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BastaBugie n.243 del 4 maggio 2012

PADRE BROWN FU INTERPRETATO DAL MIGLIOR RENATO RASCEL, QUELLO CHE GIORNALI E TV SI SONO DIMENTICATI DI CELEBRARE IN QUESTI GIORNI

''I racconti di padre Brown'' è uno sceneggiato televisivo prodotto dalla RAI nel 1970 tratto dagli omonimi racconti dello scrittore cattolico inglese Chesterton

di Marzia Platania

Parlando dell'investigatore giungiamo a parlare del personaggio più famoso di Chesterton, Padre Brown. Questi è un prete cattolico inglese, basso di statura con "un volto inespressivo come gli gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del Nord". (GKC, I racconti di Padre Brown, pag. 13).
Questo suo aspetto dimesso, la sua supposta ingenuità di religioso, lontano dalla realtà del mondo, sono una maschera scelta da Chesterton per meglio far risaltare l'acume e la saggezza del suo eroe. Come ogni investigatore che si rispetti, egli tira fuori dal suo cappello a larghe tese da ecclesiastico inglese la soluzione del caso, tanto più stupefacente perché viene proprio da quel rozzo e dimesso pretucolo dall'aria stolida, da quel credulo e sciocco esponente di una religione oscurantista e sorpassata, nelle opinioni di coloro che lo circondano. Appassionato di paradossi, Chesterton si è divertito a nascondere il genio dietro un aspetto fisico del tutto antitetico. Padre Brown è dunque un prete-investigatore. Non bisogna dimenticare che proprio in quegli anni esplodeva la fama dello Sherlock Holmes di A.C. Doyle, e sulla sua onda i giornali e le riviste, ma anche le librerie si riempivano di racconti di genere giallo, il cui protagonista era quasi sempre un investigatore privato o comunque dilettante. Padre Brown si situa in questo filone, ma anche se ne distacca nettamente: in un certo senso esso ne è una critica dall'interno; non certo del genere, che Chesterton amava, ma della filosofia che si leggeva tra le righe, specie nel caso, appunto, di Sherlock Holmes. I racconti di Padre Brown sono dei piccoli incantevoli puzzle, ma in essi si nasconde sempre una morale, spesso graffiante: e benché l'intreccio sia spesso di artistica perfezione, esso non è mai fine a sé stesso: non c'è racconto in cui, seppure in uno scambio di battute tra personaggi, Chesterton non infili qualche battuta polemica o qualche difesa delle sue teorie. Abbiamo tirato in ballo Sherlock Holmes e non per nulla. Padre Brown ne è quasi l'esatto contrario. A cominciare da un particolare marginale quale potrebbe essere il rapporto con la giustizia e la legge: Sherlock Holmes ha con le forze dell'ordine un atteggiamento di superiorità; ma è una superiorità solo di intelligenza e di metodo: fra di loro è in corso una sorta di sfida, che la polizia regolarmente perde, ma che è una sfida tra eguali. Padre Brown ha per la legge degli uomini il massimo rispetto; ma non è della legge degli uomini che egli si preoccupa. Il suo scopo non è, come quello di Holmes, consegnare il colpevole alla giustizia terrena, ma rimetterlo in grado di affrontare la giustizia divina: egli non cattura criminali, ma anime. E' sempre il colpevole a consegnarsi alla polizia, come esteriore segno del pentimento e della conversione, quando è il caso. Il criminale irriducibile sceglie spesso il suicidio, successo tutto sommato per il mondo, poiché un criminale è stato identificato ed eliminato, ma sostanziale e amara sconfitta per Padre Brown, dispensatore di un perdono che il colpevole, suicidandosi, rifiuta drammaticamente. Il costituirsi è così il primo passo della conversione: ma c'è chi compie il cammino tutto di un tratto: e Padre Brown non ritiene certo necessario soddisfare alle esigenze della giustizia umana, quando si è ormai giustificati davanti a quella divina. La giustizia fatta di leggi e condanne non è veramente importante: davanti ad un colpevole smascherato egli afferma: "Il più abominevole delitto che il diavolo abbia mai suggerito può essere alleviato dalla Confessione; ed io imploro questa Confessione". (Ibidem, pag. 185).
