BastaBugie n�918 del 26 marzo 2025
|
Stampa
|
|
1 |
DIFFERENZE TRA LA QUARESIMA E IL RAMADAN
Ad esempio per il Ramadan si digiuna per otto ore e si mangia a volontà nelle otto ore successive, mentre nella Quaresima non viene richiesto di osservare dei semplici riti, ma di vivere in spirito di penitenza
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
|
2 |
SE LA RUSSIA ENTRASSE NELLA UE E NELLA NATO SAREBBE BELLO, MA PURTROPPO E' IMPOSSIBILE
All'Unione Europea servono materie prime ed energia della Russia e questa ha bisogno dei prodotti industriali europei, ma... questo matrimonio non s'ha da fare
Autore: Franco Battaglia - Fonte: Sito di Nicola Porro
|
3 |
REAGAN, UN PRESIDENTE SOTTO I RIFLETTORI
Il film sul presidente degli Stati Uniti che ha combattuto il comunismo definendo l'Unione Sovietica ''L'Impero del Male'' (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
|
4 |
LA MIRACOLOSA STORIA DELL'UNITALSI CHE PORTA A LOURDES 40MILA MALATI ALL'ANNO
Un giovane a Lourdes nel 1903 minacciò il suicidio se non fosse stato guarito dalla Madonna... ma accadde l'impensabile
Autore: Francesco De Sanctis - Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
|
5 |
LA ''RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO'' DI TRUMP PORTA I SUOI PRIMI FRUTTI
Ad esempio, dopo i tagli all'Usaid che hanno portato a una riduzione di spesa del 92%, chiudono tre cliniche per trans in India
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
|
6 |
LA GAZZARRA SU VENTOTENE E' LA PROVA DEL FALLIMENTO EUROPEO DI OGGI
Quello di Ventotene era un manifesto dirigista e socialista in cui lo Stato avrebbe dovuto avere la supremazia sulla società civile: è quello che sta accadendo oggi
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
|
7 |
OMELIA IV DOM.QUARESIMA - ANNO C (Lc15,1-3.11-32)
Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie
|
|
|
1 -
DIFFERENZE TRA LA QUARESIMA E IL RAMADAN
Ad esempio per il Ramadan si digiuna per otto ore e si mangia a volontà nelle otto ore successive, mentre nella Quaresima non viene richiesto di osservare dei semplici riti, ma di vivere in spirito di penitenza
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 19 Marzo 2025
Sul "Corriere della Sera" del 13 marzo 2025 leggiamo un reportage dall'Inghilterra del giornalista Luigi Ippolito che scrive questo: "A Londra il Ramadan sembra aver soppiantato la Quaresima: quest'anno i due periodi di digiuno e penitenza praticamente coincidono, ma tutta l'attenzione appare focalizzata sulla ricorrenza musulmana. Nei grandi supermercati ci sono pubblicità che annunciano «Sei pronto per il Ramadan?», Harrod's sul suo sito propone cene per l'Iftar, il banchetto dopo il tramonto che spezza il digiuno, le catene di fast food offrono sconti, i parrucchieri stanno aperti fino a tardi per agevolare la clientela musulmana". Non basta: nella capitale britannica sono state accese le "Luci del Ramadan" a Coventry Street, mentre nella centralissima Leicester Square c'è una installazione luminosa interattiva che vuole simboleggiare lo "spirito del Ramadan". L'islamizzazione europea avanza dunque indisturbata, come un'onda silenziosa. Da una parte si reclama di togliere dalle scuole il presepio o i canti di Natale, per non urtare la sensibilità dei non cattolici, ma nessuno si sognerebbe di chiedere la rimozione delle luminarie del Ramadan. L'ostentazione del Ramadan da parte dei musulmani ci aiuta a capire la differenza con la nostra Quaresima, che non ha bisogno di luminarie, perché è uno spirito interiore. L'Islam invece si presenta come una religione rituale, che si limita a esigere dai propri appartenenti il rispetto dei cosiddetti cinque pilastri: l'affermazione verbale del monoteismo, la recita delle preghiere prescritte, il viaggio una volta nella vita alla Mecca, l'elemosina rituale e quello che è l'aspetto più noto: il digiuno del Ramadan.
LA RELIGIONE DEL PIACERE Una volta adempiuti questi obblighi esteriori, il musulmano è libero di immergersi nel piacere. Il digiuno del Ramadan non è penitenza, è ritualismo. Si digiuna per otto ore e si mangia a volontà nelle otto ore successive. Ciò sarebbe inconcepibile per un cristiano a cui nella Quaresima non viene richiesto di osservare dei semplici riti, ma di vivere in spirito di penitenza. Per questo Gesù stigmatizza l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni rituali imposte dalla legge, ma avendo il cuore lontano da Dio. Nell'Islam non c'è spirito di penitenza perché non c'è spirito di sacrificio. E non c'è spirito di sacrificio perché l'Islam ignora, anzi respinge, quel sacrificio della Croce che san Paolo definisce "scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani". (1 Corinzi 1, 22-23). L'Islam può essere definito una "religione del piacere": non solo perché ignora il sacrificio, ma perché sostituisce nel Paradiso al concetto cristiano di felicità eterna quello di eterno piacere, di infinita voluttà. Il paradiso islamico, prevede innanzitutto le gioie dei sensi: banchetti squisiti, accompagnati da vini prelibati; gioie carnali con le sempre vergini a disposizione degli Eletti. Il Papa Pio II, in una celebre lettera scritta nel 1461 al sultano Maometto il conquistatore, lo ammoniva con queste parole: nella vita eterna "la nostra felicità corrisponde alla parte più nobile del corpo, l'anima; la vostra alla più vile, il corpo. La nostra felicità è intellettuale, la vostra materiale. (...) La nostra è comune agli angeli e allo stesso Dio, la tua ai porci e agli animali bruti".
