IL VIZIO PIU' PERICOLOSO: ''NON FACCIO NULLA... DI MALE''
L'accidia è il Balrog che Gandalf avrebbe voluto evitare in ogni modo, ma che a un certo momento della vita tutti dobbiamo affrontare
di Luisella Scrosati
È la passione più pericolosa, il demone più temuto dai monaci. È il Balrog che Gandalf avrebbe voluto evitare in ogni modo, ma che a un certo momento della vita dobbiamo affrontare: "Qualcosa giungeva alle loro spalle. Non si riusciva a distinguere cosa fosse: era come una grande ombra, nel mezzo della quale si trovava una forma scura di dimensioni umane, o anche più grossa; potere e terrore parevano sprigionarsi da essa e precederla (...) e la luce si offuscò, come se una nube vi si fosse posata sopra". Così Tolkien descrive ne la Compagnia dell'anello il flagello di Durin, il demone del mondo antico. Una descrizione che ben si adatta al demone dell'accidia. I padri lo chiamano anche "demone meridiano", perché aggredisce l'uomo nel mezzo della giornata e nel mezzo della vita. Meglio: quel demone che ci insidia a metà delle nostre giornate, ci studia per poi presentarsi in tutta la sua tenebra nel mezzo della vita. Non a caso l'incipit della Divina Commedia indica la selva oscura proprio "nel mezzo del cammin di nostra vita". Il demone meridiano, in effetti non è facilmente distinguibile e piomba sull'anima come una grande ombra in grado di ottenere qualsiasi luce. Esso ha a che fare con una depressione dell'anima, che fa avvertire noia, pigrizia, disgusto, scoraggiamento fino ad avvertire una sorte di torpore e pesantezza che trascina a terra anche il corpo. In questo languido abbattimento l'uomo inizia a vagare: vorrebbe essere altrove o in altro tempo, fare qualsiasi altra cosa da quella che dovrebbe compiere, essere con altre persone piuttosto che con quelle che ha al suo fianco, attaccar bottone con tutti e con qualsiasi preteso.
L'ACCIDIA È LA MADRE DELLO ZAPPING
La particolarità di questa passione è la sua evanescenza: non è qualcosa di preciso, che risiede in una facoltà dell' anima, perché in realtà le inattiva o intorpidisce tutte. Insomma, una brutta bestia, fatta di fuoco e ombra, che vuole trascinare nella propria instabilità coloro che tenta, impedendo loro di avere vita regolare, solida, ordinata.
Da sempre l'accidia è la madre dello "zapping", in tutte le forme; e di certo l'era digitale non ha fatto altro che darle ancora più opportunità, convincendoci che essere sempre connessi e informati sia assolutamente necessario.
I padri precisano che l'accidia colpisce soprattutto la vita di preghiera; san Giovanni Climaco ce ne dà una descrizione semplicemente realistica, dove è facile riconoscersi e sorridere un po' della propria "statura" spirituale "quando siamo in preghiera ci fa venire in mente qualche dovere urgente, e mette in moto ogni espediente per trascinarci via di là con buone ragioni (...). Appena giunge l'ora della preghiera, il corpo si sente di nuovo appesantito; e, mentre siamo in preghiera, ci immerge di nuovo nel sonno e con inopportuni sbadigli ci strappa di bocca i versetti (...). Aggiungeremo però ancora questo: che quando non è il momento della salmodia, l'accidia non si fa vedere; e quando l'ufficio è terminato, i nostri occhi si riaprono" (La Scala, XIII, 4, 5, 8).
Non dobbiamo ingannarci: l'accidia non ha solamente il volto della pigrizia e dell'indolenza; essa sa spingere anche a un'attività frenetica, incapace di fermarsi per vacare Deo, lasciare cioè il tempo libero per Dio, fare il vuoto affinché Dio lo possa riempire. Dietro la nostra continua agitazione, il nostro oberarci di impegni (spesso non così indispensabili), che noi amiamo considerare nobili forme di dovere per gli altri, o vivace interesse per la vita, si nasconde in lui il demone meridiano, il più opprimente di tutti. [...]
IL NOSTRO MONDO È GRAVEMENTE MALATO DI ACCIDIA
Ci facciamo aiutare dalla penetrante analisi di dom Jean - Charles Nault, abate di Saint - Wandrille. Nel suo libro il demonio meridiano, egli mostra come dietro i mali devastanti del nostro tempo ci sia proprio la firma di questa bestiaccia. Prendiamo, per esempio, il nichilismo dilagante, che va dalle sue teorizzazioni più sottili a una nausea esistenziale.
Secondo la sua rodata strategia, questo demone ci ha messo davanti tutto quello che volevamo, ci ha travolto in un mordi e fuggi continuo, facendoci spizzicare qua e là cibi stuzzicanti ed eccitanti. Questa frenesia, questa vita per l'orgasmo, presenta però il conto di una noia insanabile. Perché, come scriveva Ratzinger anni fa, "i piaceri proibiti hanno perso la loro attrattiva appena han cessato di essere proibiti. Anche se vengono spinti all'estremo e vengono rinnovati all'infinito, risultano insipidi, perché sono cose finite, e noi invece, abbiamo sete d'infinito (...). L'uomo che non voleva più essere che il proprio creatore, e desiderava dominare la creazione per una sua migliore evoluzione, quest'uomo finisce nell'autonegazione e nell'autodistruzione".
Secondo aspetto messo in evidenza da Nault: l'accidia spinge in continuazione l'uomo al passaggio per evitare il superamento. La nostra vita si dibatte in cose da vedere e realizzare, di cui spesso ci lamentiamo; salvo poi procurarcene in continuazione. Questo passare febbrile di cosa in cosa, di notizia in notizia, di effetto in effetto è La distrazione perfetta per distogliere l'uomo dal superamento, ossia dal raggiungimento di un fine elevato, adeguato all'uomo e orientato verso il supremo superamento verso Dio tramite la grazia. L' uomo passa dalla presunzione di voler essere come Dio senza Dio, alla pusillanimità. Il delirio di poter fare tutto, come se si fosse un dio, va di pari passo con l'affossamento nelle possibilità di un mondo sempre più orizzontale, un rifiuto di un superamento verticale, ovvero una forma finissima del supremo orgoglio: ammattarsi della falsa umiltà di non voler puntare alla vita santa, accontentandosi della tiepida mediocrità di non essere né' troppo malvagi né troppo zelanti del bene. È l'etica del "non faccio nulla di male".
Dall'orgoglio mascherato di umiltà, alla superbia del progressismo ideologico. Il demone dell'accidia è detto meridiano, perché colpisce quando il sole è allo zenit: "allo zenit... non c'è ombra", spiega dom Nault, "è come dire che non c'è "mistero". Le scienze umane, filosofiche e anche teologiche devono essere in grado di spiegare tutto".
Si tratta di una "fiducia illimitata nel progresso dell'umanità e della scienza, per cui non si deve accettare nulla che non possa venire verificato, dimostrato o sperimentato dalla ragione (...). L'utopia più recente è quella della perfetta salute: quanti pazienti pensano che è diventata non solo una possibilità, ma un diritto". Molto attuale. Ancora una volta l'accidia ci schiaccia.
DOSSIER "FINTI CATTOLICI"
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Titolo originale: Le insidie dell'accidia; Non faccio nulla di male
Fonte: Il Timone, novembre e dicembre 2020 (n° 200-201)
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