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ECCO SERVITO IL SESSO CON I ROBOT
Di perversione in perversione, al peggio non c'è mai fine: i robot saranno anche compagni di piacere sessuale, del resto la fantascienza l'aveva previsto
di Rino Cammilleri

Il Corsera-innovazione.it titola così: «Non solo badanti e camerieri, i robot diventeranno anche compagni di "piacere" e faremo sesso con loro». Sottotitolo: «Le nuove frontiere della robotica e dell'intelligenza artificiale coinvolgono anche la sfera "a luci rosse". Già disponibili modelli replicanti Sex-bot come Harmony, Rocky e Solana». Perché meravigliarsi? Perché scuotere la testa commentando «signora mia, ma dove andremo a finire»? C'era da aspettarselo, prima o poi sarebbe successo.
Ogni invenzione, se ci si pensa, è suscettibile di un'applicazione débauché, anche perché l'impulso sessuale è così forte, il Peccato originale così pervasivo che, a molti, la seconda cosa che viene in mente, vista la novità, è la sua versione hard. Quando fu inventata la fotografia, il primo dagherrotipo ritrasse forse un vaso di fiori, ma già il terzo, se non il secondo, era un nudo. Il passo successivo furono le immagini pornografiche. In breve fu scoperta la tecnica del fotomontaggio e ne fecero le spese la regina Sofia delle Due Sicilie (le modelle in pose sconce con la sua faccia fecero il giro delle cancellerie europee) e il papa Pio IX, ripreso paludato in abiti massonici: i liberali ottocenteschi quanto a propaganda non esitavano di fronte a niente.

CINEMA E PORNO
Poi venne il cinema, e l'Arrivo del treno dei fratelli Lumière, cort(issim)ometraggio che fece sobbalzare gli spettatori, tanto sembrava realistico. Ebbene, quando tempo passò prima dell'avvento del filmetto pornografico? La sua obbligata clandestinità non ci permette datazioni precise, ma ci sentiamo di dire che almeno un barbaglio di tentazione sarà venuta agli stessi Lumière (senza offesa). Il cinema, poi, fece passi da gigante: il sonoro, il colore, il vhs, il dvd. Ma sempre cinema era. Il salto ulteriore l'ha fatto internet, medium nel quale la pornografia ha tirature da capogiro.
Infatti, prima dovevi nascondere la copia di «Playboy» nelle pieghe del quotidiano, quando andavi a comprarla in edicola guardandoti alle spalle. Oggi basta un clic nel segreto della tua stanzetta, al riparo da sguardi ironici. Indi è venuta la robotica e, dopo i robot industriali, quelli umanoidi.
Era solo questione di tempo prima che i sex-shop si dotassero di questi gadget. In fondo, è il sogno segreto di ogni sessuomane: un partner dall'avvenenza on-demand, che fa –e subisce- tutto quello che vuoi, quando lo vuoi e come lo vuoi. Spegnibile a comando quando sei stufo e riattivabile, sempre a comando, quando ne hai voglia. Meglio, cento volte, che un partner umano. Come al solito, la fantascienza c'era arrivata prima. Diversi decenni fa, lo scrittore Isaac Asimov, uno dei massimi autori del genere, nell'ultimo dei suoi romanzi del ciclo Fondazione aveva immaginato un futuro in cui perfetti robot positronici (qualunque cosa ciò volesse dire) erano talmente in grado di sostituire l'uomo da essergli preferiti, creando una società in cui certuni addirittura i robot li sposavano.

LA FANTASCIENZA L'AVEVA PREVISTO
Uno dei personaggi principali, una donna, conviveva con Daniel R. Olivaw (dove R. stava per robot), che aveva, oltre tutto, il vantaggio di un pene erettile a richiesta e di non invecchiare mai. Oltre a una memoria enciclopedica, un'abilità eclettica e un carattere calmo ed equilibrato. Insomma, un ottimo partito. Tornando all'oggi, gli attuali sex-robot sono, al momento, al più bambolotti meccanici che magari rispondono a qualche domanda. Ma l'importante è che la via sia aperta, prima o poi i materiali e l'elettronica applicata evolveranno e daranno ai nostri figli l'oggetto desiderato. La cosa avrà conseguenze sociologiche? Sicuro. Già oggi esistono quei giovani che si chiudono nella loro stanza col computer e non vogliono più uscirne, pensate quando avranno a diposizione una creatura artificiale con cui metter su «famiglia».

 
Titolo originale: Sex-bot, l'incubo di Asimov diventa realtà
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/03/2018