BastaBugie n�922 del 23 aprile 2025

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1 FINE DI UN PONTIFICATO ALL'INSEGNA DEL CAMBIO DI PARADIGMA
In dodici anni Papa Francesco ha spinto la Chiesa alla secolarizzazione e ha ridotto la figura papale a una voce fra le tante nel dibattito sull'attualità
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL VOTO DELLA MAGGIORANZA? CONDANNO' A MORTE GESU'!
Fu il primo di una lunga serie di sconfitte che il mondo democratico avrebbe inflitto alla cristianità (senza contare gli autogol degli ecclesiastici, come il cardinale di Napoli che ha lavato i piedi a un attivista Lgbt)
Autore: Fabrizio Porcella - Fonte: Sito del Timone
3 IL GOVERNO MELONI CHIUDE LA PORTA ALLA DROGA CAMUFFATA DA LIBERTA'
La cannabis light era solo l'anticamera della legalizzazione per fare profitti sulla pelle dei più fragili
Fonte: Provita & Famiglia
4 THE CHOSEN: ULTIMA CENA, UN INVITO A RILEGGERE IL VANGELO
La quinta stagione della serie incentrata sulla vita di Gesù ha qualche sbavatura, ma ciò non toglie l'efficacia di un'opera che ci interpella direttamente sulla nostra fede (VIDEO: Trailer del film The Chosen, l'ultima cena)
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 I VERI PATRONI D'EUROPA, ALTRO CHE URSULA VON DER LEYEN
I santi patroni d'Europa non erano i precursori dell'ideologia europeista (e anticristiana) del Manifesto di Ventotene esaltato da Benigni, bensì erano maestri nell'instaurare il Regno di Dio attraverso Cristo Re
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
6 IL COMUNE DI BRESCIA PROFANA LE TOMBE DI 2.500 BAMBINI NON NATI
Due funzionarie a giudizio, ma del comune nemmeno l'ombra e intanto il dolore delle madri resta
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Provita & Famiglia
7 OMELIA II DOMENICA DI PASQUA - ANNO C (Gv 20,19-31)
Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie

1 - FINE DI UN PONTIFICATO ALL'INSEGNA DEL CAMBIO DI PARADIGMA
In dodici anni Papa Francesco ha spinto la Chiesa alla secolarizzazione e ha ridotto la figura papale a una voce fra le tante nel dibattito sull'attualità
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 aprile 2025

Il pontificato del primo papa gesuita della storia è giunto al tramonto: la preghiera di tutto il popolo cristiano offrirà il suffragio per l'anima del pontefice defunto durante i tradizionali novendiali. Dal tardo pomeriggio di quel 13 marzo 2013, quando Francesco si affacciò sulla piazza gremita salutando tutti con un semplice "buonasera", sono ormai passati oltre dodici anni. Anni in cui il "cambio di paradigma" partì con l'acceleratore al massimo, ma anche con il freno a mano tirato, data la presenza di un Benedetto XVI silenzioso, ma vigile.
Questo gioco di forze opposte lo si comprese molto bene durante il Sinodo sulla Famiglia, che partorì la nota esortazione post-sinodale Amoris Lætitia, nella quale quanti volevano introdurre evidenti elementi di rottura dovettero accontentarsi di dirottarli nelle note. Poi vennero i Dubia di quattro cardinali - Caffarra, Burke, Brandmüller, Meisner - che mai ottennero risposta, segno che il papa voleva andare avanti per la sua strada, senza rendere ragione del suo operato, nemmeno a quanti, in ragione della nomina cardinalizia, sono più strettamente uniti al papa nel governo della Chiesa universale. La linea iniziale fu comunque il tentativo disperato di mostrare una presunta "continuità" tra il papa tedesco e quello argentino, che portò alla figuraccia del caso di mons. Dario Edoardo Viganò, costretto a manipolare la risposta di Benedetto XVI alla richiesta di un testo di endorsement alla teologia di papa Francesco, presentata in una collezione di undici piccoli volumi editi dalla Libreria Editrice Vaticana.
Poi fu il turno del Sinodo sull'Amazzonia, con il tentativo chiarissimo di rendere facoltativo il celibato sacerdotale, naufragato per la tempestiva pubblicazione del libro Dal profondo del nostro cuore, da parte di Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah; quindi, le encicliche sociali Laudato si' e Fratelli tutti, un fardello che non sarà facile smaltire, divergenti su molti punti dall'insegnamento della dottrina sociale cattolica.
Un nuovo Sinodo sulla sinodalità andava a sigillare la "conversione sinodale" della Chiesa, con posizioni di apertura su temi caldi come le benedizioni di coppie dello stesso sesso, il diaconato femminile, l'esercizio dell'autorità nella Chiesa; aspetti che provocarono una nuova serie di Dubia da parte di cinque cardinali - Burke, Brandmüller, Sarah, Zen, Sandoval. Il 2021 fu l'anno di Traditionis custodes, che cancellava con un colpo di spugna l'altro motu proprio di papa Benedetto, Summorum Pontificum, e palesava una cecità piena di livore nei confronti di cellule vive della Chiesa e del rito più diffuso, fino ad una manciata di anni prima, e tra i più longevi della Chiesa latina. Fu un colpo al cuore per tanti cattolici, frequentanti o meno il Rito antico, ma anche per lo stesso Ratzinger, che a questa faticosa e indispensabile riconciliazione interna della Chiesa aveva dedicato la sua vita.

