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«Ciascuna parola in questa occasione è equivocabile. La parola "contro", soprattutto, è dannosa, "suona male". La giornata della Famiglia non è e non deve essere contro qualcuno. Non è e non deve essere una manifestazione di muscoli o di forza: la logica del Vangelo, infatti, non è quella della lotta ma è quella del sussurrare la verità alla ricerca sempre della più profonda verità dell'uomo». E' questa la parte centrale del comunicato diffuso dal delegato per la famiglia della Conferenza episcopale Siciliana (Cesi), monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, alla vigilia del Gay Pride nazionale e del Family Day che si svolgono a Palermo.
Come è noto il Gay Pride è già in svolgimento e culminerà sabato nella solita grande sfilata. Alcune associazioni palermitane hanno organizzato in concomitanza – seppure in una diversa parte della città – il Family Day per il prossimo fine settimana.
Il comunicato dei vescovi siciliani è dunque una presa di distanza dal Family Day: si può certamente comprendere la preoccupazione che il dibattito sulla famiglia non si trasformi in una sterile contrapposizione ideologica o che addirittura non si creino condizioni per incidenti in piazza. Tanto è vero che altre associazioni hanno organizzato un secondo Family Day per la settimana successiva.
Il problema è però che dietro c'è dell'altro, che non è detto, e che dà un valore diverso alle parole di mons. Peri.
Non staremo qui a dilungarci sulla curiosa concezione della "logica del Vangelo" spiegata nell'occasione: basti rilevare che si fa riferimento alla verità, ma è così sussurrata che non si capisce quale sia. Si dice che la logica non è quella della lotta e – più avanti nel comunicato – si afferma anche che "Cristo non sarebbe andato contro nessuno": eppure dalla cacciata dei mercanti nel tempio ai durissimi attacchi contro scribi e farisei ("razza di vipere", "ipocriti", "sepolcri imbiancati"), il Vangelo è pieno di episodi in cui Gesù parla a muso duro: per salvare, certo, non per distruggere l'altro, ma sempre a muso duro; per non parlare di San Paolo, per cui la lotta contro il peccato è una delle metafore preferite (e risparmiamo, per carità umana, i giudizi di Paolo sulla sodomia). Mons. Peri afferma che la verità va sussurrata, ma nel Vangelo questo verbo non si incontra neanche una volta; al contrario Gesù invita a una certa decisione invitando a temere non già chi può uccidere solo il corpo, ma piuttosto Colui che "ha il potere di gettare nella Geenna" (Mt 10,28, Lc12,5).
Certo, a volte si ha l'impressione che appellarsi alla "logica del Vangelo" nasconda in realtà la mancanza di coraggio nell'annunciare la verità, ma – come si diceva sopra – in questo caso si ha piuttosto l'impressione che nasconda qualcosa di più imbarazzante.
Bisogna infatti sapere che all'interno delle manifestazioni del Gay Pride c'è una parte riservata ai cristiani gay, che includono anche quelle associazioni gay "cattoliche" che in numero crescente vengono "riconosciute" o "accettate" ormai da diverse diocesi. A cominciare proprio da Palermo. Leggiamo ad esempio nel sito Gionata.org che «dal 14 al 23 giugno 2013 Palermo ospiterà dieci giorni di mostre, incontri di riflessione, incontri ecumenici e proiezioni sul tema "Fede e omosessualità" organizzate da Ali d'Aquila, il gruppo di gay e lesbiche cristiani di Palermo». Stasera ad esempio, è previsto il Question-time su Bibbia e Omosessualità, organizzato in collaborazione con i Laici missionari comboniani e la «partecipazione di Fra Vittorio Avveduto, Don Franco Barbero, Pastore Alessandro Esposito, Padre Cosimo Scordato».
Se Franco Barbero è in realtà un ex prete ridotto allo stato laicale nel 2003 da Giovanni Paolo II per motivi che è facile comprendere, padre Cosimo è il rettore della Chiesa di San Francesco Saverio, base del gruppo Ali d'Aquila, e ben noto sostenitore dell'omosessualismo cristiano; e fra Vittorio è un francescano famoso in città e non solo, anche lui teorico di un cambiamento del catechismo in materia di omosessualità.
Sarei ovviamente lieto di venire smentito, ma non ho trovato da nessuna parte qualche intervento autorevole di vescovi siciliani che a questi sacerdoti e gruppi non dico spieghino la verità, ma almeno la sussurrino.
Anche perché la partecipazione di parroci palermitani al Gay Pride va ben oltre l'equidistanza tra due manifestazioni.
E quel che più è grave è che non pare proprio che i due sacerdoti lo facciano con un atto di disobbedienza verso il vescovo. Anche questo lo apprendiamo dal sito Gionata.org, dove vengono elencate le diocesi in cui si sono celebrate le veglie di pregheira contro l'omofobia lo scorso 17 maggio. Ecco cosa si dice di Palermo (articolo a cura di Ali d'Aquila):
«Nel 2011 il veto della curia cattolica palermitana portò gli organizzatori (la parrocchia di S. Lucia, la Comunità di S. F. Saverio, la Chiesa Valdese di via Spezio, la Chiesa Luterana, il gruppo Ali d'aquila e inoltre la Comunità Kairòs che avrebbe curato la Lectio) a realizzare la preghiera in Piazza della Pace, davanti alla chiesa negata (S. Lucia).
Nel 2012 la proposta di tenere la veglia nella parrocchia di S. Gabriele Arcangelo ha trovato l'assenso del vescovo cattolico romano, il quale ha inviato un suo delegato, e subito ben due comunità parrocchiali cattoliche - quella di S. Gabriele, parrocchia ospite, e quella di S. Giuseppe Artigiano - hanno colto l'apertura del vescovo, promuovendo la veglia. Nel 2013 le parrocchie coinvolte salgono a tre. A S. Gabriele Arcangelo e S. Giuseppe Artigiano si aggiunge infatti la parrocchia della Pietà alla Kalsa, grazie all'interessamento del II Vicariato di zona dell'Arcidiocesi di Palermo, all'interno del quale la parrocchia ricade». Vale la pena aggiungere che «la Veglia verrà introdotta dal Vicario episcopale di zona del II Vicariato dell'Arcidiocesi, p. Roberto Zambolin, e verrà dato il benvenuto da p. Domenico Barbieri, monaco dei "Ricostruttori nella preghiera", parroco di S. Maria della Pietà».
E' perciò chiaro che l'arcidiocesi di Palermo sta promuovendo attivamente un approccio al tema dell'omosessualità che è opposto a quanto si trova scritto nel Catechismo che, da ogni cattolico, dovrebbe essere considerato la Verità.
Magari fosse almeno sussurrata questa Verità, la realtà è che viene apertamente negata. E senza che nessuno si senta in dovere di dire qualcosa. A dimostrazione che il problema più grave legato alla "lobby gay nella Chiesa" va oltre la già seria situazione di sacerdoti e vescovi omosessuali che fanno gruppo fra di loro: stanno cercando di sovvertire il Magistero della Chiesa.
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