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Bisogna premettere che già un solo peccato mortale (indipendentemente da quale sia) causa la dannazione eterna, altrimenti non si chiamerebbe "mortale".
La diversa gravità dei peccati mortali entra in gioco dopo l'assoluzione, ovvero in considerazione delle pene da scontare in questa vita o nel purgatorio. Ogni tipo di peccato ha una sua pena: ci sono peccati mortali che conducono a pene più pesanti, così come ci sono peccati mortali che conducono a pene minori... sempre che questi peccati mortali vengano assolti, altrimenti - come abbiamo già detto - un solo peccato mortale (indipendentemente da quale sia) è meritevole del castigo eterno.
I PECCATI PIÙ GRAVI SONO QUELLI RIGUARDANTI IL PRIMO COMANDAMENTO
Fatta questa premessa, va detto che i peccati mortali più gravi sono quelli che attengono al primo comandamento. Ma va fatta anche una precisazione.
Se è vero che i peccati più gravi sono quelli riguardanti il primo comandamento, è pur vero che questi tipi di peccati, spesso, sono conseguenti ad altri. È difficile che si arrivi direttamente a non rispettare il primo comandamento; è invece frequente che chi arriva a calpestare il primo comandamento è perché già ha calpestato gli altri, in particolar modo il sesto e il nono.
Ciò è dovuto al fatto che l'uomo realizza se stesso, conquistando la vera libertà, non con la conoscenza, ma con l'esercizio della virtù; e se è vero che per comportarsi bene bisogna prima conoscere cosa è il bene e cosa è il male, è altrettanto vero che se non si vive come si pensa si finirà inevitabilmente di pensare come si vive (frase non nostra). Il senso del romanzo Il dottor Jekyll e mister Hyde sta proprio nel fatto che ci si illude di vivere in maniera sbagliata e poter conservare un buon pensiero. Il dottor Jekyll s'illude di poter sempre ritornare se stesso: ad un certo punto il "giocattolo" si rompe e non riesce più a non essere mister Hyde.
SE NON SI VIVE COME SI PENSA, SI FINIRÀ COL PENSARE COME SI VIVE
I peccati contro la purezza e di intemperanza sono quelli che causano il disorientamento intellettuale. Perché? Perché l'antropologia (concezione dell'uomo) cristiana afferma che l'uomo è stato voluto da Dio come sintesi di spirito e di corpo. L'anima individuale è sostanzialmente legata al corpo, ma non ad un corpo qualsiasi, bensì a quel preciso corpo per cui è stata creata. Tale unione sostanziale fa sì che ci sia un'interazione tra l'anima e il corpo, nel senso che l'anima incide sul corpo e il corpo incide sull'anima.
Prima abbiamo detto: se non si vive come si pensa, si finirà col pensare come si vive. Ed è così: il disordine corporeo si traduce sempre in disordine mentale. Quando s'introduce volutamente il dominio dell'istinto nel proprio comportamento avviene una sorta di bestializzazione, che diviene anche accecamento dell'intelligenza: appunto come le bestie! Ecco perché i santi, anche se non hanno cultura, riescono ad esprimere una sapienza che è superiore ad ogni altro. Ed ecco perché, si può aver letto anche biblioteche intere, ma se si vive nel peccato si diranno sempre cose insensate.
L'uomo bestializzato perde il pensiero; certo, non il pensiero in quanto tale, ma la capacità di cogliere il vero senso della vita. L'intelletto se funziona bene coglie la verità. La buona volontà fa sì che questa verità venga amata. Invece con la bestializzazione si corrompono l'intelletto e la volontà, per cui si arriva non solo a non poter conoscere la verità, ma perfino a non amarla, anzi ad odiarla. O meglio: si sceglie la menzogna e ci si lascia affascinare da essa.
QUANDO GLI ISTINTI CRESCONO SOFFOCANO LA RAGIONE
Dio ha creato nell'uomo una gerarchia: gli istinti alla base, la ragione ad orientare gli istinti e la volontà a fare in modo che gli istinti possano conformarsi agli orientamenti della ragione. Però, quando la volontà fallisce, gli istinti lievitano a dismisura arrivando a soffocare la ragione (è ciò che si chiama "accecamento dell'intelligenza") e il peccato diviene possibile.