UNA RELIGIONE TOTALITARIA CHE VUOLE LA CONQUISTA DEL MONDO Proprio per questo edonismo, l'Islam può esercitare un'attrazione sui giovani secolarizzati d'Occidente. I giovani occidentali, come ogni uomo, aspirano al sacro, all'assoluto, ma sono corrotti dal relativismo, incapaci di sacrificio. L'Islam offre loro una religione che presenta un surrogato di sacro, senza chiedere nessun sacrificio reale. Ma la chiave del successo dell'Islam sta anche nell'appoggio finanziario che riceve dall'OCI, la Conferenza Internazionale Islamica, che raccoglie 58 Paesi musulmani e da alcune delle nazioni più ricche della terra, come l'Arabia Saudita. [...] L'Islam è una religione totalitaria che si propone la conquista del mondo e l'Arabia Saudita, dopo aver investito per decenni in moschee, oggi investe nelle università occidentali per cambiarne le idee. [...] Negli Stati Uniti una vasta protesta a favore dei terroristi di Hamas ha coinvolto prestigiosi atenei, come la California University, Harvard, Yale e Columbia. Una delle ragioni di questo allineamento di una cospicua parte di studenti e di docenti delle università americane alle parole d'ordine dell'Islam radicale sta nel fatto che le principali università americane ricevono massicci finanziamenti da Fondi islamici, in particolare dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dagli Emirati. Questo denaro, fluisce verso tutti i tipi di scuole americane private e pubbliche. In America, come in Europa, i finanziamenti non sono a fondo perduto, ma legati alla creazione di centri di studi, corsi di laurea e master dedicati alla promozione della cultura islamica e all'assunzione di docenti favorevoli alla religione di Allah, che viene praticata in moschee costruite negli immediati dintorni delle università. La celebrazione del Ramadan è un'espressione di questa cultura, antitetica a quella occidentale e cristiana. E la resistenza a questa offensiva anticristiana, non si può certo ridurre al controllo, pur necessario, dei flussi migratori, ma è soprattutto culturale e spirituale. Non è troppo tardi. Contro l'Islam che ci aggredisce facciamo nostre le parole che rivolgeva Pio II al sultano musulmano. Il Papa ricordava al "conquistatore" che nella storia è accaduto che un piccolo esercito cristiano riuscisse a sbaragliare il ben più forte esercito ottomano, solo grazie a un aiuto straordinario di Dio. Ciò non è mai accaduto per l'Islam. L'Islam può vincere con la forza del numero, delle armi o del danaro, ma non ha dalla sua il miracolo, l'intervento di Dio, che in qualsiasi momento è capace di capovolgere quelli che sembrano i destini irreversibili della storia.
Fonte: Corrispondenza Romana, 19 Marzo 2025
|
|
2 -
SE LA RUSSIA ENTRASSE NELLA UE E NELLA NATO SAREBBE BELLO, MA PURTROPPO E' IMPOSSIBILE
All'Unione Europea servono materie prime ed energia della Russia e questa ha bisogno dei prodotti industriali europei, ma... questo matrimonio non s'ha da fare
Autore: Franco Battaglia - Fonte: Sito di Nicola Porro, 21 marzo 2025
Tutti, Volodymyr Zelensky per primo, chiedono garanzie di sicurezza alla Russia. Ora, non è che io voglia sposare la causa della Russia, come qualcuno può a buon diritto supporre dopo aver letto i miei articoli degli ultimi tre anni; però la cosa rimane una supposizione perché, solo a sforzarsi di restare obiettivi, non si può non concludere che chi ha bisogno di garanzie di sicurezza è proprio la Russia. Abbiamo più volte ascoltato, e non solo da Zelensky, che la Russia vorrebbe prendersi l'intera Ucraina e, dopo averlo fatto, procederà con l'invadere l'Europa occidentale, a cominciare dalla Polonia. E la stessa Ursula von der Leyen ci sta terrorizzando con una nuova minaccia esistenziale: messa in soffitta quella climatica, ha estratto dal cilindro quella della Russia. Da quel poco di Storia che abbiamo studiato, non risulta che i Russi abbiano mai avuto velleità di espansione ad ovest. In particolare, noi in Italia abbiamo subito quelle di normanni, spagnoli, francesi, arabi (naturalmente, prima ancora Roma si era costruita il proprio impero); ma, quanto alla Russia, essa subì, nel tempo, gli attacchi dei turchi ottomani, di Napoleone e di Hitler. E perfino durante la Guerra Fredda l'influenza della Russia sovietica nei Paesi dell'Europa Occidentale fu limitata alla sovvenzione dei partiti politici ad essa amici (da noi quello che poi diventerà il Pd). È vero che tutto può accadere, se esercitiamo sufficiente fantasia. Ma ce ne vuole proprio tanta ad immaginare una Russia che - cosa mai vista prima - si proponga di invadere l'Europa. E questo anche se la Nato dovesse sciogliersi - cosa che, personalmente, auspicherei. Questa, sorta come Alleanza di mutuo soccorso contro il pericolo comunista sovietico, non avrebbe motivo di esistere visto che quel pericolo non esiste più.
LA NATO È CONTROPRODUCENTE Per certi versi, anzi, la Nato è controproducente non solo alla sicurezza di tutti ma anche alla convivenza pacifica. Si pensi se l'Ucraina fosse stata nella Nato: l'Operazione militare speciale di Mosca sarebbe stata più problematica, il che farebbe concludere il contrario di quel che ho detto nella frase appena precedente. Eppure no: in quella Operazione la Russia ha potuto rendere inoffensive diverse basi militari presenti in Ucraina, una presenza minacciosa per la Russia, alla luce della Storia passata che ho ricordato all'inizio. Il rapporto di forze Nato/Russia è smodatamente svantaggioso per quest'ultima e, in caso di conflitto, questa soccomberebbe. E con essa il pianeta, perché Vladimir Putin è stato chiaro in proposito: alla Russia non interessa un pianeta senza la Russia. Ma, in caso - più probabile - di non conflitto, vi sarebbero stati anni di atmosfera irrespirabile, peggiori degli anni della Guerra Fredda. Se solo Zelensky, già nel febbraio 2022, avesse accettato di mantenere la solenne promessa del 16 luglio 1990 ove Ucraina prometteva di restar fuori dalla Nato, questi tre anni li avremmo raccontati diversamente. Se è la pace quel che si vuole, se è la pace quel che veramente si vuole, è necessario che da nessuna delle parti si mettano in atto azioni minacciose. Il rafforzamento delle nostre presunte difese è una di quelle azioni, perché ha tutta l'aria di essere un rafforzamento delle nostre capacità di offesa. Il piano di von der Leyen andava respinto al mittente, tanto più che la donna ha già dimostrato ampie incapacità in ogni altro settore da ella toccato.
INCLUDERE LA RUSSIA NELLA UE Avrei una proposta. Anziché armarsi contro la Russia (contro chi, sennò, lo farebbe la Ue), si è pensato alla possibilità di includere la Russia nella Ue? Dopotutto, Russia e Ue hanno interessi comuni e complementari: la Ue ha bisogno delle materie prime ed energetiche della Russia, e a questa fan comodo i prodotti industriali della Ue. La convivenza pacifica converrebbe a tutti, e la Russia (e l'Ucraina, naturalmente) nella Ue potrebbe essere un buon passo. Almeno finché si è convinti che la Ue sia una buona idea di suo, cosa di cui io, personalmente, per molte altre ragioni, dubito fortemente. Ma almeno, finché la Ue rimane una fissazione, forse conviene averci dentro anche la Russia. Lo stesso potrebbe valere per la Nato. Smantellarla potrebbe non essere una cattiva idea, ma finché si decide di tenerla in vita, forse converrebbe rimodulare il pericolo comune - potrebbe essere il terrorismo, di qualunque natura - ed estendere la Nato anche alla Russia. Insomma, la Russia condivide col resto del mondo occidentale le radici cristiane e ha anche messo in soffitta quel sistema economico che ha fatto crollare l'Unione sovietica. Inoltre, sarebbe una ventata d'aria fresca in una Ue che, al momento, è in mani tutt'altro che rassicuranti. A chi pensasse la proposta provocatoria, rammento, per esempio, che nel 1940 la Germania invadeva la Francia e che nel 1955 Francia e Germania stavano nella Nato e all'inizio degli anni '90 nella Unione Europea.
