I FONDAMENTI DELLA VITA SPIRITUALE: LA PREGHIERA E IL PADRE SPIRITUALE
La familiarità con il Signore trasfigura ogni gesto che facciamo anche durante le faccende domestiche o il lavoro in ufficio
di Costanza Miriano
Avere un padre spirituale ti costringe a prendere degli impegni, e a cercare di rispettarli, se non vuoi mentirgli al prossimo appuntamento, cosa che non avrebbe senso, tanto vale farne a meno, del padre spirituale, se gli devi dire bugie: non è mica l'Agenzia delle Entrate.
Faccio una piccola parentesi su questo: a volte noi, anche quelli di noi che nella vita sono accorti, che combinano qualcosa di buono, e costruiscono cose notevoli nel lavoro e in altri ambiti dell'esistenza, nella vita spirituale stiamo eternamente parcheggiati, alla ricerca magari di stimoli, emozioni, incontri, occasioni di spiritualità che ci facciano sentire qualcosa, quando il sentire è proprio uno degli ultimi criteri di valutazione per la vita spirituale. Spesso abbiamo in mano la cartina per orientarci, perché leggiamo e ascoltiamo e nutriamo molto la nostra sete di spiritualità, la guardiamo e la riguardiamo, ma non ci scolliamo di molto dal punto in cui siamo. Solo un padre spirituale, una guida, qualcuno che ci guardi da fuori e che abbia il coraggio di dirci la verità, può verificare se ci stiamo muovendo, e casomai prenderci - caritatevolmente - a calci nel sedere. E può aiutarci a mettere qualche piccolo punto fermo nelle nostre giornate, può aiutarci a prendere impegni, verificando che li manteniamo.
PREGARE "SENZA INTERRUZIONE"
Detto questo, qualsiasi siano le modalità di preghiera che meglio si adattino al nostro stile di vita, alle nostre giornate in questa particolare stagione della vita (è chiaro che una mamma di bambini sotto i tre anni avrà una disponibilità diversa da una mamma di figli grandi, e da una nonna, e da un professionista, e da chi fa un lavoro manuale...) rimane valido per tutti l'invito di Gesù a pregare sempre, senza interruzione.
Ma come è possibile farlo, per chi ha tante cose da fare? E anche un consacrato ha tanti impegni, persino una monaca di clausura non sta sempre nel coro o in cella. Eppure, anche per lei vale l'invito di Gesù a pregare senza interruzione. Che cosa intende? E, soprattutto, siamo certi che ogni comando o invito di Gesù sono perché viviamo, viviamo davvero, cioè siamo più felici? Se ci crediamo, vale la pena chiedersi come pregare davvero sempre, davvero senza interruzione. Gesù non può avere chiesto di non preparare da mangiare, di non fare il nostro dovere, e neanche di non parlare con le persone, di non occuparci di loro, anche perché in altri passi del Vangelo ce lo chiede, e ci dice anzi che il giorno del giudizio verremo giudicati sulle volte in cui lui ci ha chiesto da mangiare da bere, quando siamo andati a visitarlo e a occuparci di lui. Ecco, fino alla domanda ero preparata. Adesso però cominciano i problemi, perché io la risposta non la so. È una vita che cerco la misura giusta.
NECESSITÀ DEL RACCOGLIMENTO
Innanzitutto, io credo che siano assolutamente necessari dei tempi anche dedicati alla preghiera in esclusiva. Non basta una disposizione dell'animo, non basta rivolgere un pensiero a Dio facendo altre cose. In certi momenti dobbiamo raccoglierci nella nostra stanza, dice Gesù, nel segreto, e stare lì nel nostro Sancta Sanctorum, lì dove solo lui ci vede. Il segreto della nostra stanza è il luogo dove stanno le cose a noi più care, e dove è la nostra vera identità, quello che solo Lui, più intimo a noi di noi stessi, conosce. Lì, nel silenzio, possiamo mettere i nostri occhi nei suoi. O almeno voltarli verso di lui, sapendo che sempre lo cercheremo desiderandolo senza mai vederlo come il nostro cuore desidera, cioè senza il velo.
