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Con un provvedimento in extremis, a pochi giorni dalla nomina del nuovo Governo, il Ministro della Salute Livia Turco ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 aprile 2008 le nuove linee guida sull'applicazione della Legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita. I tempi, le modalità e i contenuti del provvedimento sono stati duramente contestati da medici, bioeticisti, associazioni e istituti di Bioetica.
Il prof. Francesco D'Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb), ha dichiarato che le nuove linee guida sulla Legge 40 "sono gravemente lesive dello spirito della legge 40. E, probabilmente, anche della lettera della legge". Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica, ha spiegato che le linee guida all'applicazione della Legge 40 firmate dal Ministro della Salute "introducono alcune novità che di fatto stravolgono lo spirito e la lettera della stessa legge".
Secondo il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini, "le linee guida non possono andare oltre la legge: di conseguenza non possono essere modificati gli articoli 3 e 4 della Legge 40 che proibiscono non solo la selezione eugenetica ma anche la distruzione degli embrioni". In una nota recapitata a ZENIT il presidente del MpV, che è anche giurista, precisa che "l'interpretazione della legge è compito dell'autorità giudiziaria e non di quella amministrativa" . In ogni caso, ha commentato Casini, appare "singolare che l'emanazione di un documento di rilevante importanza politica venga fatta da un Ministro destinato a lasciare il suo incarico tra pochi giorni".
Il Forum delle associazioni familiari ha espresso viva preoccupazione per il fatto che le linee guida della Legge 40 siano state pubblicate quando il Governo ha sostanzialmente esaurito il suo mandato e dovrebbe limitarsi a gestire l'ordinaria amministrazione. In tale contesto, il Forum ha chiesto che il tema delle linee guida, e più in generale della corretta applicazione della legge nel rispetto della persona umana e del diritto alla vita fin dal concepimento, "venga adeguatamente approfondito dal nuovo esecutivo in dialogo con le significative espressioni della società civile che hanno contribuito in maniera decisiva all'imponente manifestazione di volontà popolare registrata in occasione del recente referendum".
Molto critica nei confronti del Ministro anche l'Associazione Scienza & Vita, che in un comunicato diffuso nel pomeriggio del 30 aprile ha scritto: "Dopo aver difeso la Legge 40 nelle piazze e disertando le urne, come ha fatto la maggioranza assoluta dei cittadini italiani, tutto potevamo aspettarci tranne che di doverci difendere da un Ministro della Repubblica. Un Ministro che in questa circostanza ha mostrato tutto il suo volto illiberale e arrogante". L'Associazione Scienza & Vita, nata dal Comitato che difese la Legge 40 nel referendum abrogativo del 2005, ritiene che il colpo di mano del Ministro Turco abbia voluto "porre il suo pessimo sigillo su un'azione di Governo fallimentare sulle questioni eticamente sensibili". "Ciò che è più grave - precisa Scienza & Vita - è che il Ministro con le nuove linee guida ha apertamente contraddetto l'esito referendario, ergendosi così contro la volontà popolare che aveva respinto i quesiti referendari perché sorretta da un principio di precauzione nei confronti dell'embrione" .
Per Scienza & Vita, "ai cittadini italiani che amano la vita e la difendono, questo Ministro e questo Governo hanno voluto dare l'ultimo schiaffo, forzando l'interpretazione della legge e decretando il via libera alla diagnosi preimpianto che resta a tutti gli effetti illegale, in quanto portatrice di una pratica eugenetica". "A questo punto - conclude l'Associazione - la palla passa nelle mani del nuovo Governo, il quale dovrà, per rispetto della volontà popolare, ripristinare la legittimità del risultato referendario" .
Perentorio il commento dell'Associazione dei Medici Cattolici Italiani di Milano, i quali si dicono "in totale disaccordo con l'atto firmato dal Ministro per motivazioni etiche scientificamente comprovate". Nello specifico, l'A.M.C.I. Milano manifesta una "forte contrarietà nella possibilità di effettuare diagnosi preimpianto la cui utilità è tutta da dimostrare e il cui rischio per la vitalità dell'embrione è pienamente evidenziato nella letteratura medica". "Le diagnosi preimpianto - al di là di quanto scritto nelle linee guida - rimangono per noi una porta aperta verso l'eugenetica", conclude l'A.M.C.I.