LA DISSOLUZIONE INTERNA DEL CATTOLICESIMO
Con la morte di Ratzinger si ebbe il tracollo: congedato il cardinale Ladaria, la nomina di Fernández al Dicastero per la Dottrina della Fede diede un'ulteriore accelerazione alla dissoluzione interna del cattolicesimo, che raggiunse una crisi con pochi precedenti nella pubblicazione della dichiarazione Fiducia supplicans. Questa e altre le nomine di uomini del tutto privi del senso della Chiesa, ampiamente ideologizzati e caratterizzati fin nelle midolla da quella che papa Benedetto aveva battezzato come «l'ermeneutica della rottura». E, in non pochi casi, anche da una condotta morale che si rivelerà tutt'altro che integra.
Come se non bastasse, ad uscire a pezzi, da questi anni di pontificato, è la figura stessa del papa. Dalla prima "timida" intervista a Eugenio Scalfari, prese avvio un pontificato che si è svolto sulla piazza mediatica, assecondandone i canoni e le aspettative, fino al mediatico sigillo di un pontificato, che si è chiuso con le ultime due apparizioni pubbliche di Francesco, se si eccettuano le fugaci e "mute" comparse in carrozzina di questi ultimi giorni, rispettivamente alla trasmissione di Fabio Fazio e al Festival di Sanremo. Intelligenti pauca.
Il successore dell'Apostolo Pietro, che esiste per confermare con la sua parola franca e ponderata la fede dei fratelli, è divenuto onnipresente sui mezzi di comunicazione: interviste "ufficiali" rilasciate in aereo al ritorno dai viaggi apostolici ed altre meno ufficiali, apparizioni abituali in programmi televisivi, docufilm e perfino messaggi su Tik Tok. La salvezza eterna, la vita morale e sacramentale, la persona di Gesù Cristo buttati sulla pubblica piazza con espressioni approssimative, insegnamenti incompleti, affermazioni fuorvianti. Come quando papa Francesco si inventò che «tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio», senza ulteriori precisazioni, vanificando con queste poche parole la verità che solo in Gesù Cristo c'è la salvezza.

IL PAPA NON DEVE PROCLAMARE LE PROPRIE IDEE
Questa "onnipresenza" mediatica ha comportato l'inevitabile conseguenza di ogni sovraesposizione: la parola del papa è divenuta una tra le tante, forse un po' più autorevole in ragione della sua anzianità e del suo prestigio morale, ma nulla più. Quello che il pubblico legge o ascolta non è più considerato come la parola del successore di Pietro, che fa risuonare ancora oggi la forza della parola del Signore, ma il parere di un uomo che si mescola alla cacofonia di tante altre voci.
Se il papa non parla più per insegnare la verità di Gesù Cristo, ma per esprimersi a braccio sui più svariati temi del momento, allora agli occhi degli uomini il senso dell'ufficio che Dio gli ha affidato al momento della sua accettazione si stempera fino a nascondersi dietro al semplice uomo che tale ufficio ricopre. Il papa «non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo». Così Benedetto XVI nell'omelia di insediamento sulla Cathedra romana: Francesco ha fatto esattamente il contrario. Il giusto cordoglio per la morte del papa non deve ipocritamente cancellare questa amara realtà. Per il bene della Chiesa.
La Chiesa, con questa sovraesposizione mediatica di Francesco, è ora forse percepita come più vicina all'uomo di oggi? La verità, drammatica, è un'altra e bisogna avere il coraggio di riconoscerla: ad aver raggiunto l'uomo moderno non è «la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità» (1Tm 3, 15), ma quella immagine della Chiesa che rimane dopo il "lifting" dei criteri massmediatici, più simile ad una modesta organizzazione spirituale ed umanitaria, utile al sistema di moda fintanto che essa gli sia docilmente funzionale. Il pontificato di Francesco, che ha fatto della denuncia della mondanità il suo cavallo di battaglia, ha di fatto impresso un'accelerazione senza precedenti all'autosecolarizzazione della Chiesa. Preghiamo che il nuovo pontefice abbia la forza della verità per un deciso cambio di rotta.

DOSSIER "PAPA FRANCESCO"
Dall'Argentina al Vaticano

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 aprile 2025

2 - IL VOTO DELLA MAGGIORANZA? CONDANNO' A MORTE GESU'!
Fu il primo di una lunga serie di sconfitte che il mondo democratico avrebbe inflitto alla cristianità (senza contare gli autogol degli ecclesiastici, come il cardinale di Napoli che ha lavato i piedi a un attivista Lgbt)
Autore: Fabrizio Porcella - Fonte: Sito del Timone, 18 aprile 2025

La lettura della Passione ci ha presentato, anche quest'anno, la celebre offerta di Ponzio Pilato alla folla: Chi preferite, Gesù o Barabba? Confrontarsi con Cristo è sempre impegnativo per la mente umana; diciamo che è anche disturbante, perché ci obbliga a schierarci: o con Lui o contro.
Ma se scegliamo Lui, allora ci sono delle conseguenze: tutta la mia vita cambia, le mie decisioni, le mie preferenze. Anche le mie comodità rischiano di saltare, e a nessuno di noi piace farsi cambiare la vita da un altro, neppure se quest'Altro dice di essere Dio! "Se liberi costui, non sei amico di Cesare!", berciava la folla in faccia al magistrato romano.
Immaginiamo che cosa può essere passato nella mente di Pilato: una denuncia all'Imperatore contro di lui, una rimozione, un trasferimento o peggio... No, no, facciamo scegliere alla gente... del resto la maggioranza vince, è un principio di civiltà, no?
Ecco, possiamo definire Ponzio Pilato il fondatore del liberalismo (che tante sofferenze darà alla Chiesa nei secoli). Si lascia la Verità al gioco dei numeri, delle decisioni plebiscitarie; e Gesù ha perso quel voto, il primo di una lunga serie di sconfitte democratiche che il mondo "civilizzato" avrebbe inflitto alla cristianità.
Siamo sinceri: anche diversi cattolici contemporanei vorrebbero che fossero le maggioranze a decidere sulle grandi questioni che agitano il nostro oggi; vorrebbero che su Gesù Cristo e le Sue esigenze fossero i numeri a decidere. E se la Verità insegnata dalla Chiesa si trovasse in minoranza... pazienza, ci sarà sempre un Barabba pronto a prendere il suo posto.
L'importante è non dispiacere alla maggioranza, giusto? Signore, abbi pietà di noi ! Signore, liberaci dalla tirannia di piacere agli altri!

