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Stanno facendo discutere in queste ore le parole di Platinette, la drag queen più famosa d'Italia che, intervistata da L'Huffington Post, ha ribadito la sua posizione contraria rispetto ad alcuni dei cavalli di battaglia della comunità omosessuale in tema di diritti. A proposito delle unioni civili, approvate in Italia con la legge Cirinnà, Platinette si è espressa in questi termini: "Mi sembra l'ennesimo obbligo a cui sottostare. E poi è un paradosso: l'ennesima, ragionevole, finocchieria italiana che vede nelle regole e solo in quelle la capacità di vivere". Una dura presa di posizione da parte di Mauro Coruzzi, meglio noto come Platinette, che ha espresso ancor più nettamente il suo no all'ipotesi per cui alle coppie omosessuali venga offerta la possibilità di adottare dei bambini: "Per carità! Assolutamente no...". Platinette completa il festival dei no sul tema della cosiddetta maternità surrogata: "È come prendere una finta settimana enigmistica: no".
Come dicevamo, non è la prima volta che Platinette prende posizione contro il mondo omosessuale. In un'intervista concessa al portale gay.it in estate, a proposito della Legge Cirinnà sulle unioni civili approvata nel 2016, la celebre drag queen commentò sollevando un polverone di polemiche: "Sembra non si possa prescindere dall’unanimismo che fa dire che la legge Cirinnà è una conquista di civiltà. Non lo è, perché io rifiuto questa brama di normalizzazione: è un orrore".
Platinette, sulla cosiddetta stepchild adoption, aggiunse: "Per gli omosessuali volere un figlio è soddisfare un desiderio egoistico: non per citare il solito Pier Paolo Pasolini e la sua analisi dell’omologazione, ma mi rifiuto di inchinarmi a questa logica per cui poi si arriva alla corsa per un figlio di Elton John e Nichi Vendola". Insomma, con queste dichiarazione non sarà difficile far passare Platinette come nemica dei gay...
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
GRILLINI: QUANDO QUELLA NOTTE ABBIAMO MESSO MANO ALLA STEPCHILD
Franco Grillini, storico militante gay, viene intervistato dal Corriere della Sera. In merito alla legge sulle unioni civili ammette lui stesso: “La Cirinnà è di fatto un matrimonio! C’è pure l’adozione dei figli del partner”. Al che l’intervistatore ribatte: “Non proprio uguale… E la stepchild adoption non era stata tolta affinché la votasse il partito di Alfano?”. Grillini così risponde: “Quando il governo Renzi ha posto la fiducia è stato chiamato a Roma un tecnico, un magistrato bolognese, per riformulare la legge in fretta e furia nella notte. Ha scritto l’articolo sulle adozioni in modo da soddisfare Alfano perché non c’era più la stepchild adoption, ma dando ai magistrati la possibilità di concederla ogni volta”.
Grillini conferma quanto è scritto con chiarezza nella legge: la Cirinnà non vieta la stepchild adoption, ma lascia alla discrezionalità dei giudici tale scelta, discrezionalità che si orienta sempre favorevolmente al riconoscimento della stepchild. E dunque non solo Alfano non doveva scendere a compromessi, ma il suo compromesso è stato inutile, perché vanificato in modo furbo dalla stessa legge che lui ha approvato.
(Gender Watch News, 11 febbraio 2018)
CANADA, SUSSIDI SOLO A ORGANIZZAZIONI E IMPRESE PRO GAY E PRO ABORTO
Polemiche in Canada, dove il primo ministro Justin Trudeau e il suo Governo liberale vogliono imporre alle organizzazioni no-profit e alle piccole imprese di firmare un attestato in cui si dichiarano favorevoli alla pratica dell'aborto e ai diritti dei transessuali. La firma nero su bianco è necessaria per poter ricevere dei sussidi statali che consentono di assumere studenti-lavoratori durante il periodo estivo.
Sei contro l'aborto? Non puoi ricevere fondi
È così che il rispetto dei cosiddetti "diritti riproduttivi", come Trudeau definisce la libertà delle donne ad abortire, viene considerato una conditio sine qua non per poter fare impresa in Canada con le sovvenzioni dello Stato. "Il Governo - ha detto il primo ministro - riconosce che i diritti delle donne sono diritti umani", tra i quali comprende "i diritti sessuali e riproduttivi, e il diritto ad accedere ad aborti sicuri e legali".
