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IMMIGRAZIONE FUORI CONTROLLO, IN FRANCIA COSTA 2 MILIARDI L'ANNO
In Italia più del doppio, ma a chi importa? In Francia il rapporto sull'immigrazione clandestina rivela inoltre che il 90% degli ordini di espulsione non ha effetto
di Paola Belletti
 

Sarebbe dovuto uscire il 13 dicembre, ma la sua pubblicazione è stata intenzionalmente differita. Ad ammetterlo Pierre Moscovici, già ministro dell'economia e delle finanze nei due governi Ayrault, e attualmente primo presidente della Corte dei Conti della Repubblica francese. Si tratta del rapporto sull'immigrazione clandestina in Francia, fenomeno contro il quale il governo aveva promesso il pugno di ferro: il ministro dell'Interno Gérald Darmanin sbandierava fieramente l'efficacia della sua gestione degli immigrati clandestini e afferma che il tasso di espulsione degli stranieri delinquenti è aumentato del 30%. Il rapporto che riferisce i numeri del fenomeno migratorio - che si configura oggi come epocale per tutta l'Europa, come ha evidenziato il Timone di novembre (qui per abbonarsi) - è invece un atto di accusa contro l'operato del governo.

TEMPISMI SOSPETTI
Darmanin, che non ha potuto far tornare i conti in modo che confermassero la bontà della gestione dell'esecutivo di Macron, ha deciso di non renderli noti nel momento in cui avrebbero potuto pesare maggiormente sul dibattito parlamentare che proprio in quei giorni si stava infiammando, l'11 dicembre infatti l'Assemblea nazionale aveva bocciato il progetto di legge sull'immigrazione: la mozione è stata votata con 270 voti favorevoli contro 265, impedendo di fatto l'approvazione del progetto di legge all'Assemblea nazionale e infliggendo l'ennesima sconfitta politica alla maggioranza di Macron. La proposta di legge era invece passata al Senato francese qualche settimana fa e numerose organizzazioni si erano mobilitate per evitare che il progetto di legge passasse in via definitiva.
Il presidente della Corte ha spacciato per rigore morale una omissione, se non una manomissione strumentale a favore del governo in carica (e sotto una fitta grandine di malcontento sociale): si è difeso spiegando che non voleva che "questa pubblicazione interferisse in alcun modo con il dibattito politico". A prendere in considerazione i numeri del rapporto si capisce anche come a pensar male, anche in questo caso, si rischi poco di sbagliare.

CONTROLLI INESISTENTI, RISORSE SCARSE, SPESA ELEVATA
Nel pezzo a firma di Hélène de Lauzun l'elenco, seppure sintetico, è impietoso: la gestione delle frontiere è giudicata catastrofica, con controlli di identità praticamente mai effettuati e nessuna informazione seriamente raccolta. Le amministrazioni e i tribunali responsabili delle deportazioni sono totalmente saturi, poiché il numero di ordini di lasciare la Francia (Obligation de Quitter le Territoire Français, o OQTF) emessi è effettivamente aumentato del 60% negli ultimi cinque anni, mentre il numero di personale responsabile del loro trattamento è aumentato solo del 9%. Gli OQTF sono spesso contestati e i tribunali amministrativi non sono in grado di gestire correttamente i casi a causa della mancanza di personale e risorse.
Altro limite significativo è la mancanza di applicazione degli ordini di espulsione emessi: solo il 10% diventa effettivo: di sicuro questa sproporzione non rimanda un'immagine di semplice disorganizzazione; ciò che comunica all'opinione pubblica nazionale e internazionale è un senso di inefficacia e perdita di controllo da parte dell'autorità politica. Tra i numeri che l'ex ministro socialista ha preferito tacere il più a lungo possibile spicca senz'altro quello del costo dell'immigrazione clandestina sui bilanci dello Stato: 1,8 miliardi di euro all'anno, essenzialmente a carico del Ministero dell'Interno. Questa cifra sconcertante mina un argomento spesso avanzato dalla sinistra, vale a dire che l'immigrazione ha "arricchito" il paese. E il rapporto della Corte esamina solo il costo dell'immigrazione illegale.

CRISI MIGRATORIE: È ORA CHE LA REALTÀ PREVALGA SULL'IDEOLOGIA
Chi segue il fenomeno migratorio francese ed europeo non si è stupito più di tanto di ciò che il documento ha restituito; ciò che ha indignato molti in Francia è stato il comportamento da uomo di partito da parte di un amministratore pubblico che invece ha l'obbligo istituzionale e morale di servire il bene comune in modo imparziale, non schierato. Moscovici ha barato perché temeva che la realtà documentata dal rapporto avrebbe pesato a favore delle linea dura della destra in tema di gestione dei flussi migratori. Un atteggiamento, conclude chi firma il pezzo, emblematico della resistenza dello stato profondo francese a una vera riforma dell'immigrazione.
Quanto al nostro Paese, possiamo evidenziare come l'Italia, per gestire il fenomeno migratorio, destini indicativamente 4,6 miliardi di euro (dato del 2018), cifra divisa su diversi ministeri e voci di spesa. Il costo per ogni rimpatrio è di circa 2.400 euro per ogni persona immigrata clandestinamente (in questa cifra convergono costi di polizia, sorveglianza, assistenza e viaggio). Stando ai dati forniti dal Viminale, nei primi sei mesi del 2023 sono stati oltre 54.000 gli immigrati sbarcati in Italia - non vengono considerati di conseguenza quelli arrivati nel nostro Paese via terra attraverso la cosiddetta rotta balcanica - un dato più che doppio rispetto allo stesso periodo del 2022 (21.800) e del 2021 (16.500).

 
Titolo originale: Immigrazione, alla Francia costa quasi 2 miliardi di euro l'anno. E a noi?
Fonte: Sito del Timone, 8 gennaio 2024