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "La politica alla Lavanda dei piedi" spiega che anche quest'anno la politica è entrata nella liturgia del Giovedì Santo, snaturando il senso spirituale ed ecclesiale della lavanda dei piedi. Il caso più eclatante a Napoli, dove il cardinale Battaglia ha lavato i piedi a un attivista Lgbt.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 aprile 2025:
L'arcivescovo di Napoli, il cardinale Domenico Battaglia, durante i riti del Giovedì Santo, ha lavato i piedi ad un attivista per i diritti LGBT, ossia per la parità di tutti i generi, ben oltre quelli naturali di maschio e femmina. Qualcosa di analogo anche al canto del Te Deum di fine anno 2024, quando il cardinale aveva invitato un gruppo di attivisti LGBT ad esporre le proprie iniziative. Quello di ieri l'altro è stato un nuovo atto politico, se non di politica partitica, senz'altro di politica ecclesiastica secondo il nuovo indirizzo "dentro tutti".
Che la politica entri ormai anche nella liturgia del Giovedì Santo disturba non poco. Tra l'altro, in questo caso si trattava di un attivista. Se il messaggio era di dire che la Chiesa è a servizio dei poveri, di tutti i poveri, anche di coloro che soffrono per la situazione difficile in cui si trovano, la presenza tra i "dodici apostoli" di un attivista che vuole cambiare cultura e leggi del nostro Paese in contrasto con quanto dice la ragione e la rivelazione è stato sicuramente fuori luogo. Inserendo un attivista, era evidente che si chiamava in causa la lotta politica per questi scopi. Qui la sfumatura politica esula perfino dall'ecclesialese e raggiunge il politichese vero e proprio.
Ammesso e non concesso che sia un bene inserire nella lavanda dei piedi, di volta in volta, categorie sociali "disagiate", perché non si mette mai qualcuno di coloro che sono stati incarcerati per aver pregato, perfino in silenzio, perché Dio ci salvi dalla piaga dell'aborto? Perché non lavare i piedi ad uno o una che ha deciso di rimanere fedele al coniuge nonostante la separazione da costui o costei voluta? Oppure a qualcuno che ha dato la vita per salvare altre vite dal suicidio? Quando si scende a lavare i piedi alle singole situazioni di vita, è logico che si deve selezionare, correndo il rischio di discriminare. Soprattutto oggi si corre il rischio di andare solo in un senso, quello del vento dominante e così il rito diventa propaganda ecclesiale.
Nel 2016 - allora il prefetto del Culto divino era il cardinale Robert Sarah - papa Francesco aveva cambiato il rito della Missa in Coena Domini, stabilendo che si potessero lavare i piedi anche di «uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici consacrati, laici». Anche il numero poteva non essere più il 12, ma sarebbe bastato "un gruppetto". Si trattava di una piccola variazione, ma significativa perché ci si allontanava dall'adesione a quanto era avvenuto secondo i Vangeli. Francesco stesso lavò i piedi ad alcuni richiedenti asilo, molti dei quali di altre religioni. La stampa non si lasciò scappare l'occasione di chiamare quella scelta una scelta politica. C'è poi quell'avverbio "convenientemente". Non chiunque, sembra di capire. Sia nel caso dei richiedenti asilo sia ora in questo caso dell'attivista LGBT, non sembra che il senso di quell'avverbio sia stato rispettato.
La lavanda dei piedi ai dodici apostoli assume un significato spirituale ed ecclesiale. La lavanda dei piedi a soggetti che rientrano in categorie politiche ne assume uno sociale e politico. Il tutto lascia pensare che il cristianesimo sia comunque ridotto a una forma di assistenza sociale e di lotta ai disagi.

Fonte: Sito del Timone, 18 aprile 2025

3 - IL GOVERNO MELONI CHIUDE LA PORTA ALLA DROGA CAMUFFATA DA LIBERTA'
La cannabis light era solo l'anticamera della legalizzazione per fare profitti sulla pelle dei più fragili
Fonte Provita & Famiglia, 18 aprile 2025

Il decreto Sicurezza approvato dal governo Meloni lo scorso 4 aprile 2025 - e firmato e reso esecutivo dal presidente della Repubblica Mattarella l'11 aprile - ha introdotto una significativa restrizione riguardante la cannabis light. In particolare, il provvedimento vieta espressamente l'importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l'invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze di canapa coltivata, comunemente note come cannabis light. Una misura che mira a colmare un vuoto normativo che aveva permesso la proliferazione di punti vendita di cannabis light, spesso pubblicizzati come "legali" nonostante l'ambiguità della normativa precedente e che rappresenta un passo importante - seppur ci sia ancora tanto da fare - nella direzione della protezione della salute e della sicurezza degli italiani, in particolare dei giovani.

PROTESTE STRUMENTALI CONTRO UNA NORMA DI CIVILTÀ
Il contrasto ad ogni tipo di droga e, in questo caso, alla cannabis light incontra - lo sappiamo - le barricate di sinistra, progressisti e radicali che vorrebbero invece andare nella direzione opposta, quella di una legalizzazione (chi parziale, chi addirittura totale) per la diffusione e l'uso di certe sostanze, in barba alle devastanti conseguenze sulla salute che hanno. Proteste, dichiarazioni al vetriolo, levata di scudi e addirittura chi si è messo in pubblica piazza, con aria di sfida, a fumare apertamente degli spinelli proprio per protestare contro questa norma dell'attuale Governo. Proteste e critiche in realtà strumentali, che evidenziano come anche la legalizzazione della cannabis light - come in generale delle droghe cosiddette "leggere" - sia diventata una bandiera ideologica per alcuni esponenti politici, che utilizzano proteste, contestazioni e gesti provocatori. Tali azioni, però, sembrano avere poco a che vedere con la normale e legittima contestazione politica e con la dovuta libertà di opposizione delle minoranze e sembra piuttosto banalizzare proprio il dibattito pubblico, rischiando di promuovere modelli culturali che minimizzano i rischi associati all'uso di sostanze psicoattive, anche se - come in questo caso - a basso contenuto di Thc. Al di là delle fazioni politiche, vi spieghiamo perché la legalizzazione della cannabis light - e in generale di quelle che vengono, tra l'altro imprudentemente, chiamate "droghe leggere" - sia pericolosa e assolutamente da evitare.

