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La Santa Sede ha fatto benissimo a pronunciare il suo “gran rifiuto”: la Chiesa non firmerà la Convenzione sui disabili approvata dall’Onu. E lo farà per un motivo chiaro a chiunque sia sano di mente: non si può prevedere il diritto alla uccisione volontaria di soggetti che una convenzione dice di voler proteggere. Perché di questo stiamo parlando: agli articoli 23 e 25 della convenzione l’Onu fa riferimento alla «salute sessuale e riproduttiva». Termini inequivocabili che nel linguaggio internazionale comprendono il ricorso all’aborto volontario legale, gratuito e sicuro.
Questo significa che i disabili hanno tutti i diritti di questo mondo, tranne quello di nascere. Risultato finale: la Convenzione per i diritti dei portatori di handicap, creata per proteggere le persone con disabilità da tutte le discriminazioni riguardo all’esercizio dei loro diritti, può essere usata per negare il basilare diritto alla vita delle persone disabili non ancora nate.
Se c’è qualcuno capace di disinnescare la contraddizione logica, giuridica e morale fra queste due opposte condotte, si faccia pure avanti.
D’altra parte, però, gioverà ricordare ai più distratti che questa deriva eugenetica è quotidianamente praticata negli ambulatori e negli ospedali italiani, in coerenza con la vigente legge 194 del 1978. La quale – dietro al penosa foglia di fico della “salute psicofisica della donna” – nasconde la banalissima motivazione eugenetica: se il figlio risulta “malato”, meglio non farlo nascere. Cioè, abortirlo. Ciò che avviene anche nella legge 40 sulla fecondazione artificiale: si pretende di produrre un figlio ad ogni costo, salvo poi eliminarlo se non risulta perfetto!
Con il che se ne ricava – sempre usando la logica elementare – che la condanna del Vaticano nei confronti della Convenzione dell’Onu per i disabili in “salsa abortista” colpisce in modo identico tutte le leggi che, come la 194 e in modo diverso la 40, prevedano l’aborto per nascituri con problemi di salute.
C’è insomma di che riflettere per tutti coloro che, anche in buona fede, hanno accreditato l’immagine di una 194 “buona ma applicata male”, “con delle parti buone”, “una delle migliori leggi al mondo”. La legge italiana sull’aborto è perfettamente coerente alla logica eugenetica e maltusiana che si respira al Palazzo di Vetro: se sei handicappato, in nome dei tuoi diritti civili, non ti facciamo nascere. Cioè, ti uccidiamo.
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