La scelta discrimina, ad esempio, tutta la galassia delle organizzazioni cattoliche e cristiane in genere, che contribuiscono al mercato del lavoro e all'economia canadesi. Ma nessuno di loro è disposto a subire passivamente questa ingerenza dello Stato nella coscienza personale. Il gruppo "pro-life" di Toronto "Diritto alla Vita" ha citato in giudizio il Governo. "La costrizione delle persone ad adottare certe convinzioni per ottenere benefici rappresenta una violazione dei loro diritti di coscienza, diritti religiosi, diritti di espressione e diritto all'uguaglianza ai sensi della Carta costituzionale", ha detto l'avvocato del gruppo Carol Crosson a LifeSiteNews.
Oggi - rileva Crosson - la discriminazione colpisce chi è contro l'aborto, ma se passasse questo principio, non ci si dovrebbe più stupire se in futuro fossero colpiti quanti non la pensano come il Governo su altre questioni sociali. Jack Fonseca, della "Life Coalition", teme che si tratti di un "primo passo sull'inevitabile percorso verso il totalitarismo crudo e l'aperta persecuzione con la sanzione dello Stato" e ha avvertito Trudeau che "sta trasformando il Partito Liberale in un gruppo di odio contro i cristiani".
Il progetto in questione si chiama Canada Summer Jobs e concede fondi a gruppi senza scopo di lucro, piccole imprese e datori di lavoro del settore pubblico per creare posti di lavoro per studenti dai 15 ai 30 anni di età. Da oggi quanti vorranno accedere ai sussidi statali dovranno affermare di condividere i valori del Canada, che comprendono - secondo il Governo - "diritti riproduttivi e il diritto a non essere discriminati sulla base del sesso, della religione, della razza, dell'origine nazionale o etnica, del colore, della disabilità mentale o fisica, orientamento sessuale o dell'identità o espressione di genere".
Il turbinio di polemiche non ha finora smosso l'Esecutivo canadese. Patty Hajdu, ministro canadese del Lavoro, ha difeso l'innovazione in un'intervista a Global News. Anzi, non ha escluso che gli stessi requisiti possano venire richiesti per accedere anche ad altri programmi governativi per l'occupazione.
(Osservatorio Gender, 27 gennaio 2018)
CHAPUT RISPONDE AL CARDINALE MARX SULLE BENEDIZIONI ALLE COPPIE GAY
L'imprudenza di tali dichiarazioni pubbliche è - e dovrebbe essere - la causa di gravi preoccupazioni». Lo ha scritto monsignor Charles Chaput, vescovo di Philadelphia, nella sua rubrica settimanale sul Catholic Philly. Il riferimento è alle recenti esternazioni del presidente dei vescovi tedeschi, cardinale Reinhard Marx, a proposito di un possibile rito di "benedizione" per le coppie gay.
Il cardinale Marx, concedendo un'intervista al canale radiofonico B5, lo scorso 3 febbraio ha aperto la possibilità di benedire le coppie omosessuali in chiesa, insistendo sulla necessità di inserirle in un processo di discernimento "caso per caso". «È una questione di cura pastorale per i singoli casi», ha detto, «e questo vale anche per altri ambiti che non possiamo regolare, dove non abbiamo una serie di leggi». Il mese scorso era stato il vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, il vescovo Franz-Josef Bode, ad avviare la discussione pubblica di queste "benedizioni", descrivendo le unioni tra persone dello stesso sesso come «positive e buone».
«Un simile rito [di benedizione delle coppie gay]», ha scritto Chaput, «minerebbe la testimonianza cattolica sulla natura del matrimonio e della famiglia. Confonderebbe e indurre in errore i fedeli. E ferirebbe l'unità della Chiesa». Inoltre, ha aggiunto, istituire tale benedizione «li incoraggia efficacemente in quello stato - in questo caso, le unioni sessuali tra persone dello stesso sesso».
«Non c'è amore senza verità, così come non c'è vera misericordia separata da un quadro di giustizia informato e guidato dalla verità», conclude il vescovo statunitense. E «creare confusione intorno a verità importanti della nostra fede, non importa quanto positiva sia l'intenzione, rende solo più difficile un compito difficile».
(Gender Watch News, 8 febbraio 2018)
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