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Nella sua prima intervista in qualità di Ministro dell’Ambiente del governo Cameron, Caroline Spelman ha illustrato l’impegno convinto del nuovo esecutivo britannico nell’incrementare la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzazione delle biotecnologie vegetali per difendere l’ambiente, migliorando ed aumentando le produzioni.
Nell'intervista, pubblicata dal quotidiano The Guardian il 4 di giugno, il Ministro del Dipartimento Ambiente, Alimentazione e Affari Rurali, si è chiaramente espresso a favore delle colture di prodotti geneticamente modificati.
La Spelman ha spiegato che i prodotti ogm portano benefici per tutti. Per i consumatori che possono acquistare prodotti di maggiore qualità a prezzi contenuti; per la ricerca, per la salute e per l’ambiente perché gli ogm riducono la quantità di antiparassitari utilizzati. “Inoltre – ha affermato il ministro - ci sono benefici per i paesi in via di sviluppo, come la resistenza alla siccità o la capacità di assorbire anche acqua con alto contenuto di sale”. “Se usate bene, le biotecnologie – ha aggiunto – dimostrano quanto può essere utile l’innovazione tecnologica”.
La presa di posizione del ministro britannico riflette le indicazioni che provengono dal mondo agricolo a livello mondiale. Secondo il rapporto diffuso dal Servizio Internazionale per l’acquisizione delle applicazioni agro-biotecnologiche (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications, ISAAA), nel 2008 tre nuovi paesi e 1,3 milioni di nuovi agricoltori hanno coltivato piante geneticamente modificate. Inoltre la superficie coltivata con piante ogm è aumentata di 10,7 milioni di ettari dal 2008 al 2009. Per avere un'idea della superficie, si pensi che l’intera superficie agricola italiana è pari a 13 milioni di ettari.
I dati complessivi sono impressionanti. Sono 14 milioni gli agricoltori che utilizzano sementi ogm in 25 paesi per un totale di 134 milioni di ettari coltivati con piante ogm. È interessante scoprire che il 90% dei coltivatori di piante ogm appartiene a Paesi in via di sviluppo. Il Brasile è il secondo Stato che coltiva più organismi geneticamente modificati al mondo.
Nell’ultimo anno è stato significativo l'avanzamento dei paesi africani. Nel 2008 in Egitto sono stati piantati 700 ettari di mais biotech e nel Burkina Faso 8.500 di cotone biotech, raggiungendo così i livelli del Sud Africa che, dal 1998, beneficia della produzione di cotone, mais e soia biotecnologica. È sempre più diffuso il parere favorevole agli ogm nella comunità internazionale. Nel 2008 i leader del G8 hanno riconosciuto per la prima volta l’importanza delle colture biotecnologiche e hanno fatto appello affinché “si acceleri la ricerca e lo sviluppo e si favorisca l’accesso alle nuove tecnologie per incrementare la produzione agricola”. L’Unione Europea ha inoltre riconosciuto che le colture biotech “possono giocare un ruolo importante nel mitigare gli effetti della crisi alimentare”.
Il premier cinese Wen Jiabao ha dichiarato che “per risolvere il problema alimentare, dobbiamo affidarci alle grandi misure scientifiche e tecnologiche, contare sulle biotecnologie e sugli organismi geneticamente modificati”. É per questo che negli ultimi 12 anni la Cina ha stanziato ulteriori 3,5 miliardi di dollari nella ricerca e nello sviluppo delle biotecnologie. Da solo, il riso biotech, già sviluppato e testato sul campo in Cina, ha la potenzialità di aumentare la disponibilità di cibo e il reddito netto di 100 dollari per ettaro per circa 440 milioni di persone nel paese.
In Europa, altri sette paesi dell’Unione hanno aumentato le colture ogm del 21% per un totale di 100mila ettari, un record raggiunto per la prima volta nel 2007. I sette paesi europei per ordine di coltivazione di mais biotech sono la Spagna, la Repubblica Ceca, la Romania, il Portogallo, la Germania, la Polonia e la Slovacchia. Oltre a contribuire alla soluzione dei problemi legati alla sicurezza alimentare, le colture biotech giocano un ruolo importante nella diminuzione dell’impatto ambientale e nell’aumento della sostenibilità della produzione alimentare. Il riso resistente ai parassiti, ad esempio, potrebbe assicurare benefici a circa 1 miliardo di persone.
Le colture biotech contribuiscono ad aumentare la disponibilità e l’accesso al cibo, facendo crescere la produzione di 141 milioni di tonnellate negli ultimi 12 anni. Le colture biotech aiutano a preservare la biodiversità risparmiando superficie agricola. Per raggiungere la stessa produzione di 141 milioni di tonnellate ottenuta dalle colture biotech, sarebbero stati necessari altri 43 milioni di ettari di terra. Con il 70% della popolazione mondiale più povera (con un reddito inferiore a un dollaro al giorno) che dipende dall’agricoltura, le colture biotech possono contribuire alla sostenibilità economica e ad alleviare la povertà. Nei paesi in via di sviluppo e nelle economie in trasformazione, l’agricoltura è responsabile di una parte sostanziale del PIL. Gli aumenti nella produttività agricola ottenuti grazie al biotech sono evidenti: la ricerca in India, Cina, Sud Africa e Filippine mostra come le colture biotech hanno già aumentato le entrate passando da 115 a 250 dollari ad ettaro. Nel 2008, a livello globale, più di 12 milioni di agricoltori poveri hanno beneficiato delle colture ogm. Inoltre le colture biotech hanno già sostanzialmente diminuito l’impatto ambientale sull’agricoltura riducendo i pesticidi, risparmiando sull’uso del combustibile e diminuendo le emissioni di biossido di carbonio e le erosioni del terreno stimolate dalle frequenti arature. In particolare dal 1996 al 2007, le colture biotech hanno permesso di evitare l’uso di 359.000 tonnellate di pesticidi (ingrediente attivo). Lo sviluppo di colture resistenti alla siccità hanno anche un grande potenziale per incrementare i raccolti nelle zone dove l’acqua scarseggia. Circa il 70% dell’acqua pulita del pianeta viene utilizzata per scopi agricoli. Il mais resistente alla siccità sarà disponibile negli USA nel 2012, e nell’Africa Sub Sahariana entro il 2017. I benefici ambientali associati alle colture biotech hanno anche contribuito a ridurre i gas dell’effetto serra. Solo nel 2007, il risparmio di biossido di carbonio è stato di 14,2 miliardi di Kg, che equivalgono alla rimozione di 6,3 milioni di auto dalla strada.
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