Nota di BastaBugie: Rino Cammilleri nell'articolo seguente dal titolo "Putin nella Ue? Ciao core" spiega perché purtroppo non è possibile per la Russia entrare a far parte dell'Unione Europea e della Nato. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 marzo 2025: Il fraterno amico e sodale e conterraneo professor Franco Battaglia ha scritto una cosa buona&giusta che condivido toto corde: sarebbe bello se la Federazione Russa entrasse nella Ue e, perché no, anche nella Nato. Ebbene, ciò è impossibile, e vado a spiegare il motivo. La crisi attuale, è noto, è stata a suo tempo innescata dai presidenti dem americani proprio per impedire quel che il nostro Berlusconi, a Pratica di Mare, stava cercando di fare con un Putin sorridente e propenso. Cioè, esattamente quanto Battaglia propone. No, i dem americani sono legati a filo doppio col loro c.d. complesso militar-industriale, cui hanno sempre garantito lautissimi guadagni. E il "sogno americano", lo si rammenti, non è altro che questo: fare soldi, fortissimamente soldi, soldi a ogni costo. I socialisti che comandano nella Ue, e che continuano a comandare alla faccia dei popoli che vanamente votano loro contro, sono parenti stretti dei dem americani, non dimentichiamolo. Ebbene, ricordiamoci anche che l'Europa è letteralmente trapunta di basi militari americane, Italia e Germania in primis. E come fai a mantenere una simile rete se non la supporti con un'intelligence altrettanto ramificata ed efficiente? Fuor dai denti, quanti sono stati, e sono, i capi europei che hanno un dossier loro dedicato negli archivi della Cia? Trump, lo si tenga presente, è anche lui americano, e deve render conto prima di tutto a quelli che lo hanno votato. A questi ha promesso benessere, posti di lavoro e quant'altro. Dunque, deve cavare soldi da dove possibile. Da qui i dazi, per esempio. Ma anche il calcolo: gli arsenali bellici europei sono stati svuotati per darli a Zelensky. Su input americano, ovvio. E l'Europa non ha potuto dire di no, come sappiamo. Perciò, per convincere gli scettici cittadini europei, ha dovuto por mano alla propaganda e mostrarsi più realista del re. Così, il gas lo compriamo in America, ma anche le armi dovremo comprarle là, nel produttore mondiale numero uno. Volete che Trump rinunci ai soldi degli europei? Non ci pensa nemmeno. Gli inglesi? Continuano a essere i peggiori nemici del Continente, anche se in casa loro il woke e l'islam li stanno facendo marcire. Putin, dovendo far risorgere il suo Paese dalle macerie dell'Urss, non aveva i mezzi per fare quel che, invece, fanno da decenni i ricchissimi arabi: finanziare le università americane (una ha addirittura una cattedra di studio della sharìa). In tal caso la narrativa sarebbe stata diversa. E pure la politica internazionale. Sarà un caso che l'incontro Trump-Putin sia stato organizzato a Riyadh? No, se continua così, spiace dirlo, ma le cose si metteranno male per gli europei. Tanto, l'Inghilterra è un'isola e l'unica guerra che gli americani hanno visto in casa loro è quella di Secessione. L'eventuale, ennesima, guerra europea la vedranno in televisione.
Fonte: Sito di Nicola Porro, 21 marzo 2025
|
|
3 -
REAGAN, UN PRESIDENTE SOTTO I RIFLETTORI
Il film sul presidente degli Stati Uniti che ha combattuto il comunismo definendo l'Unione Sovietica ''L'Impero del Male'' (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 marzo 2025
Quando al trono americano salì Obama, il giubilo mediatico mondiale fu assordante. Il primo presidente nero! (anche se solo mulatto). E per giunta di sinistra! (fosse stato di destra l'avrebbero subissato come traditore della razza eletta). I giurati del Premio Nobel, giusto per esibire il loro orientamento, non esitarono a insignirlo per la Pace, sulla fiducia, prima ancora che avesse mosso un passo come presidente. Né glielo revocarono quando, in tema bellico, agì come tutti gli altri presidenti americani di sinistra. Uscì subito anche un film (o era una fiction? boh, non ricordo, perché, naturalmente, non l'ho guardato/a) su di lui e la consorte Michelle, opera subito premiata. Applausi a scena aperta quando scendeva dalle scale dell'aereo con moglie e figlie, laddove il vice di Trump, JD Vance, è stato velenosamente criticato per aver fatto lo stesso a Monaco ("...al lavoro non ci si porta dietro la famiglia!"). Per gli americani la First Lady e i First Sons sono altrettanto importanti del Presidente. I capi di stato - e di governo - italiani, invece, devono quasi nascondere i loro per non subire attacchi per presunto "nepotismo". Biden, che ha graziato i guai giudiziari di suo figlio e di tutti i suoi parenti, ha incassato tutt'al più qualche mugugno dal suo popolo. Pensate se una cosa del genere fosse avvenuta da noi. Ebbene, c'è un film, uscito da non molto, Reagan, un presidente sotto i riflettori, che sotto i riflettori italiani non c'è mai stato quantunque debitamente doppiato. E temo che all'estero sia avvenuto lo stesso. Malgrado un cast stellare (Dennis Quaid, John Voight, Penelope-Ann Miller) e che non è stato ancora più stellare per lo sforzo del regista di cercare attori quanto più possibile somiglianti ai personaggi storici narrati, solo chi ama sfruculiare i meandri del web ha saputo della sua esistenza. Il perché è ovvio ed è icasticamente riassunto nella definizione che John Voight diede di Robert DeNiro ("A woke worm") quando quest'ultimo si presentò al pubblico con questo saluto: "Fuck Trump!". Lanciatosi con Midnight cowboy in coppia con Dustin Hoffman e da allora protagonista di innumerevoli capolavori, Voight, padre di Angelina Jolie, è cattolico convinto e dichiarato. Molto bello, nel film, il suo ruolo di ex agente del Kgb che, nel raccontare la parabola di Reagan a un novizio astioso che non digerisce la colpa di Reagan nel crollo della sua "patria", gli fa notare che per la Russia la "patria" non è il comunismo, e gli mostra i ritratti dei grandi artisti che hanno forgiato l'anima russa. Nel film si parla apertamente dell'Urss come "impero del male", e del comunismo come di un cancro da sradicare. Reagan è presentato come uno dei più grandi presidenti americani, l'uomo che è stato capace di far crollare l'impero sovietico dopo settant'anni di oppressione. È un film di propaganda? Se sì, non si vede perché la propaganda debba essere appannaggio solo di una parte, sennò arrivano i centri sociali a sfasciare i cinema. L'ho scritto più volte: la democrazia di massa e la propaganda politica (e con Gramsci anche culturale) sono un tutt'uno, se c'è l'una non ci può non essere l'altra, ed entrambe sono nate con la Rivoluzione Francese. Per questo Marat, Marx, Mazzini, Lenin di mestiere facevano tutti i giornalisti. Per questo tutti quelli che campano di parole, scrittori, gazzettieri, cantanti, attori, sono tutti - tranne rarissime eccezioni - tesserati a sinistra. Come disse Lenin parafrasando San Paolo (i cui metodi di proselitismo studiava attentamente), "Chi non sta con noi non mangia". Consiglio di cercare e vedere "Reagan, un presidente sotto i riflettori" per rinfrancarsi lo spirito.
