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Venerdì 4 novembre la 52° conferenza organizzata dal Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha dibattuto su tutta una serie di tematiche ambientali, prese di mira da un catastrofismo ormai imperante. Il relatore è stato Riccardo Cascioli, giornalista di Avvenire, direttore de La Bussola Quotidiana, fa parte della redazione del Timone, tiene un corso sulle istituzioni internazionali al Master in Scienze Ambientali dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Per la sua attività e i suoi libri si è aggiudicato nel 2006 il "Premio Ambiente è Sviluppo" istituito dal ministero dell'Ambiente.
Il professor Cascioli non nega che dei disastri ambientali avvengano, anzi è lui stesso il primo a riconoscerli. E non nega neppure l'esistenza dei cambiamenti climatici, ma ci invita a riflettere sul modo in cui ci poniamo di fronte a questi eventi. Assumere un atteggiamento catastrofista è un modo pre-concetto di studiare la questione. Il catastrofismo, infatti, è caratterizzato innanzitutto da una visione parziale della realtà che prende in esame soltanto gli aspetti negativi del problema e inoltre da una visione radicalmente negativa dell'uomo, la cui presenza sarebbe sempre dannosa.
Cascioli, per fare un esempio, ha preso in esame le alluvioni avvenute in Lunigiana proprio in questi giorni. Osservando tutti i Tg si ha come l'impressione che i cambiamenti climatici e i disastri ambientali come le alluvioni stiano progressivamente aumentando e diventino sempre più forti. Ma andando indietro nel tempo ci ricordiamo bene dell'alluvione che coinvolse Firenze nel '66 e quella del Polesine nel '61. A un attento studio della storia del territorio italiano ci accorgiamo che, non solo la Liguria è regolarmente afflitta da questi eventi, ma più della metà dei comuni italiani lo è, per questioni morfologiche. Quindi tali eventi non sono un aggravarsi della situazione, ma un ripetersi ciclico. Anche i cambiamenti climatici sono la normalità e non un problema. Il clima è sempre cambiato, non è statico. Ad esempio, dall'inizio del mondo ci sono state almeno sette Ere Glaciali.
Chi afferma che l'uomo è responsabile dei cambiamenti climatici e quindi dei disastri ambientali che ne conseguirebbero, mette sotto accusa l'umanità, che con la sua attività industriale, con il progresso, con le nascite di nuovi individui creerebbe problemi. Questa visione è sbagliata alla radice: l'uomo fa alcune azioni sbagliate, ma ne può fare anche di molto positive. La natura non è stata creata perché l'uomo la lasci com'è, ma perché se ne prenda cura e continui l'opera creatrice di Dio. Nei secoli l'uomo ha reso i territori più belli e più vivibili bonificando le zone paludose, coltivando i terreni, costruendo acquedotti e mantenendo i boschi.
La responsabilità dell'uomo non sta nell'evitare i disastri naturali, che in molti casi non possono essere evitati, ma nella manutenzione del territorio per evitarne il più possibile gli effetti: pulire gli argini dei fiumi; costruire le case solo dove è possibile farlo senza intralciare il corso dei fiumi; costruire reti fognarie e mantenerle pulite e funzionanti; e non per ultimo, bisogna anche sapersi arrendere in certi casi alla forza della natura e mettersi al sicuro, aspettando che sia passato il pericolo, come avviene ad esempio in Asia, al passaggio dei Monsoni, perché in fondo limitare le perdite di vite umane vale più di ogni altra cosa.
Il catastrofismo incolpa l'umanità intera dei cambiamenti climatici, che sarebbe la diretta responsabile dei disastri ambientali. Ma così facendo nessuno risponde personalmente dell'edilizia selvaggia e delle incurie, che amplificano gli effetti di questi eventi disastrosi. Tutti colpevoli, vuol dire nessuno colpevole personalmente...
