LA MESSA NEL VECCHIO RITO NEOCATECUMENALE È FUORI LEGGE
di Sandro Magister
Lo stabilisce il nuovo statuto delle comunità fondate da Kiko, imposto dalle autorità vaticane. È proibito fare la comunione seduti a tavola. Sono vietate anche le omelie dialogate.
Il Cammino Neocatecumenale ha un nuovo e definitivo statuto. È stato approvato dalle autorità vaticane lo scorso 11 maggio, festa di Pentecoste, ed è stato ufficialmente consegnato dieci giorni fa dal cardinale Stanislaw Rylko, presidente del pontificio consiglio per i laici, all'équipe responsabile internazionale del Cammino, composta da Francisco José (Kiko) Gómez Argüello, Carmen Hernández e don Mario Pezzi.
Il precedente statuto, datato 29 giugno 2002, era sperimentale e aveva una validità di cinque anni. Era quindi scaduto da quasi un anno quando il nuovo è stato approvato.
Il motivo di questo ritardo lo si intuisce confrontando i due testi. Soprattutto all'articolo 13, dove le variazioni sono più evidenti.
L'articolo 13 riguarda la celebrazione della messa. Che per i neocatecumenali è sempre stata la causa di più forte contrasto con l'insieme della Chiesa cattolica.
Anzitutto per i tempi e i luoghi delle celebrazioni.
I neocatecumenali usano celebrare le loro messe non la domenica ma il sabato sera, in piccoli gruppi, separati dall'insieme della comunità parrocchiale. E poiché ciascun gruppo neocatecumenale corrisponde a un particolare stadio del Cammino, ciascun gruppo ha la sua messa, in locali diversi.
Poi per le modalità della celebrazione.
I neocatecumenali usano celebrare la messa in forma di convito, attorno a una grande mensa quadrata, facendo la comunione seduti. Inoltre, in aggiunta all'omelia, danno largo spazio ai commenti spontanei dei presenti.
Così, almeno, facevano fino a poco tempo fa. E in parte continuano a fare.
Il 1 dicembre 2005 il cardinale Francis Arinze, prefetto della congregazione per il culto divino, li richiamò per lettera, a nome del Papa, a un'osservanza fedele delle regole liturgiche. E il successivo 12 gennaio Benedetto XVI in persona li esortò ad ubbidire. Ma di fatto questo doppio richiamo cadde quasi ovunque nel vuoto.
Il 22 febbraio 2007, in un'udienza al clero di Roma, Benedetto XVI fece loro capire che i nuovi statuti non sarebbero stati approvati, se non avessero obbedito ai richiami.
E alla fine le pressioni hanno avuto effetto. Il nuovo statuto approvato lo scorso 11 maggio obbliga i neocatecumenali a celebrare la messa seguendo le regole liturgiche generali del rito romano. La comunione dovranno riceverla in piedi. L'omelia non potrà più essere sostituita da una pluralità di interventi. Le loro messe del sabato sera saranno "parte della pastorale liturgica domenicale della parrocchia" e saranno "aperte anche ad altri fedeli".
Uniche concessioni: la comunione potranno riceverla "restando al proprio posto" e il segno della pace potranno scambiarlo prima dell'offertorio invece che prima della comunione. Ma va notato che quest'ultima collocazione c'è già nel rito ambrosiano in uso nell'arcidiocesi di Milano. E in un prossimo futuro potrebbe entrare in uso anche nel rito romano, stando a ciò che ha fatto presagire lo stesso Benedetto XVI nell'esortazione postsinodale sull'Eucaristia "Sacramentum Caritatis".
A norma del nuovo statuto, tutte le comunità neocatecumenali del mondo dovrebbero attenersi già oggi alle nuove regole, nel celebrare la messa.
Il Cammino Neocatecumenale, nato in Spagna nel 1964, dichiara di essere presente in 107 paesi dei cinque continenti, con 19 mila comunità in 5.700 parrocchie di 1.200 diocesi. Nell'insieme, i suoi membri sono circa mezzo milione. Ha 60 seminari "Redemptoris Mater" in tutto il mondo. In Italia è attivo dal 1968 e conta 4.500 comunità in 200 diocesi, con circa 100 mila membri.
