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Un passaggio non deve sfuggire di questi giorni di "Circo del Clima" che si è esibito a Milano come antipasto della Cop26 (Conferenza Internazionale sul Clima) di novembre a Glasgow. E la chiave ce la fornisce ancora una volta il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. Nel suo discorso davanti ai giovani di Youth4Climate il 1° ottobre ha detto che sul clima l'Italia è «pronta a scelte audaci» perché «dobbiamo agire adesso». Ma cosa vuol dire «scelte audaci»? Rimanendo in discorsi astratti, l'affermazione suona bene, dà l'idea di una svolta che finalmente farà fare cose buone che uniscono il benessere delle persone al bene dell'ambiente; sa di investimenti fatti a fin di bene e non per arricchire pochi speculatori, e così via.
Ma se entriamo nel concreto, Draghi suggerisce ben altro. Teniamo presente che tutti i discorsi sentiti in questi giorni a Milano (almeno quelli seri, non i bla bla di Greta e Vanessa) parlano di una transizione ecologica ed energetica che è in realtà, almeno nelle intenzioni, una vera e propria rivoluzione che intende rifondare da zero l'intero sistema economico. La novità sta nel fatto che dopo anni ed anni in cui si è venduta l'idea "green" con la promessa di tanti, nuovi posti di lavoro che avrebbero realizzato un mondo idilliaco fatto di aria profumata e tanti soldi per tutti, il nostro presidente del Consiglio ha fatto capire come stanno effettivamente le cose.
E cioè: «La transizione è una necessità: o la affrontiamo ora o pagheremo un prezzo ancora più alto in futuro». Tradotto: la transizione ecologica sarà un bagno di sangue (economicamente parlando), ma serve per evitare che tra 30-50 anni siamo tutti spazzati via dalle catastrofi naturali. Dunque, dichiarare lo stato di emergenza climatica serve per spingere le persone ad accettare grossi sacrifici ora, reali (il clamoroso aumento delle bollette di luce e gas è solo l'antipasto), per evitare ipotetici e non meglio identificabili sacrifici futuri. Del resto, si sa, se c'è una emergenza tutto diventa lecito da parte dei governi.
SCENARI IMPOSSIBILI DA PREVEDERE
Eppure, malgrado la propaganda ecocatastrofista, nessuno può dire oggi cosa accadrà al clima tra 20-30-100 anni e che conseguenze avrà sulla vita delle persone; e le previsioni degli scorsi decenni, che alla prova dei fatti si sono rivelate sballate, inducono almeno alla cautela nel prendere per oro colato gli scenari drammatici che ci vengono prefigurati.
Di sicuro vediamo che c'è oggi una volontà di ridisegnare l'economia dall'alto; far vivere l'opinione pubblica nella paura e nell'emergenza rafforza il potere dello Stato sul cittadino e anche sulla libertà d'impresa. Al riguardo si faccia memoria del discorso con cui Draghi ha presentato il governo alle Camere: con la pandemia - era il concetto espresso - tante attività economiche vengono azzerate o messe in difficoltà, noi aiuteremo a farle ripartire; ma non tutte, solo quelle che sono utili. Chiaro no? È il trionfo del modello cinese, l'economia socialista di mercato. La presunta emergenza climatica serve solo a imprimere la svolta definitiva, e ora si può cominciare a dire che i costi della transizione saranno molto alti, perché la gente nell'emergenza Covid ha già dato prova di essere pronta a sopportare e supportare le «scelte audaci» che il governo ci imporrà.
Se poi andiamo nel dettaglio, vediamo delle proposte concrete decisamente inquietanti, una in particolare vorremmo segnalare: le "comunità energetiche". Tutti sappiamo che al cuore del programma contro i cambiamenti climatici sta la rinuncia ai combustibili fossili entro 10, 30 o 40 anni secondo i diversi programmi. Il problema è che tale proposito - dati alla mano - appare semplicemente irrealizzabile, essenzialmente perché solare ed eolico, checché se ne dica, sono destinate a rimanere fonti energetiche marginali. Ma invece che prendere atto della realtà, i nostri grandi strateghi sono alla ricerca di soluzioni per realizzare l'obiettivo.