PERCHÉ LEGALIZZARE LA CANNABIS SAREBBE UN GRAVE ERRORE
Il primo motivo è che legalizzare queste sostanze significherebbe, dal punto di vista sociale, normalizza l'uso della droga e abbassa le difese culturali. Anche se contiene una bassa percentuale di THC, infatti, la cannabis light abitua culturalmente all'uso della droga e veicola un messaggio pericoloso: che fumare cannabis sia "normale" o "innocuo". Ma la droga non è mai innocua. È una porta d'ingresso verso forme più pesanti e più dannose.
Indebolisce la vigilanza educativa. La diffusione legale e tollerata della cannabis light mina il ruolo educativo di genitori e insegnanti. Se lo Stato permette o promuove l'uso della cannabis, anche "light", i giovani penseranno che sia giusto farlo. E questo riduce la credibilità degli adulti che cercano di prevenire le dipendenze.
Espone i più fragili a gravi rischi per la salute. Anche a dosaggi bassi, la cannabis ha effetti sul sistema nervoso, sul controllo dell'attenzione, sulla memoria e sull'umore. Gli adolescenti e i soggetti vulnerabili rischiano danni cerebrali irreversibili, con gravi conseguenze sul rendimento scolastico, lavorativo e relazionale.
Apre la strada a una legalizzazione totale. La cannabis "light" è spesso usata come cavallo di Troia per ottenere l'approvazione sociale della legalizzazione della cannabis tout court. Dove è stata introdotta la cannabis light, le lobby hanno poi spinto per legalizzare anche le droghe pesanti. È un primo passo verso un baratro.
È un business, mascherato da libertà, sulla pelle dei giovani. Dietro la cannabis light c'è un mercato che lucra su una sostanza che può generare dipendenza e danni psicofisici. È inaccettabile che lo Stato o le aziende promuovano un commercio che mette a rischio la salute pubblica, specialmente quella delle nuove generazioni.

Fonte: Provita & Famiglia, 18 aprile 2025

4 - THE CHOSEN: ULTIMA CENA, UN INVITO A RILEGGERE IL VANGELO
La quinta stagione della serie incentrata sulla vita di Gesù ha qualche sbavatura, ma ciò non toglie l'efficacia di un'opera che ci interpella direttamente sulla nostra fede (VIDEO: Trailer del film The Chosen, l'ultima cena)
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18 aprile 2025

The Chosen: Ultima Cena è un film-evento della durata di due ore che presenta i primi due episodi della quinta stagione della serie The Chosen, incentrata sulla vita di Gesù. È stato proiettato in contemporanea in oltre quaranta Paesi in tutto il mondo nei giorni dell'inizio della Settimana Santa.
Il film si apre con la scena intensa e intima dell'Ultima Cena. Ottima l'idea di "spalmare" all'inizio di più puntate della stagione i lunghi discorsi di Gesù fatti durante l'ultima cena, in modo da concentrarsi su aspetti particolari. Ad esempio, nel primo episodio proiettato, Gesù è seduto a tavola con i suoi dodici discepoli e rivela apertamente che uno dei presenti lo tradirà. Tutti si interrogano, con sguardi sospettosi e smarriti, per poi dichiarare insieme che non lo avrebbero mai tradito o abbandonato. Giuda Iscariota appare visibilmente inquieto, ma cerca di mantenere la calma. Pietro promette sinceramente fedeltà assoluta, ma Gesù gli predice il rinnegamento imminente con la nota frase evangelica: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte».

PRIMO EPISODIO: LA DOMENICA DELLE PALME
La narrazione riporta poi ai giorni precedenti. Si torna al punto in cui si era rimasti alla fine della quarta stagione con l'arrivo alla Città Santa. Gesù entra quindi in città su un asino, accolto da una folla esultante che agita rami di palma e grida: «Osanna!». L'entusiasmo superficiale della folla fa presagire che molti lo acclamano, ma lo condanneranno poco dopo. La scena interpella noi spettatori: che tipo di fede viviamo? È una fede che resiste anche quando il Vangelo ci chiede sacrificio o è solo entusiasmo del momento?
Comunque i discepoli sono pieni di gioia: pensano che sia arrivato il momento della gloria. Camminano fieri, orgogliosi. Ma non comprendono ancora che la vera gloria di Gesù sarà la croce. Infatti Gesù è assorto, consapevole della passione che lo attende. Questo è il vero volto del Messia che viene ben rappresentato nel film: non un re terreno, ma un Servo sofferente che salva donando la propria vita. Maria e la Maddalena si accorgono dello stato d'animo di Gesù e sono preoccupate anche loro.
Appena prima del bagno di folla a Gerusalemme alcuni farisei tentano di fermare il Signore dicendogli che il suo arrivo come re porterà la reazione dei romani e quindi sangue ebreo sarà sparso. Ma Gesù risponde che se anche i suoi discepoli avessero taciuto, le pietre avrebbero iniziato a gridare. Quasi a contrasto, mentre il Signore avanza tra la folla, alcuni bambini lo seguono correndo e ridendo. L'episodio sembra dire che solo chi si fa "come loro" può davvero riconoscere il Re della pace. È un richiamo alla semplicità del cuore e alla fede pura.
Come abbiamo già notato in un precedente articolo, oltre agli episodi direttamente riferibili al Vangelo, contenenti citazioni letterali, in The Chosen ci sono anche episodi inventati dagli autori che, in genere, ben si amalgamano nella narrazione in maniera coerente con la Parola di Dio. Ad esempio in un episodio abbastanza comico Pietro prova a fare un discorso pubblico per fare pratica visto che Gesù ha detto che gli apostoli dovranno portare la Buona Novella a più persone possibili. L'ex pescatore parla alla folla raccontando una parabola di Gesù, ma si confonde più volte. Gli altri apostoli provano a suggerirgli come andare avanti con il discorso che però si conclude senza particolare successo. Pietro per questo è dispiaciuto, ma suo fratello Andrea cerca di consolarlo. Questo probabilmente prepara la scena che vedremo dopo la Pentecoste quando Pietro uscirà dal Cenacolo mostrando una sicurezza comunicativa fuori dal comune convincendo molti a pentirsi di aver ucciso Gesù e farsi battezzare per diventare suoi discepoli. Questo contrasto tra il prima e il dopo mostrerà che è lo Spirito Santo a parlare in lui non certo per le sue capacità oratorie.
Altre scene inventate di The Chosen sono invece meno convincenti, come quando Giovanni va con il padre Zebedeo a vendere l'olio per il culto, ma non viene fatto entrare perché impuro. Vengono elencati diversi motivi per cui non è rispettata la purezza rituale e tra questi è appena accennato, ma evidente al pubblico adulto, che il peccato in questione è la masturbazione. Chiaramente si cerca di rendere più umani e vicini al pubblico giovane i personaggi della serie. Ma attribuire questo peccato all'apostolo Giovanni è evidentemente una caduta di stile che si poteva benissimo evitare.

