" ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze.
Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l'aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980.
Il piano di Tito prevedeva l'annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l'obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento.

IL MASSACRO
Gli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l'8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell'Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia. L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell'esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati.
Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel momento in cui l'esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca.
Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani.
In Istria, nell'antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull'orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell'esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità.

FOIBA DI BASOVIZZA VANDALIZZATA DI RECENTE
La seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l'esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro.
Il termine genocidio, con cui si intende definire il deliberato sterminio di un popolo o di una parte di esso, non è improprio per connotare questa "pulizia etnica". Bisogna ricordare però che la violenza dei partigiani di Tito non si limitò a colpire gli italiani, colpevoli di difendere la propria identità nazionale, ma si estese anche contro tutti quei militari e civili, sloveni e croati, che si opponevano all'instaurazione di una Repubblica comunista in Jugoslavia. La dimensione ideologica dell'eccidio era per certi versi più profonda di quella etnica e nelle foibe, italiani, tedeschi e slavi mischiarono spesso il loro sangue.
Il dramma delle foibe va inserito all'interno di un processo rivoluzionario che ha le sue origini in Francia nel 1789. Il primo genocidio sistematico dalla storia fu infatti quello del popolo vandeano, che tra il 1793 e il 1797 si oppose alla Rivoluzione francese. Il maresciallo Tito attuava i principi della Rivoluzione francese e di quella comunista, secondo cui tutti i nemici della libertà e dell'uguaglianza, anche se solo "sospetti", vanno drasticamente eliminati. I crimini contro l'umanità che ancora oggi insanguinano il mondo sono figli di questa filosofia rivoluzionaria. E la giornata della memoria dedicata alle foibe ci ricorda anche questo.

Nota di BastaBugie:
Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Foibe: oltraggio alle vittime, pensioni d'oro ai carnefici" parla di Tito, dittatore comunista e medaglia al merito della Repubblica Italiana, onorificenza mai revocata così come i vitalizi pagati dall'INPS ai suoi soldati che divennero i boia dei loro connazionali.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 febbraio 2025:

