NON SI PUO' DARE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI
Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede lo dice chiaramente in una intervista esclusiva al mensile Il Timone... eppure i vescovi tedeschi disobbediscono alla luce del sole
di Riccardo Cascioli
«La Amoris Laetitia va interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa... Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris Laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l'insegnamento del Papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica». Sono le chiare affermazioni del cardinale Gerard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una lunga intervista rilasciata al mensile Il Timone.
Nell'intervista, che appare nel numero di febbraio da oggi acquistabile e immediatamente disponibile sul sito della rivista (un numero 3 euro, abbonamento annuale 28 euro), il cardinale Müller esclude la possibilità della comunione per i divorziati risposati: «Non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce peccato mortale». Mancanza di misericordia? Niente affatto: «Noi siamo chiamati ad aiutare le persone, poco a poco, per raggiungere la pienezza nel loro rapporto con Dio, ma non possiamo fare sconti», afferma Müller. E i vescovi - con codazzo di giornalisti adulanti - che indicano ormai possibile la comunione ai divorziati risposati? «A tutti questi che parlano troppo - è la risposta del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - raccomando di studiare prima la dottrina sul papato e sull'episcopato nei due concili vaticani, senza dimenticare la dottrina sui sette sacramenti».
La lunga intervista, che tocca molti temi inerenti la dottrina cattolica, arriva come una doccia fredda sugli entusiasmi di quegli osservatori che consideravano le ormai famose dichiarazioni del cardinale Müller al TgCom24 come il distacco definitivo del prefetto dalle posizioni dei quattro cardinali che hanno firmato i Dubia. Al contrario, le articolate risposte di Müller suonano come una risposta positiva ai Dubia, un contributo alla chiarezza così come i quattro chiedono. [leggi: QUATTRO CARDINALI CHIEDONO AL PAPA DI CHIARIRE CINQUE DUBIA (DUBBI) SULLA AMORIS LAETITIA, clicca qui, N.d.BB]
Ai sopra citati vescovi, teologi e giornalisti, non piacerà neanche la parte in cui il il cardinale Müller spazza via il politicamente corretto in tema di ecumenismo. «La riforma protestante - ha osservato Müller - non deve essere semplicemente intesa come una riforma da alcuni abusi morali, ma bisogna riconoscere che andava a incidere sul nucleo del concetto cattolico di Rivelazione». «Si può sempre riformare la vita morale, le nostre istituzioni, università, strutture pastorali; è necessario anche sbarazzarsi di una certa "mondanizzazione" della Chiesa».
Al proposito Müller afferma che «ci sono errori dogmatici fra i riformatori che noi mai possiamo accettare. Con i protestanti il problema non sta solo nel numero dei Sacramenti, ma anche nel loro significato». Müller ha poi messo in guardia, per quel che riguarda l'ecumenismo, dal relativismo e dall'indifferenza verso i temi dottrinali: «Per cercare l'unità non possiamo accettare di "regalare" due o tre sacramenti, o accettare che il Papa sia una specie di presidente delle diverse confessioni cristiane», ha detto.
Tutti questi temi sono maggiormente approfonditi nell'intervista, che tocca molti altri punti interessanti. Di sicuro il cardinale Müller ha voluto lanciare un avvertimento a chi crede di poter liquidare facilmente la dottrina (che altro non è che il contenuto della Rivelazione di Gesù) pensando così di andare incontro alle esigenze dell'uomo moderno. «Senza dottrina non c'è Chiesa», titola in copertina Il Timone sintetizzando le parole del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non si può immaginare nulla di più ecclesialmente scorretto.
Nota di BastaBugie: Lorenzo Bertocchi nell'articolo sottostante dal titolo "Divorziati risposati, lo strappo tedesco: Sì a comunione" parla della sorprendente tempestività con cui la Conferenza episcopale tedesca è uscita allo scoperto per rispondere a stretto giro di posta al Prefetto Muller: "Sì alla comunione ai divorziati risposati". Il caos tra il clero è sempre più marcato. Mentre per i fedeli ce n'è abbastanza per scardinare la fede o trasformarla in qualcosa d'altro. Intanto un migliaio di sacerdoti anglofoni sostengono i dubia: "E' minacciata la salvezza delle anime".
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 febbraio 2017:
Lo stesso giorno in cui usciva l'intervista concessa al mensile Il Timone dal prefetto della congregazione vaticana per la Dottrina della fede, i vescovi tedeschi hanno pubblicato un documento in cui dettano la linea per «una rinnovata pastorale delle nozze e della famiglia alla luce dell'Amoris laetitia».