Nota di BastaBugie: per approfondimenti e per vedere il trailer di "Reagan, un presidente sotto i riflettori" visita il sito FilmGarantiti, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 marzo 2025
|
|
4 -
LA MIRACOLOSA STORIA DELL'UNITALSI CHE PORTA A LOURDES 40MILA MALATI ALL'ANNO
Un giovane a Lourdes nel 1903 minacciò il suicidio se non fosse stato guarito dalla Madonna... ma accadde l'impensabile
Autore: Francesco De Sanctis - Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, n° 6 (2025)
C'è un treno bianco che, silenzioso, percorrendo le Alpi, porta i malati in pellegrinaggio a Lourdes. Tutti lo vedono, pochi però sanno che ogni passeggero ha una storia da raccontare. Una storia di sofferenza, di lacrime, di pianti, di fede perduta e poi ritrovata. Ogni storia ha però un "comun denominatore": la speranza di un miracolo, l'abbandono fiducioso nella Mamma celeste, Lei sola che può asciugare tutte le lacrime del mondo. Ora il treno è partito, e decine e decine di malati andranno a pregare l'Immacolata nel bellissimo santuario di Lourdes. Tutti conoscono l'UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes), ma non molti sanno però che la sua genesi è dovuta ad un singolare miracolo della Madonna. Un giovane ammalato, esasperato dal dolore, aveva gridato, davanti alla grotta di santa Bernadette: «O la Madonna a Lourdes mi guarisce, oppure là, dinanzi al suo santuario mi uccido!». Egli chiedeva un intervento dall'alto, supplicando la Madonna stessa di guarirlo. Cosa accadde in seguito? Nel 1903 fu organizzato un pellegrinaggio nazionale a Lourdes, diretto da monsignor Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo. Viaggiavano per proprio conto quattro ammalati, uno dei quali attirava l'attenzione per la sua figura. Era un giovane romano di circa 30 anni, dal viso pallido, dallo sguardo truce. Il suo comportamento, il suo fare sprezzante ed altero allontanavano da lui quella naturale e spontanea simpatia, che ogni anima cristiana sente verso un infelice. Solo a guardarlo negli occhi si capiva che quel poveretto doveva sostenere dentro di sé una lotta terribile, che poteva volgere al tragico. Ma la Vergine vegliava amorosamente su quel giovane. Avrebbe Essa permesso che ai suoi piedi, un suo figlio, in un momento di follia... di disperazione, mandasse ad effetto il suo triste disegno? Il 2 settembre era il giorno stabilito per il ritorno in Italia. Una giornata triste. Dopo un ultimo commovente saluto alla grotta, i pellegrini si affrettarono alla stazione. Nell'attraversare i binari, dentro una carrozzella, giaceva il giovane pallido, sfinito dal male; ma il suo sguardo questa volta era lieto e sereno. Era così trasformato che quasi non sembrava lui. Invece era lui, proprio lui: il giovane malato che poco prima aveva minacciato il suicidio ora appariva trasfigurato e guarito nell'anima. Aveva gettato via la rivoltella con cui voleva togliersi la vita. Lasciamogli però la parola: «Sono venuto a Lourdes deciso a porre fine ai miei giorni con un colpo di rivoltella qualora non avessi ottenuto la guarigione. Iddio ha disposto altrimenti ed un sorriso della Vergine è bastato a mutarmi. Mi sento rassegnato, mi sento felice nella mia infelicità e voglio dedicare le mie deboli forze per onorare la Madonna». Quel giovane, Giovanni Battista Tommasi, mantenne la parola. Tornato a Roma, manifesto a monsignor Radini Tedeschi l'idea di fondare "L'unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes". Monsignor Radini accettò l'idea, l'aiutò, l'assecondò ed in breve tempo sorse in Roma l'associazione. Il giovane ne fu non solo il fondatore, ma il primo presidente per parecchi anni. Oggi l'UNITALSI porta ogni anno a Lourdes circa 40mila pellegrini in risposta all'appello della Vergine alla piccola Bernadette: «Si venga qui in processione». Così è stato e sempre sarà. Ogni anno migliaia di persone si mettono in cammino verso Lourdes, con il loro carico di dolore e di fede, di speranza e di carità. Tanti si convertono e cambiano vita. Tanti tornano a casa con il cuore trasformato dall'azione materna dell'Immacolata. Cerchiamo anche noi un treno bianco e saliamoci su. Anche se solo con l'intenzione, andiamo pellegrini a Lourdes perché, in un certo senso, anche noi siamo malati, se non nel fisico nell'anima. Chiediamo all'Immacolata di sanare prima di tutto le nostre piaghe spirituali e alla grotta santa supplichiamola di trasformarci, di renderci nuove creature, di darci l'unica cosa veramente importante in questa vita: non la sanità del corpo, ma la santità.