Sabato 8 febbraio, a quarantott'ore dal Giorno del Ricordo, e ottant'anni dall'inizio dei fatti, la foiba di Basovizza a Trieste è stata vandalizzata. Tre le frasi con l'inchiostro rosso: "Trieste è nostra", il motto usato dai comunisti; "Trieste è un pozzo", in riferimento alle foibe; "Morte al fascismo, libertà al popolo".
E poi il numero 161, che sta per AFA, il collettivo antifascista internazionale d'ispirazione comunista. Ma l'oltraggio alle vittime delle foibe viene anche dai riconoscimenti istituzionali e dalle pensioni elargite ai loro carnefici.
L'articolo 2 dello Statuto dell'Ordine «Al merito della Repubblica italiana», che disciplina il conferimento della più importante onorificenza del nostro Paese, prevede che il Presidente della Repubblica possa conferirla per «benemerenze di segnalato rilievo (...) e per ragioni di cortesia internazionale». La stessa «cortesia internazionale» che nell'ottobre 1969 (con il socialdemocratico Saragat al Quirinale e la Democrazia Cristiana al governo) consegnò la più alta delle onorificenze dello Stato italiano al dittatore Josip Broz, alias il maresciallo Tito, il dittatore comunista, assassino di nostri connazionali.
Cinquantasei anni dopo, quella medaglia al merito è ancora lì, in palese contraddizione con una legge dello Stato che nel 2004, grazie al presidente Berlusconi, istituiva il Giorno del Ricordo per mantenere viva la memoria dei 10.000 italiani infoibati, della pulizia etnica d'Istria, Fiume e Dalmazia e dell'esodo di 350.000 italiani costretti a scappare dalle loro case. Insomma, mentre ricordiamo la tragedia degli italiani del Nord-Est ancora celebriamo la memoria dell'assassino Tito che li ha infoibati e costretti alla fuga.
In questa legislatura ci sono due proposte di legge, alla Camera, primi firmatari Rizzetto (FdI) e Rampelli (FdI), e al Senato, primo firmatario Bizzotto (Lega), per revocarla post mortem. Sarebbe, infatti, un cavillo burocratico ad impedire di cancellare l'onorificenza di Tito: è morto. La legge già prevede di togliere l'onorificenza per «indegnità», come è stato fatto con al-Assad quando nel 2010 Napolitano gli aveva appuntato sul petto la stessa decorazione di Tito. Eppure, per un misterioso disegno, oltre che per ottusa burocrazia, da decenni, nessuno osa toccare quella medaglia che è un'offesa all'Italia.
La nostra Penisola ha persino strade dedicate al comunista Tito. Un po' come se a Berlino, o in qualsiasi altro angolo d'Europa, ci fosse qualche piazza dedicata ad Hitler e nel mentre si celebrasse comunque la Giornata della Memoria. Con l'aggravante che per sessant'anni, in Italia, di foibe non s'è parlato, anche se la storiografia aveva già fatto chiarezza.
Nella primavera del 1945 il problema di quale sarà il confine tra l'Italia e la nuova Jugoslavia è aperto. E le difficoltà a raggiungere un accordo fanno emergere con tutta evidenza la correlazione tra controllo politico e controllo militare. Tito e il gruppo jugoslavo hanno le idee chiare sin dall'autunno 1943: estendere alle città e alla fascia costiera il controllo che già esercitano in parte delle zone interne. Le indicazioni operative sono chiare: occupare per primi, bandiere slovene e jugoslave, non permettere manifestazioni italiane, rinforzare l'Ozna - la polizia politica partigiana jugoslava -, al grido: «Epurare subito». Sono tutti slavi a tenere il comando, con alcuni italiani di «provata fede comunista».
La pulizia etnica dura dall'inverno del 1943-44 alla fine degli anni Cinquanta. Gli italiani di Fiume, Istria e Dalmazia sono così costretti a lasciare le loro terre, le case in cui erano nati, perché passate sotto sovranità jugoslava, per lasciarsi alle spalle una terra politicamente epurata in nome dei principi dell'intolleranza nazionalista e del comunismo.
Chi non si sottomette, viene eliminato nelle foibe, quei crepacci naturali, imbuti che sprofondano come un grattacielo a testa in giù fino a 200 metri nelle buie voragini della terra.
Il modus operandi consiste nel prelevare gli italiani direttamente a casa, condurli in prossimità di una foiba, legarli a gruppi di dieci, a volte quindici, più spesso cinquanta, con un filo spinato ben stretto a stritolare i polsi, il primo della fila viene fucilato tirando giù con sé, per cento e poi duecento metri, gli altri della fila, che ancora vivi, moriranno di stenti dopo giorni di agonia, inghiottiti dalla terra.
Grazie soprattutto alla Chiesa cattolica in 350.000 riusciranno a non esser infoibati, ma a lasciare l'Italia o raggiungere altre regioni.
La Chiesa, divenuta il riferimento naturale in un clima di terrore ed incertezza, avrà anche la precedenza nell'essere perseguitata da Tito. Le chiese distrutte e i sacerdoti picchiati, seviziati, ammazzati e mandati nei campi di lavoro non si contano: la Chiesa partorirà tanti martiri in quegli anni.
Chi riuscirà a salvarsi, sarà perché quegli "uomini vestiti di nero" - come li chiamavano i comunisti in sprezzo della talare - creeranno, con i modesti mezzi del tempo, una rete capace di collegare le parrocchie di tutta Italia, e oltre i confini nazionali: saranno soprattutto gli Stati Uniti ad accogliere gli italiani epurati da Tito.
Malgrado fossero artefici di stupri, sevizie e torture, e dell'esodo di trecentomila italiani, i soldati di Tito non solo non sono mai stati processati, ma hanno percepito, fino alla morte, una pensione pagata dall'INPS.
Per inquadrare i termini del fenomeno delle «pensioni in regime internazionale» pagate nella ex Jugoslavia sono utili alcuni numeri: più di 50.000 le domande presentate, oltre 35.000 quelle accolte.
Pensioni erogate a soggetti che possono vantare un periodo di servizio militare - per alcuni di un solo giorno - sotto lo Stato italiano in quanto erano residenti, all'inizio della guerra, nei territori ceduti dall'Italia alla Jugoslavia in seguito al Trattato di pace: il fatto abnorme è che tutti questi pensionati siano cittadini ex jugoslavi, che, al servizio di Tito già nel 1943, sono stati i protagonisti del genocidio degli italiani dell'Istria, di Fiume, della Dalmazia e della parte strappata alle province di Trieste e Gorizia.
Per chiedere la revoca immediata di pensioni elargite ai boia degli italiani, dagli anni '90 sono state presentate interrogazioni, anche al parlamento europeo, e sollecitate inchieste parlamentari fino al 2019 - a dimostrazione che le pensioni d'oro, tra una reversibilità e l'altra, sono ancora dispensate.
Per sessant'anni una pagina di storia patria è stata strappata dai libri e dai circuiti della storiografia ufficiale per non infangare il mito della resistenza e dei partigiani liberatori. Eventi eliminati o giustificati. Infatti, per i partiti della sinistra, le vittime erano nient'altro che fascisti che non hanno accettato il comunismo reale jugoslavo.

