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VERITÀ E BUGIE SULLA SANITÀ AMERICANA
di Rino Cammilleri
 

La distribuzione in Dvd del film Sicko di Michael Moore richiede che ci si chiarisca una buona volte le idee sulla sanità americana, perché sono in tanti a credere che negli Usa chi non ha i soldi per curarsi muore.
Maria Giovanna Maglie, su «Il Giornale» del 3 settembre 2007, le ha cantate chiare: «Negli Stati Uniti, gli ospedali pubblici forniscono gratuitamente le cure necessarie a chi non è assicurato o non ha i mezzi per pagarsele, e dal 1986, presidente Ronald Reagan, con l'Emergency medical treatment and active labor act, anche le cliniche private devono fornire gratuitamente tutte le cure di emergenza di cui dispongono a chiunque si presenti, fino al momento in cui può essere trasferito in sicurezza alle strutture pubbliche. Questo vale anche per gli immigrati clandestini».
Ancora: «Basta un impiego qualunque fisso per farsi pagare l'assicurazione dal datore di lavoro, i più abbienti se la scelgono da soli, delle migliori, e la detraggono dalle tasse. I poveri, infine, hanno un programma gratuito che si chiama Medicaid». Però c'è «una frangia di irregolari che avrebbero diritto al Medicaid, ma non si iscrivono».
E c'è anche «una categoria di giovani professionisti» che guadagna bene «ma che non ne vuole sapere di preoccuparsi del futuro, e non stipula assicurazioni». La nostra realtà, invece, è fatta delle «code, spaventose in Europa, e inesistenti negli States; dei feti scambiati, delle gambe sane operate, dei tanti episodi di incuria, fretta, scarsa igiene, che qua sono molto frequenti, laggiù pressoché inesistenti».
Si potrebbe anche parlare «dei bambini italiani salvati in posti benedetti come lo Sloan Kettering Center di Manhattan, le loro madri ospitate per mesi nelle residenze, senza nemmeno un dollaro di garanzia, solo la stretta di mano e la promessa che a casa si stavano raccogliendo soldi». Ma Michael Moore (Bowling for Columbine, Fahrenheit 9/11) non è nuovo a sputare nel piatto (americano) in cui mangia.