***
Il colpo di mano di Livia Turco
Le sue linee guida autorizzano la diagnosi (eu)genetica preimpianto
© IL FOGLIO – 1 maggio 2008 – prima pagina
Roma. L’emanazione in zona Cesarini delle nuove linee guida della legge 40 ha, come scopo non secondario, quello di buttare un bel petardo tra i piedi della maggioranza. Ora investita della responsabilità di decidere se tenersi quel provvedimento così com’è, con tutte le sue ambiguità e con le porte spalancate alla diagnosi eugenetica preimpianto, oppure se cambiarla, con il rischio di riaprire vecchie crepe e turbare equilibri delicati.
Non è difficile immaginare che a questo abbia pensato la ministra Livia Turco, che quel testo lo aveva firmato l’11 aprile ma se l’è tenuto nel cassetto fino a ieri, per non turbare la propria, di maggioranza, in vista delle elezioni. Senza contare che l’emanazione di un atto che nessuno potrebbe definire “di ordinaria amministrazione” appare una scorrettezza istituzionale, come dice al Foglio il professor Francesco Saverio Marini, docente di Istituzioni di Diritto pubblico all’Università di Tor Vergata: “Al governo dimissionario tocca solo il disbrigo degli affari correnti e degli atti indifferibili e urgenti, gravati da scadenze prescrittive. Non era certo il caso delle linee guida della legge 40, che a questo punto toccavano al nuovo governo. Senza contare che la sentenza del Tar del Lazio, che nel nuovo testo è richiamata per giustificare l’eliminazione della parte che consente exclusivamente indagini di tipo osservazionale dell’embrione, ha rimandato la questione alla Consulta, la quale deve ancora pronunciarsi” .
Doppia scorrettezza di metodo, quindi, per l’iniziativa della Turco. Ma il peggio lo troviamo nell’analisi del merito del suo provvedimento, che apre, con l’aria di non volerlo fare, un importante varco nel divieto di pratiche eugenetiche contenuto nelle precedente linee guida, in osservanza ai principi della legge 40. Se è infatti formalmente conservato il divieto di “diagnosi preimpianto a finalità eugenetica”, in realtà lo si aggira, come spiega Eugenia Roccella (Pdl): “D’ora in poi potranno essere usate sull’embrione tutte le tecniche diagnostiche, compresi i test genetici, in teoria solo a fini ‘conoscitivi’. Ma anche la ministra Turco sa che l’indagine osservazionale, l’unica consentita in precedenza, ha lo scopo di informare la coppia su anomalie gravi e irreversibili dell’embrione, che ne impedirebbero lo stesso sviluppo in utero; la diagnosi preimpianto, invece, è un test genetico che individua patologie che non impediscono necessariamente la crescita e l’impianto dell’embrione, ma hanno un tasso di probabilità più o meno alto di manifestarsi nel feto o successivamente nell’adulto. Con queste informazioni, la coppia che ricorre alla procreazione assistita potrebbe rifiutare l’impianto dell’embrione ‘difettoso’”.
Eugenetica significa selezione dei sani ed eliminazione dei malati, ed è quello che diventa possibile con la nuova versione delle linee guida. “Può forse esistere una diagnosi preimpianto che non abbia scopi eugenetici?”: la domanda dell’associazione Medicina e Persona ha una sola possibile risposta, nei fatti, ed è negativa.
L’altro varco è l’estensione a coppie non infertili della possibilità di usare tecniche di fecondazione assistita, come nel caso delle situazioni in cui il maschio sia affetto da malattie sessualmente trasmissibili, quali il virus Hiv e quelli delle epatiti B e C. A queste coppie, le nuove linee guida riconoscono, come spiega Livia Turco nella lettera di accompagnamento del suo provvedimento, uno “status di infertilità di fatto”, dovuto alla necessità di precauzioni nel rapporto sessuale. Un criterio ambiguo e suscettibile di ogni possibile ampliamento: perché non riconoscere l’infertilità “di fatto” alle coppie portatrici di disfunzioni genetiche, anche loro “costrette” a precauzioni per timore di un figlio malato? E infatti ci ha già pensato Amica Cicogna, che promette azioni legali in proposito, mentre la lobby della fecondazione senza limiti mostra apprezzamento per le nuove linee guida.
Definite, sull’altro versante, “un colpo di mano” dall’Associazione Scienza & Vita, che chiede al nuovo governo di azzerarle e di “ripristinare la legittimità del risultato referendario” .
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