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In un precedente articolo abbiamo parlato di un atteggiamento sempre più diffuso: quello di prendersela con Dio per le cose negative della vita e mai ringraziarlo per quelle belle [leggi: A DIO PUOI CHIEDERE TUTTO, MA NON PUOI PRETENDERE NULLA, clicca qui, N.d.BB].
A questo si collega un altro pensiero, molto spesso come critica che viene rivolta al mondo della Tradizione: Dio non è cattivo, quindi non punisce, non manda all'Inferno. Questo sottintende (ma a volte lo dicono proprio) che chi parla di peccato mortale, Inferno e cose affini è il solito retrogrado duro di cuore con i paraocchi, che non ha capito nulla di Dio.
Perché si collega al prendersela con Dio?
Sono due lati della stessa medaglia. Da un lato si bestemmia Dio, attribuendoGli cattiveria, dall'altro Gli si attribuisce una sdolcinata accondiscendenza ad ogni disobbedienza alla sua Legge. In ambedue i casi si nega a Dio una sua qualità: la Bontà infinita da un lato, la Giustizia perfetta dall'altro.
Torniamo all'argomento attuale. Dov'è il problema in questo ragionamento (Dio non punisce, Dio non manda all'Inferno, ecc...)? In primis sta in quel che sottintende.
Nei casi di cui parliamo infatti è chiaro che non si dice solo "Dio è buono", letteralmente (fosse solo questo, sarebbe corretto). Si sottintende invece contrapposizione a una cattiveria erroneamente collegata al giudicare i peccatori. In parole povere si dice che Dio non giudica e non manda all'inferno perché non è cattivo. Lui ama e basta...
Si nota come questo sia una deriva di quel buonismo che ha oramai invaso la Chiesa con evidenti conseguenze sul modo di intendere la dottrina e non solo.
DIO NON È CATTIVO
"Ma Dio non è Bontà infinita?" mi potrebbe eccepire qualcuno. "Che c'è di male nel dire che non è cattivo?".
Nulla di male, ovviamente, a dire che Dio non è cattivo. Ribadiamo che dirlo sarebbe una contraddizione in termini. C'è però differenza tra l'essere buono e l'essere buonista (leggi nota in fondo all'articolo).
Quel "mica Dio è cattivo", poi, non è solo e semplicemente un ribadire l'ovvio, ma, detto con un certo senso, diventa una riduzione di Dio alla sola Bontà, intesa come un restringimento dell'azione divina ad una stucchevole salvezza per tutti che renderebbe inutile il Sacrificio di Cristo... (a proposito, fa pensare qualcosa il "per tutti" della Messa Novus Ordo rispetto al "pro multis" di quella Vetus Ordo?).
In effetti non è Dio che manda all'Inferno, non è Cristo che si diverte nel giudizio particolare a decidere della nostra gioia o dannazione eterna.
I versetti del Siracide ci ricordano che siamo noi a decidere quel che ci toccherà dopo la morte, che «a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».
È l'uomo che, peccando gravemente, si mette da solo nella condizione di finire all'Inferno. Non è Cristo a deciderlo nel giudizio particolare.
Le suddette eccezioni fanno anche a volte perdere la pazienza perché, neanche troppo sottilmente, accusano di pensare che Cristo, nel giudizio particolare, a priori (ossia senza valutare la vita di chi subisce quel giudizio), decida arbitrariamente chi va dove...
L'errore invece è esattamente il contrario ed è di chi queste eccezioni le solleva.
Come abbiamo detto, proprio perché Dio è Bontà infinita, Amore perfetto, non è Lui che manda all'Inferno, nel senso letterale, ma è l'uomo a "mandarcisi" con il suo peccato.
DIO NON È SOLAMENTE BUONO, È ANCHE GIUSTO
Nel giudizio particolare la sentenza sarà semplicemente "dichiarativa" e non "costitutiva", come si dice nel gergo del diritto. In sostanza, Gesù non costituirà una situazione nuova (stato di dannazione eterna dal nulla), ma si limiterà ad accertare lo status dell'anima (esistenza o meno del peccato grave) e a dichiarare la conseguenza di quello stato.
«Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».
Dio non è solamente buono, è anche giusto!