Dopo il nuovo statuto, dovrebbero presto essere pubblicati anche gli "Orientamenti alle équipes dei catechisti", cioè i testi-guida dei fondatori Kiko e Carmen. Lungamente esaminati dalle autorità vaticane, usciranno in edizione corretta.
Ecco qui di seguito il vecchio e il nuovo statuto a confronto, nell'articolo – con le relative note – che riguarda la celebrazione dell'Eucaristia:
L'Eucaristia nel vecchio statuto del 2002...
(le maiuscole sono a cura della redazione di BASTABUGIE)
ART. 13
§ 1. L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato postbattesimale, vissuto in piccola comunità (46). L’Eucaristia infatti completa l’iniziazione cristiana (47).
§ 2. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia nella piccola comunità per essere iniziati gradualmente alla piena, consapevole e attiva partecipazione ai divini misteri (48), anche secondo l’esempio di Cristo, che nella moltiplicazione dei pani fece sedere gli uomini "in gruppi di cinquanta" (Lc 9,14). Tale consuetudine, consolidata nella prassi ultra trentennale del Cammino, è feconda di frutti (49).
§ 3. In considerazione anche "di specifiche esigenze formative e pastorali, tenendo conto del bene di singoli o di gruppi, e specialmente dei frutti che possono derivarne all’intera comunità cristiana" (50), la piccola comunità neocatecumenale (51), con l’autorizzazione del Vescovo diocesano, celebra l’Eucaristia domenicale (52), aperta anche ad altri fedeli, dopo i primi vespri.
§ 4. Ogni celebrazione dell’Eucaristia è preparata, QUANDO POSSIBILE sotto la guida del Presbitero, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici.
NOTE
(46) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990: AAS 82 (1990) 1515: "Sono l’annuncio del Vangelo, la testimonianza in piccole comunità e la celebrazione eucaristica in gruppi (cfr. Notificazione sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale in L’Oss. Rom., 24 dicembre 1988) che permettono ai membri di porsi al servizio del rinnovamento della Chiesa"; IDEM, Discorso a 350 catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 18 gennaio 1994: "Tutto ciò viene attuato in piccole comunità, nelle quali 'la riflessione sulla parola di Dio e la partecipazione all’Eucaristia... formano cellule vive della Chiesa, rinnovano la vitalità della Parrocchia mediante cristiani maturi capaci di testimoniare la verità con una fede radicalmente vissuta' (Messaggio ai Vescovi d’Europa riuniti a Vienna, 12 aprile 1993)".
(47) Cfr. OICA [Ordo Initiationis Christianae Adultorum], 36, 368.
(48) Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 48; CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio generale per la Catechesi, 85; S. LEONE MAGNO, Sermo 12, De passione: "La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo, a farci rivestire in tutto, nel corpo e nello spirito, di colui nel quale siamo morti, siamo stati sepolti e siamo risuscitati".
(49) In questo modo si viene incontro alle esigenze dell’uomo contemporaneo: si valorizza la domenica, evitando la dispersione propria del week end, si strappano i giovani dalle discoteche del sabato sera e dalla droga, si dà alla famiglia la possibilità di essere unita di domenica in una liturgia domestica – momento privilegiato nella trasmissione della fede ai figli – e si permette ai fratelli più formati di aiutare ad animare le messe domenicali parrocchiali; ma soprattutto l’intensità della partecipazione della piccola comunità alla sacra Eucaristia stimola e sorregge il cambiamento morale e il sorgere di molteplici vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa e missionaria.
(50) GIOVANNI PAOLO II, Lett. apost. Dies Domini, 36; cfr. SACRA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Instr. Actio Pastoralis de Missis pro coetibus particularibus: "Si esortano vivamente i pastori d’anime a voler considerare e approfondire il valore spirituale e formativo di queste celebrazioni".
(51) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorso a 350 catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 18 gennaio 1994: "La vostra ormai pluriennale esperienza nel Cammino vi avrà certo insegnato che la piccola comunità, sostenuta dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia domenicale, diventa luogo di comunione".