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, n° 6 (2025)
|
|
5 -
LA ''RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO'' DI TRUMP PORTA I SUOI PRIMI FRUTTI
Ad esempio, dopo i tagli all'Usaid che hanno portato a una riduzione di spesa del 92%, chiudono tre cliniche per trans in India
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 3 marzo 2025
La decisione dell'amministrazione Trump di azzerare l'Usaid, l'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, ha sollevato nei giorni scorsi molte polemiche, sia da parte di quanti hanno criticato questa scelta sia da parte di quanti, invece, hanno messo in luce come - tra diverse cause filantropiche e umanitarie, per così dire -, quest'Agenzia sostenesse anche svariati progetti ideologici. Anche il Timone, a quest'ultimo proposito, ha ricordato come l'Usaid spendesse la bellezza di 800 milioni di dollari per progetti di matrice gender: non esattamente, ci sia consentito, iniziative così indispensabili, anzi. Tutt'altro. Ebbene, in questi giorni - sempre rispetto ai cambiamenti in corso all'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale - sono avvenute due cose. La prima è stata l'ufficializzazione della sforbiciata della Casa Bianca, che sarà oggettivamente di entità notevole. Il budget dei programmi di aiuto e sviluppo all'estero, infatti, sarà tagliato di oltre il 90%. Anzi, anche di più dato che pare che i vertici dell'Amministrazione americana abbiano individuato la bellezza di quasi 5.800 stanziamenti, per un valore residuo di 54 miliardi di dollari, «da eliminare subito» nell'ambito dell'agenda Trump; tutto ciò con una riduzione di spesa per l'Agenzia in questione del 92%. Che dire, davvero la madre di tutte le spending review. La seconda novità collegata a questa questione, raccontata dall'agenzia Reuters, riguarda l'avvenuta chiusura di tre cliniche per la comunità transgender - che seguivano complessivamente 5.000 persone -, che il mese scorso, appunto, hanno chiuso i battenti proprio a seguito dell'ordine di sospensione degli aiuti da parte dell'Usaid. Queste tre cliniche si trovavano nella lontana India. «Ecco cosa finanziavano i soldi delle tasse americane», è stato il commento di Elon Musk su X, con riferimento ad un post riguardo alla chiusura di una di queste tre cliniche, inaugurata nel 2021 nella città di Hyderabad, nell'India meridionale. Sempre secondo quanto riportato dalla Reuters, le cliniche indiane in questione non erano gestite da professionisti terzi bensì principalmente da medici, consulenti e altri operatori della comunità transgender; il che può far sorgere il sospetto che i finanziamenti dell'Usaid - almeno in queste tre strutture - potessero non essere spesi con la massima diligenza possibile, visti i tanti interessi in gioco. In questi giorni i medici che lavoravano in queste cliniche bussano al governo indiano: «Ora che i finanziamenti statunitensi sono cessati, la necessità e la passione rimangono. Spetta al governo indiano, portare con sé la comunità trans indiana, finanziare e ampliare questo modello». Ora, staremo a vedere quale sarà il destino delle tre cliniche. Intanto però una cosa, a questo punto, è inconfutabile: lo «sviluppo internazionale» che i finanziamenti Usaid promuovevano era abbastanza discutibile. E pure quelle voci, perfino in ambito cattolico, levatesi per protestare contro questa sforbiciata sostenendo che l'Usaid «ha fatto anche cose buone» (cosa indubbia, eh), forse farebbero bene a riflettere. Provate infatti a mettervi nei panni che di un cittadino americano che fatica a far quadrare i conti e ad arrivare a fine mese e che ora viene a scoprire che una parte delle sue tasse servivno a far "cambiare sesso" a gente dall'altra parte del mondo; provate a mettervi in questi panni e a non infuriarvi. Non è esattamente semplice.
Nota di BastaBugie: Raffaella Frullone nell'articolo seguente dal titolo "800 milioni di dollari per il gender. Li spendeva l'Usaid che Trump vuole azzerare" spiega che Trump vuole chiudere questa agenzia che si è resa responsabile di frodi di varia natura, sprechi di fiumi di denaro, finanziamenti più o meno espliciti al partito democratico. Ecco l'articolo completo pubblicato su sito del Timone il 11 febbraio 2025: Ancora storditi dalla raffica di ordini esecutivi che il neo presidente americano ha firmato nei primi venti giorni del suo mandato, molti dei quali sviluppano il programma annunciato durante il discorso di insediamento, quando Donald Trump ha ribadito che l'amministrazione in carica avrebbe riconosciuto solo i due sessi esistenti, maschio e femmina, i detrattori del leader della Casa Bianca ora sono sul piede di guerra per l'annunciato smantellamento dell'Agenzia per lo sviluppo Internazionale, che sulla carta fornisce aiuti umanitari e assistenza per lo sviluppo in diversi Paesi del mondo. In realtà già prima che l'amministrazione Trump annunciasse l'intenzione di voler ridurre gli impiegati dell'agenzia da diecimila a circa trecento, ponendola sotto il controllo diretto del Dipartimento di stato, era stato un memorandum interno dell'Ufficio dell'Ispettore Generale a confermare che l'agenzia gestiva il suo budget - oltre 46 miliardi di dollari - in modo poco trasparente e con un una serie di sprechi Secondo il testo, pubblicato a fine gennaio, l'agenzia avrebbe generato "vulnerabilità significative" distribuendo fondi pubblici senza garantire che questi non finissero nelle mani di organizzazioni terroristiche o soggetti coinvolti in frodi, mancherebbe quindi un'adeguata verifica sui destinatari finali dei fondi, anche a causa di una certa resistenza delle Nazioni Unite e delle Ong straniere a condividere informazioni su potenziali illeciti. Ad esempio, riporta Roberto Vivaldelli su Insideover, un caso emblematico riguarderebbe la Siria, dove aiuti alimentari Usaid sarebbero stati deviati a favore di Hay'at Tahrir al-Sham, l'ex diramazione siriana di al-Qaeda, oggi al potere con Al Julani. Sul suo social Truth, Trump ha ribadito di voler chiudere un'agenzia che si è resa responsabile di frodi di varia natura, sprechi di fiumi di denaro, finanziamenti più o meno espliciti al partito democratico. Ma non è tutto. La neo portavoce della Casa Bianca, Karolin Leavitt ha dato qualche numero, riferendo che oltre un milione e mezzo di dollari sono andati per finanziare i soliti progetti "in inclusione" in Serbia, 70mila dollari per lo stesso scopo sono stati stanziati in Irlanda, 47mila dollari sono andati a finanziare un'opera di propaganda trans in Colombia e 32mila per un fumetto transgender finanziato in Perù. Un'agenzia a servizio della fluidità insomma. Ma non è tutto, la testata The Federalist ha analizzato una serie di documenti secondo cui l'Usaid ha di fatto sovvenzionato per donare quasi 800 milioni di dollari a un gruppo che ha lo scopo di superare l'eteronormatività. Parallelamente l'Agenzia supportava una piattaforma con lo scopo dichiarato di "contrastare la disinformazione", che ancora una volta aveva lo scopo di censurare testate e realtà non allineate soprattutto sui temi Lgbt, colpevoli di voler escludere chi non si riconosceva nel binarismo di genere. In particolare il programma prevedeva la rimozione delle disuguaglianze sistemiche e delle norme discriminatorie in tutto il mondo. Per farlo, con diversi mezzi ci si proponeva di smantellare quelli che venivano definiti sistemi di discriminazione, utilizzando l'azione collettiva per influenzare e dirigere processi politici. Dunque censurare le solite opinioni impopolari. Forse anche per questo in tanti oggi si indignano con il Presidente americano, non sopportano che abbia avviato quella che ha chiamato Rivoluzione del buon senso.