Ma, quando il colpevole tenta invece la fuga, e l'amico Flambeau chiede se debba fermarlo, egli risponde: "No, lasciatelo passare" disse Padre Brown con un profondo sospiro che pareva risalisse dalle profondità dell'Universo "Lasciate passare Caino, ché egli appartiene a Dio". (Ibidem, pag. 186). [...]
Come l'innocente, Padre Brown posa sul mondo uno sguardo spalancato a cogliere tutta la realtà così come essa si presenta. L'umanità ordinaria che lo circonda ha in gran parte perso questa capacità di realismo: "La gente accoglie prontamente le notizie campate in aria, diffuse da questo o da quello. Ciò travolge tutto il nostro vecchio razionalismo e scetticismo, avanza come il mare e il suo nome è: superstizione. [...] E' il primo effetto di non credere in Dio questo perdere il senso comune e non poter vedere le cose come sono. [...] E un cane è un presagio, un gatto è un mistero e un maiale è una mascotte, e uno scarafaggio è uno scarabeo, chiamando a raccolta tutta la fauna del politeismo d'Egitto e della vecchia India; il cane Anubis, e il gran Pasht dagli occhi verdi e tutti i sacri tori urlanti di Bashan, rotolando indietro, fino agli dei bestiali dei primordi, incarnati in elefanti, serpenti e coccodrilli; e tutto perché si ha paura di poche parole: "Egli si è fatto Uomo"". (GKC, I racconti di Padre Brown, pag. 476).
E' l'impatto con la realtà così come essa è che persuade dell'esistenza di Dio, è il realismo la via maestra della conversione al cristianesimo: così come è accaduto a Chesterton stesso, il quale vedeva come sotto i suoi occhi la dottrina cattolica spiegasse tutta la realtà senza doverne lasciare fuori nulla, e anzi spiegando anche quelle bizzarrie che attiravano lo sguardo per la loro apparente contraddittorietà: qualsiasi bastone può per caso adattarsi ad un buco, esemplificava, ma una toppa è più complicata, e se una chiave vi entra perfettamente, vuol dire che è la chiave giusta. Come l'innocente, Padre Brown è moralmente ineccepibile, malgrado a volte le apparenze siano contro di lui: perché chi è onesto per consuetudine è sempre sull'orlo del baratro in cui Satana attende di precipitarlo: solo una salda filosofia e l'aiuto della Grazia sempre rinnovata di Dio rende saldo l'uomo sulla via del bene. Padre Brown polemizza spesso con chi rifiuta questo esame reciproco di teoria e prassi: "Temo di essere un uomo troppo pratico" disse il dottore in tono brusco "Non mi immischio molto di religione o di filosofia". "Eppure non sarete mai un uomo veramente pratico, finché non ve ne occuperete" (Ibidem, pag. 544), ribatte a chi cerca di scindere questi due aspetti inestricabilmente connessi. Ed ancora: "La gente vi dirà che le teorie non hanno importanza e che la logica e la filosofia non sono cose pratiche. Non crediate a costoro. La ragione viene da Dio e quando avviene qualcosa di irragionevole, questo qualcosa è importante." (Ibidem, pag. 724).
Come e più del poeta, Padre Brown è uomo che usa la ragione nel suo più pieno significato. La ragione è dono di Dio, e quando l'uomo abdica al suo uso o alle sue regole il delitto è in agguato. Il non uso della ragione, o il suo cattivo uso, è un delitto contro Dio. Anche il cattivo uso è spesso un non-uso: significa non condurre il ragionamento fino alla sua naturale conclusione. Non è certo il caso di Padre Brown: "Padre Brown possedeva una di quelle teste che non possono evitare di porsi delle domande". (Ibidem, pag. 56).
"In Padre Brown vi erano due uomini: vi era l'uomo d'azione, che era modesto come una margheritina e puntuale come un orologio, che girava intorno al suo piccolo quadrante di doveri e non aveva mai pensato di mutarli. V'era poi l'uomo meditativo, che era molto più semplice, ma assai più forte, che non si poteva facilmente arrestare, la cui mente era sempre, e solamente nel senso più intelligente della parola, una mente libera. Egli non poteva trattenersi, anche inconsciamente, dal porsi tutte le domande che vi erano da farsi, e di rispondere a tutte quelle che poteva". (Ibidem, pag. 368).