Fonte: Radio Roma Libera, 9 febbraio 2025

5 - SAI CHI HA INVENTATO I MATTONCINI LEGO?
L'inventore dei celebri mattoncini da costruzione per bambini era un cristiano e la sua storia imprenditoriale lo dimostra
Autore: Rino Camilleri - Fonte: Il Timone, gennaio 2025

Oggi vogliamo ricordare un luterano la cui fede era superiore a quella di molti cattolici. [...]
Il luterano di cui dicevamo è Ole Kirk Kristiansen, nato nel 1891 a Omvraa Mark e morto a Billund, nella Danimarca occidentale, nel 1958. I suoi erano poveri contadini dello Jutland e lui, che era il tredicesimo figlio (!) dovette fin da subito lavorare in fabbrica.
Qui apprese il mestiere di falegname, dopoché fu emigrante all'estero, in Germania e poi in Norvegia. Appena fu in grado di racimolare un gruzzolo sufficiente, tornò in patria e aprì una falegnameria sua.
Nel 1916 si sposò con la figlia di un casaro, Kristine Sorensen, che gli diede quattro figli ma che morì nel 1932 dopo aver dato alla luce l'ultimo. Nel 1924 i primi due figli, Gotfryd e Karl, erano cresciuti abbastanza da poter dare una mano nell'azienda familiare. Ma un brutto giorno, nel manipolare la colla a caldo, alcuni trucioli presero fuoco e in breve il rogo divenne ingovernabile. Fu persa anche la casa dei Kristiansen, adiacente al laboratorio. Già, tutto legno.

COME GIOBBE
Ole che fece? Come Giobbe, si inginocchiò. Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il Suo nome. «Mi sono fermato un attimo per inginocchiarmi davanti a Dio. Ho ribadito la mia gratitudine all'Onnisciente, e questo mi ha dato la pace dello spirito».
Così ricordò nelle sue memorie. Rialzatosi, anziché perdersi d'animo si diede a raccogliere prestiti, che gli furono tranquillamente concessi perché era nota la sua affidabilità. In capo a un anno l'azienda era più grande e «più bella che pria», per dirla con Petrolini, e in breve annoverò una quarantina di dipendenti. Con una piccola variante: Ole tutte le mattine, prima del lavoro, li riuniva e guidava la preghiera, avendoli dotati di un libro dei Salmi ciascuno. Le cose andarono bene fino alla Grande depressione, che nel 1929 dagli Usa si propagò in tutto l'Occidente economicamente interconnesso con l'America. Le dittature italiana e tedesca ne sarebbero uscite applicando le dottrine keynesiane, gli Usa intervenendo nella Seconda guerra mondiale. Intanto, i Kristiansen arrancavano fabbricando oggetti casalinghi e giocattoli. Ma erano fatti così bene (Ole all'ingresso del laboratorio aveva fatto scrivere: «Neppure il meglio è buono a sufficienza») che andavano a ruba. Specialmente i giocattoli, tra i quali spiccava la famosa paperella con le ruote che apriva e chiudeva il becco mentre i bambini la trascinavano con la cordicella.
I Kristiansen decisero, infine, di concentrarsi sui giocattoli. Ole convocò i dipendenti e chiese loro di decidere, insieme a lui, il nome della nuova attività.
Dalla consultazione uscì fuori LeGo, contrazione che in danese sta per «Leg Godt», «giocare bene».