Fonte: Sito del Timone, 3 marzo 2025
|
|
6 -
LA GAZZARRA SU VENTOTENE E' LA PROVA DEL FALLIMENTO EUROPEO DI OGGI
Quello di Ventotene era un manifesto dirigista e socialista in cui lo Stato avrebbe dovuto avere la supremazia sulla società civile: è quello che sta accadendo oggi
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20 marzo 2025
Grande gazzarra in aula alla Camera ieri sul Manifesto di Ventotene al punto che il Presidente Fontana ha sospeso la seduta. La premier Giorgia Meloni è stata chiara e dura su quel documento, dissociandosene dicendo «nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest'aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l'abbiano mai letto, perché l'alternativa sarebbe spaventosa». Durante le manifestazioni romane per l'Europa di sabato scorso era riemerso il Manifesto di Ventotene come guida ideale per i partecipanti. Dal palco di piazza del Popolo, Corrado Augias aveva detto: «Oggi questa piazza è di nuovo Ventotene». Ventotene è stato il bollino di qualità posto sulla manifestazione, evidentemente accettato anche dalle associazioni cattoliche presenti. Però se si va a rileggere il Manifesto "Per un'Europa libera e unita" che Spinelli, Rossi e Colorni hanno scritto esuli nell'isola di Ventotene nel 1941 si capisce che ben poco è accettabile di quanto propone. In quelle righe, tra l'altro, si leggono puntualmente le premesse per il fallimento europeo di oggi. Un primo elemento del Manifesto è di avere carattere rivoluzionario nel preciso senso socialista del termine: «La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista». La democrazia per cui ci si deve battere è vista come uno strumento di questo obiettivo rivoluzionario e non come il fine dello stesso. Il Manifesto supera il concetto comunista di rivoluzione, sia perché condanna la violenza fisica, sia perché ritiene che in quel modo la classe operaia rimarrebbe chiusa in se stessa e non si collegherebbe con le rivendicazioni degli altri ceti, sia perché sarebbe un modo per allarmare preventivamente i conservatori e permettere loro di organizzarsi per evitarla.
IL SOCIALISMO DI VENTOTENE Il Manifesto non usa parole dolci verso il comunismo: i comunisti «nelle crisi rivoluzionarie, [sono] più efficienti dei democratici; ma tenendo essi distinte quanto più possono le classi operaie dalle altre forze rivoluzionarie costituiscono nei momenti decisivi un elemento settario che indebolisce il tutto». Nonostante ciò, però, il socialismo di Ventotene concorda con gli obiettivi rivoluzionari di fondo del comunismo. Basti considerare cosa dice dell'abolizione della proprietà privata: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa, caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio». La negazione del diritto naturale alla proprietà privata rimane, ma deve essere perseguita in modo dolce. Il progetto si colloca sulla linea che verrà battuta anche dal comunismo postbellico italiano di un socialismo che accetta la democrazia come strumento della rivoluzione, non come alternativa alla rivoluzione. Il carattere rivoluzionario di Ventotene è diretto ad eliminare le nazioni dalla scena politica. La cosa viene fatta pregiudizialmente mediante l'equazione: nazione, nazionalismo, totalitarismo. La sua analisi dei totalitarismi di allora risente dell'animosità del momento e per questo è poco lucida, risente però anche della posizione ideologica assunta, con l'errore conseguente di considerare i totalitarismi come eccezione alla civiltà moderna anziché, come è stato dimostrato, come sua accelerazione. Il Manifesto mette in guardia dalla restaurazione, dopo la guerra, dello Stato nazionale che, secondo le previsioni dei due autori, avverrà mediante la strumentalizzazione del sentimento patriottico. Lo scopo, invece, deve essere «la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in Stati nazionali sovrani». La lettera e lo spirito del Manifesto inducono a pensare che questo superamento della nazione non debba essere limitato ad una situazione e ad un tempo, ma che abbia una dimensione europea avendone una globale - «in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo» - e che miri anche al superamento del concetto di patria. Il suo progetto di un'Europa federale ha questi inquietanti connotati.
LA DEMOCRAZIA È UN INGOMBRO Rossi, Spinelli e Colorni vogliono quindi la rivoluzione socialista. Accettano in via di principio la democrazia, ma la considerano anche un ingombro nei momenti di tensione politica. Un concetto, questo, espresso in modo molto chiaro: «Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente. La pietosa impotenza dei democratici nelle rivoluzioni russa, tedesca, spagnola, sono tre dei più recenti esempi». Quando il popolo fosse immaturo e diviso al proprio interno, guidato da «tumultuose passioni» più che dalla freddezza politica, «la metodologia democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria». Da qui al passaggio alle guide politiche illuminate è breve. Il popolo dovrà essere fatto oggetto di opera di convinzione dall'alto da «capi che guidino sapendo dove arrivare». Quest'opera di convinzione e guida deve passare anche dalla lotta alle pretese della Chiesa cattolica. Il Manifesto propone l'abolizione del concordato, l'affermazione della pura laicità dello Stato e la supremazia dello Stato sulla società civile. In altri termini: un nuovo dirigismo ideologico. Dalla lettura del Manifesto emergono molte preoccupazioni più che fiduciose sicurezze. Di più: molti dei danni prodotti dall'Unione Europea derivano proprio da quelle impostazioni debitamente aggiornate. I "capi" guidano dall'alto senza essere eletti, gli intellettuali organici all'europeismo di Ventotene indottrinano le masse, il laicismo delle élites di Bruxelles è diventato aria da respirare per la gente comune, la "sovranità assoluta degli Stati nazionali" ha assunto dimensioni europee, un "ceto assolutamente parassitario", che il Manifesto voleva eliminare col federalismo europeo, ha allignato proprio lì. Anche il "burocratismo" e, oggi, il "militarismo" che a Ventotene venivano presentati come la peste, riemergono in sede europea "... per costruire un largo Stato federale, il quale disponga di una forza armata propria al posto degli eserciti nazionali".