SECONDO EPISODIO: LA CACCIATA DEI VENDITORI DAL TEMPIO
Il secondo episodio della quinta stagione è il secondo tempo del film-evento. Questo culmina con Gesù che entra nel Tempio di Gerusalemme per rimproverare i venditori. Jonathan Roumie in tutta la serie The Chosen interpreta un Gesù profondamente umano: sorride, abbraccia, si commuove, ma anche si isola nei momenti di preghiera e turbamento. La scena in cui osserva il Tempio prima di entrarvi è silenziosa, ma carica di emozione: sembra quasi che stia raccogliendo le energie prima di agire. In quel momento vede quello che accadrà a Gerusalemme quando sarà distrutta e per questo il suo cuore è affranto, un misto di delusione e tristezza.
Al tempio trova il cortile esterno trasformato in un mercato rumoroso: venditori di animali per i sacrifici, cambiavalute e mercanti affollano lo spazio sacro. La scena è visivamente caotica, con suoni di monete che tintinnano, animali che belano e voci che si sovrappongono. La regia mostra un contrasto visivo potente: l'architettura è splendida, piena d'oro e luce, ma lo spirito è marcio.
Gesù osserva la scena con uno sguardo che mescola dolore e indignazione. Poi, con decisione, si avvicina ai banchi dei cambiavalute e li rovescia, spargendo monete e oggetti a terra. Con voce ferma, pronuncia le parole evangeliche: «La mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne avete fatto un covo di ladri». I mercanti e i presenti si allontanano spaventati, mentre i discepoli osservano la scena con sorpresa e timore. Giuda invece è totalmente in disaccordo e deluso.
Questo gesto di Gesù nel film vuole rappresentare l'importanza della purezza del culto e della sincerità nella relazione con Dio. Gesù non tollera che un luogo sacro venga profanato da interessi economici e pratiche ingiuste, nel film rappresentate dal vantaggio economico che ne traevano le autorità del Tempio e i cambiavalute. Il suo gesto è un richiamo alla necessità di vivere una fede autentica, libera da compromessi e ipocrisie.
Inoltre, l'azione di Gesù prefigura il suo sacrificio imminente: così come purifica il Tempio, egli si appresta a offrire se stesso per la purificazione dell'umanità dai peccati.
I sommi sacerdoti chiedono ad alta voce: «Chi ti ha dato l'autorità di comportarti in questa maniera?». Gesù risponde con decisione: «Io stesso», dimostrando così che oltre che umano, è anche Dio. Questo provoca ovviamente reazioni ostili da parte di coloro che iniziano a pianificare concretamente la sua cattura. La tensione con cui l'episodio si conclude lascia nello spettatore la voglia di vedere gli altri sei episodi della Settimana Santa inclusi nella quinta stagione che saranno presto disponibili gratuitamente nel sito The Chosen e nell'app dedicata.
La sesta stagione rappresenterà la crocifissione, mentre la settima e ultima narrerà gli eventi della risurrezione. Un'opera da gustare nella sua interezza senza mai dimenticare che è solo un invito a tornare a leggere il vangelo approfittando del trasporto emotivo che la serie ha suscitato nel cuore.

Nota di BastaBugie: l'autore dell'articolo, don Stefano Bimbi, ha pubblicato sul suo sito una serie di video con il commento agli episodi più importanti di The Chosen:
https://www.donstefanobimbi.it/the-chosen/

Per scoprire tutto su The Chosen, incluse clip del film e
https://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=127


VIDEO: Trailer Ultima Cena


https://www.youtube.com/watch?v=HA4VSACpeEY

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18 aprile 2025

5 - I VERI PATRONI D'EUROPA, ALTRO CHE URSULA VON DER LEYEN
I santi patroni d'Europa non erano i precursori dell'ideologia europeista (e anticristiana) del Manifesto di Ventotene esaltato da Benigni, bensì erano maestri nell'instaurare il Regno di Dio attraverso Cristo Re
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 2 aprile 2025

I patroni d'Europa non sono Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, António Costa, Kaja Kallas e neppure Macron e Steinmeier, bensì i santi Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio, Brigida di Svezia, Caterina da Siena e Teresa Benedetta della Croce, sui quali il Senato della Repubblica italiana scriveva nel 2017 in una pubblicazione dal titolo Patroni d'Europa. Percorsi di unità, di pace, di cultura: «In modi speciali essi sono stati tutti profondamente europei [...]. Se pace, cultura, dialogo, difesa dei diritti umani sono oggi imperativi morali per tutti i cittadini d'Europa, e non solo per chi si professa credente, dobbiamo riconoscere il merito a straordinari precursori. La loro voce, a distanza di secoli, ancora ha molto da dirci e da insegnarci». Leggendo queste considerazioni, occorre fare alcuni doverosi distinguo. L'allora presidente del Senato, Pietro Grasso, aveva riconosciuto il patronato dell'Europa dei santi menzionati; tuttavia, ha compiuto un'operazione conforme a tutti coloro che da molti anni cercano di assorbire le figure dei santi nell'agone del liberalismo laicista politico e religioso, strumentalizzando i loro insegnamenti.
I santi patroni d'Europa hanno operato nella pace di Cristo e non del mondo; hanno tessuto le loro relazioni non in un vacuo dialogo, ma sulle linee costruttive del Vangelo; non hanno pensato e agito in modalità antropocentrica, ma evangelica e con spirito soprannaturale alla luce della Grazia di Dio; hanno dato priorità alla Gloria di Dio e non del mondo, concentrandosi sulla salvezza delle anime, considerando lesive le proposte e tentazioni mondane. Essi non sono stati «straordinari precursori» dell'ideologia europeista anticristiana, bensì Maestri nell'instaurare il Regno di Dio attraverso Cristo Re.
San Benedetto da Norcia (480-547) è stato dichiarato «Santo patrono di tutta l'Europa» da papa Paolo VI il 24 ottobre 1964 con la lettera apostolica Pacis Nuntius. Cirillo e Metodio sono stati proclamati compatroni da papa Giovanni Paolo II il 31 dicembre 1980 con la lettera apostolica Egregiae virtutis; lo stesso Papa ha inoltre proclamato compatrone d'Europa santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena e santa Teresa Benedetta della Croce il 1º ottobre 1999.