DAL LEGNO ALLA PLASTICA
Durante un viaggio di osservazione in Inghilterra, il fondatore portò a casa una nuova idea: i mattoncini da costruzione. Era persuaso che i bambini fossero più creativi degli adulti e in questo non sbagliava: chi ha la mia età sa che un bambino può inventarsi giochi anche senza avere in mano niente, anche in una stanza completamente vuota. Ma i mattoncini da costruzione dei Kristiansen erano, ovviamente, di legno, e non avevano ancora la possibilità di incastrarsi l'uno con l'altro. L'idea gli venne durante una fiera, ascoltando le recriminazioni di uno standista: le muragliette costruite con i mattoncini avevano il difetto di crollare a ogni minima disattenzione. Venne la guerra e venne l'invasione tedesca. I Kristiansen non ebbero particolari noie, ma nel 1942 ecco di nuovo il fuoco. Tutto andò in fumo un'altra volta e un'altra volta Ole dovette ricominciare da capo. Ma ormai la ditta Lego era così rinomata che non ebbe necessità di particolari sacrifici per tornare in - è il caso di dirlo - gioco. Fu nel 1947 che avvenne la svolta definitiva. L'invenzione della plastica. Ole comprese subito le potenzialità del nuovo materiale e decise di riconvertire tutto il processo di produzione. Non più giocattoli assortiti ma solo mattoncini di plastica, incastrabili grazie a cilindretti e buchi corrispondenti. Era nata la Lego, quella che tutti conosciamo. Una delle aziende di giochi più famose del mondo. La versione finale dei mattoncini, nella forma e col materiale che tutti conosciamo, fu brevettata nel 1958. Ole Kirk Kristiansen morì nello stesso anno, ma ebbe la soddisfazione di vederla. Dieci anni dopo a Billund sorse il primo parco Legoland del mondo, dove i maggiori monumenti del pianeta sono ricostruiti coi famosi blocchetti e dove milioni di turisti, grandi e piccoli, vanno ogni anno.

SETTE PARCHI
Oggi di questi parchi ne esistono altri sette, in California, Florida, New York, Dubai, eccetera.
Il primo riconoscimento extra Danimarca il fondatore lo ebbe in Italia, a Roma, dove nel 2002 il parco comunale di Silva Candida è stato intitolato a Ole Kirk Kristiansen. La Lego è oggi presente in centotrenta Paesi e nel 2000 il suo mattoncino è stato proclamato «giocattolo del secolo». Quel tredicesimo figlio di poveri contadini, che riponevano in Dio ogni loro speranza, dimostrò che davvero un figlio è un investimento. Un Dio creatore che ama creare (sennò non si spiega, per esempio, l'esistenza di coloratissime orchidee al centro dell'Amazzonia, dove crescono da millenni senza che nessuno possa vederle) di certo gioisce come un padre a cui nasce un erede: un nuovo figlio è una nuova speranza. Nei secoli cristiani lo si sapeva bene, infatti sul tetto delle cattedrali ci sono spesso statue invisibili dal basso: i maestri medievali non costruivano per i turisti. Un giorno un amico, pur credente, mi chiese a che cosa servisse una Ferrari sulla via della salvezza. Neanche una rosa - risposi - serve a niente. Ma se Dio stesso ci ha circondati di cose inutili (le galassie, le libellule...), chi sono io per pontificare? Savonarola, grazie a ragionamenti analoghi, ridusse la capitale del Rinascimento in un luogo di «piagnoni», coi suoi «falò della vanità» che mandarono in cenere capolavori. È vero, oggi la Lego, come la Disney, subisce il contagio woke. Eh, i fondatori sono morti. A proposito di investimenti: Céline Dion è una tredicesima, e fu un prete a convincere la madre a tenerla. E poi Andrea Bocelli, Cristiano Ronaldo, Justin Timberlake...

Nota di BastaBugie: Manuela Antonacci nell'articolo seguente dal titolo "Adesso pure i Lego sono omofobi" racconta l'ultima follia woke.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 8 febbraio 2025:

