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Disinformazione, culto del feto perfetto e amplificazione del rischio. Sono alcune delle cause di molti degli aborti che avvengono nel nostro paese o, almeno, tra le cause che portano le future mamme a prendere in considerazione l'interruzione volontaria di gravidanza.
A lanciare l'allarme sono i ginecologi e gli operatori del Telefono rosso attivo ormai da vent'anni presso il policlinico Gemelli e promotore, in collaborazione col Centro studi per la tutela della salute della madre e del concepito, del nono corso di aggiornamento in Teratologia clinica, in programma oggi e domani. "Prevenire l'aborto da disinformazione si deve e si può - ha osservato Giuseppe Noia, direttore del corso e responsabile del Day Hospital ostetrico del policlinico Gemelli, sottolineando che - l'informazione non è sufficiente per consentire alle madri e alle coppie di compiere scelte consapevoli, bisogna mettere a loro disposizione la conoscenza basata su dati scientifici robusti e rigorosi. In questo modo, le mamme conoscono i rischi reali e sanno anche di avere a disposizione una struttura in grado di seguirle e sostenerle". L'attività di informazione del Telefono rosso, ha precisato il professor Noia, ha portato lo scorso anno a risultati importanti: delle 5400 donne che si sono rivolte al servizio, il 99% e' stata rassicurata in merito alle preoccupazioni che nutriva per la salute propria e del proprio bambino e l'84% della suddetta percentuale ha deciso di proseguire la gravidanza.
Tra le domande più frequenti, quelle relative ai rischi corsi dal feto se la mamma ha contratto la rosolia durante la gestazione e al differente grado di rischio se la rosolia viene contratta prima o dopo le 16 settimane. A proposito della rosolia, Noia ha ricordato che si tratta ormai di una malattia dall'incidenza molto ridotta tra le donne in gravidanza: "siamo passati - ha spiegato - da 150 casi ogni 100mila nel 1970 a 8 casi ogni 100mila nel 2010. Grazie a vasti programmi vaccinali siamo quasi all'eradicazione di questo esantema che, tuttavia, ancora il 40% delle donne in gravidanza non sa se lo ha contratto o meno". Una percentuale ancora molto alta che i medici del Gemelli tentano di ridurre, proponendo la vaccinazione alle madri che hanno appena partorito il loro primo figlio.
Altro elemento di preoccupazione per il professor Noia, e per tutto lo staff del Telefono rosso, è l'elevata percentuale di medici e operatori sanitari che ancora indirizzano le donne verso "l'ivg": il 58% delle donne che si rivolgono al servizio, vi sono state indirizzate da un medico (principalmente dal medico di base, 53%, e dal ginecologo, 38%)."L'obiettivo del corso - ha sottolineato Noia - e' quello di accrescere le conoscenze dei medici per evitare che anche su questo tema la medicina difensiva abbia la meglio sulla medicina preconcenzionale e prenatale condivisa ed empatica, sempre supportata da dati scientifici rigorosi". Noia ha infine ricordato che per le donne che scelgono di proseguire la gravidanza nonostante il loro bambino sia malato, il Telefono rosso mette a disposizione un servizio di accompagnamento psicologico del quale finisce per beneficiare l'intera famiglia.
Il servizio (al costo della sola telefonata) è attivo:
- lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00
- martedì e giovedì dalle ore 14.00 alle ore 18.00
Il Telefono Rosso fornisce consulenze mediche in fase preconcezionale, in gravidanza o durante l'allattamento a chiunque ne faccia richiesta: per esempio donne che desiderano avere un figlio o che si trovano nelle prime fasi della gravidanza.
La consulenza viene effettuata da medici specializzati in ostetricia e ginecologia con particolari competenze nel campo della medicina prenatale, delle gravidanze a rischio e della teratologia clinica.
Nota di BastaBugie: il terrorismo induce una situazione di terrore (da cui il nome) per far fare cose che altrimenti in situazioni normali non farebbe. Nessuno darebbe il portafogli al primo che passa, ma se gli viene puntata una pistola alla testa, glielo da spontaneamente. Così la situazione di terrore fa fare una cosa che in condizioni normali non si farebbe. Ecco perché l'uso della diagnosi prenatale (entrato ormai nella prassi ordinaria durante le gravidanze) fa del terrorismo. Si induce nel terrore di possibili malformazioni dei figli per cui i genitori prendono decisioni che non assumerebbero mai in condizioni normali. Chi avendo un figlio di due anni a cui viene amputata una mano direbbe "ora gli sparo perché non può vivere senza la mano"? Nessuno. Ecco che invece il terrorismo diagnostico prenatale fa compiere omicidi addirittura ai genitori (ma solo perché sono in una situazione di terrore: la possibile malformazione di quel figlio che ancora non hanno in braccio).
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