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Salve Padre,
sono coniugata con due figli. Mio marito a volte mi chiede, in intimità, di avere per alcuni momenti un rapporto come quello che hanno gli omosessuali per intendersi (ovviamente però con me).
Mi chiede se voglio oppure no e io a volte per concedermi di più acconsento anche perché è rispettoso anche in quei momenti.
Mi vergogno anche a farle questa domanda perché sono cattolica e una volta quando l'ho confessato il sacerdote mi ha detto che non era peccato perché Dio non sta a guardare queste cose quando due coniugi sono in intimità e perciò lo chiedo anche a lei.
Grazie e a presto e che il Signore la benedica.
Federica
RISPOSTA DEL SACERDOTE
Carissima Federica,
rispondendo alla tua domanda colgo l'occasione di ripresentare una sentenza della Sacra Penitenzieria apostolica del 3 aprile 1916.
Ricordo che questa sentenza è un'espressione del Magistero della Chiesa, il quale si evolve in maniera omogenea e non discontinua o dialettica. Pertanto si evolve senza mai rinnegare le affermazioni precedenti. D'altra parte non si tratta di una determinazione della disciplina della Chiesa, ma della legge di Dio. E questa legge evidentemente non cambia.
La Sacra Penitenzieria si pone una duplice domanda.
La prima riguarda la colpa di Onan, in altri termini il coito interrotto. Quest'azione è sempre peccaminosa perché altera in maniera palese il disegno di Dio sulla sessualità.
Ma la Sacra Penitenzieria si poneva il caso di una donna che fosse costretta dal marito sotto minacce di violenza o addirittura di morte.
La Sacra Penitenzieria dice che in questo caso, sebbene non voglia l'azione, tuttavia può permetterla e subirla perché il male di cui viene minacciata non la spinge ad opporsi fino in fondo, anche perché lei inizia l'atto coniugale in una maniera che non è contraria alla legge di Dio e non coopera attivamente all'azione.
La seconda domanda riguarda un rapporto coniugale compiuto secondo l'uso dei sodomiti, e cioè degli omosessuali. Qui la risposta è del tutto negativa. La moglie non può permetterla in nessuna maniera perché l'azione - anche da parte sua, e non solo del marito - sarebbe viziata fin dall'inizio.
Ecco allora la domanda posta alla Sacra Penitenzieria: "Può una moglie cooperare lecitamente ad una azione del marito che, per darsi al piacere, vuole commettere la colpa di Onan o dei Sodomiti, e, se non obbedisce, la minaccia sotto pena di morte o di gravi molestie?"
La prima risposta riguarda la colpa di Onan. "Se il marito nell'uso del matrimonio vuole commettere la colpa di Onan, spargendo cioè il seme al di fuori del vaso naturale, dopo aver iniziato la copula, e minaccia di morte o di gravi molestie la moglie se non si sottomette alla sua perversa volontà, la moglie, secondo l'opinione di provati teologi, può in questo caso congiungersi così con suo marito, dal momento che lei da parte sua dà corso ad una cosa ed azione lecita, mentre permette il peccato del marito per un grave motivo che la scusa, poiché la carità, per la quale sarebbe tenuta ad impedirlo, non obbliga di fronte ad una così grave molestia"
Ed ecco la seconda risposta che riguarda il tuo caso: "Ma se il marito vuole commettere con lei la colpa dei Sodomiti, poiché questo coito sodomitico è un atto contro natura da parte di entrambi i coniugi che così sì congiungono e questo, a giudizio di tutti i dottori, è gravemente cattivo, la moglie, per nessun motivo, neppure per evitare la morte, può lecitamente in questo caso compiacere al suo impudico marito" (DS 3634).
Devo concludere che il sacerdote al quale ti sei rivolta probabilmente non ha capito oppure è del tutto fuori strada. Non basta che i coniugi siano nell'intimità coniugale perché tutto sia corrispondente al disegno di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma che "i coniugi cristiani non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella legge interpreta alla luce del vangelo" (Gaudium et spes 50).
E "quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina" (GS 51).
Paolo VI nell'enciclica Humanae Vitae insegna che "nel compito di trasmettere la vita i coniugi non sono liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all'intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall'insegnamento costante della Chiesa" (HV 10).
Ti ringrazio di avermi dato l'opportunità di presentare ai nostri visitatoti gli insegnamenti della Chiesa su alcune questioni riguardanti l'intimità coniugale.
Il senso di tutto è questo: anche nell'intimità coniugale siamo chiamati ad essere santi, e cioè conformi alla luminosità e alla bellezza del disegno di Dio sulla sessualità.
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