Il Museo della Scienza di Londra, in questi ultimi giorni, è oggetto di sbeffeggio sui social per aver organizzato un tour che promuove l'idea che i mattoncini Lego possano essere in qualche modo "omofobi" adducendo una motivazione che ha dell'incredibile... Tanto per incominciare, il tour si chiama Vedere le cose in modo queer (Seeing Queerly) e già il titolo è tutto un programma... ed è stato creato dal Gender e Sexuality Network del Museo della Scienza di Londra. Tra le tappe del percorso, nel museo, ce n'è una in cui i visitatori possono ammirare una vetrina con i mattoncini Lego, accanto a una guida che afferma che questi potrebbero rafforzare l'idea del binarismo dei sessi.
Idea gravissima! Anzi idea violenta, nel mondo di oggi che arriva ad ignorare e a censurare il modo in cui l'umanità si è riprodotta nei millenni. Idea violenta e, dunque, violento, chi la diffonde. Ma in che modo l' "eresia" dell'esistenza dei due sessi biologici (che è bene ricordare, sono ancora "maschile" e "femminile"...) verrebbe incentivata dalla Lego? Per il fatto che, udite, udite, i mattoncini  presenterebbero una  parte superiore con i perni sporgenti che rappresenterebbe il "maschio" (del mattoncino?!?) ed una parte inferiore, con i fori per ricevere i perni che rappresenterebbe la "femmina".
Dunque sarebbe una struttura "discriminatoria" perché ricorderebbe addirittura "l'accoppiamento" e ciò rafforzerebbe, secondo questa logica folle, l'idea delle relazioni come "eteronormative". Attendiamo solo, in quest'ottica delirante, a questo punto, che i Lego partoriscano... Sebbene la guida del tour sia stata pubblicata sul blog del museo più di due anni fa,  è diventata virale, solo ora, dopo che il Telegraph ha pubblicato un articolo sulla questione.
«Questo è un esempio di applicazione del linguaggio eteronormativo ad argomenti non correlati al genere, al sesso e alla riproduzione. Illustra come l'eteronormatività (l'idea che l'eterosessualità e il binarismo di genere maschio/femmina siano la norma e tutto ciò che ne esce è insolito) plasmi il modo in cui parliamo di scienza, tecnologia e mondo in generale». È precisamente quanto si legge sul blog.
La direttrice del webmagazine Sex Matters, Fiona McAnena, che si batte contro le follie woke, ha risposto alle accuse di discriminazione sessuale da parte del museo, affermando che «il percorso autoguidato del Museo della Scienza su tutto ciò che e "queer" è completamente folle e include alcune affermazioni assurde». «Quando visitano il Museo della Scienza - ha sottolineato - le persone si aspettano di essere informate, istruite e ispirate, non di vedersi imporre affermazioni dubbie radicate nell'ideologia di genere».
Mentre, dal canto suo, Elon Musk ha twittato in risposta all'articolo del Telegraph che ha raccontato la vicenda, inviando un'emoji con la faccia di un clown. Una menzione a parte merita l'editore emerito del Daily Wire Ben Shapiro che ha deriso l'idea, scrivendo su X: «Aspettate che il Museo della Scienza scopra che gli esseri umani hanno parti maschili e femminili che sono fatte per accoppiarsi l'una con l'altra». Evidenza che Trump ha ribadito più volte, durante la sua campagna elettorale e che ha contribuito  alla sua vittoria, tanto la gente è stufa di vedere, da certa cultura e dal mainstream, continuamente offesa la propria intelligenza con la negazione del reale!

Fonte: Il Timone, gennaio 2025

6 - L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE CINESE FA TREMARE L'AMERICA
DeepSeek, la risposta cinese a Chat GPT, è più efficiente e costa 25 volte meno (e intanto la guerra in Ucraina è il banco di prova per l'intelligenza artificiale militare)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 gennaio 2025

Liang Wenfeng, giovane imprenditore cinese, pareva solo un sognatore sempre spettinato e dall'aspetto trascurato. Nessuno lo aveva preso sul serio, finché non ha lanciato sul mercato DeepSeek, la risposta cinese a Chat GPT, un programma di intelligenza artificiale (IA) generativa più potente dell'originale americano, ma molto più economico. E nei mercati è iniziato il panico, come dimostra il crollo dei titoli delle società legate all'IA, a partire da Nvidia, il 27 gennaio.
«Abbiamo sempre visto l'intelligenza artificiale come qualcosa che arriva dall'Occidente», ha dichiarato Liang. «Ma perché dobbiamo essere solo fruitori e non protagonisti?». Il suo approccio mira a rivoluzionare la competizione fra Cina e Occidente: «La maggior parte delle aziende cinesi copia e adatta, noi vogliamo creare. Per troppo tempo, l'innovazione è stata vista come un lusso. Ma oggi la Cina ha le risorse per investire in ricerca di base». Amato dal Partito (almeno per ora), molto autarchico (ha assunto solo cinesi nella sua impresa), Liang ha però confezionato un prodotto che non è dissimile dalle altre copie cinesi di prodotti inventati in Occidente. Possono essere migliori o peggiori, costare meno, ma non si tratta di un cambio di paradigma, solo di una versione aggiornata di un'invenzione americana.