Un altro cavallo di battaglia della mentalità catastrofista consiste nell'inquinamento. Che questo fenomeno esista e che ci siano stati degli anni in cui è andato aumentando nessuno lo nega, dice Cascioli. Ma la realtà è che rispetto a qualche anno fa è molto diminuito e la tendenza è a diminuire ancora, non ad aumentare, come affermano i catastrofisti di turno. Lo sviluppo e il progresso non sono da condannare perché permettono di avere una tecnologia sempre migliore e sempre meno inquinante. Nessuno parla ad esempio delle auto, che rispetto ai suoi albori inquina l'80% in meno, oppure del riscaldamento delle case, dove, sostituendo il gasolio con il metano si riesce ad inquinare sempre meno. In 40 anni, mediamente, l'inquinamento è stato abbattuto di circa il 70%. Insomma non è lo sviluppo a creare inquinamento, bensì il sotto sviluppo. Infatti nei paesi sviluppati la fiorente economia insieme alle nuove tecnologie limita il problema inquinamento e gli altri problemi ambientali.
Un ulteriore argomento dei catastrofisti è quello della deforestazione. I mass media fanno apparire questo come un problema globale, ma in realtà riguarda solo alcuni paesi sottosviluppati, come alcune zone dell'Africa. In questi territori, in cui vige un'agricoltura primitiva, si coltivano i terreni anche senza tecnologie, anzi, a volte senza nemmeno l'ausilio di animali. Tali terreni si consumano in fretta e così vengono bruciate le foreste per mettere a coltivazione nuovi terreni per sopravvivere.
In Africa è molto presente anche il problema della malaria, che, al contrario di quello che comunemente si pensa, è molto più grave dell'aids, sia per tasso di mortalità che per l'inabilità che provoca nella popolazione. Sfatiamo il mito, ha spiegato Cascioli, che la malaria sia una malattia tropicale, perché anche in Italia c'era questa malattia finché non è stata debellata. Sono inutili gli appelli che lancia ogni anno l'Onu riguardo alle zanzariere. È chiaro che il problema della malaria non può essere risolto mettendo delle zanzariere perché le zanzare che provocano questa malattia sono presenti non solo di notte e non solo all'interno delle case. C'è bisogno di bonificare il territorio e di rendere le persone capaci di pratiche igieniche migliori. Solo che l'unico prodotto che disinfetta efficacemente le zone affette da malaria, debellandola, è il DDT, con il quale è stata bonificata tutta l'Europa, ma che poi è stato bandito dai benpensanti in quanto presunto inquinante. In realtà il DDT, usato con prudenza, sarebbe una risorsa efficacissima per quelle popolazioni e l'allarmismo che lo ha coinvolto è stato esagerato.
Ultimamente, ha continuato ancora Cascioli, l'inquinante per eccellenza dei paesi sviluppati è diventato, secondo l'organizzazione mondiale della sanità, il Co2, altrimenti detto anidride carbonica, e così tutti si stanno dando un gran da fare per ridurne al minimo le emissioni. Questa, ha affermato Cascioli, è una bugia, oltre che una vera e propria follia. Senza Co2 non ci sarebbe vita sulla terra e raggiungere concentrazioni tali da essere dannoso è praticamente impossibile. Il Co2 di per sé non è un elemento inquinante, né tossico, mentre lo è ad esempio il benzene, che nessuno si preoccupa di limitare nell'atmosfera. E infatti, dati alla mano, secondo gli ultimi studi effettuati sull'atmosfera, mentre il tasso di Co2 è in aumento, i tassi di inquinamento sono in diminuzione. L'anidride carbonica è necessaria alle piante per vivere ed è quindi utile per lo sviluppo della vegetazione.
