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IN GERMANIA UNA LESBICA VIENE RIAMMESSA COME DIRETTRICE DEL DOPOSCUOLA CARITAS
Nonostante la legge tedesca consenta agli enti ecclesiastici il licenziamento, i vescovi preferiscono ''non discriminare''
da No Cristianofobia
 

Ancora brutte nuove dalla Germania... Ampio spazio ha dato la stampa tedesca alla notizia: una lesbica "sposata" con una donna, secondo la formula del «partenariato di vita», potrà riprendere il proprio posto a capo della «Casa ritrovo» o «Schülerhort» ("Accoglienza per studenti") di Holzkirchen, una struttura gestita dalla Caritas, ove i ragazzi possono ritrovarsi per il doposcuola. E' quanto accaduto in Alta Baviera, nella Diocesi del Card. Reinhard Marx, Arcivescovo di Monaco, ma anche membro del C9 di papa Francesco ovvero del consiglio di Cardinali istituito per aiutare il Pontefice nel governo della Chiesa universale.
Il problema è serio, poiché in questo caso la direttrice di un ente cattolico conduce uno stile di vita esattamente contrario alla retta Dottrina: il che, dal punto di vista educativo, anche per i ragazzi ospiti, è un messaggio gravemente contraddittorio, incoerente e fuorviante, in quanto "tollera" una condizione oggettiva di «grave depravazione», «contraria alla legge naturale» ed «in nessun caso» da approvarsi, come recita l'art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica.

LA LEGGE CONSENTE IL LICENZIAMENTO
Quando emerse la prospettiva delle "nozze" tra le due donne, la dipendente fu convocata per spiegare cosa avesse intenzione di fare. La legge sul lavoro tedesca, all'epoca, consentiva infatti alla Chiesa, in questi casi, di licenziare il proprio personale. In aprile, in effetti, il contratto era stato interrotto di comune accordo.
Ma dallo scorso primo agosto la Chiesa Cattolica (Card. Marx in testa, tra i più accesi fautori) ha accettato di sottomettersi, «in generale», alla normativa ordinaria. Cosa significa «in generale»? Che, in alcuni casi specifici, gli enti ecclesiastici possono comunque ancora smarcarsi dalla lettera della legge, per salvaguardare il proprio diritto a far rispettare determinate esigenze morali all'interno delle proprie realtà educative o sanitarie, peraltro molto numerose in Germania. Ergo, le cosiddette leggi «contro la discriminazione» imporrebbero in questi casi la riassunzione, ma è assolutamente possibile non tenerne conto, stante la specificità della struttura considerata. La vicenda in questione è stata comunque riesaminata e le è stata riconosciuta l'opportunità di stare al proprio posto. Al termine di un congedo pianificato da tempo - ben prima della controversia analizzata -, potrà riprendere il proprio posto di direttrice, a far data dal prossimo primo dicembre: «Evidentemente non si è compresa la gravità dell'accaduto - ha commentato in merito l'editorialista cattolico, nonché esponente pro-life Mathias von Gersdorff - Esteriormente si è data l'impressione che la Chiesa Cattolica abbia mutato il proprio atteggiamento verso la pratica omosessuale».

MA TRE VESCOVI RESTANO SALDI NELLA DOTTRINA CATTOLICA
Solo tre Vescovi in Germania han deciso di ricusare questa normativa, viceversa incredibilmente accettata dalla maggior parte delle Diocesi: si tratta di mons. Stefan Oster, di mons. Rudolf Vorderholzer e di mons. Gregor Hanke. Sono loro ad esser rimasti ben saldi nella retta Dottrina e nei diritti, di cui la Chiesa si serve per mantenere e preservare intatti la propria identità ed il proprio insegnamento. Non a caso, proprio mons. Oster ha motivato la sua decisione in tal senso, spiegando come diversamente la Chiesa rischierebbe di perdere la propria cattolicità, la propria forza morale e la propria vocazione educativa in nome di una sorta di inaccettabile «secolarizzazione» volontaria. Una sorta di eutanasia della coscienza. Da notarsi come già una ventina di sacerdoti della sua Diocesi abbia "chiesto" al suo Vescovo, a mons. Oster, di mutare atteggiamento, ciò, che già in sé mostra come non abbiano ben chiaro il senso più profondo del loro sacerdozio, né cosa significhi essere davvero Chiesa.

 
Titolo originale: Germania: lesbica resta direttrice del doposcuola Caritas
Fonte: No Cristianofobia, 14 agosto 2015