Tedesco è il prefetto, cardinale Gerhard Ludwig Müller, tedeschi i vescovi, ma la pastorale degli ultimi non corrisponde troppo con quanto dichiarato dal porporato nell'intervista a proposito dell'interpretazione di Amoris laetitia. Secondo la conferenza episcopale tedesca, in certi casi, anche due conviventi more uxorio potrebbero accedere all'eucaristia, secondo Muller, invece, la necessità di impegnarsi a vivere in continenza, come indicato da Familiaris consortio n°84, resta valido e «non è superabile».
Peraltro, se le linee guida dei vescovi tedeschi sono molto simili a quelle pubblicate dai vescovi di Malta e di Gozo, nonché, in ultima analisi, a quelle dei vescovi argentini della regione di Buenos Aires, sulla posizione indicata dal cardinale prefetto ci sono, ad esempio, quella pubblicate dalla diocesi di Philadelphia, o dal vescovo argentino monsignor Hector Aguer, oppure dai vescovi di Alberta (Canada), o dal vescovo di Phoenix in Usa.
Sull'accesso all'eucaristia dei divorziati risposati, di fatto, c'è caos nell'orbe cattolico. E' forse una questione marginale, di fredda (e inutile) dottrina? Con onestà non si può rispondere superficialmente. Per i fedeli sono coinvolti tre sacramenti (matrimonio, confessione e eucaristia), la realtà del peccato, il rapporto tra coscienza e legge. C'è n'è abbastanza per scardinare la fede o trasformarla in qualcosa d'altro.
Secondo il cardinale Muller è vero che «non è Amoris laetitia che ha provocato una confusa interpretazione, ma alcuni confusi interpreti di essa» e ha anche consigliato di «non entrare in alcuna casuistica che può facilmente generare malintesi». Poi ha ribadito in modo chiaro che l'impegno a vivere in continenza per le coppie di divorziati risposati, così come espresso da Familiaris consortio n°84, «non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui [il papa polacco, nda] ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell'enciclica Veritatis splendor con la dottrina dell'intrinsece malum».
I vescovi tedeschi, basandosi sulle note 351 e 336 del testo di Amoris laetitia, scrivono, invece, che «il sacerdote [in discernimento con la coppia nel loro singolo caso] rispetterà il giudizio individuale, che quella persona ha raggiunto dopo aver esaminato la propria coscienza convincendosi che il suo accesso alla Santa Eucaristia può essere giustificato davanti a Dio». Quindi, in certi casi, il sacerdote deve andare oltre l'impegno oggettivo del penitente e limitarsi a prendere atto della convinzione che scaturisce dalla sua coscienza. E così aprire la strada all'eucaristia.
«Noi siamo chiamati», ha detto il cardinale Muller, «ad aiutare le persone, poco a poco, per raggiungere la pienezza del loro rapporto con Dio, ma non possiamo fare sconti». Anche i vescovi tedeschi dicono che non c'è nessun automatismo, ma solo una visione più misericordiosa, tuttavia sembra che al centro di tutto ci sia una interpretazione della coscienza soggettiva che finisce per fare sconti. Anzi, accedere o non accedere ai sacramenti sarebbe sostanzialmente una decisione soggettiva che viene posta sullo stesso piano.
«La decisione individuale, secondo le singole circostanze, di non essere ancora in grado di ricevere i sacramenti merita rispetto e stima. Ma», si legge nel documento tedesco, «si deve anche rispettare una decisione [individuale] a favore della ricezione dei sacramenti». Tutto ciò assomiglia molto a quella logica del "ma anche" che molti osservatori attribuiscono all'esortazione Amoris laetitia. In questo modo però spariscono i criteri oggettivi e tutto rimane sospeso alla personale convinzione del penitente.
Non si può dire che ci sia chiarezza su di un tema che, come abbiamo rilevato, è di fondamentale importanza per i fedeli. Più che unità si manifesta divisione. Il problema è stato espresso anche da mille sacerdoti del mondo anglofono appartenenti alle Confraternite del Clero Cattolico negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Irlanda. In un comunicato scrivono che proprio la loro esperienza pastorale con famiglie e coppie in difficoltà richiederebbe che la Chiesa esprimesse «il suo insegnamento chiaramente e francamente». Perché «l'unità della Chiesa» e «la salvezza delle anime» sono minacciate dalle interpretazioni ambigue e diverse dell'esortazione apostolica. «Quindi noi ringraziamo i quattro eminenti cardinali che hanno di recente sottoposto i loro dubia alla Santa Sede».
Titolo originale: Müller striglia i vescovi che interpretano il Papa: «Niente comunione ai divorziati risposati»
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01/02/2017
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