STUPEFACENTE
Quel che fa tremare le aziende statunitensi all'avanguardia è semmai il costo e il tipo di sviluppo. Nel 2021, Liang Wenfeng ha iniziato la sua impresa acquistando unità di elaborazione grafica Nvidia per addestrare la sua chatbot a rispondere a ogni domanda. I suoi stessi soci non gli credevano. Per elaborare un programma così sofisticato, finora, sono occorse risorse ingenti che solo Open AI, Google, Meta, Amazon ed X si sono potuti permettere. La nascita di DeepSeek è la dimostrazione che anche una startup può farcela, con materiali facilmente reperibili sul mercato e a circa il 4% dei costi. L'altra sfida è il tipo di sviluppo: mentre i colossi statunitensi tengono gelosamente per sé le versioni più avanzate dei loro programmi generativi, Liang Wenfeng ha reso subito open-source i suoi.
Come sia stato possibile un tale risparmio di tempo e denaro è ancora oggetto di studio. Non ha funzionato la strategia di Biden, protezionista, che consisteva nel limitare e controllare la vendita di chip alla Cina. Non è stata efficace, sia perché Liang Wenfeng ha iniziato a lavorare al suo progetto (acquistando le unità da Nvidia) prima dell'inizio delle sanzioni, sia perché ha in parte aggirato il problema della mancanza di velocità di calcolo dei suoi chip, con un metodo di addestramento più innovativo e razionale.
L'analista Lennart Heim, della Rand Corporation, lo spiega così al Wall Street Journal: «Immaginate le prime versioni di ChatGPT come un bibliotecario che ha letto tutti i libri della biblioteca. Quando gli viene posta una domanda, fornisce una risposta basata sui molti libri che ha letto (...) DeepSeek ha adottato un altro approccio. Il suo bibliotecario non ha letto tutti i libri, ma è addestrato a cercare il libro giusto per trovare la risposta dopo che gli è stata posta una domanda». Una tecnica di ricerca diversa, dunque, che permette di risparmiare sulla velocità dei chip e sull'energia consumata.

LA PRIMA DECISIONE DI TRUMP: PIÙ LIBERTÀ AGLI SVILUPPATORI
Come risponderanno adesso gli Usa? La prima decisione di Trump, nel campo dell'Intelligenza Artificiale è stata quella di rimuovere controlli e restrizioni imposti da un ordine esecutivo dell'amministrazione Biden. In base a quell'ordine, le aziende che sviluppano modelli di IA che pongono un "serio rischio" per la sicurezza nazionale, la sicurezza economica o la salute e la sicurezza pubblica avrebbero dovuto informare le autorità di regolamentazione quando addestrano i loro modelli e condividere i risultati dei test di sicurezza. Trump sta invece iniziando a dare più libertà agli sviluppatori: un approccio molto più rischioso, ma anche molto più orientato allo sviluppo.
Se finora la Cina era rimasta indietro nella competizione sull'IA è infatti a causa della sua struttura troppo dirigista, rigida e controllata dal Partito Comunista che impone vincoli ideologici. La creatività individuale, alla base del successo di Liang Wenfeng, è comune in America, ma in Cina è l'eccezione. E il controllo del Partito tuttora pesa sullo sviluppo della nuova DeepSeek: chi scrive ha provato a chiederle cosa sia successo il 4 giugno 1989 a Tienanmen e la risposta, prevedibile, è stata «Scusa, ciò va oltre il mio scopo. Parliamo di qualcos'altro».  (In compenso, la nuova chatbot cinese conosce molto bene La Nuova Bussola Quotidiana e, alla domanda su cosa sia, ha dato una risposta impeccabile. La Cina è vicina...).

Nota di BastaBugie: Daniele Ciacci nell'articolo seguente dal titolo "Ucraina, banco di prova per l'intelligenza artificiale militare" parla della guerra in Ucraina, primo conflitto nell'era dell'IA. Sia i russi che gli occidentali stanno sviluppando sistemi sempre più autonomi. Ma così la guerra è sempre meno umana.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 gennaio 2025:

