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La lettura evangelica odierna propone alla nostra considerazione un miracolo di Gesù. I miracoli del Signore, se per coloro che ne sono stati i diretti destinatari sono soprattutto grazie, doni inattesi, opere di benefica potenza, per noi che li meditiamo a distanza sono primariamente insegnamenti, rivelazioni di qualche raggio prezioso di verità, nutrimento ideale dello spirito. Si tratta questa volta della guarigione di un sordomuto. Quale luce si sprigiona da questo episodio, quale è per noi il suo significato profondo?
L'INVITO A RECUPERARE LA SPERANZA IN UN TEMPO DI CRISI
Se teniamo presente anche la prima lettura di questa messa, si direbbe che in primo luogo questo prodigio voglia richiamare un annuncio del profeta Isaia e dichiararlo avverato: Si schiuderanno gli orecchi ai sordi…Griderà di gioia la lingua del muto. Quasi a dire: la salvezza predetta dal profeta antico è arrivata a noi con la missione diGesù di Nazaret. Isaia parlava in un momento di grande sconforto del suo popolo: Israele si sentiva insicuro, vacillante; si percepiva nell'aria l'imminenza di una catastrofe. Noi diremmo: un momento di crisi. Il senso delle sue parole è quello di infondere serenità con la convinzione della presenza del Dio vivo: Coraggio! Non temete: ecco il vostro Dio.
Anche il nostro è innegabilmente un tempo di crisi, anche noi siamo "smarriti di cuore" e abbiamo bisogno di essere confortati. Il nostro mondo sembra traballare. Ogni giorno basta la lettura del giornale a rovesciarci sull'anima impietosamente i segni di una dissoluzione inarrestabile: i prepotenti trionfanti; gli onesti spesso lasciati senza difesa e oppressi; interi popoli, assetati di libertà, soffocati sotto la più stupida e menzognera schiavitù che la storia abbia conosciuto; i difensori della giustizia uccisi; gli assassini impuniti; i princìpi più chiari e più certi della legge morale comunemente derisi; le regole più elementari della convivenza umana continuamente violate; una società che credeva di diventare più fraterna e più felice eliminando dalla coscienza il pensiero del Padre che è nei cieli, che si fa sempre più dura, più crudele, più disumana.
Ebbene, a noi oggi è detto: "Coraggio! Non temete: ecco il vostro Dio". Più che di ogni altra cosa, abbiamo oggi bisogno di speranza. E cioè abbiamo bisogno: prima di tutto di recuperare la certezza del Dio vivo, che è presente in mezzo a noi, ed è più grande, più forte, più duraturo di ogni apparente ed effimera vittoria del male; di recuperare il senso della provvidenza di Dio, che non è un Dio distratto o indifferente, ma ci segue, ci vede, ci ama, "viene a salvarci"; infine di recuperare il senso dei valori eterni, anche quando li vediamo dimenticati o spregiati: la giustizia verso gli altri, la misericordia, l'onestà, la capacità di rinunciare, la capacità di amare veramente. Questi valori sono ancora le cose che contano, e senza di essi nessuna società umana, con tutte le sue tecniche e i suoi progressi, può reggersi e vivere.
L'INVITO A RECUPERARE UN RAPPORTO "A TU PER TU" CON CRISTO
In questo episodio Gesù si presenta a noi come il salvatore dell'uomo, dell'uomo vero e totale. Per guarire il sordomuto, egli lo porta in disparte, lontano dalla folla. Quasi a dirci che l'uomo che vuole essere salvato deve riconquistare il rapporto personale con Cristo, da solo a solo. Deve uscire dalla folla. Che significa: deve spesso ripudiare le idee correnti, che sono così poco cristiane; deve non prendere "gli altri" come regola di vita, ma la legge di Dio; deve non lasciarsi ingolosire dalle mille ricette di felicità che ci vengono offerte a tutti gli angoli delle strade della vita, tutte immancabilmente destinate a lasciarci con la bocca amara.
Questa è la sola via che salva davvero l'uomo: stare da solo a solo con Cristo, con la sua parola esigente e liberante, con la sua croce, con il suo annuncio di speranza e di vita.
L'INVITO A IMITARE GESU' NELLA PREGHIERA E NELLA COMPASSIONE DEL PROSSIMO
Come in altre occasioni simili, Gesù ci lascia intravvedere col suo comportamento un po' del suo mistero e si fa modello per noi. Guardando verso il cielo, emise un sospiro. Egli, che opera i prodigi con l'energia creatrice della sua natura divina, egli che (come Dio all'inizio dell'opera di creazione) ha fatto bene ogni cosa, è anche veramente e pienamente uomo: un uomo che ci salva in virtù della sua appassionata ricerca della volontà del Padre che è nei cieli, al quale va sempre il suo sguardo prima di ogni atto importante, e in virtù della sua capacità di commuoversi di fronte alle sventure umane, che gli strappa un sospiro di compassione. Elevare l'animo nella preghiera, conformarsi alla volontà di Dio e cercare di essere misericordiosi col prossimo: ecco ridotto all'essenziale il programma di una vera e salvifica imitazione di Cristo.
L'INVITO A NON RINCHIUDERSI IN SE STESSI
Gesù dice: Apriti!, e non solo alla bocca e agli orecchi del sordomuto, ma a tutto l'uomo, a tutti gli uomini, a noi. Gesù ti dice: «Non rinchiuderti nelle chiacchiere vane dell'esistenza quotidiana; apriti alla luce della verità eterna. Non rinchiuderti nei tuoi momenti di tristezza e di angoscia; apriti alla speranza che io sono venuto a donarti, e che non ti deluderà alla fine. Non rinchiuderti nei tuoi piccoli calcoli; apriti ai disegni di Dio su di te, quali che essi siano. Non rinchiuderti negli egoismi della tua piccola vita; apriti all'onda sconfinata del mio amore, e fa della carità il principio della tua vita rinnovata».
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
ALTRA OMELIA XXIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 7,31-37)
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