Ed ecco dunque l'idea: trasformare tutti i cittadini da consumatori a produttori di energia. Lo ha ben spiegato nei giorni scorsi dalle colonne di Avvenire Leonardo Becchetti, che è uno degli economisti italiani più in vista, molto ben inserito sia negli organismi internazionali sia nella Chiesa (è anche nel Comitato promotore delle Settimane sociali dei cattolici italiani). È stato coniato anche un nuovo termine per definire il cittadino modello: prosumer, ovvero l'unione tra le due parole producer e consumer (produttore e consumatore, in pratica una crasi energetica). Così condomini e quartieri possono avere la loro mini-centrale elettrica, piazzando pannelli solari sui tetti o turbine eoliche negli spazi verdi e immagazzinando questa energia (che non è continua e stabile) in appositi accumulatori. In questo modo i condomini possono consumare l'energia che producono e possibilmente vendere il di più prodotto immettendolo nella rete nazionale.
L'OCCIDENTE VUOLE IMITARE LE DISASTROSE POLITICHE ECONOMICHE DI MAO
Non entriamo in questa sede nel dettaglio tecnico di questo progetto, ma siamo sicuri che i lettori più attenti avranno a questo punto la sensazione di aver già sentito qualcosa del genere tanti anni fa. Esatto: era il 1958 e Mao Zedong lanciava il piano quinquennale che avrebbe dovuto garantire alla Cina comunista "Il grande balzo in avanti". Il piano si prefiggeva un rapido sviluppo agricolo e industriale basato su collettivizzazione agraria e produzione dell'acciaio. E come sfidare l'Occidente sul terreno dell'acciaio, visto che Mao prevedeva che in 15 anni la Cina avrebbe prodotto tanto acciaio quanto l'Inghilterra? Con gli "altiforni da cortile". Cioè, ogni piccolo villaggio o agglomerato doveva dotarsi di piccole fornaci in cui fondere tutto il metallo possibile per produrre l'acciaio necessario.
Decine di milioni di agricoltori e operai furono obbligati a dedicarsi a questa impresa (visto che le fornaci, così come le centrali elettriche, non funzionano da sole). Chiunque può andare a leggersi come andò a finire: nel giro di tre anni si consumò un vero disastro economico, e "Il grande balzo in avanti" provocò una carestia che provocò dai 15 ai 40 milioni di morti.
Qualsiasi persona di buon senso poteva capire che il piano di Mao - sostenuto dagli esperti del tempo - era una vera e propria follia, ma l'ideologia acceca e rende possibile qualsiasi disastro. Anche l'ecologismo è una ideologia, e sta accecando le élites occidentali. A fare veramente paura non dovrebbero essere i cambiamenti climatici, ma questi esperti che ripropongono oggi, come fossero una novità geniale, gli stessi concetti che già tante catastrofi hanno provocato nella Cina di Mao.
Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Avanzano gli oracoli green. E i costi pure" spiega come le politiche di chi asseconda i deliri ambientalisti di Greta Thunberg facciano aumentare i costi per imprese e famiglie rendendo tutti più poveri.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 ottobre 2021:
La Pre-Cop 26 chiude le porte delle sue riunioni di Milano, lasciando a tutti noi l'immagine di ministri e governanti succubi delle profetesse del nuovo verbo ecologista, Greta Thunberg e Vanessa Nakate. Ad Assisi va in scena "The Economy of Francesco" con il pericolo di censurare la dignità umana. Il "verde sol dell'avvenire" avanza, ne pagheremo le spese.
Le riunioni italiane, conclusesi ieri, anticipano il vertice globale di Glasgow della COP26 del prossimo novembre, in cui i Paesi del mondo dovrebbero presentare i piani aggiornati, in vista di mete impossibili, per la riduzione delle emissioni di C02 e per la salvezza del pianeta. Nei messaggi finali della conferenza di Milano, il commissario europeo Frans Timmermans ha riaffermato il messianico compito che si è assunto di lottare per la "salvezza dell'umanità". Il nostro ministro Roberto Cingolani ha invece ribadito l'impegno per la decarbonizzazione e anticipato la notizia di un prossimo smantellamento degli approvvigionamenti energetici da gas naturale, sui quali l'Italia ha investito centinaia di miliardi negli ultimi decenni. Chi si attendeva un dibattito scientifico e serio sull'andamento climatico è rimasto deluso.