Il catastrofismo, che guarda a tutte queste problematiche ambientali con assoluto pessimismo, nasce dal movimento ambientalista, che a sua volta ha origini molto lontane nel tempo. Alla fine dell'800 le società eugenetiche teorizzano il darwinismo sociale, favorito dall'eugenetica: applicare il darwinismo alla specie umana significa fare in modo che vadano avanti solo gli individui che servono nella società, "i migliori", creando così una razza selezionata, proprio come teorizza il pensiero eugenetico e arrivare ad una società con pochi uomini ma buoni. Secondo questa teoria, gli uomini sono in sé dannosi e cattivi, incapaci di fare il bene se non per sbaglio e per questo ha bisogno di un'autorità forte che lo schiacci. Anche alcuni protestanti considerano l'uomo in questi termini, al contrario del cattolicesimo che considera l'uomo e tutta la realtà in modo positivo. La secolarizzazione ha rotto la visione positiva dell'uomo portata dalla cultura cattolica e non è un caso che il '900 sia stato il secolo dei totalitarismi. Da tutta questa visione nasce il conservazionismo e il protezionismo degli ambientalisti, per cui se l'uomo crea danni bisogna limitare la sua attività e creare zone delimitate in cui l'uomo non possa entrare, come i parchi naturali. I parchi naturali, di per sé positivi si fondano però su un'intenzione sbagliata. E non risolvono il problema di salvaguardia dell'ambiente. Basti pensare alla Campania che, pur essendo la regione italiana con più parchi naturali, non è esattamente un esempio di protezione ambientale.
Un altro problema tirato spesso in ballo è quello dell'esaurimento delle risorse. Secondo l'ideologia catastrofista le risorse del mondo sono come una torta: ogni anno una fetta di quella torta sparisce e un giorno finirà; se la popolazione aumenta o consuma troppo rischiamo ben presto di non avere più abbastanza risorse per tutti. Ma anche questo è falso. Prima che venisse capito come poter utilizzare il petrolio, questa sostanza rappresentava un problema, mentre oggi è una risorsa; e quando negli anni '70 fu lanciato l'allarme sulla fine del rame, poco dopo non solo se ne scoprirono altri giacimenti, ma furono addirittura inventate le fibre ottiche, da usare al posto del rame per tutte le comunicazioni. L'età della pietra non è finita perché sono finite le pietre, ma perché sono stati scoperti dall'uomo materiali migliori.
Le risorse dipendono dall'ingegnosità dell'uomo che le usa per rispondere ai propri bisogni. Se eliminiamo l'uomo le risorse non aumentano, casomai spariscono perché non c'è più nessuno che le renda utilizzabili. L'acqua, ad esempio, è presente naturalmente in natura, ma se l'uomo non avesse costruito i pozzi e in seguito gli acquedotti e i canali per riceverla nelle case sarebbe molto meno utile. Anche nei paesi sottosviluppati per bere l'acqua bisogna scavare un pozzo.
Cascioli ha concluso la sua interessante esposizione spiegando che la vita non è una partita tra la natura e l'uomo; entrambe le estremizzazioni, sia la divinizzazione dell'uomo che quella della natura, sono sbagliate. Ecco perché il peggior problema per l'ambiente è l'ateismo: eliminando Dio come creatore avviene o lo sfruttamento indiscriminato, in quanto l'uomo si sente il più forte, oppure la divinizzazione della natura per cui se Dio è in ogni cosa niente di ciò che è in natura può essere toccato. Dobbiamo imparare a recuperare il vero significato della vita e di ciò che abbiamo intorno: l'acqua non va sprecata, non perché finisca, né perché chiudendo il rubinetto in Italia arrivi più acqua in Africa; non va sprecata perché tutto ciò che abbiamo è un dono di Dio, quindi va usato nella maniera giusta. Non è terrorizzando che si insegna alle persone a non sprecare, ma chi toglie Dio dal suo orizzonte non ha altri mezzi. Senza la Fede che ci indica come utilizzarle e quali limiti avere, persino possedere tutte le risorse del mondo diventa inutile.
Nota di BastaBugie: per ricevere il dvd della serata, vai a:
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/articoli.php?id=1
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