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Se vincerà le elezioni nel 2012, il centrodestra spagnolo abrogherà la recente riforma dell'aborto approvata dal governo di José Luis Rodriguez Zapatero. Lo ha annunciato il leader del Partito popolare, Mariano Rajoy, in un'intervista al quotidiano conservatore "El Mundo": l'intenzione è «ritornare alla normativa precedente», il testo del 1985. Fino allo scorso anno, in Spagna era possibile abortire soltanto in tre casi: per violenza sessuale, grave malformazione del feto e rischio fisico o psicologico per la madre. La nuova legge ha liberalizzato completamente l'interruzione della gravidanza entro le prime 14 settimane. Uno dei punti più controversi riguarda le minorenni: a 16 e 17 anni è possibile abortire senza l'autorizzazione dei genitori.
L'annuncio di Rajoy ha provocato un'alzata di scudi in difesa della riforma di Zapatero da parte dell'Associazione Cliniche Accreditate Per l'Interruzione della Gravidanza (Acai): la donna «perderà» di nuovo il suo diritto «ad assumere decisioni», contrattacca la numero due dell'organizzazione, Francisca Garcia. Non è l'unica polemica suscitata dall'intervista. Il centrodestra vorrebbe eliminare anche la materia scolastica di "Educazione alla cittadinanza": una sorta di educazione civica, che secondo i detrattori ha un carattere troppo ideologico e politico. Mentre il numero uno dei Popolari comincia a svelare il suo programma in vista della sfida del 2012, i socialisti – allarmati dai sondaggi che preannunciano una dura batosta – cercano di gettare acqua sul fuoco del dibattito più spinoso del momento: chi sarà il candidato del Psoe? Zapatero si ripresenterà o verrà sostituito dal suo vice, il ministro dell'Interno Alfredo Perez Rubalcaba, come assicura buona parte della stampa? L'enigma non è ancora stato risolto. Di fronte alle telecamere della tv pubblica, il premier ha assicurato che «manca ancora molto tempo» per il 2012. Ma il clima sembra già preelettorale.
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