SAN BENEDETTO, SANTI CIRILLO E METODIO
La statura umana e cristiana di san Benedetto resta nella Storia un luminoso punto di riferimento in un'epoca di profondi mutamenti (come la nostra), quando l'antico ordinamento romano stava ormai crollando e stava per nascere una nuova era sotto l'impulso di nuovi popoli emergenti all'orizzonte dell'Europa. Attraverso la fondazione delle abbazie e dei monasteri nel continente, san Benedetto risanò le anime, bonificò i villaggi, promuovendo la coltivazione razionale delle terre, offrendo lavoro alle famiglie che vivevano e lavoravano intorno ai centri benedettini; salvò l'antico patrimonio culturale e letterario greco-romano, influì sulla trasformazione dei costumi dei barbari. La Regola benedettina portò ordine e civilizzazione grazie a due parole profondamente applicate «Ora et labora», che instillarono il senso del dovere, stando attenti alla propria coscienza e allo sguardo di Dio (ciò implicava, conseguentemente, il rispetto per i legittimi diritti altrui) e che promossero responsabilizzazione, coraggio, determinazione, tutto ciò, disse Giovanni Paolo II durante la sua visita pastorale a Norcia il 23 marzo 1980, «sulla base e in forza di una vita spirituale di fede e di preghiera assolutamente intensa ed esemplare».
La missione dei fratelli Cirillo (826/827-869) e Metodio (815/825-885), evangelizzatori bizantini dei popoli slavi in Moravia e Pannonia (antica regione compresa tra i fiumi Danubio e Sava, che comprendeva la parte occidentale dell'attuale Ungheria, il Burgenland oggi Land austriaco, fino a Vienna, la parte nord della Croazia e parte della Slovenia), produsse nel IX secolo l'invenzione dell'alfabeto glagolitico, noto come «cirillico», dal nome del suo inventore e nato dal geniale sforzo di conciliare le lingue latina, greca e slava. Come san Benedetto aveva posto le basi dell'Europa latina, i due fratelli di Tessalonica innestarono nel continente la tradizione greca e bizantina, come riconobbe papa Pio XI con la Lettera Apostolica Quod Sanctum Cyrillum del 1927, definendoli «figli dell'Oriente, di patria bizantini, d'origine greci, per missione romani, per i frutti apostolici slavi».
Le nazioni europee, con le loro lingue, le loro culture, i loro usi e costumi furono unite sotto il Sacro Romano Impero, che si instaurò sotto l'egida e il faro del Cristianesimo, un credo non rivoluzionario, non distruttivo, ma forte nei suoi principi e nei suoi valori del Dio Uno e Trino, di patria, di famiglia e proprietà privata. È di tutta evidenza che il collante di tante diversità fu la Fede religiosa, che rispettava ogni identità, a differenza della surrettizia Unione Europea che vuole imporre, senza rispetto di quelle identità, il livellante pensiero unico alle genti europee.
Aver eliminato il Cristianesimo dalla linfa europea, come ben vediamo, ha trasportato il continente nel baratro del pensiero neonietzschiano, che nega verità oggettive, imponendo una pluralità di prospettive opinabili, in cui le “verità soggettive” e i presunti diritti sono legati all'ideologia schizofrenica di chi domina con politiche sovranazionali, tiranniche e schiavizzanti, che vanno contro le Leggi di Dio, ma anche contronatura, riproponendo in definitiva il «non serviam» di matrice luciferina. Se l'Europa era stata ferita e incrinata dalla rivoluzione protestante, oggi la presunta Unione Europea, claudicante e persa in un labirinto di confusione, è il frutto del suo tradimento a se stessa.

SANTA BRIGIDA DI SVEZIA ED EDITH STEIN
Santa Brigida di Svezia (1303-1373) fu sposa, madre, monaca, mistica, donna di grande carità e coordinatrice di ordine e di pace dentro e fuori la Chiesa. Si recò a Roma per celebrare l'Anno Santo del 1350 e qui trovò una situazione drammatica: il Papa si era trasferito ad Avignone e il popolo romano era come un gregge senza pastore. C'era la peste e in Europa infuriava il conflitto tra Francia e Inghilterra. Nelle stanze di Palazzo Farnese e nelle chiese romane ricevette rivelazioni divine, intanto parlava direttamente al Papa, ai cardinali, ai governanti europei, anche per intercedere per la pace in Europa al fine di porre termine alla guerra dei Cent'anni. Si prodigò per il ritorno del Pontefice a Roma, come fece anche vigorosamente la mistica domenicana e sua contemporanea santa Caterina da Siena (1347-1380), la quale, sopravvivendole, sarà testimone del ritorno definitivo a Roma di Gregorio XI nel 1377. Particolarmente devota della Passione di Cristo, giunse il tempo dei pellegrinaggi brigidini: da Assisi al Gargano, arrivando poi in Terra Santa, quando aveva quasi settant'anni.
Cinque santi medioevali come patroni d'Europa ed una dell'età moderna, l'ebrea Edith Stein (1891-1942), atea convertita al Cattolicesimo, che divenne carmelitana scalza. Dalla brillante intelligenza, scelse il ramo universitario della filosofia e dopo essere stata allieva di Edmund Husserl, divenne membro della facoltà di Friburgo. Un giorno rimase folgorata quando vide una donna con i sacchetti della spesa entrare in una chiesa per pregare... un atto semplicissimo, ma che a Edith rivelò che Dio può essere pregato in qualsiasi momento e quindi apprese, grazie a quella donna, che il punto centrale del Credo cristiano è lo stabilire un rapporto personale fra l'anima e il Padre Creatore. Nel 1921, durante una vacanza, lesse l'autobiografia della mistica carmelitana Teresa d'Avila e da allora abbracciò Santa Romana Chiesa, ricevendo il battesimo il 1° gennaio 1922. Dopo un periodo di discernimento spirituale, entrò nel monastero carmelitano di Colonia nel 1934, prendendo il nome di Teresa Benedetta della Croce e qui scrisse il libro metafisico Endliches und ewiges Sein (Essere finito ed Essere eterno) con l'obiettivo di conciliare le filosofie di san Tommaso d'Aquino e di Husserl.
Per proteggerla dalle leggi razziali, l'Ordine delle Carmelitane scalze la trasferì nei Paesi Bassi, ma non fu sufficiente: il 26 luglio 1942 entrò in vigore l'ordine di Hitler che anche gli ebrei convertiti dovevano essere catturati e internati. Fu così che Edith e sua sorella Rosa, anche lei divenuta cattolica, furono deportate nel campo di concentramento di Auschwitz, dove vennero uccise nelle camere a gas il 9 agosto 1942 e i loro corpi furono bruciati nei forni crematori.