(52) Cfr. Notificazione della Congregazione per il Culto Divino sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 24 dicembre 1988: "La congregazione consente che tra gli adattamenti previsti dall’istruzione Actio pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato Cammino possano ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane azzimo, e spostare, 'ad experimentum', il rito della pace dopo la preghiera universale". Seguendo quanto indicato nella Istruzione Ecclesia de mysterio (art. 3, § 3), PER PREPARARE L’ASSEMBLEA A MEGLIO ACCOGLIERE L’OMELIA, IL PRESBITERO, CON PRUDENZA, PUÒ DARE LA POSSIBILITÀ A QUALCUNO TRA I PRESENTI DI ESPRIMERE BREVEMENTE CIÒ CHE LA PAROLA PROCLAMATA HA DETTO ALLA SUA VITA.
... e nel nuovo statuto del 2008
ART. 13
§ 1. L’Eucaristia è essenziale al Neocatecumenato, in quanto catecumenato post-battesimale, vissuto in piccola comunità (47). L’Eucaristia infatti completa l’iniziazione cristiana (48).
§ 2. I neocatecumeni celebrano l’Eucaristia domenicale nella piccola comunità, dopo i primi vespri della Domenica. Tale celebrazione ha luogo SECONDO LE DISPOSIZIONI DEL VESCOVO DIOCESANO. Le celebrazioni dell'Eucaristia delle comunità neocatecumenali al sabato sera FANNO PARTE DELLA PASTORALE LITURGICA DOMENICALE DELLA PARROCCHIA e sono aperte anche ad altri fedeli.
§ 3. Nella celebrazione dell'Eucaristia nelle piccole comunità SI SEGUONO I LIBRI LITURGICI APPROVATI DAL RITO ROMANO, fatta eccezione per le concessioni esplicite della Santa Sede (49). Per quanto concerne la distribuzione della Santa Comunione sotto le due specie, I NEOCATECUMENI LA RICEVONO IN PIEDI, restando al proprio posto.
§ 4. La celebrazione dell’Eucaristia nella piccola comunità è preparata SOTTO LA GUIDA DEL PRESBITERO, da un gruppo della comunità neocatecumenale, a turno, che prepara brevi monizioni alle letture, sceglie i canti, provvede il pane, il vino, i fiori, e cura il decoro e la dignità dei segni liturgici.
NOTE
(47) Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Epist. Ogniqualvolta, 30 agosto 1990: AAS 82 (1990) 1515: "Sono l’annuncio del Vangelo, la testimonianza in piccole comunità e la celebrazione eucaristica in gruppi (cfr. Notificazione sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale in L’Oss. Rom., 24 dicembre 1988) che permettono ai membri di porsi al servizio del rinnovamento della Chiesa"; IDEM, Discorso a 350 catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale, in L’Oss. Rom., 18 gennaio 1994: "Tutto ciò viene attuato in piccole comunità, nelle quali 'la riflessione sulla parola di Dio e la partecipazione all’Eucaristia... formano cellule vive della Chiesa, rinnovano la vitalità della Parrocchia mediante cristiani maturi capaci di testimoniare la verità con una fede radicalmente vissuta' (Messaggio ai Vescovi d’Europa riuniti a Vienna, 12 aprile 1993)".
(48) Cfr. OICA [Ordo Initiationis Christianae Adultorum], 36, 368.
(49) Cfr. Benedetto XVI, Discorso alle Comunità del Cammino Neocatecumenale del 12 gennaio 2006: Notitiae 41 (2005) 554-556; Congregazione per il Culto Divino, Lettera del 1 dicembre 2005: Notitiae 41 (2005) 563-565; Notificazione della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulle celebrazioni nei gruppi del Cammino Neocatecumenale, in L’Osservatore Romano, 24 dicembre 1988: "La congregazione consente che tra gli adattamenti previsti dall’istruzione Actio pastoralis, nn. 6-11, i gruppi del menzionato Cammino possano ricevere la comunione sotto le due specie, sempre con pane azzimo, e spostare, 'ad experimentum', il rito della pace dopo la Preghiera universale".
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