La guerra in Ucraina sta catalizzando una rivoluzione tecnologica nell'industria bellica globale, portando a una rapida innovazione nei sistemi di armamento sia sul fronte russo che su quello occidentale. Mentre l'aeronautica militare russa sta migliorando le proprie capacità attraverso avanzati sistemi di difesa aerea e nuovi impieghi dei suoi jet da combattimento, gli Stati Uniti e i loro alleati stanno implementando intelligenze artificiali nei droni per trasformare la guerra in un'attività per procura. Questa competizione tecnologica rappresenta non solo un cambio di paradigma, ma anche una pericolosa accelerazione dell'escalation militare.
L'aeronautica militare russa è stata coinvolta in numerose innovazioni tecnologiche, come dimostrato dall'adozione del sistema S-500 Prometheus, un'avanzata tecnologia di difesa aerea progettata per neutralizzare minacce come missili ipersonici e aerei stealth. Il primo reggimento S-500 è stato schierato per difendere il ponte che collega la Crimea alla Russia, un'infrastruttura strategica vitale.
Parallelamente, i piloti russi continuano a utilizzare caccia come il Su-27 Flanker, pur aggiornati per affrontare le nuove armi occidentali impiegate in Ucraina. L'integrazione di radar potenziati, contromisure elettroniche e missili avanzati riflette uno sforzo costante di Mosca per mantenere la superiorità aerea in un teatro di guerra sempre più complesso. Questi sviluppi mostrano come la Russia stia evolvendo le proprie capacità belliche per adattarsi a un ambiente caratterizzato dalla crescente potenza delle armi occidentali.
Sul fronte occidentale, gli Stati Uniti stanno utilizzando l'Ucraina come laboratorio per testare sistemi di droni dotati di intelligenza artificiale. Secondo un articolo pubblicato su Lawfare, la sperimentazione di droni autonomi sta avanzando con velocità, con tecnologie che permettono alle macchine di identificare e colpire obiettivi in autonomia o in sciami coordinati. Questo sviluppo, sebbene efficace in battaglia, solleva interrogativi etici significativi sull'autonomia decisionale delle macchine in ambito bellico.
Un report dell'Atlantic Council sottolinea come l'Ucraina rappresenti un banco di prova essenziale per i droni intelligenti, con progetti come lo sviluppo di missili guidati da AI e sistemi anti-drone progettati per affrontare sciami nemici. La combinazione di queste tecnologie potrebbe ridefinire completamente il modo in cui i conflitti vengono combattuti, rendendo l'intervento umano diretto sempre meno necessario.
La guerra in Ucraina ha fatto da acceleratore a una rapida evoluzione dell'industria militare. Entrambe le parti del conflitto, così come i loro alleati, stanno impiegando risorse ingenti per sviluppare sistemi sempre più sofisticati. La Russia, ad esempio, punta non solo al potenziamento dei sistemi di difesa, ma anche all'innovazione nella robotica militare e nell'integrazione AI nei suoi sistemi terrestri. Allo stesso modo, l'Occidente si muove nella stessa direzione, con un forte impegno per superare i limiti attuali delle tecnologie belliche e aumentare l'efficacia delle proprie forze sul campo.
Questo fenomeno evidenzia una realtà preoccupante: i conflitti moderni sono sempre più tecnologici e meno umani. Se da un lato ciò può ridurre il numero di vittime tra i soldati, dall'altro contribuisce a una spirale di armamenti sempre più letali e disumanizzanti.
L'escalation tecnologica nel contesto bellico non è priva di conseguenze. L'uso di sistemi autonomi basati su intelligenza artificiale e di armi sempre più avanzate pone questioni etiche di fondamentale importanza. Chi decide il grado di autonomia concesso a un drone in battaglia? Quali sono le responsabilità quando una macchina causa vittime civili?
Inoltre, la rapidità con cui vengono adottate nuove tecnologie belliche rischia di alimentare una corsa agli armamenti senza precedenti, in cui le nazioni rivali cercano di superarsi a vicenda sviluppando sistemi sempre più sofisticati. Questa dinamica potrebbe sfociare in conflitti più devastanti, compromettendo ulteriormente la stabilità globale.
Mentre la Russia rafforza il proprio arsenale aereo e difensivo, l'Occidente sperimenta droni intelligenti e altre tecnologie dirompenti. Questa accelerazione tecnologica, sebbene strategicamente rilevante, solleva domande cruciali sulle implicazioni morali e sugli effetti a lungo termine della guerra moderna.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE"
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 gennaio 2025

7 - OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 6,17-20)
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Ogni domenica, chiamandoci ad ascoltare la parola di Dio, la Chiesa ci propone di mettere seriamente a confronto la nostra vita con la dottrina di Cristo, che è la sola ad avere una validità intramontabile. La nostra vita, non la vita degli altri; vale a dire: la nostra riflessione non deve mai dare occasione a giudizi nei confronti del nostro prossimo e nemmeno a lamentele sull'ingiustizia del mondo esteriore. Ci viene chiesto invece di guardare a noi stessi e di commisurarci, per così dire, sull'ideale offertoci dall'insegnamento del Signore. E in questo riscontro immancabilmente ci ritroviamo lontani da quell'ideale, sempre ci vediamo oltrepassati, sempre siamo o dovremmo essere messi in crisi e quasi abbagliati dalla luce che ci viene dal Vangelo di Cristo.
La pagina evangelica di oggi è un esempio evidente e clamoroso di questo nostro rilievo. San Luca condensa in quattro le otto beatitudini di san Matteo, ma vi aggiunge in parallelo e contrapposizione quattro minacce ("guai!"); e così ottiene un testo ancora più incisivo e inquietante.