Come quando si sta con una persona amata nell'intimità, si fa il pieno di lui, e poi ci si sente uniti tutto il giorno, così quella preghiera ci può accompagnare per tutto il resto della giornata, anche se poi si è immersi in tutt'altro. Due innamorati si sentono sempre insieme, per tutta la giornata, anche quando sono separati, e a loro sembra di fare le cose per l'altro, per poterle poi condividere con lui, per raccontargliele, per essere sotto il suo sguardo. Così può essere con Dio, se si conquista davvero questa intimità, se ci si fidanza.
LA PREGHIERA COME "SOTTOFONDO"
Ma anche l'amato però sentiamo il bisogno di sentirlo più e più volte al giorno, e quindi anche la preghiera si può piano piano rinnovare a piccoli tratti. A questo proposito è molto adatto il rosario, che per la mia esperienza può essere pregato in molti modi diversi. Con tutta la concentrazione, rivolgendo lo spirito ai misteri, oppure alle parole della preghiera, sempre nuove ogni volta. Oppure può essere un sottofondo dell'anima, e allora è davvero perfetto guidando, correndo, stirando, facendo le cose di casa che richiedono meno creatività e pensiero organizzato. Una mia amica lo prega per esempio in bagno la sera facendo il suo rituale di pulizia, e conta le Ave Marie spostando i vasetti delle creme. Allo stesso scopo si prestano le carote sbucciate, i pupazzetti Lego o i fumetti, insomma qualsiasi altra cosa stiamo riordinando. Per chi cammina, il rosario può diventare un'unità di misura dello spazio, così come per madre Teresa i voli aerei si misuravano in corone, non in ore di volo.
Un'altra preghiera adatta alla vita attiva è la giaculatoria. Qualche breve invocazione da fare ogni tanto, mormorando o solo pensandola, rende diversi tutti i nostri gesti. La mia preferita è quella del Pellegrino russo: «Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me». Oppure nella forma allungata «Signore Gesù Cristo figlio del Dio vivente abbi pietà di me peccatrice». Anche la coroncina della Divina Misericordia - con le sue preghiere brevi - è molto adatta alla vita attiva.
Anche il Papa raccomanda questa familiarità con la preghiera, che lui per primo vive: chi gli è vicino parla di lui come di un mistico, che prega forse - ammesso che siano leciti i paragoni - quanto san Giovanni Paolo Il. Per questo ha consegnato in piazza ai fedeli la misericordina, cioè il rosario, e due libretti di preghiere, e per questo raccomanda di tenere sempre con noi un Vangelo in tasca o nella borsa, e di leggerne ogni giorno un pezzo.
TRASFIGURARE OGNI GESTO
A partire da questa familiarità con il Signore ogni gesto sarà trasfigurato, che è poi esattamente il brano del Vangelo che ho letto poco fa, piegando calzini. Ecco, la preghiera fa questo: rende ogni gesto ordinario straordinario, abitato dall'eterno. Così ogni fatica e sospiro e rottura di scatole potrà essere offerto come su un altare. L'obbedienza alla nostra realtà è per Dio meglio del sacrificio, dice il libro dei Re. Ma l'obbedienza non è passiva sopportazione delle circostanze - non c'è bisogno di essere cristiani per piegare calzini - bensì attiva, volontaria e decisa accoglienza di quello che Dio, attraverso le circostanze della vita, ci chiede. Allora chissà quale valore segreto acquisteranno le nostre azioni ordinarie fatte con grande amore. Chissà, anche raccogliere uno spillo con amore può salvare un'anima, diceva santa Teresina. Solo un giorno scopriremo che valore avranno avuto i nostri gesti, magari anche quelli più semplici, che forse abbiamo deprezzato o a cui non abbiamo dato importanza.
Nota di BastaBugie: per quanto riguarda la scelta del padre spirituale può essere utile il seguente articolo
COME SCEGLIERE IL PADRE SPIRITUALE? E' DAVVERO NECESSARIO?
Come impostare bene la direzione spirituale
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3223
Titolo originale: La preghiera del calzino
Fonte: Il Timone, aprile 2015
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