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Una ricerca del sito specializzato Outsports, che si occupa di omosessualità nel mondo sportivo, ha appena decretato che il numero di atleti LGBT dichiarati sia più che raddoppiato dalle Olimpiadi di Londra a quelle di Rio.
I termini di questa ricerca si riferiscono solo a chi abbia espresso apertamente la propria preferenza sessuale prima o durante i giochi. Se pensiamo che a Londra erano 23, possiamo oggi meravigliarci nel constatare che gli atleti da "coming-out" sono ben 49. Più del doppio, come dicevamo.
Jim Buzinski, uno dei massimi curatori della ricerca, è convinto che la crescita sia dovuta alla continua esposizione mediatica del tema negli ultimi anni, e non di per sé alla tendenza in aumento.
Fra le altre cose nella ricerca, spicca l'effettiva dimostrazione che nei Paesi cosiddetti "evoluti" circa le leggi a tutela/favore dell'omosessualità, vi sia un numero di atleti dichiarati molto superiore a quello di paesi in cui queste malsane leggi ancora non vigono.
Si può oltretutto riscontare come non vi siano italiani nella lista appurata da Outsports [anche se in realtà ci sono stati, ad esempio la nuotatrice arrivata seconda dopo la squalifica della collega francese, ha dedicato la vittoria alla sua compagna lesbica suscitando molti commenti in Italia, nonché la pubblicità su telegiornali e siti internet, N.d.BB], in cui molti nomi si sono incrociati con episodi sconcertanti avvenuti durante i giochi o con vincitori di medaglie, facendo diventare questa manifestazione l'ennesima campagna arcobaleno.
Ricordiamo il grande clamore suscitato dalla dichiarazione di "amore" tra due brasiliane, una volontaria e la giocatrice di rugby Isadora Cerullo, che si uniranno dopo i Giochi.
E ancora la transgender Lea T, modella assai conosciuta in Italia, la quale ha guidato la bicicletta che apriva la sfilata dei brasiliani alla cerimonia di apertura di Rio 2016. Tra i medagliati in altre edizioni ci sono poi il britannico Tom Daley e l'americana del calcio Megan Rapinoe. In Brasile la campionessa di judo e oro olimpico Rafaela Silva ha dedicato alla sua fidanzata la vittoria: «È' stata fondamentale per la mia rinascita atletica».
Tutto questo parlare di omosessualità alle Olimpiadi, menzioniamolo, avviene grazie agli aggiornamenti recenti della politica del Cio sul tema e l'apertura a chi volesse partecipare alle manifestazioni internazionali, anche senza passare attraverso un cambiamento chirurgico di sesso. Il Cio ha determinato che i passaggi di donne alle competizioni per uomini sono aperti senza restrizioni, mentre per la scelta opposta (un atleta nato uomo che si sente di gareggiare con le donne) c'è bisogno di dimostrare che i livelli di testosterone siano al di sotto di un certo livello per almeno un anno prima della competizione.
Nauseabondo ma vero: nessuna restrizione per l'assurdità che un maschio percepitosi donna da qualche tempo possa gareggiare con le femmine, purché questo comporti parità di potenza competitiva.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie della settimana dal gaio mondo gay (sempre più gaio).
L'ARCOBALENO APPRODERÀ PRESTO ANCHE NEL WRESTLING
La vicepresidente per il creative writing Stephanie McMahon, curante delle relazioni con i talenti e gli eventi della WWE (World Wrestling Entertainment), azienda americana per eccellenza che gestisce lo sport-spettacolo, ha recentemente fatto emergere la possibilità di inserire nella programmazione dei personaggi LGBT.
Durante un evento di Beyond Sport tenutosi al Barclays Center di Brooklyn, la McMahon ha parlato del ruolo della WWE nell'assicurare l'integrazione della "bandiera arcobaleno" all'interno dello sport internazionale, specie in quello da lei gestito.
"Inseriremo personaggi LGBT all'interno della nostra programmazione... e penso che nel prossimo futuro ci sarà l'opportunità di integrare delle storyline in merito"
Non è la prima volta che la figlia del caporione WWE Vince McMahon si lascia andare a simili dichiarazioni. Nel 2015 espresse approvazioni al "The Daily Beast" sul personaggio on-screen di Darren Young, wrestler dichiaratamente omosessuale.
Le dichiarazioni del numero 2 dell'azienda WWE sono giunte nella stessa settimana in cui Pat Patterson (storico dipendente WWE, anch'egli omosessuale dichiarato) sta ricevendo diversi apprezzamenti in seguito all'uscita della sua autobiografia: "Accepted: How the First Gay Superstar Changed WWE." (Accettato: come la prima superstar gay ha cambiato la WWE ).
Durante il discorso tenuto a Brooklyn, Stephanie ha dichiarato di essere cresciuta conoscendo wrestlers e dipendenti omosessuali WWE, ma ribadendo la volontà di far passare il messaggio mediante la televisione, e inserendo nel medesimo tempo veri e propri personaggi, non scelti perché "talentuosi", ma piuttosto ed unicamente perché omosessuali.
Il mostro avanza, giorno dopo giorno, con appoggi sempre maggiori.
(Cristiano Lugli, Osservatorio Gender, 19 agosto 2016)
SERRANUS TORTUGARUM, IL PESCE "GENDER-FLUID" CHE PIACE ALLE COMUNITÀ LGBT
Nel noto sito omosessuale italiano "Gay.it" ci deve evidentemente essere molta gente che ha tempo da perdere, soprattutto per sostenere che l'omosessualità - ma in particolare l'orientamento gender-fluid - sia una cosa normale. Non solo! Si vorrebbe rilevare che non vi è pesce più fedele di questo, nonostante il continuo cambio di genere, ergo gli omosessuali e i transessuali sono fedelissimi ai loro partner, molto meglio degli eterosessuali!
Lo si evidenzia da un recente articolo apparso sul sito, in cui viene simpaticamente intervistato un pesce che è, da qualche tempo, fonte di forte interesse per la ricerca. La divertente intervista al pesce ha lo scopo di dimostrare le "qualità" del Serranus Tortugarum, "il pesce più gender fluid che ci sia" - a dire degli amici di Gay.it.
Il povero pesciolino in questione è diventato infatti icona del mondo LGBT, in quanto pare proprio che cambi sesso fino a 20 volte al giorno, per motivi ancora abbastanza difficili da spiegare scientificamente. [...]
Dal canto nostro pare evidente formulare un unico e breve pensiero: noi siamo umani e non pesci, per contro le nostre necessità sono differenti; la natura che ci è stata data è una punto e basta, e va rispettata in quanto tale. Per finire poi, forse è bene ricordarlo, la ragione è qualcosa di tipicamente umano, utile per riconoscere ciò che è oggettivamente bene e ciò che è oggettivamente male. Forse qualcuno dovrebbe sforzarsi di riconquistarla, invece che continuare ad intervistare pesci all'acquario. [...]
(Osservatorio Gender, 12 agosto 2016)
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