LA STORIA VERA DEL MARTIRIO DI SAN LORENZO
La festa di san Lorenzo del 10 agosto è legata alle stelle cadenti che ricordano i carboni ardenti del suo supplizio e che fanno avverare i desideri di chi ricorda quella notte il suo martirio
di Roberto de Mattei
Il 10 agosto la liturgia della Chiesa celebra il martire san Lorenzo nato attorno al 225 e morto nella notte tra il 9 e il 10 agosto dell'anno 258.
Lorenzo era il capo dei sette diaconi romani al tempo di Papa Sisto II (m. 258). A Roma, il numero dei diaconi restò per lungo tempo limitato a sette, uno per ogni regione ecclesiastica. Oltre al ministero dell'altare e dell'assistenza al Papa, i diaconi romani avevano la cura dell'amministrazione dei beni temporali della Chiesa romana. Tale funzione faceva di essi dei personaggi importanti e spesso accadeva che il Papa venisse scelto fra i diaconi, piuttosto che tra i sacerdoti.
Poiché apparteneva alla gerarchia della Chiesa, san Lorenzo cadeva sotto il colpo del rescritto dell'imperatore Valeriano, nell'anno 258. Questo atto ordinava l'esecuzione capitale di ogni vescovo, sacerdote o diacono su semplice costatazione della loro identità. Il Papa, san Sisto, fu arrestato e decapitato mentre si trovava nelle catacombe di San Callisto per celebrare la Santa Messa. Lorenzo lo incontrò e gli parlò, mentre andava al supplizio, assicurandogli la sua fedeltà.
Tre giorni dopo il prefetto di Roma Daciano convocò Lorenzo, che come primo diacono era anche il tesoriere della Chiesa, e gli ordinò di consegnargli tutti i tesori che amministrava. Lorenzo rispose che lo avrebbe fatto. Radunò quindi tutti i poveri e i malati di Roma, che la Chiesa assisteva e li condusse davanti al prefetto, spiegandogli che questi erano i più grandi tesori della Chiesa. I poveri sono l'oro, le vergini e le vedove le perle e le pietre preziose.
IL MARTIRIO
Furioso, il prefetto condannò Lorenzo al terribile supplizio del fuoco. Il santo fu spogliato delle vesti e legato a una graticola sotto la quale bruciavano carboni ardenti e venne cotto a fuoco lento. Il Signore intervenne con la sua grazia per permettere a Lorenzo di sopportare questa prova. Una gioia soprannaturale si irradiava dal volto del martire che dopo un po' di tempo si rivolse ai suoi torturatori dicendo: "Giratemi, perché questo lato è già ben cotto". Lo girarono, e dopo qualche minuto aggiunse: "Adesso sono pronto per essere portato in tavola". Quindi alzò gli occhi al Cielo, pregò per la conversione di Roma ed esalò l'ultimo respiro. Dio ascoltò subito la sua preghiera. Infatti alcuni senatori romani che assistevano al suo martirio si convertirono, ne ottennero il corpo e lo seppellirono, presso l'attuale cimitero del Verano, dove oggi sorge la basilica di San Lorenzo fuori le Mura.
Secondo Dom Guéranger, la tradizione vuole che Roma si sia definitivamente rivolta verso Cristo proprio a partire dal giorno glorioso in cui, prima di spirare, san Lorenzo pregò per essa. Il poeta spagnolo Prudenzio (348-405 ca) è autore di un poema dal titolo Peristephanon, (intorno alle corone di martire, o corone di vittoria) in cui fa l'apoteosi di Roma madre e regina della civiltà. In quest'opera Prudenzio esalta i martiri romani decorandoli con i titoli ufficiali della Repubblica romana. San Lorenzo, nominato "cittadino di Roma", conquista la corona civica e diviene console perpetuo della Roma celeste. Lo stesso martire mentre soffre l'atroce supplizio, eleva nella poesia di Prudenzio una preghiera per Roma, che l‘Offertorio della Vigilia della festa di san Lorenzo riprende con queste parole: "O Cristo, Verbo unico, splendore, virtù del Padre, creatore della terra e del cielo, tu la cui mano elevò queste mura. Tu che hai posto lo scettro di Roma al vertice delle cose: tu volesti che il mondo si sottomettesse alla toga quirite, per radunare sotto uniche leggi le genti divise per costumi, usanze, lingua, ingegno e sacrifici. Ecco che tutto il genere umano si è raccolto sotto l'impero di Roma; dissensi e discordie si fondono nella sua unità: ricordati del tuo fine, che fu quello di stringere in uno stesso legame sotto l'impero del tuo nome l'immenso universo. O Cristo, per i tuoi Romani, fa' cristiana la città chiamata da te a ricondurre le altre alla sacra unità. Tutti i suoi membri in tutti i luoghi si uniscono nella tua fede; l'universo domato si fa docile: possa diventarlo anche il suo regale capo! Manda Gabriele, il tuo arcangelo, a guarire l'accecamento dei figli di Iulo, e che essi conoscano quale è il vero Dio. Io vedo venire un principe, un imperatore servo di Dio! Egli non sopporterà più che Roma sia schiava; chiuderà i templi, e li sigillerà con eterne catene".
IL VALORE DEL SANGUE DI UN MARTIRE
Plinio Correa de Oliveira ricorda che nel "Magnificat" la Madonna canta questa regola del comportamento di Dio: Dio ha deposto i potenti dai loro troni e ha esaltato gli umili. "Oggi nessuno ricorda il nome di quel prefetto di Roma, e dello stesso imperatore Valeriano hanno sentito parlare pochi specialisti. Già pochi anni dopo la sua morte il popolo di Roma o aveva dimenticato Valeriano o lo ricordava con orrore. Al contrario, milioni di persone nel mondo conoscono San Lorenzo, lo amano e lo pregano".
Chi scrive la storia deve sapere che il sangue di un martire può avere più valore di quello versato da migliaia di uomini in una grande battaglia, anzi può propiziare una grande vittoria. Uno dei più grandi palazzi del mondo, l'Escorial, è stato costruito dal re di Spagna Filippo II (1527-1598) proprio in onore di san Lorenzo. Filippo II stava combattendo una difficile guerra in Francia. Nel giorno della festa di san Lorenzo, il 10 agosto del 1557, il re combatté la battaglia decisiva a San Quintino, in Piccardia. Promise a Dio di costruire una magnifica basilica in onore di san Lorenzo se avesse vinto quella battaglia. Vinse, e per commemorare l'occasione fece erigere la più grande opera d'arte del suo regno, l'Escorial. La pianta del palazzo ha la forma di una graticola per celebrare il martirio di San Lorenzo.
La festa di san Lorenzo è anche legata al fenomeno delle stelle cadenti, che ricordano i carboni ardenti del suo supplizio, e che, secondo la tradizione, fanno avverare i desideri di tutti coloro che in quella notte si soffermino a ricordare il suo martirio. Il santo chiese e ottenne la conversione di Roma. Nella notte di san Lorenzo chiediamo al grande martire, console perpetuo della Roma celeste, la conversione dell'umanità e la restaurazione della Chiesa, di cui fu un così glorioso rappresentante.
Titolo originale: Il martirio di san Lorenzo
Fonte: Radio Roma Libera, 6 agosto 2022
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