UNA MOSTRA A ROMA RACCONTA IL VERO VOLTO DI PIO XII
di Salvatore Mazza
Una mostra per «illustrare, in particolare alle giovani generazioni, il lungo e fruttuoso pontificato di Pio XII». E, questo, «soprattutto alla luce di alcune maligne interpretazioni del suo operato, che fu limpido e che si svolse in un’epoca tragica». Sono i riferimenti entro i quali monsignor Walter Brandmüller, presidente del Pontificio Comitato di scienze storiche, ha presentato ieri mattina alla stampa la mostra Pio XII. L’uomo e il pontificato (1876-1959), allestita presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano per il 50° anniversario della morte di Papa Pacelli.
Un’iniziativa intrapresa «su mandato del Santo Padre», ha precisato Brandmüller, e che successivamente si sposterà a Berlino e a Monaco di Baviera, per illustrare in nove sezioni, in progressione cronologica, chi fu Pacelli, dall’infanzia alla morte, e passando per il tragico periodo della Seconda guerra mondiale durante la quale « l’obiettivo principale del Vaticano è il soccorso alle vittime del conflitto, ai prigionieri, ai dispersi, con una rete di assistenza umanitaria che non fa distinzioni di credo religioso o di razza», ha affermato lo storico Matteo Luigi Napolitano, dell’Università del Molise, evidenziando come «si inquadra in questa azione l’aiuto fornito agli ebrei». «Dei 1.259 ebrei arrestati da Kappler il 16 ottobre 1943 – ha spiegato Napolitano – 1.007 prendono la via di Auschwitz. Ma dei circa 9.600 ebrei che si trovano a Roma in quel momento, secondo la lista del console israeliano Pinchas Lapide, 8.500 trovano rifugio in conventi, case religiose, parrocchie, Università pontificie e negli stessi appartamenti papali». E, ha aggiunto lo storico, «sono gli stessi archivi sionisti di Gerusalemme e quelli di Yad Vashem (il mausoleo dell’olocausto, ndr) a documentare l’efficacia di quest’opera del Vaticano». Per questo, ha sottolineato Brandmüller, l’auspicio è che la mostra possa «contribuire a rendere giustizia ad un grande Papa» che «godeva dell’ammirazione dei contemporanei indipendentemente dalle loro convinzioni religiose». Una «figura straordinaria – come la definisce il cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone in una lettera pubblicata sul catalogo della mostra – tra i più grandi personaggi del XX secolo... che seppe preparare, con profetica intuizione dei segni dei tempi, il cammino della Chiesa nell’epoca contemporanea». E una figura della quale «si intende anche illustrare la dimensione, spesso trascurata, dell’azione pastorale», come ha spiegato il proessor Philippe Chenaux della Pontifica Università Lateranense.
Dalle diverse sezioni, illustrate da Giovanni Morello, presidente della Fondazione per i Beni e le Attività culturali della Chiesa, e da don Cosimo Semeraro, segretario del Comitato di scienze storiche, esce così fuori un’immagine di Pio XII a tutto tondo che non trascura anche il suo ricchissimo aspetto umano, messo in evidenza dal giornalista Andrea Tornielli illustrando alcuni dei documenti inediti tratti dall’archivio privato della famiglia Pacelli: come gli appunti nei quali Pio XII annotò, senza mai parlare di «miracolo», di aver assistito per quattro volte (30 e 31 ottobre, 1° e 8 novembre 1950) durante la passeggiata nei Giardini vaticani, al cosiddetto «fenomeno del sole» accaduto a Fatima.
Fonte: Fonte non disponibile, 4 novembre 2008
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