ABORTO IN SPAGNA
Effetto Zapatero, interruzioni di gravidanza record
di 3 dicembre 2008
Ricerca choc del ministero della Salute: dal 1998 al 2007 il numero dei feti uccisi è raddoppiato passando a 112mila l’anno.
Il governo socialista del premier José Luis Rodriguez Zapatero si prepara a riformare (e rendere più flessibile) la legge sull’aborto. Nel frattempo il ministero della Salute pubblica cifre agghiaccianti. In appena dodici mesi – fra il 2006 e il 2007 – il numero di interruzioni volontarie della gravidanza è aumentato del 10%: in media 11,49 aborti per ogni 1000 spagnole in età fertile.
Negli ultimi dieci anni il Paese iberico ha registrato una silenziosa e ininterrotta strage. Dal 1998 al 2007 (in meno di un decennio) gli aborti sono passati da 53.847 a 112.138: le cifre sono raddoppiate. Nell’inquietante quadro presentato dal ministero spiccano alcuni elementi particolarmente interessanti. Chi ricorre all’aborto? Dieci anni fa le ragazze sotto i 19 anni erano solo il 5,7%, mentre nel 2007 sono diventate il 13,7% del totale. Chi difende l’aborto come via d’uscita per i problemi economici non può eludere un altro elemento chiave: l’assoluta maggioranza delle donne che hanno abortito lo scorso anno lavoravano ed erano indipendenti (oltre 70.000), solo 14.000 erano disoccupate, 11.000 casalinghe e 15.000 studentesse. Il 70% delle spagnole che hanno optato per interrompere la gravidanza erano single. Nel Paese iberico l’aborto è permesso solo in tre casi: grave malformazione del feto, violenza sessuale e rischio psicologico e fisico per la madre. Quest’ultimo criterio è stato il motivo del 97% dei casi del 2007.
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