Nota di BastaBugie: Eugenio Capozzi nell'articolo seguente dal titolo "Il feticcio di Ventotene e l'europeismo verticistico delle sinistre" spiega perché la Meloni, citando Ventotene, ha mostrato impietosamente i limiti di quello che è diventato un "feticcio", un mito politico, dopo il crollo del modello comunista: l'europeismo. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 marzo 2025: Leggendo nell'aula di Montecitorio alcuni passi palesemente illiberali del Manifesto di Ventotene redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, e dichiarando che «questa non è la nostra Europa», Giorgia Meloni ha toccato veramente uno dei nervi più scoperti e sensibili della sinistra italiana. Perché ha mostrato impietosamente i limiti di quello che negli ultimi decenni è diventato un "feticcio", un mito politico, dopo il crollo del modello comunista: l'europeismo, declinato non tanto come modello di assetto politico-istituzionale, ma come dogma religioso, visione escatologica secolarizzata di una possibile redenzione collettiva. Come sono stati declinati il multiculturalismo, l "dirittismo", l'ambientalismo "gretista". Hanno formalmente ragione quanti sostengono, criticando i modi dell'intervento della presidente del Consiglio, che un documento storico come il Manifesto dovrebbe essere adeguatamente contestualizzato per comprenderne il significato e il valore. Ma, appunto, una valutazione storica implica un esame critico, un'analisi che porti a distinguere "ciò che è vivo e cià che è morto" in esso, per dirla con la formula di Benedetto Croce. E questo è esattamente il contrario della mitizzazione che la cultura politica progressista da tempo fa del Manifesto, elevato in blocco a "testo sacro" supremo dell'ideale europeista. Ed è assolutamente incompatibile con l'indignazione, le lacrime, le accuse di "blasfemia", addirittura le richieste di mea culpa rivolte a chi si permette di evidenziare come molte delle idee espresse in quel testo siano in contraddizione con un modello di democrazia liberale fondato sulla limitazione rigorosa del potere, sul pluralismo e sulla sovranità popolare. Se si vuole comprendere adeguatamente il Manifesto di Ventotene nel suo contesto storico, allora, va sottolineato innanzitutto che il pronunciamento di Spinelli, Rossi e Colorni non fu né il primo né l'unico programma per la costruzione dell'unità o del federalismo europeo nella sua epoca. Esso si inseriva, viceversa, all'interno di un vasto movimento politico-culturale in quella direzione, iniziato alla fine della prima guerra mondiale e proseguito fino alla fine della seconda. Che, a partire dal trauma profondo causato da quei conflitti e dall'ascesa dei regimi dittatoriali, indicava nel superamento strutturale della contrapposizione tra le nazioni europee la via per arrivare alla pace, e per salvare i princìpi di fondo della civiltà del continente. Se proprio si vuole cercare un "padre fondatore" in questo senso lo si può trovare proprio in Italia, in Luigi Einaudi, che tra il 1918 e il 1919 nelle sue "Lettere di Junius" sul Corriere della Sera contestava l'internazionalismo della Società delle Nazioni per invocare un ordinamento federalista che archiviasse definitivamente, a tutti i livelli dell'organizzazione politica, lo Stato modernocome unica autorità legittima riconosciuta e l'idea della sovranità assoluta. Tra le due guerre l'ideale federalista e/o europeista veniva poi ripreso in varie declinazioni dal movimento Paneuropa fondato nel 1922 dal conte austriaco Richard Coudenhove-Kalergi, dal Progetto di Unione federale europea proposto nel 1930 alla Società delle Nazioni dal ministro degli esteri francese Aristide Briand, dal progetto di unione federale delle democrazie avanzato nel 1938 nel libro di Clarence Streit Union now, dall'associazione Federal Union fondata nel 1938 nel Regno Unito da intellettuali liberali e socialisti, e da molti altri. Come si caratterizza il Manifesto di Ventotene all'interno di questo ampio dibattito? I suoi estensori - e in particolare Ernesto Rossi, che ne era allievo e corrispondente - dichiaravano di aver tratto ispirazione innanzitutto proprio dalle proposte federaliste di Luigi Einaudi. Ma Rossi aveva un'idea del liberalismo diversa, su molti punti, da quella dell'economista piemontese: un'idea radicale incentrata soprattutto sull'idea di combattere i monopoli economici attraverso un energico intervento regolatore dello Stato. Non sorprende, dunque, che la convergenza federalista tra Rossi, il socialista Colorni e un dissidente comunista come Spinelli producesse, nella tensione "messianica" della guerra e del confino a cui erano costretti dal regime fascista, un testo programmatico dai forti tratti "giacobini", ispirato dall'idea di derivazione leninista di una rivoluzione epocale che doveva essere portata a termine da un'avanguardia organizzata di dottrinari pronti all'azione, contro la confusione e le esitazioni regnanti nelle opinioni pubbliche. Né che in esso si sottolineasse soprattutto l'obiettivo di costruire un forte governo centralizzato sovranazionale, minimizzando le esigenze di limitazione del potere e della difesa di libertà, autonomie, pluralismo. Per queste sue caratteristiche il Manifesto, pur facendo propria l'idea federale dal punto di vista di un ordinamento sovranazionale, si discostava sostanzialmente dall'ispirazione del federalismo einaudiano. E ugualmente si discostava dall'europeismo predicato in quegli anni nell'area dell'antifascismo cattolico: che avrebbe prodotto nel 1945 il suo testo più rilevante con Parte guelfa in Europa di Piero Malvestiti, fondatore del Movimento guelfo d'azione e poi della Democrazia cristiana insieme ad Alcide De Gasperi. Un europeismo, quest'ultimo, fondato innanzitutto sull'umanesimo cristiano, e poi sulla tradizione di autogoverno dei comuni italiani. L'appello ideale del Manifeasto di Ventotene e la fondazione da parte di Spinelli del Movimento federalista europeo furono senza dubbio, nell'immediato dopoguerra, tra le influenze del dibattito che portò a costruire le prime istituzioni comunitarie. Ma non l'unica, e nemmeno la principale. Il piano Schuman del 1950, la CECA, la CED, la CEE nacquero soprattutto dalla cultura politica cattolico-liberale e cattolico-democratica, dall'atlantismo e dall'ispirazione funzionalista di Jean Monnet. Non è un caso, però, che proprio il Manifesto sia stato adottato come "testo sacro" dalla sinistra italiana quando è maturata la sua "conversione" europeista, e che Spinelli sia stato "venerato" come suo principale "profeta". Tra le possibili accezioni del federalismo, infatti, quella di Ventotene appariva a reduci vari del marxismo - socialisti, comunisti, post-comunisti - come la più consona alle loro radici politiche per la sua impostazione centralistica, dirigistica e fortemente pedagogica. E non è un caso che questa "affinità elettiva" si sia radicata ulteriormente, man mano che la costruzione degli ordinamenti comunitari, da Maastricht in avanti, slittava dall'originario approccio intergovernativo a una crescente torsione in senso oligarchico, tecnocratico, dirigistico, ideologico. Un approccio che, nel processo, metteva bruscamente da parte sia le aspirazioni all'attuazione di una autentica democrazia a livello continentale, fondata sulla responsabilità delle classi dirigenti rispetto al voto popolare, sia le radici culturali e religiose cristiane, "carolingie", che avevano ispirato i veri padri fondatori dell'integrazione continentale: De Gasperi, Schuman e Adenauer. E che, all'inverso, veniva avvertita come naturalmente congeniale da una cultura politica - quella del progressismo post-guerra fredda - confluita nell'esaltazione delle super-élites transnazionali globaliste e, spesso, nel fastidio esplicito verso la libertà di espressione e il pluralismo.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20 marzo 2025
|
|
7 -
OMELIA IV DOM.QUARESIMA - ANNO C (Lc15,1-3.11-32)
Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie, 26 marzo 2025
La famosa parabola del figlio prodigo e del padre misericordioso rischia di non essere neanche ascoltata in quanto "la sappiamo già". E invece la Parola di Dio stupisce sempre in quanto ricca di insegnamenti e soprattutto parla a ciascuno di noi proprio nel momento in cui la leggiamo perché è una parola di vita eterna. Questa parabola è un invito alla riflessione sulla misericordia, sul perdono e sulla possibilità di ricominciare. La storia inizia dal figlio che, desideroso di indipendenza e libertà, chiede al padre la sua parte di eredità. Questo gesto è un rifiuto implicito della relazione con il padre, quasi come se volesse prendere ciò che gli spetta senza curarsi del legame che lo unisce a lui. Infatti non si è mai sentito che un figlio possa chiedere l'eredità prima della morte del padre. Nonostante questa cosa inaudita, il giovane decide di seguire la propria strada, senza considerare le conseguenze delle sue azioni. A volte cerchiamo soluzioni facili, senza rispettare i comandamenti di Dio. Ti è mai capitato di sentirti come questo figlio, desideroso di libertà e indipendenza da Dio, ma senza renderti conto che il peccato mortale ti stacca da Dio? Pochi giorni dopo, il figlio lascia la casa paterna, ma presto si rende conto che la sua libertà non lo ha portato alla felicità. Il denaro e i piaceri immediati lo hanno abbandonato e si trova in una crisi profonda, senza risorse e lontano da casa. Questo passaggio rappresenta come la ricerca di soddisfazione immediata senza regole morali porta a frustrazione e vuoto interiore. Ti sei mai trovato in difficoltà perché la ricerca di libertà e piacere immediato ti ha fatto sentire vuoto o lontano dalla verità e dal bene?