"Padre Brown aveva un forte fiuto del male. [..] Il suo coraggio era molto; ma forse era ancora più forte in lui la curiosità. Tutta la vita era guidata da una fame intellettuale di verità, anche nelle piccolezze". (Ibidem, pag. 421).
Fin dal primo episodio delle sue avventure, le prime parole che ascoltiamo dalla bocca di Padre Brown sono una difesa della ragione. Flambeau, il ladro internazionale, che grazie a lui poi si convertirà, e diventerà poliziotto, si è travestito da prete per derubare Padre Brown di una preziosa reliquia, e sotto questo travestimento, chiacchiera del più e del meno, credendo di trascinarsi dietro l'ingenuo prete in un luogo tranquillo per derubarlo. Scoprirà che il tutt'altro che ingenuo prete lo ha individuato subito, ha messo in salvo la reliquia, e ha disseminato il loro tragitto di indizi che hanno guidato la polizia sulle loro tracce: ma quando il poliziotto, dal cui punto di vista di inseguitore è narrata la storia, si avvicina per la prima volta ai due preti queste sono le parole che ascolta, le prime parole che ascoltiamo da Padre Brown: "No"- oppose l'altro prete -"la ragione è sempre ragionevole, anche nell'ultimo limbo, anche al limite ultimo delle cose. So bene che si accusa la Chiesa di abbassare la ragione, ma è il contrario, invece. Sola, sulla terra, la Chiesa fa la ragione veramente suprema. Sola, la Chiesa afferma che Dio stesso è legato alla ragione". L'altro prete alzò il volto austero al cielo stellato e disse: "Però chi sa se in quell'infinito universo..." "Soltanto fisicamente infinito"- l'interruppe il piccolo prete – "Non infinito nel senso che sfugge alle leggi della Verità". (GKC, I racconti di Padre Brown, pp. 25 e 26).
Mentre viene arrestato Flambeau allibito chiede come possa Padre Brown averlo immediatamente riconosciuto sotto il suo travestimento ed egli risponde, lapidario:
"Voi attaccaste la Ragione. Questa è cattiva teologia". (Ibidem, pag. 30).
Farsi tutte le domande e rispondere a tutte quelle che può, questo è ciò che contraddistingue l'uomo. Le teorie si giocano nei fatti, sono sempre sollecitate a rendere conto di ciò che accade. Se dieci false filosofie possono spiegare il mondo, come dice Padre Brown in un'altra avventura, ma si vuole quella vera, l'unico criterio di cui si dispone è l'esperienza stessa. Ecco perchè un prete-investigatore: la scienza investigativa di Sherlock Holmes vinceva le sue piccole battaglie, costringeva i riluttanti indizi a svelare il nome del colpevole; la fede di Padre Brown compie con sconcertante facilità le stesse imprese e ne compie anche di più grandi: non cattura il colpevole, lo converte; non mette nel sacco la polizia con la sua superiore abilità, ma persino i famosi investigatori. Il metodo ristretto di Sherlock Holmes funziona solo nell'ambito dell'indagine: non ha nulla da dire al resto della vita, abbandonato all'insignificanza e alla noia, di cui la droga è la spia e l'inefficace rimedio. La fede di Padre Brown è innanzitutto la sua pace, e poi la soluzione del caso e infine il rimedio al male, il perdono. E' un criterio che può guidare tutta la vita e che giocato nello stretto ambito di una indagine poliziesca, dà i migliori risultati, semplicemente perché giocato in qualsiasi altro ambito darebbe comunque i migliori risultati, poiché essendo vero, rende conto di tutto. Rende conto anche del male, lo scoglio su cui la ragione spesso inciampa. Perché se è vero che "Tutte le cose vengono da Dio; e sopra tutte la ragione e l'immaginazione. E i grandi doni dello Spirito sono buoni in sé stessi." (Ibidem, pag. 542), è anche vero che "Non è difendere un uomo, dire che è un genio". (Ibidem, pag. 545).
Quando è usata con proprietà, cioè semplicemente quando è usata fino in fondo, la ragione è buona.

Nota di BastaBugie: per approfondire i racconti di Padre Brown e Chesterton, il suo ideatore, clicca nel link qui sotto
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=47

Fonte: CulturaCattolica

Pubblicato su BASTABUGIE n.243
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