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OBAMA APRE ALLE NOZZE GAY, MA TROVERA' L'OPPOSIZIONE DEI REPUBBLICANI CHE CONTROLLANO LA MAGGIORANZA ALLA CAMERA
Dietrofront clamoroso del capo della Casa Bianca nonostante le promesse alle elezioni 2008 (Bush con coerenza aveva definito compito della nazione americana difendere la santità del matrimonio)
di Elena Molinari
 

Con un dietrofront clamoroso, Barack Obama ha deciso di non difendere più la legge che vieta il riconoscimento federale del matrimonio fra omosessuali. Il dipartimento alla Giustizia dunque ha dato ordine ai propri avvocati di non opporsi più alle accuse di incostituzionalità che il "defense of marriage Act" periodicamente riceve. La legge del 1996, stando alla Casa Bianca e al ministro alla Giustizia, deve dunque essere abrogata dal Congresso perché discriminatoria e incostituzionale.
Il portavoce del presidente ha però tenuto a far notare che, a livello personale, Obama sta ancora lottando con la questione, e che la decisione di ieri è basata su motivazioni esclusivamente legali. Obama, ha scritto in una lettera al Congresso il procuratore generale, Eric Holder, ha deciso che la legge «viola i principi di non discriminazione del Quinto Emendamento» e che non sussistono «basi razionali» per non riconoscere le nozze di coppie formate da persone dello stesso sesso.
Non c'è da aspettarsi però che la legge venga abolita in tempi brevi, vista l'opposizione alle nozze fra omosessuali dei repubblicani, che controllano la maggioranza alla Camera dei rappresentanti. Né che i ricorsi legali dei gruppi gay contro la misura emergano vincitori dalle due cause in corso (entrambe nello Stato di New York). In mancanza della difesa del governo, infatti, il Congresso può mandare i propri avvocati a difendere la legge in tribunale.
Di certo però la decisione piomba nel bel mezzo di un momento particolarmente acceso del dibattito sulle unioni gay. Una dozzina di parlamenti statali affronteranno leggi pro o contro il matrimonio fra persone dello stesso sesso nei prossimi mesi. Almeno sette prenderanno in esame misure che rafforzino l'istituzione matrimoniale come unione fra un uomo e una donna. Cinque stati (Indiana, Minnesota, Wyoming, Pennsylvania e North Carolina) prevedono il prossimo novembre di proporre tramite referendum un emendamento alla propria costituzione che esplicitamente bandisca le nozze gay. Un emendamento in tal senso è già stato approvato dalla Camera dell'Iowa, dove tali matrimoni sono legali. Gli elettori dello stato del centro Nord hanno però dato un forte segnale a novembre, quando avevano negato la rielezione a tre giudici della Corte suprema che avevano votato a favore del matrimonio gay. Nel frattempo, a livello federale, l'orientamento dell'opinione pubblica sul tema resta più o meno stabile, con poco più del 50% degli americani convinti che le coppie omosessuali non dovrebbero potersi definire «sposate». Il 47% invece si dice favorevole a una nuova definizione di matrimonio.
La decisione di Obama crea un altro elemento di forte divisione fra conservatori e liberal, e certamente diventerà un tema dominante della campagna elettorale per le presidenziali del prossimo anno. Durante le elezioni del 2008 l'attuale capo della Casa Bianca si era definito contrario al matrimonio fra persone dello stesso sesso, ricevendo pesanti accuse da parte dei gruppi gay. Ma, al contrario di Bush, che più volte aveva definito compito della nazione americana «difendere la santità del matrimonio», Obama ha ammesso negli ultimi mesi di aver rivalutato la questione e di faticare a riconciliare la sua precedente posizione con il dovere di non attuare discriminazioni contro i gay.

 
Fonte: Avvenire, 24/02/2011