I CRISTIANI NON SONO PIÙ BRAVI DEGLI ALTRI, MA PIÙ FURBI Nel momento di miseria, il giovane si rende conto della sua condizione e di ciò che aveva nella casa del padre. La sua crisi diventa occasione di consapevolezza. Il ritorno a casa non è solo fisico, ma un ritorno alla dignità, alla consapevolezza di essere amato dal padre. Riconoscere i propri errori è doloroso, ma può essere trasformato in un'opportunità per crescere. "Errare humanum est, diabolicum perseverare", sbagliare è umano, ma perseverare (nell'errore) è diabolico. Se dunque è vero che "sbagliando s'impara" è altrettanto vero che sarebbe stupido non imparare dai propri errori perseverando nell'errore. Se il figlio prodigo non tornasse a casa dal padre, ma perseverasse nel suo proposito di essere indipendente farebbe una scelta stupida. Questo ci dice che non si diventa cristiani perché più bravi degli altri. Per capirlo bene basta chiedersi: perché il figlio torna a casa? Perché è diventato più bravo e diligente? Perché ama il babbo? No, il figlio prodigo non torna a casa perché è diventato bravo e buono e nemmeno perché ama il babbo. Semplicemente torna a casa perché ha fame e facendo due conti dice: "Chi me lo fa fare di morire di fame? Se torno a casa un piatto di minestra me lo danno di sicuro". Se invece di ragionare così fosse rimasto con i porci a morire di fame non sarebbe stato cattivo. Sarebbe stato semplicemente stupido. In pratica il figlio torna a casa perché è furbo. Capisce che ha perso molto andando via di casa e, quindi, torna sui suoi passi, riconosce il proprio errore e chiede perdono al padre. Essere cristiano, andare alla Messa, pregare ogni giorno, sforzarsi di ubbidire ai dieci comandamenti, confessarsi regolarmente, ecc. non è sinonimo di "bravo" o "santo", ma semplicemente "furbo". Sarebbe stupido stare lontano da Dio visto che con Lui c'è gioia, pace e, alla fine, il Paradiso. Il giovane ricco che se ne va via triste senza seguire Gesù non è più cattivo del figlio prodigo, semplicemente ha buttato via l'occasione della sua vita. Il mercante di pietre preziose che trovando una perla di grande valore non la comprasse, sarebbe semplicemente poco intelligente. Essere cristiani vuol dire essere furbi e cogliere al volo l'occasione di essere accolti tra le braccia onnipotenti e amorevoli del Padre celeste. A questo punto ci si potrebbe però domandare perché non tutti diventano cristiani ed, anzi, si trovano cristiani che però nella vita non si comportano da cristiani o addirittura si vergognano di dimostrare di esserlo. Il perché è presto detto: essere cristiani comporta un prezzo da pagare. È vero che essere critiani è esser furbi, ma a prezzo di essere considerati stupidi dal Mondo. Agli occhi di chi è lontano dalla fede i cristiani sono dei fessi che si perdono le cose belle del mondo. Ecco perché molti si guardano bene dal mostrare con fierezza ciò in cui credono. Facciamo un esempio concreto: essere cristiano vuol dire accettare l'insegnamento di Gesù sul matrimonio e quindi "accogliere con amore i figli che Dio vuole donargli", come si impegna solennemente il giorno del matrimonio. Eppure agli occhi del Mondo avere molti figli è un segno di irresponsabilità e si è guardati con sospetto. Solo più tardi, quando ormai la vecchiaia sarà avanzata, in un letto di ospedale una persona avrà molte persone intorno, mentre accanto ci sarà qualcuno che sarà solo. Chi sarà quello con più figli? Chi sarà stato più furbo? Altro esempio: il Mondo non accetta figli non perfetti e molti bambini vengono abortiti per questo. Chi invece accetta il dono della genitorialità anche se il bambino è down, viene guardato da chi è lontano dalla fede come una persona poco intelligente. Insomma il prezzo da pagare per essere cristiani è l'incomprensione dei più... ma ride bene chi ride ultimo. Solo alla fine del mondo si scoprirà davvero chi è stato più furbo.
LA MISERICORDIA TRASFORMA LE PERSONE Il padre della parabola non solo accoglie il figlio, ma lo abbraccia senza giudizio né rimprovero. La misericordia è un segno di un amore che va oltre l’errore del figlio. Questo amore trasforma il figlio, facendolo passare dalla condizione di "perduto" a quella di "ritrovato". La misericordia del padre è un segno di speranza per chiunque si senta perduto o incapace di rialzarsi. Ognuno di noi può essere il figlio che ritorna. E tu hai sperimentato veramente e profondamente il perdono di Dio nella tua vita? E adesso senti ancora il bisogno di "tornare a casa"? In quale aspetto della tua vita desideri di essere accolto con misericordia, come il figlio prodigo? La parabola si conclude con il figlio maggiore che si sente tradito dalla festa per il ritorno del fratello, perché ritiene che chi ha abbandonato la casa paterna non meriti questa accoglienza. Il figlio maggiore rappresenta la giustizia umana che fatica ad accettare il perdono divino per chi ha sbagliato gravemente. Il padre risponde al figlio maggiore ricordandogli che il suo amore non è mai venuto meno e che tutto ciò che il padre possiede è già suo. Ma con il perdono il padre ha ritrovato suo figlio, così anche lui può ritrovare suo fratello. La festa è il segno che la misericordia ha trionfato e che tutti hanno da guadagnare qualcosa: il figlio prodigo la sua dignità di figlio, il padre recupera un figlio, il fratello ha di nuovo un fratello. Ti è mai capitato di sentirti come il figlio maggiore, arrabbiato o geloso quando qualcuno che pensavi non meritasse attenzione riceve amore o perdono? Hai mai pensato a quanto può essere difficile accogliere gli altri quando non agiscono come ti aspetti? Come reagisci quando non ti senti riconosciuto o valorizzato?
Fonte: BastaBugie, 26 marzo 2025
|
|
Stampa
|
|
BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.
|