Dire che Dio è giusto non significa in alcun modo che Dio è cattivo. L'essere giusto è l'esatto opposto dell'essere cattivo. L'essere giusto non è alternativo o in contrapposizione con l'essere buono.
Se ci si dice invece che Dio è buono e che non è cattivo, ponendo in essere quella contrapposizione, si cade nel gravissimo errore di non riconoscerGli una qualità: la Giustizia.
Provate a chiedere: «ma quindi secondo te Dio non è giusto?», la risposta sarà sicuramente «certo che lo è!». Allora si cala il carico e si risponde «e ti sembra giusto Dio che è solo buono e non manda nessuno all'Inferno, così da dare il premio del Paradiso sia a chi è in stato di grazia sia a chi è in peccato mortale?». O, per essere ancora più chiari: «riterresti giusto il Signore se andassi in Paradiso e vicino a te trovassi chi sai per certo essere in peccato mortale e non aver fatto nulla per uscirne?».
Proprio questo è il problema di questo modo di pensare.
Dire che Dio è (solo) buono nel senso evidenziato non significa dire che non è anche giusto?
Rileggiamo il Catechismo di San Pio X e ricordiamo che «Dio è l'essere perfettissimo» (n. 2), ossia che in Lui «è ogni perfezione, senza difetti e senza limiti» (n. 3). "Ogni perfezione": quindi anche la Giustizia perfetta.
Nota di BastaBugie: Corrado Gnerre nell'articolo seguente dal titolo "Ti spieghiamo perché il buonismo è il contrario della bontà" spiega la differenza tra il perdono e la pena.
Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 21 settembre 2021:
Per buonismo s'intende quell'atteggiamento secondo cui bisognerebbe evitare di castigare e di punire.
Si sa però che le deformazioni estremizzate della realtà si traducono sempre in una negazione della realtà stessa; così come l'estremizzazione di una cosa buona si traduce sempre nel suo contrario, cioè in una cosa cattiva.
Lo stesso vale per la bontà; infatti il buonismo è il maggior nemico della bontà. Essere buoni a tutti i costi, dimenticando la punizione e la pena, significa diventare cattivi e ingiusti.
Quando succede qualcosa di tragico, per esempio un pirata della strada che uccide investendo un bambino, oppure un rapinatore che uccide un padre di famiglia, ecc... i giornalisti spesso chiedono ai familiari delle vittime: siete pronti a perdonare? Domanda che nelle intenzioni di chi intervista ha un significato ben preciso: confondere il perdono con la volontà di non infierire, di non pretendere che il colpevole paghi, per la serie: non pretenderai mica che chi è colpevole sconti chissà che cosa...
La dottrina cattolica, invece, ci presenta una differenza importante, quella tra perdono e pena.
Il perdono è il perdono; ma questo non esclude la pena, anzi. Il Sacramento della Riconciliazione (la Confessione) assolve il peccatore, ma non toglie totalmente la pena che deve essere scontata in questa vita o, se non basta questa vita, in Purgatorio.
Dunque, Dio stesso, che è amore e giusto giudice, quando perdona e assolve non elimina la pena. Non è cristiano, quindi, confondere perdono con il fatto che il colpevole non debba "pagare"; né tantomeno può essere accusato di essere vendicativo chi pretende che il colpevole sconti la sua pena.
Ma qual è l'origine del buonismo? La risposta non è facile. Se ne può però individuare un'origine filosofica. Basterebbe fare riferimento al pensiero di Jean Jacques Rousseau. Questi disse che l'uomo nascerebbe buono e che ciò che lo renderebbe cattivo sarebbero le condizioni sociali, quali un certo tipo di progresso. Pertanto, le cause della cattiveria umana non sarebbero da ricercare nell'uomo e nella sua libertà, quanto in ciò che è al di fuori di lui: società, ambiente, educazione, ecc. Insomma, una vera e propria immacolata concezione dell'uomo. Tra parentesi: questa antropologia è stata fatta propria da tutte le dottrine progressiste e materialiste e quindi anche dal positivismo filosofico. Fu così che nella seconda metà dell'Ottocento (anno 1858) la Vergine apparve a Lourdes (dunque in Francia, patria del positivismo) confermando la solenne definizione della sua Immacolata Concezione, proprio per ricordare che, tranne Lei, ogni uomo nasce con il peccato di origine.
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