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Capita di rado, purtroppo. Ma capita. In poco tempo ben due sentenze han ridato diritto di cittadinanza ai cattolici ed a ciò in cui credono.
La prima è stata emanata la scorsa settimana da un tribunale britannico, che ha detto una cosa molto semplice, benché violentemente osteggiata dai politically correct: i cristiani possono tranquillamente definire in pubblico la pratica omosessuale come peccato e proclamarlo a voce alta. È un loro diritto, sia dal punto di vista della libertà di pensiero, di parola e di espressione, sia perché questo è ciò che afferma la Sacra Bibbia ovvero il loro testo fondamentale di riferimento. Il giudice, a tal proposito, ha anzi condannato il consiglio comunale di Blackpool, per aver censurato e discriminato i cristiani in merito. Che ciò sia di monito. Anche in Italia, Alessandro Zan e compagni se ne facciano una ragione.
Seconda sentenza: nelle scorse settimane il tribunale penale di Malaga ha condannato ad un'ammenda da 2.700 euro per crimini contro la sensibilità religiosa la promotrice di una "processione" ferocemente blasfema, svoltasi nel 2013. Quell'anno, in occasione della "festa della donna", l'imputata portò per le vie cittadine una raffigurazione dell'organo riproduttivo femminile, agghindato come la Madonna, recitando una sorta di "Credo", modificando tuttavia il testo originale in modo inqualificabile. Vittoria, dunque, per l'Associazione degli Avvocati Cristiani, che sporse denuncia e che portò così all'attenzione dell'opinione pubblica il caso, ma vittoria soprattutto del buon senso.
Si tratta di due importanti episodi, che rappresentano un chiaro invito rivolto ai cristiani, affinché non si nascondano, non divengano vittime di falsi timori ed annuncino anzi con coraggio e con dignità la propria fede e la propria identità, senza esitazioni. Del resto, oggi la sinistra è ossessionata dal discorso identitario, come è emerso con chiarezza anche da una recente intervista rilasciata al settimanale L'Express dallo scrittore Édouard Louis, icona della Sinistra radicale francese, fan convinto dei Black Lives Matter, iperfemminista, omosessuale dichiarato ed, in quanto tale, anti-sessista ed anti-omofobo: «Chiunque parli di lotte per l'identità non è di sinistra», ha sentenziato, senza astenersi tuttavia dal rivolgere una dura critica alla Sinistra marxista, a suo avviso troppo "conservatrice": «La Sinistra ha progressivamente abbandonato le classi lavoratrici», ha detto, precisando come, a suo parere, sia rimasta in parte «dentro cornici di pensiero vecchie di cinquant'anni, senza mai parlare delle nuove questioni». [...]
Nota di BastaBugie: Gianfranco Amato nell'articolo seguente dal titolo "Cure domiciliari, un primo passo del Parlamento" informa che il Senato ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo ad aggiornare i protocolli per le cure domiciliari dei pazienti con Covid-19. Si chiede di superare la logica della "vigile attesa" e tenere conto dell'esperienza sul campo dei medici con l'uso di farmaci già esistenti. Un primo passo che va oltre il vaccino come unico modo per uscire dalla situazione.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 aprile 2021:
Ogni tanto ci è concessa la grazia anche di qualche buona notizia. È stato approvato dal Senato, con 212 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astensioni, un ordine del giorno, a prima firma Massimiliano Romeo, presidente del gruppo della Lega a Palazzo Madama, che impegna il Governo ad aggiornare i protocolli e le linee guida per le cure domiciliari dei pazienti Covid-19, tenendo conto di tutte le esperienze dei professionisti impegnati sul campo.