ROBERTO BENIGNI ESALTA IL MANIFESTO DI VENTOTENE
Alcuni giorni fa Roberto Benigni ha teatralmente declamato e inneggiato con lo spettacolo intitolato «Il Sogno» il Manifesto di Ventotene per un'Europa libera e unita, manifesto che è stato protagonista di una ormai nota manifestazione progressista a Roma, ma anche di molteplici polemiche politiche e mediatiche. Nel decantare l'Europa culturale e l'indiscutibile suo primeggiare nel mondo, Benigni si è però completamente “scordato” di far presente che è stata la religione cristiana ad aver dato vita ad uno straordinario sviluppo dell'arte, della letteratura, della musica nel segno della bellezza; ma ha anche “scordato” di dire che è stato il Cristianesimo ad avviare lo studio scientifico degli esseri animati e inanimati, si pensi alle realtà monastiche che si sono occupate della catalogazione del mondo vegetale e animale, nonché dello studio medico delle erbe officinali; ma si pensi anche alle molteplici istituzioni ospedaliere che si sono realizzate in Europa per soccorrere i malati, alle istituzioni cavalleresche per difendere e assistere i pellegrini (i pellegrinaggi e i Giubilei della Chiesa hanno contribuito in maniera determinante ad unire l'Europa!), alle istituzioni caritative per soccorrere i poveri, alle istituzioni scolastiche per istruire, alle istituzioni clericali e religiose per formare e curare le anime, anime oggi perlopiù orfane.
Una gigantesca macchina di straordinaria Civiltà e di eccellente progresso si è stabilita in Europa grazie all'evangelizzazione, che le diede un'anima ineguagliabile e che, seppure oggi sia divenuta invisibile, sussiste grazie alla Provvidenza divina, grazie ai Principi angelici, come indicati nel libro del profeta Daniele, grazie all'Immacolata, grazie alla comunione dei santi e ai suoi sei patroni. La gigantesca Storia dell'Europa racchiude sublimi esempi di santità e nefandezze quali sono state la Rivoluzione francese, il nazismo, lo stalinismo e l'attuale mortifera legislazione europea, tuttavia, per il credente nulla è perduto e quell'anima invisibile, perseguitata e calpestata, troverà, o forse lo sta già trovando in coloro che sono assetati della libertà portata da Gesù Cristo e già vedono i fumi delle rovine, il suo spazio d'onore.

Fonte: Corrispondenza Romana, 2 aprile 2025

6 - IL COMUNE DI BRESCIA PROFANA LE TOMBE DI 2.500 BAMBINI NON NATI
Due funzionarie a giudizio, ma del comune nemmeno l'ombra e intanto il dolore delle madri resta
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Provita & Famiglia, 22 aprile 2025

Hanno chiesto e ottenuto la possibilità del rito abbreviato le due funzionarie del Comune di Brescia accusate di aver profanato le tombe dei bimbi non nati del cimitero Vantiniano, nella vicenda che nell'ormai lontano 2021 salì alla ribalta delle cronache nazionali. Pertanto l'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 30 maggio, mentre il 26 settembre è previsto l'intervento delle difese, la camera di consiglio e la decisione. Già a fine mese prossimo saranno dunque presenti in aula, in qualità di parte civile, anche le undici famiglie coinvolte, mentre il Comune di Brescia non è sul banco degli imputati.
«Quando sono arrivata qui e non ho più trovato la tomba di mio figlio mi sono sentita una pessima persona perché ho creduto che la colpa fosse mia perché non sono venuta al cimitero più spesso». Così raccontò il suo dolore, nell'ottobre 2021, la mamma di una delle addirittura 2.500 tombe rimosse brutalmente dal Comune di Brescia senza neanche un preavviso. All'indomani delle numerose esumazioni alcuni genitori rivendicarono giustamente i resti mortali dei loro figli, insieme a lapidi ed eventuali effetti personali. Dopo quasi quattro anni e un rinvio a giudizio, le due funzionarie comunali che hanno eseguito la missiva sono imputate di violazione dei sepolcri e vilipendio delle tombe, relativamente a tempi e modalità di comunicazione alle famiglie rispetto alle operazioni effettuate di esumazione dei sepolcri di bimbi mai nati, morti di parto o a pochi giorni dalla nascita.
Esiste infatti, secondo la normativa vigente, il diritto di poter dare degna sepoltura ai bimbi abortiti, per quanto «l'ideologia abortista è così violenta e feroce che addirittura vuole negare il dolore delle donne che vogliono semplicemente un luogo dove piangere il proprio figlio morto», come ebbe modo di dichiarare - al tempo dell'avvio dell'inchiesta di Brescia - Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus. «Evidentemente - disse allora Ruiu - far seppellire un figlio alla propria madre significa riconoscere l'umanità del concepito, di quella vita nel grembo materno, e questo dà fastidio. Questa ingiustizia deve finire, bisogna informare correttamente le donne e bisogna arrivare a una svolta in tal senso, affinché tutti gli ospedali diano sempre notizia alle donne che abortiscono che c'è questa possibilità di seppellire, da legge, il figlio qualsiasi sia la settimana di gravidanza».
Insomma nel caso di specie la decisione nel merito arriverà probabilmente il prossimo autunno: la giustizia terrena farà il suo corso, ma intanto i nomi di questi piccoli figli sono scritti nei cieli.