"POVERO" È CHI RIPONE LA SUA TOTALE FIDUCIA IN DIO
I "poveri" - dice Gesù - sono fortunati e i "ricchi" sono in pericolo. Ma chi sono i "poveri" secondo il concetto di Cristo?
Sono quelli che non riconoscono nella terra il loro "regno", cioè la realtà cui tende il loro cuore.
Essi sono senza garanzie e senza difesa in questo mondo; ma soprattutto essi si affidano totalmente al loro Creatore e solo da lui si aspettano di ottenere giustizia e appagamento dei loro più intimi e fondamentali desideri. Perciò ad essi, che non hanno cercato nessuna gratificazione nei beni del mondo, è desti nato il "regno di Dio".
Non è necessario andare troppo lontano per trovare di questi "poveri". Quei padri e quelle madri che non rifuggono dai loro compiti primari e non accampano continuamente il loro diritto "di vivere la loro vita" ma pensano solo ai figli che il Signore gli ha dato; che sanno mandare avanti la loro casa senza far chiasso, affrontando con silenzioso coraggio tutte le difficoltà e tutte le pene; che a prezzo di molti sacrifici fanno della loro famiglia un luogo di pace, di serenità, di concordia, dove si impara davvero ad amare, ad aiutare gli altri, a lavorare: costoro rispecchiano bene il tipo di persone che il Signore loda chiamandoli "beati".

"RICCO" E "SAZIO" È COLUI CHE SI RITIENE APPAGATO DALLE COSE DEL MONDO
Ancor più istruttivo per noi è vedere chi siano i "ricchi" che sono qui ammoniti in modo così duro e tagliente. Sono coloro che alimentano la loro sicurezza a una fonte diversa da quella della fede nell'unico Dio. Essi ripongono piuttosto ogni loro speranza nel conto in banca, nelle proprietà di cui dispongono, negli appoggi dei potenti che riescono a ottenere. Come se tutto non fosse destinato ad andare perduto nel naufragio col quale fatalmente la vita si conclude; naufragio dal quale ci sarà dato di salvare solo ciò che è stato fatto per amore di Dio e dei fratelli. Perciò a costoro è detto: Guai a voi, o ricchi!
Sono coloro che si compiacciono della loro capacità di non impegnarsi mai in niente, della loro arte di non esporsi mai alle critiche di nessuno, della loro furbizia nell'evitare ogni fastidio, della loro determinazione a preservare senza affanni e senza imprevisti un'esistenza chiusa in se stessa e appagata. A loro Gesù dice: Guai a voi che siete sazi!
Sono coloro che dimostrano una particolare abilità nell'assaporare tutti i piaceri e tutte le allegrie, facendone l'unica legge sopra ogni esigenza della coscienza e sopra ogni norma di vita morale. A loro è detto: Guai a voi che ridete!
Sono coloro che sono sempre attenti a seguire le idee di moda, a lasciarsi trasportare con la corrente più forte, a non sfidare per amore della verità le opinioni della maggioranza, ad adeguarsi sempre alla volontà dei più numerosi e dei più prepotenti in modo da non avere mai nessun incomodo e in modo da ricevere possibilmente applausi e consensi. A loro Gesù dice: Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi!

IL MONITO DI GESÙ INTERPELLA ANCHE NOI
Dobbiamo confessare che queste frasi, per poco o per tanto, ci interpellano tutti. Nessuno di noi può esimersi dal dovere di scavare dentro di sé e di cambiare qualcosa nel suo modo di pensare e di compor tarsi, per diventare discepolo un poco più autentico di Gesù.
In sostanza, si tratta di passare dall'atteggiamento di chi considera solo i giorni terreni e insegue solo gli appagamenti che ci possono provenire dalle cose di quaggiù, magari piegando a questo scopo anche la religione e l'appartenenza ecclesiale, all'atteggiamento di chi vuol puntare sulla ricchezza del mondo futuro ed eterno, e sulla felicità che ci attende nel mondo invisibile. Perché, come ci ha detto san Paolo, se noi abbiamo speranza in Cristo solo per questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
L'augurio che possiamo reciprocamente formularci è quello di meritare la benedizione del profeta Geremia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come l'albero piantato lungo l'acqua...; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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