LA FIGURACCIA DI ALFANO CI SVELA COSA E' FACEBOOK
I social network permettono ai frustrati e ai cretini di esprimere un'opinione che nessuno ha loro chiesto
di Rino Cammilleri
Povero Alfano, per una volta che ne fa una giusta lo subissano. Tuttavia, in questo caso, data la qualità dei subissatori c'è di che menarne vanto. Ha detto, da qualche parte, che in qualità di ministro degli Interni ha intenzione di dotare le forze dell'ordine di molti più cani addestrati, perché è «meglio perdere cento cani che un poliziotto». Subito, sui cosiddetti "social" gli si è scatenata contro la (è il caso di dirlo) canea. Chi sono? Quelli che amano i cani più degli uomini. Costoro già si qualificano da soli, perciò sarebbe stato il caso di non rispondere nemmeno. Ah, a questo proposito: a che servono i "social"?
PIÙ MALE CHE BENE
La domanda non è oziosa, perché, a conti fatti, fanno più male che bene. Infatti, permettono ai frustrati e ai cretini di esprimere un'opinione che nessuno ha loro chiesto. Data la loro prevalenza statistica, ecco il risultato: il web occupato da loro. È dai tempi del solo "cartaceo" che ogni direttore di giornale sa bene che la pagina della "Posta dei lettori" è preda all'ottanta percento (a stare bassi) di maniaci compulsivi che meno hanno da dire e più lo dicono. Parlo delle testate generaliste, naturalmente, non di quelle di nicchia come la nostra, che per forza di cose è frequentata da lettori qualificati. Per le altre, vale il principio che la gente normale (quella che lavora, campa la famiglia e non ha tempo da perdere) scrive al giornale di rado e solo quando ha veramente qualcosa di importante da dire. E, perciò, non colleziona i ritagli delle lettere che le sono state pubblicate per esibirle come vanto ad amici e parenti, in base al ragionamento seguente: se l'hanno pubblicato, vuol dire che il mio parere era davvero geniale.
La verità è che ti hanno pubblicato, e continueranno a farlo finché morte non sopraggiunga, proprio perché sanno che tu farai loro pubblicità gratis. E magari comprerai tante copie, quanti sono i tuoi parenti e amici, del numero in cui compare la tua lettera. Ciò, tuttavia, non vale per il web, dove, perciò, impazzano i replicanti-sempre-connessi. Sui "social" le notizie veramente utili e, perciò, buone sono rare, mentre la canaglia (anche qui è il caso di dirlo) post-umana vi sguazza come un barracuda nell'acqua. I "social" arrecano vantaggi veri solo a due categorie: a) chi li ha inventati, b) i jihadisti. Ora, torniamo agli amanti dei cani. Perché costoro amano i cani più degli uomini? Perché un cane lo puoi dominare: lo scegli, lo compri, lo plagi come ti pare e ti ubbidirà fino alla morte. Non così un essere umano, neanche tua moglie o tuo marito o il partner. Il tuo cane è l'unico essere animato che ti fa sentire Dio, anche se solo nei suoi confronti. Colui che ama i cani più del prossimo è per forza di cose un personaggio che il suo prossimo ricambia cordialmente. Da qui il suo odio per i consimili e la sua supervalutazione della bestia.
LA RETROMARCIA DI ALFANO (IN QUESTO STA LA FIGURACCIA)
Perciò, Alfano avrebbe fatto meglio a fare spallucce e non rispondere nemmeno. Avrebbe mostrato che un ministro non ha tempo da buttare in sciocchezze. Invece, eccolo lì a smentire, a giustificarsi, a dichiarare che lui quella frase non l'ha mai detta. Il che significherebbe che una cosa del genere non l'avrebbe neanche pensata perché lui la pensa diversamente? E com'è, allora, che la pensa? Pensa dunque che un cane morto e un poliziotto morto rappresentino la stessa perdita? Ecco, se non avesse replicato non si sarebbe avviluppato viepiù nelle parole, così scontentando questi per far contenti quelli. Accade a chi, per mestiere, parla continuamente ed è abituato a rispondere subito. Si finisce con l'automatismo, cioè per parlare senza aver prima riflettuto, con risultati spesso peggiori.
Gli intervistatori sovente fanno, di mestiere, opera di intermediazione della zizzania e non è mancato chi è andato a chiedere opinione, sui cani di Alfano, agli animalisti vip. Si è distinta la signorina che di professione fa la fidanzata del Cavaliere. Il quale non ha ancora capito che quasi tutti i suoi guai gli sono stati cagionati dalla propensione per le donne, e continua imperterrito, con perdita di denaro, faccia e, soprattutto, voti. «Amara più che la morte è la donna» (Qoelet, 7,26), dice la Bibbia in uno di quelli che, non a caso, si chiamano Libri Sapienziali. Ma molti di noi hanno sostituito la sapienza con Facebook...
Titolo originale: I cani del ministro Alfano e i cretini dei social
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19/12/2015
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