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BastaBugie n.908 del 15 gennaio 2025

I RISCHI E L'INGANNO DELLA PSICANALISI

Viviamo in una società sempre più violenta che ha dimenticato cos'è il peccato e silenzia la coscienza

di Benoît-Marie Simon

 

Recentemente, di fronte a un gruppo di persone, un padre di famiglia giustificava il comportamento aggressivo del figlio, che picchiava i compagni di scuola, con la scusa che quest'ultimo non sapeva come incanalare il suo eccesso di energia. Ebbene, nessuno ha reagito! Segno di una tendenza generale a scusare a ogni costo ciò che una volta si chiamava cattiveria, cioè peccato. Sarebbe disonesto vedere in questo cambiamento di mentalità la semplice reazione a un presunto rifiuto di prendere in considerazione i condizionamenti che sminuiscono la nostra libertà. Da tempo, i manuali di morale hanno moltiplicato le distinzioni a questo riguardo. Detto ciò, la tentazione di non rispettare tutta la complessità delle situazioni umane esisterà sempre, ma per combatterla non è necessario sbarazzarsi di una saggezza che si basa su principi veri e onora la dignità umana fino al punto di riconoscere all'uomo la capacità di scegliere il male.
Gesù, è vero, ci ammonisce di non giudicare, perché solo Dio legge nel segreto dei cuori. Ma questo non significa che si debba assolvere tutti. Non confondiamo il determinare fin dove una persona è colpevole e il giudicare che un determinato atto è oggettivamente un peccato.
In questo senso il Vangelo ci esorta a correggere il fratello che pecca. E non confondiamo neppure il non condannare con l'assolvere. Insomma, non abbiamo l'autorità e la scienza necessarie né per condannare né per sentenziare che qualcuno non è colpevole. Eppure la psicanalisi decreta che le nostre scelte profonde sono frutto di meccanismi inconsci indipendenti dalla nostra volontà. E lo fa in nome di una teoria che non ammette contestazioni; ogni obiezione sarebbe, in realtà, una "resistenza" che conferma la validità della diagnosi. Non c'è via di scampo: il paziente deve convincersi che il terapeuta conosce meglio di lui il motivo delle sue scelte, sempre che non ne riscriva la storia. Insomma, le categorie della psicanalisi permettono di ignorare gli argomenti razionali di un contraddittore, anzi consentono di non prendere in considerazione ciò che dice.

LIBERI DAVVERO
Come spiegare il dominio quasi incontrastato di una teoria così opposta al buon senso? Di sicuro non sarebbe possibile se non fossimo così allergici a riconoscerci peccatori. Quando siamo fieri di ciò che abbiamo fatto, la nostra responsabilità ci esalta, ma quando ci sentiamo in colpa, ci pesa. Allora se una teoria "scientifica" pretende di liberarci da questi sensi di colpa, siamo pronti ad accettarla in modo acritico, anche se nega la trascendenza dello spirito sulla materia. Ebbene, solo lo spirito scopre ciò che è vero e buono in sé, mentre la sensibilità è strutturalmente interessata al proprio benessere materiale. In un caso, la vita è un susseguirsi di piaceri passeggeri; nell'altro, si cerca la vera felicità, cioè il bene che dà un senso assoluto alla nostra vita. Ecco perché i doveri morali che la nostra coscienza ci ricorda non ammettono eccezioni. Pertanto, obbedire alla propria coscienza è necessariamente un atto spirituale che non ha niente a che vedere con processi
fisici deterministici, come vorrebbe far credere la psicanalisi. In questo senso, trovare la felicità dipende dalle nostre scelte profonde, le quali non sono mai la semplice risultanza delle condizioni materiali nelle quali ci troviamo e che spesso subiamo. Infatti, si può essere ricchi e infelici, poveri ma in una pace profonda. Ma, secondo la psicanalisi, bisogna rinunciare definitivamente all'idea di poter raggiungere una pace vera e accontentarsi, invece, di compromessi instabili tra forze contrastanti. In fin dei conti rifiutando di chiamare peccato ciò che lo è, si incoraggia il peccatore a rimanere nel suo stato, mentre combattendo potrebbe, con l'aiuto degli altri e soprattutto di Dio, vincerlo. Con la conseguenza che le nostre società diventano sempre più violente.

