CONSUMO DI CARNE UMANA AL POSTO DI QUELLA ANIMALE PER LIMITARE IL RISCALDAMENTO GLOBALE
L'ultima proposta degli ambientalisti non è che la logica conseguenza della riscoperta della presunta saggezza dei selvaggi (e della critica ossessiva alla civiltà occidentale promossa dal cristianesimo)
di Roberto De Mattei
La notizia, riportata da tutti i media nel mondo, è agghiacciante. Un professore svedese alla Stockholm School of Economics, Magnus Söderlund, ha detto, durante un programma televisivo, che il consumo di carne umana al posto di quella animale potrebbe rappresentare una proposta sostenibile per limitare il riscaldamento globale.
Secondo il ricercatore svedese, mangiare cadaveri umani anziché carne e verdure potrebbe essere la soluzione ideale al problema ambientale, perché questo consumo sostituirebbe l'industria della carne e l'agricoltura che, secondo molti ambientalisti, è in gran parte responsabile del "global warming".
L'assunzione di questo tipo di cibo, secondo Soderlund, "libererebbe" la civiltà da uno dei tabù più antichi dell'umanità: mangiare altri esseri viventi. "Oggi consumare il corpo di un cadavere significa oltraggiare in qualche modo il defunto", ha spiegato Soderlund. Domani potrebbe essere la soluzione ai nostri problemi. Quando gli è stato chiesto se fosse stato disposto a mangiare anche lui carne umana, Soderlund ha detto di essere aperto all'idea.
Il cannibalismo, o antropofagia, è forse la prima caratteristica che viene attribuita ai popoli primitivi. Non tutti i popoli primitivi sono cannibali, ma cannibali sono solo i selvaggi. Come meravigliarsi se il ritorno al tribalismo, sempre più diffuso tra gli ambientalisti, implica anche il cannibalismo?
L'antropofagia è la logica conseguenza della scelta indigenista che caratterizza la cultura postmoderna. Il Documento preparatorio al prossimo Sinodo sull'Amazzonia, imbevuto di indigenismo, insiste sulla necessità di riscoprire la saggezza ancestrale dei selvaggi, le loro tradizioni e i loro riti. Tra questi riti c'è il cannibalismo ancora oggi praticato da alcuni di questi popoli.
Gli yanomami dell'Amazzonia, per esempio, praticano il cannibalismo rituale: in un rituale funebre collettivo di carattere sacro, bruciano il cadavere di un parente morto e mangiano le ceneri delle sue ossa, poiché credono che nelle ossa risieda l'energia vitale del defunto, che in questo modo è reintegrato nel gruppo familiare. Allo stesso modo uno yanomami che uccide un avversario nel territorio nemico pratica questa forma di cannibalismo per purificarsi.
I missionari impiegarono secoli per estirpare queste aberrazioni, di cui rimangono poche sopravvivenze. La nuova missiologia non si propone di civilizzare i selvaggi, ma di imbarbarire i popoli civilizzati. È pazzesco, ma la saggezza dei selvaggi è il tema del prossimo Sinodo di ottobre in Vaticano.
Nota di BastaBugie: vogliamo ricordare un fatto storico emblematico che ci è tornato in mente leggendo l'articolo sopra riportato.
"Nel 1553 il primo vescovo del Brasile, Pedro Sardina, sbarcò in queste terre. Tre anni dopo, a sud di Alagoas, venne mangiato dagli indios Caeté." (tratto da: Eduardo Galeano, I figli dei giorni).
Si avete letto bene. Mangiato. Letteralmente. Anzi, fisicamente.
Per ricordare com'era la situazione americana prima dell'evangelizzazione dell'intero continente non si può che consigliare ancora una volta Apocalypto, lo stupendo film di Mel Gibson sui sacrifici umani dei Maia e degli altri popoli precolombiani.
Tutte le informazioni sul film e il trailer si possono vedere sul sito Film Garantiti al seguente link:
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=17
Titolo originale: Il nuovo orizzonte del cannibalismo
Fonte: Radio Roma Libera, 20 Settembre 2019
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