Finalmente si comincia a parlare in modo serio di cure e non solo di prevenzione vaccinale. Finalmente la politica è giunta alla conclusione - come si legge nel documento approvato - «per cui una corretta gestione dei pazienti affetti da Covid-19 presuppone, da un lato, l'immediata adozione delle cure maggiormente idonee e specifiche per il singolo individuo, dall'altro, l'esigenza di non affollare in maniera non giustificata gli ospedali e soprattutto le strutture di pronto soccorso». Per questo, secondo il documento approvato in Senato, «appare necessario, alla luce delle esperienze sul territorio, superare la previsione della "vigile attesa" prevedendo l'aggiornamento dei protocolli e delle linee guida dando la possibilità̀ per i medici di prescrivere i farmaci ritenuti più̀ opportuni tenuto conto del singolo caso, nel quadro delle indicazioni della comunità̀ scientifica validate dagli organi preposti».
Interessante anche il fatto che nel citato documento si riconosca espressamente «un ruolo cruciale ai membri della famiglia o ai conviventi del paziente», e si identifichi «la casa come luogo primario di cura» e quale «punto cardine di una nuova visione della medicina di prossimità̀ che attenua il senso di allontanamento e di perdita delle relazioni quotidiane e apporta una dimensione non solo farmacologica ma anche relazionale al trattamento sanitario».
L'ordine del giorno approvato al Senato ha anche il merito di rimediare all'assenza di linee guida aggiornate e univoche volte a fornire protocolli generali di cura domiciliare dei pazienti Covid-19, circostanza che ha fatto registrare «sul territorio nazionale rilevanti diversificazioni tra i protocolli sanitari regionali».
Il Senato ha quindi impegnato il Governo ad attuare un'azione articolata in cinque punti.
PRIMO
«Aggiornare, per il tramite dell'Istituto Superiore di Sanità, Agenas ed AIFA, i protocolli e linee guida per la presa in carico domiciliare da parte di MMG, PLS e medici del territorio, dei pazienti COVID-19 tenuto conto di tutte le esperienze dei professionisti impegnati sul campo».
SECONDO
«Istituire un Tavolo di monitoraggio ministeriale, in cui siano rappresentate tutte le professionalità̀ coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale, vista la crescente complessità̀ gestionale e la necessità di armonizzare e sistematizzare tutte le azioni in campo».
TERZO
«Attivare, per una efficace gestione del decorso, fin dalla diagnosi, interventi che coinvolgano tutto il personale presente sul territorio in grado di fornire assistenza sanitaria, accompagnamento socio-sanitario e sostegno familiare».
QUARTO
«Attivarsi affinché́ le diverse esperienze e dati clinici raccolti dai Servizi Sanitari Regionali confluiscano in un protocollo unico nazionale di gestione domiciliare del paziente Covid-19».
QUINTO e ultimo punto
«Affiancare all'implementazione del protocollo nazionale per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19 un piano di potenziamento delle forniture di dispositivi di telemedicina idonei ad assicurare un adeguato e costante monitoraggio dei parametri clinici dei pazienti».
Si sta finalmente andando verso quella direzione più volte coraggiosamente indicata da alcuni medici, e formalizzata in un interessante documento intitolato La gestione dei pazienti COVID-19 in ambito domiciliare, redatto l'1 aprile 2021 e contenente alcuni indirizzi operativi proposti dal gruppo di lavoro promosso da Luca Coletto, capo del dipartimento Sanità della Lega. Finalmente si può parlare di cure. Si può parlare di farmaci. Si può parlare di vitamina D, di prebiotici, di N-acetilcisteina, di ASA, di idrossiclorochina, di corticosteroidi, di antibiotici, di eparine a basso peso molecolare, senza essere tacciati di negazionismo.
Forse la medicina, ovvero l'antica τέχνη (téchne) istituita da Ippocrate nel V secolo a.C., ha ritrovato la propria originaria e fondamentale finalità: quella della θεραπεία (therapèia), della cura. Piuttosto che pensare ad un'eventuale prevenzione attraverso controversi vaccini sperimentali, dalle incalcolabili prospettive di guadagno per le case produttrici. Si tratta, infatti, del maggior business di tutta la storia dell'umanità. Questa è l'unica cosa su cui tutti, negazionisti e non, concordano.
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