PECCATO E MISERICORDIA
C'è da stupirsi che un'intelligenza sana possa cadere in una tale assurdità, ma risulta davvero incredibile che ci caschi un cristiano. Come potrebbe Cristo rivolgere ai farisei le accuse durissime che leggiamo nel Vangelo, se non fossero colpevoli? Sarebbe assurdo e mostruosamente ingiusto. La Buona Novella è un invito a seguire Gesù Cristo rivolto alla nostra libertà. E alla fine della nostra vita verremo giudicati da Dio. Cosa scandalosa, se non siamo liberi. Impossibile, quindi, negare la realtà del peccato, anche perché è il corollario della preziosità dell'atto nel quale un cuore si dona liberamente, coscientemente e per sempre nell'amore. Sminuire la libertà e la gravità del peccato conduce inevitabilmente a eliminare la possibilità di un tale amore. Non c'è da stupirsi, per esempio, che la nozione di fedeltà, che pure è legata alla verità dell'amore, sia in crisi profonda. Rimane il problema di distinguere il pentimento liberatore dal senso di colpa paralizzante. Così come non si possono non stigmatizzare i danni provocati da certe immagini di un Dio giudice implacabile. Ma, ancora una volta, basta correggere queste rappresentazioni, mentre di sicuro nascondere la colpevolezza quando c'è non apre alla pace vera. Sforzarsi di dimenticare ciò che non si può negare produce, che lo vogliamo o no, la paura e il rimorso che avvelenano la vita. E poi cosa succederà il giorno in cui non sarà più possibile guardare altrove? In verità, solo il perdono offerto dal Signore ci libera da questo peso. Si pensi allo stupore del figliol prodigo nella parabola evangelica quando scopre il modo in cui il Padre l'accoglie allorché riconosce di avere peccato contro di lui! Questo perdono fa nuove tutte le cose - perché Dio è creatore - ma senza nascondere niente. Si sperimenta allora come la verità libera, mentre le cose non chiarite e non accettate imprigionano l'anima.
Ora, se il figliol prodigo si fosse lasciato convincere dalla psicanalisi, non si sarebbe mai inginocchiato di fronte a suo Padre chiedendogli perdono e non avrebbe scoperto la potenza di risurrezione della sua misericordia.

SVELARE I PRINCIPI
Nonostante questo e i numerosissimi gravi danni occasionati dalla psicanalisi ampiamente documentati: suicidi, vite distrutte, guarigioni illusorie, eccetera, non la si rimette seriamente in discussione; tutt'al più si cerca di correggerla, come se fosse possibile correggere questa teoria senza rimettere in discussione i principi sui quali si fonda. Dire questo non significa, beninteso, ignorare le problematiche che essa ha messo in evidenza, ma occorre interpretarle in una luce diversa.
Sembra davvero che si aderisca alla psicanalisi in modo cieco, quasi religioso, come ci si lascia accecare da una ideologia. Gli psicanalisti si difendono sostenendo che la loro è una scienza, e quindi un sapere oggettivo e indiscutibile, mentre la filosofia e la religione che difendono la libertà sarebbero semplici opinioni. In queste condizioni non basta denunciare gli effetti disastrosi della psicanalisi per liberarci dal suo giogo e per smascherare l'illusione che, così come è concepita, possa essere utilizzata come mezzo terapeutico ignorando la teoria che sta dietro.
È necessario mostrare che si basa su principi falsi - dal momento che, per esempio, confonde uno slancio affettivo con una pulsione, cioè un mero fenomeno fisico o organico - e che, in ogni caso, non è e non può essere una scienza. È questo un esame filosofico e teologico, inevitabilmente austero, che ho sviluppato nel modo più approfondito e rigoroso possibile nel mio libro: La psicoanalisi al vaglio della filosofia e della teologia.

LA PSICOLOGIA NON E' SCIENZA, NÉ MEDICINA E NON PUO' SALVARCI
La psicologia non ha nulla a che fare con la medicina, che cura il corpo, né tantomeno può utilizzare il metodo scientifico fondato sulla sperimentazione, perché con l'essere umano non è possibile il controllo totale delle variabili
di Roberto Marchesini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8027

Titolo originale: I rischi e l'inganno della psicoanalisi

Fonte: Il Timone, novembre 2024

Pubblicato su BASTABUGIE n.908
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