« Torna ai risultati della ricerca


ELEZIONI AMERICANE: QUALE FUTURO PER GLI STATI UNITI E PER IL RESTO DEL MONDO?
Aborto, eutanasia, matrimoni gay, libertà religiosa negata, affinità con la Cina comunista, persecuzioni dei cattolici: ecco perché per il mondo intero si prospettano tempi bui...
di Roberto de Mattei, 08/11/2012
 

Qual è il futuro degli Stati Uniti dopo la rielezione di Barack Obama? Il carisma del presidente americano si è certamente appannato, dopo quattro anni in cui sono state mantenute ben poche delle promesse fatte nel 2008. Ciò che però resta, e che ha già caratterizzato il primo mandato, è un programma di governo apertamente secolarista. L'azione politica di Obama si oppone frontalmente ai princìpi dell'ordine naturale e cristiano e rischia di proporsi come un modello per il mondo intero, come già accadde per il presidente spagnolo Zapatero.
Il prof. Patrick O'Malley, in un articolo pubblicato in Italia dal Comitato Verità e Vita ha efficacemente riassunto le ragioni che lo hanno spinto, come la maggior parte dei cattolici americani, a votare contro Obama. Il presidente americano considera l'aborto come un diritto assoluto in quasi ogni mese di gravidanza ed è a favore della totale libertà della donna di abortire sia chirurgicamente che chimicamente (RU486 e tutti gli altri abortivi chimici). Egli è anche a favore dei cosi detti Partial Birth Abortion – in cui il bambino da abortire è costretto ad uscire dal grembo materno e quando la testa appare, è sfondato ed ucciso.
Obama ed i democratici sono anche a favore di una massiccia liberalizzazione dell'eutanasia. Ma soprattutto, essi vogliono costringere università, scuole, ospedali, ONLUS, cliniche ed altri imprese sociali cattoliche (e imprese private gestite da cattolici praticanti) ad assicurare per i loro dipendenti una copertura sanitaria che fornisca anticoncettivi, abortivi, sterilizzazione, suicidio assistito e così via. La multa per chi decide di non adeguarsi a questa imposizione dello Stato ammonta a centinaia di dollari al giorno per ogni dipendente. Ciò significa la bancarotta e/o la rinunzia della Chiesa alla sua attività assistenziale. Di fronte a questa gravissima situazione, la Chiesa americana ha, per la prima volta nella storia, reagito contro un presidente americano, promuovendo oltre 45 cause in tribunale per violazione del secondo emendamento della Costituzione, che prevede la libertà di credo e di religione.
Per quanto riguarda la Corte Costituzionale, che è l'organo supremo negli Stati Uniti, Obama ha già nominato due giudici radicalmente liberali durante il primo mandato, ed ha promesso di nominarne altri sulla stessa linea durante il suo secondo mandato. La società americana sarà profondamente influenzata, per i prossimi 20 o 30 anni, dalla composizione laicista della Corte che interverrà giuridicamente sulle questioni morali più importanti, a cominciare dal diritto alla vita. Obama è infine un convinto fautore del matrimonio omosessuale, che vuole legalizzare in ogni Stato, tramite una legge nazionale o tramite una decisione della Corte Suprema, valida in tutto in paese. Il reato di omofobia minaccia tutti coloro che vorranno difendere l'ordine naturale, per esempio opponendosi pubblicamente all'indottrinamento "pro-gay" che viene fatto nelle scuole e nelle pubbliche istituzioni. Anche in questo caso ciò che è in gioco è la libertà dei cristiani e dei difensori dell'ordine naturale.
Sui temi cruciali di ordine morale, l'America è spaccata in due e non manca chi paventa una guerra civile. Parlando qualche tempo fa ad un gruppo di sacerdoti, il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, ha affermato che prevedeva di morire nel suo letto, ma che il suo successore sarebbe morto in prigione, e il successore di questi sarebbe finito come martire sulla pubblica piazza. Aggiunse poi, a proposito dell'altro vescovo che sarebbe seguito al martire: «Il suo successore raccoglierà i detriti di una società in rovina e pian piano aiuterà a ricostruire una civiltà, come la Chiesa ha fatto tante volte nel corso della storia umana». Sono parole che devono rincuorarci. Gesù Cristo regna sulla storia e quando la sconfitta della Chiesa appare inevitabile, si avvicina irreversibile l'ora della vittoria.
