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« Torna agli articoli di I
«Sono bloccata tra due sessi». Per questa tragica condizione Keira incolpa il trattamento iniziato al Tavistock nel Nord di Londra quando, a 16 anni, non voleva più essere una ragazza e chiese aiuto. Dopo tre appuntamenti di un'ora, le furono prescritti bloccanti ormonali per fermare lo sviluppo del suo corpo femminile», leggiamo in un articolo di Daily Mail.
Tre ore di seduta sono, dunque, bastate a dare inizio ad un trattamento di cui ora Keira si dice pentita. Tre anni fa si era sottoposta, infatti, alla rimozione del seno, che, insieme alle dosi di testosterone assunte, aveva contribuito a rendere più mascolino, anche se non ancora del tutto, il suo aspetto. Ed ora che ha cambiato idea sulla sua intenzione di assumere le sembianze maschili, si ritrova con un corpo che non sente suo e cerca il modo di invertire il trattamento effettuato fino a quel momento.
Sulla possibilità che gli adolescenti, sin dal dodicesimo anno di età, possano dare liberamente il proprio consenso ai trattamenti in vista della transizione, la sua posizione è chiara: «Non credo che i bambini e i giovani possano acconsentire all'uso di potenti farmaci ormonali sperimentali come ho fatto io».
Sin da piccola non amava vestirsi da femmina. Crescendo, fu vittima di bullismo, al punto da non voler più andare a scuola. «Ho pensato che la vita sarebbe stata migliore per me se avessi cambiato il mio sesso». Molto presto, fu indirizzata al suo medico locale che, a sua volta, la indirizzò al Servizio di salute mentale infantile e adolescenziale (CAMHS) vicino a casa sua», ove le proposero di rivolgersi al Tavistock di Londra.
«Il Tavistock mi ha dato degli anti ormonali per fermare il mio sviluppo femminile. [...] Ho avuto sintomi simili alla menopausa [...]. Avevo le vampate di calore, ho trovato difficile dormire, il mio desiderio sessuale era scomparso. Mi hanno dato compresse di calcio perché le mie ossa si erano indebolite». Sembra incredibile, ma Keira sostiene di non essere stata avvertita dai terapisti del Tavistock dei terribili sintomi che l'avrebbero attesa». Il testosterone, poi, fece sì che a Keira iniziassero a crescere più peli, barba compresa.
A 20 anni si sentiva contenta del suo percorso e intendeva continuarlo con la rimozione dei seni. Ma, una volta avvenuta, iniziarono a comparire i primi dubbi sulla sua scelta. Ora ha già cambiato i suoi documenti per essere riconosciuta legalmente maschio e non sa neanche se in futuro potrà mai avere figli. Vuole tornare donna.
«Se commettessi un crimine, sarei messa in una prigione maschile. Voglio annullare il documento di riconoscimento del genere». Si è messa, dunque, in contatto con la Detransition Advocacy Network, per poter riacquisire sembianze femminili. Sono centinaia i giovani e adulti che si sono rivolti a questa associazione, pentiti della "riassegnazione" del sesso.
«Non voglio che altri bambini soffrano come me», afferma Keira, è per questo che ha deciso di raccontare la sua storia. I bambini che soffrono di disforia di genere meritano di essere aiutati ad apprezzare sé stessi così come sono, non di essere spinti alla transizione.
https://www.youtube.com/watch?v=iR5LZDTglbk
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).
LA SVIZZERA APPROVA LEGGE SU OMOFOBIA
Con una legge apposita il Codice penale elvetico aveva esteso il divieto di atti discriminatori per motivi legati a etnia, razza e religione alle condotte discriminatorie legate ad orientamento sessuale e identità sessuale psicologica.
L'Unione democratica federale aveva promosso un referendum per abrogare questa estensione dato che, giustamente, temeva che questa legge fosse lesiva della libertà di parola.
Hanno vinto i favorevoli alla legge con il 63% dei votanti e sono stati sconfitti i difensori della famiglia, della libertà di parola e soprattutto dell'ordine naturale.
(Gender Watch News, 11 febbraio 2020)
DA MASCHIO A FEMMINA A DRAGO
Richard Hernandez era un vicedirettore di una banca. Visse una infanzia difficile, in mezzo al deserto e quasi abbandonato a se stesso. Decise di «cambiare» sesso. Quando scoprì di essere sieropositivo la sua vita si stravolse e non si accettò più non solo come maschio, ma anche come essere umano e quindi volle diventare un drago. Si fece tatuare sul corpo delle squame, amputare orecchie e naso, la sua lingua diventò biforcuta e si fece iniettare nella sclera - il bianco dell'occhio - una sostanza verde, così da cambiare il colore degli occhi. Spese per questa follia ben 60mila dollari tra il 1990 e il 2016. Divenne così il primo uomo-donna (lui non si sente né donna né uomo completamente) transpecie.
