I BAMBINI CI INSEGNANO CHE FIDARSI E' BENE...
Ma noi, grandi, aggiungiamo subito che ''... non fidarsi è meglio!'', eppure non possiamo fare a meno delle relazioni (che se sono autentiche non possono non fondarsi sulla fiducia)
di Giulia Tanel
Se ci si fa caso, salvo particolari eccezioni negative di scarso accudimento, i bambini hanno piena fiducia nei loro genitori e nelle persone più prossime: non hanno paura che chi li tiene in braccio li farà cadere, tanto da riuscire ad addormentarsi sereni; non hanno paura di morire di fame, perché - grazie a una serie di esperienze positive in tal senso - hanno avuto prova che la mamma, o chi per lei, provvederà a dare loro il latte o, dopo i primi mesi, altro cibo; non hanno paura di non essere vestiti, lavati, curati se sono malati... così come, se hanno avuto figure di riferimento "sufficientemente buone", non hanno paura di non essere amati e coccolati; addirittura, se hanno vicino a loro un adulto che fa loro compagnia e li rassicura, anche i terribili mostri che si aggirano di notte diventano innocui...
I BAMBINI, DUNQUE, SI FIDANO
Questa disposizione, tuttavia, con l'avanzare dell'età va progressivamente scemando. Già un adolescente nutre alcuni (talvolta anche tanti!) dubbi che i suoi genitori si stiano prendendo cura di lui nella maniera adeguata, o che i limiti che gli vengono posti siano per il suo bene, e via discorrendo. Quando poi si arriva alla fase adulta, il fatto di fidarsi di un'altra persona diventa ancora più raro; una cartina di tornasole in tal senso è, per esempio, l'aumento del tasso di convivenze: chi sei tu affinché io mi debba fidare a tal punto di te da decidere di intrecciare per sempre la mia vita alla tua? Chi mi assicura che non tradirai questa mia aspettativa?
La tendenza al venir meno della fiducia si è andata fortemente accentuando nel corso degli ultimi anni. Come mai? Si potrebbero proporre svariate disamine di natura psicologica o socio-culturale, nel tentativo di dare una risposta.
LA PERDITA DELLA FEDE... CIOÈ DELLA FIDUCIA (IN DIO)
Tuttavia, a ben vedere, la considerazione principale è che tutto ha origine nella progressiva perdita della fede, nell'abbandono del trascendente. Infatti, se non ci si fida più che c'è un Dio buono, un Padre, che ci ama e si prende cura di ognuno singolarmente [«Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito» (Lc12,22-23)], su quali basi è possibile fidarsi del proprio coniuge, dei propri genitori, dei propri figli, degli amici, dei colleghi...? Perché una persona, debole nella sua umanità e magari già piena di questioni personali, dovrebbe prendere a cuore un'altra persona, tanto da amarla come se stessa? Un dubbio, questo, che risulta ulteriormente amplificato, se si insinua su una serie di umanissime esperienze di fiducia tradita...
Eppure, l'uomo non può prescindere dalla relazione, e una relazione autentica è necessariamente fondata sulla fiducia. Ecco quindi che pensare di poter vivere prescindendo dalla fiducia riposta nell'Altro, ancora prima che negli altri, è pura utopia: o, meglio, è certamente possibile, ma è una vita che non conoscerà mai la «gioia piena» che deriva dal sapersi amati, con i propri pregi e i propri difetti, fin dal principio e per sempre. A scalare, poi, se ci si riconosce amati così da Nostro Signore, diventerà possibile amarsi a propria volta, così come avventurarsi nella vocazione matrimoniale che esige il "per sempre", o investire nelle amicizie... insomma, vivere la vita con fiducia.
Titolo originale: La fiducia dei bambini... e noi
Fonte: Libertà e Persona, 26/05/2019
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