Sul piano della politica internazionale, è possibile avanzare previsioni per il secondo mandato presidenziale di Obama? Per un cattolico che abbia spirito soprannaturale non c'è previsione che possa prescindere dalla profezia di Fatima. Meno di cinque anni ci separano dal primo centenario dell'apparizione della Madonna ai tre pastorelli della Cova da Iria, tra maggio e ottobre del 1917. Lo stesso Benedetto XVI ha dichiarato che la profezia di Fatima non è ancora pienamente realizzata. Essa conserva dunque una drammatica attualità, per quanto riguarda il futuro della Chiesa, delle nazioni, delle singole anime. In quella profezia la Madonna diede una chiave di lettura della politica internazionale del secolo a venire, affermando che se l'umanità non si fosse convertita, la Russia avrebbe diffuso nel mondo i suoi errori. La minaccia per l'umanità non veniva dagli Stati Uniti di America, ma dalla Russia ed era una minaccia di carattere ideologico, più che politico e militare La Russia era il punto di partenza, il mondo il punto arrivo, di una disseminazione di false dottrine, non limitate a punti secondari di carattere politico od economico, ma relative ad una ideologia radicalmente distorta.
L'errore della Russia, nel ventesimo secolo, è stato il comunismo ed il comunismo è una concezione dell'uomo e della storia fondata sul materialismo evoluzionista. Dopo il crollo del muro di Berlino, evoluzionismo e materialismo sono i due dogmi vissuti, prima ancora che proclamati, dall'Occidente, ma costituiscono anche i cardini ideologici di un regime politico contemporaneo che continua ad ispirarsi a Marx, a Lenin e a Mao Tse tung: la Cina comunista del presidente Hu Jintao. In Cina, dal 1949, anno della presa di potere dei comunisti di Mao Tse-tung la libertà è repressa nel sangue, la popolazione soffre la fame e vive in semi schiavitù, e per chi si oppone si aprono le porte dei Laogai, i campi di concentramento dove si muore di stenti.
La Cina è il primo Paese del mondo per il numero di condanne a morte ( il 90% delle condanne capitali nel mondo), di "aborti di Stato" e di soppressioni di neonati, ma anche per il commercio di organi da trapianto, per lo sfruttamento del lavoro minorile, per la persecuzione delle religioni. Il genocidio di massa in Cina ha il volto dell'aborto selettivo. Nel 1978 Deng Xiao Ping impose la politica del figlio unico con una legge che imponeva alle donne cinesi di non avere più di un figlio. Questa legge è ancora vigente, con conseguenze talmente catastrofiche da suscitare, proprio in questi giorni, all'interno della stessa nomenklatura, le prime reazioni. Oggi in Cina esiste un pesante squilibrio nella proporzione dei sessi, dovuto alla sistematica uccisione delle bambine da parte dei genitori. I cinesi, infatti, costretti ad avere un solo figlio, praticano l'aborto non solo sui figli successivi al primo, ma anche sul primo, se è femmina. Nel 2005 è stato stimato un eccesso di 1,1 milioni di maschi in tutto il Paese, e il numero di maschi di età inferiore ai 20 anni ha superato il numero di femmine di circa 32 milioni.
Obama ha ricevuto con tutti gli onori il presidente Hu Jintao alla Casa Bianca. Tra il capo di Stato afroamericano e quello cinese c'è un'affinità di fondo. Nessuno dei due considera immorale l'uccisione dell'innocente: entrambi promuovono l'aborto nei loro Paesi. Planned Parenthood, la più potente organizzazione abortista mondiale ha finanziato con 1,4 milioni dollari. la campagna elettorale di Obama. Quest'ultimo ha preso posizione a favore dell'aborto selettivo e negli Stati Uniti il Partito democratico ha bocciato una proposta che avrebbe vietato l'aborto in base al sesso del nascituro. Nessuna barriera morale divide Obama da Hu Jintao, che è anche segretario generale del Partito Comunista cinese. Il terrorismo abortista li unisce. E il primo Paese al mondo a introdurre nella sua legislazione l'aborto fu, nel 1920, la Russia comunista.

 
Fonte: Corrispondenza Romana, 8 novembre 2012