La vicenda del fu Richard fa comprendere bene i paradossi della cosiddetta identità di genere: se un uomo si può sentire intrappolato nel corpo sbagliato di un maschio volendo «cambiare» sesso, perché non potrebbe sentirsi intrappolato anche in un corpo sbagliato di un essere umano volendo diventare un drago o un altro animale? Se è lecita la transizione da un sesso ad un altro perché non dovrebbe essere lecita anche la transizione tra una specie e l'altra? Poste alcune premesse occorre essere coerenti ed arrivare di necessità alle relative conclusioni.
(Gender Watch News, 1° febbraio 2020)
NUOVO COMMISSARIO PER UN'EUROPA SEMPRE PIU' LGBT
Un'Europa sempre più Lgbt. È quello che probabilmente ci aspetta nei prossimi anni, almeno a giudicare da chi è Helena Dalli, colei che è stata scelta lo scorso anno da Ursula von der Leyen per far parte della sua squadra come Commissario europeo all'Uguaglianza. Benché non molto nota in Italia, infatti, la Dalli sembra esser una politica che ha fatto della causa arcobaleno la propria. Classe 1962, docente all'Università di Malta, la Dalli nasce come esponente del Partito laburista. Prima di far carriera in Europa, durante la legislatura 2013-2017 è stata nominata Ministra del dialogo sociale, degli affari dei consumatori e delle libertà civili. Un dicastero, quest'ultimo, il cui nome dice già molto, a ben vedere, della figura di cui si sta parlando.
In effetti, la Dalli si è distinta per iniziative politiche che non lasciano spazio a dubbi: ha presentato al Parlamento un disegno di legge per introdurre il «matrimonio egualitario» - ossia il matrimonio omosessuale - e si è attivata per rendere il suo Paese quello che offre la miglior protezione legale e uguaglianza per le persone LGBTIQ in Europa. Un impegno, questo, portato avanti dalla Dalli con grande determinazione se si pensa che la piccola Malta ha mantenuto il primo posto dell'indice dei paesi ILGA-Europa per quattro anni consecutivi.
Sempre sotto la spinta della oggi Commissario europeo, il governo maltese ha introdotto diverse leggi e politiche decisamente gradite al mondo Lgbt; tra tutte, possiamo qui ricordare una legge sulle unioni civili e l'ampliamento delle protezioni antidiscriminazione nella costituzione maltese per coprire i motivi dell'identità di genere e orientamento sessuale.
Tutto questo per dire che Helena Dalli non è una politica genericamente favorevole all'agenda arcobaleno, ma una vera e propria madrina Lgbt che nulla, anzi, fa per nasconderlo. Lo prova, per stare alle cronache più recenti, il tweet con cui in questi giorni ha annunciato - da Commissario europeo all'Uguaglianza - di essere in prima linea per «lo sviluppo e l'attuazione della prossima strategia per l'uguaglianza LGBTI».
Chi ha a cuore i valori delle vita e della famiglia può insomma star sicuro che dall'Europa non verrà granché di buono. D'altra parte, la stessa Ursula von der Leyen è notoriamente una figura pro Lgbt. Anche se alcuni minimizzano, infatti, la von der Leyen a suo tempo si distinse per le posizioni progressiste in materia di adozione per le coppie omosessuali, diffondendo la teoria del gender e - da Ministro degli Affari Sociali, delle Donne, della Famiglia e della Salute della Bassa Sassonia - sponsorizzando il cosiddetto "gender mainstreaming",
Quindi non sorprende che costei si sia tirata in casa, pardon in Commissione una come Helena Dalli. Tutto torna, insomma. Ne consegue la necessità, per il popolo pro family, di tener alta la guardia dal momento che è quanto mai probabile che dalla Commissione europea, nei prossimi tempi, verranno indicazioni e prese di posizione quanto mai lontane da quanti abbiano una visione delle cose incardinata nel diritto naturale. E tutto verrà fatto, c'è da immaginare, sempre all'insegna di «diritti civili», «antidiscriminazione» «progresso» e «uguaglianza»; le classiche parole magiche della cultura dominante per avanti le proprie idee distruttive facendole passare, grazie al supporto dei media, come battaglie di civiltà.
(Giuliano Guzzo, Provita & Famiglia, 10 febbraio 2020)
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