Fonte: Provita & Famiglia, 22 aprile 2025

7 - OMELIA II DOMENICA DI PASQUA - ANNO C (Gv 20,19-31)
Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie, 23 aprile 2025

Oggi il Vangelo ci mette davanti a un'immagine potente: le porte chiuse. I discepoli sono chiusi in casa. Non per comodità, ma per paura. Paura dei Giudei di fare la fine di Gesù, paura forse anche di sé stessi, per essere scappati via ed aver abbandonato il Figlio di Dio. Potrebbe essere che anche noi ci sentiamo così. Chiusi in qualche stanza interiore. Bloccati da dubbi, da delusioni, da una fede che a volte non sentiamo più. Oppure feriti, scoraggiati, arrabbiati con Dio, o semplicemente stanchi. Ed è lì, esattamente lì, che Gesù entra. Non bussa. Non rimprovera. Non dice: "Ehi, dove eravate quando ero sulla croce?". Entra. Si mette in mezzo. E dice: "Pace a voi". È la prima parola del Risorto. Non un'accusa, ma un dono. Non un "vi siete comportati male", ma un "sono qui per voi".
Iniziamo a farci delle domande profonde. Dove nella mia vita sto tenendo le porte chiuse a Gesù? Ho il coraggio di lasciarlo entrare nella mia paura, nella mia confusione?
Gesù nel Cenacolo fa un gesto strano ma essenziale: mostra le mani e il fianco. Non nasconde le ferite. Le ferite sono testimonianza della Passione e trofei della Resurrezione. Sono la prova che l'amore è sempre unito al dolore. Se vogliamo amare realmente dobbiamo essere pronti a soffrire per la persona amata. Lo sa bene una mamma che va a partorire. Lo sa ogni padre di famiglia che si sacrifica ogni giorno per dare sicurezza e benessere ai suoi cari.
Cristo poi manda i discepoli: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Non dice: "Aspettate quando sarete più preparati e vi sentirete pronti". Li manda così come sono, ma pieni di Spirito Santo. La forza viene da Dio, non dalle nostre capacità o esperienze. Ognuno di noi deve farsi una domanda. Vivo la mia fede solo per me, o sento che anche io sono mandato da Dio dove vivo, lavoro, studio? Pensiamo a Carlo Acutis, un ragazzo normale, con una passione grande per l'Eucaristia. Lui non ha aspettato di essere "un santo" per agire. Ha fatto missione perfino con Internet, con semplicità.

TOMMASO APOSTOLO
E poi c'è Tommaso. Lui non era lì con gli altri la prima volta che è apparso Gesù risorto. Non ci sta a credere solo per sentito dire. Vuole toccare. Vuole vedere. E Gesù non si scandalizza. Anzi, otto giorni dopo torna, entra ancora a porte chiuse, e dice la stessa cosa: "Pace a voi". Poi si rivolge proprio a lui: "Metti qui il tuo dito... e non essere incredulo, ma credente". Gesù non ha paura del nostro dubbio. Lo incontra.
Ciascuno di noi deve chiedersi se sta davvero cercando Dio, se approfondisce i temi della fede o è fermo a quello che ha imparato da piccolo. Avere un padre spirituale e fare un cammino di fede è essenziale per fare passi avanti. Altrimenti nella vita spirituale, se non si va avanti, si va indietro.
Tommaso tocca, vede, e non dice: "Ah, ok, ora ho la prova, avevano ragione gli altri ora gli chiedo scusa". No, dice: "Mio Signore e mio Dio!". È un grido d'amore. È il momento in cui la fede diventa personale. Non più solo teoria. È relazione.
Dobbiamo chiederci se anche noi diciamo con Tommaso e nella verità: "Mio Signore e mio Dio". Oppure la nostra fede è ancora solo una cosa esterna, fatta di abitudini?
Il Vangelo di questa domenica in Albis ci chiama a fare pace con la nostra paura, a credere anche con le ferite addosso, a non avere vergogna dei nostri dubbi, ma soprattutto a fidarci di un Dio che continua a entrare, anche quando le porte sono chiuse.
Beati noi - dice Gesù - se crediamo anche senza vedere. Beati noi se lo lasciamo entrare, ogni volta, anche nella penombra della vita di ogni giorno.

SANT'IGNAZIO DI LOYOLA
Concludiamo con una storia vera, di un uomo che non cercava affatto Dio, ma che lo ha incontrato proprio quando le speranze erano finite e tutto sembrava crollare.
Il suo nome è Ignazio di Loyola. Da giovane non aveva nessuna intenzione di diventare santo. Era un nobile, un cavaliere. Gli interessavano la gloria, la fama, le armi e le donne. Voleva spaccare il mondo, essere ammirato, vincere battaglie. Non c'era spazio per la fede vera. Era cristiano di nome, come tanti oggi, ma il centro della sua vita era lui stesso. Poi, in una battaglia a Pamplona, fu gravemente ferito da una cannonata. Tutto crollò in un attimo. Costretto a letto per mesi, solo, immobile, con il futuro distrutto. Le sue "porte" erano chiuse: quelle dei sogni, della carriera, delle certezze. Ma lì, in quella stanza ferma, buia, noiosa, Ignazio cominciò a leggere. Cercava romanzi cavallereschi, ma trovò solo una Vita di Cristo e un libro sui Santi. All'inizio li leggeva per passare il tempo, poi... qualcosa cominciò a toccarlo.
Ogni volta che immaginava le imprese dei cavalieri, si esaltava... ma poi gli restava dentro un vuoto. Ogni volta che pensava a vivere come San Francesco o come Sant'Agostino, invece, sentiva una pace nuova, più profonda. Fu il primo segnale.
Non una visione, non un miracolo, ma un cambiamento dentro. Era Gesù che entrava, come nel Cenacolo, a porte chiuse. E da lì iniziò un cammino lungo, difficile, fatto anche di cadute, dubbi, lotte interiori. Ma quello che Ignazio cercava nel mondo, finalmente lo trovò in Cristo: la vera grandezza, la vera libertà, la vera gioia.
E cosa disse alla fine della sua vita? "Prendete, Signore, e accettate tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà... a voi, Signore, restituisco tutto."
Un uomo che voleva comandare su tutto, alla fine si consegna a Dio con tutto sé stesso. Questo è il potere dell'incontro. Questo è ciò che accade quando Cristo entra nonostante le porte chiuse.
Anche noi, come Ignazio, abbiamo i nostri sogni, i nostri castelli, i nostri dubbi. Ma forse proprio lì, dove tutto sembra fermarsi, Cristo ci aspetta per cominciare qualcosa di nuovo. Oggi, se avremo il coraggio di dire come Tommaso: "Mio Signore e mio Dio", se ci fidiamo di quel "Pace a voi", anche noi possiamo cambiare rotta, ricominciare da dentro.
Non è mai troppo tardi per incontrare Cristo. Lui entra anche se noi non lo stiamo cercando. Anzi, spesso entra proprio allora. Basta che noi lo riconosciamo come nostro unico salvatore!

Fonte: BastaBugie, 23 aprile 2025

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