Ecco perché il Cristianesimo fa una differenza tra sapienza ed intellettualismo. La prima è il raggiungimento della verità, il secondo è solo una ricca conoscenza che prescinde dall'adesione al Vero. Quante persone, anche analfabete, raggiungono una grande sapienza; e quanti intellettuali, pur avendo letto biblioteche intere, si allontanano dalla Verità distruggendo altri e se stessi? Ciò perché tutto dipende dall'esercizio della virtù... in particolar modo dall'esercizio della temperanza.
Il beato Duns Scoto dice - e con lui tutta la scuola francescana - che l'intelletto è inevitabilmente influenzato dalla volontà.
Si possono avere tutti i talenti intellettivi di questo mondo, ma per conoscere bene, cioè per conoscere ciò che davvero conta nella vita, occorre la Luce (che è la Grazia!) e la Grazia è data dall'esercizio della virtù.
Ed ecco perché la Madonna disse a Giacinta di Fatima che i peccati che fanno andare più all'inferno sono quelli della carne... perché sono i più facili a farsi e da questi scaturiscono anche gli altri peccati.
Nota di BastaBugie: nel precedente articolo è stato citato il racconto gotico dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson dal titolo "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" scritto nel 1886.
L'impatto della storia è stato universale, facendo entrare la definizione "Jekyll e Hyde" nel linguaggio comune a significare una persona con due distinte personalità, una buona e l'altra malvagia; o la natura normalmente buona ma talvolta totalmente imprevedibile di un individuo.
Ecco un estratto della voce "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" che si può leggere su Wikipedia che racconta la parte finale della storia:
Jekyll miscela varie sostanze ed ottiene una pozione dagli effetti straordinari. Essa destruttura l'unità dell'essere umano e conferisce esistenza propria e distinta alle inclinazioni nascoste ma presenti nell'animo.
Sperimentando la pozione su di sé, il dottor Jekyll subisce una trasformazione tale da far emergere la sua seconda natura, quella delle sue inclinazioni attratte dal male, soppiantando completamente la propria identità personale. Finché ne dura l'effetto, diventa un altro essere con diverso corpo e diversa psiche: Mister Edward Hyde (che in inglese suona come to hide, nascondere). Assumere una seconda volta la pozione nasconde di nuovo la natura malvagia e consente il restaurarsi dell'identità precedente. Le due identità, quindi, sono separate sia nell'aspetto fisico come nelle dinamiche psichiche. La prima identità resta il dottor Jekyll: alto, educato, di buoni principi morali e solidale con i suoi concittadini. La seconda identità, quella che era sempre rimasta nascosta e che perciò fino ad allora non aveva mai potuto crescere, Mister Hyde: basso, più giovane, gobbo, con braccia corte, mani pelose e tozze, e con i propri istinti l'intelligenza e tutte le energie inclinati gioiosamente al male, alla propria soddisfazione sadica, egoistica, sfrenata, selvaggia e asociale.
La riflessione di Stevenson sulla natura umana, tuttavia, va oltre questa semplice scissione, dal momento che sia Jekyll sia Hyde hanno memoria dell'alter ego. Jekyll narra poi di come col tempo abbia perso il controllo della situazione, non riuscendo più a resistere alla tentazione di trasformarsi con la pozione in Mister Hyde, che si è fatto nel frattempo sempre più forte. Anche dopo essersi imposto di non farlo più, a seguito dell'omicidio di Carew, inizia a trasformarsi in Hyde senza bisogno della mistura, perché ormai la sua parte dominante è diventata questa. Jekyll è quindi costretto a bere sempre più frequentemente la pozione per riprendere il suo normale aspetto. Infine, la provvista del particolare sale che Jekyll usa per dare efficacia alla pozione inizia ad esaurirsi ed egli ne ordina quindi altre partite, che però si rivelano inefficienti. Capisce allora che la sua provvista originale doveva essere contaminata e che fu proprio questa ignota impurità a conferirle la sua efficacia. Perduta ogni speranza, Jekyll scrive la sua confessione sotto l'effetto dell'ultima dose di pozione originale rimastagli, per poi suicidarsi.
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