Lascia l'amaro in bocca l'assoluto silenzio sulla crescita dei costi della vita per imprese e famiglie che già subiamo in Europa che le decisioni green prese a Bruxelles. Il presupposto dogmatico di questa emergenza che impoverisce tutti è chiaro: il clima e la Terra stanno morendo, a ciascun Paese e cittadino deve essere imposta una nuova vita, un "cambiamento radicale e rapido". L'India ha risposto a queste richieste con composta fermezza: i Paesi ricchi dell'Occidente devono donare ogni anno a loro e agli altri Paesi ‘poveri' ben più di 100 miliardi di dollari. Nel 2009, le nazioni più ricche del mondo si erano impegnate a fornire 100 miliardi di dollari di finanziamenti ogni anno entro il 2020 per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi climatica, ma questo obiettivo non è mai stato raggiunto.
In Europa emergono i primi segnali di riflessione. I 19 ministri delle finanze dei Paesi della zona euro [...] discuteranno l'impennata dei prezzi dell'energia lunedì 4 ottobre: all'orizzonte c'è il possibile rallentamento della ripresa economica e la crescita della povertà. Nei giorni scorsi, all'ennesima richiesta tutta europea di imporre ai vettori aerei che solcano i nostri cieli di usare biocarburanti al posto del kerosene, i rappresentanti delle compagnie aeree hanno semplicemente risposto come tutti immaginavamo: "Non se ne parla senza aiuti diretti e comunque i prezzi dei biglietti dei passeggeri aumenteranno almeno dell'8%". Nel contesto della fantomatica emergenza climatica, tutte le decisioni più assurde graveranno sulle spalle dei cittadini.
Oltre che in Spagna e Italia, le bollette stanno aumentando in molti altri Paesi. In Irlanda già si avvisano i cittadini perché si preparino a due anni (2020 e 2021) particolarmente difficili per l'innalzamento delle tariffe elettriche ed energetiche; nei giorni scorsi il sindacato polacco Solidarnosc ha annunciato una manifestazione di massa contro la Commissione Europea e la decisione della Corte di Giustizia dell'Ue che sanziona la Polonia per l'estrazione di carbone, usato nelle centrali per il riscaldamento di buona parte del Paese. Il primo ministro ceco Andrej Babis ha invitato il 30 settembre il Consiglio Europeo a discutere le quote di emissioni di carbonio e un tetto ai prezzi dell'energia durante la sua prossima riunione. "I crediti di carbonio, che sono stati oggetto di speculazioni, hanno un enorme impatto negativo sulla nostra industria, e le previsioni della Commissione non si sono affatto avverate e ciò influenza negativamente le nostre imprese e quindi anche i nostri abitanti", ha aggiunto Babis.
L'artefice di questa follia europea, l'olandese Timmermans, nemmeno si accorge di quello che sta accadendo nel suo Paese, dove gli aumenti del prezzo del gas riducono la produzione in serra non solo di fiori ma anche di prodotti ortofrutticoli e stanno provocando aumenti dei prezzi nel mercato interno e nei prodotti di esportazione. Il sol dell'avvenire che ci stanno preparando non scalderà e ci renderà tutti più poveri. La propaganda massmediatica dell'emergenza climatica, il lavaggio del cervello in atto, non ha ancora risvegliato l'istinto di ragionevole sopravvivenza dei cittadini europei. Non meno preoccupante è l'infatuazione che ha colpito mass media e governanti verso le nuove profetesse, come quella Greta Thunberg che nelle scorse settimane ha inoltrato ai suoi 5 milioni di seguaci sui social un chiarissimo messaggio di sostegno alle multinazionali dell'aborto che vogliono abolire la legge pro vita del Texas. O ancora Vanessa Nakate, figlia di una ricca famiglia ugandese e membro dell'Internazionale Progressista, che è divenuta famosa per la sua difesa della foresta pluviale della Repubblica Democratica del Congo, come se la più impellente urgenza in Congo fosse la foresta pluviale... [...]
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